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Autore: MonicaX1974    17/12/2018    0 recensioni
Attenzione! SPOILER! Si consiglia la lettura solo dopo aver letto "The beginning".
Approfondimenti, momenti inediti, restroscena e spin-off, in questo libro troverete tutto quello che ancora non sapete su Harry, Chloe e tutti gli altri protagonisti dai quali proprio non riesco a separarmi.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Corro.

Lo faccio da giorni. Mi sveglio presto la mattina, prima del suono della sveglia, e mentre Harry è ancora nel mondo dei sogni, io indosso un paio di pantaloni sportivi, una maglietta, ed esco quando il sole sta per sorgere e corro.

Lo faccio fino a perdere il fiato, fino a che sento i polmoni bruciare, fino a che la carenza d'ossigeno mi fa smettere di pensare.

Non è un buon periodo, non lo è da quando siamo tornati da Londra. I primi tempi ho lasciato correre perché credevo che Harry avesse bisogno di tempo, poi sono stata risucchiata dagli avvenimenti, fino ad arrivare ad oggi.

*

La cena è pronta. Sto aspettando Harry da più di un'ora. Quando l'ho chiamato mi ha detto che stava per uscire dall'ufficio, così mi sono regolata con i tempi per fargli trovare tutto pronto, ma non è ancora tornato.

Non è una novità. Succede spesso, ultimamente, che resti in ufficio oltre il normale orario - oltre il necessario, dico io. C'è sempre qualche emergenza di non ben definita natura, o qualche impegno a cui non può sottrarsi, o ancora una riunione dell'ultimo momento, ma so che non è davvero così.

Si sta nascondendo, sta soffocando le emozioni scaturite dalla scomparsa di sua madre - che per quanto si ostini a negarlo sono certa che l'abbia turbato - e dal costruire un nuovo e importante rapporto nella sua vita, quello con sua sorella.

Grace è una ragazza straordinaria, molto combattiva, con una forte personalità, e grinta da vendere. Né Harry, né Jordan, hanno avuto problemi a legare con lei, Brenda, poi, sembra rinata: ha di nuovo qualcuno di cui occuparsi a tempo pieno e non è più sola in quella enorme casa. Brenda è realmente una di famiglia, proprio come diceva Harry.

Mi rannicchio sul divano stringendo tra le mani il telecomando. Salto da un canale all'altro senza guardare niente in particolare, con l'unico intento di distrarmi. Il cellulare è abbandonato sul tavolino di fronte, e l'unico segno di vita da quell'apparecchio è stato un messaggio da parte di Dylan che mi chiedeva di passare da loro domani.

Un piccolo sorriso spunta sulle mie labbra al pensiero di 'loro'. Kurt si è trasferito a Boston da una settimana. Quei due sono il ritratto della felicità. Al momento vivono ancora con la madre di Dylan, ma hanno iniziato a cercare un appartamento. Mi hanno anche chiesto di andare con loro per aiutarli nella scelta, ma mi sono rifiutata; non ho intenzione di mettermi in mezzo in nessun modo.

Mi appoggio su un fianco e tengo lo sguardo fisso sullo schermo della TV. Vedo le immagini farsi sfocate, poi buio e ancora immagini poco nitide, infine buio.

Sento un piccolo movimento sul mio viso. Mi muovo lentamente, poi sbatto qualche volta le palpebre per mettere a fuoco. Devo essermi addormentata e, dopo aver aperto gli occhi, posso finalmente scorgere il suo viso proprio davanti al mio.

«Ehi...» La sua voce è bassa, le sue dita stanno giocherellando con i miei capelli. È piegato sulle ginocchia e indossa ancora il completo da ufficio. Credo sia appena rientrato.

«Sei tornato» gli dico, mentre mi metto seduta.

«Perché non vai a letto? Faccio una doccia e ti raggiungo» dice poi, alzandosi in piedi.

«Harry?» lo richiamo, e il suo sorriso - già parecchio teso - scompare del tutto. Credo abbia capito cosa sto per dire.

«Ti prego Chloe, non ricominciare con la solita storia!» Sta alzando la voce, poi si volta, toglie la giacca e la lancia in malo modo sulla poltrona.

«In realtà la "solita storia", come l'hai chiamata tu, non è mai iniziata, dato che non vuoi parlarne...» Cerco di tenere un tono di voce calmo perché stasera sembra più nervoso del solito.

«Non c'è niente di cui parlare, perché nessuno vuole capirlo!?» Slaccia la cravatta, sbottona la camicia fino al tatuaggio all'altezza dello stomaco, poi passa ai polsini, il tutto con movimenti a scatti. È decisamente su di giri.

«Il fatto è che l'unico a non capirlo sei tu Harry. Da quando siamo tornati da Londra non hai più voluto toccare l'argomento, ma so che la scomparsa di...»

«Non. Nominarla!» Mi interrompe bruscamente e, una volta di più, so di avere ragione. La morte di sua madre l'ha turbato, e non poco.

«Ok... Allora parliamo di Grace...» Dice che va sempre tutto alla grande, ma non può non provare un minimo di risentimento. Magari non nei confronti di sua sorella, ma vuole dare a vedere che sia tutto normale, quando di normale c'è ben poco.

«Non ho niente da dire nemmeno su Grace...» Stronca anche questo argomento sul nascere, così provo con una delle cose che più mi preoccupano.

«E allora perché continui a nasconderti dentro al tuo ufficio?» La mia domanda lo fa vacillare per un attimo, ma si riprende con ancora più rabbia di prima.

«Adesso te la prendi perché lavoro!? Insomma prima tutti a darmi contro perché me ne sbattevo i coglioni, adesso che mi sto prendendo le mie cazzo di responsabilità non va bene lo stesso!?» Ormai sta urlando mentre gesticola animatamente come a volermi convincere delle sue parole. «Vuoi dirmelo tu come devo comportarmi!? Vuoi darmi degli orari da rispettare!?»

«Harry sai bene che non è questo che intendo...» Per un attimo sembra tornare in sé, ha quasi il fiatone ed è rosso in viso. «Sono solo preoccupata per te...»

«Beh, non devi! E adesso vado a farmi una fottutissima doccia!» Si volta e raggiunge il bagno a grandi falcate, poi sbatte con forza la porta per chiuderla e io mi ritrovo di nuovo da sola a tentare di capire come posso fare per aiutarlo, perché ha evidentemente bisogno d'aiuto.

Mi rannicchio di nuovo sul divano, raccolgo le ginocchia al petto e resto in ascolto dei rumori provenienti dal bagno. Non so più come fare per riuscire a farlo parlare, per fare in modo che si renda conto che deve affrontare il dolore, soffrire, combattere e superarlo. Non c'è altro modo.

Resto immobile, in attesa che esca dalla doccia. Spengo la televisione e fisso lo sguardo sulla porta del bagno, come se così facendo potessi farlo uscire prima, e il tempo sembra rallentare. Non ho idea di quanto tempo sia passato da quando è là dentro, ma è decisamente troppo. Quando sto per alzarmi per andare da lui, la porta si apre.

Indossa solo l'asciugamano in vita, i capelli sono ancora bagnati, e tiene lo sguardo basso mentre cammina verso di me. Abbasso le gambe per sedermi composta e lui mi si piazza davanti. Il suo sguardo è combattuto, so che ha bisogno di sfogarsi, ma devo trovare i modi e i tempi giusti per non farlo scappare di nuovo.

Harry si abbassa, si inginocchia, poi si piega in avanti posando il viso sul mio ventre e mi abbraccia. Istintivamente porto le mani sulla sua testa per far scorrere le dita fra i suoi capelli. Ripeto il movimento più e più volte, fino a sentirlo rilassarsi.

«Mi dispiace Chloe» dice con un filo di voce.

«Non è niente Harry» Dio, potrebbe passarmi sopra con uno schiacciasassi e non mi lamenterei! Io ho fatto molto peggio con lui e non si è mai arreso.

«Mi dispiace anche per la cena» Mi abbraccia un po' più stretta e io faccio scorrere entrambe le mani tra i suoi capelli fino al suo viso, per fare in modo che alzi lo sguardo su di me. Voglio guardarlo negli occhi, voglio che lui guardi i miei.

«Lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa» Leggo nei suoi occhi tutto lo smarrimento che sta provando. «Parlami Harry...» So che vorrebbe farlo, ma la paura di tornare a soffrire come un tempo è ancora troppo forte.

«Non ora» dice, per poi tornare ad appoggiare il viso al mio ventre e stringermi con ancora più forza.

Riprendo ad accarezzargli i capelli come se fosse un bambino piccolo, e in questo momento potrebbe persino sembrarlo, tanto dà l'impressione di essere indifeso.

«Harry...» ritento con minore convinzione, ma non credo di riuscire a spuntarla.

«Non adesso Chloe...» Alza lo sguardo su di me. I suoi occhi sono persi e io voglio provare per un attimo a perdermi con lui, forse potremmo ritrovare insieme la via del ritorno. «Adesso voglio solo baciarti.» Prendo il suo viso tra le mani e mi perdo sulle sue labbra, lascio che lui si perda sulle mie. Sarò al suo fianco sempre e comunque.

***

Alla fine succedeva sempre così. Harry riusciva ad evitare l'argomento ogni volta, fino a che l'ho fatto anch'io. Ho lasciato che si chiudesse in sé stesso sempre di più, ho permesso che il suo malessere vincesse su di lui, e ora non ho più la forza di aiutarlo.

Più Harry si nascondeva dietro al suo lavoro, più io mi nascondevo dietro a lui. L'abbiamo fatto finora e adesso mi ritrovo a dover affrontare il suo, e anche il mio, di malessere.

Non posso evitare di pensare che se avessi agito diversamente, se avessi insistito a farlo parlare, forse oggi staremmo meglio entrambi. Ho praticamente vissuto da sola nelle ultime due settimane - Harry tornava a casa solo per dormire - e adesso non so come affrontare la giornata di domani.

Al ritmo di questi pensieri aumento l'andatura, un passo dietro l'altro, sempre più in fretta, sempre più veloce, con la musica che martella negli auricolari. Ho imparato che la carenza d'ossigeno mi aiuta a fermare i pensieri, perciò spingo sulle gambe fino a non poterne più, fino a che sono costretta a fermarmi.

Mi piego leggermente in avanti, poggio le mani sulle ginocchia ed inizio ad inspirare ed espirare fino a regolarizzare il fiato. Anche stavolta ha funzionato. Il cervello si è spento, almeno per ora.

La musica si interrompe negli auricolari e sento il segnale di una chiamata in arrivo, premo il tasto di risposta sul cavetto sapendo già chi sia dall'altra parte.

«Sei sveglio...» dico, senza domandarlo realmente.

«Non proprio... Dove sei?» mi chiede con voce assonnata.

«A Central Park, ma sto tornando.» Il fiato è ancora corto, e mi incanto per un attimo nel notare il sole che sta sorgendo.

«Allora sbrigati Stewart, perché ho fame...» Sorrido nel sentire le sue parole. Sì diverte sempre a giocare su quel termine.

«D'accordo. Passo dal salone ristorante prima di salire in camera» gli dico.

«Brava... Adesso torna qui...» Sorrido ancora, poi lo saluto e corro, stavolta più lentamente, fino ad arrivare all'albergo al quale alloggiamo.

È stato Harry a voler passare qui, a New York, questi due giorni, proprio nello stesso albergo in cui siamo stati la volta scorsa. Credo volesse distrarre la mia attenzione, e forse ci sarebbe anche riuscito se non fosse che il mio umore è sotto terra da settimane.

Entro nella hall e chiedo alla reception se è possibile avere qualcosa da mangiare anche se il salone ristorante è ancora chiuso. Non mi fanno storie e, in pochi minuti, mi consegnano un vassoio da portare in camera. Ringrazio e vado verso gli ascensori, salgo al nostro piano ed entro in camera.

Harry è ancora sdraiato sul letto in modo da occupare più spazio possibile, sembra stia dormendo, ma si mette lentamente seduto quando mi avvicino.

«Ciao» gli dico sorridendo, poi poso il vassoio sul materasso e afferro un pancake che addento con gusto.

«Ciao» risponde con un mezzo sorriso.

«Vado a fare la doccia, tu fai pure con calma» Non gli do modo di ribattere che già sto andando verso il bagno.

Solitamente, dopo la corsa, ho un piccolo crollo emotivo. Se è vero che la carenza d'ossigeno mi fa smettere di pensare, quando il mio corpo torna in stato di riposo tutte le emozioni tornano con forza, come se fossero lanciate da un boomerang che mi si rivolta contro.

Scalcio in fretta le scarpe mentre apro l'acqua per farla scaldare, mi svesto completamente, poi mi infilo sotto al getto caldo. Mi appoggio con le mani alle piastrelle fredde e lascio la testa sotto l'acqua. Solo a questo punto mi lascio andare. Adesso, che nessuno può vedermi, piango.

Domani è il mio dannatissimo compleanno. Domani è un anno esatto che se n'è andato e io non riesco a tenere a bada i sensi di colpa, non da sola - e nell'ultimo periodo mi sento incredibilmente sola. Harry mi ha tagliato fuori da ciò che gli sta succedendo, e io gliel'ho permesso. Senza il suo sostegno è molto difficile affrontare questo momento, e anche se sono certa che lui abbia voluto venire qui per aiutarmi a tenere lontani certi pensieri, non può pensare che riesca a farlo da sola, non può pensare di continuare ad aiutare me e ad ignorare sé stesso.

D'un tratto sento il rumore della porta scorrevole del box doccia, sento la sua presenza dietro di me, poi di nuovo la porta chiudersi.

«Sei troppo tesa Stewart» La sua voce è bassa. Subito dopo sento le sue mani sulle mie spalle. Le sue dita fanno una piacevole pressione sui miei muscoli indolenziti. Chiudo gli occhi e mi concentro sul suo tocco. Allontano i pensieri perché lui è qui.

Mi lascio accarezzare, lascio che lui si porti via la mia negatività, che assorba i miei problemi come fa la spugna che sta facendo scivolare lentamente sulla mia spina dorsale.

«Lo sai che non mi piace svegliarmi da solo» dice. Sento il suo corpo aderire alla mia schiena. Le sue mani scorrono lente sui miei fianchi e continua a passare la spugna sulla mia pelle che si accende ad ogni suo passaggio.

«Non sei nella posizione migliore per rimproverarmi Harry» Cerco di replicare alla sua battuta, e subito dopo il fiato mi muore in gola quando mi stringe a sé, lascia cadere la spugna e le sue mani continuano a lasciare tracce bollenti sul mio corpo.

«Da questa posizione posso permettermi quello che voglio, piccola Stewart...» Sento le curve del suo corpo modellarsi al mio mentre sussurra al mio orecchio, poi le sue labbra si posano sul mio collo.

L'acqua continua a scendere e io mi stacco dal muro appoggiandomi del tutto contro di lui. Alzo le braccia e poso le mani all'indietro sulla sua testa, le sue conquistano altri centimetri di pelle. Forse posso accantonare il dolore ancora per un po', forse posso abbandonarmi a Harry, forse lui può guarirmi ancora.

Mi volto nel suo abbraccio e lo guardo negli occhi. In quel verde così acceso riesco a scorgere tutto il suo dolore, tutta la sua voglia di dimenticare, proprio, come voglio fare io.

Non voglio aspettare, lo voglio ora, voglio spegnere adesso il mondo e lasciare solo Harry, perciò in un attimo le mie labbra premono con forza sulle sue, la sua lingua si fa immediatamente spazio nella mia bocca. Stringo i suoi capelli tra le dita, lui lascia andare un gemito che si riversa all'interno del mio corpo. Porto una gamba sul suo bacino e lui capisce immediatamente cosa voglio. Le sue mani si artigliano alle mie cosce e d'un tratto i miei piedi sono sollevati da terra. Trattengo il fiato quando la schiena entra in contatto con la superficie fredda delle piastrelle, e poi di nuovo quando lui scivola con aggressività dentro di me. Non abbiamo più nemmeno il pensiero del preservativo perché ho iniziato a prendere la pillola diverso tempo fa, e non c'è niente che possa fermarci dal consumarci a vicenda con egoismo, perché è esattamente quello che stiamo facendo in questo momento. Lui si sta perdendo in me per azzerare i suoi pensieri, e io sto usando lui allo stesso modo. È un rapporto aggressivo in cui ognuno pensa a sé stesso. È passione allo stato puro, ma alla fine, quando entrambi raggiungiamo il culmine del piacere e io nascondo il viso nell'incavo del suo collo per nascondere le lacrime, lui dice qualcosa che mi fa rendere conto che noi non siamo solo questo.

«Dio, Chloe! Non immagini nemmeno quanto mi manchi!»

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SPAZIO ME

Buonsalve belle persone!

Siamo arrivati ad un nuovo capitolo della loro storia. È un momento difficile per entrambi che sono tornati a chiudersi in loro stessi. Hanno lasciato che i loro problemi li travolgessero ed ora si trovano faccia a faccia con qualcosa che non possono più evitare: dovranno parlarsi e tornare ad avvicinarsi, ma questo lo vedremo la prossima volta.

Grazie ancora a tutte voi per essere qui.

Eeeeee niente, buona lettura 😍

 
   
 
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