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Autore: Kameyo    23/12/2018    2 recensioni
[Partecipante al Secret Santa indetto dal gruppo SasuNaru fanfiction Italia]
Raccolta incentrata sulla Viglia di Natale.
Sasuke e Naruto iniziano fin da piccoli a passare le feste insieme e, tra alti e bassi, riescono a rispettare le loro tradizioni anche una volta diventati adulti.
[SasuNaruSasu]
Genere: Angst, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Aniki






 
2006, 19 years old



Il fiato gelido di Sasuke s'infranse sul vetro di confine, le dita tremarono e il corpo fu pervaso da mille brividi. La neve gli si sciolse addosso e gli bagnò gli abiti, la camicia si appiccicò al petto e i capelli s'attaccarono al viso coprendogli la visuale dell'occhio sinistro.
Itachi, dall'altro lato, steso sul lettino, era un tutt'uno con le lenzuola immacolate: la sua pelle era pallida e i suoi capelli gli sembrarono inchiostro su fogli bianchi.
“È vivo” gli aveva detto sua madre tra le lacrime, non appena aveva messo piede nella camera.
Vivo, ma non in salvo. Non ancora.
Sasuke sentì qualcosa smuoversi nel petto, un dolore lancinante, una paura primordiale.
Dio, non portarmelo via.
Itachi stava tornando a casa per le feste, la sua macchina era piena di pacchi e non vedeva l'ora di cenare a casa dei Namikaze.
La cintura era ben allacciata, avevano detto i paramedici.
Sasuke lo immaginò seduto sul suo pick up nero di seconda mano: la radio messa piano, velocità costante, attento ai segnali e ai semafori, un sorriso sereno, quello di chi non vede la famiglia da mesi e desidera solo riabbracciarla.
Dio. Dio. Perché?
Sasuke non avrebbe dovuto, non in quel momento, ma non riuscì a fare meno di desiderare di uscire da quella stanza per recarsi al piano di sopra, dove il bastardo che aveva preso in pieno suo fratello lottava fra la vita e la morte. Avrebbe saputo esattamente cosa fare e come.
La sua era una rabbia cieca, era furia nei confronti di un uomo di cui non conosceva neanche il volto. Sbatté la fronte sul vetro e strinse i denti per non urlare, Itachi non gli avrebbe mai perdonato un'azione del genere.
Inspirò a fatica e infilò una mano nella tasca posteriore dei pantaloni per prendere il cellulare: aveva bisogno che lui lo raggiungesse.
Cercò il numero fra le ultime chiamate e il suo nome si presentò in cima alla lista, pigiò la cornetta verde e al primo squillo la voce di Naruto gli risuonò nelle orecchie, ma non dall'altro capo del linea telefonica.
“Sasuke!”
Fu un attimo, rapidissimo, fece persino fatica a rendersene conto. Il calore fu la prima cosa che avvertì, poi arrivò il contatto: le sue braccia a stringerlo per le spalle e le labbra a baciargli collo e guancia in successione; infine arrivò di nuovo la sua voce, bassa, pregna di preoccupazione:
“Sasuke, scusa, l'ho saputo pochi minuti fa.”
Sasuke avrebbe voluto dirgli che non aveva alcun senso scusarsi, che l'importante era che fosse finalmente arrivato, ma non riuscì a dire nulla, il groppo alla gola si era fatto fin troppo grande. Gli artigliò le spalle con le dita e nascose il viso nell'incavo del suo collo.
Non si sarebbe più mosso da lì.
Naruto gli accarezzò la schiena e mise una mano fra i suoi cappelli, gli baciò ancora la guancia, quindi si allontanò per guardarlo in viso e gli asciugò le lacrime con i pollici.
“Devi toglierti questa camicia, subito. E dopo facciamo quello che vuoi, tutto.”
“Non ho niente da mettermi” gli fece presente.
“Ti do il mio maglione, ok?” Lo guardava come se avesse potuto rompersi da un momento all'altro.
“E tu?”
“Ho la maglia sotto, non ti preoccupare” gli disse, iniziando a sbottonargli l'indumento.
Sasuke lo lasciò fare, dimentico dei suoi genitori seduti poco lontano intenti a fissarli. Aveva bisogno di lui, delle sue premure, della sua preoccupazione, del suo affetto. Non avrebbe mai mostrato quella fragilità a nessuno, ma Naruto era diverso e per quello gli avrebbe permesso ogni cosa.
L'amico gli tolse la camicia fradicia e subito si spogliò del maglione per farglielo indossare, lo aiutò persino a metterlo e gli sistemò i capelli quando ebbero finito.
“Adesso possiamo fare quello che vuoi” gli disse piano.
Sasuke lo guardò con gli occhi velati delle lacrime, non riusciva neanche a metterlo bene a fuoco, e si sentiva a pezzi, svuotato di ogni energia.
“Niente” rispose “Non voglio fare niente.”
Naruto l'osservò per un secondo, e in quello successivo lo stava già abbracciando senza la minima esitazione.
“Va bene” sussurrò fra i ciuffi neri “Allora resta qui e basta.”
Fu come se tutto il resto fosse sparito all'improvviso: i coniugi Uchiha seduti nell'angolo, la figura esile di Itachi oltre il vetro; rimasero solo loro due, stretti, indissolubili, irraggiungibili.
Nessuno avrebbe dimenticato quel Natale, la paura provata, il terrore di perdere Itachi, poi il sollievo, ma soprattutto, Sasuke non avrebbe dimenticato quel calore, quell'affetto - quell'amore - smisurato sentito in quell'abbraccio; non avrebbe dimenticato nulla delle ore di attesa nella camera asettica dell'ospedale. E nemmeno Naruto ci sarebbe mai riuscito, non con quelle parole sussurrate al suo orecchio:


Grazie a Dio, ho te.”
  
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