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Autore: laira16    13/12/2018    0 recensioni
Bella ha 18 anni, vuole godersi la vita e spassarsela con i suoi amici.
Edward la insegue e ogni volta lei scappa con mille stratagemmi.
Una storia che vuole essere allegra e frizzante.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Dopo un tempo interminabile, nuovo capitolo e...nuova fuga!

BELLA’S POV

Anche quando eravamo ormai ben lontani da LaPush, continuai ad urlare contro Mike perché andasse sempre più veloce. Alla fine si fermò sgommando davanti ad un fast-food sulla strada per Port Angeles, il che significava che ci eravamo lasciati alle spalle Forks da circa 15 km. Quando ci fermammo, Mike spense il motore e riprese fiato come se avesse corso un Grand Prix di Formula 1 e lo trovai ridicolo sennonché mi accorsi di essere anche io con il fiatone. Evidentemente dovevo essere rimasta anche io con il fiato sospeso per l’urgenza di fuggire da Edward.

Quando ci fummo ricomposti, Mike parlò: “Ma si può sapere che diavolo ti è successo? Perché sei voluta scappare così?”. Strinsi i pugni mentre gli rispondevo: “Edward sta diventando una persecuzione. Non avevo voglia di sorbirmi un’altra delle sue filippiche per convincermi a farmi impalmare!”.

“E tu con tutti quei ragazzi proprio me hai dovuto sequestrare?” esclamò con gli occhi sbarrati “Non ci hai pensato al fatto che non appena mi rivedrà, mi sottoporrà al terzo grado per sapere che cosa ti ho fatto e dove ti ho portato?”. Ma era matto? Possibile che gli sfuggisse la cosa più importante in tutta quella storia?

“Mike” lo apostrofai “Tu devi ritenerti fortunato che non si sia sparsa troppo la voce della nostra scopata. Se Edward lo sapesse, ti spezzerebbe le ossa” Stava per rispondermi ma quando colse il senso di quello che gli avevo detto, l’unica cosa che riuscì a dire fu: “Oh.”

“Esatto. Oh.” Gli feci il verso incrociando le braccia e mi misi a guardare fuori nel buio illuminato soltanto dall’insegna del fast food.

Dopo qualche minuto, Mike proferì con: “Beh, allora che cosa facciamo?”. Lo guardai interrogativa, cercando di capire dove volesse andare a parare perciò si affrettò a dire: “E’ soltanto mezzanotte e la notte è ancora lunga. Che dici se andiamo in una spiaggia qua vicino e ci facciamo un po' brilli? Ho qualche birra nel bagagliaio” Avevo deciso di non bere ma l’aver rivisto Edward mi aveva messo così tanta tensione addosso che avevo bisogno di tranquillizzarmi un bel po'. Perciò annuii e ci dirigemmo alla volta di quella spiaggetta che aveva nominato Mike.

“Qualche birra” si tradusse in una decina di birre e ce le scolammo tutte dalla prima all’ultima. Dovevamo semplicemente diventare un po' brilli e invece ci ubriacammo come asini. La serata si tramutò in una gara a chi la sparava più grossa tra me e Mike e alla fine ci abbandonammo alle nostre pulsioni. Per la gioia di quell’idiota scopammo un’altra volta e lo facemmo alla grande. Non ero una poco di buono ma purtroppo l’alcool aveva il potere di farmi perdere il senno e la lucidità e di farmi andare a letto proprio con un imbecille come Mike. Però, stranamente, in quell’occasione fu la sua imbecillità a salvarmi: Mike aveva il vizio di uscire indossando un preservativo direttamente sul pene in modo che se avesse scopato da ubriaco non avrebbe corso il rischio di ritrovarsi una sorpresina qualche mese dopo. In quel modo, ero riuscita a salvarmi anche io.

Mi svegliai di soprassalto quando sentii la suoneria del mio telefono. “Supermassive black hole” dei Muse. Mi tolsi di dosso qualcosa di pesante che mi accorsi essere il braccio di Mike e andai alla ricerca della borsetta da cui proveniva la suoneria. Dopo una breve lotta con le gambe di Mike, riuscii a trovarla e risposi. “Pronto?” mugugnai con voce impastata. “Bella!”. Riconobbi subito la voce di mia sorella. “Rose…” risposi abbandonandomi ad uno sbadiglio. “Dove cazzo sei?” digrignò tra i denti mia sorella. “Sono…”… in camera. Ma mi bastò avvertire il dolore al collo e osservare i primi raggi di sole che lambivano le onde del mare per capire che non mi trovavo esattamente nella mia dimora. Mi voltai di scatto per vedere accanto a me Mike che russava con la testa appoggiata sul clacson e recuperai all’istante la memoria di tutto quello che era accaduto. “Rose…”chiesi con un misto di angoscia “Che ore sono?”. “Sono le cinque e mezza del mattino, idiota. Muoviti a tornare!” E mi chiuse il telefono in faccia. Le cinque del mattino! Cazzo, avevo soltanto tre quarti d’ora per tornare a casa prima che papà si svegliasse e trovare un modo per rientrare senza fare accorgere lui e mamma della mia fuga notturna. “Mike!” cominciai a dire in preda all’agitazione più totale. “Mike!” gridai scuotendolo per un braccio anche se sembrava che non volesse saperne proprio di svegliarsi. Continuava a russare facendomi capire che non mi aveva affatto sentito così alla fine gli spinsi la testa contro il clacson e lo feci strombazzare. Un po' per il dolore, un po' per il rumore si svegliò si soprassalto e gridò: “Non ho i testicoli azzurri!”. Lo guardai cercando di capire a cosa si stesse riferendo e per qualche secondo rimase interdetto come se non avesse preso ancora pieno contatto con la realtà. Alla fine, dopo qualche secondo, si rese conto di trovarsi nella sua macchina e mi guardò arrossendo per quello che aveva appena detto. “Hai le palle azzurre, Michael?” gli chiesi stranita ma lui sbuffò e mi domandò a sua volta: “Perché mi hai svegliato così male, Bella?”. Piagnucolava quasi ma non gli detti retta e cominciai a parlare di fretta. “Sono le cinque e mezza del mattino. Devo tornare a casa prima che mio padre si svegli.”

“Oh Signore, Bella” si lamentò, alzando gli occhi al cielo “Hai diciotto anni e se tu volessi potresti anche ritornare lunedì mattina.” “Forse a casa Newton, ma a casa Swan a meno che tu non voglia farti cacciare di casa devi essere a casa prima del coprifuoco! E ora accendi questa scalda-noccioline!”

“Non ci penso proprio. Io torno a dormire” e nel dirlo si accoccolò sul sedile chiudendo gli occhi. Rimasi allibita, cercando di capire se stesse scherzando ma evidentemente era serissimo. Perciò mi vidi costretta a giocare la mia unica carta: “Mike o mi riporti a casa oppure dico ad Edward che hai scopato con me”. Lo convinsi alla grande perché riaprì gli occhi e in meno di un secondo mise in moto la macchina e cominciò a fare marcia indietro. “Ti odio, Bella!” esclamò con rabbia mentre io sorridevo soddisfatta di essere riuscita a ottenere ciò che volevo.

Dovetti ringraziare il cielo di avere una sorella maggiore troppo intelligente. Quando scesi al volo dalla macchina di Mike, trovai Rose che mi aspettava sulla porta in pigiama e le ciabatte. Avevo costretto Mike a correre alla velocità della luce perciò in dieci minuti ero riuscita a tornare a casa.

Non appena varcai la soglia, Rose chiuse la porta dietro di sé facendo un rumore minimo. Recuperai il fiato per la piccola corsa fatta e quando ebbi finito, alzai lo sguardo incrociando quello di mia sorella che mi fissava come un assassino. “Che c’è?” chiesi con tono sconcertato. “Io ti ammazzo, Bella!” gridò sottovoce per non farsi sentire da mamma e papà. “E perché?” “Hai idea dello spavento che mi hai fatto prendere quando ho visto che non c’eri nella tua stanza?” chiese senza riprendere il respiro neanche una volta. Non le risposi per niente e salii subito le scale, diretta in camera mia ma comunque attenta a non svegliare i miei genitori. Volevo dirle Grazie ma quella sua versione da mamma chioccia mi aveva fatto innervosire troppo. Lei mi seguì e appena entrate in camera, si chiuse la porta alle spalle.

Mi stesi su letto, godendo finalmente di un materasso vero dopo aver avuto il collo martoriato dal sedile di una macchina. L’odore delle lenzuola era un aroma paradisiaco rispetto all’odore di trota che regnava nella macchina di Mike e mi sarebbe bastato questo per addormentarmi in pace se non ci fosse stata mia sorella a blaterare sottovoce. La situazione aveva decisamente del comico perché Rose avrebbe dovuto urlarmi contro ma era costretta a farlo a voce alta per non svegliare i nostri genitori.

“Ho visto la macchina di Mike. Che cosa hai combinato stanotte?” esclamò. La fissai intensamente con uno sguardo pieno di sottintesi e non le ci volle molto per capire. “Oh, Bella! Non Mike!” si lamentò passandosi teatralmente una mano sul viso. “Ero ubriaca, Rose!” protestai sottovoce perché il suo tono mi aveva messo una punta di senso di colpa. “E tu ti vai ad ubriacare proprio con Mike Newton? Sapendo benissimo quello che poteva succedere?”.

“Sono dovuta scappare da Edward, perciò ho avuto bisogno di allentare un po' la tensione” spiegai meglio che potevo mentre il sonno cominciava ad appannarmi la lucidità. Sbadigliai nel momento in cui Rose esclamava: “Edward?”. Non sentii neanche una delle sue parole successive perché caddi in un sonno profondo.

“Sveglia, pelandrona!” Ma che diavolo…? “Bella, svegliati! È tardi!” Oh mio Dio! Mamma! “Bella, svegliati! Stai dormendo da quasi 12 ore!” E allora, mamma? La scenetta andò avanti per un bel po' finchè mia madre non tirò le tende, facendo entrare la luce del sole. Mi accecò e d’istinto mi portai un braccio sugli occhi per coprire quel riverbero improvviso. Mi lagnai come un cagnolino mentre mia madre copriva i miei lamenti con la sua voce: “Bella, muoviti!” Aveva abbandonato la modalità Mamma Chioccia per entrare pienamente nello stile Hitler. “Mamma” mi lamentai ancora continuando a tenere il braccio sugli occhi “La scuola è chiusa. Non puoi farmi alzare così presto”

“Sono le 11 del mattino, Bella! Stai dormendo da quasi 12 ore e non ho alcuna intenzione di vederti passare le vacanze a dormire!” Certo, peccato che invece di 12 ore fossi a letto soltanto da 5 ore. Ma non potevo dirle quello che avevo combinato quella notte, perciò mi rassegnai e mi alzai lentamente. Ebbi un immediato capogiro, probabilmente causato dalla sbornia che avevo preso ma mia madre non sembrò accorgersene. Cominciò a spingermi verso il bagno canticchiando: “Su su, signorina! A rendersi presentabili!” Corrugai la fronte perché non avevo la più pallida idea di dove volesse andare a parare.

“Perché devo rendermi presentabile?” chiesi rimanendo ferma sulla soglia del bagno. “Datti una sistemata e poi vieni al piano di sotto così potrò spiegarti tutto” mi rispose mentre scendeva le scale. Feci come aveva detto perché la curiosità era davvero troppa.

Dopo essermi sistemata i capelli in una coda e aver indossato i primi panni che avevo trovato, scesi giù in cucina e trovai la mamma intenta a cucinare per un esercito. Mi parve subito strano perché lei non cominciava prima del mezzogiorno a cucinare ma da quello che potevo vedere in quel momento stava cucinando da ore. Ripassai mentalmente tutte le date di eventi importanti e compleanni ma non c’era nulla che corrispondesse a quella data.

Perciò mi sedetti e presi una banana per fare colazione. Avrei dovuto mangiare qualcosa in più ma la nausea provocata dalla sbornia era decisamente troppa. “Si festeggia qualcosa?”  Senza distogliere lo sguardo dalle teglie, mamma disse: “Vengono a trovarci i tuoi zii!”. Carmen ed Eleazar Swan, i nostri zii da Port Townsend. Eleazar era il fratello di mio padre e si era trasferita a Port Townsend, dopo essersi sposata con la zia Carmen. Adoravo i miei zii perché erano le persone più oneste e amorevoli del mondo ma odiavo le loro visite dato che significavano soltanto una cosa… Victoria. La mia insopportabile e odiosa cugina.

Tutti abbiamo quel parente in famiglia che odiamo da morire e nel nostro caso si trattava della suddetta ragazza, nata per rendere la vita un inferno alle cugine. Victoria aveva un anno in meno di Rosalie ed era la stronzaggine di una cattiva da telefilm triplicata all’ennesima potenza. Il nostro astio reciproco era cominciato da bambine quando lei veniva a trovarci con i suoi vaporosi vestiti da principessa e prendeva in giro noi ragazze “campagnole” con jeans e camicia a quadri. Era andato tutto avanti poi nell’adolescenza quando faceva l’oca con i ragazzi di Forks e cercava di mettere in giro delle voci imbarazzanti su di noi. Con Rose, l’odio era cresciuto alle stelle quando ci aveva provato con Sam. Sebbene i due non stessero insieme, mia sorella era gelosa marcia e gliele avrebbe suonate di santa ragione se non fosse intervenuto in tempo lo stesso Sam. Per Alice, il fondo era stato quando aveva rubato le sue bozze per un progetto d’arte e le aveva date ad una compagna di corsi che non sopportava.

E con me? Con me, l’odio era ancora maggiore che con le mie sorelle. Victoria mi aveva sempre odiato per un motivo, e cioè Edward. Nonostante avesse un paio d’anni in più di lui, avrebbe dato qualsiasi cosa per finire sopra il suo pene e scoparselo a dovere. Aveva un debole per lui da anni e ogni volta che tornava da Port Townsend, provava a soffiarmelo. Ma non solo Edward era troppo innamorato di me ma era troppo cocciuto e decisamente fissato con me per prestare attenzione a lei.

Così quando la mamma mi annunciò dell’arrivo dei miei zii, mi venne quasi spontaneo esclamare: “Oh no! Victoria, no!”. La mamma si voltò immediatamente a fissarmi con occhi severi. “Isabella Swan, vedi di comportarti bene con tua cugina.” Sapevo benissimo che la sua, in realtà, era soltanto una recita dettata dal senso del dovere perché neanche lei poteva sopportare Victoria. “Non fare la finta moralista. Sappiamo benissimo che neanche tu la sopporti” la accusai puntandole il dito contro. Non sapendo come rispondermi, sbuffò e continuò a tagliare qualche verdura sul tagliere. Rimasi per qualche minuto per finire di mangiare la mia banana poi decisi di tornare di sopra perché avevo bisogno di distrarmi dal malessere provocato dalla notizia dell’arrivo della cara cugina. “Dì alle tue sorelle di prepararti! Gli zii dovrebbero arrivare tra una ventina di minuti!” urlò mia madre mentre salivo le scale e neanche le risposi. Arrivata in cima, per poco non fui investita da Rose che andava avanti e indietro per il corridoio grugnando proteste e parolacce. Non mi ci volle molto per capire che quel comportamento da parte sua era provocato dalla notizia dell’arrivo della vipera.

Entrò nella camera di Alice e la seguii a ruota. Quando entrai lei stava continuando ad andare avanti e indietro lungo la stanza, mentre Alice faceva scarabocchi su di un foglio pressando un po' troppo la matita. “Avete ricevuto la splendida notizia?” domandai sarcastica mentre mi sedevo per terra. “Non si vede?”  mi rispose Alice spezzando la punta della matita. Rosalie insultava la cugina “Quella disgraziata, quello scempio… q-quella…” “Puttana?” suggerii io fissando il pavimento. “Esatto!” strillò sollevando le braccia al cielo esasperata. “Sono tornata dall’università sperando di trovare un po' di pace e invece devo sorbirmi quella iena!” si lamentò Alice che aveva finalmente lasciato in pace la povera matita. “Ma perché hanno deciso di tornare proprio adesso?” chiesi pensando che effettivamente era molto strana la scelta di quel periodo per tornare a Forks. “Non ne ho la più pallida idea” rispose Rose “So soltanto che prima andranno via e meglio sarà per noi!”

“Voi ce l’avete con lei per cose successe anni fa. Per me invece è ancora fresca fresca l’ultima volta che ha provato a portarsi Edward a letto” spiegai alle mie sorelle per cercare di ammansirle. “Beh, vedrai che contentezza quando saprà che vi siete lasciati. Correrà alla centrale di polizia e gli aprirà le gambe senza pensarci due volte!” “Non oserà!” scattai subito neanche rendermene conto e mi alzai in piedi in un nanosecondo. “Calmati, Bella. Ti ricordo che questa notte te la sei spassata alla grande con Mike quindi non devi proprio parlare” mi apostrofò Rosalie. “Mike?” urlò Alice spalancando gli occhi per la sorpresa.

Nascosi la testa tra le mani per la vergogna. “Dai Alice, urla più forte che la mamma non ti ha sentito dal piano di sotto”. “Capisco che tu abbia lasciato Edward perché stava diventando sempre più asfissiante ma se l’hai fatto per scoparti Mike, mamma mia che cazzata hai fatto!” predicò mia sorella mentre continuavo a sottrarmi alla sua vista. “Ero ubriaca, va bene?” dissi esasperata “Mi sono fatta qualche birra di troppo e sono finita a scopare con quel coso. Non farmici pensare più!”. Le tirai un cuscino che lei prontamente schivò per poco.  “Ragazze” urlò mia madre dal piano di sotto “Gli zii sono arrivati!”. E proprio in quel momento, sentimmo chiaramente il rumore degli pneumatici nel vialetto. Ci guardammo disperate negli occhi e alla fine sospirammo cercando di prepararci mentalmente a quel supplizio. “Muovetevi a scendere oppure faccio dormire Victoria in camera con una di voi!”. Ci bastò questo per fiondarci come delle libellule e allinearci alla base delle scale.

Quando zia Carmen e zio Eleazar entrarono, ci guardarono con dei sorrisi così enormi da riscaldarci il cuore. Ci salutarono con degli abbracci enormi rischiando quasi di stritolarci ma non ci importava perché li volevamo bene da morire. “Ragazze” disse zia Carmen fissandoci con disapprovazione “Quella scellerata di mia cognata vi fa mangiare? Siete così magre!”. La mamma alzò gli occhi al cielo. “Sì, Carmen. Fanno tre pasti completi al giorno!”. Zia Carmen la fissò con disapprovazione ancora maggiore “I pasto giornalieri sono quattro, scellerata!”. La mamma e lo zio si fissarono negli occhi per qualche secondo e poi alzarono gli occhi al cielo. Tutto sommato, l’atmosfera che si era creata era decisamente tenera. Poi a rovinarla arrivò il Demonio.

Avete presente quelle scene da film thriller in cui il cattivo entra in una stanza accompagnata da fulmini e musiche catastrofiche di sottofondo? Ecco, la scena con cui Victoria entrò in casa fu più o meno quella. Fece il suo ingresso trionfale in un vestito rosso di seta con un enorme cappello di vimini in testa e occhiali da soli griffati. “Caaaare!” esclamò. Da quando era stata a New York per due settimane, aveva preso quel maledetto vizio di parlare allungando le vocali perché sosteneva che la gente VIP newyorkese parlasse in quel modo. Un gelo si diffuse tra noi quattro abitanti di quella casa mentre il Demonio faceva il suo ingresso nella casa in un turbinio di veli rossi come una danzatrice del ventre. “Ziiiia Renè!” esclamò ancora avvicinandosi a mia madre e stampandole un bacio enorme sulla guancia. Quando si allontanò, mia madre aveva un mastodontico calco rosso sulla guancia ed era rimasta di stucco per quel bacio scioccante. Noi tre cominciammo a tremare di paura mentre si avvicinava verso di noi. “Caaare cugine!” disse abbracciandoci tutte e tre contemporaneamente e come la mamma, ci ritrovammo con un calco rosso sulla guancia. Rimasi impalata sul posto e tutto ciò che riuscii a fare fu voltarmi verso Alice accanto a me, che stava riflettendo se strozzare Victoria o se darsi fuoco alla guancia. “Che beeello tornare qui!” trillò in modo ruffiano girandosi intorno. “Non è cambiato nulla. Ci sono ancora i vecchi centrini di nonna Marie. Oh zia, il tuo gusto per le cose vecchie è semplicemente adorabile”. Victora 1, Mamma 0. Dalla sua faccia, si notava chiaramente che avrebbe voluto prenderla a schiaffi perché ci aveva messo anima e corpo per decorare quella casa. Sicuro che avremmo dovuto continuare ad essere gentili con quel manico di scopa? “Beh, anche voi ragazze non siete troppo diverse da vostra madre” continuò Victoria squadrandoci con un sorriso falso come il suo seno “Rose, hai ancora la maglia che ti hanno regalato il Natale di quattro anni fa!”. E trillò con una risatina da perfetta imbecille.

La cosa più incredibile in tutto questo era il fatto che gli zii la guardavano sorridenti convinti che tutto quello che Victoria stesse dicendo fosse un apprezzamento. Erano adorabili e generosi, ma erano anche dei perfetti babbei. “Sì Victoria, me l’ha regalato Sam, ricordi?” rispose Rosalie fissandola beffarda e questo bastò ad ammutolirla perché Sam non era mai caduto ai suoi piedi. Deglutì rumorosamente e con il viso rosso dall’imbarazzo fece totalmente finta di nulla. “Ma dov’è il mio cucciolotto?” E adesso chi diavolo era il cucciolotto? In un evanescente tripudio di veli, si diresse alla porta e con voce gracchiante cominciò a dire: “Cucciolotto! Amore mio, vieni! Vita mia!”. Ok, aveva usato soltanto sei parole e già avevo voglia di tentare il suicidio per non sorbirmi le sue scenette da strapazzo. “Signori, ecco a voi il mio tesorino!”. Nell’accecante luce del sole, si fece avanti una figura alta quasi due metri e Victoria lo annunciò con il tono di chi deve annunciare il vincitore dell’Oscar: “Vi presento Emmett!”. E comparve Emmett sulla soglia.

A me, mia madre e le mie sorelle si gelò immediatamente il sangue nelle vene alla vista di Emmett. Soprattutto perché era quell’Emmett. In un secondo che parve un’ora intera, nella mia testa successe di tutto e la mente si riempì di ricordi. Alzai istintivamente le braccia all’altezza del petto per prendere al volo una Rosalie svenuta ma non accadde nulla. “Bella, perché tieni le braccia in quel modo?” mi chiese stranita zia Carmen. “Io…non lo so…” le risposi come un automa mentre continuavo a fissare un Emmett sorpreso e gelato sul posto quanto noi. In quel momento subentrò l’indecisione se rivelare di conoscerlo o assumere un’espressione di velata indifferenza. “Sembra che abbiate visto il Padre Eterno!” esclamò zio Eleazar. Bastarono quelle parole per riportarci tutte alla realtà. Tutte, tranne Rosalie, che continuava a rimanere immobile sul posto. La battuta dello zio doveva essere piaciuta a Victoria perché cominciò a strusciarsi su Emmett mentre diceva: “Puoi dirlo forte. Lui è un dio!”.

La mamma si schiarì la voce prima di dire con incertezza palpabile: “Vicky, chi è questo bel giovanotto?”. Emmett deglutì rumorosamente a quel complimento perché la mamma glielo aveva detto tante altre volte.  “Che domande, zia!” rispose il Demonio continuando a strusciarsi su Emmett “E’ il mio fidanzato!”. Oh, questo si era intuito alla grande. “E non sapete la notizia più bella!” aggiunse entusiasta lo zio con la zia che sorrideva orgogliosa. “Che cosa?” chiese cauta Alice mentre una certa aria di trepidazione si diffondeva nell’aria. “Alla fine dell’estate ci sposiamo!”. Patatrac! Il rumore che fece il cuore di Rose fu peggio della rottura di una diga. Tornammo tutte e quattro ad essere gelide e impalate sul posto senza sapere che cosa dire. Per dovere di facciata, avremmo dovuto sprecarci in effusioni di gioia e complimenti, mamma per prima, ma il tiro mancino che ci aveva giocato il destino era decisamente troppo. Quell’arpia si stava per sposare con quello che, una volta, era stato il grande amore di Rose. E tutte noi sapevamo che non lo aveva mai realmente dimenticato.

Il tempo sembrava essersi fermato e nessuna di noi sapeva come reagire a quella notizia. “Beh, che avete da fissarci con quelle facce?” si lamentò Victoria guardandoci con aria sconcertata. Possibile che non si fosse accorta del fatto che anche il suo fidanzato aveva la nostra stessa faccia? La mamma fu la prima di tutte noi a risvegliarsi dal torpore in cui eravamo cadute e balbettando chiese: “Oh, è una notizia meravigliosa! Aspetta soltanto che lo dica a tuo zio e vedrai come resterà contento!”. Sì, papà contento per quella serpe che si sarebbe volentieri messo sotto le scarpe. “Avete già scelto in quale luogo vi sposerete?”. Mi aspettavo una risposta come Aspen o Miami in Florida da una snob come lei ma la terza notizia fu la sciabolata finale: “Ci sposeremo qui a Forks!” trillò entusiasta come un uccellino. “Questo significa che…” cominciò a dire Alice ma non ebbe il coraggio di finire. “Resteremo qui per tutta l’estate!” concluse Satana col capello. Non so come nessuna di noi quattro riuscì a non svenire.

“Malefica, arma del demonio, belzebù, rifiuto dell’inferno, megera…”. Eravamo nel supermercato da circa mezz’ora e Alice non aveva ripreso fiato neanche per un attimo mentre insultava Victoria. Aveva usato insulti di cui non conoscevo neanche l’esistenza e mi aveva fatto venire un mal di testa infernale. Nel momento in cui ci aveva annunciato che sarebbe rimasta a Forks per tutta l’estate, Alice non le era saltata per poco addosso e ci aveva pensato nuovamente la mamma a salvare la situazione mandandoci a comprare melanzane, nonostante ne avesse cinque chili nel freezer. Mi massaggiai stancamente la testa mentre Alice continuava a blaterare e non facendocela proprio più, gridai: “Piantala, Alice!”. Le persone in quella corsia si girarono a guardarmi come se fossi io la pazza e non quella idiota capace di insultare una persona in lingue anche sconosciute. “Come faccio a rimanere in silenzio mentre quella troia si prende il fidanzato di nostra sorella?” protestò Alice afferrando con pericolosa forza un barattolo di pelati. “Ex-fidanzato” la corressi “E prima che tu possa dire qualcosa, ti ricordo che è stata Rosalie a lasciarlo”.

“La stai difendendo, Bella?” mi chiese minacciosa Alice brandendo il barattolo di pelati come una mannaia. “No” dissi subito sorvegliando quel coso che aveva in mano “Sai bene anche tu che detesto quanto te la prospettiva di avere quella palla tra i piedi tutta l’estate. Ma per quanto riguarda Emmett, non possiamo fiatare. E’ stata Rose a mollarlo e lui è andato avanti. Non mi piace che l’abbia fatto con quel manico di scopa ma non abbiamo diritto di parola su questo”. Alice non ci stava proprio a mollare l’osso e aprì la bocca per controbattere ma non l’ascoltai neanche perché impallidii alla vista della persona alle sue spalle che stava venendo verso di noi. Anche quella volta senza divisa, Edward veniva nella nostra direzione con le braccia rivolte al cielo e un sorriso smagliante.

La mia reazione fu fulminea: afferrai saldamente il pacco di farina da un chilo che avevo in mano e glielo tirai beccandolo direttamente sulla pancia. A causa dell’urto, gridò dal dolore e cadde all’indietro mentre il pacco di farina roteò stranamente per aria rovesciando, poi, tutto il contenuto per terra. Due secondi dopo, Edward fissava frastornato me ad Alice con la faccia interamente bianca come uno yeti. Afferrai mia sorella che urlava e me la tirai dietro mentre fuggivo dal supermercato.

Fine del capitolo.
Chiunque ritenga che Bella sia una ragazza leggera e superficiale per il semplice fatto di essere andata a letto con Mike, potrei dare ragione. Ma Bella è una ragazza di 18 anni e ne avevo abbastanza del prototipo di una Bella principessa dai solidi principi e a tratti, "pallosa". Non so voi, ma a me piace parecchio in questa un pò più easy. Vi ringrazio della visita e vi chiedo gentilmente di commentare perchè mi farebbe piacere sapere ciò che ne pensate. A presto!

  
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