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Autore: Ram92    20/12/2018    0 recensioni
Su un'isoletta dell'East Blue un giovane capitano e la sua ancora poco affiatata ciurma si aggirano in cerca di cibo.
Troveranno qualcos'altro.
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nami, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda del fantasma rosso'
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Capitolo uno.
 
- Ciiiiiboo!
Rufy balzò a terra rimbalzando sul molo.
- Noi andiamo a cercare un ristorante. – disse Nami, aggiustandosi la gonna e controllando bene la chiusura della borsa. – Zoro, resti tu a guardia della nave?
- Perché sempre io?
- Perché non hai un soldo. – ribatté con semplicità la ragazza. – O vorresti un piccolo prestito? – aggiunse con aria sorniona. – Potrei provvedere a fornirti una piccola somma che tu potresti restituirmi con calma ad un tasso d’interesse…
- Resterò io.
Prima che la vena che pulsava intensamente sulla tempia dello spadaccino scoppiasse del tutto, l’ultimo acquisto della ciurma si affacciò sul ponte con un cumulo di arnesi tra le braccia.
- La Merry ha bisogno di un paio di piccole migliorie e credo che…
- Ciiiiibooo!- lo interruppe Rufy, e già si avviava di passo svelto verso il paese.
- Sta attendo a non farti beccare da quelli del porto. – si raccomandò velocemente Nami, pensando alle tasse portuali e affrettandosi verso gli altri due che si erano già messi in marcia.
Usop sorrise fiero guardandoli allontanarsi e vedendo Zoro già adocchiare un vicolo laterale. Poi si voltò verso la sua nave, la Going Merry, il grande veliero del capitano Usop.

Grandi manifesti di ricercati campeggiavano sui muri di pietra dell’isola.
Zoro li guardava distrattamente seguendo a breve distanza la strega e quell’idiota che si era scelto come capitano. Una vecchia abitudine da cacciatore di taglie. Un giorno forse anche la sua faccia sarebbe comparsa su un manifesto come quelli. Era buffo come la vita potesse cambiare così radicalmente, certe volte. 1.500 Berry per un tizio con una grossa cicatrice sulla guancia, 700 per un vecchio con una bandana su un occhio, 300 se avvistate una ragazzina dai capelli rossi. Ghignò tra sé. Se il suo destino era davvero quello di essere un pirata, avrebbe venduto ben più cara la pelle.
- Meglio andare da questa parte. – suggerì Nami, deviando il capitano da un ristorante dall’aria costosa verso una zona meno ricca dell’isola. – Ho sentito dire che c’è un ristorante dove fanno un ramen buonissimo…
I dubbi di Rufy vennero spazzati via dalla prospettiva di una ciotola fumante.
Zoro sbuffò sprezzante. Quella donna finiva sempre per mettere bocca su ogni singolo Berry a loro disposizione. In quell’istante, avvertì qualcosa, come un’ombra, alle sue spalle, ma quando si voltò trovò soltanto uno dei tanti vicoli tranquilli e tragicamente simili del paese.
- Zoro! – lo chiamò Nami. – Non rimanere indietro, non ho voglia di doverti andare a cercare per tutta l’isola!
Il ragazzo sbuffò contrariato e continuò a seguirli.
A poca distanza, qualcuno tirò un sospiro di sollievo.

In una bettola tra le più modeste della città, Nami centellinava i Berry che Rufy divorava piatto dopo piatto. Con un sospiro rassegnato consegnò all’oste l’ultima preziosa banconota. Così non potevano continuare. Una buona metà del tesoro se n’era già andato solamente in provviste. E lei non poteva tornare da Arlong a mani vuote, non dopo essere sparita per tutto quel tempo.
- E’ un vero peccato non aver trovato il negozio di ramen che dicevi… - grugnì Rufy sputacchiando del riso sul bancone in una breve pausa tra un boccone e l’altro. – Però devo dire che anche questo posto non è niente male!
Entusiasta, come sempre, pensò la ragazza lasciandosi andare ad un nuovo sospiro mentre soppesava il borsellino. Fu solo allora che notò qualcuno in un angolo buio della stanza.
Prima che potesse dire qualsiasi cosa, lo sconosciuto, imbacuccato in un’ampia camicia bianca legata in vita da una fusciacca logora con un grosso medaglione che gli pendeva dal collo e un cappello stranamente pesante per il clima mite dell’isola che gli copriva completamente i capelli, scomparve completamente alla sua vista.
Nami aggrottò la fronte e si voltò nuovamente verso i suoi compagni. Rufy era ancora impegnato a ripulire l’ultima portata, ma sul volto di Zoro trovò la sua stessa espressione accigliata.
- L’hai visto anche tu? – gli chiese a mezza voce.
- E’ da prima che ci segue.
- Cosa? Cosa? – sputacchiò Rufy.
- Pare che abbiamo compagnia. – annunciò Zoro con un ghigno, ignorando di proposito l’espressione ebete e perplessa del capitano.
- Perché non torniamo alla nave prima che succeda qualcosa? – propose la navigatrice, cogliendo l’occasione.
- Ma Nami io voglio ancora mangiare…
 
- Era proprio necessario?
Un grosso bernoccolo livido spuntava sulla fronte del capitano in stato di semi incoscienza portato a spalla dallo spadaccino, mentre Nami camminava spedita e a testa alta davanti ai due. Non avrebbe permesso a quell’idiota di mangiarsi fino al suo ultimo risparmio.
- E’ più sicuro tornare alla nave. – disse invece. – In caso di attacco è bene essere uniti, non trovi?
Zoro le rivolse uno sguardo carico di scetticismo.
- Sei solo preoccupata che ti rubino il tesoro, non è così?
Anche, pensò la ragazza.
- Chiediamo al cuoco se vuole venire con noi… - mormorava sconnessamente Rufy da sotto il cappello che gli penzolava dal collo. - …voglio della carne per cena…
Zoro sospirò. Ormai che erano a terra, gli sarebbe piaciuto riuscire almeno a bere qualcosa. Però…
Lo spadaccino si fermò.
- Cosa stai…? – fece per protestare Nami.
Fu un istante. Un ragazzino esile comparve da un vicolo e si avventò su di loro. Zoro sguainò una delle spade continuando a reggere il peso del capitano con l’altro braccio, sferrò un colpo in tutta fretta, ma…
- Dov’è il mio cappello?! – strillò Rufy improvvisamente lucido divincolandosi.
- Ohi, Rufy…! – esclamò a sua volta Zoro in equilibrio precario dopo l’affondo andato a vuoto.
Mentre i due finivano irrimediabilmente a terra, Nami alzò lo sguardo sul ladruncolo.
Accovacciato nel bel mezzo del vicolo sembrava del tutto disinteressato al trambusto che aveva provocato. Il volto intento aveva tratti delicati, sembrava poco più che un bambino. Tra le sue mani, il vecchio cappello di paglia sembrava assorbire interamente la sua attenzione.
- Ehi tu, lascia subito andare il mio cappello!
Il ragazzino si decise finalmente a posare lo sguardo su un Rufy furioso e coperto di polvere.
- Non è tuo. – disse semplicemente.
Nami aveva visto una sola persona toccare il cappello prima, e non aveva fatto una bella fine. Stava quasi per intervenire, quando notò sul volto di Rufy un sorriso che la sorprese.
- E’ vero, me lo ha dato un mio amico. – esclamò infatti, improvvisamente cordiale, grattandosi la testa scoperta. – Conosci anche tu Shanks, il pirata?
Le dita del ragazzino si serrarono sulla tesa di paglia, mentre gli occhi scuri dal taglio sottile si riempirono di diffidenza.
- Bugiardo. – mormorò tra i denti.
Il sorriso di Rufy si tramutò in un’espressione perplessa.
- Shanks non si sarebbe mai separato dal suo cappello. – strillò il ragazzino alzando uno sguardo accusatore sul pirata. – E nessuno è abbastanza forte per battere Shanks!
La sua voce infantile sembrava quasi tremare di rabbia.
- Tu gliel’hai rubato! – gridò con gli occhi piantati dritti in quelli di Rufy.
Nami spostò lo sguardo sul pirata, incerta su cosa aspettarsi da lui. Il capitano taceva osservando il ragazzino con insolita attenzione, un'espressione interrogativa dipinta sul volto.
- Ti farò pentire di averlo fatto! – disse ancora l'altro. – Avanti, battiti con me se hai il coraggio!
Rufy si prese ancora un istante per osservare il piccoletto che digrignava minacciosamente i denti davanti a lui.
- Non mi va. – disse poi allungando il braccio e recuperando con facilità il vecchio cappello.
Il ragazzino sgranò tanto d’occhi.
- Andiamo?
Il capitano fece dietrofront e incrociò pigramente le braccia sulla testa, e Nami si affettò a seguirlo mentre Zoro si incamminava risistemando le katane al loro posto.
Il ragazzino rimase a fissarli qualche istante, attonito. Il braccio di quel ragazzo si era allungato in modo decisamente innaturale, quasi fosse… gomma. Possibile che…? Strinse un pugno con rabbia. Non importava quanto fossero forti. Non poteva lasciarli andare così, non se voleva diventare un vero pirata.
- …dovremmo proprio trovarlo un cuoco, però. – stava borbottando Rufy ai suoi con voce lamentosa. – E anche un musicista, così potremmo…
Zoro fece appena a tempo a portare le mani all’elsa delle katane per accorgersi che una non era più lì al suo fianco. Quella katana.
- La prendo in prestito. – sentì mormorare il ragazzino al suo orecchio, prima ancra di riuscire a vederlo.
- Ehi, aspetta…
Ma lui non c’era già più. Era davanti a Rufy, adesso, la Wado* sguainata e pronta a combattere.
- Battiti con me. – lo sfidò ancora. – Mi chiamo Aki e quel cappello mi appartiene.




* A questo punto della storia (pre-Baratie e incontro con Mihawk), Zoro non conosce il reale valore della sua Wado Ichimonji e mi pare nemmeno il suo nome. Per lui è soltanto la spada di Kuina. Ho scelto di usare il nome della katana solo per semplificarmi un po' le cose.
  
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