Per quanto io odi fare premesse prima di un
capitolo, questa volta è essenziale farlo.
Qualche mese fa, riordinando pc e cronologie, ritrovo
tra le pagine salvate una fan fiction pubblicata in inglese su un altro sito. La
ricordo, la rileggo, me ne innamoro di nuovo. Passo circa una settimana nell’account
di questa bravissima scrittrice, leggendo tutto quello che ha pubblicato negli
ultimi anni e alla fine mi decido: The Window merita di essere tradotta.
Siccome riguardo certi aspetti sono più ritardataria di Kakashi, mi accorgo
solo dopo anni che The Window è stata già in parte tradotta dalla bravissima “eveyzonk” qui su EFP.
Dico in parte perché la traduttrice si ferma intorno all’11° capitolo
(purtroppo!).
Allora ci penso e ci ripenso. Sono passati circa cinque anni dall’ultimo
aggiornamento di eveyzonk e perdo le speranze in un nuovo capitolo in italiano
(un lavoro davvero bello ed accurato, il suo). Penso alla bellezza della trama,
alla particolarità di questi Sakura e Kakashi, ed alle 102 recensioni alla
traduzione di chi, un po’ come me, aspettava di sapere cosa succede dopo “I
semi d’arancia del destino” (capitolo che precede il più bello della storia, a
mio avviso).
Quindi, per la seconda volta, mi decido ancora: la traduzione di The Window s’ha
da fare!
Io non so di preciso se si possa ri-pubblicare una traduzione non terminata
(anche se, ovviamente, completamente riscritta) e quindi ho cercando in fondo
nel regolamento, ma non ho trovato nulla in merito. Ho quindi contattato l’amministrazione
più volte, ma dopo due mesi non spero più in una risposta.
E quindi eccoci qua.
Spero vivamente di essere all’altezza della precedente traduzione di eveyzonk,
non avendone mai fatta una prima, quindi siate cattivissimi nel farmi notare gli errori.
Ovviamente: questa storia non appartiene a me, ma
alla bravissima SilverShine
di Fanfiction.net la quale ammiro profondamente per la capacità di tenere il
lettore col fiato sospeso ed il naso incollato allo schermo. Nessun capitolo di
nessuna storia di questa bravissima scrittrice potrà mai risultare superfluo.
Da fan sfegatata di KakaSaku, vi consiglio caldamente
The Window ed ogni altra storia pubblicata da SilverShine.
Buona lettura!
The
Window
.
1 . L'importanza
di essere puntuali Era stato deciso il giorno precedente che si
sarebbero incontrati tutti al ponte alle nove del mattino, prima di
intraprendere la loro missione di rango A. Alle dieci in punto, tre dei quattro membri del
team arrivarono da tre diverse direzioni; del quarto nemmeno l’ombra, ma c’era
da aspettarselo: in fondo era Hatake Kakashi, anche se la maggior parte
delle persone lo conosceva semplicemente come “Copy Ninja”,
mentre i suoi compagni di team si riferivano a lui come “ritardatario”. « È di nuovo in ritardo, visto? » Le undici arrivarono e trascorsero e di Kakashi nemmeno
l'ombra. Sakura si appoggiò alla ringhiera di legno lungo
il ponte, osservando il riflesso delle piccole e poche nuvole sull’increspata
superficie fluviale; Sasuke si appoggiò alla ringhiera di fianco a lei, rivolto
al lato opposto con gli occhi chiusi e le braccia incrociate. Sakura stimò che
la sua pazienza divina sarebbe durata al massimo per un’altra ora, dopodiché sarebbe esploso
in preda alla frustrazione che stava probabilmente già provando; poi avrebbe
cominciato a lamentarsi del fatto che stavano sprecando tempo prezioso
aspettando il loro leader quando avrebbero potuto affinare le loro abilità con l'allenamento. Al contrario, Naruto non si faceva scrupoli ad
esternare la sua impazienza. « Dov’è? » gemette, seduto a penzoloni sulla ringhiera
che, vittima della sua frustrazione, veniva colpita dai suoi pugni. « Di solito
non è così in ritardo! » Sakura sospirò, troppo annoiata dalla missione per
essere impaziente quanto Naruto. Era sicuramente più irritata dai suoi
movimenti continui e dalla sua incapacità di stare fermo per più di due minuti.
« Avrà dimenticato di nuovo l’appuntamento » disse piano Sakura, il mento
poggiato su un palmo. « Si sarà addormentato leggendo come l’ultima volta.
Qualcuno dovrebbe andare a chiamarlo ». Era un suggerimento, e non del tipo più sottile.
Naruto diventò improvvisamente immobile mentre guardava le ombre scure delle
case lungo la riva, apparentemente troppo preso dai suoi pensieri da averla
sentita. « Bene, » borbottò Sakura, irritata. « Vado io ». « Grazie, Sakura-chan! » Naruto gioì, mentre la
ragazza si scostava dal corrimano e cominciava a camminare. « Controlla a casa sua » ordinò Sasuke. Ragazzi!
Erano
loro quelli più impazienti quando Kakashi non si faceva vivo, ma preferivano sedersi
lungo il fiume a fare niente, piuttosto che acciuffarlo con le loro mani. Sakura
alzò gli occhi al cielo, disgustata dal genere maschile. L’appartamento di Kakashi era in uno dei distretti
più vecchi di Konoha, dove le case erano vecchie, abbordabili e tappezzate con
ogni tipo di materiale spaiato che dava allo scenario le fattezze di una vecchia trapunta
rattoppata; il nuovo cozzava con il vecchio in uno strano agglomerato di stili differenti,
ma l’effetto era pittoresco, carino ed accogliente. I palazzi
erano costruiti gli uni accanto agli altri, a volte addirittura ammontati, con
piccoli giardini graziosi recintati da bambù – e dove non c’era spazio per un
giardino, c’erano dei semplici vasi lungo le porte. Sembravano tutti avere un
gatto in questa zona di Konoha, era difficile non trovarne qualcuno a
gironzolare nel quartiere o a rilassarsi sulle verande o finestre; altri, invece,
si stiracchiavano pigramente al sole, negli spiragli illuminati tra un palazzo
e l’altro. Kakashi non aveva un gatto, stando alle sue
conoscenze e alla sua nota affinità naturale con i cani. Sakura pensò
che sarebbe andato d’accordo con un felino, si sarebbero somigliati molto: entrambi
pigri, indipendenti, ordinati e capaci di dormire tutto il giorno se ne avessero
avuto l’opportunità. Non sentendo alcun bisogno di affrettarsi per il
bene dei suoi sfaticati compagni di squadra, Sakura si fermò al distributore automatico
alla fine del vialetto di Kakashi. Pigiò i tasti per avere una tazza di
cioccolato caldo e si poggiò contro pannello di vetro a sorseggiare, osservando la
strada che la separava dal condominio di Kakashi. Gli aveva fatto visita qualche volta
in passato, quindi sapeva quale fosse la sua finestra. Era leggermente oscurata
dai cavi elettrici e dai fili del bucato, ma poteva vedere abbastanza da
saperla aperta: ciò significava che l’inquilino era in casa. Mr. Ukki, la sua
piantina, si lasciava dondolare dolcemente dal venticello. « Da non credersi » mormorò, bevendo
un altro sorso e chiudendo gli occhi. La giornata calda e la notte insonne
l’avevano lasciata stanca e leggermente irritabile. Non aveva alcun dubbio sul
fatto che, quando sarebbe arrivata, avrebbe trovato Kakashi addormentato sul
suo divano con un libro aperto sulla faccia. Con un pizzico di fortuna, forse
avrebbe potuto addirittura trovarlo senza maschera. Ma non era il suo giorno fortunato: lo aveva
capito quella mattina quando aveva sbattuto il gomito contro lo stipite della
porta uscendo di casa, che sarebbe stata una brutta giornata. In
ogni caso, non era affatto dell’umore per cercare l’aspetto positivo in
qualcosa, almeno fino a quando non avrebbe avuto una notte di sonno decente. Finita la bevanda, accartocciò la lattina e la
buttò nel bidone di fianco al distributore, per poi incamminarsi lungo il breve pendio che l’avrebbe condotta all’appartamento di Kakashi. Non si
disturbò a suonare il campanello: il pulsante era rotto da almeno tre anni e il
suo maestro non si era ancora scomodato a ripararlo. Se qualcuno avesse voluto
vederlo, avrebbe dovuto arrampicarsi sulla scala d’emergenza per bussare alla
sua finestra. Sakura non perse tempo con le scale. Saltò, con
l’agilità del ninja che era, ed atterrò sulla grata di metallo della finestra
di Kakashi. Con le mani aggrappate al telaio, aprì la bocca pronta a chiamare
il suo nome. Il suo cuore si fermò e la voce le morì in gola. Non ebbe bisogno di chiamarlo, dato che era proprio
lì, di fronte a lei, sul letto posizionato direttamente sotto la finestra.
E non era solo: inginocchiata di fronte a lui con il viso schiacciato in un
cuscino c’era una donna, che gemeva violentemente ogni volta che i fianchi di
Kakashi spingevano contro i suoi. Erano entrambi praticamente nudi e troppo
coinvolti nella loro attività per notare Sakura, il che era una
benedizione, dato che Sakura non pensava di potersi muovere nemmeno se avessero
alzato lo sguardo su di lei. Non si azzardò a fiatare. I suoi occhi erano
inchiodati su Kakashi, sui suoi contorni fini e definiti – sui fianchi che
si flettevano languidi contro la donna, la quale gridava « Oh dio, oh dio! » ancora ed ancora nel suo cuscino
e si spingeva contro di lui, tanto rumorosa quanto lui silenzioso e tanto fine
e femminile quanto lui solido e mascolino. Era disturbante osservare qualcosa
di tanto crudo ed intimo, ma Sakura non poteva non ammettere che fosse
ipnotizzante. Kakashi avrebbe solo dovuto alzare la testa per
vederla, ma i suoi occhi erano serrati in concentrazione e piacere.
Sobbalzando, Sakura si accorse che non stava indossando la sua maschera. Il suo
viso era esposto al suo sguardo affamato, attirato dal suo naso dritto e da un
paio di labbra piene e pallide, leggermente schiuse mentre il suo respiro si
mostrava sottoforma di ansimi leggeri. Con un’altra scossa, Sakura realizzò
qualcos’altro: conosceva la
donna. Kimura Yoshi, la signora Kimura
Yoshi – sposata ad uno dei più rinomati membri del clan Kimura, che non
era un clan potente, ma sicuramente molto ricco. Era un fatto risaputo che i
membri del clan Kimura si sposassero più per apparenza e soldi, che per abilità
e talento, e Kimura Yoshi non era l' eccezione alla regola. Sakura sapeva di dover andare via, ma ormai era
troppo spaventata per muoversi: un solo passo falso e la piattaforma su cui
poggiava avrebbe cigolato, avvisando Kakashi della sua presenza, che a discapito di
quanto impegnato potesse apparire, era comunque un ninja. I loro movimenti stavano acquisendo velocità: i
respiri della donna stavano lentamente diventando forti grida mentre Kakashi buttava
indietro la testa e spingeva in lei più rapidamente e spietatamente di prima. Era troppo a cui assistere per Sakura: involontariamente, compì un passo indietro, mentre la sua mano stringeva la
ringhiera d’acciaio dietro di lei, ed il metallo del suo anello cozzò contro il
corrimano con un sonoro tintinnio. Gli occhi di Kakashi si aprirono di scatto e si
fissarono direttamente sui suoi. Sakura non osò muoversi. Improvvisamente la donna urlò, contorcendosi,
tremando e artigliando il cuscino sotto di lei. Quasi nello stesso istante gli
occhi di Kakashi si chiusero nuovamente e la sua bocca si aprì in un sibilo
fugace, dandole per uno scorcio di secondo la visione di un canino leggermente storto.
Inarcò la schiena e si chinò sulla donna, le mani aggrappate ai suoi fianchi
così violentemente da lasciarle segni bianchi, per poi cominciare a spingere con
ritmo spezzato. Sakura trasalì: una vampata di calore le fluì alle
guance e nella pancia. Si voltò immediatamente e saltò oltre la ringhiera,
atterrando maldestramente al suolo, aiutandosi con una mano a mantenere
l’equilibrio. Poi corse senza sosta fino al voltare di un angolo e si fermò
sull’uscio di un negozio chiuso; una mano sulle labbra e gli occhi serrati. Un condizionatore ronzava sulla sua testa,
sbuffando via il calore dalle sue spalle, ma Sakura continuava a sentire ancora
la fredda sensazione di umiliazione e shock. Kakashi l’aveva vista guardarlo
mentre lo faceva... Restare immobile era tutto ciò che poteva fare per evitare di
correre a casa in quel preciso istante, fare i bagagli e trasferirsi in un
altro continente. Si sforzò a respirare, provando a scacciare via
quelle immagini dalla testa; non è che la disgustassero, ma la
confondevano. Era strano vedere Kakashi in un momento di completa
vulnerabilità, comportandosi in un modo che non era affatto nel suo stile. Ma anche i gatti miagolavano di passione di notte:
non avrebbe dovuto scioccarla così tanto, sapere che Kakashi aveva davvero una vita sessuale; era umano,
dopotutto. Pur realizzandolo, Sakura desiderò di non essere
stata così stupida da pensare di poter irrompere dalla finestra della camera da
letto di un uomo adulto e pretendere di trovarlo innocentemente addormentato sul divano;
senza remotamente considerare l’ipotesi che fosse a letto con una donna.
Poteva non essere lei quella sorpresa nuda e tra gli spasmi di un orgasmo, ma
sentiva che sarebbe stata di sicuro quella più imbarazzata. Ma perché non riusciva a togliersi quelle scene
dalla testa? A prescindere da cosa guardasse – gli alberi, le
case, le persone che le camminavano a fianco o il cielo azzurro – il suo occhio
mentale restava focalizzato su ciò che aveva visto. Poteva rivederli, quei due
corpi muoversi all’unisono; riusciva a sentire le urla di una donna fin troppo
felice e i leggeri grugniti del suo maestro ad un passo dal limite. « Mi ucciderà » mormorò mortificata. Se non
l’avesse uccisa per averlo visto, avrebbe sicuramente voluto scambiare qualche
parola riguardo Kimura Yoshi. Fino a cinque minuti prima, Sakura la pensava una
donna rispettabile, felicemente sposata con uno degli uomini più ricchi del
villaggio: se si fosse fatta scappare una parola sul fatto di averla vista piegata
davanti al Copy Ninja, ci sarebbero stati problemi. Sicuramente, Sakura non
aveva alcuna intenzione di mettere bocca sugli affari altrui, ma Kakashi non poteva
saperlo. Tuttavia, la prospettiva di scappare da Konoha per
evitare di affrontarlo era ancora tremendamente tentante, anche se leggermente
sciocca: sapeva di non poterlo evitare per sempre, come sapeva che avrebbe dovuto
parlargli prima o poi. Sarebbe stato meglio se fosse tornata al ponte fingendo
che niente di tutto ciò fosse successo. Se Kakashi le avesse detto qualcosa,
l’avrebbe liquidato con una risata ed una scusa, dicendogli che era stata colpa sua
per non aveva provato prima la porta, pregando i cieli che quell’episodio non
avrebbe rovinato il loro rapporto. Intorpidita, nonostante la giornata mite, Sakura
cominciò ad incamminarsi per ritornare dai ragazzi. Non si sarebbe tolta
l’immagine di Kakashi nudo dalla mente tanto facilmente, ma c’era da
aspettarselo, così smise di cercare di reprimere i ricordi; ma soprattutto, non
riusciva a smettere di pensare a quanto quella Kimura sembrasse soddisfatta. Francamente, non era giusto: Sakura non era mai
arrivata al punto di invocare gli dei, con i suoi precedenti fidanzati; e sicuramente
non con l’attuale. Tutt’al più, avrebbe voluto chiedergli “tutto qui?”. O Kimura Yoshi era una donna facilmente saziabile,
o Hatake Kakashi sapeva come soddisfare una donna. E per un breve, inquietante
momento, Sakura si immaginò al posto di quella donna, con Kakashi che spingeva
in lei con il giusto ritmo per farla gridare per lo stesso tipo di piacere. Non si rese conto di essere arrivata al
ponte, fino a che Naruto non le sventolò una mano davanti la faccia; lo guardò
con sguardo colpevole, quasi spaventata dal fatto che potesse leggerle i
pensieri. « Heeey? Sakura-chan? Sei lì? » « Smettila » disse, spingendo via la sua mano:
stress e shock la rendevano acida. « Che
c’è? » « Ho detto, l’hai trovato? » ripeté Naruto,
evidentemente in apprensione per lei. « Sì – no. Cioè, sì. » Sakura si dibatté
esasperata, non sapendo cosa dire per non instillare il sospetto in loro, senza
alcun risultato. « Intendo, l’ho trovato. Era a casa. » « Lasciami indovinare » biascicò Sasuke, dalla
stesa posizione in cui l’aveva lasciato. « Si è svegliato temporaneamente cieco
ed ha deciso di restare a letto fino all’arrivo dei soccorsi, ma la sua vista è
misteriosamente ricomparsa un attimo prima che bussassi alla porta? » Il suggerimento di Sasuke si basava probabilmente
sul fatto che, la settimana precedente, Kakashi aveva giustificato il non aver sentito
la sveglia con la “sordità temporanea”. « S-sì, » disse Sakura, sforzandosi di ridere « qualcosa
del genere ». « Insomma, sta arrivando? » chiese Naruto, con
quello che sembrò a Sakura un misero gioco di parole. « Dovrebbe, penso » mormorò lei, spostandosi verso
le ringhiere per nascondere il suo ardente rossore. « Dovrebbe? Pensi? » fece eco Sasuke. « Gli hai
detto che lo stiamo aspettando o no? » Sakura era momentaneamente rimasta senza parole: se
avesse detto la verità e confessato che non gli aveva parlato, le avrebbero
chiesto come mai non avesse schiettamente rimproverato il loro maestro ed il
suo essere ritardatario; se gli avesse detto di sì e Kakashi non si fosse fatto
vivo, le si sarebbe ritorto contro quando i ragazzi avrebbero sgridato Kakashi
non solo di aver dimenticato la missione, ma perfino il richiamo di Sakura. La mente della ragazza non era abbastanza stabile,
in quel momento, per studiare un insieme così complesso di probabilità per
trovare la risposta meno rischiosa, quindi fu quasi un sollievo sentire la voce
di Kakashi. « Yo. » Un sollievo nel senso che le fece gelare il sangue
in una giornata così calda. « Kakashi-sensei! » piagnucolò Naruto. « Dove sei
stato? » « Beh, stavo venendo qui alle otto e mezzo, ma mi
sono imbattuto in questa micetta affamata ed ho pensato che sarebbe stato meglio
portarla a casa per saziarla » disse Kakashi, in modo alquanto non convincente.
« Bugiardo! » sbraitò Naruto, per poi lanciare uno
sguardo confuso a Sakura quando si rese conto che non aveva intonato l’accusa
insieme a lui, come suo solito. Ma Sakura non poteva dare del bugiardo a
Kakashi... dato che non stava del tutto mentendo – metaforicamente parlando,
almeno. « Che diffidente » mormorò Kakashi. « Allora,
andiamo in missione o no? Che state aspettando? » I due ragazzi borbottarono qualcosa sull’ingiustizia
della situazione e li precedettero. Ma no, stava guardando lei. Il suo cuore si fermò
per la seconda volta quel giorno quando il suo breve sguardo la colpì. Non
sembrava arrabbiato, imbarazzato o addirittura divertito a sue spese, ma solo
curioso. Sakura deglutì rumorosamente, sentendosi più nuda ed esposta di quanto
lo fosse stato lui precedentemente, poi lo sguardo di Kakashi si spostò in
avanti, mentre la chiamava, voltandosi sopra la sua stessa spalla. « Vieni? » Davvero
una
cattiva scelta di parole, piagnucolò Sakura mentalmente mentre si trascinava
dietro il suo team.
« Lo so. »
« È sempre in ritardo. »
Sasuke non si mosse né produsse suono, ignorandola completamente.
Rivolgersi a Kakashi era il metodo più veloce per ritardare ad una semplice missione di classe A.
Quell’uomo era un assoluto sbadato.
Forse, era solo il suo completo e totale smarrimento ad impedirle di fare
qualcosa oltre starsene lì, appoggiata allo stipite marcio, con la mente
bloccata in un loop come un disco rotto che le rinviava flash di ciò che aveva
visto, ancora ed ancora.
Si era chiesta – in passato – se possedesse una vita sessuale, ma era solitamente
giunta alla conclusione che il sesso rappresentava troppo sforzo per un uomo
così lento, apatico e pigro.
Ritornò quel particolare formicolio del ventre, mentre tremava con
consapevolezza. Strinse le proprie braccia intorno a sé, mentre provava
a scacciare via tutti quei pensieri e quelle sensazioni con la pura forza
fisica.
Inoltre, non riusciva nemmeno a guardarlo, figuriamoci parlargli o
urlargli contro: avrebbe avuto bisogno di almeno tre anni di terapia intensiva
prima di riuscirci di nuovo.
Kakashi si mosse dopo di loro.
Mentre le passava davanti, Sakura gli diede un’occhiata, sicura che la sua
attenzione fosse rivolta alla strada.