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Autore: inu_ka    16/12/2018    4 recensioni
[Kakuriyo no yadomeshi]
[Kakuriyo no yadomeshi]Il dio Inari scompare misteriosamente. La sua scomparsa avviene nell'imminente evento del festival, i suoi templi principali rimangono scoperti, l'affluenza di fedeli e visitatori è particolarmente consistente e le kitsune del dio non sono all'altezza della situazione. In sostituzione del dio, vengono convocate tre potenti kitsune che verranno inviate nei tre templi principali del dio Inari, inoltre si verrà a conoscenza dell'esistenza di un altro Reame, il "Reame Nascosto", a loro del tutto sconosciuto. Le tre kitsune saranno all'altezza del compito? Riusciranno a trovare il dio Inari? E cosa sarà questo misterioso Reame Nascosto?
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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I giorni trascorsero velocissimi, le tre kitsune non avevano un momento libero per respirare, infatti, anche loro si incontravano saltuariamente.
 
Tomoe si era pentito di aver scelto di svolgere il ruolo dello studente. Era convinto che il suo lavoro sarebbe terminato con l’orario scolastico, e invece a casa gli toccava svolgere i cosiddetti compiti. Era stracolmo di lavoro, doveva andare a scuola, fare i compiti e badare al tempio, inoltre doveva partecipare anche agli incontri con il dio supremo per aggiornarlo sulla situazione, in più era stato chiesto loro di svolgere delle ricerche al fine di trovare un motivo alla sparizione del dio Inari.
 
Ginji, sebbene lavorasse in modo frenetico al Moonflower, sembrava non accusare alcun tipo di stanchezza, nonostante dovesse vegliare anche sull’ingresso del Reame Nascosto. Sin dal giorno del suo arrivo, non era stato mai richiesto il suo intervento, i due guardiani erano sufficienti a controllare la situazione.
 
Miketsukami era quello che si era fatto coinvolgere di più dal suo lavoro. La protetta che gli era stata affidata, era difficile da gestire, il suo carattere era burbero e scontroso, ma il Kyūbi aveva ben intuito che questo era solo un modo per proteggersi dalla sofferenza che i rapporti sociali comportavano. Lui l’aveva classificata come una tsundere.
Nonostante ciò, la sua calma e la sua caparbietà, stavano rendendo la ragazza un po’ più malleabile, almeno con lui.
 Miketsukami, nel frattempo, aveva svolto anche alcune ricerche per spiegare la presenza di quelle auree demOniache all’interno di quella casa, e ben presto giunse alla conclusione che lì vivevano degli youkai, che come lui, nascondevano la loro vera natura agli umani.
Un giorno, però, successe un episodio che costrinse il Kyūbi a rivelare la sua vera natura demOniaca.
Miketsukami stava programmando i suoi compiti di guardiano, approfittando dell’assenza di Ririchiyo che si trovava in piscina. Improvvisamente, avvertì un’aurea demOniaca che aumentava gradatamente, si precipitò fulmineo in piscina, incurante dello stato in cui avrebbe potuto essere la ragazza, e vide un umano che puntava la pistola verso di lei. Il Kyūbi tempestivamente mise una mano davanti alla canna dell’arma, mentre da questa esplodeva il colpo. La mano di Miketsukami impedì al proiettile di colpire Ririchiyo, ma per dare una lezione all’umano decise di spaventarlo con la sua forma demOniaca, dimenticandosi delle condiziOni poste dal dio supremo.
Ririchiyo guardò sbalordita quella trasformazione, non si sarebbe mai aspettata che quella persona dall’aspetto gentile e dal carattere calmo e premuroso, in realtà fosse uno dei leggendari Kyūbi.
La trasformazione ebbe il risultato sperato, l’umano fuggì senza opporre alcuna resistenza.
La mano di Miketsukami sanguinava ancora, quando questo la porse verso la ragazza per poterla aiutare ad alzarsi.
- Signorina Ririchiyo, mi dispiace essere arrivato in ritardo. A causa della mia assenza ha rischiato di essere ferita da quell’umano. - Disse, mentre continuava a protenderle la mano.
- Idiota, come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? - Lo rimproverò. -Quello che ha rischiato sei tu. Ti sei messo davanti a un’arma da fuoco incurante delle conseguenze. - Pronunciò, lasciandosi sfuggire qualche lacrima.
- Sono profondamente rammaricato per averle causato tale preoccupazione. - Si scusò la volpe.
- Piuttosto, dimmi, chi sei veramente? - Gli ordinò Ririchiyo.
Miketsukami, in quel momento, si ricordò di aver rivelato la sua vera natura, e in un secondo rammentò ciò che gli era stato detto dal dio supremo prima della loro partenza.
- E’ spaventata dal mio aspetto? - Chiese preoccupato.
- Niente affatto. - Rispose, mentre anche lei aveva cambiato aspetto.
Ora, Ririchiyo aveva assunto le sembianze di uno youkai.
- Anche lei è uno youkai?!- Domandò sbalordito.
Miketsukami aveva supposto che lì vivessero degli youkai, e adesso ne aveva la prova.
- Io, in realtà, sono un Kyūbi e provengo dal mondo degli youkai. Sono stato inviato nel mondo degli umani per una missione, e ci è stato ordinato di mescolarci tra loro al fine di comprenderli meglio. - Spiegò.
- Un attimo. Hai detto “ci è stato ordinato” ? Quindi tu non sei l’unico? - Disse la ragazza.
- Esatto, ma non posso rivelare chi sono i miei compagni. Comunque credo che ben presto, non sarò più un Kyūbi. Ho trasgredito all’ordine del dio supremo. - Confessò rammaricato dalla situazione.
- E quale sarebbe? -
- Non rivelare mai la mia vera natura. - Rispose Miketsukami. - A causa di questa mia trasgressione, sarò privato dei miei poteri e costretto a vivere come un semplice umano. Inoltre non potrò più avere alcun contatto con le persone che ne sono venuti a conoscenza, e questo include lei, Ririchiyo. - Disse, chinando il capo.
Ririchiyo non voleva crederci. Davvero non lo avrebbe più rivisto? Lei, sebbene lo cacciasse continuamente, si era abituata alla sua presenza, anzi, la riteneva indispensabile.
- No, non sono disposta ad accettarlo. - Confessò, piangendo.
Miketsukami era stupito da quella reazione, non si sarebbe mai aspettato che lei lo volesse al suo fianco, sapeva che la sua scontrosità era solo una copertura ma sentirlo con le sue orecchie era davvero incredibile.
Il Kyūbi per la gioia si gettò su Ririchiyo stringendola forte al suo petto. Piangeva a dirotto mentre poggiava la sua testa sui capelli indaco della ragazza.
- Mi dispiace, Ririchiyo, avrei voluto rimanere ancora con lei, ma l’aver rivelato la mia natura demoniaca lo renderà impossibile. - Disse con rammarico.
Improvvisamente una luce bianca avvolse il demone facendolo scomparire.
- Maledizione, sapevo che non dovevo affezionarmi a lui. - Disse Ririchiyo, mentre era ancora in ginocchio sul posto dove era sparito il suo guardiano.
 
Intanto nel regno degli youkai, il dio supremo attendeva irato il trasgressore.
- Miketsukami, non avrei mai immaginato che avresti disobbedito a un mio ordine. Che ti è saltato in mente? - Lo rimproverò aspramente il dio.
- Sono dispiaciuto per aver disobbedito, ma non mi pento di quello che ho fatto. - Pronunciò convinto.
- Avevo espressamente detto di non rivelare la vostra natura agli umani. Sinceramente una cosa simile me la sarei aspettata più da Tomoe, ma mai da te. -
- L’ho fatto per difendere la ragazza che avevo il compito di proteggere. - Si giustificò il Kyūbi.
- Lo so. Conosco l’intero accaduto. Sai cosa ti accadrà, vero? - Chiese il dio.
- Verrò privato dei miei poteri, e sarò costretto a vivere come un umano. - Rispose.
- La condizione valeva qualora a scoprirlo fossero stati degli umani, ma poiché quella ragazza è un’atavista, allora potrai continuare a svolgere il tuo lavoro con i tuoi poteri. - Lo informò il dio, perdonandolo.
- Cosa? Atavista? - Domandò confuso.
- Gli atavisti hanno poteri demoniaci, ma non sono youkai. Loro hanno solo ereditato il sangue demoniaco dai loro antenati ma sono figli di esseri umani, mentre gli youkai, sono nati da altri youkai. Nascondono la loro natura, non solo agli umani ma anche ai demoni che li ritengono degli immondi ibridi e sono intenzionati a eliminarli. Quella casa è stata costruita proprio col fine di proteggerli, tutti quelli che vivono lì sono atavisti, incluse le altre guardie del corpo. L’unico youkai sei tu. La residenza è protetta contro le intrusioni demoniache, ma non contro quelle degli umani, poiché per loro questi non costituiscono alcun pericolo. - Rispose il dio, chiarendogli le cose.
- Dunque avevo ragione. Però, Signore, sono stato visto nella mia vera forma anche da un umano. - Confessò dispiaciuto.
- Il loro sistema di allarme cancella la memoria degli intrusi, quindi quell’umano non ricorderà più niente. Bene, spero che ti sia chiara la situazione. Puoi andare, ma la prossima volta fai attenzione davanti a chi ti trasformi. - Si raccomandò il dio.
- Le sono grato per la sua magnanimità. - Ringraziò Miketsukami.
- Esclusa questa piccola parentesi, Miketsukami, ottimo lavoro. - Si complimentò il dio.
 
Ririchiyo era chiusa nella sua stanza con la testa tra le ginocchia e gli occhi gonfi di lacrime, quando qualcuno bussò alla sua porta.
La ragazza rimase impietrita quando vide chi era.
Ripresasi dallo shock, si fiondò tra le braccia di Miketsukami, stringendolo forte nel timore che questo sparisse di nuovo.
Miketsukami era stupito da quella reazione e istintivamente ricambiò l’abbraccio accarezzandole i capelli.
- Stupido, non andartene più in quel modo o sarò costretta a licenziarti. - Lo rimproverò, cercando di assumere un tono arrabbiato, ma il lieve sorriso stampato sul suo viso faceva trasparire la gioia che provava nel suo cuore.
- Non si preoccupi, non andrò più da nessuna parte. - La rassicurò il guardiano.
- Dammi del tu. - Ordinò arrossendo leggermente.
- Non potrei mai permettermi di rivolgermi a lei con tanta confidenza. - Disse Miketsukami.
- E’ un ordine. - Pronunciò categorica l’atavista.
- Va bene, come ordina. - Acconsentì sorridendo.
- MIKETSUKAMI. - Urlò la ragazza, sentendo che ancora una volta le aveva dato del lei.
- Mi spieghi cos’è successo? Perché sei sparito in quel modo? - Domandò preoccupata.
Miketsukami spiegò com’erano andate le cose, e mentre lui parlava, lei involontariamente gli accarezzava la mano, e questo fece notevolmente arrossire il Kyūbi.
- Prometto che senza il tuo permesso non andrò più da nessuna parte. - Promise Miketsukami, porgendole il mignolo per suggellare la promessa.
 
Le tre kitsune dopo alcuni giorni riuscirono finalmente a rivedersi, e in quell’occasione Miketsukami mise al corrente i compagni di quello che gli era accaduto.
- Hai avuto una fortuna sfacciata. - Disse meravigliato Tomoe.
- Già. La mia fortuna è stata che in quel posto non ci sono semplici umani. - Sospirò sollevato il Kyūbi.
- Però, che strano… Non ho mai sentito parlare di questi atavisti. - Constatò Ginji.
- Nemmeno io. Nei miei studi non ho trovato alcun accenno. Sarà perché sono pochi e vivono nascondendo i loro poteri? - Ipotizzò Tomoe.
- Anche noi viviamo nascosti, ma a differenza loro, tutti sanno della nostra esistenza. - Puntualizzò Miketsukami. - Comunque la scoperta di questi atavisti è stata la mia fortuna. Se si fosse trattato di semplici umani, a quest’ora non sarei più qui con voi. -
- Infatti. Però, Miketsukami, non è da te commettere simili imprudenze. - Sottolineò Ginji.
- Anche il dio supremo me lo ha detto. Ha affermato che queste sono cose che si aspetta da Tomoe. - Confessò.
- Quel vecchiaccio, ha sempre una parola gentile nei miei confronti. - Disse irritato lo youkai. - Ginji che ne dici se andiamo a mangiare al ristorante dove lavori? - Propose.
- Mi dispiace, Tomoe, oggi è chiuso. - Rispose il Kyūbi.
- Che peccato, proprio oggi che avevo il giorno libero. - Disse deluso.
Improvvisamente Tomoe sentì una mano che gli scombinava i capelli.
- Tomoe sei fortunato, Aoi quando il locale è chiuso mi riserva l’intera sala. - Disse Odannā apparendo dal nulla.
- Sei una specie di raccomandato? - Domandò irritato dal gesto dell’Oni.
- No, sono solo un cliente speciale. - Rispose l’Oni.
Odannā era sgattaiolato di nuovo dal Reame Nascosto, e questa volta con lui c’era anche Ranmaru.
- Ma non daremo fastidio? Oggi è il giorno di chiusura del locale, Aoi di sicuro vorrà riposarsi. - Ipotizzò Ginji.
- Non preoccuparti. Aoi nel giorno di chiusura approfitta per sperimentare nuovi piatti, e io le faccio da assaggiatore. - Confessò l’Oni.
Il gruppo si diresse verso il Moonflower dove Aoi li attendeva.
Ginji non se la sentì di lasciar fare tutto alla ragazza così andò in cucina per darle una mano, ma questa lo cacciò dicendogli che doveva creare nuovi piatti e lui, insieme agli altri, doveva fare da cavia e godersi il suo giorno libero.
 
- Ginji mi ha detto Miketsukami che stai lavorando qui? - Domandò Odannā.
- Sì, è da un paio di settimane. - Rispose il Kyūbi.
- Tratta bene Aoi e non farle la corte, lei è mia. - Minacciò l’Oni, facendo un sorriso maligno.
Ginji lo guardò interdetto, lui non aveva la benché minima intenzione di trattare male la ragazza e men che meno era interessato a corteggiarla, nonostante fosse davvero una bella e brava ragazza.
- Odannā, smettila di dire certe sciocchezze e goditi la pausa, ricorda che domani nelle nostre locande arriveranno i tengu, e sai quanto siano difficili da gestire. - Gli ricordò Ranmaru.
Odannā al loro pensiero, sospirò. Sapeva quanto erano complicati da trattare, soprattutto se questi alzavano il gomito con l’alcool, però era gente importante e andava trattata con riguardo.
- Ginji non pensare a quello che ha detto questo cortese Oni. E’ geloso di qualcuno che non gli appartiene. Inoltre, sembra si sia dimenticato di cosa potrebbe succedere a quella ragazza semmai varcasse la soglia del Reame Nascosto. - Disse Ranmaru guardando torvo l’Oni.
Odannā chinò il capo chiaramente colpito.
Purtroppo Aoi, anche se non ne era consapevole, possedeva una forza spirituale pari a quella di una sacerdotessa di alto rango. Nel Reame Nascosto vi erano degli youkai che divoravano le persone che possedevano questo tipo di energia, anche se questo era illegale. Aoi era anche una bella ragazza e la sua purezza avrebbe attirato molti youkai. Odannā voleva sposarla anche per proteggerla.
Lui era considerato il dio Oni, perciò tutti lo temevano e lo rispettavano, e se Aoi fosse stata sua sposa, nessuno avrebbe osato toccarla, nel timore di scatenare l’ira del dio.
Tra una portata e l’altra, la giornata giunse al termine.
- Aoi, complimenti era tutto squisito. - Si congratulò Miketsukami.
- Miketsukami ha ragione. In vita mia non ho mai mangiato così bene. - Ammise Tomoe.
- Ve l’ho detto che cucina divinamente. - Sottolineò Odannā orgoglioso. - Non vedo l’ora della settimana prossima. - Disse sorridendo, guardando la ragazza con un dolce sguardo.
- Vi ringrazio, e sono felice che la mia cucina vi sia piaciuta. In realtà, ho apportato alcune modifiche seguendo i consigli di Ginji. - Confessò Aoi.
Odannā al suono di quel nome guardò torvo il Kyūbi e digrignò i denti.
L’Oni temeva davvero che a causa sua potesse perdere Aoi.
Dopo la cena gli youkai salutarono la ragazza e andarono verso il portale del Reame Nascosto.
- Ginji,ti consiglio vivamente di non provarci con Aoi. - Disse Ranmaru, chiaramente preoccupato per quello che aveva visto.
- Non preoccuparti, davvero non ho secondi fini con quella ragazza. Io la ritengo semplicemente la mia datrice di lavoro e un’amica, non la voglio come donna. - Sottolineò, cercando di rassicurare l’amico.
- Spero per te che sia vero. Non so se prima lo hai notato, ma Odannā teme che tu ti possa avvicinare troppo a quella ragazza. -
- Ti ho detto di non preoccuparti. - Ribadì Ginji.
- Ginji non fraintendere la cosa. Odannā ha i suoi buoni motivi, non si tratta solo di amore. - Confessò il Komainu.
- Ah no?! E quale sarebbe l’altro motivo? - Chiese interdetto.
- Non posso dirtelo, ma se davvero ci tieni a quella ragazza, non metterti tra lei e Odannā. - Ribadì Ranmaru.
Ginji per tutta la durata del tragitto, si domandò quale fosse il vero motivo per cui non doveva avvicinarsi ad Aoi.
Giunti al Tenjin-ya il gruppo si concesse qualche bicchierino di sakè, incuranti degli effetti che un suo eccesso avrebbe comportato.
Odannā era andato in giardino per allontanarsi dalla baldoria che c’era all’interno della locanda.
Era assorto nei suoi pensieri, continuava a rimuginare su ciò che era successo qualche ora prima al Moonflower. In cuor suo sperava che Ginji non intralciasse i suoi piani. Non voleva litigare col Kyūbi, in fondo, anche se lo conosceva da poco, gli si era affezionato. Il fatto di essersi innamorato di Aoi non era l’unico motivo per cui non voleva che si intromettesse, perché c’era una ragione ancora più grande e da quella dipendeva la vita stessa della ragazza.
- Posso parlarti? - Domandò Ginji, sorprendendo l’Oni.
- Ah! Certo. - Rispose Odannā  riprendendosi dalla sorpresa.
- Per quanto riguarda Aoi, non preoccuparti, io la ritengo solo un’amica. - Chiarì il Kyūbi.
- Buon per te. Lei è mia, e un giorno lei sarà la mia sposa. - Disse con aria seria e trasognante.
- Sinceramente, Odannā , non so cosa ti abbia portato a credere che lei mi interessasse sentimentalmente ma, credimi, lei per me è solo un’amica. - Ribadì Ginji.
- Ginji, perché tu e i tuoi compagni siete qui? - Domandò Odannā .
- Abbiamo avuto il divieto di parlarne con gli umani, ma siccome tu non lo sei, credo che il dio supremo non avrà da ridire. - Ipotizzò.
- In tanti secoli, Inari non è mai venuto meno ai suoi compiti e non ha nemmeno mai avuto bisogno di aiutanti. Voi state sorvegliando i tre templi principali a lui dedicati, inoltre siete youkai molto potenti, desumo che la situazione sia piuttosto seria. - Concluse l’Oni.
- Beh, la storia a grandi linee la conosci. - Constatò Ginji.
- So solo quello che il vostro dio mi ha raccontato. - Specificò Odannā .
- Non sappiamo con esattezza cosa abbia spinto Inari ad allontanarsi, ed è per questo che stiamo cercando degli indizi, ma al momento non abbiamo trovato niente. - Ammise il Kyūbi.
- Perché per condurre le vostre ricerche vi state mescolando negli affari degli umani? - Domandò.
- Il dio supremo afferma che gli youkai, negli ultimi tempi, si sono allontanati troppo dagli umani e stanno cominciando a comprenderli sempre meno, così ha ben pensato di approfittare della situazione. - Confessò imbarazzato.
- Capisco. I lavori li avete scelti voi, o ve li hanno imposti? -
- Li abbiamo scelti noi. Ci hanno consegnato una lunga lista di mestieri, e noi abbiamo scelto quelli che ritenevamo alla nostra portata. - Precisò Ginji. - Odannā , ora è il tuo turno di rispondere alla mia domanda. -
- Cosa vuoi sapere? - Domandò l’Oni.
- Ho saputo che non è solo per amore che ti interessa Aoi. Dimmi qual è il vero motivo? - Disse invitando l’Oni a rispondere.
- Scommetto che è stato Ranmaru a dirtelo. - Ipotizzò
- Ho il diritto di sapere il motivo per cui mi ritieni una minaccia. Noi due ci conosciamo da poco, però ti ritengo già come un amico di vecchia data. Condividiamo lo stesso compito, sarebbe un peccato dover collaborare con qualcuno che non ti sopporta, e ancora peggio non saperne il motivo. - Pronunciò con tono carico di tristezza.
Ginji aveva gli occhi lucidi, sentiva che a breve il suo lato emotivo sarebbe esploso. Odannā era stupito dalle parole del Kyūbi, anche lui lo riteneva un amico; ma davvero poteva rivelargli il suo segreto?
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Salve, ogni tanto mi faccio viva. Innanzitutto ringrazio i lettori che hanno deciso di leggere questa storia, non nego che la mancanza di opinioni rende il lavoro un po’ più difficile, in quanto non si sa se si sta facendo o meno un buon lavoro.
Tornando al capitolo, abbiamo visto che la copertura di Miketsukami è saltata, ma fortunatamente questo non gli ha causato alcuna punizione. Ora non ci resta che sapere quale sia il vero motivo per cui Odanna vuole Aoi a tutti i costi.
Per ora è tutto.
Baci Inu_ka
  
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