Non voglio incrociare ancora il mio sguardo con il tuo, non ora che sei seduta vicino a me a guardare le stelle.
Ma nello stesso momento in cui lo penso, ti guardo e tu confusa, mi guardi con quei dannati occhi e ti avvicini a me.
Mi allontano.
Guardo altrove.
Non ti avvicinare.
“Tutto ok?” dici con un tono lieve e soave, ma come un’idiota ti guardo e faccio un cenno con la testa, poco dopo, riprendi a guardare le stelle come se nulla fosse e io riprendo a fissarti il viso di profilo.
Vorrei che momenti come questo durassero in eterno, ma nulla è eterno, nemmeno tu.
Te ne andrai un giorno.
Lo so, perché nessuno davvero resta.
Anche se un giorno mi risponderai più freddamente di ora e non te ne fregherà totalmente di me, non riuscirò ad odiarti, non ce la farei.
Potrai continuare a fare tutto quello che ti pare per farti odiare, ma non cambierò idea ugualmente.
Potrò perdere i sentimenti, ma non posso rinnegarli.
Ciò che provo per te è vero.
Non un ossessione come la descrivi tu.
Ogni tanto vorrei sapere cosa ti passa per la mente, perché ci sono troppe domande che vorrei farti, sono assetato.
Assetato di risposte.
E nel mentre che mi ero perso tra i miei pensieri, tu te ne eri già andata.
“Dove sei?” urlo al cielo.
Nessuna risposta.
“Scusa...” dico a bassa voce, guardandomi intorno invano.
Apro gli occhi.
Era troppo reale per essere un sogno.
Ma al posto tuo, nel mio letto c’è la morte che mi fissa con i suoi occhi vitrei.
Mi invita ancora nel suo mondo parallelo.
Ed io accetto ancora.
Ma stavolta sono immerso nelle piume e ho freddo.
Cerco di proseguire.
E poco a poco sprofondo sempre di più, fino a quando inizi a gridare il mio nome.
Perchè non vuoi perdermi, pur non sapendo cosa provi per me.
E ti odio perché ti bastano poche parole, semplici e banali per potermi far cambiare idea su tutto.
Vengo verso di te tendendo la mia mano.
Ma non riesco più a muovermi.
E’ troppo tardi per tornare indietro.