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Autore: Lodd Fantasy Factory    13/12/2018    0 recensioni
James e Jon fissarono inconsciamente lo squarcio che si era aperto fra gli specchi: si chiesero quale realtà terribile celasse al suo interno. Le tenebre apparivano definite, come drappi consistenti agitati in modo spasmodico da entità ignote, lasciando di quando in quando spazio ad una miriade di volti fra le innaturali pieghe.
Poi, la porta a vetrate s'incrinò.
Erano senza via di fuga.
In trappola.
Genere: Azione, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Jon aveva risposto in modo evasivo, spiegando che sarebbe dovuto andare via presto, e si era già buttato a terra per portarsi avanti. James si convinse allora a tacere, ed a rimandare a più tardi i suoi folli quesiti. Di certo avrebbe avuto del materiale strampalato per un futuro racconto: “Il gioco della paura II”. Avesse sortito lo stesso scalpore del primo sul pubblico, ci sarebbe stato da ridere, anche se difficilmente più della prima volta.

Tuttavia, a pochi attimi dall'inizio della fase di workout, l'occhio del giovane cadde sullo specchio, precisamente nella zona dove le ragazze si stavano allenando.

A causa della penombra, gli ci volle qualche istante per comprendere cosa stesse accadendo alle sue spalle. Le due erano avvinghiate, e strusciavano i loro corpi sudati con rovente passione. Lo schiocco dei loro baci era diventato tanto intenso che gli fu impossibile distogliere lo sguardo.

«Jon, questa non puoi perdertela!» sussurrò divertito, calciandolo con un piede per infastidirlo.

«Me ne mancano solo altri cento!» commentò quello a denti stretti.

«Peggio per te!» rispose James, mettendosi a ponte, per fingere di starsi ancora allenando. I suoi occhi erano invece tutti per la scena piccante che stava a poco a poco degenerando, dall'altra parte della stanza. Rimase a fissarle per un lasso di tempo indefinito, sin quando l'addome non gli bruciò tanto da costringendo ad abbandonare la posizione.

Quando si tirò nuovamente su, vide le due ragazze fissarlo. Erano senza il top, mettendo in mostra i loro fisici atletici. Con fare malizioso, portandosi l'indice alle labbra, lo invitarono a raggiungerle.

Il giovane si fece guidare da un recondito istinto al quale tutti gli uomini sono soggetti, specialmente nei momenti nei quali il sangue è mal distribuito nel loro corpo.

James si abbandonò fra le braccia delle due, facendo scivolare le sue mani sui loro corpi sudati. Avevano la pelle fredda ma marmorea come una scultura, e le loro labbra sapevano essere gelide come metallo. Lo morsero, vogliose, tirandolo a sé ed appiattendosi contro gli specchi.

Più si lasciava andare alle carezze delle ragazze, più il giovane avvertiva un'estranea debolezza dominarlo, quasi il peso dell'allenamento gli stesse piombando addosso in quel preciso momento. Fece quindi per staccarsi, per riprendere fiato, ma gli fu del tutto impossibile: le due lo trattennero, mentre i loro occhi mutavano in specchi che riflettevano la sua immagine, sempre più decrepita, sciupata.

Lanciò un urlo di orrore, provando invano a liberarsi dalla loro morsa; più si agitava, però, più si sentiva debole. Le ragazze gli morsero il labbro inferiore ed il collo, questa volta con foga, incidendo la pelle con i canini. Presero a trascinarlo dentro lo specchio, rilasciando un macabro risolino.

La superficie riflettente era tramutata in un liquame rossastro, ribollente, dal quale si levò presto l'eco di raggelanti rantoli. Emersero all'improvviso migliaia di mani avvizzite, che si protendevano alla ricerca del suo corpo, graffiandolo e sporcandolo. Quando un gelido schizzò gli colpì le labbra, il giovane scrittore non ebbe alcun dubbio: era sangue!

«James!» lo chiamò Jon, colpendolo sul viso con un poderoso schiaffo. «Che cazzo stai facendo?».

Il giovane rinvenne.

Si ritrovò appiattito contro il vetro parzialmente frantumato, ansimante e a torso nudo. Il collo ed il labbro inferiore sanguinavano, palesando reali le ferite inferte dalle due ragazze.

«Dove sono finite?!» esclamò dopo esser caduto all'indietro, ed aver preso ad arretrare strisciando con i gomiti. «Allontanati Jon, quelle stronze mi hanno morso! Le mani volevano trascinarmi nel sangue...».

«Di chi stai parlando?» gli chiese ancora Jon, scettico. Lo fissava come se avesse davanti agli occhi un pazzo.

«Quelle due! Il vetro era diventato sangue... mi sentivo debole. Hanno cercato di uccidermi!».

«James... tu non stai bene. Ti ho visto con i miei occhi schiantarti contro gli specchi, mentre ti spogliavi. Forse è meglio se torni a casa...».

«Mi stai dando del pazzo? So cosa ho visto!» sbottò il giovane. «Ma concordo con te: dobbiamo andarcene di qui!».

Solo in quel momento entrambi realizzarono che la stanza era stata sigillata dall'esterno, e come la temperatura all'interno fosse calata drasticamente. L'ombra si era addensata.

«Smettila di fare l'idiota!» sbottò Jon, scansandolo, provando a forzare la porta. Era chiusa, benché non vi fossero lucchetti o serratura – vietate dalle norme di sicurezza. Eppure, era bloccata. Provò a battere i pugni contro le vetrate, certo di poter attirare l'attenzione.

Gli atleti parvero udire il suo richiamo, e si volsero tutti nello stesso momento, come in sincronia l'uno con l'altro. I loro occhi sgranati apparivano vuoti, privi di alcuna vitalità. I loro visi erano invece increspati da ghigni inquietanti, distorti, perversi. Mostrarono i denti.

Abbandonarono gli esercizi per fiondarsi feroci contro la porta. Presero a battere i pugni sui vetri, con foga crescente, accalcandosi e schiacciando chi si trovava sotto di loro. Aumentavano di numero un secondo dopo l'altro, generandosi dal nulla. Il loro aspetto appariva sempre più macilento.

James e Jon fissarono inconsciamente lo squarcio che si era aperto fra gli specchi: si chiesero quale realtà terribile celasse al suo interno. Le tenebre apparivano definite, come drappi consistenti agitati in modo spasmodico da entità ignote, lasciando di quando in quando spazio ad una miriade di volti fra le innaturali pieghe.

Poi, la porta a vetrate s'incrinò.

Erano senza via di fuga.

In trappola.

 
   
 
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