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Autore: AdhoMu    24/12/2018    7 recensioni
SOSPESA
Volenteroso, tenace, determinato.
Nonostante le sue innate qualità da legittimo Tassorosso, Cedric Diggory ha scoperto che qualche volta, nella vita, i buoni propositi non bastano, e che i piani per il futuro possono andarsene (letteralmente) al Creatore da un momento all'altro.
Quello che Cedric proprio non si aspettava è che, nella morte, le cose funzionano esattamente allo stesso modo.
E così può capitare che, per tutta una serie di motivi, un ragazzo ligio e diligente come lui, inevitabilmente destinato ad "andare avanti", si ritrovi "lasciato indietro" e sia costretto a fare i conti con l'indefinizione tipica di qualcuno che "è già stato" ma che, chissà perché, in un certo senso "continua ad essere".
Per fortuna, ad aiutarlo a mettere ordine nella sua nuova "non vita" ci penserà un manipolo di nuovi e fluttuanti amici.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barone Sanguinario, Cedric Diggory, Corvonero, Frate Grasso, Helena Corvonero, Sir Nicholas | Coppie: Cedric/Cho
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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5. Il vascello fantasma.
 
[Glasgow, Scozia, luglio 1999]
Sbam!
Un tonfo sordo, subito attutito dai pannelli di legno scuro che rivestivano la sala, risuonò proprio accanto a lei. Heidi MacAvoy si risvegliò di soprassalto e sollevò di scatto il capo, sbattendo le palpebre appesantite dal sonno. 
- Ma per Tos...
Un cigolio proveniente dal mezzanino - un po'troppo intenso per essere stato prodotto da un animale di piccole dimensioni o, tantomeno, dall'assestamento delle fibre del legno - interruppe il suo principio di esclamazione.
La ragazza tacque, immediatamente sveglia e all'erta. 
Dagli ampi finestroni quadrettati filtrava quella debole luminosità che preannuncia l'avvento dell'alba e, a giudicare dalle ombre dense che ammantavano d'ignoto gli angoli più reconditi dell'antico salone, doveva essere ancora molto, molto presto. Un'occhiata all'orologio da polso le confermò che, all'orario di apertura della biblioteca, mancavano ancora diverse ore; l'intero edificio, probabilmente, era ancora completamente deserto.
"E quindi" si disse la giovane strega, stringendo saldamente la sua bacchetta di legno di pino fra le dita della mano pallida "se i miei sensi non mi tradiscono, mi trovo in compagnia di qualcuno, o di qualcosa, che non dovrebbe trovarsi qui".
Heidi si alzò lentamente dal pesante leggìo profumato di cera d'api, accostata al quale si era addormentata qualche ora prima in una posizione tutt'altro che comoda; poi, sforzandosi di non emettere alcun rumore, scivolò di soppiatto dietro ad un pilastro squadrato. Il silenzio intorno a lei era totale: e l'inquietudine che la ragazza, in quel momento, si sentiva montare nel petto, andava a sommarsi alla preoccupazione accumulata nelle ore precedenti, rischiando seriamente di farle perdere le ultime briciole di lucidità.
Ross non era tornato. 
Il giorno prima Heidi lo aveva atteso per ore, invano; e ritardare non era certo da lui tanto più che - e lei lo sapeva bene - nelle rare occasioni in cui, in passato, non gli era stato possibile presentarsi in orario, le aveva sempre fatto pervenire un qualche tipo di avviso. 
"Deve trattarsi soltanto di un contrattempo" si era detta lei, sforzandosi di rimanere tranquilla. Dopotutto, il ruolo della fidanzatina ansiosa non le si addiceva affatto e così, nel tentativo di distrarsi un po', aveva visto bene di raggiungere la Glasgow School of Art in uno dei pochi orari in cui le sarebbe stato consentito svolgere indisturbata le sue ricerche (gli avventori babbani si sarebbero quantomento stupiti nel vederla armeggiare con gli scomparti segreti del massiccio leggìo centrale, a loro preclusi).
- Faccio un salto a Londra per consultare l'ultimo aggiornamento degli Atti - le aveva detto Ross prima di raccogliere una manciata di effetti personali (tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno per trascorrere paio di giorni fuori casa) in una vecchia borsa di velluto giallo senape un po' sdrucita. - Percy Weasley mi ha informato che l'interrogatorio dei Mangiamorte superstiti è stato finalmente reso pubblico.
- Vengo con te! - aveva subito risposto lei, sfilandosi in fretta gli occhiali da vista e abbandonando impietosamente le sue scartoffie friabili in balia delle correnti d'aria.
- Ma non ce n'è bisogno, Dee.
Ross le aveva sorriso, rassicurante come sempre.
- La data di scadenza per la consegna dell'articolo si avvicina, e tu devi ancora consultare tutti quei documenti custoditi alla GSA...
Heidi si era vista costretta a concordare con lui. Non era per nulla facile fare la ricercatrice alla Cambridge Magical University: il dottor Whistler, direttore del corso di Pozioni Avanzate, esigeva che i suoi laureandi elaborassero pubblicazioni periodiche in vista della tesi. Nel giro di una settimana, la ragazza avrebbe dovuto consegnare la versione finale di un articolo sull'uso dei Pigmenti Pittorici nelle Pozioni, ed effettivamente la ricerca era ancora piuttosto incompleta. La visita alla sezione segreta della centenaria biblioteca appartenente alla Glasgow School of Art non avrebbe potuto essere rimandata ancora a lungo.
D'altra parte, però...
- Sono riusciti a strappare qualcosa di nuovo a Lucius Malfoy? Weasley ti ha anticipato qualcosa? - gli aveva domandato lei, senza riuscire a tenere a freno l'impazienza.
- Pare di sì, Heidi - le aveva risposto Ross, annuendo serio.
Al che lei aveva annuito a sua volta, stringendo forte le labbra. Harry Potter aveva più volte esposto, tanto in conversazioni confidenziali tenutesi esclusivamente in loro presenza, quanto in dichiarazioni ufficiali registrate negli annali del Ministero, quanto era accaduto in quel giorno sciagurato. Loro due, però, non erano mai riusciti a darsi pace: avevano sempre avvertito l'impellente bisogno di saperne di più. Perché la verità era che, semplicemente, non erano mai riusciti a rassegnarsi.
Heidi MacAvoy e Ross Cadwallader non erano mai riusciti ad accettare la morte di Cedric Diggory.
 
[Dover, Inghilterra, luglio 1492]
Spruzzi, salsedine, vento di mare.
In sottofondo, acuti, i richiami dei gabbiani.
Sulla destra, candide e imponenti come montagne innevate, le splendide scogliere calcaree illuminate dai primi raggi del sol nascente, le pendici ancora avvolte dalla bruma dell'alba.
La caravella scivolava aggraziata sulle acque calme e piatte della manica, miglio dopo miglio, per poi imboccare con estrema leggiadria l'insenatura artificiale del porto di Dover.
- Preparate l'ancora!... Manovra d'ormeggio!...
Il grido del nostromo lo riscosse dai suoi pensieri, riportandolo immediatamente alla realtà. Il giovane scosse la testa, fintanto impegnata in un bellissimo sogno ad occhi aperti; improvvisamente vigile si riscosse, staccando i gomiti dal parapetto di legno intagliato che bordava l'imbarcazione. Poco sotto di lui, una testa lignea si sporse da sotto il bompresso.
- Prima fermata, Nico - disse la formosa e sorridente polena intagliata nel mogano.
- Grazie per avermi avvertito, Ariel cara - le rispose lui, sollevando con galanteria il cappello piumato (una piuma lunga e cangiante, davvero strana agli occhi di chi ci avesse fatto caso: chissà a quale rara specie di volatile apparteneva?). - Ora al tuo posto però, e fai la brava durante il rifornimento, intesi?
- Ai suoi ordini, signor Capitano! - assentì quella, assumendo la sua posizione originaria.
- Eccellente - approvò lui mentre con la bacchetta, discretamente, faceva tendere una cima non perfettamente allineata.
Una serie di passi non troppo leggeri risuonò sul ponte di legno alle sue spalle, facendolo girare di scatto. "Per Godric!" si disse lui, contrariato. "Devo fare più attenzione, accidenti a me".
Il marinaio gli si rivolse con deferenza, chinando appena il capo. Sembrava non essersi accorto di nulla.
- Capitano, chiedono di voi giù in saletta.
- Molto bene Duncan. Dite pure ai signori Worchester e Cook che arrivo subito, grazie.
 
[Hogwarts, Regno Unito, autunno 1993]
- Dacci dentro con quella scopa, Diggory!...
L'esortazione di Heidi lo raggiunse forte e chiara, nonostante l'intensità delle raffiche di vento gelido che spazzavano il campo ovale. Quando quella benedetta ragazza dava fiato al Sonorus c'era poco da fare: era in grado di tirare fuori una vocetta che avrebbe messo in agitazione un Vermicolo.
Cedric si spinse in avanti, portando la Nimbus ai limiti dell'accelerazione consentita dalla Legge di Flap sulla Resistenza della Saggina. 
"Concentrati".
Corpo piatto, testa bassa, braccio in avanti, mano tesa. Un rapido movimento delle dita... zac!
Boccino catturato.
Il fischio perentorio di Madama Bumb lo riportò immediatamente alla realtà. Cedric si tirò su a sedere sul manico della scopa e cercò con gli occhi il tabellone.
Le cifre rosse, chiaramente distinguibili nonostante la nebulosità dell'aria, lampeggiarono rassicuranti: 1' 35" - il miglior tempo di tutti.
Ce l'aveva fatta.
Felice come non mai, Cedric - nuovo Capitano della squadra di Quidditch del Tassorosso - puntò il manico verso terra e si precipitò ad abbracciare i suoi amici.
 
"Una monade trilobata" li aveva definiti allegramente la professoressa Sprite quando frequentavano ancora il primo anno.
Dalla sera dello Smistamento in poi Cedric, Heidi e Ross erano stati praticamente inseparabili. Non c'era nulla da fare: i loro interessi e caratteri erano complementari e, sebbene Heidi e Ross fossero amici fin da quando erano bambini, Cedric era stato inglobato nel loro gruppetto come se i tre si conoscessero da sempre.
E quest'ultimo si sentiva molto grato nei confronti degli altri due perché, sebbene  a undici anni Cedric fosse tutt'altro che un esperto di faccende di cuore, c'era una cosa che lui aveva captato fin da subito: una cosa che, senza dubbio, gli faceva apprezzare ancora di più il desiderio dei suoi compagni di includerlo nella loro cerchia e di non lasciarlo mai solo.
- Al nuovo Capitano! - intonò Ross, sollevando la pesante caraffa ricolma di liquido ambrato.
- Se ti fossi lasciato sfuggire il posto ti avrei affatturato, Ced - lo minacciò bonariamente Heidi, alludendo agli infiniti allenamenti cui, cronometro alla mano, lei e Ross lo avevano sottoposto. Ma ormai era fatta: in un colpo solo Cedric si era riconfermato Cercatore e aveva conquistato il ruolo di Capitano; e con loro due e Malcolm Preece come Cacciatori, Maxine O'Flaherty e Anthony Rickett come Battitori e Herbert Fleet come Portiere, nella stagione ormai alle porte Tassorosso avrebbe dato del filo da torcere a chiunque.
Cedric sorrise alla sua amica e con estrema nonchalance, prima che lei o Ross potessero aggiungere altro, buttò lì:
- Allora, me lo merito o no?
- Il titolo di Capitano? E come no.
- In realtà mi riferivo ad un'altra cosa...
- E sarebbe?
- Il ruolo di testimone - specificò lui, accompagnando la frase con una risata cristallina. - Al vostro matrimonio!...
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata strana, semifolgorati, in un misto di allegria, titubanza e leggero imbarazzo.
E mentre sollevava la sua caraffa di Burrobirra con un risolino soddisfatto stampato sul volto e la consapevolezza di chi sa di avere colpito nel segno, Cedric pensò che non avrebbe mai potuto desiderare amici migliori di loro.
 
[La Coruña, Spagna, agosto 1492]
- Trattenuto?...
La voce di Henry Worchester suonò fievole e incerta, leggermente tremula.
- Temo proprio di sì, signore.
- Ma... ma per quale motivo, di grazia? - domandò Edward Cook, la cui espressione era non meno turbata di quella del compagno. - Doveva trattarsi di una semplice ispezione: ma è più di un mese, ormai, che ci troviamo alla fonda nel vostro porto!...
L'uomo rivolse loro un sorriso untuoso e giocherellò per un attimo con la croce d'oro intarsiata di pietre colorate che portava al collo, per poi rispondere in un sussurro falsamente comprensivo:
- Stregoneria, signori cari – disse loro, godendo nell’osservare l’espressione attonita e allarmata dei due uomini. - Un abominio che, nelle sante terre di Sua Maestà Isabella di Castiglia, è considerata alla stregua del peggiore dei peccati e che noi spagnoli, pertanto, altrettanto ferocemente combattiamo. Ci è stata fatta una denuncia ben precisa ai vostri riguardi, purtroppo, e così Sua Santità ha predisposto il fermo per... accertamenti.
 
[Hogwarts, Regno Unito, luglio 1999]
- Eravamo inseparabili - esordì Nick mentre gli altri, avvicinatisi al fantasma Grifondoro che si era seduto su di una poltroncina gialla nei pressi del camino, prendevano posto accanto a lui. - Ci conoscevamo fin da quando eravamo poco più che dei poppanti; e anzi: nel caso di Henry anche da prima dato che Stella, sua madre, è stata la mia balia.
Il nobiluomo tese la mano per accarezzare le orecchie di Pagú, che si era accoccolato ai suoi piedi. Il pelo argenteo del Tasso riluceva nella penombra, facendo risplendere le sagome opalescenti dei fantasmi disposti tutt'intorno.
- Siamo sempre stati amanti delle avventure, Henry, Edward ed io. Quando eravamo bambini, le campagne nei dintorni di casa non avevano segreti per noi. Esploravamo tutto, palmo a palmo, e disegnavamo delle piccole mappe, imprecise da far spavento, ma piene di dettagli che per noi erano davvero importanti. E questa nostra passione, crescendo, si rafforzò sempre di più finché, un bel giorno, non decidemmo di salpare per esplorare il mondo intero!...
- Mi sembra di aver capito - lo interruppe Cedric, alzando la mano - che i tuoi amici fossero babbani.
- Non ti sbagli affatto, mio caro ragazzo - rispose Sir Nicholas, agitando le dita in un gesto d'assenso. - Babbani fino al midollo; neppure una goccia di sangue magico.
- E come presero il fatto che tu... che tu fossi un mago?
- Lo presero... oh, beh, molto bene, direi - Nick fece spallucce. - Forse perché crescemmo insieme ed ebbero modo di abituarsi alle mie... come dire? Alle mie particolarità, ecco. Fatto sta - e qui il fantasma assunse un'espressione particolarmente seria - che le mie capacità magiche non furono mai un problema, per loro. Tutt'altro: erano molto felici di poter contare su un piccolo aiuto, e direi anzi che la consapevolezza dei miei poteri gicò un ruolo determinante nelle nostre scelte successive.
- Che cosa intendi dire? - domandò Dennis Canon, che seguiva il racconto con grande interesse.
- Beh, mi riferisco al periodo che seguì il termine dei nostri studi - spiegò Nick raddrizzandosi la testa, che gli si era un po' inclinata. - A undici anni esatti io entrai ad Hogwarts e, come ben sapete, vi rimasi per sette anni. Ad Edward, il cui genitore era uno degli uomini più fidati di mio padre il Marchese, fu offerta la possibilità di entrare in Marina, e colà ricevette la sua formazione. Avreste dovuto vederlo: se la cavava alla grande con bussole e astrolabi; e in astronomia, pensate, era di gran lunga più abile di me!...
- E Henry?
- Henry cucinava bene.
- Un gran pregio, in verità - osservò il Frate Grasso, facendo schioccare la lingua.
- Senz'altro - convenne Nick, con fare convinto. - Soprattutto quando devi stare in mare per molti mesi e la lista delle pietanze da mettere sotto i denti è limitata. 
- E com'è che ci finiste, per mare?
- Mio padre, il Marchese di Mimsy-Porpington, era un uomo molto, molto ricco - raccontò Nicholas. - Per il mio ventesimo compleanno io gli chiesi in dono una nave, e... beh, lui me la concesse. Ah, quale splendore, quell'agile goletta! La Naiade si chiamava, tutta di legno di mogano brillante, con la polena Ariel tesa in avanti a solcare le onde!
Tutti gli altri lo fissavano incantati, soprattutto i più giovani. Colin e Dennis, ma anche Cedric, pendevano letteralmente dalle traslucide labbra di Nick, e perfino Mirtilla, una volta tanto astenendosi dall'insidiare il bel Tassorosso, si era messa a sedere, insolitamente quieta.
- Chissà quanti bei marinai c'erano a bordo! - fu l'unico commento della vispa fantasmina.
Sir Nicholas la ignorò.
- Era una goletta incantata, ovviamente... Grazie ai poteri di mia madre: era lei la strega, in famiglia. Su di essa, navigammo in lungo e in largo percorrendo dapprima rotte già tracciate; e in seguito, dopo qualche tempo, cominciammo a tracciarne di nuove. Mare del Nord, Mar Baltico, Mediterraneo; e poi giù, lungo le coste dell'Africa, fino al Capo di Buona Speranza, e poi le acque cristalline dell'Oceano Indiano... Ah, quanti ricordi!... Le isole tropicali, i pirati, le graziose fanciulle dai capelli di seta...
- Sì, va bene. Ma poi, che cosa combinaste? - s'intromise a quel punto il Barone, un po' scocciato da tutte quelle divagazioni geografiche e non che gli altri, al contrario, sembravano trovare interessantissime.
- Come sarebbe a dire, "che cosa combinammo"? - ribattè Nick, leggermente indispettito.
- Beh, la tua maldestra morte - biascicò stancamente lo spettro Serpeverde - ha a che fare con queste vostre... avventure, dico bene?
- In un certo senso sì - dovette ammettere l'altro, suo malgrado. - Come vi ho già detto, eravamo in procinto di scoprire le Americhe...
- E che cosa vi impedì di farlo? - domandò la Dama Grigia, che fino a quel momento non aveva aperto bocca. - Immagino che, con la magia dalla vostra, partiste avvantaggiati rispetto agli altri equipaggi...
- Fummo trattenuti in un porto della Galizia, nel nord della Spagna, per ordine di un potente vescovo della regione. Un certo Monseñor Sombra, se la memoria non mi fa difetto...
- E che cosa accadde di preciso? - chiese Cedric, mentre un brivido che non seppe spiegarsi gli percorreva la schiena. - E soprattutto (dato che il filo che lega le nostre due storie è quello dell'amicizia): che cosa accadde ai tuoi amici?
- Non seppi più nulla di loro - disse mestamente Nicholas, lisciandosi il pizzetto con tristezza. - Io rimasi rinchiuso in una prigione a prova di Smaterializzazione per non so quanti mesi; poi, dopo che mi ebbero giustiziato, non fui mai in grado di ricostruire quanto era loro accaduto.
- Quindi, se ho ben capito...
- Esatto, mio caro Cedric - confermò Nick con voce amara. - Quando la Signora venne a prendermi per portarmi avanti, mi rifutai di seguirla, nel tentativo di procurarmi notizie dei miei amici; purtroppo, però, fu tutto invano.
Il silenzio calò su di loro.
In quel momento, però, un brusco movimento ai piedi degli otto fantasmi riuniti attorno al focolare richiamò la loro attenzione. Pagú si era sollevato sulle quattro zampe e ringhiava, puntando il lungo muso bicolore verso il camino. E in men che non si dica, un'orrbile Biscia Buia rotolò giù dalla cappa e, sibilando, si rivolse ai presenti che, inorriditi, la fissavano con gli occhi sbarrati.
Dalla bocca del rettile proveniva un ronzio sommesso, alternato allo schioccare raccapricciante della sua saettante lingua biforcuta; poco dopo, una volta che ebbe proferito il suo messaggio, la Biscia svanì in un piccolo vortice di cenere, rapida come era arrivata.
- Ma cosa diavolo... 
Il Barone Sanguinario - che apparentemente, fra tutti, era stato l'unico ad aver compreso il senso di quell'inquietante soliloquio - rivolse a Cedric un'occhiata glaciale. 
- Come si chiamano i due giovani Tassorosso tuoi compagni, quelli di cui ci hai parlato?
Per tutta risposta, Cedric gli rivolse uno sguardo allarmato.
- Heidi e Ross - riuscì a balbettare infine il ragazzo.
- Precisamente. Beh, credo sia il caso di raggiungerli. Ora.
Ma...
Il Barone lo interruppe bruscamente:
- "Vediamo se questi due, al contrario dell'altra volta, riuscite a salvarli" - recitò, ripetendo le parole che la Biscia aveva pronunciato in Serpentese. - È sufficiente, per te, o ci vuoi pensare su per tutto un giro di clessidra?
- "Dell'altra volta?" - Nicholas sembrava sconvolto, ma un urlaccio del Frate Grasso lo riscosse dal suo torpore.
- Muoviamoci! - tuonò il monaco panciuto, dando sfoggio di una voce sorprendentemente potente che fece saltare in piedi tutti gli altri, Mirtilla compresa. - I miei ragazzi sono in pericolo!...
Uno dopo l'altro, o forse tutti insieme (grazie alla loro capacità di occupare al tempo stesso la stessa identica porzione di spazio), i fantasmi si gettarono a capofitto nel camino.
 
[La Coruña, Spagna, 31 ottobre 1492]
- Inacettabile! Ah, ma non crediate di farla franca!... Mi avete sentito?!
Nicholas continuava a sgolarsi, incurante dei borbottii irritati che provenivano dalle celle adiacenti. La sua voce, spaventosamente amplificata con un incantesimo Sonorus, echeggiava senza sosta nei corridoi scuri, infrangendosi contro le volte basse scavate nella pietra viva.
Un tintinnio di chiavi, leggero ma perfettamente udibile, zittì infine le sue rimostranze.
Dopo che la pesante porta di ferro si fu aperta con un cigolio sinistro, tre persone nerovestite s’introdussero in fretta nella cella.
- Sir Nicholas de Mimsy-Porpington – esordì una voce perentoria dall’accento marcatamente ispanico.
- Alla buon’ora – rispose Nicholas, dando sfoggio di un’insospettabile ma assolutamente irritante flemma anglosassone.
- Per volere di Sua Santità il Vescovo Sombra, vi dichiaro condannato ad esecuzione immediata – decretò l’uomo che aveva parlato per primo, mentre un’altra figura nerovestita, seminascosta nell’ombra, osservava la scena tormentandosi con le dita la croce d’oro massiccio che recava appesa al collo. – Procedete pure, señor Mannér.
Il boia avanzò risoluto, stringendo fra le mani il manico di una lunga scure dall’aspetto tutt’altro che affilato. Prima che Nicholas avesse il tempo di indietreggiare o, quantomeno, di proferire parola, l’energumeno incappucciato menò un’atroce serie di fendenti, molto male applicati, appena al di sopra dell’un tempo candida gorgiera del gentilmago inglese, la cui testa si staccò faticosamente dal collo.
Quasi tutta, almeno.
E nel frattempo, grandi cambiamenti si profilavano all’orizzonte, ormai curvilineo e non più piatto, del globo terracqueo.
Né Nicholas, né tantomeno il resto del mondo potevano ancora supporlo, dato che le caravelle di Colombo si trovavano ormeggiate a centinaia di leghe dalle terre europee: il Nuovo Mondo, però, era già stato “scoperto”, e tempi duri si preannunciavano per le comunità magiche che, da tempi immemorabili, popolavano quei territori remoti.
Un'altra cosa che Nicholas non sapeva, e che di certo non gli avrebbe fatto alcun piacere venire a sapere, era che Henry ed Edward erano periti già da tempo. Crudelmente torturati nel tentativo di strappare loro un qualche tipo di indizio, si erano entrambi spenti nel mese di settembre fra atroci sofferenze. Parimenti la Naiade, con le sue belle vele candide ed il ponte lucido di cera d'api, era stata distrutta, data alle fiamme in un rogo degno dei peggiori deliri inquisitori. 
La nave era arsa in un battibaleno, e con lei la povera Ariel, lignea e sorridente sirena.
 
[Glasgow, Scozia, luglio 1999]
Ross Cadwallader si guardò intorno un po' smarrito. Ad accogliere il suo sguardo, l'atmosfera familiare e rassicurante del salotto suo e di Heidi. Nel piccolo camino incorniciato di mattoni, il calderone preferito della ragazza sobbolliva pigramente.
Com’è che ci aveva fatto ritorno, da Londra, a casa sua? Ross non lo ricordava minimamente.
"La testa, che male, porca mandragola" gli riuscì di pensare, un attimo prima di rendersi conto di avere polsi e caviglie immobilizzati da qualcosa di freddo e umidiccio, che l'assenza di un'illuminazione più efficiente gli impedì di distinguere con maggiore chiarezza.
- Heidi?
Nessuna risposta.
Ross guardò di nuovo verso il basso, tentando di mettere a fuoco i legacci che lo tenevano fermo.
- Per tutti i Tranelli del Diavolo! - esclamò, la voce strozzata dall'orrore. Quelli non erano legacci. Erano bisce. Bisce scure, lunghe, bagnaticce e... vive, per tutti i Tassi! Il ragazzo tentò disperatamente di divincolarsi ma, più si dimenava, più i rettili intensificavano la stretta delle loro gelide spire su di lui.
Mentre, sopraffatto dall'angoscia il Tassorosso si dibatteva come un pesce fuor d'acqua, un secco crack annunciò l'arrivo di Heidi, che si materializzò a pochi metri da lui.
-Ross! - gridò la ragazza, slanciandosi in avanti per corrergli incontro. - Grazie a Tosca sei qui!... Mi hanno quasi...
- Scappa, Dee! - urlò lui, tentando per l’ennesima volta di liberarsi. Tutto invano: i rettili lo tenevano intrappolato senza via di scampo
Heidi si fermò di scatto e arretrò di un passo, orripilata, sfoderando la bacchetta con mano tremante. Eh sì che era una pozionista, per tutti i calderoni, ed era quindi abituata a maneggiare ben altro, ma quegli esseri inquietanti le incutevano un disgusto assolutamente intollerabile.
Troppo tardi.
Una lunga Biscia Buia si era separata dalle altre  e strisciava lesta verso di lei. Giunta a pochi passi dalla ragazza, però, la creatura si trasformò improvvisamente in un uomo basso e grassoccio, parzialmente calvo e dai lineamenti vagamente topeschi.
La sua consistenza incorporea e lattiginosa, che si faceva solida soltanto in corrispondenza della mano destra, apparentemente infilata in un guanto d’argento massiccio, lo rivelava chiaramente: quello non era un vivo.
Quello, per tutte le Querce Centenarie della Foresta di Sherwood, era uno spirito.
 
Note a pié di pagina:
La scena iniziale che vede protagonista Heidi è ambientata all'interno della (fu) splendida libreria della Glasgow School of Art, tragicamente bruciata a giugno di quest'anno. Vi consiglio di cercare qualche immagine anteriore l'incendio, perché si trattava davvero di un ambiente bellissimo. Nel mio HC, Heidi è sempre stata molto brava in Pozioni (cfr. "L'Assistente di Pozioni"); per questo ho pensato di farle interpretare il ruolo di laureanda in Pozioni Avanzate, tenuta a tesi dal dottor Whistler (cfr., ancora una volta, "L'Assistente"). E no, sempre nella mia testa, non poteva che essere nativa di Glasgow.
La polena Ariel è, chiaramente, un omaggio alla protagonista dello splendido La Sirenetta. E a questo proposito, in breve sapremo di più circa l’inghippo che ha visto protagonista il malcapitato Nick.
Nel frattempo... un Buon Natale a tutti!
   
 
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