Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: badgirl92    17/12/2018    4 recensioni
Ambientato tra la seconda e terza stagione dell'anime.
La squadra operazioni speciali Levi si trova nascosta in una piccola dimora tra le campagne del Wall Rose, con il compito di proteggere Eren Jaeger e Historia Reiss e di allenare il ragazzo titano ad indurire la pelle come il gigante femmina.
Durante questo piccolo momento di pace sembra che alcuni protagonisti si avvicinino, tra cui Eren con Historia. Mikasa si ritrova a dover sopportare in silenzio questa intimità. Ritroverà la sicurezza di sé tra le braccia del capitano Levi o anche lui non è in grado di darle l'affetto che desidera?
Per comodità ed abitudine chiamerò i personaggi in versione Italiana.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Spazio Autrice

Scusatemi enormemente per il ritardo! Lo so, sono imperdonabile! Ma la mia mente viaggia sempre ed ho già un'altra storia in porto. Non riguarda "Attack on titan", ma una storia originale, ma non preoccupatevi, un po' a rilento finirò questa prima.
Per farmi perdonare vi lascio a un capitolo più succoso e decisamente più lungo rispetto agli altri!
Un bacione!

BadGirl92
 

Capitolo Quinto

Non capì il motivo del litigio, ma a quanto gli parve Mikasa ce l'aveva a morte con tutti, non solo con lui. Si stavano allenando all'esterno, a coppie come sempre. Levi preferiva far ruotare le coppie, non lasciarli sempre allenare con gli stessi. Era necessario che interagissero con più papabili nemici possibili, di tutte le fisicità e tipologie. Ma notava che i ragazzi avevano un certo riguardo per le tre femmine, non usavano tutta la loro forza per sopraffare l'avversario. L'unica a non avere riguardi era proprio Mikasa, ma quella mattina era veramente di pessimo umore, probabilmente dovuto al brusco risveglio.
La vide picchiare senza sosta il povero Eren, che invece sorrideva. Era uno sciocco pensare di prenderla in giro pur sapendo con certezza che non avrebbe mai avuto la meglio.
"Spero per te Jeagen che tu stia cercando un punto debole della tua avversaria con questo metodo discutibile. Non mi pare sia così efficace farla incazzare..." lo riprese il capitano, con voce atona.
Mikasa lo prese di spalle mentre Eren si era distratto per rispondere al capitano. Gli strinse un braccio attorno al collo mentre con l'altro gli bloccava ogni possibile tentativo di contrastarla.
"Posso farcela!" Rispose infine, con voce strozzata. "Vuole che me ne torni a letto, dice che devo riposarmi ancora!"
Mikasa strinse ancora di più, per poi scrutare con occhi gelidi il capitano.
"Metti in discussione ancora i miei ordini, Ackerman?"
"Non sto mettendo niente in discussione! Il mio era solo un suggerimento..."
"Ma se mi hai minacciato di farmi svenire, cosi ero costretto a riposare?" Rispose Eren, alzando la voce, incredulo, riuscì finalmente a liberarsi, perciò Mikasa passò lesta un piede tra le gambe di Eren per farlo cadere a terra con uno sgambetto. Perdendo l'equilibrio, Eren trovò come unico appiglio la sciarpa rossa dell'amica mentre cadeva, ma questa le si impigliò su un bottone della camicia. Con il peso del corpo di Eren strattonò la sciarpa e il bottone partì, lasciando la ragazza con il petto scoperto sotto gli occhi di tutti. Mikasa non capì subito cosa fosse successo. Vide Eren ridere a crepapelle; Jean osservarla con gli occhi sgranati e a bocca spalancata; Il capitano Levi sbiancare per un lungo istante, per poi distogliere lo sguardo; Armin e Connie coprirsi gli occhi con le mani. Si guardo sconcertata e si accorse di avere il reggiseno e il petto florido in bella mostra. Si coprì frettolosamente, umiliata dalle risate del suo caro amico di infanzia e amore non corrisposto. Con l'animo pieno di vergogna corse via per nascondersi dentro casa, seguita dopo qualche istante dalle sue compagne, pronte a consolarla o solo farle compagnia. Levi seguì la scena in silenzio. Si avvicinò ad Eren che stava ancora continuando a ridere rotolandosi a terra. Lo zittì con un calcio allo stomaco.
"La pausa è finita. Ricominciate immediatamente."

Passare dalla fanciullezza alla maturità comportava un enorme cambiamento. È una trasformazione radicale del fisico, come gli ormoni in ebollizione, l'allargamento del bacino, l'aumento delle rotondità del seno. Ma non è solo fisico, è una metamorfosi soprattutto psicologica. 
Sbalzi d’umore, affaticamento, stima di sè sotto terra, manifestazioni dell'animo che non sempre si riesce a frenare. Mikasa ne era preda da mesi. Non si era mai sentita così debole ed insicura. Ne aveva sofferto da piccola, ma grazie ad Eren aveva superato questa paura. Grazie a lui aveva scoperto ed esplorato quella parte di sé che era latente, finalmente riaffiorata. Anche se non era sempre del tutto estranea a tali turbamenti interiori, poteva ritenersi finalmente una donna forte. Ma quella risata derisoria mischiata allo stato d'animo erosivo provocato dagli ormoni della crescita, le causarono una terribile ricaduta. Pianse, come non aveva fatto nemmeno alla morte dei suoi genitori. Una sensazione liberatoria che non si concedeva da troppo tempo. Perché? Perché era diventata il pilastro che reggeva Armin ed Eren. Si era fatta responsabile della loro incolumità, come se per qualche assurdo motivo doveva ricambiare il favore offerto dall'amico, quando l'aveva salvata eroicamente dai delinquenti che l'avevano rapita. Da fanciulla fragile com'era, era emersa come un fiore rinato tra l'asfalto, con le radici forti abbastanza da scheggiare il conglomerato solido di catrame e rocce.
No, non era solo per quello. Aveva fatto una promessa a Carla. Aveva giurato di proteggere Eren e lo avrebbe fatto a costo di morire. Ma perché tale sincera devozione non sembrava ricambiata? Eren sarebbe morto per lei? L'amava almeno quanto lei amava lui? Perché l'aveva derisa? C'era qualcosa che lo frenava, anche se non riusciva a capire cosa. Forse quella complicità nata con Historia era sbocciata in un legame affettivo? Ormai Non era più sicura di nulla, tutta la sua caparbietà era svanita, sfumata via, soffiata dal vento.

D'altra parte il testosterone una volta prodotto per la prima volta, rimane in circolo continuamente. Che un uomo abbia quindici o trenta o cinquant'anni la reazione a certe visioni eteree non cambia. C'è chi riesce a nasconderle e tenerle per sè dietro una barriera di indifferenza. C'è chi invece non può fare a meno di esternarle e parlarne senza sosta.
Gli ormoni sessuali influiscono sul desiderio e quindi sulla libido. I ragazzi non riuscivano a fare a meno di parlare, pavoneggiarsi o divertirsi a prendersi in giro. Anche durante la cena il loro chiacchiericcio assordante risuonava nella sala. Solo nel momento in cui fece capolino la figura di Mikasa dal portone calò il silenzio. Era rimasta in camera tutto il pomeriggio. Nemmeno il capitano Levi ebbe coraggio ad andarla a chiamare, la lasciò in pace a sbollire la rabbia e la frustrazione. Mangiò in silenzio, sebbene le occhiate preoccupate dei suoi compagni la mettessero a disagio. Finì veloce il suo pasto, si alzò in fretta, pronta a ritornare a rifugiarsi nella sua camera. A testa bassa percorse il lungo corridoio, ma si scontrò con qualcosa solido come il marmo.
Levi si era ritirato nel suo studio più del previsto, tra le scartoffie varie che doveva analizzare per Hangji. Si era voluto rintanare lì dentro di proposito, o avrebbe dato sfogo al suo nervosismo contro i suoi sottoposti. Un branco di babbei, di scimmioni che ridevano e si spintonavano per fare a gara a chi ce l'aveva più grosso. Se prima si dispiaceva per non aver avuto un'infanzia e un'adolescenza come gli altri, ora ne andava fiero. Certo, non era rimasto indifferente all'accaduto. Prima una canotta striminzita , poi una camicetta strappata che sottolineavano la freschezza e la bellezza semplice di una donna in erba. Il suo ego era sempre stato superiore alle tentazioni carnali, ma quel giorno si era sentito un ragazzino. Si era dato dell'incosciente. Anni ed anni di allenamento per raggiungere la pace dei sensi, per concentrarsi sull'unico e solo obiettivo di sterminazione della razza gigante, ed una semplice ragazzina era riuscita a smuovergli qualcosa dentro così. Ribolliva,ma non di rabbia.
Sentì i morsi della fame premere sullo stomaco. Per quella giornata poteva bastare, ora doveva rifocillarsi per bene e non pensare più a niente. Prese la sua giacca, la posò sulle spalle ed uscì dallo studio. Uno scontro inatteso lo fece risvegliare dai suoi pensieri.
"Ackerman, già te ne stavi andando?"
Si sentì chiamare lei. Alzò lo sguardo e notò che si era scontrata sbandatamente con il capitano appena uscito dallo studio.
Distolse nuovamente lo sguardo prima di mormorare:
"Si, ho poco appetito..."
Lo superò, ma sentì nuovamente la voce roca e calda dell'uomo.
"Smettila di fare la vittima, Ackerman! Reagisci e cammina a testa alta." Si voltò sorpresa, gli occhi blu lucidi di nuove lacrime in procinto di uscire allo scoperto.
" Ma soprattutto lascia perdere quel Jeagen. È solo uno stupido a non essersi ancora accorto di te!"
"C-come?" Ballettò incredula. 
"Bhe... lo hanno fatto tutti. Jean si vede lontano un miglio che ha una cotta per te, ed è per questo motivo che se la prende sempre con Jeagen... Pure Arelet se avesse interesse verso il genere femminile farebbe la fila a te, ma dubito ne abbia."
Restò basita di fronte a quelle parole che volevano essere consolatorie. Non aveva mai pensato di potersi ritenere una bella ragazza. Forte si, ma non bella. Se ne era reso conto anche lui che tutti la fissavano. Non erano prese in giro le loro. Erano entusiasti per aver visto un paio di tette! In un lampo si ricordò che i ragazzi non erano gli unici ad aver avuto una reazione di stupore, ma anche lo stesso capitano. Lo vide voltarsi e allontanarsi, perciò prese coraggio e sussurrò:
"Anche... anche lei?"
A quella domanda Levi si arrestò, sentì il suo cuore perdere un battito. Cosa provava lui? Più la guardava e più si sentiva un vecchio maniaco di fronte a lei, ma da qualche giorno a questa parte era inconsciamente ed inevitabilmente attratto dalla bellezza orientale della ragazza. Prima che lei potesse accorgersi di un tentennamento, indossò nuovamente la sua maschera imperscrutabile e voltò appena il viso verso di lei, rispondendo:
"Ackerman, che domande fai? Ho 15 anni più di te... quando avevo la tua età nemmeno eri nata."
"Mi fa piacere che ne sia consapevole. Ma non ha risposto alla domanda..." il sorriso sfacciato su quel viso arrossato dal pianto gli fecero stringere le labbra, in preda ad un istinto primordiale che non sentiva da molto tempo. Dannata ragazzina, lo stava provocando e nemmeno se ne accorgeva. Questa volta sarebbe stata lei a restare senza parole. Voleva sfidarlo? Avrebbe trovato pane per i suoi denti allora.
"Sei una bambina. Cosa vuoi che abbia notato di te in questo tempo sotto le mie ali?" Mormorò, avvicinandosi lentamente, "Che hai perso finalmente i denti da latte? Oppure che il tuo petto si è fatto piacevolmente più gonfio e sodo? si, l'ho notato, ora sei decisamente una donna. Perchè tante domande? Vuoi venire a letto con me? Ti piacciono i maturi?" La sua voce si fece mano a mano più calda, da lasciarle un brivido lungo la schiena. Era talmente vicino che poteva sentire il suo odore di dopobarba.
"Non si direbbe, data la tua cotta per quel bamboccio di Jegen."
"C... cosa?" Riuscì a balbettare nuovamente. Non sapendo per quale delle tante provocazioni essere più offesa e allo stesso tempo lusingata. Nell'oscurità del corridoio notò l'ombra di un sorriso dipingersi sul viso dell'uomo. Si voltò e le diede le spalle per andarsene definitivamente 
"Fila a dormire, Ackerman. E stavolta svegliati in orario."
  
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