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Autore: DarkSoul001    12/12/2018    0 recensioni
“Sei un cacciatore”
la voce di Bobby era secca e con un tono di rabbia che non sfuggì all'altro.
“Non hai risposto alla mia domanda” rispose Argent sorridendo, ma non c'era niente di allegro nel suo sguardo. Entrambi gli uomini avevano ancora le armi puntate l'uno sull'altro, nessuno dei due accennava a dare un briciolo di fiducia o a fare la prima mossa per dimostrare le sue buone intenzioni.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bobby, Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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“Come ti senti?”
Nel bunker c’era un’atmosfera tranquilla, Scott stava ancora dormendo su una delle brandine, rannicchiato su sé stesso, la bocca leggermente socchiusa. I suoi sogni erano agitati, il ronzio alla testa non lo abbandonava mai. Vicino a lui, su uno dei divani era seduto Bobby, una birra in mano e lo sguardo rivolto alla ragazza che gli aveva posto la domanda
“Ancora un po’ ammaccato, ma decisamente meglio”
Lydia sorrise, era un po’ che continuava a camminare avanti e indietro per la stanza. Pensava ai suoi amici, alla ricerca dell’Anuk-ite, pensava a Parrish che avrebbe dovuto affrontarlo da solo, faccia a faccia, avrebbe voluto correre da loro, avrebbe voluto fare qualcosa, ma in cuor suo sapeva che il suo modo di aiutarli era rimanere alla base e prendersi cura di Scott. Qualcuno doveva farlo, e se le cose fossero andate male, e i cacciatori avessero scoperto dove si nascondevano avrebbe dovuto difendere sia il loro Alfa che Bobby, il quale, nonostante le sue parole, sembrava ancora provato dalla prigionia, e non era al massimo delle sue forze. Questo però non le impediva di preoccuparsi. Aveva bisogno di distrarsi, aveva bisogno di fare conversazione, anche solo del tempo se necessario.
“A vederti non si direbbe” commentò, era ancora in piedi, le braccia incrociate, il peso su una sola gamba, e un’apparente sguardo di sufficienza negli occhi, che voleva nascondere la preoccupazione di quello che sarebbe potuto succedere agli altri.
“Bè, grazie per la sincerità” Bobby aveva intuito che anche la ragazza, come lui, avrebbe voluto rendersi più utile di quanto non lo fosse ora, ma decise di non tirare fuori l’argomento, sapeva che parlarne avrebbe solo reso entrambi più nervosi.
Lei sorrise, ricominciando a camminare, la sua mente che vagava libera, immaginando i peggiori scenari. Scosse leggermente la testa, prima di sedersi a fianco del cacciatore, combattendo contro l’istinto di prendere anche lei una birra dal frigo.
“Ti ho mai raccontato di quando abbiamo fermato l’apocalisse?”
Lydia si voltò di scatto, fissandolo incredula
“E’ solo un modo di dire, giusto?”
Bobby scosse la testa, un sorriso divertito sulle labbra. Cominciò a raccontare, dal suo primo incontro con Castiel, a Lucifero che, nel corpo di Sam, veniva rispedito della gabbia, cercando di ricordare ogni dettaglio. La ragazza era affascinata dal racconto, ogni tanto lo interrompeva con qualche domanda, e i suoi occhi erano costantemente spalancati. Sapeva quello che l’altro stava facendo, e la cosa assurda era che, nonostante lei ne fosse consapevole, stava funzionando alla perfezione. Quella storia era talmente incredibile che era stata in grado di distrarre Lydia dalle sue preoccupazioni.
Rimasero lì per almeno un’ora, prima che Castiel comparisse nel bel mezzo della stanza facendoli sobbalzare. I due fissarono l’angelo per poi spostare lo sguardo sulle persone che aveva trasportato. Jackson era ancora in ginocchio, nemmeno si era reso conto di ritrovarsi nuovamente nel bunker, fra le sue braccia c’era il corpo di Ethan, la schiena completamente sporca di sangue, che cominciava lentamente a seccarsi.
Lydia si coprì la bocca con le mani, gli occhi spalancati, prima di trovare la forza di avvicinarsi a loro. Si inginocchiò a fianco di Jackson, posandogli delicatamente una mano sulla spalla. Lui si voltò, gli occhi arrossati, le guance bagnate di lacrime. La ragazza gli portò immediatamente le braccia al collo, stringendolo forte a sé. Lui si abbandonò al suo abbraccio, ma senza lasciare il corpo del fidanzato nemmeno per un secondo.
Castiel fece un passo indietro, cercando di lasciare ai due un po’ di privacy, facendo cadere lo sguardo su Bobby. Il cacciatore si alzò, appoggiando a terra la terza bottiglia ormai vuota
“Sono felice di vederti” commentò, dandogli un paio di pacche sulla schiena
“Sì, anche io”
“Non puoi fare niente per lui?” provò a chiedere, anche se temeva di conoscere già la risposta
“No… sono arrivato tardi” il senso di colpa nel tono di voce dell’altro era palpabile
“Hai fatto il meglio che hai potuto”
L’angelo sorrise, non troppo convinto di quelle parole
“Gli altri stanno bene?” chiese Bobby preoccupato
“Sì, Dean li sta riportando qui con la macchina” spiegò l’angelo
Il cacciatore annuì, cercando di ignorare il leggero sorriso che si era formato sulle labbra dell’altro pronunciando il nome del Winchester. Castiel, osservandolo meglio, corrugò leggermente la fronte, come se lo stesse analizzando, il cacciatore alzò un sopracciglio, fissando le dita dell’altro che si appoggiavano alla sua fronte. Improvvisamente il suo corpo tornò completamente in forze, le spalle e la schiena, che non avevano mai smesso di dolergli, erano guarite
“Grazie, Cas” commentò l’uomo “Ma credo che lui ne abbia più bisogno di me” aggiunse poi, indicando Scott. L’angelo lo fissò per circa un secondo, prima di avvicinarsi a lui e ripetere la stessa operazione. Il lupo mannaro si svegliò immediatamente, perfettamente riposato e privo di quell’ormai familiare ronzio e dolore alla testa. Gli ci volle qualche secondo per realizzare cosa stesse succedendo, ma anche così la sua mente non gli permetteva ancora di crederci. Cominciò a togliere le bende dagli occhi, rimanendo inizialmente accecato dalla luce della stanza. Riuscendo a vedere la luce della stanza. Un enorme sorriso si formò sulle sue labbra, accompagnato da un sospiro di puro sollievo. Ringraziò l’angelo, sentendosi infinitamente grato di quello che aveva fatto, nonostante a lui non fosse costato alcuno sforzo.
Poi vide Ethan. Lydia e Jackson lo stavano stendendo su una delle brandine, per poi cominciare a pulire almeno in parte il sangue che aveva sul volto. Scott si voltò nuovamente verso l’angelo, che però gli restituì uno sguardo dispiaciuto e rassegnato
“E’ troppo tardi…” disse semplicemente, sentendo il suo cuore diventare sempre più pesante. Scott si alzò per aiutarli, e cercare di confortare Jackson, sapendo che sarebbe stato inutile, ma voleva fargli sapere che se avesse avuto bisogno, lui ci sarebbe stato.
Passarono almeno venti minuti prima che la porta del bunker si riaprisse, e il resto del gruppo tornasse alla base. I primi a entrare furono i due Winchester, seguiti da Theo e Liam, il primo teneva ancora la Colt infilata nei pantaloni. Infine arrivò Parrish, indossava ancora il vecchio camice da laboratorio, e la cosa sarebbe stata quasi ridicola se la taglia troppo piccola non avesse messo in risalto la sua corporatura muscolosa. Lydia gli lanciò uno sguardo, traendo un respiro di sollievo, e sfoggiando un dolce sorriso, ma restando a fianco di Jackson, il quale sembrava completamente svuotato, lo sguardo fisso sul volto di Ethan, spento e inespressivo.
Castiel puntò gli occhi su Dean, aspettandosi che il cacciatore sarebbe andato da lui, ma l’altro non lo degnò di uno sguardo, dirigendosi in cucina a recuperare una birra. L’angelo per un secondo si sentì confuso. Arrivò addirittura a pensare di essersi immaginato tutto, o che Dean si fosse reso conto di aver sbagliato e che in realtà non provava niente per lui. Quest’ultimo pensiero gli fece più male di quanto volesse ammettere. Erano anni che sapeva cosa provasse per lui, all’inizio era confuso, provare sentimenti era una cosa strana e nuova, non era riuscito a decifrarli, ma perdendo la sua grazia e diventando umano, aveva cominciato a comprenderli, aveva cominciato a sentirli con più intensità e ad accettarli. Fu in quel momento che se ne rese veramente conto, ma decise di non dire nulla. Insieme a quei sentimenti in lui avevano cominciato a svilupparsi anche il dubbio, la paura di essere rifiutato, e il dolore di non poterlo avere. Anche riacquistando la sua grazia quelle sensazioni non erano svanite, ma aveva imparato a conviverci. Almeno fino a quel momento. La gioia era stata indescrivibile, assaporare finalmente quelle labbra, sentire il suo corpo contro il proprio, le sue mani fra i suoi capelli.
Il solo pensiero gli fece correre un brivido lungo la schiena, e sentire il cuore venire chiuso in una morsa. E se non avesse più potuto averne? E se quella fosse stata la prima e ultima volta che sarebbero stati insieme in quel modo?
Un senso di vuoto si fece largo nel suo petto, accompagnato da quello che sembrava quasi terrore.
Il rumore della porta del bunker che veniva aperta lo distrasse dai suoi pensieri, tutti si voltarono in quella direzione appena in tempo per vedere due uomini, stanchi e ancora traumatizzati, varcarne la soglia.
Sui volti del branco spuntarono degli enormi sorrisi.
Deaton li salutò amorevolmente, abbracciando prima Scott, poi Sam, sinceramente felice di rivederlo, mentre Deucalion si limitò ad un semplice cenno del capo, per poi lasciarsi cadere su uno dei divani, chiedendosi perché diavolo si fosse lasciato convincere ad aiutarli.
 
 
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“STILES!”
Il grido di Derek fu preoccupato e feroce allo stesso tempo, senza pensarci si fiondò sull’Alfa. La spinse lontana dal ragazzo, mettendosi davanti a lui per proteggerlo, gli occhi si erano illuminati di azzurro. Claire si era avvicinata a lui, estraendo la pistola, Malia era al suo fianco, anche i suoi occhi si erano illuminati. Talia stava sorridendo
Derek azzardò uno sguardo alle sue spalle, verificando che Stiles stesse bene. Trasse un sospiro di sollievo vedendolo muoversi, anche se un po’ dolorante.
“Ti sei affezionato al ragazzo, he?” commentò lei, notando la preoccupazione negli occhi del figlio. Lui tornò a fissarla, lo sguardo minaccioso ma confuso, desideroso di una spiegazione.
“Perché l’hai fatto? Perché hai rapito Bobby? Loro sono dalla nostra parte!” attraverso la sua voce però trasmise tutta la sua rabbia
“Non si è mai troppo prudenti con i cacciatori” commentò lei “Per quanto riguarda l’altro non volevo fargli del male, ma aveva scoperto troppo sull’Anuk-ite, non potevo permettere che lo uccidesse” trasse un respiro profondo, cominciando ad avanzare in direzione del lupo “Avrei dovuto trasformarlo quando ne avevo l’occasione”
Derek rimase immobile, gli occhi sgranati, la confusione che aleggiava nella sua mente. Talia si ritrovò a pochi centimetri da lui, alzando delicatamente una mano per accarezzargli il volto.
“Perché diavolo vuoi che quella cosa rimanga in vita?” era stato Peter a parlare, anche lui si stava avvicinando, intuendo che, nonostante la rabbia trasmessa dalla sua voce, Derek non sarebbe riuscito a farle del male. Lei però non si mosse, nemmeno si voltò per guardarlo.
“Grazie a questa creatura finalmente i cacciatori avevano mostrato la loro vera natura. Sono dei barbari, capaci solo di uccidere” dicendo quest’ultima frase lanciò uno sguardo a Claire, la quale teneva ancora la pistola puntata su di lei
“Non hai tutti i torti” commentò la ragazza appena prima di premere il grilletto.
La colpì al fianco, sotto gli occhi sconvolti degli altri, ma Talia non si smosse di un millimetro, nemmeno il suo sorriso si incrinò. Si allontanò da Derek, puntando alla ragazza, Malia le sbarrò la strada, cercando di colpirla, gli artigli sguainati, ma l’Alfa la schivò facilmente, mandandola a tappeto con un solo colpo. Claire sparò nuovamente, non sapendo in che altro modo difendersi, i proiettili andarono tutti a segno, ma senza sortire alcun risultato. Quando fu abbastanza vicina Talia le tolse l’arma dalle mani, facendola indietreggiare fino agli scalini dai quali era scesa, ma la ragazza inciampò all’indietro, dando il tempo al lupo di procurarle un profondo graffio sul braccio col quale lei si stava riparando. Claire gridò di dolore, scorgendo un sorriso soddisfatto negli occhi dell’altra. Improvvisamente però quel sorriso sparì, sostituito da una smorfia di dolore. Peter era dietro di lei e l’aveva presa per le spalle, scavandole la carne con gli artigli, tirandola verso di sé per poi spingerla a terra.
Il lupo mannaro la guardò, quasi disgustato “Che cosa diavolo sei?”
Talia sorrise “Non sono tua sorella, sono tua madre” disse infine, alzandosi da terra sotto gli occhi sgomenti dell’altro “Sono la madre di tutti voi, io sono l’Alfa dei lupi mannari” dicendo quest’ultima frase si voltò velocemente, puntando nuovamente in direzione di Stiles e, questa volta, riuscendo a mordere la base del suo collo. Derek era a pochi passi da lui, ancora pietrificato, solo quando sentì le urla del ragazzo la sua mente si riattivò e il lupo mannaro corse in direzione di Talia, graffiandola al fianco. Lei si allontanò, barcollando leggermente. Aveva voluto far credere di essere indistruttibile ma quelle ferite e lo strozza lupo giallo, che aveva iniziato ad andarle in circolo, l’avevano indebolita. Sorrise al figlio prima di sparire nella foresta.
 
 
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“Hey” lo sguardo di Liam era fisso a terra, le mani nelle tasche dei pantaloni, si trovava a qualche centimetro dalla brandina dove era steso Theo, il quale fissava il soffitto, quasi ipnotizzato, le mani dietro la testa.
“Hey” rispose con un sorriso sulle labbra. Ci fu qualche secondo di silenzio prima che Liam fosse in grado di guardarlo negli occhi. Aprì la bocca per parlare, per poi richiuderla velocemente, prendere un respiro profondo e infine sputare fuori quelle parole una dietro l’altra, tanto veloce da renderle quasi incomprensibili
“Perché non te ne sei andato?”
Theo lo guardò, fingendo di non aver capito, tentando con tutte le sue forze di nascondere quel sorrisetto che gli stava spuntando sulle labbra
“Come scusa?”
Liam sospirò, si passò una mano fra i capelli prima di sedersi al suo fianco, facendolo spostare leggermente “Perché non te ne sei andato?” chiese nuovamente, con più calma. Theo sorrise apertamente, riportando lo sguardo sul soffitto
“Non lo so, forse il mio desiderio di vendetta era più forte”
“Ma sapevi di non poterlo uccidere”
“Già” gli occhi verdi si spostarono nuovamente su quelli di Liam “Ma qualcosa dovevo pur fare” il lupo mannaro cercava di sembrare sicuro di sé, reprimendo il ricordo di quello che aveva provato vedendo l’altro trasformarsi in pietra sotto ai suoi occhi. La paura, la tristezza, la rabbia. Nascose tutto questo dietro ad un lungo sospiro, distogliendo nuovamente lo sguardo.
“Be sei stato un idiota”
Il commento dell’altro lo offese, il lupo mannaro si mise seduto, potendo guardare l’altro dritto in faccia, la bocca aperta, la fronte corrugata
“E’ così che mi ringrazi?”
“Di cosa ti devo ringraziare? Di esserti fatto pietrificare con me?”
“Di non averti abbandonato, testa di cazzo”
“E’ stata una mossa stupida”
“Concordo”
“E allora perché diavolo l’hai fatto?”
“Perché…” le parole gli morirono in gola, mentre si perdeva nell’azzurro degli occhi dell’altro. Lo fissò, uno sguardo omicida, la bocca ancora socchiusa in cerca di quelle parole che non poteva pronunciare.
Fanculo
Pensò prima di posare le sue labbra su quelle dell’altro. Liam rimase immobile, gli occhi spalancati, il cuore che batteva all’impazzata. Theo si staccò quasi subito, mordendosi il labbro inferiore e fissando lo sguardo sconvolto dell’altro.
“Ecco perché” commentò, appena prima di alzarsi e uscire dalla porta del bunker, lasciando l’altro lì, ancora impietrito, ancora con il sapore di quelle labbra sulle sue.
Nessuno sembrava aver fatto caso alla scena, erano tutti troppo stanchi o distratti. Tutti tranne Dean. Era seduto su uno dei divani, le braccia appoggiate sulle gambe, la schiena piegata in avanti, le mani che si torturavano a vicenda. Si morse il labbro ripensando a quello che era successo nella scuola con Castiel, e a quanto avesse desiderato di nuovo quelle labbra sulle sue. Cosa diavolo gli stava succedendo? Da quando si sentiva così attratto da lui? Così attratto da un uomo?
Da sempre idiota
Il cacciatore cercò di scacciare quella scomoda voce dalla sua testa, mentre, inconsciamente, cominciò a cercare l’angelo con lo sguardo, e lo trovò, appoggiato ad una parete, che lo fissava. Incrociare il suo sguardo lo fece sentire subito in imbarazzo, si passò una mano fra i capelli, prima di alzarsi e sparire in cucina, evitando di guardare nuovamente quei due occhi indagatori. L’angelo però continuò a fissarlo, finché la parete dell’altra stanza non glielo impedì. Il suo cuore si faceva sempre più pesante, ma la sua mente cominciò a lavorare senza sosta. Il ricordo di quel bacio, che poco prima era così vivido, stava diventando sempre più indecifrabile. Non era più nemmeno sicuro che fosse stato Dean a prendere l’iniziativa, magari lo aveva costretto lui, senza nemmeno rendersene conto.
No, non era possibile. Quel bacio c’era stato, ed era stato intenso, passionale e dolce allo stesso tempo. Non poteva averlo immaginato, e non poteva aver interpretato male ciò che l’altro provava per lui. Ciò che l’altro prova per lui.
Castiel stava ancora fissando quella cucina, sentendo il cuore battergli sempre più velocemente, non sapendo cosa fare, se dar sfogo alle sue emozioni, o tenerle per sé, come del resto aveva fatto fino a quel momento.
E com’è andata fin ora?
L’angelo serrò la mascella, incapace di fermare i suoi piedi, che si stavano dirigendo lentamente verso quella stanza.
Ancora una volta il rumore della porta del bunker che si spalancava lo fermò. Castiel ebbe il tempo di maledirla e ringraziarla allo stesso tempo, prima di vedere il resto del branco varcarne la soglia, gli sguardi preoccupati, e Derek che si faceva strada fra di loro, quasi correndo, tenendo Stiles fra le braccia.
Tutti corsero verso di loro, chiedendo cosa fosse successo, e bloccandosi vedendo la quantità di sangue che sporcava la maglietta del ragazzo, e la ferita che non voleva rimarginarsi. Derek li ignorò, puntando gli occhi sull’angelo, e supplicandolo con lo sguardo di aiutarlo. Castiel non perse nemmeno un secondo, andò verso di lui, appoggiando la mano sulla ferita, la quale irradiò una forte luce bianca. Il sangue smise di uscire, sparendo anche dai vestiti, e il respiro di Stiles tornò regolare.
Nonostante gli occhi del ragazzo fossero ancora chiusi, il lupo mannaro trasse un sospiro di sollievo sentendo il suo battito cardiaco stabilizzarsi. Lo fece stendere delicatamente su una delle brandine, continuando ad osservarlo, nemmeno sentiva le domande del resto del branco, o anche solo la loro presenza intorno a lui, tutto ciò su cui riusciva a concentrarsi era Stiles. Quel momento continuava a ripetersi nella sua mente, ininterrottamente, Talia che, con la velocità della luce, si lanciava verso di lui, gli occhi illuminati di rosso, le zanne ben visibili, e lui che fissava la scena, immobile, incapace di qualsiasi azione, incapace di farle del male. Aveva visto la scena come a rallentatore, il sangue che cominciava ad uscire dalla ferita, un sorriso che si formava sulle labbra del lupo mannaro, e le grida. Un brivido corse lungo la sua schiena a quel ricordo, la sua mente si era improvvisamente riattivata, ma era troppo tardi. Sapeva cosa sarebbe successo, sapeva cosa Stiles sarebbe diventato. Ed era tutta colpa sua.
Castiel nel frattempo aveva notato anche la ferita sul braccio di Claire, la ragazza si teneva in disparte, aspettando che uno di loro si prendesse la responsabilità di raccontare ciò che era successo, quando vide l’angelo avvicinarsi a lei.
“Sto bene” disse automaticamente, tirando indietro il braccio. Non voleva farsi vedere debole, non voleva che gli altri sapessero che, in quel momento, con la sua unica arma rivelatasi completamente inutile, aveva avuto paura. Quell’Alfa, sopra di lei, quegli occhi rossi e minacciosi, il dolore di quegli artigli che le scavavano la carne.
A Castiel, però, bastò uno sguardo di sufficienza per farla avvicinare. Non aveva senso non sfruttare le sue capacità di guarigione, e lei lo sapeva. Gli consegnò il braccio, distogliendo lo sguardo, mentre sul volto dell’altro si formava un piccolo sorriso, mentre lo prendeva delicatamente, ma la sua fronte si corrugò appena notò che, sotto al sangue e alla camicia strappata, non c’era alcuna ferita.
La voce di Peter interruppe le domande del resto del branco
“Io ve l’avevo detto che era una pessima idea”
 
 
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“Quindi Talia Hale è viva?” la voce di Scott era sorpresa, ma risoluta allo stesso tempo
“Sì, ci ha attaccati ancora prima che avessimo il tempo di parlarle” Malia era appoggiata ad una delle pareti, le braccia incrociate, gli occhi che continuavano a spostarsi su Claire, seduta sul divano alla sua destra, apparentemente tranquilla.
“Siete sicuri che fosse lei?” Deucalion gli stava dando le spalle, fingendo di interessarsi ai libri sulla grande libreria, ma la sua mente non riusciva a concentrarsi sui titoli che leggeva distrattamente, era troppo impegnata a vagliare ogni possibilità, ogni modo in cui il lupo mannaro avrebbe potuto sopravvivere
“Oh, giusto, hai ragione, ci siamo sbagliata, era solo un’Alfa che passava da queste parti, sorprendentemente somigliante” la voce di Peter era rabbiosa, sarebbe stato capace di prendere a pugni chiunque gli fosse passato troppo vicino
Deucalion si voltò verso di lui “Scusa se ho insultato il tuo ego, ma sai non succede tutti i giorni di vedere un lupo mannaro tornare dalla morte”
“Sai che stai parlando con uno che l’ha fatto, vero?”
“Smettetela, litigare fra di noi non porta a niente” intervenne Scott, cercando di far calmare i due lupi mannari “Dobbiamo capire cosa voglia, perché ha trasformato Stiles e Claire, e perché non voleva che uccidessimo l’Anuk-ite”
“Perché è impazzita, non c’è altra spiegazione”
“No” era stata la voce di Derek a interromperli, si trovava ancora a fianco di Stiles, il quale non accennava a svegliarsi, gli occhi verdi del lupo non lo lasciavano un solo secondo “Non era pazza, sembrava sapere esattamente cosa stava facendo, deve avere un piano”
“Quale? Far ammazzare tutti i lupi mannari della città da quei cacciatori?” chiese Peter spazientito
“O far uccidere tutti quei cacciatori dai lupi mannari” lo interruppe Claire “Ci ha dato dei barbari, degli assassini, forse era questo il suo piano fin dall’inizio”
“Per questo mi ha rapito…” si intromise Bobby “Perché rivelando il modo per uccidere l’Anuk-ite l’effetto di paura sarebbe svanito e i cacciatori non ci avrebbero più attaccati” la consapevolezza si faceva largo nel suo sguardo, accompagnata da un odio viscerale
“Ma l’Anuk-ite ormai è morto, il suo piano è fallito, è finita” disse Malia
“Non è finita” le rispose Deucalion “Se il suo piano era uccidere più cacciatori possibili non ha bisogno dell’Anuk-ite per farlo” portò il suo sguardo da Claire a Stiles prima di continuare “Ha bisogno di un esercito”
Nel bunker calò il silenzio, mentre tutti si scambiavano sguardi preoccupati
“Dobbiamo fermarla” la voce di Dean era decisa, ma lanciò comunque uno sguardo agli Hale presenti nella stanza che avrebbero potuto essere contrari a questa decisione. Malia e Peter annuirono, comprendendo la situazione, mentre Derek finse di non sentirlo nemmeno, gli occhi costantemente puntati su Stiles, il quale aveva cominciato ad agitarsi nel sonno, come se stesse avendo degli incubi.
“E come?” intervenne Claire “Lo strozza lupo giallo non le ha fatto battere ciglio”
“Cosa?” Deucalion risultò più preoccupato di quanto non volesse apparire “E’ immune allo strozza lupo? Com’è possibile?”
“Non ne abbiamo idea” gli rispose Malia “La sua unica spiegazione è stata sono l’Alfa dei lupi mannari
“Che cosa vorrebbe dire? Anche gli Alfa subiscono gli effetti dello strozza lupo” fece notare Lydia
Gli altri alzarono le spalle, confusi quanto lei, mentre Sam, Dean e Bobby si lanciavano sguardi di consapevolezza. Tutti e tre avevano avuto la stessa intuizione
“Ha detto di essere l’Alfa dei lupi mannari” prese la parola Sam “Potrebbe aver detto la verità”
Vedendo i volti ancora confusi che lo circondavano si vide costretto a spiegare tutto dall’inizio
“Ogni creatura soprannaturale ha un Alfa, un’originale, dal quale hanno avuto origine i primi… esemplari di ogni specie” il cacciatore dovette formulare le parole con attenzione per evitare di offendere la maggior parte dei componenti del branco “Talia deve essere stata il primo lupo mannaro mai esistito”
La stanza calò nel silenzio, sui volti di tutti si dipinsero dubbio e confusione. I componenti del branco non sapevano come interpretare quelle parole, così Sam si vide costretto a raccontargli tutto sul purgatorio, sulla Madre, ma cercando di sorvolare sulla loro avventura con i leviatani, il cui ricordo fece scorrere un brivido lungo la schiena di Bobby, e sul piano di Castiel di diventare il “Nuovo Dio”. L’angelo non poté che abbassare lo sguardo, vergognandosi delle sue azioni, e inconsapevole di ricevere uno sguardo di pura compassione da parte del maggiore dei Winchester. Alla fine del racconto gli sguardi che si ritrovò di fronte erano ancora più confusi di prima e ora anche particolarmente preoccupati
“Stai dicendo che… quando moriremo finiremo in purgatorio?” sbottò Malia all’improvviso
Sam si morse la lingua, cercando aiuto nello sguardo del fratello
“Tranquilla, non è così male” provò a rassicurarla lui, un sorriso imbarazzato sulle labbra
“Non è questo il punto” li interruppe Scott, concentrato sulla missione “Se veramente si tratta di un Alfa come lo uccidiamo?”
Derek, che stava ancora dando le spalle al gruppo, indurì la mascella, tendendo tutti i muscoli del corpo a quelle parole, ma non disse nulla
“Questa è la parte facile” commentò Dean “Basterà usare la Colt”
“Sì, perché ha funzionato tanto bene con l’Anuk-ite” fece notare Peter amareggiato
“Con loro funziona, ne abbiamo già fatto fuori uno” ribatté il cacciatore sicuro di sé
“E perché dovremmo farlo?” Jackson, che fino a quel momento se n’era stato in disparte, lo sguardo puntato sul pavimento, accanto al corpo senza vita del fidanzato, parlò con voce profonda, quasi minacciosa. Aveva ascoltato distrattamente la conversazione, cogliendo solo qualche parola, quando realizzò in un momento di lucidità cosa il resto del gruppo aveva deciso di fare “Perché dovremmo ucciderla?”
“Per fermarla, lei-”
“Perché dovremmo fermarla?”
Lydia, che aveva parlato con voce dolce e comprensiva, si irrigidì improvvisamente, combattendo contro l’istinto di fare un passo indietro vedendo lo sguardo del lupo mannaro. Era freddo, distaccato, ma pieno di rabbia, di desiderio di vendetta. Erano occhi imprevedibili, capaci di qualsiasi cosa.
“Jackson” Scott riuscì ad attirare la sua attenzione, facendogli puntare quegli occhi verso di sé “So come ti senti…”
“No, non lo sai! Non lo puoi sapere! Quei figli di puttana l’hanno ucciso!” il lupo mannaro si bloccò. Si era alzato in piedi gridando quelle parole, ma ammettere ad alta voce che Ethan era morto gli fece molto più male di quanto potesse immaginare
“Jackson…” riprovò Scott con voce comprensiva, facendo un passo verso di lui
“No, vaffanculo!” gli occhi del lupo mannaro si stavano riempiendo di lacrime, una morsa gli stava attanagliando il cuore rendendogli quasi difficile respirare “Vaffanculo, loro non hanno mostrato nessuna pietà, e io non la mostrerò con loro! Tu non puoi capire-”
“IO NON POSSO CAPIRE?!” sotto gli occhi sgomenti di tutti il capobranco cominciò a gridare incontrollabilmente “Quei bastardi hanno ucciso Kira! Io sono l’unico in questa stanza che può capire!”
Jackson si ammutolì. La mascella serrata, gli occhi ancora lucidi, le unghie che scavavano nel palmo delle mani. Scott fece un paio di respiri tremanti prima di continuare
“So che stai soffrendo, e so che brami la vendetta più di ogni altra cosa, ma quei cacciatori non agivano per loro scelta. Sono stati influenzati dalla paura dell’Anuk-ite, e guidati dalle parole di Gerard” il lupo mannaro aveva distolto lo sguardo dicendo queste parole, avendo paura che le lacrime che sentiva pungere negli occhi lo tradissero. Ora però lo fissava, sicuro di sé nonostante esse avessero cominciato a scendere “Sono solo dei ragazzini che hanno preso la strada sbagliata, non meritano la morte per questo”
L’altro era senza parole. Sapeva che l’Alfa aveva ragione, sapeva che quelle sottospecie di cacciatori non avevano colpa per ciò che era successo, ma il suo cuore gli diceva, gli gridava di non accettare la cosa, che la morte di Ethan non poteva essere ignorata in questo modo.
“Se devi indirizzare la tua rabbia contro qualcuno” si intromise Bobby, catturando il suo sguardo “Puntala verso quell’Alfa. Se lei non mi avesse rapito avremmo avuto l’arma in pugno molto prima, e saremmo stati in grado di salvare più di una vita”
Jackson sembrò pensarci, la sua parte razionale continuava a dare ragione alle parole che gli venivano dette, mentre il suo cuore, sopraffatto dalla tristezza non poteva far altro che trasformarla in rabbia per evitare di rompersi in mille pezzi. Il lupo mannaro si limitò ad annuire, lo sguardo fisso a terra mentre tornava a sedersi a fianco di Ethan.
Scott dovette aspettare qualche secondo prima di calmarsi e riprendere il suo sguardo risoluto “Allora, dov’è la Colt?”
I due Winchester si guardarono, ognuno convinto che fosse in possesso dell’altro. Il panico si dilagò improvvisamente nei loro occhi realizzando che non l’aveva nessuno dei due
“…Theo…” la timida voce di Liam si fece sentire a malapena. Il ragazzo si schiarì velocemente la voce, facendo fatica a reggere gli sguardi degli altri “Ce l’ha Theo, siamo stati noi a sparare all’Anuk-ite prima di trasformarci in-”
“E dove diavolo è Theo?” la voce tagliente di Malia lo interruppe. Ancora non si fidava di quel lupo mannaro, nonostante fino a quel momento si fosse rivelato un degno alleato, e non li avesse mai traditi. Liam si trovò visibilmente in difficoltà a spiegare la situazione, facendo nascere sguardi incuriositi sui volti degli altri
“E’ uscito” intervenne Dean in suo soccorso “Sarà andato a fare due passi”
“E dov’è andato?” la domanda della ragazza era nuovamente rivolta a Liam, ma lui non seppe rispondere, limitandosi ad alzare le spalle. La ragazza alzò gli occhi al cielo “Sapevo che non dovevamo fidarci, ora chissà dove sarà sparito, avrà voluto filarsela prima che lo rispedissimo in quell’inferno da cui lo abbiamo salvato”
“No” Liam fece nuovamente cadere gli occhi su di sé “Non è scappato, lui…” ancora una volta si sentì le mute domande degli altri addosso, incapace di trovare le parole e riuscendo a percepire le sue guance che si coloravano di rosso “Andrò a cercarlo” disse infine, dirigendosi verso la porta del bunker con lo sguardo fisso a terra.
Tutti si scambiarono guardi confusi, tranne Dean che si ritrovò a sorridere divertito, appena prima di ricordarsi che si trovava nella stessa situazione dei due ragazzi. Stava già per cercare automaticamente quei due familiari occhi blu quando Stiles, con la fronte imperlata di sudore e il volto particolarmente pallido, cominciò a gridare di dolore.
 
 
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Idiota. Idiota. Idiota.
Il lupo mannaro camminava sotto il sole alto del pomeriggio, ripetendosi quella parola nella mente, come un mantra. Come aveva potuto lasciare che accadesse? Come aveva potuto permettere a sé stesso di lasciarselo fare? Ora non avrebbe più potuto mettere piede in quel bunker, non avrebbe più potuto avvicinarsi a loro. Non avrebbe più potuto avvicinarsi a Liam.
Con un grido di rabbia tirò un pugno ad uno degli alberi che lo circondavano. Sentì le guance avvampare e lo stomaco contorcersi su sé stesso. Si era ripromesso di non farlo, si era ripromesso di non dare sfogo ai suoi sentimenti, perché sapeva che avrebbe rovinato tutto, avrebbe rovinato la loro amicizia, e Theo ci teneva, più di ogni altra cosa. Da quando quell’idiota dai capelli troppo lunghi e ordinati lo aveva salvato da sua sorella qualcosa era cambiato. All’inizio pensava si trattasse solo di gratitudine, non era mai stato molto bravo con i sentimenti, ma anche allora riusciva a percepire che ci fosse qualcosa di più. Non ne era del tutto consapevole, ma bastò stare al suo fianco per un po’ per capirlo. Provava qualcosa per lui, qualcosa di forte, qualcosa di più dell’amicizia. Forse era troppo presto per chiamarlo amore, o Theo era troppo distante da quella parola per ammetterlo, ma sicuramente qualcosa c’era.
Assorto dai suoi pensieri e dalla parola che continuava costantemente a ripetersi nella sua mente, quasi non si accorse dei passi che andavano proprio nella sua direzione. Erano tanti, almeno trenta persone, che correvano a velocità sovrumana.
No, non sono persone si corresse Theo nascondendosi nell’insenatura fra delle rocce sono lupi mannari
Il gruppo si fermò improvvisamente, il ragazzo non poteva vederlo ma era abbastanza vicino da sentire cosa stessero dicendo. La voce era di una donna, autoritaria, sicura di sé, e fortemente soddisfatta
“Voi siete stati scelti per essere elevati a qualcosa di più grande, di più forte, di più nobile”
Theo trattenne inconsciamente il fiato, sentendo i battiti dei lupi aumentare, alcuni stavano persino ululando
“Siete il mio nuovo branco, e come tale mi seguirete, diventando il mio esercito. Questi barbari esseri umani vogliono solo la nostra morte, perché si sentono minacciati dal nostro potere” il lupo mannaro poté quasi percepire il sorriso sulle sue labbra “Be, allora diamogli un vero motivo per temerci!”
Si alzarono ululati e acclamazioni dalla folla, che si trasformarono presto in ruggiti, Theo rimase nascosto, guardandosi bene dal fare rumore. Che diavolo stava succedendo? Stavano formando un esercito di lupi? Forse per combattere i cacciatori? Una parte di lui gli suggerì di andare verso di loro, di dirgli che il pericolo era finito, che non c’era più bisogno di combattere, ma un istinto che nemmeno sapeva di possedere gli diceva di rimanere nascosto, effettivamente il discorso che aveva appena ascoltato non gli aveva trasmesso molta fiducia in loro.
I suoi pensieri si fermarono improvvisamente quando calò un innaturale silenzio, acuì nuovamente l’udito, sentendo ancora i battiti cardiaci nello stesso punto, ma nessuna voce, nessun ruggito
“Non siamo soli” la voce femminile sembrò divertita, ma spaventosamente minacciosa. Theo ricominciò a trattenere il respiro, chiedendosi come avevano fatto a trovarlo. Aspettò qualche secondo, troppo concentrato su di loro per accorgersi della voce in lontananza
“Theo!”
Un brivido di terrore corse lungo la sua schiena quando la riconobbe
Liam!
Senza pensarci due volte il ragazzo uscì dal suo nascondiglio, andando verso quella voce e gridandogli mentalmente di chiudere la bocca. Nel frattempo aveva udito quella voce femminile dare l’ordine a un paio di lupi di trovarlo e di portarlo da lei “possibilmente vivo”. Theo accelerò, correndo con tutta la velocità di cui era capace, finché non lo vide. Stava ancora chiamando il suo nome, cercandolo in mezzo agli alberi, ma appena incrociò il suo sguardo le sue guance si dipinsero di rosso, e la sua mascella si serrò. Il lupo mannaro cercò di ignorarlo, continuando a correre e, senza fermarsi nemmeno un secondo, gli prese la mano, gridando di seguirlo e trascinandolo lontano dai suoi assalitori
“Ma che diavolo stai facendo?”
“Sta’ zitto e corri, idiota”
Liam fece per ribattere, ma in quel momento sentì degli ululati alle loro spalle. Cercò di scacciare l’imbarazzo nell’essere ancora mano nella mano con l’altro e cominciò a correre più veloce.
 
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Una sensazione di calore cominciò ad irradiarsi in lui, all’altezza dello stomaco, ma nonostante questo sentiva ogni muscolo che gli doleva, qualsiasi movimento gli costava uno sforzo immane, e nel punto dove il collo si incontrava con la spalla, sentiva un bruciore continuo e acuto
“Si sta svegliando”
Stiles aprì lentamente gli occhi, rimanendo quasi abbagliato dalla luce, la quale però venne immediatamente coperta da due volti che si chinarono su di lui. Quello di Deaton, del quale aveva riconosciuto la voce, e quello di Castiel, che teneva ancora la mano sul suo petto, anche se la luce bianca che emanava stava lentamente scomparendo. Il ragazzo si guadò intorno confuso, la testa gli faceva male, sentiva come un ronzio nelle orecchie, notò quasi tutto il branco che lo stava accerchiando e quasi gli venne un attacco di claustrofobia. Fece per alzarsi ma Deaton lo bloccò immediatamente
“Hey, fermo, devi riposare”
Stiles lasciò che l’altro lo spingesse nuovamente sulla brandina, mentre cercava delle risposte negli sguardi degli altri. Quello del veterinario sembrava rassicurante e comprensivo, ma quando vide gli occhi azzurri dell’angelo riuscì a leggerci tutta la sua preoccupazione
“Che è successo?” la sua voce era più roca di quanto si aspettasse, si schiarì la gola prima di cercare qualcuno che avesse il coraggio di rispondergli
“Sei stato morso” era stato Scott a parlare, facendolo voltare verso di sé. Stiles lo guardò confuso per qualche secondo, mentre i ricordi gli tornavano alla mente, prima di realizzare che il suo migliore amico lo stava effettivamente guardando
“Scott! I tuoi occhi!”
Questa volta nemmeno Deaton riuscì a impedirgli di alzarsi, Stiles si mise seduto, vedendo per qualche secondo delle macchie nere di fronte agli occhi, ma non gli importava. L’Alfa si avvicinò a lui sorridendo
“Sì be, avere un angelo dalla tua parte aiuta in questi casi”
Stiles sorrise, voltandosi in direzione di Castiel e ringraziandolo. L’altro cercò di sorridergli di rimando, ma ancora una volta non riuscì a nascondere la preoccupazione. La sua pelle era diventata improvvisamente pallida, gli occhi erano contornati da profonde occhiaie rosse, ma non era solo il suo aspetto a preoccuparlo. Cercando di guarirlo aveva sentito qualcosa, come una presenza dentro di lui. Per un secondo ebbe il terrore che si trattasse di un demone, invece era qualcosa di diverso. Era qualcosa di molto più pericoloso.
“E Talia?” chiese improvvisamente il ragazzo, cercando con lo sguardo gli altri che l’avevano affrontata con lui. Claire e Malia se ne stavano un po’ in disparte, parlando fra di loro, Peter era seduto su uno dei divani, bevendo una birra. Per un secondo un brivido di terrore corse lungo la schiena di Stiles prima che, finalmente, fosse in grado di individuare Derek. Era come sbucato dal nulla, al suo fianco, gli occhi preoccupati, le braccia incrociate sul petto, ma non aveva il suo solito atteggiamento da superiore, anzi, era più una posa di protezione. Voleva nascondersi, perché? Si vergognava di qualcosa? Stiles lo guardò confuso per qualche secondo prima di sentire le forze che cominciavano ad abbandonarlo e si fece aiutare a tornare disteso
“Non preoccuparti di lei adesso, devi solo pensare a rimetterti” la voce di Deaton continuava a voler essere rassicurante ma al ragazzo cominciava solo a dare fastidio
“Cosa mi è successo? Mi sono… trasformato?” la paura che mise in quelle parole non fu voluta. Non aveva nulla contro i lupi mannari, cavolo praticamente tutte le persone che conosceva lo erano, ma qualcosa dentro di lui rifiutava l’idea che lui stesso potesse trasformarsi. Non sapeva perché, ma quella sensazione non voleva che lui diventasse come loro, ed ebbe il presentimento che nemmeno il suo corpo lo volesse
“Non proprio… vedi Stiles, sei stato morso dall’Alfa ma…” il veterinario si bloccò, la verità era che non aveva mai visto un effetto del genere dopo una trasformazione e non aveva idea di cosa stesse succedendo
“C’è qualcosa dentro di te che contrasta con la trasformazione” lo aiutò Castiel “E’ come una presenza, o un virus, non saprei nemmeno io come chiamarlo”
“Cosa?! E che sarebbe? Sono allergico al potere di lupo mannaro?”
“No, almeno non credo…”
“Aspetta” lo interruppe Deaton, al quale era balenata in mente un’idea, dalla quale però non si sentiva per niente rassicurato “Hai detto che dentro di lui c’è una specie di presenza, come uno spirito che si è impossessato di lui?”
“Sì, una specie…”
Gli occhi di tutti si puntarono sull’unica persona della stanza che sembrava aver capito cosa non andasse nella trasformazione
“Il nogitsune” disse semplicemente.
L’intero branco si ritrovò a trattenere il respiro
“Può essere che una parte di quell’essere sia ancora dentro di lui, è quella che percepiva Castiel, e che stia combattendo contro il lupo, come se fosse un virus”
“Quindi? Cosa dobbiamo fare?” era stato Derek a parlare, sotto gli occhi sorpresi di tutti che avevano sentito benissimo la preoccupazione nella sua voce
Deaton trasse un lungo sospiro dispiaciuto prima di parlare “Niente”
“Come niente?” il lupo mannaro stava quasi ruggendo “Ci sarà pur qualcosa che-”
“Mi dispiace” disse più rivolto al ragazzo che al resto del branco “Le due entità dentro al suo corpo continueranno a combattere per avere la meglio, finché…”
Nessuno parlò, il silenzio era calato all’interno del bunker, alcuni cominciarono persino a trattenere il respiro
“Finché il corpo stesso non sarà più in grado di reggere lo scontro”
Lydia si portò le mani al volto, scuotendo la testa, Scott guardò l’amico, che restituiva uno sguardo preoccupato quanto il suo, i due Winchester si scambiarono un’occhiata, sentendosi improvvisamente impotenti, anche Malia si era avvicinata, sorprendendosi del suo stesso istinto di abbracciarlo, al quale però riuscì a resistere. Derek invece si fiondò sul veterinario prendendolo per il collo della camicia e sbattendolo contro una delle pareti
“No, questo non succederà, tu adesso troverai una soluzione, o giuro su Dio ti squarto a mani nude”
“Derek!”
Era stata la voce di Stiles a farlo voltare, l’unica voce che in quel momento sarebbe stata in grado di fermarlo
“Lascialo, lui non può fare niente” voleva essere forte, voleva essere risoluto, ma non riuscì ad evitare che la sua voce si incrinasse “Nessuno può fare niente”
A quelle parole il lupo si allontanò da Deaton, lasciando la presa. L’altro non sembrò minimamente arrabbiato con lui, solo dispiaciuto. Si avvicinò a Stiles, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi, per poi sedersi sul divano dove era stato da quando lo avevano riportato al bunker.
Il silenzio era diventato opprimente, nessuno aveva trovato il coraggio o la forza di piangere, non ancora almeno. Sentivano il cuore pesante, come se una parte importante della loro vita stesse per essere strappata via, senza che loro potessero fare nulla per impedirlo.
Stiles teneva lo sguardo puntato sul soffitto, cercava di lamentarsi il meno possibile nonostante i dolori che provava in tutto il corpo, ancora non riusciva a realizzare che tutto questo stesse accadendo veramente. Doveva essere uno scherzo per forza, un sogno o qualcosa del genere. No, non stava accadendo veramente. Non poteva…
Fu allora che la prima lacrima scese sul suo volto, sentì le mani forti e protettive di Derek stringergli la sua, cercando il più possibile di alleviare il suo dolore.
   
 
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