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Autore: Reine_De Poiters    19/12/2018    2 recensioni
Dal "Capitolo I":
Dopo quell’episodio, non vide in giro Lily per una settimana. Era quasi sicuro che quella cornacchia di “Tunia” non fosse riuscita a chiuderla in camera per sempre, ci voleva molto di più di una semplice porta per tenere fermo un mago od una strega.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, James Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: James/Lily, Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Disclaimer:
 
Il titolo di questa storia è particolare, non del tutto immediato, e fa riferimento a una evoluzione, alla condizione dei personaggi stessi in questa fanfiction. Questa è divisa in tre parti, ognuna di essa in riferimento alla parte del titolo. I p.o.v. saranno principalmente quelli di Lily e Severus, ma nel corso della storia verrà introdotto anche quello di altri personaggi, fondamentali per la comprensione degli avvenimenti nella loro globalità.
La storia non vuole essere incentrata su di un personaggio in particolare , infatti,  nonostante Lily e Severus potranno sicuramente considerarsi personaggi principali, questi si ritroveranno a muoversi in una storia che può solo definirsi corale. Lily e Severus, il loro rapporto e la loro evoluzione, saranno il mezzo per ripercorrere le avventure dei Malandrini, l’ascesa di Voldemort e dei suoi anni del terrore e la creazione dell’Ordine della Fenice. Entrambe i personaggi  permetteranno di addentrarci all’interno delle due fazione che hanno caratterizzato la prima guerra magica. Per questo la trama coprirà un arco di tempo molto ampio, quasi dieci anni.
Mi scuso preventivamente per il possibile e involontario OOC di alcuni personaggi, cercherò di essere il più possibile attinente al carattere conosciuto dei personaggi.
Qualsiasi appunto, critica, consiglio è ben accetta.
Dopo questa “introduzione” (altamente pallosa, lo so) che non potevo non fare, vi lascio alla lettura del primo capitolo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

                                                                        NOI
                                                                (parte prima)
 

 
 
Il vento fresco della prima mattina entrò dalla finestra, spalancata perché rotta, e solleticò i piedi scoperti del bambino che sonnecchiava scomposto tra le coperte. I folti capelli scuri gli coprivano il volto spigoloso e giallognolo. Si muoveva nervoso nel sonno, complici le coperte e il lenzuolo bianchi aggrovigliati.

Quando un piccolo corvo spennacchiato, pareva aver incontrato un tifone ed esserne uscito vivo per miracolo, si poggiò sul davanzale dalla finestra ed iniziò a cantare, il voltò del bambino si contrasse in una smorfia e dalla sua bocca uscì uno sbuffo. Ormai era sveglio, non poteva farci nulla.

Si mise seduto sulla sponda del letto, accatastando le coperte sul fondo del letto, passò le sue mani ossute a stropicciarsi il volto per cercare di svegliarsi e si mise in piedi.
Severus cacciò via il corvo gracchiante dalla sua finestra, stando attento a far il minimo rumore. Suo padre ancora dormiva e non si sarebbe mai permesso di svegliarlo in anticipo.

Provò l’impulso di rimettersi sotto le coperte ancora calde, ma il fischiare del suo stomaco lo spinse a convincersi ad andare in cucina. Si infilò il primo pantalone stropicciato che trovò sulla sedia accanto al letto e scese le scale come un fantasma, stando attento a non inciampare nei suoi stessi piedi.

Quando arrivò in cucina la trovò in disordine, una tazza e dei piattini sporchi sul tavolo gli fecero intuire che sua madre era già uscita. Grattandosi la testa si chiese che ore fossero e mentre si mise a sparecchiare il tavolo scoccò un’occhiata veloce al vecchio pendolo sulla parete opposta a quella della cucina e notò che era ancora molto presto.

Sua madre, Eileen, era uscita prima del solito perché alle nove, appena suo padre sarebbe uscito per andare a lavoro, o almeno lo sperava, avrebbero avuto la loro lezione. Severus era euforico e tanto era l’eccitazione che per poco non fece cadere rovinosamente nel lavello la tazza che stava lavando.

Adorava le lezioni di sua madre sul mondo magico, molto più di quelle noiose materie babbane che era costretto a studiare per il resto della settimana. Certo, leggere qualche romanzetto di chissà quale autore inglese sulla riva del fiume non gli dispiaceva e risolvere quegli astrusi problemi di geometria gli dava spesso soddisfazione, ma non poteva far a meno di leggere e rileggere Teoria della Magia o esercitarsi con le Antiche Rune.

Aveva nascosto tutti i libri che sua madre le aveva dato sotto il letto, non che suo padre curiosasse mai nelle librerie sparse in tutta la casa, ma voleva evitare guai. Spesso sgattaiolava fuori casa con qualche libro nascosto sotto il cappotto e, percorrendo veloce tutta Spinner’s End, si nascondeva a leggere e a curiosare in giro per tutta la giornata.

Severus sistemò i piattini e la tazza a scolare sul lavello arrugginito, mentre osservava dalla finestra proprio al di sopra del lavandino la tenue nebbia che ricopriva le strette vie del piccolo quartiere.

Spinner’s End non era di certo un luogo da scoprire come non lo era, d’altronde,  tutta Cockworth. Piccola, cupa e grigia. L’immensa ciminiera della fabbrica tessile imperava su tutta la città, mentre i suoi fumi impregnavano i mattoni, ormai non più rossi, delle vecchie casupole di tutta la via. Nonostante questo, passava gran parte delle sue giornate fuori casa.

Non appena ebbe nuovamente reso presentabile la cucina, si preparò velocemente un paio di fette di pane imburrato, che buttò giù altrettanto frettolosamente, e corse di nuovo su per le scale, per poi infilarsi e chiudersi in camera. Ebbe la tentazione di iniziare a tirare fuori i suoi libri, ma il mormorio sempre più concitato che sembrava provenire proprio da sotto la sua finestra lo distrasse.

Curioso si protrasse verso la sua finestra, sporgendo il naso adunco verso l’esterno. Le voci si fecero più nitide, tuttavia  non riuscì a intendere con chiarezza il discorso. Parlavano di uno sfratto e non capì molto di più.

Severus si ritirò velocemente quando qualcuno sembrò notare la sua presenza, oltre a quella delle tante altre teste che spuntavano dalle finestre vicine.

Dopo aver cincischiato in camera per quella che gli sembrò essere un’eternità ed essersi assicurato che suo padre fosse andato a lavoro, i passi pesanti e la porta che sbattendo fece tremare anche le pareti di mattone non potevano bla bla bla, si vestì alla bell’e meglio e, presi tutti i libri, si fiondò seduto al tavolo della cucina.

Tutto emozionato si mise a contare i libri ad uno ad uno, spargendoli sull’ampio tavolo di legno: Teoria della Magia; Storia della Magia; Infusi e pozioni magiche; Metodo semplificato per la lettura delle Antiche Rune e  Affrontare l’Informe, anche se sua madre non voleva lo leggesse, questo era senza dubbio il suo preferito.

Era quasi passata un’ora, in cui non aveva fatto altro che ciondolare le gambe magre sotto il tavolo, quando si rassegnò al fatto che sua madre, quel giorno come tanti altri, non sarebbe arrivata. Frustrato e col volto pallido contratto dalla delusione risistemò i libri sotto il suo letto, tenendo per sé Metodo semplificato per la lettura delle Antiche Rune con qualche foglio giallognolo all’interno.

Uscì di casa prendendo la strada più lunga, cercando di non farsi notare da quella impicciona della signora Powell, e corse per tutta Spinner’s End noncurante di tutte le pozzanghere in cui erano finiti i suoi piedi, con un sonoro squash. Nonostante la primavera fosse alle porte e il verde dei timidi boccioli delle piante rampicanti aveva ridato colore al quartiere, il vento era tagliente e scapigliava i suoi capelli corvini, mentre una tenue pioggerellina era caduta per tutta la nottata.

Quando arrivò alla sua “tana”, un grosso salice spelacchiato a pochi metri dalla riva del fiume, si premurò di stendere il cappotto sull’erba ancora bagnata, così da non sporcare né i libri né i fogli. Stendendocisi sopra, fogli e libri alla mano, ricominciò il suo meticoloso lavoro da dove lo aveva interrotto alcune settimane prima. Sua madre gli aveva promesso, infatti, che non appena sarebbe stato in grado di tradurre un gran quantitativo di Rune le avrebbe fatto un regalo speciale e quando sua madre parlava di speciale non poteva che intendere qualcosa che riguardava il mondo magico, Severus ne era più che certo.

Rialzò la testa da suo libro solo a quella che gli sembrava essere l’orda di pranzo, il suo stomaco, infatti, languiva prepotentemente. Strappò, nervoso, alcuni ciuffi d’erba intorno a sé. Non aveva per nulla voglia di tornare a casa, probabilmente suo padre era già tornato a casa e non avrebbe potuto continuare la sua lettura: meno tempo aveva per imparare le Rune, più tempo doveva aspettare per il suo regalo. Aprì la mano in cui ancora teneva alcuni ciuffetti di erba , che di improvviso presero a volare in cerchio, formando un vortice, come tante piccole farfalle.

Lui era un mago, non aveva tempo da perdere. Quando la sopracciglia si crucciarono a quel pensiero, le piccole farfalle smisero di volare e caddero di colpo a terra, morte.

Intristito raccolse le sue cose da terra e, dopo aver dato una forte sgrullata al cappotto, se lo mise sulle spalle.

-Tunia! Olivia! Cindy! Venite!-

Una vocina, tenue e dal tono divertito, lo catturò totalmente. Proveniva dal parchetto al di là della salita e che sovrastava il fiume stesso; Severus la sentì sempre più chiara man mano che una sagoma minuta dalla folta chioma di capelli rossi trotterellava giù per la discesa d’erba.

Si nascose, vergognoso per il suo aspetto trasandato, dietro la grande corteccia del salice. Non gli piaceva farsi vedere dagli altri, specialmente dai suoi coetanei, ne tantomeno aveva intenzione di farsi vedere da qualcuno quando era costretto ad indossare quella vecchia camicetta di sua madre.

-Tunia!- urlò tutta allegra la bambina, quando vide scendere, tutte impettite, un altro gruppetto di tre ragazzine, probabilmente di poco più grandi.

Quella che a Severus sembrò essere la capo banda scoccò uno sguardo severo alla bambina, incrociando le braccia al petto.

- Quante volte ti ho detto che non devi scappare via da sola, la mamma non vuole- .

Severus intuì che erano sorelle, ma non sembravano assomigliarsi molto: la più piccola, dai lunghi capelli rossi e le gote paffute, sembrava quasi una bambola avvolta in quel largo vestito a fiori ; l’altra, sguardo torvo e collo lungo, come se le servisse per tenere tutto sotto controllo, aveva l’aria di essere una gran fanatica.

-Volevo solo farvi vedere una cosa…- rispose dispiaciuta la più piccola, con lo sguardo basso e fisso sui suoi sandaletti argentati. Tutta decisa, noncurante dello sguardo di sfida della sorella, ma più concentrata su quello curioso delle sue due amiche, afferrò alcuni ciuffi d’erba da terra e li strinse forti nelle mani sottili. Con sommo stupore di Severus, che spalancò la sua bocca stupefatto, non appena la rossa ebbe aperto la mano alcuni fili d’erba presero a danzare sul suo palmo.

“Tunia” sbiancò, non perché fosse sorpresa dalla sorella, o almeno così sembrò a Severus, ma piuttosto per le urla di terrore che le altre due bambine, Olivia e Cindy, lanciarono prima di fuggire verso il parco giochi.

Non appena la bambina distolse lo sguardo dalla sua mano, i due fili smisero di danzare e si ritrovò scaraventata a terra da uno spintone della maggiore. Pareva un bufalo tanto era rossa di rabbia in viso.

-Lily sei una stupida! Lo dirò alla mamma, ti farò chiudere in camera per sempre!- urlò con tutta la forza che aveva in gola, prima di scappare all’inseguimento delle sue  amiche.

Severus ancora non riusciva a crederci, provava un misto di gioia e dispiacere: gioia perché per un attimo smise di sentirsi estremamente solo e diverso in quel freddo quartiere di periferia, dispiaciuto perché Lily era rimasta a terra sola e piangente, e lui sapeva benissimo quanto fosse brutto.

Istintivamente cercò di uscire allo scoperto, superando tutto l’imbarazzo che gli immobilizzava le gambe, ma non appena Lily sentì il suo sospetto frusciare da dietro l’alberò scatto in piedi. Con le maniche del vestito si asciugò frettolosamente gli occhi e osservò timorosa il salice. Severus non poté far altro che pietrificarsi, letteralmente, e iniziare a convincersi che iniziare una conversazione sbucando da dietro un albero non fosse poi un’idea così intelligente.

Quando il salice smise di attirare l’attenzione di Lily quella corse nuovamente via, probabilmente verso casa. Così, Severus, poté finalmente riprendere a respirare.
Mentre tornava frettolosamente a casa, con lo stomaco sottosopra a causa della sorpresa, si chiese se lei, come lui, sapesse. Era talmente preso dalla contentezza e dai suoi contorti ragionamenti, che non si accorse che, anche quel giorno, i suoi genitori stavano litigando, poiché i suoi pensieri coprivano le forti urla cariche di rancore.
 


Dopo quell’episodio, non vide in giro Lily per una settimana. Era quasi sicuro che quella cornacchia di “Tunia” non fosse riuscita a chiuderla in camera per sempre, ci voleva molto di più di una semplice porta per tenere fermo un mago od una strega.

Senza darsi per vinto, continuò ad andare al parco sopra il fiume anche la settimana seguente. Ebbe la fortuna di rincontrarla un paio di volte, tra cui una quella mattina.

Nascosto fra gli alberi, ben attento a non farsi vedere, l’osservava dondolarsi in solitaria sull’altalena e giocare nella sabbia, tuttavia gli mancava il coraggio di presentarsi.
Aveva l’intenzione di sbucare fuori dal suo nascondiglio mentre Lily, tutta presa a costruire uno storto castello con la sabbia, si trovava di spalle, così che non avrebbe avuto bisogno di giustificare con mirabolanti scuse la sua presenza.

I suoi piani, però, furono rovinati dall’arrivo di ‘Tunia. Con passo veloce si era fiondata verso l’altalena più comoda, ignorando totalmente Lily, che aveva incominciato a seguirla trotterellandole dietro.

Mentre la più grande già dondolava a gran velocità, Lily si avvicinò alla seconda altalena.

-Tunia, posso? Sei ancora arrabbiata? - chiese, puntando con un ditino lungo il sellino dell’altalena  ancora ferma.

-Fa come ti pare- rispose. Con un ampio sorriso a solcarle il volto roseo, Lily si sedette sull’altalena dandosi le prime forti spinte con i propri piedi.

Severus, accovacciato tra i cespugli, osservava con lo sguardo colmo di desiderio la più piccola delle due bambine che dondolava sempre più in alto, molto di più della sorella.

-Lily, non farlo!- strillò la maggiore.

La bambina, però, non le diede assolutamente retta e, arrivata nel punto più alto dell’arco, si lanciò a volo. Per un attimo Severus ebbe timore e il suo volto spigoloso impallidì, ma la bambina si librò nell’aria ridendo, proprio come una trapezista, e atterrò con troppa leggerezza.

- La mamma ti ha detto di non farlo!-
La più grande delle due, con il viso lungo contratto dalla rabbia, fermò l’altalena piantando i sandali a terra con uno scricchiolio, poi balzò in piedi, le mani sui fianchi.

-La mamma ha detto che non puoi, Lily! -

-Ma non mi sono fatta niente - ribatté Lily, che ancora rideva. -Tunia, guarda. Guarda cosa so fare -.

Il parco giochi era deserto, ma la bambina si guardò comunque attorno e Severus fu costretto a nascondersi meglio fra i cespugli, ringraziando il leggero fischiare del vento che copriva il rumore dei suoi goffi movimenti.

Tra le foglie, vide Lily avvicinarsi al cespuglio in cui era nascosto e trattenne il fiato, cercando di coprirsi meglio con quella ridicola giacca che portava. Lily raccolse un fiore caduto dal cespuglio e non sembrò far caso a Severus, che tirò un sospiro di sollievo e cominciò ad osservare la mano sottile della bambina.

Non appena Petunia si fu avvicinata, il viso contrariato e curioso allo stesso tempo, Lily allungò la mano aperta verso di lei e le mostrò il piccolo fiore, che apriva e chiudeva i petali come una bizzarra ostrica con molte valve.

-Smettila!- strillò Petunia, con quella vocina stridula e fastidiosamente gracchiante che Severus non sopportava per niente.

-Mica ti fa del male - osservò Lily che, dispiaciuta, gettò il bocciolo a terra.

-Non è giusto- protestò Petunia.

Severus la trovava infinitamente lagnosa e, da come osservava il fiore caduto a terra, anche piuttosto invidiosa. I suoi pregiudizi furono confermati quando, con tono indispettito ma chiaramente colmo di desiderio, chiese alla sorella : -Come fai?-.

Severus non riuscì più a trattenersi e spuntò fuori dai cespugli, alcune foglie gli si erano incastrate tra i capelli corvini.
- È ovvio, no?-

Petunia strillò, come uno di quei corvi che ogni tanto si posavano sulla finestra della sua camera, e tornò di corsa alle altalene.

Lily, per quanto Severus notasse il suo sguardo allarmato, rimase dov’era. Si vergognò subito per quello che aveva fatto e sentì un cupo rossore pervadergli le guance.
-Che cos’è ovvio? - chiese Lily, sorprendendolo. Severus era agitato, cercava di chiudere bene il vecchio cappotto, così che la bambina non potesse notare quell’orribile camicetta della madre, e prima di parlare di nuovo scoccò un’occhiata a Petunia che gironzolava vicino alle altalene, poi abbassò la voce e disse: -Io so che cosa sei -.

-Cioè? - chiese timorosa Lily.

- Tu sei… sei una strega - sussurrò lievemente il bambino, ma se ne pentì subito poiché Lily parve offesa.

-Non è una cosa carina da dire! -

Si voltò, il naso per aria, e si allontanò a grandi passi verso la sorella, non prima di aver rivolto uno sguardo di disappunto a Severus che, paonazzo e dispiaciuto, provò a correggersi.

-No!- esclamò, saltellando dietro le due bambine. Le sorelle lo osservavano, unite nel disprezzo, e Severus se ne dispiacque, non gli capitava mai di riuscire a giocare con qualche altro bambino e quando capitava, con le parole, era in grado di rovinare sempre tutto, nonostante avesse le più buone intenzioni.

Si sentì particolarmente demoralizzato e si strinse nelle scarpe e nel cappotto di suo padre, avvicinandosi alla vecchia altalena cigolante a cui erano appoggiate le due bambine cercò di rimediare ai suoi modi bruschi.

-Lo sei - insistette, più convinto di prima. -Sei una strega. È un po’ che ti tengo d’occhio. Ma non c’è niente di male. Anche la mia mamma è una strega, e io sono un mago- Severus accennò un sorriso a Lily, che leggermente incurvò i lati della sua bocca facendo risaltare le fossette delle sue guance paffute. Era proprio carina, venne da pensare a Severus.

La risata di Petunia fu come una doccia fredda, per entrambe.

-Un mago! - si mise a urlare, ripresasi totalmente dallo spavento dell’apparizione improvvisa.-Io so benissimo chi sei. Sei il figlio dei Piton! Abitano giù a Spinner’s End, vicino al fiume - spiegò Petunia alla sorella, che sembrò recepire dal suo tono la poca raccomandabilità dell’indirizzo.
Severus si dispiacque nuovamente, non sapeva, e soprattutto non pensava, di aver quel certo tipo di fama. Cercò di incrociare lo sguardo di Lily, ma quella sembrava tutta presa da quella sciocca di sua sorella Petunia.

-Perché ci stai spiando - lo incalzò Petunia, avvicinando il suo volto a quello di Severus grazie a quel collo esageratamente lungo.

-Non vi spio - rispose Severus. In quel momento, sotto il sole caldo della primavera, si sentiva a disagio e accaldato dalla vergogna. Avrebbe tanto desiderato tornare indietro e non sbucare mai da quel cespuglio, per alcuni secondi si domandò se esistesse un qualche incantesimo per tornare indietro nel tempo e si rammaricò di non conoscerlo, ma spinto da quel poco coraggio che aveva si scansò da Petunia e la guardò sprezzante.

-Non te, comunque. Tu sei una Babbana - fu probabilmente troppo cattivo nel cercare di darsi un tono, perché, anche se Petunia non conosceva il significato della parola, non poteva di certo fraintendere il tono.

Indispettita, quella piantò i piedi a terra, alzando molta più polvere di quanto non facesse il vento stesso, e afferrò Lily dall’avambraccio - Lily, su, andiamo via!- esclamò. La sorellina obbedì immediatamente e si allontanò con Petunia, scrutando torva Severus.

Severus rimase solo, amareggiato e paonazzo, non era di certo una buona impressione quella che aveva fatto. Non gli importava nulla di aver offeso Petunia, anzi, aveva la sensazione di essersi tolto un sassolino dalla scarpa, ma non poté far a meno di chiedersi cosa pensava di lui Lily in quel momento.
 
 




Note dell’autrice

Come avrete notato, l’ultima parte del capitolo (quella del vero e proprio incontro tra Lily e Severus) è ripresa fedelmente (almeno nei dialoghi) e rielaborata da me, poiché tengo particolarmente all’attinenza della storia al canone e non credo possa essere ci “miglior primo incontro” di quello originale scritto da JKR.
  
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