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Autore: Lory221B    15/12/2018    2 recensioni
Jim e Oswald hanno iniziato una relazione virtuale..solo che nessuno dei due sa chi è l'altro
(gobblepot)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harvey Bullock, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il telefono continuava a squillare, alcuni agenti erano tornati dal turno per fare rapporto, ma Jim Gordon non sembrava prestare attenzione a nessuno. Si sentiva vuoto, solo, come alla fine di ogni relazione che aveva avuto e sempre per colpa sua.

Prese la giaccia e uscì dal suo ufficio, voleva andare a prendere un po’ d’aria o quantomeno smettere di pensare a quanto fosse stato felice solo qualche settimana prima. Passò accanto alla scrivania di Bullock senza dire una parola, ma Harvey notò lo sguardo perso dell’amico.

« Il giorno delle elezioni. Barbara alla fine si è ritirata, cosa dici, sarà un testa a testa o Cobblepot riceverà una sonora sconfitta? » Harvey rise finché non notò l’espressione buia di Jim.

« Hey, amico. Che succede? Sei strano dalla sera della cena da Pinguino » aggiunse. Non aveva chiesto niente perché Jim si era ritirato in un totale silenzio ma ormai questo mutismo stava durando da troppo tempo.

« Ha scoperto che sono JW_Gotham » esalò soltanto Gordon, prima di riprendere a camminare per uscire dalla Centrale, immancabilmente rincorso da Bullock.

Fuori dalla centrale c’era un gran fermento, alcuni poster elettorali erano gettati a terra e c’era la sensazione che si puntasse davvero a un cambiamento per Gotham.

Jim era in piedi sul marciapiede quando Bullock lo afferrò per una spalla per farlo girare.

« E non l’ha presa bene? Pinguino intendo »

« Direi di no, mi ha urlato contro e buttato fuori dall’Iceberg Lounge » rispose, mantenendo un’espressione malinconica.

« Puoi darmi più dettagli, amico? »

« Pensa che l’abbia preso in giro; crede che non mi interessi perché è lui »

Harvey ponderò bene la risposta, non era sicuro di come volesse gestire questa crisi sentimentale tra Jim e Oswald Cobbelpot.

« Beh, non ha tutti i torti » commentò, ripensando a quando si erano ritrovati fuori dal ristorante a fissare Pinguino seduto al tavolo e di come Gordon fosse andato via dopo tanta fremente attesa.

« È un po’ più complicata di così, Harvey. Ho avuto modo di riflettere. Ma adesso non serve più a niente » rispose, stringendosi nelle spalle.

« Cosa sentono le mie orecchie? Jim Gordon che si arrende in una situazione sentimentale. Strano, non accade mai »

« Harvey, cosa dovrei fare? Ho provato a scrivergli altre mail ma non so nemmeno se le ha lette »

« Oh cavolo Jim. Pinguino ti è sempre saltellato attorno come un cucciolo, ti guardava come se fossi su un piedistallo, non si è mai vendicato su di te né ha mai compiuto azioni contro di te e ora ti arrendi perché pensi che non provi niente? Senti, davvero, sono l’ultima persona che ti incoraggerebbe ad andare dietro a Oswald ma piuttosto che vederti ciondolare per l’ufficio come un cane bastonato, preferisco che tu agisca. Riconquistalo, fai qualcosa, Jim »

Gordon rimase ancora un po’ a fissarsi le scarpe. Barbara, Lee, Vale, era finita sempre a causa dei suoi lati nascosti che non erano in grado di accettare. Finalmente aveva trovato qualcuno che lo voleva così com’era per scoprire che lo aveva sempre avuto sotto gli occhi.

Se doveva essere una tragedia, tanto valeva giocare l’ultimo atto del dramma. Riconquistare Oswald o arrendersi, nuovamente, alla solitudine.

***** * *****

Gli exit poll non erano molto incoraggianti, Oswald non aveva nemmeno preparato un discorso o una festa, era abbastanza evidente che non avrebbe vinto e non si era ritirato esclusivamente perché non voleva passare per vigliacco.

Stava lustrando un bicchiere, vecchi ricordi di quando lavorava per Fish, quando Jim entrò all’Iceberg Lounge. Nonostante tutto, Oswald non lo aveva messo in una lista nera, ma forse era semplicemente convinto che non si sarebbe fatto più vedere. Ma non succedeva mai, dopo ogni scontro, dopo ogni battaglia, dopo ogni minaccia di sbatterlo in carcere, Jim tornava sempre da lui.

« Hey » fece Jim, e subito si sentì stupido per un approccio così banale.

« Cosa vuoi? » gli abbaiò contro Oswald, temendo volesse chiedere aiuto per qualche operazione della GCPD.

« Ti ho votato » rispose, guardando i manifesti buttati in un angolo del locale « Dico sul serio » aggiunse, mentre l’espressione di Oswald diventava sempre più infastidita.

« Jim, non sono dell’umore per battute, scambi di convenevoli… di “Oswald aiutami a catturare il pazzo di turno ma non aspettarti niente in cambio, nemmeno il mio rispetto” »

« Mi piaceva scriverti… » aggiunse sedendosi sullo sgabello accanto a Oswald, che sbuffò guardando ovunque tranne nella sua direzione, faceva ancora troppo male ed era stufo di essere così arrendevole nei suoi confronti.

« Buono a sapersi » rispose ironico.

Jim allungò una mano per prendere quella di Oswald, ma lui la ritrasse velocemente, come se fosse stato appena scottato. Gli rivolse un’espressione tra il “non osare” e il “ti odio”, ma non erano questi i sentimenti che stava provando. Per un breve attimo aveva davvero pensato di piacere a qualcuno e l’attimo dopo aveva creduto che Jim iniziasse a vedere qualcosa di più in lui che un criminale: lo aveva baciato sul molo dove tempo prima gli aveva salvato la vita, sembrava un nuovo inizio, invece era una delle tante volte in cui rimaneva deluso da Jim Gordon.

« Mi dispiace. Avrei dovuto comportarmi in modo diverso, essere migliore, essere come JW_Gotham, la versione più onesta di me, quella senza preconcetti, senza mille dubbi »

Oswald aprì la bocca per parlare ma non era certo di cosa dire esattamente; voleva nuovamente sbraitargli contro ma al contempo voleva solo che la smettesse di compatirlo o qualunque cosa stesse facendo.

« Per favore, lasciami da solo » rispose poco convinto, perché gli era bastato uno sguardo di Jim per far vacillare ogni sua certezza.

« Non posso » la sua voce era leggermente spezzata, incerta ma doveva parlare e riuscire a chiarire « Mi sono innamorato di Gotham_152 e mi dispiace di essere stato così vigliacco da lasciarti da solo al ristorante. Non è facile per me, non dopo tutte le mie storie finite male. Il problema non era che fossi tu, ma che Gotham_152 fosse una persona che già conoscevo »

« Ma non ti andavo bene, Jim. Io sarei stato felice di sapere che eri tu. Sorpreso ma felice. Te invece sei andato via »

« Ma sono tornato. Da Oswald Cobblepot, non da Gotham_152 »

Oswald boccheggiò, non avrebbe ceduto, non si sarebbe lasciato ammaliare da Jim come al solito. Anche se l’idea di poterlo abbracciare, sentire il calore del suo corpo, passare una mano tra i suoi capelli, gli stavano crescendo dentro come un assetato nel deserto. Non era solo la possibilità di sentire quell’affetto che tanto gli mancava, ma semplicemente si trattava di Jim Gordon.

« Non c’è niente che io possa fare o dire per convincerti che non sto mentendo? Che davvero la situazione mi è sfuggita di mano? Mi secca ammettere che ho avuto bisogno di Ed per capire quanto fossi preso, ma è così »

« Jim… » mormorò, ma prima che potesse aggiungere altro, Jim saltò in piedi con immotivato entusiasmo, almeno per Oswald, e lo prese per mano, trascinandolo giù dallo sgabello « Va bene, piano B »

« Scusa? » fece Oswald, che nonostante il disappunto lo stava seguendo ovunque fosse la destinazione, che apparentemente sembrava lungo le scale.

« Dove mi stai portando? » chiese con una punta di panico. Sapeva che Jim era piuttosto passionale ma non aveva nessuna intenzione di farsi trascinare in camera da letto, quantomeno non prima di aver ricevuto delle lunghe e sentite scuse.

Quindi lo stai perdonando?” fece la voce di Ed nella sua testa “banale, era talmente ovvio. Sei così pazzo di lui che ti basta un niente per mettere da parte ogni cosa”.

« Oh, taci » sbottò e Jim si voltò a guardarlo perplesso « Non stavo parlando »

« James Gordon sei pregato di dirmi… oh »

Erano finalmente arrivati alla destinazione finale, alla fine delle scale, direttamente sul tetto dell’Iceberg Lounge.

C’era un tavolo elegantemente apparecchiato per due, delle candele e un quartetto d’archi che Jim aveva ingaggiato grazie all’aiuto di Bruce Wayne.

« Un tetto dove poter vedere Gotham, musica, una cena romantica… Avevi scritto qualcosa di simile, no? »

« Non vale sfruttare le mie mail per farti perdonare, E poi io non voglio perdonarti »

« A me sembra che tu lo stia già facendo »

« Non è vero » rispose arrossendo.

« Quindi non vuoi cenare con me? » chiese Jim, con un sorriso sornione che Oswald aveva visto raramente e di solito non diretto a lui.

« Questa cena arriva notevolmente in ritardo » rispose ma stava già camminando verso il tavolo per sedersi.

Jim lo prese per un fianco e Oswald sussultò in risposta « Mi conosci, sono un po’… »

« Testardo? Irriconoscente? Inutilmente attaccato ad una rigida morale che non ti permette di essere te stesso e vedere le sfumature di grigio? »

« Avrei detto “lento a capire i miei sentimenti” ma anche quello che hai detto tu va bene » Jim sorrise soddisfatto quando Oswald scosse il capo divertito. Per un attimo i loro occhi si incontrarono e lo sguardo di Oswald passò da interessato a nervoso.

« Te lo dico subito, non stai per baciarmi »

« No? » fece Jim, avvicinandosi e trattenendo a stento una risata.

Oswald lo spinse via, più una carezza che una vera spinta ma bastò per bloccare il capitano Gordon « No, non ti sei fatto perdonare a sufficienza. Allora cosa c’è per cena? »

« Quindi non sei arrabbiato per questa invasione? »

« Oh, è il tuo show, Jim. Mi casa es tu casa. Ma mi chiedo come sei riuscito a bypassare la sicurezza e organizzare questo »

« Martin » rispose e Oswald rimase senza parole. Quel bambino si stava rivelando molto più intraprendente di quanto credesse.

Jim sapeva che non sarebbe stato facile ma era già molto più vicino a farsi perdonare di quanto non lo fosse mezz’ora prima.

« Il menù è un mistero anche per me. Ho dovuto chiamare uno chef, immaginavo che non avresti gradito un semplice sandwich » fece, sollevando i coperchi dei piatti che contenevano la loro cena.

« Molto ben detto, James. Sembra salmone » rispose accomodandosi.

Jim ammirò Oswald che nonostante tutta l’altalena emotiva delle ultime ore, riusciva a mantenere un apparente calma, come se stessero condividendo una normale cena.

« Quindi vuoi candidarti a Commissario » affermò, godendosi l’espressione sorpresa di Gordon.

« Come fai a saperlo? »

« Per favore, so sempre tutto » rispose con finta modestia.

« Avrò il tuo voto? » chiese provocatorio.

« Non lo so, dipende da come finisce la serata » rispose senza malizia ma Jim sgranò gli occhi e Oswald sentì un improvviso calore sulle guance « No, io...non intendevo in quel senso. Smettila di ridere »

Jim quasi si strozzò con il vino, non aveva mai visto qualcuno così imbarazzato per aver fatto una battura sul sesso e lo trovò tenero. Cinque anni prima non avrebbe mai pensato di associare la parola tenero a Pinguino e invece stava accadendo proprio in quel momento.

Oswald gli lanciò addosso il tovagliolo, un modo per invitarlo a smetterla di sogghignare, ma aveva iniziato a ridere anche lui.

« Ok, ok, va bene, spero che domani mattina mi darai un 10 come voto, allora »

   
 
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