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Autore: KiaraGhost    21/12/2018    0 recensioni
Chiudo gli occhi.
Le mie dita si muovono.
Rigide.
Dure.
A volte mi fanno male.
Altre volte ancora, sembra stiano quasi per spezzarsi.
L'energia inizia a fluire, prendendo un colore grigiastro.
Posso plasmarla a mio piacimento.
Potrei spaccare il globo in due, se solo volessi.
Respiro.
Espiro.
Tutto quello che voglio è un mondo senza più notti oscure.
Quando la libero segue i disegni della mia mente.
Muovo le mani per guidarla, per darle una forma.
Diventa quello che voglio.
Può essere forte e impetuosa come il mare in tempesta
Può essere calma e fresca come una brezza primaverile.
Sempre bella, argentea e forte.
Come sono io.
Mi chiamo Kristine, ma molti mi conoscono come Silver Witch.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: All Might, Nuovo personaggio, Shōta Aizawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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Nella stanza entrava una luce fioca, la serranda della grande finestra era abbassata per metà. 
Ricordavo perfettamente uno dei luoghi off limits per noi studenti, dove i Sensei si rilassavano nelle pause tra una lezione e l'altra: ero sempre stata attratta da loro... Da lui.
- Prego, siediti.- i suoi occhi stanchi mi seguirono fino a quando non mi sedetti sul piccolo divano dietro di me.
Quando ero solo una studentessa ambivo a poter passare del tempo lì, chiacchierare con gli insegnanti, fare amicizia e avere dei rapporti extra scolastici ma, ahimè, ero troppo piccola per realizzare certi desideri, allora.
-Di cosa mi voleva parlare, Sensei?- presi coraggio e gli sbattei in faccia la domanda che avrei voluto fargli la sera precedente, al telefono.
-Ci sono tante cose da dire.- si sedette davanti a me, tenendo le braccia conserte.
Con molto imbarazzo, iniziai a guardarlo negli occhi stanchi: gli stessi che erano il fulcro del suo potere. 
Era da troppo che non lo guardavo, forse dai tempi del liceo. Quando lui spiegava qualcosa, qualsiasi essa fosse, io ero totalmente assorta dalle sue parole tanto da non vedere altro oltre che lui. 
Mi vennero gli occhi lucidi, mentre continuavo a sostenere lo sguardo, fino a quando sbottai:
- Mi dispiace averla delusa Sensei! - mi tenni la testa con le mani fissando il pavimento, con la vista che iniziava a farsi sfocata per via delle lacrime: - mi dispiace, davvero. Non pensavo di poter essere una tale delusione.-
Ci fu un lungo momento di silenzio che sembrò interminabile, poi lo sentii parlare ancora, con la sua voce pacata.
-È così che ti senti?-
Alzai immediatamente il capo e tornai a guardarlo, cercando di nascondere le lacrime.
- Cosa... Cosa intende dire?-
Staccò la schiena dalla seduta e si sporse verso di me
- rispondi e basta: è così che ti senti?-
I miei occhi girarono nervosamente per la stanza, prima di tornare nuovamente sul pavimento. Il mio imbarazzo era palpabile, così come il nervosismo.
-Sì. Quel criminale è stato la prova lampante della mia inadeguatezza.-
- Mi reputi uno stupido, quindi?-
Scioccata, iniziai a guardarlo di nuovo, -cosa? No! Assolutamente no! Non mi permetterei mai di pensare un...- mi interruppe bruscamente, non lasciandomi finire la frase.
-Sei stata una mia studentessa. Sai benissimo che, se in qualcuno non vedo alcuna speranza di poter raggiungere gli obbiettivi prefissati, rinuncio ancora prima di cominciare. Pensi che con te sia diverso?- 
Un'altra pausa. Forse per farmi riflettere.
"Non sto facendo altro che figure di merda. Una dopo l'altra. Proprio con lui."
Avrei potuto rinunciare ad addestrarti, infrangere ogni tua illusione. Non mi sarei mai battuto per farti diventare la mia allieva e forse, in futuro, la mia spalla, se non credessi in te. -
"Cazzo!"
Sgranai ancora di più gli occhi dall'incredulità, cercando in ogni modo di non far trasudare alcun tipo di stupore. Respiravo piano, o almeno provavo a farlo, ma era difficile prendere in giro chi mi aveva insegnato quella tecnica.
Almeno mi aiutò a ragionare, prima di rispondere.
- Non ho mai pensato che lei sia uno stupido, Sensei, tantomeno che abbia scarsa abilità di giudizio.-
-Allora perché dubiti delle tue capacità?-
Si alzò e, camminando fino alla finestra, iniziò a guardare fuori, attraverso  quello spiraglio che faceva filtrare la luce all'interno della stanza.
- Tu hai un grande problema, Kristine, e dobbiamo lavorare specialmente su quello.-Sospirai, cercando di farlo il più silenziosamente possibile.
- L'insicurezza.-
"Ma dai? Non l'avrei mai detto. Mi ha presa come apprendista oppure ha iniziato una carriera da psicologo e io sono la sua prima paziente? Cosa fa, lo strizzacervelli di professione? Pensavo fosse un eroe professionista e un insegnante, allora perché si mette a psicanalizzarmi?"
Diede una veloce occhiata all'orologio fissato sul muro, prima di dirigersi verso la porta:
-ora devo sistemare delle scartoffie e firmare dei documenti. Ti contatterò più tardi.-
Fece per andarsene, ma io parlai prima che potesse uscire dalla stanza:
-non c'è altro che vuole dirmi? Mi ha chiamato qui solo per questo discorso?-
Rimase immobile per qualche secondo, prima di voltarsi verso di me, tenendo sempre la porta aperta.
- Ci sono altre cose, è vero. Ma è anche vero che sto lavorando.-
Annuii lentamente
- Rimani nei paraggi, ti chiamerò appena avrò finito di lavorare.- 
Dopo queste ultime parole, chiuse la porta dietro di se; lasciandomi da sola nella stanza, con il sole che illuminava sempre di più quella piccola e rilassante sala.
Rimasi per un po' da sola con i miei pensieri, continuando a mordermi le unghie mentre ripensavo alle parole del Sensei.
"La mia insicurezza. Dovrebbe starmi più vicino, magari, per farmi sentire più sicura di me. Dovrebbe spiegarmi le cose e allenarmi più volte, dovremmo vederci, stare insieme, dovremmo avere un rapporto perché io possa essere meno insicura?"
La testa mi esplodeva e più cercavo una soluzione, più non riuscivo a cavare un ragno dal buco.
Improvvisamente la porta si spalancò rumorosamente ed io sobbalzai, graffiandomi anche una gengiva.
Dall' altra parte vi era un uomo esile, con gli occhi scavati ed i capelli biondi, vestito di tutto punto. Non lo avevo mai visto a scuola, anche se sembrava avere l'aria di essere un insegnante: che fosse un nuovo acquisto assieme ad All Might?
- Oh. Salve.- Salutò imbarazzato, grattandosi la testa e avanzando verso il divano dove prima era seduto il Sensei.
-Salve a lei. Stavo giusto per andare via, ora la lascio in tranquillità, signore.-
La sua espressione mutò in sofferente quando mi sentì pronunciare l'ultima parola, ma cercò di riprendersi subito, oppure di non darlo troppo a vedere.
-No tranquilla, tranquilla, puoi rimanere. È un'area relax, credo sia per tutti.- Si sedette con un leggero tonfo e iniziò a preparare il the, - ne gradisci un po'? Ti avviso che avevo messo l'acqua nel bollitore un'oretta fa. Ora deve avere la temperatura perfetta.- 
Parlò gentilmente, sembrava quasi un intenditore di the di altissima qualità. Un esperto di acqua calda, ammesso che ne esistano.
-Bè, devo aspettare il Sensei Aizawa, quindi tanto vale berne un pochino.- Gli sorrisi calorosamente e lui ricambiò, iniziando a sistemare le tazze -Non l'ho mai vista da queste parti. È un nuovo professore, per caso?- chiesi, incuriosita.
-Sì, possiamo dire così, e ho già avuto il piacere di conoscere l'insegnante che hai nominato prima. Tu devi essere la sua allieva; ho sentito molto parlare di te, dagli altri Sensei.-
-Ah si? Spero siano solo cose positive.- scoppiai in una risata fragorosa, una di quelle che non si addicono per niente ad una ragazza. 
- In realtà non mi sono mai fermato ad ascoltare bene, ho sentito solo che Aizawa ha un'allieva il che è strano, per uno come lui.- L'uomo non sembrava divertito dalla mia "battuta", ma piuttosto concentrato a versare il the da una specie di caraffa thermos, usata al posto di una vera teiera. 
- Lo dicono tutti, sa? Ma solo perché, esternamente, sembra una persona a cui non interessa niente di nessuno. Sempre pronto a puntare il dito o buttare giù l'autostima di qualche suo alunno.-
- Tu pensi sia così?- I suoi occhi brillarono di una luce forte. Come se in essi ci fosse scritta una lunga e travagliata storia, degna di essere raccontata.
-Io, signore, sono la persona meno adatta a rispondere alla sua domanda.- soffiai sulla superficie dell'acqua, prima di iniziare a bere.
-Ah. Pensavo lo conoscessi bene.- 
-Purtroppo non me ne ha mai dato l'opportunità. Lo conosco come lo conoscono i suoi alunni, non di più.-
-Se è il tuo Sensei dovresti avere un rapporto un po' più profondo con lui. Anche io ho un allievo e lo ho allenato personalmente: mattina e sera, ogni giorno della settimana. Tutt'ora lo sto seguendo molto da vicino. Ci tengo che impari il più possibile da me.-
Aveva una punta di delusione negli occhi: magari si aspettava che parlassi del Sensei.
Alzai le spalle, sorseggiando ancora; quell'uomo era proprio bravo a preparare il the, nonostante tutto aveva addirittura la temperatura giusta!
-Forse sono cose di cui non mi dovrei impicciare, del resto, lui è una persona molto riservata.-
-Aiutami a dire molto-, ribattei, ridendo sotto i baffi.
A questa frase una risata scappò anche a lui, che quasi rischiò di sputare la bevanda.
Passammo dei minuti a parlare ancora, mi divertivo con quel tizio, avrei voluto averlo come professore; sarebbe stato davvero divertente! Gli dissi del mio passato allo Yuuei, della mia unicità e del mio "problemino" con quel criminale. Lui mi diede dei consigli, che in realtà non sapevo se seguire o meno, e mi disse di non buttarmi giù, che lui avrebbe fatto il tifo per me. Mi chiese infine se, alla mia prossima visita alla scuola, avessi potuto avvisarlo e, magari, avremmo potuto farci una chiacchierata. Accettai e gli diedi il mio numero, così lui fece con il suo.
Era bello aver stretto una nuova conoscenza con un insegnante che sembrava interessato ai miei progressi, senza doppi fini.
Proprio quando stavo per salutarlo, si congedò dicendomi che aveva una lezione speciale. Subito dopo il Sensei mi chiamò e mi disse di raggiungerlo nell'aula computer. 
Così feci.
Arrivai lì e, nel totale imbarazzo, scoprii che non era da solo. Mi sporsi di poco, il giusto per farmi vedere, per poi tornare con la schiena al muro, aspettando.
Appena uscì io mi limitai a seguirlo, facendo un cenno della mano a tutti gli altri insegnanti che avevo evitato poco prima.
Nessuno dei due parlò, fino a che non ci trovammo fuori dal cancello della scuola, lì mi sentii libera da ogni giudizio.
-Ha detto che voleva dirmi altro. Cosa?-
Mi diede una veloce occhiata -ho preparato un piano di addestramento speciale.-
-Speciale? In che senso speciale?- Ero emozionata, ma anche molto spaventata dalla sua concezione di "speciale".
-Ho parlato con il preside. Gli ho chiesto se, oltre al lasciapassare per la scuola, potesse darti la possibilità di stare con me.-
Ero confusa, ma l'emozione cresceva.
- Più tempo passeremo insieme più io potrò insegnarti meglio, più tu apprenderai facilmente. Mi rendo conto che queste tue profonde lacune derivino da me. Non sono stato molto presente per aiutarti, spiegarti e guidarti.-
Non sapevo cosa dire. Camminavo con le gambe che tremavano, quasi incredula di come la situazione si stesse evolvendo.
-Quindi... Dovrò venire con lei a tutte le lezioni? Seguirla in ogni attività scolastica?-
-Soprattutto in quelle. Imparerai molto e, appena finite le lezioni, inizierà il vero addestramento.-
-Il preside ha un cuore d'oro.- Amavo quell'adorabile animaletto e non perdevo un momento per elogiarlo, quando veniva nominato.
Lui annuì, poi riprese a parlare, -oggi consideralo come il tuo unico giorno libero. Quando tornerò a casa inizierò a elaborare il tuo piano d'allenamento. Domani toccherai con mano quello che, per te e la tua unicità, sarà il punto più profondo dell'inferno.-
Un brivido mi salì lungo la spina dorsale. Ero emozionata, ma anche tanto spaventata.
Ripensai, per qualche istante, alle parole dell'uomo magro. Secondo lui avrei dovuto passare più tempo con il Sensei e, forse, questa era proprio la giusta scusa per poterlo conoscere meglio: per poter provare ad instaurare un altro tipo di rapporto, diverso da quello professionale.
Mi accompagnò fino a casa, quel giorno, raccomandandomi di riposarmi finché potevo, perché poi non sarebbe più esistito un comodo letto in cui dormire o un morbido divano su cui sdraiarsi. Intimorita presi la sue parole come un monito, cercando, in quella giornata così stranamente diversa dalle altre, di dormire il più possibile.
Forse riuscivo a sentire che le cose stavano cambiando. 
Il vento soffiava diverso su di me, quella notte.
Un infernale, e al tempo stesso bellissimo, capitolo della mia vita stava iniziando quel giorno. 
 

Note:
Salve ragazzi! 
State diventando sempre di più a leggere questa fanfiction e posso solo dire che mi si scalda il cuore a sapere che, magari, aspettate con ansia ogni nuovo capitolo!
Grazie ancora per il tempo che mi dedicate, spero che anche questa piccola parte sia di vostro gradimento.
Ancora non posso spingermi troppo oltre, che a causa della rigidità che il personaggio di Aizawa mi impone di usare, ma sappiate che quando lo farò sarà fantastico e spero che ve lo godrete tutto! 
A presto, cari lettori!

  
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