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Autore: AdhoMu    12/12/2018    5 recensioni
CAVILLO SPECIAL EDITIONS
presenta:
COMPENDIO di MAGIZOOLOGIA a puntate.
Pubblicazioni settimanali a cura di R. Scamander e L. Lovegood.
* Corvus Glacialis Cornix
* Ovis Aries Incantatus
* Meles Toscae
* Caeruleus Atlantici
* Chlamydodraco Australis Salsus
* Ornithomagicus Australiensis (contiene bonus-track Aussie/Uluru)
Piccola raccolta di schede pseudo-scientifiche dedicate alla descrizione delle nuove specie magiche che compaiono nelle mie storie, ideate come ipotetico aggiornamento di "Gli Animali Fantastici: dove trovarli".
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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E con quest'ultima scheda si conclude l'Edizione Speciale di Magizoologia del Cavillo. 
La dedico alla descrizione di una specie che mi è molto cara, perché è quella cui appartiene Uluru, l'animaletto da compagnia di Alicia Spinnet, protagonista di alcune delle mie storie.
Cosicché, alla fine della scheda, invece di inserire le consuete "curiosità", vi lascio con una piccola favola in cui vi racconto i primordi dell'amicizia fra Alicia e Uluru, uno dei legami che più mi stanno a cuore.
Approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno letto, commentato e apprezzato questo piccolo esperimento. Alla prossima!
AdhoMu, dicembre 2018
 
Nome scientifico: Ornithomagicus Australiensis
Nome comune: Ornitorinco Magico; Ornitomagico
 
1. Apparenza:
Gli Ornitorinchi Magici sono creature il cui aspetto si discosta ben poco da quello degli ornitorinchi comuni che sono, già di per sé, animali fuori dal comune (caratteristica, questa, che si addice alla stragrande maggioranza delle bestie d'Australia, una fauna che, a detta dei magizoologi, "non avrebbe bisogno di magia per risultare Fantastica").
Presentano un corpo ovoidale coperto di folto e morbido pelo marron tabacco; la coda, anch'essa ovale, è piatta e simile a quella di un castoro; le zampe sono palmate e dotate di unghie molto resistenti, con cui gli animali scavano la terra; il becco, dell'esatta consistenza della gomma dura, è identico a quello delle anatre.
Forma e dimensioni, inoltre, sono del tutto simili a quelle dei cugini non-magici; le uniche differenze si riscontrano in ambito cromatico dato che gli Ornitomagici possiedono becco, zampe e coda di un acceso blu cobalto, lucidi come ceramica smaltata, che irraggiano una luce abbagliante quando l'animale è in fase di smaterializzazione e rimaterializzazione.
Altra differenza rispetto agli esemplari comuni è il fatto che i maschi di Ornitomagico non dispongono del caratteristico sperone velenoso sul retro delle zampe posteriori.
Le zampe palmate possono essere usate per propiziare la propulsione in ambiente acquatico; occasionalmente, vengono usate come ventose per arrampicarsi sulle superfici verticali.
Proprio come gli Ornitorinchi comuni, gli Ornitomagici sono mammiferi ma depongono le uova; nel loro caso, esse sono azzurrine e lattiginose, d'aspetto molto simile a quello delle meravigliose opali magiche australiane.
 
2. Comportamento:
Gli Ornitomagici sono bestiole giovali e socievoli, dal temperamento al tempo stesso pigro e giocherellone, che amano nuotare e sonnecchiare in nidi di paglia (particolarmente indicate le ceste di vimini per gli esemplari in cattività).
Gli esemplari allo stato brado si lasciano facilmente avvicinare da streghe e maghi, con i quali si divertono a fare il bagno nei ruscelli e a giocare a rimpiattino nei canneti. Ciononostante, gli esemplari di Ornitomagico domestico sono piuttosto rari, dal momento che queste creature sono piuttosto restie ad abbandonare le loro tane. Quando ciò accade, tuttavia, il rapporto che si viene a creare con l'amico umano è praticamente indissolubile. A quel punto, la bestiola serebbe capace di trasferirsi dall'altra parte del mondo e, addirittura, di mettere a repentaglio la sua stessa vita pur di difendere il/la suo/a amato/a proprietario/a.
Estremamente golosi, gli Ornitomagici sono soliti cibarsi di anfibi e piccoli pesci oltre che di invertebrati ed insetti magici, come i Billywig (specie presente in Gli Animali Fantastici, N.d.A.). Si è scoperto che nutrono una vera e propria attrazione nei confronti dei dolci e del cioccolato (il che, nella fattispecie, si trasforma purtroppo in attrazione fatale visto che, per loro, il cacao è velenoso).
Dopo la schiusa delle uova, le femmine allattano i loro piccoli, che nascono privi di pelo. Il latte viene prodotto esclusivamente tramite previa assunzione di polvere di opali magiche particolarmente lattiginose, che le madri ottengono sminuzzando le pietre a colpi di coda. Ciò spiega come mai l'esistenza di questa creatura magica risulti strettamente legata alla disponibilità di opali da ingerire in fase di allattamento.
 
3. Habitat/Diffusione:
A differenza degli Ornitorinchi, diffusi soprattutto sulla lussureggiante costa orientale dell'Australia, gli Ornitomagici (pur essendo animali sostanzialmente acquatici) popolano la regione centrale, contraddistinta da un clima desertico, polveroso e secco. L'apparente paradosso di una bestia amante dell'acqua installata in un territorio arido è spiegata dal fatto che i principali giacimenti di opali magiche, pietre con le quali gli Ornitomagici intrattengono un rapporto di semidipendenza, si trovano soprattutto nell'entroterra profondo.
Il loro habitat è costituito dai ruscelli cristallini e dagli specchi d'acqua. La più nutrita colonia di Ornitomagici di cui si ha notizia popola i canyons del fiume Finke, soprattutto nei dintorni dell'Ellery Creek, nota gola rocciosa prossima alla cittadina di Alice Springs.
 
4. Favola della buonanotte.
C'era una volta, in un paese lontano lontano, una bambina bionda chiamata Alicia Spinnet, intenta a camminare fra gli arbusti.
In quel tardo pomeriggio il sole, basso ma ancora rovente come un'enorme palla di fuoco, si apprestava a coricarsi sul suo letto di rocce rossastre; i suoi ultimi raggi disegnavano ombre allungate sul terreno sabbioso disseminato di sassi.
La bambina, rossa in viso per la lunga camminata, procedeva risoluta.
Doveva affrettarsi, e lo sapeva, perché ben presto la sera sarebbe calata popolando l'outback di ombre insidiose e fruscianti. Alicia non aveva paura, ma gli adulti le avevano insegnato che non è affatto prudente rimanere fuori casa la notte, quando le bestie magiche d'Australia riemergono dai loro anfratti e prendono il mondo in loro possesso.
"Eccolo là" pensó sollevata quando, dopo essersi guardata intorno per l'ennesima volta, finalmente le riuscì di scorgere il suo amato boomerang. L'oggetto in legno, ricurvo e riccamente decorato da simboli magici bianchi e rossi, era andato ad incastrarsi nella fenditura di un tronco morto di eucalipto. Alicia si mosse, decisa a recuperarlo e tornarsene a casa senza doversi sorbire le lamentele della sua amica Wakiki Zahu, che gliene aveva fatto dono in occasione del suo ultimo compleanno. E lo aveva quasi raggiunto quando, all'improvviso, una forma rossa le sfrecciò davanti tagliandole la strada e facendola sobbalzare.
Il dingo si era spostato così velocemente che Alicia quasi non ebbe il tempo di vederlo; con la coda dell'occhio, però, le era parso di riconoscere una testolina rotonda munita di becco d'anatra che spuntava fra le fauci del cane scarlatto. Un po' dispiaciuta per la sorte dell'uccello, ma del tutto impotente in quel tipo di circostanza, la bambina tese allora la mano per recuperare il boomerang, quando un nuovo fruscio la fermò.
Alicia rimase immobile, trattenendo il respiro. Ne era sicura: c'era qualcosa lì vicino, qualcosa che si nascondeva fra l'alta erba rinsecchita dal calore. Tentando di non produrre il minimo rumore, la ragazzina ruotò lentamente il capo. Subito, il suo sguardo fu attratto da un brillìo luminoso, che compariva e scompariva fra gli sterpi mossi dalla brezza della sera.
"Ma cosa..."
Adagiato sul terreno sabbioso c'era un uovo. 
Un uovo azzurrino e luccicante, percorso da bagliori iridescenti e lattiginosi che le ricordarono immediatamente le opali magiche estratte da suo padre nelle miniere vicino a casa. 
Alicia si avvicinò, incantata. E ciò che vide, le strappò un grido di raccapriccio.
Attorno all'uovo ancora intatto ce n'erano altre tre, rotte, l'albume sparso tutto intorno. E proprio lì accanto, Alicia individuò un enorme varano che la scrutava minaccioso, facendo scattare la lingua nera. Dal muso appuntito colavano i rimasugli delle povere uova depredate. 
La bambina arretrò di un passo, atterrita, per poi accorgersi che il rettile puntava sull'uovo rimasto.
Ora, dovete sapere che, nonostante Alicia fosse figlia di un mago e di una strega, non le era mai riuscito prima di allora di fare una magia, neanche per sbaglio. In quel momento però, forse a causa della sua agitazione o del suo desiderio di salvare il bellissimo uovo opalescente, le accadde qualcosa di strano.
Senza sapere bene perché, Alicia si ritrovò il boomerang stretto fra le dita; e non appena ne ebbe la consapevolezza, la bambina non esitò. Presa bene la mira, lo scagliò con tutte le sue forze contro il varano che, però, fu così abile da scansarlo con un balzetto serpeggiante. Quello che il predatore non aveva calcolato, tuttavia, è che i boomerang ben lanciati tornano sempre indietro: e infatti, dopo aver descritto una curva elegante a mezz'aria, il pesante oggetto magico invertì la sua rotta e si abbattè con un tonfo sordo sulla testa del malcapitato rettile, che stramazzò a terra mezzo tramortito.
Al che, senza pensarci due volte, la ragazzina scattò in avanti, recuperò in un colpo solo boomerang e uovo e si diede alla fuga. Chi, quella sera, l'avesse vista correre nell'erba alta, avrebbe detto che possedeva le ali ai piedi da tanto procedeva spedita; e i lunghi capelli biondi, illuminati dal sole del tramonto, sembravano intessuti di fili di fuoco.
Una volta raggiunta la sua bella casa di legno ombreggiata dall'eucalipto centenario, la bambina si lasciò cadere trafelata su di una delle amache colorate che adornavano la veranda ariosa. Solo allora si permise di sbirciare l'uovo, riposto in tutta fretta nella tasca anteriore della salopette di jeans sdrucita: il guscio azzurrino risplendette alla luce della luna appena sorta, strappandole un sospiro ammirato.
Poco dopo, una figura scura scivolò fuori da una delle porte-finestra e le si avvicinò. Si trattava di Madama Hanya Zahu, una potente strega aborigena vicina di casa degli Spinnet e nonna di Tommy, Jimmy e Wakiki, gli amici d'infanzia di Alicia.
G'Nite, figlia mia - la salutò la vecchia con un sorriso.
G'Nite, Nonna Hanya.
- Cosa tieni fra le dita, mia piccola e bionda spiffy?
- Un uovo azzurro - rispose lei, mostrando il suo tesoro alla strega. - L'ho salvato da un varano. L'anatra che lo ha deposto è stata uccisa da un dingo...
Nonna Hanya ridacchiò, mettendo in mostra i denti bianchissimi che risaltavano sulla pelle scura.
- Un'anatra, dici? - le domandò con fare bonariamente canzonatorio. - Beh. Fra una decina di giorni dovrebbe schiudersi; vienimi a trovare quando ciò accadrà. E nel frattempo non lascialo mai solo, e soprattutto parlagli, mi raccomando.
Alicia annuì e, nei giorni che seguirono, fece come le era stato detto.
Per prima cosa si fece consegnare dalla mamma uno scampolo di cotone australiano, con il quale confezionò una piccola borsa nella quale ripose l'uovo, che prese a portare sempre con sé. Durante il giorno lo portava a tracolla; la notte, invece, lo posava sul cuscino. Ogni tanto lo tirava fuori per rimirarlo incantata, sorprendendosi ogni volta di quanto fosse bello. E, proprio come Nonna Hanya le aveva raccomandato di fare, non smetteva mai di parlargli. Gli raccontava del più e del meno, del tempo, del caldo, delle escursioni alle grotte dipinte dagli aborigeni, dei bagni nel ruscello con i tre fratelli Zahu, delle opali di suo padre e dell'ultima vittoria dei Wallgong Warriors di Brisbane, la sua squadra di Quidditch del cuore.
E così finalmente, dopo una decina di giorni, l'ora della schiusa arrivò.
Non appena si avvide che il guscio cominciava ad incrinarsi, Alicia prese l'uovo fra le mani e trottò fino alla casa di Nonna Hanya. La vecchia strega l'aspettava seduta in veranda con un rinfresco all'eucalipto e una mezza dozzina di tortini di carne appena sfornati: sembrava in attesa della sua visita.
Grannee! Il momento è arrivato!
La vecchia sorrise alla bambina, che saltellava agitatissima. Con una carezza affettuosa le spostò indietro dalla fronte gli scarmigliati capelli del colore del grano.
Stt, figliolina. Lasciamo che il piccolo se la sbrighi da solo.
La schiusa fu veloce.
In men che non si dica, un piccolo becco celeste pallido frantumò il guscio; e subito dopo, con grande meraviglia di Alicia, un esserino minuscolo e completamente rosa fece capolino fra i frammenti infranti. La bambina lo guardò, incapace di proferire parola.
- Sei sorpresa? - le chiese allora Nonna Hanya, che era rimasta indietro di un passo per fare sì che il piccolo vedesse Alicia per prima. 
- Che... che cos'è?!
- È un piccolo Ornitomagico Australiano, Alicia - le rispose la strega. - Vedi? Non è ad un'anatra che hai salvato la vita, ma ad una delle specie magiche più interessanti della nostra amata terra. Ed ora, se anche tu lo vorrai, è tuo.
La piccola creatura, un po' caracollando e un po'strisciando sulle minuscole zampette palmate, si era avvicinata ad Alicia e la chiamava, facendo schioccare il piccolo becco.
- Dovrai nutrirlo con latte di opale per circa sei mesi - disse la vecchia alla bambina che, nel frattempo, aveva preso la bestiola fra le mani e la coccolava delicatamente col pollice, facendole emettere un ronzio soddisfatto. - E direi che questo giovanotto ha avuto fortuna dato che di certo, a casa di tuo padre, quelle pietre non mancano... 
- Latte di opale?!
- Ti spiego io come realizzare la mungitura, tranquilla.
Alicia era felice, tanto felice da stentare a crederci.
Sapeva che possedere un piccolo Ornitomagico era un privilegio riservato a pochi fortunati. Sarebbero stati amici: e lo sarebbero stati per tutta la vita, accadesse ciò che doveva accadere.
Dopo qualche tempo, Nonna Hanya ruppe nuovamente il silenzio.
- Hai già deciso come lo chiamerai?
Alicia le rivolse un gran sorriso; le iridi verdi della bambina fremevano di entusiasmo.
- Sì... si chiamerà Uluru, con la benedizione di Banaidja*!
- Davvero un nome importante - approvò la nonna, assolutamente soddisfatta.
 
(*) Banaidja, secondo la mitologia aborigena, è la divinità creatrice. Uluru è invece il nome aborigeno dell'Ayers Rock, il più importante sito cerimoniale dei nativi australiani.
   
 
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