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Autore: Soniabruni    10/12/2018    4 recensioni
Il primo capitolo inizia al porto di New York, siamo nel 1920. In un bar Albert e Terence sorseggiano un caffè in attesa di qualcuno che sta rientrando dall’Europa… qualcuno cui entrambi tengono molto.
Chi è questa persona è cosa ci è andata a fare oltreoceano magari quando la guerra la faceva da padrone in quei territori?
Credo non sia difficile rispondere, più complicato sarà accettare il motivo di quella scelta.
Susanna Marlowe è morta da un anno ma… ma Terence non è solo!!! nooooo!!!! Terence, che hai fatto!!!!!
La situazione appare molto complicata sin dall’inizio e man mano che si cercherà di fare chiarezza parrà diventarlo ancora di più, ma questa persona così vicina a Terence sarà la chiave per Candy per far pace con presente e passato. Quindi non mi giudicate troppo in fretta! Abbiate pazienza perché riusciremo a scoprire ciò che lega completamene il terzo nuovo soggetto ai nostri beniamini solo nell’ultimo capitolo dello scritto.
I primi tre capitoli servono ad inquadrare la situazione, la storia comincia a svilupparsi dal quarto e poi correrà via veloce con un inaspettato risvolto...
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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New York, Ottobre 1920


Terence fumava nervosamente seduto al tavolino di un bar… continuava a guardare l’orologio, era così impaziente; teneva tra le mani una tazza di caffè ormai freddo, specchiava i suoi occhi dentro quel liquido scuro come se ci potesse leggere il futuro, perché il futuro per lui era proprio così: freddo e scuro.

Un distinto signore biondo fece cigolare la porta d’ingresso, un rapido sguardo al bancone e al locale e in un attimo era seduto al suo stesso tavolo.
“Amico, scusa il ritardo ma muoversi con questa pioggia a new York è sempre un’impresa; come stai?” disse mentre si toglieva sciarpa e berretto.

“Albert! Quanto tempo, che piacere vederti! sto benone ma… dimmi di lei!”

“Arriva tra poco più di un’ora, finalmente! Non vedo l’ora di riabbracciarla, sono stato così in pena! Sai quanto è testarda. Le ho provate tutte per farle cambiare idea, avevo anche contattato qualcuno per farmi aiutare a congedarla anzitempo ma poi ho desistito, non me lo avrebbe mai perdonato.
Quando è finita la guerra ho sperato in un suo repentino rientro ma ha preferito rimanere a lavorare Parigi e sono passati altri due anni. Ma sei già al corrente di tutto, inutile che mi ripeta.”

“Lo so… lo so… non hai idea di quante notti ho speso a dannarmi l’anima per lei! Quante volte mi sono svegliato madido di sudore, in preda al panico! Quando mi hai scritto che era partita volevo arruolarmi e seguirla anche io ma… era da poco arrivata Charlotte e non ho potuto farlo, non potevo lasciare la bimba con Susanna”.

“Terence, non ti scusare più per questo, me lo hai raccontato un’infinità di volte…
In ogni caso chissà dove ti avrebbero spedito a combattere, non l’avresti mai incontrata e tantomeno avuto alcuna possibilità di convincerla a rientrare”.

“Se le fosse accaduto qualcosa io… io… non so come avrei potuto andare avanti…” continuò il giovane attore; la sua voce trasudava tutta la pena che aveva vissuto durante quel terribile ultimo anno di guerra. Non era mai riuscito a perdonarsi che Candy avesse messo in pericolo in quel modo la vita a causa sua.

“Oggi torna da noi, sta bene e questa è l’unica cosa che conta! Non ti nascondo che mi sia mancata enormemente e non vedo l’ora di riabbracciarla”.

Terence annuì abbassando lo sguardo, era felice per il rimpatrio di Candy….
Quanto sarebbe piaciuto pure a lui abbracciarla!
Il profumo dei suoi capelli, il suono della sua voce, la sua argentina risata erano ricordi così nitidi e avevano il potere di far vibrare le corde della sua anima, di fargli accapponare la pelle…
Era stata l’unica in vita a farlo sentire amato per come era dentro in tutte le sue sfumature e lui l’aveva corrisposta con tutte le forze di cui era capace, in maniera totale, sino a sentirne l’essenza scorrergli nelle vene.
Quando chiudeva gli occhi riusciva ancora ad avvertire il calore della schiena di lei incollata al suo petto in quell’ultimo disperato tentativo di ribellarsi al mondo e trattenerla a sé su quelle dannate scale.


Rimorso, rimpianto, senso di colpa erano stati i suoi migliori amici da allora, compagni inseparabili che avevano devastato la sua anima portandolo più di una volta sull’orlo del baratro.

Albert avvertì il malessere di Terence, avevano uno stretto rapporto seppur epistolare e conosceva bene il suo amico, cercò di allontanarlo un momento dalla sua dolce e crudele Giulietta.
“Ma dimmi, come sta la piccola?”

“Charlie sta bene… è una bimba meravigliosa, ha riempito la mia vita di affetto sincero; se non ci fosse stata lei non sarei riuscito a sopportare questi ultimi anni, è stata la mia luce…. assieme al ricordo di Candy, ovviamente…”

Niente da fare… si finiva a toccare sempre lo stesso punto!
“So che l’ami ancora disperatamente, cosa hai intenzione di fare adesso a tal proposito?”

“Io… la amo dici? Mi fai quasi sorridere amico…
Non so nemmeno se questa cosa che porto nel petto possa essere definita semplicemente in questo modo, lei fa parte di me capisci? Io sono un mezz’uomo senza di lei, lei sola completa il mio essere… lo sai, ma l’unica cosa di cui sono sicuro ora è che non voglio che lei soffra ancora a causa mia”.
La sua voce era così roca e stanca, sembrava portare sulle spalle il peso di centinaia d’anni quando in realtà era poco più che ventenne.

“Era in uno stato pietoso quando è partita, fingeva fermezza e tranquillità con tutti ma continuava ad avvelenarsi l’anima e alla fine ha deciso di dedicare ciò che era rimasto della sua esistenza ad una buona causa. Paradossalmente si è arruolata per vedere se poteva tornare ad amare la vita… non so se c’è riuscita, vedremo.
“Albert, ti prego… lascami partire! Ti prometto che quando tornerò sarà tutto passato. Ora ho davvero bisogno di andare…”

Ma la tua situazione è cambiata radicalmente, adesso sei libero, non dirmi che non hai pensato a…”

“Ti sbagli, io sono morto in quel senso, non ho nulla da offrire! L’ho fatta soffrire troppo, non ho lottato, sono stato un codardo, non può esserci un posto per me ancora nel suo cuore. Voglio solo che sia felice, e poi… non sono solo, ho una figlia a cui dedicarmi.
Mi sento completamente svuotato, non credo sarei capace di rendere felice qualcuno, purtroppo l’amore non basta. Ti assicuro che ho imparato bene questa lezione, ma ho la mia bambina e un lavoro che mi dà soddisfazione; ho deciso da tempo che sarei andato avanti con dignità, come lei mi ha insegnato a fare, anche se sono come un bel vaso vuoto e a volte sento che mi manca l’anima”.

Albert era sempre stato sicuro che l’amico non sarebbe mai riuscito ad aprire di nuovo il suo cuore quindi le sue parole non lo sorpresero affatto.
“Certo che… sembrate fatti con lo stampino!
Sei giovane, sei libero, se la ami ancora lotta per lei! La tua compagna è morta un anno fa e sei nelle stesse condizioni in cui ti ho trovato al suo funerale, possibile?”

“Albert… è stato un inferno senza di lei. Ho fatto il più grande errore della mia vita a lasciare andare Candy. Ho rinnegato il mio cuore, il mio agire è stato immorale. E per cosa?
Non c’è stato un solo momento in cui non abbia pensato a lei, anche il giorno in cui mi sono sposato.
Sembravo un bambino impaurito, ho percorso la sala della cerimonia con gli occhi serrati implorando Dio di compire il miracolo e di farmi trovare la mia dolce ragazza una volta rialzate le palpebre.
Io ho tradito quanto di più vero e bello abbia mai avuto dalla vita, sono un miserabile imperdonabile uomo.
Ho fallito su tutti i fronti, anche con Susanna, si è illusa che avrebbe avuto una famiglia… invece… non ha nemmeno mai accettato la bambina, non l’ha presa una sola volta tra le braccia.

E’ stato esattamente quando è arrivata Charlotte che ho capito davvero di aver sbagliato tutto, ma era troppo tardi.
E quando Candy è partita per il fronte le cose sono andate di male in peggio; ho vissuto nel terrore che se ne sarebbe andata da questo mondo infame senza avere la possibilità di costruirsi la vita meravigliosa che ha sempre meritato… e tutto per colpa mia!

Susanna è morta da sola… ero con lei ma sapeva benissimo che ero presente solo fisicamente, come sempre.
Sono andato avanti solo per la piccola, forse sono anche un buon padre ma come uomo sono morto su quelle maledette scale, quando ho ucciso il mio cuore permettendo che tutti i miei sogni andassero in mille pezzi”.

“Non mi piace sentirti parlare in questi termini; se solo tu trovassi il coraggio di aprirti guardandola negli occhi…”

“Albert, ti prego… ho marcata a sangue nella mia mente l’immagine del suo volto sperduto su quella maledetta terrazza spazzata dalla neve, i suoi lunghi capelli scompigliati dal vento, i suoi nastri ondeggianti in balia della tempesta, le sue mani strette sulla gonna…

Io avevo desiderato così tanto quell’incontro, volevo tenerla con me capisci? Volevo farne la mia principessa, la mia compagna di vita, la madre dei miei figli! Avevo contato i secondi che mi separavano da quel momento e quando l’ho avuta davanti non sono nemmeno riuscito a sfiorarla.
Il rossore delle sue guance, la luce verde dei suoi occhi lucidi e felici che chiedevano un mio abbraccio in stazione mi trafigge ora come allora…
Non le ho mai detto quanto significasse per me, l’ho invitata a New York per farle vedere il suo ragazzo scegliere un’altra donna sotto il suo naso. Tu non hai idea di quanto mi feriscano ancora oggi quelle immagini, non puoi saperlo. Voglio solo che tu mi faccia sapere come sta, non pretendo altro”.

“Ti assicuro che conosco quelle scene di cui parli come se le avessi vissute in prima persona. Non è stato immediato ma è riuscita a parlarmene. Candy è positiva e solare ma quella notte è stata letale anche per lei. Comunque sia ti farò avere sue notizie, te lo prometto…

Ci fermeremo qualche mese a New York, lei ha un progetto da concludere con un collega e lavorerà all’ospedale centrale della città in questo periodo.
Io ho affidato temporaneamente gli affari di famiglia ad Archie, voglio starle vicino in questo frangente.
Quando vi siete lasciati non le sono stato accanto come il caso richiedeva, alla luce dei fatti ho capito di non averla consigliata nel modo in cui avrei dovuto. Era uno straccio quando è partita e non voglio lasciarla sola adesso”.

Il signor Andrew guardò l’orologio, era giunta l’ora.
“Adesso mi avvio al molo, dovrebbe arrivare da un momento all’altro! Ci vediamo tra tre giorni, vengo io da te, intesi?”

I due uomini si salutarono cordialmente.
“Mio Dio… possibile sia ancora in queste condizioni? Immaginavo che dopo la dipartita di Susanna si sarebbe ripreso ma il senso di colpa sembra addirittura aumentato e lo sta annichilendo. Spero che almeno Candy abbia saputo dare una svolta alla sua vita…“ questo fu il pensiero del giovane uomo d’affari mentre si allontanava.

Mezz’ora dopo Candy volava tra le braccia del suo benefattore con gli occhi colmi di lacrime.
“Piccola! Quanto tempo… quanto mi sei mancata!”

“Mi sei mancato anche tu! Finalmente sono a casa” e mentre lo diceva alzava quegli smeraldi dalla spalla di lui e il cuore le si fermava nel petto…
“Terry…” sussurrò.

“Cosa? Hai detto qualcosa?’” chiese Albert.

“No… nulla! Scusami… un’impressione…”
“Dio… aiutami ti prego, pensavo… ho creduto di averlo visto…”


E non si era sbagliata…
Terence aveva seguito la scena da lontano, assaporato l’ondeggiare di quei lunghi riccioli dorati mentre il suo angelo si tuffava tra le braccia del loro amico più caro.

Un timido raggio di sole si era fatto strada tra la spessa coltre di nubi per rendere omaggio a quella meravigliosa creatura.
Era a dir poco bellissima, la sua figura più alta e slanciata rispetto all’ultima volta, le sue forme toniche e aggraziate, quei capelli che l’avevano sempre fatto impazzire assieme alle efelidi che colorivano le sue guance e quei laghi trasparenti che avrebbero fatto impallidire il più prezioso e puro degli smeraldi.
Quanto avrebbe voluto che fossero le sue le braccia ad accoglierla in quel momento, quanto forte l’avrebbe stretta, fino a farle sentire il battito del suo cuore!

L’amava così tanto, eppure… poteva contare sulle dita di una mano le volte che l’aveva sfiorata.
Avrebbe dato la vita per godere di un momento del genere…

   
 
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