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Autore: Soniabruni    15/12/2018    3 recensioni
Il primo capitolo inizia al porto di New York, siamo nel 1920. In un bar Albert e Terence sorseggiano un caffè in attesa di qualcuno che sta rientrando dall’Europa… qualcuno cui entrambi tengono molto.
Chi è questa persona è cosa ci è andata a fare oltreoceano magari quando la guerra la faceva da padrone in quei territori?
Credo non sia difficile rispondere, più complicato sarà accettare il motivo di quella scelta.
Susanna Marlowe è morta da un anno ma… ma Terence non è solo!!! nooooo!!!! Terence, che hai fatto!!!!!
La situazione appare molto complicata sin dall’inizio e man mano che si cercherà di fare chiarezza parrà diventarlo ancora di più, ma questa persona così vicina a Terence sarà la chiave per Candy per far pace con presente e passato. Quindi non mi giudicate troppo in fretta! Abbiate pazienza perché riusciremo a scoprire ciò che lega completamene il terzo nuovo soggetto ai nostri beniamini solo nell’ultimo capitolo dello scritto.
I primi tre capitoli servono ad inquadrare la situazione, la storia comincia a svilupparsi dal quarto e poi correrà via veloce con un inaspettato risvolto...
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“NOI DUE? QUALE NOI DUE?”

In breve si cominciò a respirare un’aria molto più rilassata.
Terence si allontanava regolarmente per andare a riposare o lavorare e tornava immancabilmente con qualche dolcetto e libro di favole; in cambio ne riceveva il radioso sorriso di Charlotte.

I giorni passavano uno uguale all’altro e la piccola Charlie stava pian piano rimettendosi.
Anche Terry, per quanto smagrito e sempre stanchissimo, aveva una luce diversa negli occhi: il suo tesoro stava finalmente meglio!
Era evidente che un legame strettissimo unisse quelle due anime.
In fondo l’attore aveva cresciuto da solo la figlia, consolando il suo pianto, ninnando il suo sonno, curando le sue ginocchia sbucciate...
Lui era stato il suo papà ma anche la sua mamma o il ricordo di lei!

Non era più un ragazzo, era diventato un uomo… un uomo talmente affascinante che avrebbe fatto impazzire anche i sassi. I lineamenti del viso erano nettamente più marcati pur rimanendo raffinati e delicati. Alto, spalle larghe, gambe lunghe e slanciate, lo sguardo magnetico capace di catalizzare l’attenzione di tutto il genere femminile.
Candy se ne stava rendendo conto piano piano ora che il pericolo era passato; non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, si sentiva avvampare al minimo sguardo e vibrazione della voce di lui.

Aveva incrociato le sue gemme blu in qualche occasione, il giovane l’aveva guardata con una tenerezza infinita e lei si era sentita percorrere sotto pelle da una scia di piacevoli brividi.

 


Aveva anche sentito spettegolare le colleghe sull’aspetto del fascinoso attore e sulle sue presunte frequentazioni femminili e la cosa l’aveva non poco infastidita.

Per giunta non era riuscita ad evitare di affezionarsi a quella bimba sorridente che le chiedeva mille storie quando il suo tenero papà non era con lei.
Terence godeva nel vederle ridere e giocare insieme...
“Che madre meravigliosa sarebbe...” si ritrovava a pensare, odiandosi immediatamente dopo per il suo stesso pensiero.

Lui non aveva mai avuto una famiglia e, solo dopo aver conosciuto quella lentigginosa ragazza, aveva cominciato a fantasticare sul fatto che in futuro avrebbe potuto crearne una, amare quella donna con tutto se stesso e avere dei figli, solo con lei.
Invece era andato tutto storto per la sua codardia ed ora era meschino anche il solo immaginare di vivere quel sogno, imponendole una figlia non sua.
Eppure lui l’amava e non riusciva a non pensare a lei e a desiderarla, non aveva mai sentito il suo corpo reagire in quel modo.

Prima della malattia della piccola si era ripromesso di non cercarla, poi si era imposto di non avvicinarla in alcun modo ma, più passava il tempo, più si rendeva conto di fallire inesorabilmente.
Il suo cuore pensava al posto suo, le sue mani agivano da sole, i suoi occhi sembravano essere nati per accarezzare la delicata e sensuale figura di lei.
Non poteva vincere contro il suo stesso essere, era impossibile! Candy era la sua essenza.

Charlotte cercava la sua bionda infermiera di continuo, in lei trovava la complicità di quei piccoli gesti femminili che tanto le mancavano...
“Candy mi fai le trecce? Papà non lo sa fare!”
“Candy mi leggi una fiaba?”
“Candy disegni con me?”


Era un rigido ma soleggiato pomeriggio...
L’instancabile lavoratrice aveva finito il suo turno e Terence stava andando dalla sua bimba con una scatola di cioccolatini!

“Tuttelentiggini, stai uscendo?”

Quella voce la turbava sempre anche se tentava in tutti i modi di non darlo a vedere... e poi aveva usato quel nomignolo… gli era scappato di nuovo, oramai non c’era rimedio.

“Ho finito, sono esausta!”

“Che peccato! questi sono i cioccolatini preferiti di Charlie, sono sicuro piacerebbero un sacco anche a te.
Poi devi finire di insegnarmi come si fa la treccia alla francese, la piccola la adora e io non so da dove cominciare!”
Mentre lo diceva le aveva catturato un ricciolo tra le dita, desiderava così tanto toccarla che non riusciva a tenere sotto controllo i suoi gesti.

“Scusami ma... cerco di evitare di mangiare troppi dolci e ormai Charlotte sa acconciare i capelli da sola!”

Alla fine Terence si era arreso a se stesso e aveva cercato di avvicinarla, era stato più forte di lui. Aveva dimenticato per lungo tempo cosa significasse godere della sua presenza e ora si sentiva come resuscitato; adesso che l’aveva sotto gli occhi non riusciva a controllare gli impulsi che aveva soffocato per anni.
Ma lei aveva paura di soffrire nuovamente, come non lo stesse già facendo rinunciando a quell’uomo meraviglioso giorno dopo giorno, fingendo indifferenza quando avrebbe voluto accarezzare quel viso sempre stanco morto, evitando le sue attenzioni e quei disarmanti occhi blu che cercavano di leggere dentro i suoi e si posavano di continuo sulle sue lentiggini dorate e sulle curve del suo corpo che era divenuto splendido oltre qualsiasi fantasia di lui.

Le capitava di dimenticare tutto all’improvviso di fronte al suo irriverente “signorina Tuttelentiggini” e a ridere con lui in giardino come una ragazzina, ma la sfiducia e la paura di lasciarsi andare di nuovo la bloccavano inesorabilmente.
Di conseguenza il suo comportamento era scostante; dopo una gran risata si ritrovava a rispondere freddamente come la più distante degli operatori sanitari, manco fosse stata Flanny!

Un paio di giorni prima, mentre gli mostrava come intrecciate i capelli della bambina, le loro mani si erano sfiorate e lei era corsa fuori dalla stanza con una scusa, per nascondere il turbamento che aveva provato a quel tocco.
Ma un’onda di emozioni aveva percorso i loro corpi e inevitabilmente l’avevano avvertita entrambi.

Quel pomeriggio, di fronte all’ennesimo tentativo di fuga di lei:
“Ma!!! Ho detto qualcosa di offensivo? Non ti capisco, a volte... sei così lontana da te stessa che stento a riconoscerti!”

“Terence... ti prego, non farmi questo!”

“Di cosa diamine stai parlando?”

“Non usare in questo modo la bambina!” e fece per andarsene.

Profondamente turbato, la trattenne per un braccio.
“Ti sbagli... io... non voglio usare mia figlia! Lei sta bene con te e a volte mi sembra che anche tu gradisca la sua compagnia ma mi scuso se ho mal interpretato le tue attenzioni verso di lei; sei un’infermiera e lei è una paziente... tutto qui, non posso che prenderne atto!”

“E io? Che vuoi da me? Mi giri intorno di continuo!” Candy era agitata...

“Ti ho importunato forse? Perdonami perché non ne ho mai avuto alcuna intenzione; a volte mi ritrovo come catapultato nel passato e non riesco a non pensare a come era... tra noi due...”
Ammise in un sussurro che esprimeva tutto il suo rimpianto e il suo dolore.

“NOI DUE? Quale noi due?”
Finalmente erano arrivati al dunque e la ragazza stava sputando astiosamente il rospo.

“Dannazione! Perché parli in questo modo? Hai dimenticato tutto davvero? Sono morto dentro quando ti ho lasciato andare, ho vissuto l’inferno accanto ad una donna che non ho mai amato violentando me stesso e sognandone un’altra giorno e notte.
Devo continuare o pensi di aver capito a quale NOI DUE mi riferisco?”

“Eppure... tua figlia è stata concepita qualche mese dopo che ci siamo lasciati, non deve essere stato poi così terribile per te!”
Adesso le lacrime di Candy erano evidenti, gli diede le spalle per scappare via.... via... lontano da lui che non l’aveva mai amata davvero.
Terence cercò di fermarla...

“Lascia che ti spieghi le circostanze in cui è nata Charlotte... te ne prego!”

“Vuoi forse raccontarmi come hai fatto l’amore con Susanna di ritorno da Rockstown dopo che laggiù ho calpestato per l’ennesima volta il mio cuore per te?
O forse vuoi dirmi che eri ubriaco quando è successo o non eri in te?
Cosa mi vuoi raccontare Terry?”

“Tu eri là! Non è stata una visione allora... c’eri davvero? Mi hai visto... in quel modo?” lui era disorientato, aveva sempre creduto di aver sognato.

“Ho visto come eri ridotto.... certo! E avrei voluto salire su quel maledetto palco sgangherato e prenderti a schiaffi per quanto mi facevi rabbia! Avevo rinunciato al sogno di tutta una vita, a tutto quello che contava davvero per me, ti avevo lasciato andare per aiutarti e quello era il risultato! Ero così infuriata e addolorata, ma poi... poi... ho visto che ti riprendevi e sono scappata via... perché non avrei mai retto ai tuoi occhi, non sarei riuscita a rinunciare a te una volta ancora.
E tu ce l’hai fatta! Ti sei ripreso alla grande in un lampo mentre io morivo dentro di nuovo”.

Solo in quel momento il giovane uomo riuscì a comprendere fino in fondo l’incubo che lei aveva vissuto…
Come avrebbe reagito lui a saperla consenziente tra le braccia di un altro fino al miracolo di un figlio subito dopo New York? Sarebbe impazzito!
Uno strattone e la ragazza fuggì in preda ad un pianto disperato, ma lui non voleva mollare e la inseguì fino a stringerla tra le braccia da dietro.

“Candy no... no... non è andata così, ti prego!
Sei l’unica donna che abbia mai amato, Susanna non ha mai contato nulla. Fammi provare a spiegare, ti prego!”
La stringeva fortemente, Candy sentiva il suo petto pulsante sulla schiena come su quelle dannate scale ma questa volta lui sussurrava “Io ti amo signorina Tuttelentiggini, io ti amo da impazzire...”
e non aveva alcuna intenzione di allentare la presa, proprio ora che si rendeva conto di come anche lei lo ricambiasse nonostante gli anni di lontananza, il tempo, il dolore…

La giovane donna non sapeva che pensare, aveva tanto sognato sentirsi dire quelle parole da quella voce e il loro effetto, il respiro e il profumo di lui sul collo erano a dir poco devastanti.
Avvertiva le ginocchia cedere, il suo corpo abbandonarsi a quella stretta...
Lui la fece voltare dolcemente verso di sé ma lei teneva il capo chino per evitare di impazzire dentro i suoi specchi blu; le accarezzò una guancia e si chinò con aria supplichevole in modo da incatenare le sue iridi verdi sui suoi occhi, proprio quello che lei avrebbe voluto evitare perché sapeva perfettamente non poter reggere.


E non ci fu scampo per entrambi...
I loro visi erano sempre più vicini e le palpebre di entrambi sempre più pesanti...
Le labbra tremavano cercandosi e i respiri erano affannosi…
Lui teneva il viso di lei tra le mani e con i pollici accarezzava quelle adorate lentiggini bagnate da calde lacrime, poi col naso sfiorò quello di lei...
...la forza che li attraeva era travolgente...


“CANDY! Emergenza!...”

La voce lontana di Alexander ruppe l’incanto...
Terry sciolse l’abbraccio dicendole:
“Non finisce così, ho bisogno di chiarire una cosa importante con te!
Io non ho smesso un istante di amarti, credimi!”

Lei asciugò le lacrime e corse incontro al suo dovere senza dire null’altro.

   
 
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