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Autore: Harley Sparrow    21/12/2018    1 recensioni
Anno 1993/1994
Mentre Harry Potter vive il suo terzo anno a Hogwarts, tre ragazzi Serpeverde del quinto anno si troveranno ad affrontare misteri inaspettati. Tra feste clandestine nel bagno dei prefetti, amori, delusioni, un misterioso cane nero che sembra perseguitarli e la minaccia del famigerato assassino Sirius Black che cerca di introdursi a Hogwarts, riusciranno Edmund, Margaret e Frannie ad arrivare a fine anno interi e a passare i G.U.F.O.?
*
Sono presenti anche personaggi Disney e de Le Cronache di Narnia, faranno da contorno alla storia. Vi consiglio di leggere l'introduzione per capire meglio come abbiamo gestito loro e i personaggi di Harry Potter.
*
Dal testo:
“Era…Era…”
“Sì” rispose Margaret, che aveva il volto rigato dalle lacrime.
“Ma cosa ci faceva un Dissennatore qui? È grave, praticamente siamo tutti disarmati!” disse Laetitia con la voce incrinata.
“Per Sirius Black, ovvio. Vorranno assicurarsi che non tenti di avvicinarsi a Potter. Ma è davvero assurdo mandarne uno qui sopra!” esclamò Frannie con rabbia.
Quei pochi istanti di gelo avevano riportato alla mente di tutti dei ricordi terribili.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Serpeverde
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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XVII
 
LE GIOIE


Si era parlato della finale per tutte le giornate seguenti. I Grifondoro erano più esaltati che mai, e la tensione era palpabile più ora che negli immediati giorni prima della partita. Oliver Baston era completamente su di giri, sembrava che avesse vinto un milione di galeoni alla lotteria. Se ne stava in giro con un sorriso ebete sulla faccia che andava da un orecchio all'altro e uno sguardo perennemente confuso. Lucy Pevensie aveva deciso di non parlare con Edmund per qualche giorno per non farlo restare male, non sarebbe riuscita a sembrare contrita per la sconfitta subita dal fratello, e Margaret la aveva addirittura vista intonare un coro con il suo amico Colin Canon quel lunedì pomeriggio, su Grifondoro e la coppa vinta da poco. Aveva preferito non farne parola con nessuno per quieto vivere, del resto festeggiare era suo diritto e Edmund avrebbe fatto lo stesso a ruoli invertiti.
Chi rischiò il linciaggio da parte dei Serpeverde fu Mary Sue.
Martedì ingenuamente si affacciò in Sala Comune canticchiando la canzoncina dei Grifondoro vittoriosi. Tutte le teste si voltarono verso di lei all'unisono.
-Come fa a essere così stupida?
Sibilò Jasmine, seduta sul divano, a Margaret che scosse silenziosamente la testa. La ragazza, sentendosi osservata aggrottò le sopracciglia infastidita. Si legò i capelli con finta nonchalance ed esclamò a pieni polmoni
-Se qualcuno ha dei problemi perché tifo per il mio ragazzo a Quidditch lo dica subito che la facciamo finita!
Abbandonandosi su una sediolina con aria impettita.
-Il tuo che cosa, scusa?
Chiese Draco, in tono di scherno.
-Il mio ragazzo, sì, hai capito bene. Il fatto che tu sia geloso non lo rende meno reale.
Il ragazzo fece una smorfia inorridita, e Frannie ridacchiò.
-E chi sarebbe questo tuo ragazzo che tu tifi?
Domandò Blaise con espressione disgustata. Tutti la stavano guardando piuttosto alterati. Quella discussione non avrebbe portato a nulla di buono, in un clima così teso.
-Ron Weasley, ovvio.
Rispose lei, fiera. Draco si lasciò sfuggire un "che schifo!" accalorato, e Mary si rialzò immediatamente.
-Smettila di fare queste scenate di gelosia davanti a tutti! Lui ne vale venti di te, e lo sai bene!
Gridò, punta sul vivo.
-Quanto vorrei dei popcorn...
Sussurrò Margaret a Jasmine, che annuì.
-Sue, non ci interessa con chi te la fai. Canta di nuovo quella stupida canzoncina grifondiota e ti faccio finire nel Lago Nero con un sasso legato al piede.
Disse pacatamente Flint, che sino a quel momento non aveva proferito parola. La calma e la sicurezza con cui la minacciò fecero gelare il sangue a tutti in Sala. Mary deglutì.
-Non sono l'unica che teneva per il proprio ragazzo, comunque.
Commentò asciutta, guardando Jasmine di sottecchi, tentando di giustificarsi.
-Non mettermi in mezzo quando non c'entro niente, Mary. E comunque tu non ce l'hai un ragazzo.
Lei fece saettare uno sguardo di fuoco per la stanza.
-Ah è così?
Esclamò, guardandosi intorno venefica.
-Io in questa casa non dovrei proprio esserci. Me ne vado dal mio fidanzato!
Esclamò, uscendo a gran passi dalla stanza.
-Sicuramente è stupida come un Grifondoro!
Azzardò Goyle, guardando di sottecchi Draco per un po' di approvazione. Quando lo vide sorridere, sicuro della sua battutaccia, scoppiò in una risata fragorosa. Tiger lo imitò.
-Tra i due non saprei chi è più stupido.
Disse Frannie, alzando gli occhi al cielo a quelle parole.
-I due chi? Sue e Goyle?
Chiese Margaret, trattenendo un risolino. L'amica annuì.
-Sai Fran, credo che tu abbia appena posto uno dei quesiti più difficili della storia dell'umanità!
Rise Jasmine.
-Probabilmente sì. Se il portone della Sala Comune di Corvonero facesse questa domanda, tutta la Casa dovrebbe passare la notte sulle scale. Non esiste risposta.
Continuò Frannie, ridacchiando.
-Certo che siete tremende voi tre!
Esclamò Edmund, che le sorprese arrivando alle loro spalle. Era stato in Sala Grande a parlare con Peter sino a quel momento e aveva l'aria rilassata.
-Di chi cavolo stavate sparlando? Di me?
Chiese in tono scherzoso, infilandosi di peso nel divano tra Margaret e Jasmine. Mag facendogli spazio lo guardò per un istante e divenne leggermente rossa.
-Esatto. Stavamo dicendo che le tue scelte su dove sederti sono sempre molto interessanti.
Rispose Frannie, sorridendo candidamente. Mag spalancò gli occhi, lui invece la fulminò con lo sguardo.
-Che cavolo stai dicendo?
Jasmine li guardò senza capire.
-Sta scherzando, ovviamente.
Aggiunse Margaret frettolosamente, in tono insolitamente acuto.
-Stavamo commentando Mary Sue, ne ha fatta un'altra delle sue e stavamo ridendo di lei. Pare sia convinta di essere fidanzata con Ron Weasley.
Edmund scoppiò a ridere poi si sporse un secondo da un lato.
-E perché Draco ha quell'aria scossa? Dovrebbe essere contento di essersene liberato!
Jasmine alzò le spalle.
-Perché si è anche messa a gridargli contro che lui è geloso di lei, deve essersi un po' spaventato. La ha smontata Flint.
-Cantava il motivetto dei Grifondoro in mezzo alla Sala Comune, l'idiota.
Completò Frannie, e Margaret ringraziò che avesse abbandonata quella sciocca discussione sul dove sedersi.
Fortunatamente, l'indignazione sull'ultima sconfitta e l'oltraggio di avere una simpatizzante Grifondoro tra le fila bastò a distrarre tutti e far passare la frase in sordina.
Infatti, l'unica cosa che appariva chiara in quei giorni era che tutti i Serpeverde avevano bisogno di un po' di soddisfazione. E con "tutti i Serpeverde" si intende tutti i Serpeverde. Alunni e, facile a dirsi, professori. Questa soddisfazione sarebbe dovuta arrivare presto, o l'episodio Mary Sue non sarebbe stato l'unico o il peggiore tra gli studenti. I verdargento avevano bisogno di una rivincita, e ne avevano bisogno subito. Ne andava del loro onore.
Quel che non sapevano era che questa rivincita sarebbe arrivata molto presto, e soprattutto sarebbe stata molto, troppo efficace.
 
Era la mattina del mercoledì  successivo alla partita, e il fine settimana prima Piton li aveva caricati di compiti per sabotare gli avversari. Frannie, Margaret, Edmund e gli altri compagni di casa, ovviamente, sapevano che non li avrebbe mai interrogati. Il professore nella loro Sala Comune era sempre stato molto chiaro con loro: prima delle partite erano ufficiosamente dispensati da ogni tipo di assegno. I ragazzi quindi si presentarono in aula ancora abbattuti per il risultato, ma decisamente pronti a divertirsi.
-Allora, ragazzi. Confido che tutti voi abbiate completato i vostri venticinque pollici di pergamena sul crine di unicorno nell'uso domestico.
Molti volti impallidirono, i Serpeverde annuirono fieri.
-Certo, professore! Molto illuminante, davvero!
Esclamò Frannie smagliante, prendendo posto.
-Grazie mille, Firwood. Ovviamente non mi stavo riferendo a te. Non ho dubbi riguardo al fatto che abbia svolto il tuo compito brillantemente come al solito.
Lei alzò le spalle e sorrise. Ovviamente non aveva scritto neanche una riga, e il professore lo sapeva benissimo.
-Weasley...?
Chiese Piton, con una smorfia di disappunto.
-Chi, signore?
Chiesero Fred e George con disgusto, già prevedendo il disastro che stava per compiersi.
-Non importa, per me uno vale l'altro. In due non ne fate uno in ogni caso.
Edmund ridacchiò, Margaret sorrise beffarda. Non avevano ancora perdonato la gomitata del fine settimana precedente. I gemelli si guardarono indispettiti, sapendo di non poter rispondere per le rime.
-Allora, questa pergamena?
Chiese Piton spazientito. Fred sospirò.
-Per caso ti sto disturbando, Weasley? Preferiresti essere da qualche altra parte in questo momento? Beh, credimi, anch'io.
Il ragazzo estrasse pigramente una pergamena dalla borsa. Era stropicciata e aveva ai bordi alcune macchie viola. Qualche pasticca vomitosa doveva essersi riversata nella borsa e squagliata sui libri. Il professore la prese con la punta delle dita, evidentemente schifato.
-Sei sicuro che siano venticinque pollici?
Jasmine gongolò. In effetti sembravano quindici, venti al massimo.
-Questi a casa mia non sono neanche dieci, Weasley.
Abbaiò il mago. Stava esagerando, ma effettivamente quel compito avrebbe avuto comunque un che di impresentabile. A quanto pareva, l'uomo non si sarebbe dovuto sforzare molto per umiliarli. Fred grugnì e il fratello gli strinse la gamba con la mano in segno di solidarietà. Piton sollevò il foglio in alto sulla sua testa e chiese
-Qualcuno sa dirmi quale creatura potrebbe mai consegnare un compito in condizioni del genere? Bletchey?
La ragazza ghignò.
-Un troll, forse?
-Un troll... un troll... complimenti Miles, hai proprio ragione! Dieci punti a Serpeverde! Questo compito potrebbe essere stato scritto soltanto da un troll.
Un lieve mormorio attraversò l'aula.
-E Troll è proprio il punteggio meritatissimo che avrai, Weasley. Ma ora vediamo se qualcuno dei tuoi compagni è riuscito a fare di peggio. Qualcosa mi dice che non sarò deluso.
Qualcuno deglutì. Frannie e Edmund si batterono il cinque sotto il banco. Margaret scosse la testa, ma sorrideva. In una giornata qualsiasi avrebbe disapprovato il comportamento del professore, ma ora se lo godeva appieno.
-Spinnet?
-Sì, signore?
-Potrei avere il tuo tema?
La ragazza impallidì.
-Io... io non l'ho fatto, signore.
Jasmine sgranò gli occhi. Quale stupido si sarebbe presentato a una lezione di Piton senza i compiti?
-Come scusa? Puoi ripetere?
-Non... non ho fatto i compiti, signore.
L'uomo sorrise a trentadue denti, poi guardò al tavolo dei gemelli.
-Hai visto, Weasley? Sei già stato battuto. Nuovo record di mediocrità.
Gli studenti Grifondoro sprofondavano sempre più nelle loro sedie, quelli Serpeverde avevano il sorriso che si allargava ogni istante di più. I Corvonero e i Tassorosso sembravano turbati e forse indignati, ma troppo felici che non se la stesse prendendo con loro per dire qualcosa. Belle e Laetitia erano furenti, ma Margaret e Frannie pensarono che ci avrebbero pensato più tardi.
-Signore, la partita...
Balbettò la ragazza, tentando di giustificarsi.
-La partita? La partita? Il Quidditch non è mai stato motivo di esenzione dai miei compiti e lo sapete benissimo . Tra l'altro per come hai giocato, Spinnet, avresti anche potuto studiare invece che allenarti. Una gallina su un ippogrifo zoppo avrebbe volato meglio.
Miles rise di gusto, la maggior parte degli studenti la incenerirono con lo sguardo. Piton la ignorò.
-E comunque anche Pevensie, Pucey e Miles hanno partecipato, eppure i compiti li hanno fatti.
-Non può saperlo! Non glieli ha chiesti!
Abbaiò Jordan, incapace di trattenersi. Tutti gli studenti si voltarono all'unisono verso di lui, occhi spalancati. Piton lo incenerì con lo sguardo.
-Beh, chiediamoglieli allora. Ma tu sarai il prossimo, e vedremo chi se la è cavata meglio.
Lee deglutì. L'uomo si voltò verso la bancata Serpeverde.
-Pevensie, Miles, chi di voi due vuole darmi il suo compito?
Entrambi erano ammutoliti. Non li avevano fatti, e non si aspettavano che il professore li chiedesse. Margaret, capendo il gioco, diede una gomitata all'amico. Anche Frannie gli fece segno con gli occhi di buttarsi. Titubante il ragazzo prese la prima pergamena che aveva in borsa e gliela porse. Piton la osservò con grande interesse.
-Proprio come pensavo. Ottimo compito, Pevensie. Cinque punti per il tema e altri cinque per aver dimostrato ai tuoi colleghi che le persone perbene sanno gestire studio e sport con facilità.
Angelina Johnson si sporse impercettibilmente a guardare.
-Ma quello è l'orario delle lezioni!
Esclamò indignata. Belle sibilò per l'ingiustizia, cosa che fece gongolare i Serpeverde ancora di più. Tony era arrabbiato e sconvolto, ma Frannie pensò che poteva farsene una ragione . Si stava divertendo molto, e se Piton aveva deciso di prendersela con i Grifondoro di certo non era colpa sua. Del resto nessun altro sembrava star facendo molto per fermarlo, Serpeverde oppure no. Piton posò con forza la pergamena sul loro banco e Edmund se la infilò in tasca in tutta fretta, nascondendola alla classe. Tirò un sospiro di sollievo. Frannie gli batté una mano sulla schiena e Margaret gli sorrise rassicurante.
-Cosa intendi dire, Johnson? Pensi che non sappia distinguere un tema sul crine di unicorno da un orario quando lo vedo? Mi stai dando dello stupido?
-No, io... no! Sto solo...
-A me sembra proprio che le abbia dato dello stupido.
Intervenne Pucey, guardando la ragazza con somma malignità. Miles ghignò. Angelina lo incenerì con lo sguardo.
-Grazie, Pucey. E Johnson, nel mio ufficio dopo le lezioni. Pare che vincere la coppa ti abbia dato alla testa, non tollero questo genere di insubordinazione. Un risultato sportivo ottenuto in modo sleale non ti rende meno deludente di quanto tu non sia. Una settimana di punizione ti schiarirà le idee.
Fred e George fremevano di rabbia. Margaret provò un po' di pena per loro, ma vedendo il livido ormai giallastro sul mento di Edmund sorrise soddisfatta.
-Jordan, mi sembrava fossimo rimasti a te...
Il ragazzo sospirò e si portò una mano alla fronte.
-Sì, signore.
Disse, atterrito e con disprezzo.
-Ti vedo a disagio, Jordan. Cosa c'è? Il tuo compito non è brillante come vorresti? Beh, avresti dovuto pensarci due volte prima di accusare qualcuno.
Lui tirò fuori una pergamena, un po' stropicciata ma migliore di quella di Fred. La passò al professore che la aprì di fretta, storcendo il naso. Lesse il tema senza dire una parola, non doveva essere troppo malvagio. Le sue labbra erano strette in una fessura sottilissima.
-Quando vi chiedo venticinque pollici,
Iniziò, abbassando lentamente il compito,
-Non è perché voglio costringervi a riempire la pergamena di stupidaggini. Preferirei, quando non avete niente di intelligente da dire, che scriveste meno della consegna, piuttosto che ripetere inutilità varie.
Lee sospirò.
-È inutile che fai quella faccia, Jordan. Questo compito è apprezzabile quanto la tua cronaca del Quidditch. Ti lascio immaginare quindi quanto sia disgustoso.
Il mago scosse la testa e un mormorio attraversò la stanza di nuovo.
-Qualcuno ha qualcosa da dire a riguardo?
Gli studenti tacquero, a disagio.
-Allora?
-No, signore.
Disse Belle freddamente e guardandolo con odio.
-Perfetto. Allora possiamo iniziare la lezione.
Due ore dopo i ragazzi uscirono stremati dall'aula, soprattutto i Grifondoro. Piton li guardò beffardo mentre si allontanavano, e gli brillarono gli occhi vedendo la prossima classe che lo aspettava: quella di Potter. Ora sì che si sarebbe divertito. La classe del quinto anno si incamminò verso l'ultima lezione della mattinata: trasfigurazione. Dopo qualche cambio di scale e qualche frecciatina tra studenti, il manipolo di ragazzi si infilò nell'aula.
-Buongiorno, ragazzi.
Salutò la donna educatamente, alzando per un istante gli occhi dalla sua pergamena.
-Buongiorno, professoressa.
Esclamarono gli alunni in coro.
-Accomodatevi.
Quando ognuno fu seduto, sui banchi apparvero delle gabbiette con degli uccellini azzurri. Diversi ragazzi ma soprattutto molte ragazze si lasciarono andare in un coro di "ooooooohhhh" rapiti, Margaret e Laetitia comprese. La donna sorrise fiera.
-Nelle scorse settimane ci siamo esercitati con gli insetti, oggi facciamo un piccolo passo in avanti. I vertebrati sono molto molto difficili da trasfigurare, più di qualsiasi oggetto o altro animale. Questo vi servirà per i gufo, quindi prestate molta attenzione. Inizieremo da modifiche molto superficiali, come il colore o la forma del becco, per finire con cambi radicali come la trasformazione in tutt'altro aspetto, dentro e fuori.
I ragazzi ascoltarono attentamente, e la strega ripeté la formula più volte. Dopo una dimostrazione pratica, in cui mutò il colore dell'uccellino da blu a rosso, invitò gli studenti a fare lo stesso.
-Rubiverto!
Esclamò Edmund, ma il suo uccellino restò identico a prima. Accanto a loro, tutti i ragazzi e le ragazze pronunciavano la formula, ma nessuno era riuscito a modificare il piumaggio con successo.
-Rubiverto!
Quello di Belle cambiò tonalità da turchese chiaro a un intenso blu notte. Lei si morse il labbro con frustrazione. Intanto quello di Frannie aveva assunto un delizioso giallo canarino. Lei lo guardò sconfitta, Edmund e Jasmine tentarono di consolarla.
-È comunque meglio di quello di Belle.
Sospirò Jasmine, posandole una mano sulla spalla.
-Rubiverto!
Esclamò Mag, concentrandosi sul suo uccellino,
-Sì!
Il passerotto di Margaret ora era rosso rubino, saltellava e cinguettava nella gabbia.
-Bene, ottimo Rosander! Cinque punti a Serpeverde!
Le disse la McGranitt, facendolo tornare azzurro con un colpo di bacchetta.
-Grande Mag!
Esclamò Edmund passandole velocemente una mano tra i capelli. Lei arrossì.
-Ah! Cinque punti a Serpeverde!
Sbottò Fred, sprezzante. La professoressa alzò un sopracciglio, i Serpeverde lo guardarono con fastidio.
-Lei chiaramente non è come il professor Piton, professoressa.
Continuò George. Margaret stava per rispondere, ma Frannie la precedette.
-Se Alicia non ha fatto i compiti non è certo colpa di Piton.
Spinnet si alzò in piedi di scatto.
-Brutta vipera!
-Siete invidiosi perché Margaret ha trasfigurato il suo uccello mentre voi lo avete soltanto sbiadito!
Commentò Jasmine, acidamente.
-Io stavo per farlo!
Si fece scappare Belle, Laetitia scosse la testa. Edmund aprì la bocca per parlare, posando una mano sulla gamba di Margaret, quando...
-BASTA!
Tuonò la professoressa.
-Non so cosa sia successo nell'ora precedente alla mia e non mi interessa. Se avete questioni in sospeso, siete pregati di risolverle fuori dalla mia aula. E ora tornate subito a lavoro.
I ragazzi, a malincuore, tacquero. Alla fine della lezione nessun altro era riuscito ad arrossare il suo uccellino, neanche Margaret che ora aveva la testa altrove. Quando la lezione finì, la professoressa sospirò.
-Non va bene così, non va bene per niente. Dovete iniziare a prepararvi seriamente per i GUFO, di questo passo avrete solo guai grossi!
Mettendo via le borse molti sbuffarono. Mag, Frannie, Edmund e Jasmine si avviarono verso la Sala Comune, mancava ancora un'ora al pranzo. Margaret era abbattuta per quello che aveva detto la McGranitt a fine lezione, gli altri parlavano male di Belle e dei Grifondoro.
-Penso che continuerò a esercitarmi sino a pranzo con quell'incantesimo. Non riesco a credere che mi sia riuscito solo una volta!
-Smettila Mag, sei stata la più brava! Dovresti essere contenta!
Rispose Frannie, un po' seccata.
-Se non altro per quell'oca dell'O'Hara. La avete sentita? "Io c'ero quasi riuscita"!
Continuò Jasmine. Edmund rise e annuì.
-Che sfigata! Quanto si vede che è invidiosa...
-Sarà ragazzi, ma a me non è piaciuto quello che ha detto la McGranitt. E se non passassi trasfigurazione?
-Se tu non passassi trasfigurazione allora non la passerebbe nessuno. E la McGranitt dovrebbe farsi qualche domanda come insegnante!
Esclamò Edmund, mentre scendevano nei sotterranei.
Intanto la strega, col cappello a punta stretto intorno alla testa, entrò in sala professori con sguardo più assassino del solito. Il professor Vitious leggeva un libro di incantesimi, completamente immerso. Per il resto in sala stava solo Piton, che correggeva alcune scartoffie. La donna si schiarì la voce.
-Severus, permetti un momento?
Lui alzò gli occhi dai suoi documenti con aria annoiata.
-A cosa devo il piacere?
Biascicò, guardandola sospettoso.
-Per caso è successo qualcosa stamattina con gli studenti del quinto anno?
Chiese con finta noncuranza. Lui assunse un'espressione indecifrabile. Era infastidito dall'interrogatorio, ma dentro di sé gongolava perché gli studenti si erano lamentati. “Deboli”.
-Niente di diverso dal solito. I tuoi studenti sono scarsamente dotati, i due Weasley disturbano la lezione, la Johnson è in punizione.
Lei serrò le labbra, che erano ormai un taglio sottilissimo sul volto. Era sicura che il collega si fosse vendicato per la finale, ma non poteva accusarlo pubblicamente. Di una cosa era certa: non gliela avrebbe data vinta.
-E posso sapere, di grazia, il motivo di questa punizione?
-Francamente, Minerva... penso che non siano affari tuoi.
La strega sgranò gli occhi un istante per poi guardarlo carica di risentimento.
-Benissimo. Considera la Johnson libera dalla sua punizione. In quanto membro della mia squadra di Quidditch sarà il mio regalo per la vittoria del campionato.
-Non ho intenzione di...
-Come tu ben saprai sono la capo casa di Grifondoro e l'ultima parola sulle loro misure disciplinari spetta a me.
Lui allargò le narici, cercando di mascherare la frustrazione.
-Benissimo.
Scandì, in tono mortalmente calmo. I due si guardarono per un lungo attimo carico di tensione. La McGranitt fece per aprire la bocca, quando Vitious fece cadere il suo libro sul tavolino e saltò in piedi. I due si ricomposero immediatamente.
-Cavolo, è quasi ora di pranzo! Non avete fame?
-Neanche un po'.
Borbottò Piton, abbassando nuovamente gli occhi ai suoi appunti.
-Andiamo, Filius.
Abbaiò lei, voltandosi di scatto.
-Silente ci aspetta in Sala Grande.
Quando i ragazzi furono a pranzo, non erano dell'umore tra i migliori. L'unica nota che sembrava positiva era che Pucey e Miles si erano seduti vicini per la prima volta, forse ridere insieme in classe aveva fatto scattare qualche interruttore. Non si staccavano gli occhi di dosso. Draco li fissò alzando un sopracciglio e poi guardò Frannie con aria interrogativa. Lei annuì. Avrebbe raccontato più avanti quello che era successo. Il suo amico si sarebbe di certo divertito.
-Se la sono presa di brutto, eh?
Mormorò Edmund dando un'occhiata furtiva al tavolo Grifondoro. I gemelli Weasley avevano un'aria tremenda, e neanche una volta guardarono dalla loro parte.
-Se lo sono meritato.
Borbottò Frannie tra i denti.
-Faremo mai pace, secondo voi?
Chiese Margaret con gli occhi bassi.
-Ma sì, sono pur sempre i gemelli... loro non se la prendono...
Sussurrò Jasmine alzando le spalle.
-Sarà... ma stavolta la abbiamo fatta davvero grossa...
Rispose Edmund tagliente.
-Non che le altre case abbiano fatto molto per evitarlo.
Mormorò Frannie.
-Sì, Laetitia si sta proprio rovinando con quella Belle,
Replicò Margaret guardando verso il tavolo di Corvonero,
-Ultimamente mi sembra che ce l'abbia un po' con noi.
-Dai Mag, non dire così... sono sicura che preferisce noi a lei.
La rassicurò Jasmine, versandosi del succo di zucca.
-Beh, non la biasimo!
Esclamò sbuffando Frannie. Edmund si morse le labbra.
-Abbiamo ancora lezione oggi, vero?
-Immagino di sì... è lunedì...
Rispose Frannie.
-Io ho Aritmanzia!
Esclamò Margaret alzando gli occhi al cielo. Le piaceva la materia, ma non aveva molta voglia di andare a lezione al momento.
-Io sono libera... penso che mi farò un giro con Aladdin. Sono giornate meravigliose per un volo sul tappeto!
Sorrise Jasmine sognante.
-E noi che cavolo abbiamo?
Chiese Edmund grattandosi la testa.
-Non ne ho idea Ed. Dove cavolo ho messo l'orario?
Sbuffò Frannie svuotandosi freneticamente le tasche.
-Non avete ancora imparato l'orario? Siamo a Maggio!
Disse Margaret severa.
-A che serve imparare l'orario? Te lo ricordi tu!
Rispose Edmund alzando le spalle.
-E le lezioni che non abbiamo insieme?
Chiese Margaret scuotendo la testa.
-Ma dov'è? Dov'è???
Sbuffò Frannie frustrata cercando l'orario nella borsa. Jasmine la guardava ridacchiando.
-Se ti ricordassi anche quelle non mi sorprenderebbe!
Esclamò Edmund ridendo verso l'amica. Margaret fece per negare, ma poi disse
-Babbanologia, asini. Avete babbanologia. E l'orario è nella tua borsa, Edmund... lo hai dato a Piton due ore fa, ricordi?
Frannie si fermò, Edmund socchiuse le labbra.
-Davvero te lo ricordi?
Chiese Jasmine, alzando un sopracciglio.
-Certo che me lo ricordo... siamo a Maggio.
Quando anche i pasticciotti alla carota furono spariti Jasmine si alzò e raggiunse il tavolo di Grifondoro sorridendo. Il sorriso non si incrinò neanche dopo che nessuno la degnò di uno sguardo che non fosse carico di disprezzo. La ragazza si limitò a scuotere i capelli e sorridere fiera. Alicia Spinnet e Angelina Johnson confabulavano con aria truce. Il ragazzo arrossì leggermente, ma si alzò senza tentennamenti.
-Andiamo, Jasmine. Voglio prendere un po' d'aria.
Intanto Edmund sbadigliava seduto al tavolo.
-Farai meglio a darti una svegliata Ed, o la Burbage ti farà secco!
Esclamò Frannie dandogli un pizzico sul braccio.
-Ehi, ahia! Tieni le mani a posto!
-Che ne dite di uscire un po' anche noi? Le lezioni iniziano alle tre! Manca quasi un'ora!
Propose Margaret, guardando il soffitto incantato. Il sole splendeva nel cielo, non si vedevano nuvole.
-Sì, vi prego!
Rispose Edmund, alzandosi in tutta fretta. Frannie sorrise.
-E sia! Basta che ci ricordiamo di tornare in tempo!
Quando i ragazzi avevano quasi raggiunto il portone della Sala, videro Tony seduto in un angolo del tavolo, con l'espressione cupa. Nessuna biondina Serpeverde nelle vicinanze.
-Voi andate, qui ci penso io. Ci vediamo a lezione, Ed.
Li salutò Frannie di fretta. Avere la possibilità di consolare Tony con Daphne fuori dalle scatole era una prospettiva troppo allettante. Edmund alzò gli occhi al cielo, Margaret sorrise scuotendo la testa. Lui la prese a braccetto.
-Su, andiamo a prendere aria prima che sia ora di rientrare!
Frannie invece scivolò con forzata discrezione verso l'amico. Quasi tutti i Tassorosso si erano già alzati, Peter le fece un sorriso di incoraggiamento da vari posti più in là.
-Ehi, Tony! Come te la passi?
Lui si scosse e la guardò titubante.
-Mh.
Rispose, alzando le spalle.
-Grande stronzo Piton, eh?
Disse, per rompere il ghiaccio.
-Non che ti abbia dato molto fastidio, prima.
"Neanche tu mi pare abbia fatto l'eroe."
Pensò lei, ma non lo disse. Si limitò ad alzare le spalle senza rispondere.
-Come va con Daphne?
Chiese la ragazza, che ogni volta fingeva interesse per cercare segni di cedimento nella relazione. Lui purtroppo le aveva sempre risposto "benissimo". Stavolta però non lo disse. Sbuffò.
-Ci siamo lasciati.
Frannie, che aveva immaginato questa risposta nella sua testa centinaia di volte, pensò di essersela immaginata di nuovo. Sorrise e rispose
-Ah, bene!
Come sempre da un mese a quella parte. Lui alzò la testa e la guardò negli occhi.
-Come, sarebbe a dire “bene”?
-Scusa... scusa, potresti ripetere?
Il ragazzo alzò un sopracciglio, poco convinto.
-Ci siamo lasciati.
Lei si lasciò cadere sulla panca accanto a lui, cercando di non scoppiare a ridere.
-Cosa? Ma ieri mi hai detto che stava andando benissimo!
-Beh, non era vero.
-E perché me l'hai detto, allora???
-Non sono uno che parla male della sua ragazza.
-Ma ora non lo è più, giusto?
Lui alzò le spalle di nuovo.
-E... perché? Se vuoi parlarmene, intendo...
Frannie fremeva dall'eccitazione ma cercava di non darlo a vedere. Si trattenne dal tamburellare con le dita sul tavolo. Tony sospirò.
-Lei era tutto quello che ho sempre pensato di volere. È molto carina, è timida, gentile...
Frannie arricciò il naso. Non era la risposta che si aspettava, e sicuramente non avrebbe definito Daphne Greengrass "timida e gentile" in nessun universo conosciuto.
-Hai presente quando passi tutta la vita credendo di volere una cosa e poi quando la raggiungi ti accorgi che non era come ti aspettavi?
Frannie non lo aveva presente affatto. Si era sempre conosciuta molto bene ed era sempre molto sicura su quello che voleva, ma non le sembrò il momento giusto di specificarlo. Infatti rispose:
-Sì.
-Ecco, è andata così. Lei non aveva niente che non andasse però... mi sono sentito come se la stessi prendendo in giro.
-Penso di aver capito.
Disse, anche se non era vero. Sicuramente aveva capito che quella era una buona notizia.
-Forse è troppo simile a me. Non lo so, non sono sicuro.
-Non preoccuparti, Tony. Questa scuola è piena di ragazze, sicuramente ce n'è una che fa al caso tuo.
Lui sospirò.
-Non mi interessa. Non sono particolarmente in cerca di qualcuno. Se capita ben venga... ma non sono uno di quelli che si deprime perché non ha una ragazza.
-Ah, neanche io.
Rispose lei frettolosamente.
-A proposito di te... Alicia Spinnet?
-Oh. Alicia... non era niente. È stata solo quella volta.
-Mh.
Le labbra di lui si strinsero.
-Non sei neanche il tipo da nottata e via, eh?
-Decisamente no. Anche se, sinceramente Frannie... non penso di sapere esattamente che tipo sono, al momento. Non più.
Lei gli sorrise incoraggiante, poi gli posò la mano sulla spalla.
-Se non ti sentivi a tuo agio hai fatto bene. Questo è l'importante.
-Grazie, Frannie.
-Scommetto che troverai qualcuno con cui star bene.
-Sì, è vero. Lo penso anch'io.
Rispose guardandola negli occhi.
-E se anche non la troverai,
Esclamò lei balzando in piedi,
-Andrai benissimo lo stesso.
Lui rise.
-Ah, lo so!
Si alzò a sua volta, stirandosi i pantaloni con le mani.
-Grazie di avermi ascoltato, non volevo annoiarti!
-Quando vuoi!
Replicò, facendogli l'occhiolino.
 
Mentre i due ragazzi parlavano, Edmund e Margaret scendevano lungo il giardino, diretti al loro solito posto vicino al Lago. Edmund prese una bella boccata d'aria.
-Non vedo l'ora di andare in vacanza! Quest'anno è stata una faticaccia!
Disse, allargando le braccia nella speranza di catturare il sole di Maggio. Si sollevò le maniche.
-Come sei pallido!
Esclamò Margaret ridacchiando. Lui sbuffò.
-Neanche tu sei proprio abbronzatissima!
Borbottò, mentre si sfilava le scarpe.
-Che stai facendo?
-Secondo te?
Rispose, affondando i piedi nel Lago, dandole le spalle e guardando la vastità azzurra.
-Bleah, che schifo!
-Scherzi? L'acqua è pulitissima!
-Hai mai guardato le finestre in Sala Comune? È verde!
-Beh, forse sarà verde sul fondo! Qui è pulita!
Continuò ridendo, dando un calcio all'acqua e schizzando davanti a sé.
-Un avvincino ti morderà il piede!
-Sì, come no! O magari mi rapirà il calamaro gigante! Dai fifona, vieni!
-Non ci penso nean...
Lui si voltò fulmineo e ghignò.
-Che stai pensando? Non mi...
Abbassò la mano prendendo una palata d'acqua e gliela rovesciò addosso.
-EDMUND PEVENSIE!
Ruggì Margaret spalancando gli occhi, con la divisa piena d'acqua.
Il ragazzo rideva a crepapelle. Lei sfoderò la bacchetta e Edmund impallidì.
-Bombarda!
Ringhiò lei, rivolta a un punto a pochi passi dall'amico. Si alzò un'onda che lo travolse completamente.
-Maledetta gargoyle!
Emerse sputacchiando, mentre Margaret quasi si era accasciata a terra dalle risate. Saltò fuori dall'acqua e la afferrò per la vita.
-Lasciami! Lasciami o ti schianto!
-Provaci se ci riesci!
Esclamò, buttandola di peso in acqua e cadendoci dentro a sua volta.
-Sei un mostro!
Balbettò ridendo, alzandosi in piedi. Erano completamente fradici.
-Oh, lo so. Ma non sono niente in confronto al calamaro gigante!
-Ah. Ah. Ah.
Disse sarcastica, schizzandolo piano con la mano. Lui impallidì di colpo guardando verso la riva.
-Smettila. Fai piano.
Sussurrò pianissimo. Margaret fece per girarsi ma lui la fermò.
-No! Aspetta! È il cane nero. Non lo guardare... forse non si accorgerà di noi!
-Il... il cane nero?
Squittì lei.
-Attenta!
Gridò il ragazzo, e lei saltò.
-Ahahahah, Mag, ma come fai a essere così credulona? É assurdo!
Lei socchiuse gli occhi e lo fissò con disprezzo.
-Ti odio. Sei spregevole.
-No, non è vero!
Rispose lui, sorridendo.
Quando Frannie arrivò, i due si stavano asciugando con le bacchette. Era raggiante, li raggiunse quasi correndo.
-Ehi, ehi! Ho una notizia fantastica!
Si fermò un attimo a guardarli. Sorridevano, erano rossi in viso e sembravano stanchi. Arricciò le labbra.
-Che cavolo avete combinato?
-Ed è un idiota!
Borbottò Margaret in tono seccato, però rideva sotto i baffi.
-Va bene, va bene, non mi interessa... Tony e Daphne si sono lasciati!
Gridò saltando sul posto, dopo essersi assicurata che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. Edmund alzò gli occhi al cielo.
-Cosa? Davvero? E perc...
Chiese Margaret, un attimo prima che l'amica le saltasse addosso abbracciandola.
-Sì! Davvero! Ah! Sono così felice!
Lei le batté una mano sulla schiena, in imbarazzo.
-Sono contenta per te, Fran!
Le disse, guardando Edmund e scuotendo la testa.
-Sì, ma ora andiamo, o stavolta la Burbage ci asporta!
-Asfalta, Ed. I babbani dicono asfalta. Non è così Mag?
Corresse Frannie con precisione.
-Più o meno...
I ragazzi arrivarono nel castello per un soffio, e si avviarono verso le loro classi separandosi all'ingresso.
-Bel pomeriggio, eh?
Chiese Frannie ammiccante, infilandosi nell'aula.
-Immagino di sì...
Borbottò Edmund con finta indifferenza. L'ora dopo si ritrovarono in Sala Comune con le mani nei capelli.

 
*
 
-Maledetti cimena! Devi darci una mano, Mag.
Sbuffò Frannie con la testa tra le mani.
-Si dice "cinema", Fran. E sono piuttosto divertenti in realtà.
-Ok, cinema, quello che vuoi. Che roba.
Continuò, lamentandosi.
-Dai Mag, aiutaci! Tu sai tutto di questa robaccia!
Sospirò Edmund, guardandola supplichevole. Lei alzò gli occhi al cielo.
-E va bene. Sedetevi, avanti.
-Vai!
Esclamò Frannie, battendo un cinque a Edmund con forza. I due ragazzi si sedettero sul divanetto di fronte a Margaret, che coccolava il gatto sulla poltroncina. La Sala Comune era quasi vuota.
-Cosa volete sapere?
-Perché a teatro ci si mette in vestito e al cimena si va con i jeans?
Iniziò Frannie.
-Perché anche se il cinema è più tercologico  del teatro, il teatro costa di più?
Continuò Edmund.
-Quando piove nel film, nel cimena si bagnano?
-Non hai sentito? Ha detto che si dice cinema!
-Cimena, cinema, che differenza fa? Non ho neanche capito a che serve!
Sbottò Frannie, alzando gli occhi al cielo.
-Ok, ok, calma.
Sospirò Margaret, sapendo che si sarebbe pentita di essersi offerta.
-Il cinema (ci ne ma Frannie, non è difficile),
Edmund le diede una gomitata scherzosa e lei rispose pestandogli il piede,
-Costa meno del teatro perché mentre il teatro è un posto galante... sapete cos'è il teatro, vero?
Si interruppe un attimo lei.
-Certo che so cos'è il teatro, Mag. Ci vado sempre.
Rispose fredda Frannie.
-Va bene, scusa, era per essere sicura! Dicevo... mentre il teatro è un'occasione importante il cinema è molto comune. È come una tv, però più grande. Tutti i babbani hanno la tv, ma nessuno di loro ha un teatro in casa. Avete già studiato la tv?
Edmund annuì.
-È la scatola in cui i piccoli babbani fanno le recite, giusto?
Lei rise.
-Sì, più o meno. Ma non sono veramente piccoli babbani. Sono piccole immagini di babbani normali... come le foto.
-Sicura?
Chiese Frannie,
-Sono abbastanza certa del fatto che il libro dica che sono babbani piccolini.
Margaret sbuffò.
-Sentite, non so cosa dica il vostro libro, ma vi assicuro che non ci sono piccoli babbani che vivono dentro la mia tv. Ora, torniamo a noi. Siccome il cinema è una cosa più normale mentre il teatro è, come da noi, uno spettacolo abbastanza elegante, il teatro costa di più. È semplice.
I due si fissarono poco convinti. Frannie fece una smorfia pensierosa. Edmund si sporse in avanti e chiese
-Perché il cibo tipico del cinema è il popcorn? Che collegamento c'è?
La ragazza sbatté le palpebre interdetta.
-Oh, perché... perché sono leggeri, non sporcano e si possono mangiare con le mani. E costano poco.
-Secondo me te lo sei inventata.
Commentò Frannie.
-Non me lo sono inventata... ci sono arrivata logicamente. È diverso.
-Mi piacerebbe andare con Tony al cimena! Ehm, al cinema.
Sospirò Frannie sognante.
-Anche io sono curioso di vedere i babbani giganti muoversi sul muro!
-È come la tv Edmund, sono immagini, non ci sono babbani giganti che si muovono sul muro...
Disse Margaret, poi di colpo sorrise, colta da un'idea improvvisa.
-Se fate da bravi quest'estate vi ci porto!
-Davvero?!
Chiese Frannie quasi strillando.
-Sul... sul serio?
Balbettò Edmund.
-Certo! Dovete fare da bravi però.
Frannie batté le mani, entusiasta.
-Che figata! Voglio vedere un mattone!
-Un mattone?
Chiese Edmund incerto. Margaret era confusa.
-Ma sì, asino, quello con i disegni!
-Si dice cortone!
La corresse Edmund, acido.
-Ah! Un cartone, ragazzi! Si dice cartone!
Esclamò Margaret scuotendo la testa. Gli altri due alzarono le spalle con noncuranza.
-Cavolo, spero che il livello dei GUFO sia basso, perché siete messi proprio male ragazzi!
-È per questo che abbiamo bisogno di te, Mag! Devi aiutarci!
Lei si morse il labbro preoccupata.
-Ci proverò... ma non vi prometto nulla!
-E se passiamo i GUFO ci porterai al cinema?
Chiese Frannie sorridente. Margaret sorrise di rimando. Almeno il nome sembrava averlo imparato.
-Sì, se li passerete andremo al cinema a vedere un cartone. Promesso.
-Evvai!
Esclamò, alzando la mano aperta. Edmund ci batté la sua, altrettanto eccitato.
-L'anno prossimo in babbanologia sbanchiamo, te lo dico io!
Disse Frannie facendogli l'occhiolino.
-Sbancheremo anche ai GUFO, vedrai!
Rispose lui. Lei fece una piccola smorfia preoccupata.
-Per forza... mi serve babbanologia per il ministero!
Margaret guardò l'amica un po' in ansia. Non era certo brillante in quella materia. Ma, per la barba di Merlino, le avrebbe fatto superare quell'esame. Ne andava di entrambe le loro carriere. Frannie ne avrebbe avuto bisogno per la cooperazione magica, ma Margaret... che professoressa sperava di diventare se, babbana, non riusciva a far prendere un accettabile in babbanologia ai suoi amici? Questa sarebbe stata la sua sfida.
-Voi prenderete quel GUFO.
Disse, guardandoli con serietà.
-O non mi chiamo più Margaret Rosander!
Dopo un'ora di studio intenso in cui a Frannie calò vertiginosamente l'attenzione mentre Edmund ascoltava Margaret con grande coinvolgimento, i tre si presero una pausa. Frannie tirò fuori un pezzo di cioccolato dalla tasca e ne passò metà a Edmund.
-GUFO o non GUFO, ragazzi... è davvero una bella giornata, non trovate?
La Sala Comune era pigra e silenziosa. Dalle finestre entrava tanta luce, l'acqua sembrava meno verde del solito. Dovevano essere tutti fuori a prendere il sole.
-Sì, hai ragione. Ogni tanto ci vuole.
Rispose Edmund sorridendo.
-Andrà tutto bene, vero?
Chiese Margaret, tornando seria per un attimo.
-Sì. Andrà tutto bene.
Rispose Frannie, e gli altri due sapevano che aveva ragione.


 

 
Note Autrice
Ci stiamo dirigendo alle note finali. Tra poco arriveranno i GUFO, e il famigerato Felpato concluderà la sua storia, facendoci vivere la sua esperienza da un altro punto di vista, che speriamo troverete originale e non vi farà annoiare nel ripercorrere la storia che tutti conosciamo.
Siete soddisfatti del capitolo? Le gioie si sprecano tra i Serpeverde, che sembrano essersi ripresi dalla vergogna della partita.
Ora Tony è libero, e sembra che tra Mag e Edmund ci sia un po' di affinità. Come andrà a finire?
A venerdì, e grazie per essere passati ~
 

Grazie a tutti quelli che ci stanno seguendo! Spero che durante le vacanze vi facciate sentire, dato che a parte LumosMelpomene siete tutti così silenziosi XD

Dato che non ci sentiremo prima, vi auguro buon Natale!! 
 
   
 
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