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Autore: laira16    02/11/2018    0 recensioni
Bella ha 18 anni, vuole godersi la vita e spassarsela con i suoi amici.
Edward la insegue e ogni volta lei scappa con mille stratagemmi.
Una storia che vuole essere allegra e frizzante.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Nuovo capitolo fresco di scrittura! Vi auguro una buona lettura!
 
Quando rientrai in casa, buttai lo zaino sul divano e corsi immediatamente in camera mia. Misi della musica a tutto volume e cominciai a danzare per tutta la stanza come una pazza. L’intento iniziale era quello di darmi alla pazza gioia per la fine della scuola ballando come una matta, ma ci riuscii a malapena a causa del nervosismo provocato dall’incursione di Edward a scuola. Era più cocciuto di un mulo e non avrebbe rinunciato mai.

Facciamo un passo indietro… chi era Edward?

Il mio ex-ragazzo? Affermativo.

L’amico che conoscevo da tutta una vita? Affermativo.

Quello che nonostante la fine della nostra storia continuava letteralmente a perseguitarmi? Ancora affermativo.

Ci conoscevamo da tutta una vita. Lui aveva due anni più di me quindi la stessa età di mia sorella Alice ma eravamo sempre stati io e lui ad essere inseparabili. Cazzo e culo, come avrebbe detto Tyler. Così quando ci eravamo messi insieme, 14 anni io e 16 anni lui, nessuno era rimasto sorpreso, neanche i miei genitori. “L’ho capito quando hai compiuto 6 anni che vi sareste messi insieme prima o poi.  Anzi mi sorprende che ci abbiate
messo tutto questo tempo ” aveva detto mia madre senza battere ciglio.

La nostra storia era stata semplicemente fantastica. Sebbene non fossimo i più popolari, al liceo tutti ci ammiravano come coppia per il nostro affiatamento e la nostra perenne voglia di stare insieme. Neanche il trasferimento di Edward a Seattle per frequentare l’Accademia di Polizia aveva scalfito il nostro rapporto.
Insomma, era stato tutto così perfetto che sembrava impensabile il fatto che potessimo lasciarci.

Ma a rovinare la festa, ci aveva pensato proprio Edward due mesi prima, subito dopo aver conseguito il distintivo da poliziotto. Mi aveva preso da parte e aveva cacciato un anello di fidanzamento, mettendosi in ginocchio e chiedendomi di sposarlo.

“Che romantico” avrà pensato qualcuno. Prendere un simile impegno con la propria ragazza e prendersi la briga di mantenerlo per tanti anni è meraviglioso. Sì, perché sicuramente era questo che voleva Edward. Assumersi l’impegno e aspettare almeno che io finissi il college per sposarci.

Peccato che lui avesse ben altro in mente. E cioè, sposarci appena finita la scuola a giugno e aspettare la fine del liceo per mettere su famiglia.

Quando me lo disse, per poco non mi uscirono gli occhi dalle orbite. Cominciammo a litigare furiosamente e ce le dicemmo di cotte e di crude finchè non me ne andai comunicandogli a gran voce la fine della nostra storia.

Così avevo avuto inizio quella persecuzione che durava da due mesi, con messaggi e chiamate continue  e giri intorno a Forks per stanarmi ovunque fossi. Stalking? Probabilmente per qualcuno sì, ma non per me. Sapevo che Edward non mi avrebbe mai fatto del male e ogni volta che entrava in contatto con me si dimostrava sempre molto dolce e gentile. Probabilmente sarei anche tornata sui miei passi per rimettermi insieme a lui ma lo conoscevo abbastanza da sapere che in quel caso sarebbe tornato ad insistere affinchè ci sposassimo.

Mio padre era rimasto molto male della nostra rottura ma aveva finito per darmi ragione quando ne aveva saputo il motivo. E lo stesso fu per mia madre e le mie sorelle.

Mentre cercavo di non pensare ad Edward, sentii bussare alla porta e andai ad aprire. Mia sorella Rosalie stava sulla soglia, torreggiando su di me con il suo metro e settantacinque e fissandomi come un’assassina. Percependo aria di guai, alzai rassegnata gli occhi al cielo e chiesi: “Che c’è, Rose?”. “Potresti abbassare la musica? Sono in videochiamata con Fridge e non sento niente di quello che vuole dirmi!” sputò furiosa battendo il piede per terra. La fissai perplessa e chiesi: “Chi è Fridge?” Che razza di nome! Sembrava una marca di frigoriferi. Sospirò teatralmente e rispose: “Il figlio dell’avvocato Norton!” La mia perplessità aumentò sempre di più perché non capivo di chi diavolo stesse parlando Rose. “L’avvocato Norton?”

“Andiamo, Bella. Il titolare dello studio dove sto facendo il praticantato” Non appena mi disse quelle parole, collegai immediatamente e mi ricordai di quello che ci aveva raccontato il giorno prima. Quel Fridge doveva essere il tizio con cui mia sorella si stava frequentando, il figlio dell’avvocato che le stava facendo fare quella specie di tirocinio.  “Perché stai tenendo la musica a volume così alto?” mi chiese Rosalie abbandonando un po' i toni aggressivi ed esasperati. Forse doveva averla messa in guardia la mia espressione avvilita e a tratti esasperata. “Per dimenticare” dissi mentre mi voltavo per andare ad abbassare il volume della musica.
“Dimenticare cosa? “

“Edward” risposi semplicemente alzando le spalle. Rosalie fece un versaccio per sfogare la propria esasperazione dato che anche lei si stava stufando delle insistenze del mio ex. “Che diavolo vuole adesso?” esclamò fissando di fronte a sé mentre si grattava la fronte. Le raccontai brevemente del nostro scambio senza omettere neanche la mia fuga notturna (dato che lei ne era al corrente e spesso e volentieri mi aveva coperta) e quando le raccontai del modo in cui ero riuscita a fuggire, scoppiò a ridere come una matta.

Una volta ricompostasi, riassunse la sua espressione solita e commentò con un sospiro: “E’ sempre stato una testa dura. Non vuole proprio capire che fareste un errore a sposarvi adesso che siete così giovani.”

“Rose, io non voglio sposarmi. Né ora né quando finirò il college. Tra 10 o 15 anni ok, ma non adesso. Ho soltanto 18 anni e non so neanche che cosa ho voglia di mangiare stasera quindi figuriamoci se ho intenzione di mettermi a programmare un matrimonio” Lo dissi tutto d’un fiato e con grande rabbia perché quella situazione era davvero assurda e mi sembrava una prepotenza da parte di Edward pretendere che ci sposassimo. Infatti Rose rimase perfettamente in silenzio, segno che mi stesse dando ragione in pieno.

Impallidimmo come due fantasmi quando sentimmo un urlo provenire dal fondo del corridoio. Era Alice che gridava come una matta dalla sua stanza perciò corremmo con il cuore in gola per la paura che ci fosse un malvivente . La scena che si presentò ai nostri occhi aveva dell’incredibile: Alice stava in piedi sul letto rannicchiata contro la parete e brandiva un appendiabiti di plastica come arma contro un mucchio di vestiti sparsi per terra. Squadrammo la camera da cima a fondo ma non c’era traccia di un malvivente nella stanza . “Si può sapere che diavolo ti prende, Alice?” le gridò contro Rose “Ci hai fatto venire un infarto”

“Quel mucchio si muove!” strillò terrorizzata l’altra indicando il mucchio di vestiti in modo isterico. Effettivamente c’era qualcosa che si muoveva sotto e per un attimo il terrore afferrò anche le nostre menti. Finchè almeno io non realizzai di che cosa o meglio di chi potesse trattarsi e quando me ne resi conto, scoppiai a ridere. Rosalie ed Alice mi guardarono come se fossi ammattita ma mi voltai verso quella pazza sul letto e la presi in giro: “Adesso ti lasci spaventare anche dal tuo amorino, Alice”. Entrambe inclinarono la testa senza capire che cosa stessi dicendo perciò alzai il mucchio di vestiti da cui emerse un piccolo esemplare di bulldog francese. Pitty, la cagnolina di Alice, ci fissava con i suoi occhioni scodinzolando in attesa di qualche coccola da parte nostra. L’espressione di Alice da terrorizzata divenne incredula per poi farsi entusiasta e sorridente alla vista della sua “bambina” come la chiamava lei. Allargò le braccia e il cagnolino vi si gettò con entusiasmo. Padrona e bestiolina si isolarono dal resto del mondo facendosi vicendevoli effusioni e a me e Rose venne quasi il voltastomaco perché Alice sapeva raggiungere livelli impressionanti di sdolcinatezza.

Poi, guardando in faccia Rose, mi tornò in mente quel tizio col nome da frigorifero. “Tu non hai il cavalier servente che ti aspetta in videochiamata?” le chiesi sollevando il sopracciglio. “Fridge!” urlò mia sorella con voce acuta correndo verso la sua camera più veloce del vento. Il suo grido mi aveva fatto trasalire mentre Alice non ci aveva fatto neanche caso, impegnata com’era ad amoreggiare con quel quadrupede.

Me ne tornai in camera e scossi la testa pensando, che nonostante fossi la più piccola, a volte avevo più cervello delle mie sorelle maggiori. Presi distrattamente il cellulare e mi accorsi che Mike mi aveva mandato un messaggio qualche minuto prima su WhatsApp.

“Stasera grande falò alla spiaggia di LaPush. Ci stai?”
Sorrisi perché sapevo che anche quella sarebbe stata una serata da sballo.

“Certo” digitai “Mi metto d’accordo con Jess e cerchiamo di arrivare il prima possibile. Il tempo che i miei si addormentino”

“Grande!” rispose Mike con qualche faccetta “Perché non lo dici anche alle tue sorelle? Sam ha detto che vorrebbe tanto fare qualche robbetta con Rose, per commemorare i vecchi tempi”

Sbuffai perché Mike era incorreggibile. Sam Uley era il ragazzo con cui Rose era stata fino al penultimo anno di liceo e poi avevano interrotto la loro relazione. Anche se ci voleva coraggio a definire “relazione” l’incontrarsi solo per scopare su ogni superficie disponibile.

“Non lo so, Mike. Glielo chiederò” mi limitai a rispondere anche se sapevo fin troppo bene che Rose avrebbe detto di no.

“Ok. Nel caso, possiamo comunque isolarci io e te per combinare della roba” scrisse e mi mandò in accompagnamento delle faccine piene di sottintesi.

Non appena lo lessi, mi passai una mano esasperata sul viso al ricordo di quello che era successo appena dieci giorni prima. Eravamo ad una festa a casa sua e non ero ancora riuscita a riprendermi pienamente dalla mia rottura con Edward. Perciò mi ero ubriacata di brutto e avevo finito per fare sesso con Mike nella camera dei suoi genitori. E che sesso! Sicuramente per niente paragonabile a quello che facevo con Edward ma… WOW! Mike era decisamente… WOW!

Peccato che quando mi risvegliai la mattina dopo, oltre al mal di testa, dovetti avere a che fare con un fottuto senso di colpa per quello che avevo fatto. Non ero mai stata la tipa che trovava rifugio nell’alcool e dopo neanche due mesi di rottura con il proprio ragazzo se la spassava con il primo che le capitava a tiro. Inoltre, dovevo ritenermi molto fortunata che i genitori di Mike fossero fuori città perché se ci avessero scoperto nel loro letto, mamma e papà mi avrebbero fatto fuori.

Avevo cercato di far cadere la cosa nel dimenticatoio, ma da allora Mike non aveva fatto altro che provarci con me e convincermi a ripetere la “sublime” esperienza, come la definiva lui. Ogni volta l’avevo rifiutato ma ogni rigetto era per lui un ulteriore stimolo per insistere ad andare a letto con me.

Mi ero meravigliata del fatto che la voce non fosse ancora arrivata ad Edward e pregai con tutta me stessa che tale rimanesse perché altrimenti Mike avrebbe dovuto pregare di non incontrarlo se voleva continuare a vivere.

“Scordatelo” digitai velocemente sul telefono e lo gettai sul letto. Poi mi affacciai alla porta e urlai verso la camera di Rose. “Rose, stasera LaPush. Sam vorrebbe scopare con te. Vieni?”
“Chi è Sam?” sentii chiedere da una voce metallica. “BELLA!” tuonò mia sorella con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Cazzo, avevo dimenticato Mister Frigorifero!
***
Parecchie ore dopo, ero in macchina con Jess e ci dirigevamo alla volta di LaPush. Come sempre, avevo fatto finta di addormentarmi e dopo aver aspettato che i miei si fossero addormentati, ero scappata dalla finestra. Rose ed Alice si erano rifiutate categoricamente di venire, la prima perché non voleva assolutamente vedere Sam e la seconda perché si definiva troppo raffinata per partecipare ormai a certe cafonate.

“Continui a rifiutare Mike eppure ti vesti apposta per provocarlo.” disse Jess guardando verso il basso. “Cosa?” esclamai senza capire che cosa volesse dire però le bastò ammiccare verso le mie gambe per farmi intendere. Effettivamente la gonna che indossavo non lasciava troppo spazio alla fantasia ma l’avevo indossata senza pensarci. “Non l’ho fatto apposta, Jess” mi giustificai con veemenza ma lei sbuffò borbottando un “Figuriamoci” e decisi di lasciar perdere. Quando si metteva in testa una cosa, era inutile discuterci perché era più testarda di un mulo. “Hai saputo dell’ultima incursione di Edward a scuola?” le chiesi per cambiare discorso e lei rispose con un enorme sorriso: “Tutti lo sanno. È stato davvero teatrale il modo in cui sei riuscita a fuggire!”. A tutti era sembrato divertente e anche a me all’inizio ma in realtà continuavo ad essere esasperata dalle sue continue insistenze. Io non volevo sposarmi. Volevo andare al college, costruirmi una carriera e divertirmi come una pazza. Perché per lui era così difficile capirlo? Era così importante incastrarmi in un matrimonio a soli diciotto anni?

Scossi la testa per scacciare quelle elucubrazioni e cercai di rilassarmi al pensiero di quanto mi sarei divertita quella sera. Quando arrivammo sulla spiaggia, il falò era acceso e c’erano già una decina di persone tra i nostri amici e qualche ragazzo della riserva che ogni tanto bazzicava con noi. Alcuni dei presenti erano già ubriachi e se la ridevano, spintonandosi per chissà quale idiota motivo, mentre i sobri li sorvegliavano guardinghi perché non si avvicinassero troppo al fuoco. Ci avvicinammo e quando Jess avvistò il suo ragazzo Quil corse a buttarsi tra le sue braccia volando come una freccia. Io avanzai più lentamente e quando Mike mi vide esclamò a gran voce: “Uo-ho… eccoti finalmente, bellezza!”. Si avvicinò mettendomi un braccio intorno alle spalle e mi spinse in direzione del punto in cui avevano sistemato il recipiente con ghiaccio e birre. Mike mi offrì una bottiglia ma rifiutai con un gesto della mano perché dall’andazzo che stava cominciando a prendere la serata, avrei fatto meglio a rimanere sobria. Mike scosse le spalle e la riposizionò nel recipiente, poi tornò a mettermi un braccio intorno alle spalle e prese un lungo sorso da una bottiglia che aveva in mano e a cui avevo fatto caso solo allora. “Allora, Bells!” cominciò entusiasta “Alla fine le tue socie hanno disertato?” Per socie, lui aveva sempre inteso le mie sorelle. “No, Mike” risposi con un sorriso “Alice, ormai, non ama più baggianate di questo tipo. E Rose ha detto che preferirebbe essere morta piuttosto che scopare con Sam” Scoppiò a ridere quando nominai Rosalie poi aggiunse: “Alice Swan che fa la ritrosa? Ricordo che quando facevamo gli altri anni queste baggianate, come le chiama lei, era sempre l’anima della festa”. Mike aveva la stessa età di Alice ed Edward ma aveva perso due anni a causa delle bocciature quindi frequentava ancora il liceo.

Alzai le spalle. “Che vuoi che ti dica, Mike? La città rende signori e porta a snobbare certe usanze” gli risposi usando un tono da piccola professoressa per scherzare. “Non sembrava tanto signora quando lo scorso anno si è data alla pazza gioia, durante la serata di Halloween” commentò e guardò per un attimo verso il mare. Decisi di non proseguire oltre con l’argomento perché non volevo proprio saperne delle follie di mia sorella. “Tu verrai a scaldare il motore con me stasera?” mi chiese ammiccando verso la mia minigonna. All’inizio non capii che cosa volesse dire perché non sapevo che servisse una ragazza in macchina per scaldare il motore. Poi quando vidi chiaramente la sua espressione capii al volo che cosa intendesse e sbuffai, scostando il suo braccio e andandomene via mentre lui se la rideva di gusto. Andai a sedermi su uno dei tronchi abbandonati accanto al fuoco per rilassarmi un po'. Rimasi seduta per diversi minuti ad ammirare i ghirigori disegnati dalle fiamme che si alzavano verso il cielo. Avevo sempre trovato qualcosa di magico ed ipnotico nel fuoco e, sebbene non fossi una potenziale piromane, lo trovavo stranamente rilassante e fautore di riflessioni. Per un attimo mi dimenticai di Edward e dell’esasperazione a cui mi stava portando e mi lasciai cullare dalla sensazione di pace che mi dava l’osservare le fiamme. Diverse volte, i ragazzi si fecero avanti offrendomi una birra ma preferivo nettamente quella sensazione allo sballo che potevo raggiungere con il fuoco.

Dopo un po', venne a sedersi accanto a me una persona che mi accorsi essere Sam Uley. “Sam!” esclami per la sorpresa. “Da quanto tempo!” Erano praticamente mesi che non lo vedevo. “Bella” mi salutò lui con un cenno del capo usando la sua voce calda e profonda e aprendosi in un sorriso che mostrò i suoi perfetti denti bianchi. “Come stai? Tutto bene?” mi chiese.
“Beh, non posso lamentarmi. Tu, piuttosto, dov’eri finito? È un sacco di tempo che non ti si vede più in giro a Forks” Quando Mike mi aveva nominato Sam quel pomeriggio, non avevo riflettuto sul fatto che non lo vedevo da diverso tempo. Nonostante lui e Rose avessero avuto una relazione di natura discutibile, era sempre stato comunque un bravo ragazzo e mi aveva sempre trattata bene. “Adesso lavoro a Port Angeles da qualche mese e vivo lì. Sono riuscito a tornare questa settimana per il week-end” E così anche lui era riuscito a trovare la sua strada. “Di te che cosa mi dici?” mi chiese dopo qualche secondo di silenzio. “Niente di particolare da dire. Sono la solita vecchia Bella” dissi con un sospiro. “E Rose? Si trova ancora a Seattle?” mi chiese scoppiando a ridere sguaiatamente “Rose…” cominciai “Rose continua a frequentare la facoltà di legge e…” Mi interruppi non sapendo se fosse il caso di dirglielo “E?” mi chiese lui incitandomi a continuare. “Si vede con un tipo che si chiama Fridge” dissi alla fine. Mi fissò allibito e rimase in silenzio per un po' provocandomi non poca ansia. Avevo paura di avergli dato un dispiacere e mi pentii subito, pronta a chiedergli scusa. Poi, però, lui scoppiò a ridere facendo restare me immobile questa volta. Alla mia espressione interrogativa, lui rispose con le lacrime agli occhi: “Che razza di nome è Fridge?”. Cominciai a ridere anche io con lui e andammo avanti insieme per parecchi minuti e si unirono a noi anche quelli che erano ubriachi persi. Si scatenò un coro di risate che provocò l’ilarità anche di coloro che erano rimasti sobri.

Quando ci ricomponemmo, Sam ritornò a parlare con il petto ancora scosso dai singulti delle risate. “Oddio, Bella. Mi hai fatto morire dal ridere” “Sono contenta. Avevo paura di averti provocato un dispiacere nel dirti di questo tizio” gli confessai. “Figurati, Bella. Con tua sorella ho fatto del sesso fantastico ma l’ho dimenticata da un sacco di tempo” mi disse dandomi una pacca sulla spalla “E allora perché hai detto a Mike che ti sarebbe piaciuto scopare con lei?” chiesi strabuzzando gli occhi “Ho detto che l’ho dimenticata non che non farei del sesso con una dea come lei”. Gli tirai un pugno sulla spalla perché non mi piaceva il fatto che vedesse mia sorella come una puttana a sua disposizione ma non gli feci neanche il solletico perché rise sommessamente. Andammo avanti a parlare per diverso tempo del più e del meno e con lui il tempo passò molto piacevolmente. Quella serata era tutt’altro che lo sballo che avevo progettato ma tutto sommato non mi dispiaceva condurla in modo così tranquillo e piacevole.

Tranquilla e piacevole finchè non sentimmo una macchina arrivare a tutta velocità e fermarsi sgommando a pochi metri dal falò. Si alzò un polverone di sabbia che mi fece tossire parecchio ma quando vidi di quale macchina si trattava impallidii all’istante. Infatti dalla macchina scese Edward che chiuse la portiera con foga e venne verso di me. Era in abiti civili quindi doveva avere smontato dal servizio da diverse ore ed era semplicemente meraviglioso mentre veniva avanti con la sua camminata spavalda facendo sbavare tutte le ragazze presenti. L’unico essere femminile a non farci caso fui io, impallidita com’ero alla sua vista. Cercai immediatamente una via di fuga e fu Mike ad illuminarmi. Mi alzai di scatto e corsi verso di lui che stava brindando con i suoi amici a suon di birre ma per fortuna non era ancora ubriaco. Perciò lo afferrai per un braccio, facendogli quasi rovesciare addosso alla maglietta il bicchiere di birra e cominciai a implorarlo con gli occhi. “Bella, ma che…” cominciò a dire ma lo interruppi parlando a velocità supersonica con tutto il fiato che avevo in corpo. “Mike, c’è Edward. Portami via! Ti prego, ti prego…”. E quando mi accorsi che Edward si stava avvicinando sempre di più verso di noi, lo trascinai tirandolo per il braccio e corsi verso la sua macchina. “Bella!” urlò Mike mentre lo trascinavo correndo più veloce che potevo. “Bella, ma che diavolo succede?” continuava ad urlare. “Ti dico tutto dopo. Ma adesso andiamocene!” urlai e quando finalmente arrivai alla sua macchina, sentii gli angeli cantare in coro.

Aprii la portiera dal lato della guida e lo spinsi dentro. Poi girai intorno alla macchina e salii dal lato del passeggero, gridando “Parti, Mike! Ora!”. Il povero Mike, che non ci aveva capito niente in tutta la questione, partì sgommando a tutta birra e sollevando un polverone che le tempeste di sabbia nel Sahara erano un nonnulla a confronto. Nonostante tutto quel chiasso e quel rumore, sentii chiaramente il ruggito del leone: “Bellaaaaa!”
  
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