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Autore: Karyon    24/12/2018    2 recensioni
Sirius Black è un mago distrutto. Continuano a dire che è rimasto incastrato, anima e corpo, all'età di quindici anni - quando poteva ancora sorridere e c'era qualcosa di bello nel mondo. E forse è davvero così.
Hermione Granger è un'adolescente precoce. Continuano a dire che è una strega brillante, che è una donna adulta limitata nel corpo di una quindicenne. E forse è davvero così.
Possono due animi affini incontrarsi, nonostante tutto?
Una profezia da compiere e un'altra ancora da svelare, il mistero di due fratelli, un segreto da mantenere a ogni costo, una ricerca senza fine, antiche sette da conoscere... Su tutto, una guerra da combattere e la Morte - agognata, sfuggita, amata, odiata - che muove i suoi fili. Schiavi, tutti, del suo disegno.
[Più generi: guerra, mistero, romantico, angst, introspettivo, malinconico]
[Più pairing: SiriusxHermione, RemusxTonks, HarryxGinny, DracoxNuovo personaggio, RonxNuovo personaggio]
[Storia corale, molti personaggi]
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Hermione Granger/ Sirius Black, Remus/Ninfadora
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
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La canzone del Cappello Parlante

 
       *Fred e George li salutarono per poi sparire a destra lungo il corridoio, mentre il treno prendeva velocità e loro tre cominciavano a barcollare. Harry si girò verso gli altri due «Andiamo a cercarci uno scompartimento, allora?» chiese, ma notò subito Ron e Hermione guardarsi.
«Ehm» fece Ron.
«Noi, beh... io e Ron dovremmo andare nella carrozza dei Prefetti» disse Hermione cauta.
Ron non stava guardando Harry, sembrava profondamente interessato alle unghie della propria mano sinistra.
«Oh» disse Harry. «D'accordo. Va bene».
«Non credo che dovremo restarci per tutto il viaggio» aggiunse in fretta Hermione. «Le lettere dicevano che dobbiamo ricevere istruzioni dai Capiscuola e poi sorvegliare i corridoi ogni tanto».
«Va bene» ripeté Harry. «Beh, allora magari ci vediamo dopo».
«Sì, sicuro» disse Ron lanciandogli uno sguardo furtivo e ansioso. «È uno strazio doverci andare, preferirei... ma dobbiamo... insomma, non mi diverto, non sono mica Percy» concluse con enfasi.
«Lo so» Harry sogghignò e cominciò ad andare verso la direzione opposta*.
Quando fu abbastanza lontano, Hermione e Ron sospirarono quasi all’unisono, poi si avviarono verso la carrozza dei Prefetti in testa al treno.
«Ho quasi avuto paura che urlasse di nuovo…» confidò Ron con un borbottio.
«Non dire sciocchezze» lo redarguì Hermione, che in realtà aveva pensato la stessa cosa. Nonostante quello che le aveva detto Sirius, continuava a sentirsi tremendamente in colpa per Harry e la sensazione di esclusione che doveva provare a causa di Silente; non riusciva davvero a capire dove volesse andare a parare il preside.
«Vuoi dire che non eri neanche un po’ tesa?» Le domandò scettico Ron e lei dovette parzialmente concordare «Ok, forse solo un pochino…»
Ron si girò a sorridere per la piccola vittoria, ma poi si scontrò con qualcuno che faceva la bella statuina in mezzo al corridoio.
«Ehi tu, che diav-» cominciò, ma si morse la lingua quando capì al volo di chi si trattasse: i capelli biondo pallido non lasciavano spazio ai dubbi. «Malfoy» grugnì freddamente.
Draco Malfoy si girò verso di loro con un’espressione a metà tra il sarcastico e il disgustato «Non ci posso credere, voi due. Questo posto raggiunge sempre nuove vette di bassezza» sputò, mentre Hermione sospirava «Non abbiamo tutta la giornata».
«Oh, Granger. Io posso pure capire che tu possa essere diventata Prefetto, da so-tutto-io e sputa-sentenze quale sei. Ma tu» continuò, rivolgendosi a un nervoso Ron. «Hai per caso ucciso Potter per avere questo posto?»
Le orecchie di Ron divennero ancora più rosse e, per risposta, il ghigno di Draco si allargò «Suppongo possa valere come un sì?»
«Cos’è, vi siete addormentati là fuori?» Sbottò una voce dalla carrozza, tirando fuori la testa per capire da dove provenisse il problema. Blaise Zabini, pelle scura e profondi occhi neri, lanciò un’occhiata sommaria a tutti, arrestandosi su Draco «Malfoy, lo sapevo che in qualche modo c’entravi tu. Vuoi muovere il tuo regale fondoschiena?»
Draco roteò su se stesso «Zabini, non rompere il cazzo» replicò con voce flautata.
L’altro non fece una piega «Allora muoviamoci, non ho tutto il giorno» rimbeccò ritornando dentro e Hermione prese un’espressione sollevata, passando davanti a Draco.
«E grazie!» Fece, sedendosi vicino al finestrino; Ron si posizionò al suo fianco con aria perplessa.
«Granger, non ti avevo visto sotto quel cespuglio» fece Zabini, lasciandosi cadere sul sedile di fronte a lei. Ron si accigliò e lo fissò meglio: ovviamente l’aveva visto andare in giro per il castello, ma non l’aveva mai visto parlare con Hermione.
«E dire che neanche io ti avevo visto, considerando come svolazzi a mezzo metro da terra a causa dell’ego gigantesco» replicò Hermione indifferente, già immersa in un libro che si era portata dietro. Il ragazzo rise, poi si girò verso Ron e allungò la mano «Scusami, non mi sono presentato: io sono Blaise Zabini».
Ron allungò la mano a sua volta «Io sono Ron-»
«Weasley, immagino» ironizzò lui, dando un’occhiata ai capelli rossi di cui era fornito.
Pensandoci bene, Ron considerò che Zabini – pur essendo un Serpeverde piuttosto conosciuto – non aveva mai fatto gruppo con Malfoy. Già solo per quello poteva considerare di dargli una mezza possibilità.
«Allora!» Cominciò una voce autoritaria, mentre lo sportello si apriva di botto. Sulla soglia c’era un ragazzo dagli arruffati capelli biondi e lentiggini su praticamente qualunque parte del corpo visibile; indossava già la divisa scolastica su cui aveva appuntato la spilla di Caposcuola: una grossa H viola sovrapposta allo stemma di Hogwarts.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio e li contò «Per amor di Merlino, dove sono finiti i vostri compagni?» Sbottò, rivolgendosi a Hannah Abbott di Tassorosso e il Prefetto Corvonero. «Dio mio, questa cosa mi farà impazzire, lo so già» grugnì, risistemandosi gli occhialetti scivolati lungo il naso sottile e buttandosi accanto a Ron.
Draco provò ad aprire bocca per fare una risatina, o per sparare una battuta delle sue, ma il ragazzo gli puntò minacciosamente un indice contro «Non è il momento».
«Adrien!» Una ragazza, che era evidentemente l’altra Caposcuola di quell’anno, spuntò dal corridoio. «Questi due» cominciò, indicando due persone che Hermione non riusciva a vedere dalla sua posizione. «Hanno fatto tardi perché si stavano sbaciucchiando in una carrozza» spiegò con un ghignetto.
Draco borbottò qualcosa che suonava molto come «Cominciamo bene», poi il Caposcuola biondo sospirò «Soprassediamo, entrate e cominciamo questa benedetta riunione».
I due ragazzi beccati in flagrante, che si dimostrarono essere l’altra Prefetto Corvonero  e uno dei Prefetti Tassorosso, entrarono, entrambi rossi come il sole al tramonto.
«Ah, già» fece distrattamente la Caposcuola, mormorando un incantesimo per allungare le panche della carrozza in modo che potessero starci tutti comodamente seduti.
Hermione sentì distintamente Zabini complimentarsi con la sua collega, ancora molto imbarazzata, mentre Draco e Ron ghignavano sotto i baffi. Una situazione paradossale.
«Allora, come ormai avrete capito noi siamo i due Capiscuola di quest’anno. Io sono Adrien Brown e sono un Serpeverde… Malfoy non guardarmi in quel modo, niente favoritismi… mentre lei è Alice Fayle di Tassorosso».
«Tassorosso?» Si lasciò sfuggire ancora Draco e quella volta quasi perse due anni di vita quando la ragazza si allungò su di lui e lo tirò per la cravatta, rischiando di soffocarlo «Hai qualcosa da dire sulla mia Casa, mh?»
«Chi io? Per niente» ironizzò lui, a voce mozzata.
Zabini scrollò la testa e si sistemò meglio nel sedile.
Alice ghignò di nuovo «Bene» commentò solo, mentre si rizzava scostandosi dalla faccia i lunghi ricci scuri. «Voi siete, nostro malgrado, il gruppo di Prefetti scelto per quest’anno. Come immagino già saprete, i Prefetti sono due per ogni Casa e hanno la responsabilità di mantenere l’ordine anche attraverso la sottrazione dei punti» cominciò a spiegare.
«Spero non sia necessario dover sottolineare che questo, chiamiamolo, “potere” non debba essere utilizzato per scopi personali: non potete usarlo, direttamente o indirettamente, per fare favoritismi, non potete usarlo come vendetta, non potete usarlo in modo parziale» aggiunse Adrien in tono neutro, anche se per tutti era palese che ce l’avesse con Draco.
«Non potete sottrarre punti agli altri Prefetti, ovviamente, e dovrete cercare di collaborare nel caso serva mantenere l’ordine tra le varie Case» continuò Alice, mentre sia Ron che Draco sbuffavano piano – Ron prendendosi una gomitata da Hermione nelle costole.
«Tra i compiti dei Prefetti c’è anche quello di gestire l’arrivo al castello: appena prima che il treno arrivi in stazione dovrete controllare che tutti si siano preparati per scendere, poi dovrete smistare i primi anni per la traversata del lago e controllare che tutti gli altri prendano le carrozze» snocciolò ancora Alice.
Hermione aveva già tirato fuori il suo blocchetto e prendeva appunti, mentre Ron desiderava ardentemente mollare tutto e andarsi a rimpinzare di Cioccorane con Harry. Zabini lanciò un’occhiata a Hermione «Hai addirittura bisogno di appunti, Ms. Aritmanzia?» Frecciò e Hermione gli lanciò un’occhiataccia «Riparliamone quando riuscirai a distinguere un numero concavo da un cavo» ribatté e l’altro ridacchiò, ritornando a concentrarsi.
Ron ovviamente non capì quello scambio di battute, ma era abbastanza sveglio da intuire che si conoscevano già da un bel po’ e la cosa gli sembrò davvero strana, considerando che né lui né Harry l’avevano mai notato.
«… ovviamente sarete voi a donare le parole d’ingresso agli studenti, quindi cercate di mantenere un bel rapporto con i custodi o sono guai. L’ultima volta che si è indisposta, la Signora Grassa di Grifondoro ha cambiato una password all’ora per una settimana. Percy Weasley stava impazzendo» stava raccontando Adrien e Ron gemette, roteando gli occhi in cielo: possibile che la sua famiglia dovesse sempre essere fonte di imbarazzo?
Alice diede un’occhiata ai suoi appunti «Ah, ricordatevi che dovete tener sotto controllo anche la vostra Sala Comune: niente schiamazzi o disturbi a chi studia, tutti devono essere in Sala dalle sette e mezza in poi, nove per gli studenti dal quinto in su; controllate che nessuno se ne vada a zonzo di notte per la scuola. E, di nuovo, per l’amor del cielo, il bagno dei Prefetti è un bagno pubblico!» Esclamò, mentre le ragazze presenti arrossivano e i ragazzi sogghignavano perché avevano pensato tutti la stessa identica cosa.
Adrien notò quello scambio di sguardi e si sistemò nervosamente gli occhiali «Non scherziamo: se vi becchiamo vi mandiamo da Silente; la spiegherete a lui la… situazione» borbottò, ritornando alla lista. Passarono un’altra ora di chiacchiere, battute e appunti e poi furono finalmente fuori.
«Ah, libertà!» Esclamò Ron, stiracchiandosi. Hermione gli pestò un piede, indicando i due Capiscuola che si allontanavano velocemente, poi lo guardò male «Ancora dobbiamo iniziare e già cominci a…»
«Dio mio Granger, rilassati» sibilò Draco, uscendo dietro di loro. «Verrò a trovare il povero appestato tra poco» annunciò sarcastico e gli altri due sospirarono.
«Non vediamo l’ora» frecciò ironica Hermione e, finalmente, Mr. Lingua Biforcuta se ne andò per i fatti suoi, quasi atterrato da Pansy Parkinson che lo stava aspettando al varco.
«Sempre simpatico quanto una ginocchiata sui denti…» stava commentando Ron quando Zabini uscì dallo scompartimento, ridacchiando alla sua battuta e facendo un mezzo inchino ironico a Hermione «Ci vediamo in giro allora Ms. Artimanzia» fece, prima di avviarsi nella direzione opposta a quella di Draco. Hermione roteò gli occhi al cielo, chiedendosi perché li conoscesse tutti lei gli strambi, e si avviò verso lo scompartimento di Ginny e Harry.
Ron corse per raggiungerla e affiancarsi a lei «Quindi?»
«“Quindi” cosa?»
«Come cosa? Quello!» Sbottò Ron, indicando il vuoto dietro di sé.
«Si chiama treno, Ron» ironizzò Hermione, ma aveva capito benissimo dove voleva andare a parare; in realtà temeva quell’incontro da quando aveva capito che lei e Ron sarebbero stati Prefetti, ma oramai il danno era bello che fatto. La sua idea iniziale era che Harry diventasse Prefetto e naturalmente la cosa sarebbe stata più facile da gestire, ma Ron…
Ron scosse la testa con veemenza e cominciò «Sai benissimo di chi parlo… “Mr. Aritmanzia”» rimbeccò sarcasticamente, calcando sul nomignolo.
Hermione sbuffò per non ridere «È un mio compagno di corso, tutto qui…»
«E un Serpeverde,  amico di Malfoy! E perché io e Harry non sapevamo vi parlaste?» Incalzò ancora e Hermione fece una cosa a metà tra il grugnito e lo sbuffo «Perché voi avete scelto di fare quella materia inutile invece di Aritmanzia, ecco perché» ribatté, fermandosi in mezzo al corridoio: aveva appena intravisto Harry, Ginny e Neville in una carrozza, accompagnati ad una ragazza bionda un po’strana. «Eccoli!»
*«Muoio di fame» annunciò di colpo Ron facendo scorrere lo sportello.
Stipò Leotordo vicino a Edvige, afferrò una Cioccorana di Harry e si gettò nel sedile vicino al suo. Strappò la busta, staccò con un morso la testa della rana e ricadde all'indietro con gli occhi chiusi, come se avesse appena passato una mattinata estenuante.
«Beh, ci sono due Prefetti del quinto anno per ogni Casa» cominciò a dire Hermione, che prese posto con aria assai scontenta. «Di solito maschio e una femmina…»
«Non sempre. Indovina chi è uno dei Prefetti Serpeverde?» chiese Ron, a occhi chiusi.
«Malfoy» rispose subito Harry, certo che il suo peggior timore avrebbe avuto conferma.
«Naturale» commentò Ron amareggiato.
«Chi sono quelli di Tassorosso?» chiese Harry.
«Hannah Abbott e Wayne Hopkins» fece Ron con un ghignetto. «Che tra l’altro si stava già dando parecchio da fare prima di essere beccato…» alluse, mentre Harry sgranava gli occhi «Cosa? E con chi?»
«Con Lisa Turpin, uno dei Prefetti Corvonero» Rispose Hermione, già scocciata dal gossip.
«Vogliamo parlare dell’altro Prefetto Serpeverde?» Chiese Ron e Hermione fu sicura che l’avesse lasciato per ultimo apposta e sbuffò.
«Di chi state parlando, si può sapere?» Aggiunse Ginny, con tanto di occhi.
«Blaise Zabini. È un mio compagno del corso di Aritmanzia. Non capisco per quale motivo, ma Ron è andato fuori di testa» commentò lei e Ron arrossì.
Harry e Ginny si scambiarono una significativa occhiata con tanto di sorrisino, ma Hermione non ci fece troppo caso mentre continuava «Eppure pensavo ti sarebbe piaciuto visto come ha trattato Malfoy».
«Dimmi che fa parte del club “Malfoy è un povero idiota”» provò a dire Harry e Hermione annuì veemente «Assolutamente, dovevi vedere come l’ha zittito!»
«Strano per un super Purosangue» frecciò Ron, un po’ duramente.
Hermione ebbe la netta sensazione che stavano ricominciando lo stesso discorso che avevano già fatto una volta a Grimmauld Place sulla purezza del sangue e lanciò un’occhiata esasperata a Ginny, che aprì bocca per dire qualcosa e troncare una probabile discussione sul nascere. Tuttavia Neville finalmente staccò gli occhi dalla sua rivista sulle piante magiche e intervenne «Di chi parlate?»
«Blaise Zabini» fece Hermione fredda, anticipando il grugnito di Ron.
Neville s’illuminò «Oh sì, allora lo conosco. La signora Zabini è una famosissima ereditiera… nonna dice che è una brava persona!»
Hermione lanciò un’occhiata soddisfatta a Ron come se quello sistemasse tutto; si sedette accanto a Harry con l’idea di tornare a leggere l’altro libro che era riuscita a prendere da casa Black – La Purezza del sangue: da Salazar Slytherin a Voi-Sapete-Chi –, invece riuscì a cacciarsi in un altro guaio offendendo Luna Lovegood, suo padre e la sua rivista, sotto gli sguardi perplessi o imbarazzati degli altri; eppure secondo lei era sano far capire a qualcuno che viveva fuori dalla realtà.
Chiaramente era l’unica persona razionale nel raggio di chilometri.
Dopo qualche lungo minuto di silenzio, però, cominciò a pensare di dover dire qualcosa per distendere quell’atmosfera un po’ tesa, ma il disturbo le fu risparmiato dalla porta che si aprì per la milionesima volta. Non dovette neanche tirare a indovinare, visto che le era stato già preannunciato: *Draco Malfoy rivolse alla cabina il solito sorrisetto compiaciuto, in piedi tra i suoi compari Tiger e Goyle.
«Che cosa c'è?» chiese Harry in tono aggressivo, prima che Malfoy potesse aprir bocca.
«Sii educato, Potter, o dovrò metterti in castigo» rispose Malfoy con la sua voce strascicata. «Vedi, io, a differenza di te, sono stato scelto come Prefetto, il che significa che io, a differenza di te, ho il potere di infliggere punizioni».
«Sì» disse Harry. «Ma tu, a differenza di me, sei un idiota, quindi esci e lasciaci in pace».
Ron, Hermione, Ginny e Neville risero, ma Draco fece un sorrisetto «Dimmi, che cosa si prova a essere secondi a Weasley, Potter?» chiese e Hermione si accigliò «Taci, Malfoy».
«A quanto pare ho toccato un nervo scoperto» continuò Draco con un ghigno. «Stai attento, Potter, perché io ti starò addosso come un segugio aspettando che tu faccia un passo falso».
Hermione sentì qualcosa scattarle dentro, a metà tra il cervello e il cuore, e si alzò d’impulso, indicando loro la porta «Fuori!» urlò.
Sogghignando, Malfoy scoccò a Harry un ultimo sguardo maligno e se ne andò, con Tiger e Goyle che si trascinavano alle sue spalle. Hermione chiuse violentemente la porta dello scompartimento e si voltò a guardare Harry: come lui, aveva registrato le parole di Malfoy e ne era altrettanto turbata.
«Butta un po' un'altra rana» disse Ron, che evidentemente non si era accorto di nulla.
Harry non poteva parlare in libertà davanti a Neville e Luna, perciò si limitò a scambiare con Hermione un'altra occhiata nervosa, per poi mettersi a guardare fuori dal finestrino *.
La ragazza aveva capito perfettamente cosa aveva voluto sottintendere Draco, così come aveva notato lo sguardo nervoso di Harry. Si risedette accanto a Ron e la mente cominciò a vagare, tornando a Sirius: non ci aveva più pensato da quando erano partiti, ma adesso le parole di Malfoy le avevano messo addosso una sorta d’inquietudine mista a nostalgia.
Si rese conto, con una stretta allo stomaco, che Sirius le mancava: le mancavano i suoi ghigni sghembi e la risata latrante, il suo sarcasmo un po’ amaro e persino i discorsi inquieti ma profondi che le facevano avvertire un legame profondo con lui.
Soprattutto, se si concentrava, riusciva persino a sentire il primo e ultimo bacio che si erano scambiati. Continuava a chiedersi come fosse possibile entrare così velocemente in connessione con qualcuno in così poco tempo e come avrebbe dovuto are per cancellare quella connessione altrettanto rapidamente.
Hermione lanciò un’occhiata di sottecchi al gruppo: Ginny era andata dai suoi compagni del quarto, Harry e Ron avevano cominciato a giocare a carte, mentre Luna e Neville erano ancora sprofondati, rispettivamente, ne Il Cavillo e Erbe Magiche&Affini.
Visto che erano tutti impegnati, poteva anche provarci: si fece coraggio con un profondo sospiro e aprì la sua agenda su una pagina scritta per metà. Da quando aveva ricevuto la sua lettera, stava cercando le parole giuste da scrivere a Sirius, tuttavia continuava a cancellare e riscrivere tutto; niente le sembrava abbastanza per quello che provava, niente sembrava descrivere adeguatamente quello che pensava… a essere sincera, non sapeva nemmeno se doveva in effetti scrivergli qualcosa visto lo stato informe del loro rapporto.
Il padrino del suo migliore amico l’aveva baciata, tuttavia probabilmente non si sarebbero più visti per un bel pezzo… cosa significava quel bacio? Era stato un modo per iniziare qualcosa o una semplice parentesi estiva? Come faceva a sapere se per Sirius che significavo aveva? Certo, le aveva scritto di non essersi pentito, ma la sua lettera era stata anche poco chiara e dettata dall’emozione del momento.
Adesso invece era passato quasi un giorno intero, il cuore si era raffreddato e la mente aveva cominciato a muoversi; col senno di poi non era poi più tanto convinta di quello che doveva fare. Così, alla fine, l’unica cosa di cui poteva dirsi davvero sicura era un banale “Ciao Sirius come stai?”  Ottimo incipit per una lettera memorabile.
Senza pensarci troppo, le venne da sbuffare talmente forte che si girarono tutti verso di lei.
«Cosa c’è?»
«Eh? Oh, niente!» Esclamò, portando per istinto l’agenda al petto.
«Cosa stai facendo?» Provò a chiedere sospettosamente Ron, allungandosi su di lei per leggere. Hermione sussultò e si allontanò «Niente che siano affari tuoi!» Sbottò troppo aggressivamente, mentre lo scompartimento si apriva di nuovo, rivelando una decisamente allegra Ginny «Non potete credere chi ho beccato a baciarsi nel corridoio!» Cominciò, poi notò gli atteggiamenti di Ron e Hermione. «Che state facendo voi due?»
Ron si drizzò sul suo posto «Cercavo di scoprire chi fosse il corrispondente segreto di Hermione…» alluse, mentre lei arrossiva e Ginny inarcava un sopracciglio. La sua espressione non voleva dire nulla di buono e Hermione fu praticamente certa che l’amica gliel’avrebbe fatto sputare fuori per sfinimento.
«Ma davvero?» Sibilò infatti, addossandosi al sedile e incrociando le braccia.
Hermione si morse un labbro con nervosismo, dandosi dell’idiota: avrebbe dovuto immaginare che non era il momento giusto per fare quella cosa. Si girò speranzosamente verso Harry, ma lui sorrise a mo’ di scusa «Se ti aiuto adesso, poi dovrai dirmelo».
«Siete dei ficcanaso!» Commentò lei risoluta, rimettendo l’agenda in borsa con gesto deciso e tirando fuori il suo nuovo libro. Ron si abbassò a leggere il titolo e ritirò la testa con una smorfia schifata, mentre lei riuscì a schermarsi dallo sguardo accusatorio di Ginny.
*Il resto del viaggio passò piuttosto lentamente, mentre il clima rimaneva incerto anche più a nord. La pioggia spruzzava i vetri di malavoglia, poi il sole faceva una debole comparsa prima che le nuvole lo coprissero di nuovo. Quando calò il buio e le lampade si accesero negli scompartimenti, Luna arrotolò Il Cavillo, lo ripose con cura nella borsa e prese invece a fissare tutti i compagni di viaggio.
Harry era seduto con la fronte premuta contro il finestrino e cercava di avvistare un primo scorcio di Hogwarts, ma era una notte senza luna e il vetro rigato di pioggia era sudicio.
«Meglio cambiarsi» disse infine Hermione. Lei e Ron si appuntarono con cura le spille da Prefetto sulla veste. Sia Harry che Hermione videro Ron scrutare il proprio riflesso nel finestrino nero, ma lei sorrise indulgente. Infine il treno prese a rallentare; lungo il convoglio, con un gran chiasso, tutti si davano da fare per recuperare bagagli e animali. Poiché Ron e Hermione dovevano sorvegliare tutto questo, scomparvero di nuovo, lasciando Harry e gli altri a occuparsi di Grattastinchi e Leotordo*.
«Andiamo Ron!» Esclamò Hermione, proiettandosi autoritariamente in avanti e fermando un gruppetto del secondo che correva in modo disordinato. Anche osservandola per un solo secondo era chiaro che fosse fatta per quel lavoro; Ron, invece, provò a stare un po’ più nelle retrovie ma, all’ennesima occhiata esasperata di Hermione, salutò Harry con uno sbuffo e le corse dietro.
«Che caos» grugnì, afferrando un ragazzino a caso e ammucchiandolo con altri compagni alti quanto lui. «State qui. Hermione, mettiamo qui quelli del primo anno!» Urlò e la ragazza si accigliò «Non sono degli oggetti Ron, sii più delicato!»
«Ehi voi due, dove avete messo quelli del primo?» Si aggiunse Zabini, mentre scendeva dal treno con un gruppetto alle calcagna.
Hermione sbuffò, rendendosi conto che era una partita persa contro entrambi; indicò Ron e gli altri del primo, poi corse verso l’altra estremità del treno, seguita da Lisa Turpin.
«Ehi, i ragazzi del primo mi seguano!» Urlò con autorità.
«Io mi occupo di quelli sulla carrozza, allora» fece Lisa con efficienza, correndo velocemente a richiamare quelli più grandi.
Hermione fece un cenno di approvazione; nonostante la prima apparenza, quella ragazza le piaceva già. Sicuramente era meglio di Malfoy, che in quel momento stava strattonando uno del primo manco fosse uno straccio.
«Malfoy, smettila!» Sbottò arrabbiata, osservandolo tra la folla.
Stava per mollare tutto e andargli contro quando vide Zabini spuntare da un lato e gridargli, con lo stesso tono: «Malfoy, la pianti di fare il bullo?»
Zabini sbuffò, poi guardò il ragazzino «Tu, la vedi quella ragazza laggiù con la spilla?  Vai da lei, ti porterà dai tuoi compagni» fece, facendo un cenno a Hermione che gli sorrise.
Alla fine riuscirono a radunare tutti i primini dalla Caporal sul lago, mentre molti studenti più grandi avevano già preso le prime carrozze per il castello.
Zabini arrivò da Hermione con un diavolo per capello «Io Malfoy lo ammazzo un giorno di questi» annunciò, guardandosi intorno per cercare i suoi compagni.
«Ti do una mano allora» borbottò Hermione sullo stesso tono, mentre osservava Ron raggiungere Harry poco più avanti.
«Irritante come pochi, davvero. Oh i miei compagni, vado così posso evitarli» ironizzò, salendo su una carrozza a caso.
Hermione si soffiò via i capelli dalla faccia, pensando a quante altre belle giornate così le aspettavano come Prefetto, poi andò verso Harry e Ron.*«Malfoy è stato assolutamente tremendo con uno del primo anno, laggiù. Giuro che farò rapporto, ha la spilla da tre minuti e la usa per fare il bullo... dov'è Grattastinchi?» Cominciò, guardandosi poi intorno alla ricerca del gatto.
«Ce l'ha Ginny» rispose Harry. «Eccola...»
Ginny era appena sbucata dalla folla; teneva stretto Grattastinchi, che si divincolava.
«Grazie» disse Hermione, prendendo il gatto. «Andiamo, saliamo su una carrozza insieme prima che si riempiano tutte...»
«Non ho ancora Leo!» disse Ron, ma Hermione era già diretta verso la carrozza vuota più vicina. Harry rimase indietro con Ron.
«Che cosa sono quelle cose, ne hai idea?» gli chiese, indicando gli orrendi cavalli, mentre gli altri studenti li superavano.
«Quali cose?»
«Quei cava...»
Luna apparve reggendo la gabbia di Leotordo tra le braccia; il minuscolo gufo cinguettava eccitato, come sempre.
«Eccoti» disse. «È un gufetto tanto carino, vero?»
«Ehm... sì, è a posto» rispose Ron burbero. «Be', allora andiamo, saliamo... che cosa dicevi, Harry?»
«Dicevo, che cosa sono quelle specie di cavalli?» chiese Harry, mentre lui, Ron e Luna raggiungevano la carrozza in cui erano già sedute Hermione e Ginny.
«Quali cavalli?»
«Questi... guarda!»
Harry prese per un braccio Ron e lo fece voltare in modo che si trovasse proprio di fronte al cavallo alato. Ron lo fissò per un secondo, poi tornò a guardare Harry.
«Che cos'è che dovrei guardare?»
«Lì, in mezzo alle stanghe! Attaccato alla carrozza! È proprio davanti a...»
Ma poiché Ron rimaneva perplesso, uno strano pensiero attraversò la mente di Harry.
«Non... non li vedi?»
«Vedere che cosa?»
«Non vedi che cos'è che tira le carrozze?»
Ron ormai era seriamente preoccupato.
«Ti senti bene, Harry?»
«Io... sì...» Harry era sconcertato. Il cavallo era lì davanti a lui, scintillante e concreto nella luce tenue che emanava dalle finestre della stazione, col vapore che gli usciva dalle narici nella fredda aria notturna. Eppure, a meno che non facesse apposta - ed era uno scherzo molto stupido, se lo era - Ron non riusciva proprio a vederlo.
«Allora, saliamo?» chiese Ron dubbioso e guardò preoccupato Harry.
«Sì» rispose Harry. «Sì, prima tu...»
«Stai tranquillo» disse una voce sognante accanto a Harry, mentre Ron spariva nel buio interno della carrozza. «Non stai impazzendo. Li vedo anch'io».
«Davvero?» chiese Harry disperato, voltandosi verso Luna. Vide i cavalli con le ali da pipistrello riflessi nei grandi occhi argentei della ragazza.
«Oh, sì» confermò Luna. «Li vedo dal primo giorno che vengo qui. Hanno sempre tirato le carrozze. Non preoccuparti. Sei sano di mente quanto me» con un vago sorriso salì dietro Ron nell'aria stantia della carrozza. Non del tutto rassicurato, Harry la seguì.
Hermione, che aveva assistito a metà del dibattito, ci pensò pure di spiegare loro la storia dei Thestral, ma poi si rese conto di essere troppo stanca anche solo per tenere gli occhi aperti e si limitò ad appoggiare la testa, chiudendo gli occhi per un attimo. Le preoccupazioni su Malfoy e Sirius, lo stress del nuovo ruolo la stavano già un attimo sopraffacendo e non avevano ancora incominciato l’anno scolastico! Tra tutto quello e i GUFO sarebbe stato un anno infernale.
Le carrozze arrivarono davanti al portone di legno massiccio con la solita andatura sbilenca.
La Sala d'Ingresso era, come sempre, splendente alla luce delle torce; in file ordinate raggiunsero la doppia porta a destra che portava alla Sala Grande e riempirono i quattro lunghi tavoli delle Case. Nonostante ci fossero ormai abituati, era sempre bello vedere la grande sala illuminata da candele a mezz’aria e la volta magica che rifletteva il tempo all’esterno; anche se quella sera era buio e senza stelle.
Hermione pensò che c’era qualcosa di molto rassicurante nell’essere di nuovo lì, un po’ come se la sola esistenza di Hogwarts potesse proteggerli da ogni male. Nonostante le preoccupazioni esternate da Harry e Ron sulla mancanza di Hagrid, l’idea che tutti i loro professori e soprattutto Silente fossero lì le infondevano una grande speranza.
Tuttavia, una parte di quella sicurezza si affievolì quando notò il preside, seduto sul seggio d’oro in mezzo al tavolo, chino sulla strega accanto a lui che gli parlava a un orecchio. Non sapeva dire perché, ma nulla in quella donna gli infondeva sensazioni piacevoli: tarchiata, con corti capelli ricci color topo in cui aveva infilato un orrendo cerchietto, rosa come il vaporoso cardigan che indossava sopra la veste.
E ne fu ancora più sicura quando *Harry esclamò «È la Umbridge!»
«Chi?» chiese, leggermente agitata.
«Era alla mia udienza, lavora per Caramell!»
«Bel cardigan» commentò Ron con una smorfia.
«Lavora per Caramell!» ripeté Hermione, accigliata. «Ma allora che cosa diavolo ci fa qui?»
«Non so...» borbottò Harry, poi il portone della Sala d’ingresso si spalancò e i bambini del primo entrarono, con la solita aria atterrita che Hermione ancora ricordava.
In testa alla fila c’era la professoressa McGranitt con il Cappello Parlante; lo adagiò su uno sgabello e tutta la sala piombò nel silenzio. Erano tutti curiosi di sapere come sarebbe stata la nuova canzone, alla luce di quanto successo. Lo strappo vicino al bordo del cappello si spalancò come una bocca e il Cappello Parlante prese a cantare:
 
«Un tempo, quand'ero assai nuovo berretto e Hogwarts neonata acquistava rispetto,
i gran fondatori del nobil maniero sortivan tra loro un patto sincero:
divisi giammai, uniti in eterno per crescere in spirito sano e fraterno
la scuola di maghi migliore del mondo, per dare ad ognuno un sapere profondo.
'Insieme insegnare, vicini restare!' Il motto riuscì i quattro amici a legare:
perché mai vi fu sodalizio più vero che tra Tassorosso e il fier Corvonero,
e tra Serpeverde e messer Grifondoro l'unione era salda, l'affetto un ristoro.
Ma poi cosa accadde, che cosa andò storto per rendere a tale amicizia gran torto?
Io c'ero e ahimè qui vi posso narrare com'è che il legame finì per errare.
Fu che Serpeverde così proclamò: «Di antico lignaggio studenti vorrò».
E il fier Corvonero si disse sicuro: «Io stimerò sol l'intelletto più puro».
E poi Grifondoro: «Darò gran vantaggio a chi compie imprese di vero coraggio».
E ancor Tassorosso: «Sarà l'uguaglianza del mio insegnamento la sana sostanza».
Fu scarso il conflitto all'inizio, perché ciascuno dei quattro aveva per sé
un luogo in cui solo i pupilli ospitare, e a loro soltanto la scienza insegnare.
Così Serpeverde prescelse diletti di nobile sangue, in astuzia provetti,
e chi mente acuta e sensibile aveva dal fier Corvonero ricetto otteneva,
e i più coraggiosi, i più audaci, i più fieri con ser Grifondoro marciavano alteri,
e poi Tassorosso i restanti accettava, sì, Tosca la buona a sé li chiamava.
Allora le Case vivevano in pace, il patto era saldo, il ricordo a noi piace.
E Hogwarts cresceva in intatta armonia, e a lungo, per anni, regnò l'allegria.
Ma poi la discordia tra noi s'insinuò e i nostri difetti maligna sfruttò.
Le Case che con profondissimo ardore reggevano alto di Hogwarts l'onore
mutarono in fiere nemiche giurate, e si fronteggiaron, d'orgoglio malate.
Sembrò che la scuola dovesse crollare, amico ed amico volevan lottare.
E infine quel tetro mattino si alzò che Sal Serpeverde di qui se ne andò.
La disputa ardente tra gli altri cessava ma le Case divise purtroppo lasciava,
né furon mai più solidali da che i lor fondatori rimasero in tre.
E adesso il Cappello Parlante vi appella e certo sapete qual è la novella
che a voi tutti quanti annunciare dovrò: ma sì, nelle Case io vi smisterò.
Però questa volta è un anno speciale, vi dico qualcosa ch'è senza l'uguale:
e dunque, vi prego, attenti ascoltate e del mio messaggio tesoro ora fate.
Mi spiace dividervi, ma è mio dovere: eppure una cosa pavento sapere.
Non so se sia utile voi separare: la fine che temo potrà avvicinare.
Scrutate i pericoli, i segni leggete, la storia v'insegna, su, non ripetete
l'errore commesso nel nostro passato. Adesso su Hogwarts sinistro è calato
un grande pericolo, un cupo nemico l'assedia da fuori, pericolo antico.
Uniti, e compatti resister dobbiamo se il crollo di Hogwarts veder non vogliamo.
Io qui ve l'ho detto, avvertiti vi ho... e lo Smistamento or comincerò»
 
Il Cappello tornò immobile; scoppiò un applauso, anche se inframmezzato, per la prima volta a quanto ricordava Harry, da borbottii e sussurri. Per tutta la Sala Grande gli studenti si scambiavano commenti e Harry, battendo le mani con gli altri, sapeva con precisione di che cosa parlavano.
«Ha un po' esagerato quest'anno, eh?» Commentò Ron, le sopracciglia inarcate.
«Altroché» rispose Harry.
Il Cappello Parlante di solito si limitava a descrivere le qualità diverse che ciascuna delle quattro Case di Hogwarts ricercava e il proprio ruolo nel riconoscerle. Harry non ricordava che avesse mai cercato di dare consigli alla scuola.
«Chissà se ha mai dato avvertimenti prima d'ora» si chiese Hermione, un po' preoccupata*. Successivamente, anche quando la professoressa McGranitt cominciò a elencare i nomi dei ragazzi allo Smistamento, Hermione non riuscì a non pensare alla canzone: Ron aveva ragione, quell’anno aveva davvero esagerato e non in senso positivo; se persino un manufatto antico come quello, che probabilmente aveva vissuto numerosi conflitti e visto molte guerre, aveva sentito il bisogno di dire la sua, allora probabilmente le cose erano più gravi di quel che poteva sembrare.
Eppure, pensò alzando la testa verso Silente, Hogwarts era lì per loro, stoica e solida come sempre; il loro saggio e potente preside era lì, a sorridere bonario anche con una spia del Ministro letteralmente al suo fianco.
Possibile che ci fossero cose ancora più gravi di cui non fossero a conoscenza? Per un momento ripensò a tutti gli scontri tra Sirius e la signora Weasley su cosa fosse o non fosse giusto che loro sapessero e ebbe un moto di solidarietà per lui: era l’unico che avesse davvero provato a renderli partecipi di cosa davvero stesse accadendo, mentre tutti gli altri – persino Silente – continuavano a giudicarli troppo giovani. Ma come potevano esserlo, se erano tutti in pericolo allo stesso modo?
La fine dello Smistamento e il rumore di piatti e posate la riportò sulla terra e si girò verso Nick-Quasi-Senza-Testa per riprendere il discorso interrotto precedentemente; almeno fino a quando Ron non lo offese con la consueta delicatezza.
Comunque ottenne di sapere che il Cappello dava consigli quando prevedeva grossi pericoli per la scuola, che era esattamente la cosa che pensava.
Alla fine della cena, Silente si alzò di nuovo per fare il solito discorso sui divieti e gli avvisi a cui tutti diedero scarsa attenzione, poi finalmente presentò il nuovo membro degli insegnanti. O meglio, i due nuovi membri, perché esaudì i loro incubi rendendo chiaro che la Caporal sarebbe rimasta a insegnare per qualche tempo.
Ron, Harry e Hermione ebbero solo il tempo di scambiarsi qualche sguardo preoccupato, quando Silente s’interruppe, guardando interrogativo la professoressa Umbridge; siccome non era molto più alta in piedi che da seduta, per un attimo nessuno capì perché Silente avesse smesso di parlare, ma poi lei si schiarì la voce e fu chiaro che intendeva tenere un discorso.
Silente parve stupito solo per un attimo, poi si sedette prontamente e guardò con molta attenzione la professoressa Umbridge, come se non desiderasse altro che ascoltarla.
Altri membri del corpo insegnanti non furono così abili nel nascondere la loro sorpresa: le sopracciglia della professoressa Sprite scomparvero sotto i capelli svolazzanti e la bocca della professoressa McGranitt era sottile come Harry non l'aveva mai vista.  Nessun nuovo insegnante aveva mai interrotto Silente prima d'allora.
Hermione si rizzò sulla sedia prevedendo un discorso lungo e complesso sulla sua presenza a Hogwarts, soprattutto prevedendo di doverlo rispiegare parola per parola ai suoi due amici.
«Grazie, Preside» disse in tono lezioso la professoressa Umbridge, «per le gentili parole di benvenuto» la sua voce acutissima, tutta di gola, le scatenò un impulso di repulsione piuttosto strano per lei. Anche se arrivava spesso a dare un giudizio sommario su una persona a prima vista, non le capitavano quasi mai istinti negativi così forti a pelle.
Qualche minuto dopo era disgustata: il discorso di quella… donna era stato davvero chiarificatore certo, ma nel peggior modo possibile. Si era resa conto che più della metà della sala, tra cui Harry e Ron ovviamente, aveva perso attenzione quasi subito ma lei aveva bevuto tutto come una pozione amara.
Quando la donna terminò si sentì decisamente solidale con lo sforzo di Silente e degli altri professori nell’applaudire, e non si stupì delle loro espressioni fredde, arcigne o sconvolte. Tuttavia Silente si alzò e ringraziò la professoressa per l’intervento, continuando la lista degli avvisi come nulla fosse stato.
Non si stupì nemmeno che Ron e Harry non avessero capito un’acca e alla fine tagliò le loro domande con un minaccioso «Vuol dire che il Ministero si sta intromettendo negli affari di Hogwarts». Il discorso della Umbridge le aveva messo addosso un gran nervosismo e tutto quello che voleva fare era andarsene a letto e risposarsi prima dell’inizio di un anno che adesso si confermava davvero impegnativo.
Solo quando le sedie si mossero sul pavimento si ricordò che dovevano portare quelli del primo anno ai dormitori.
*«Ron dobbiamo mostrare la strada a quelli del primo anno!»
«Oh, sicuro» disse Ron, che chiaramente se l'era dimenticato. «Ehi, voi! Nanerottoli!»
«Ron!»
«Be', è vero, sono minuscoli...»
«Lo so, ma non puoi chiamarli nanerottoli! Voi del primo anno!» gridò Hermione in tono autoritario lungo il tavolo. «Da questa parte, per favore!»*
Un gruppetto di ragazzini timidi si avvicinò e Hermione cominciò «D’accordo, seguitemi!»
«Ehi, Granger» le fece Adrien il Caposcuola, avvicinandosi di fretta. «Questa è la vostra parola d’ordine. Leggi e impara a memoria, liberati del biglietto poi» le fece, consegnandole un foglio.
Hermione lesse e annuì «Grazie».
Si avviarono con tutto il gruppo del primo anno fino al settimo piano, davanti al ritratto della Signora Grassa, che accolse i nuovi venuti con un gran sorriso «Buongiorno, cari».
Tuttavia i bambini erano ancora troppo presi dall’agitazione per essere a loro agio e pochi risposero con un sorriso nervoso.
«La parola d’ordine è Mimbulus Mimbletonia» fece Hermione, girandosi a guardarli. «Imparatela perché è l’unico modo per entrare ai dormitori e nella Sala Comune» spiegò severamente, mentre Ron si limitava a fissare il loro sguardi un po’ vitrei.
Il ritratto si spostò di lato, rivelando l’accogliente e scarlatta Sala Comune circolare.
«Questa è la Sala Comune di Grifondoro: qui potete studiare, giocare, parlare e incontrare gli altri… a partire dalle sette e mezza c’è il coprifuoco in tutto il castello, quindi dovete tornarci obbligatoriamente per quell’ora» spiegò ancora, entrando. «Sulla sinistra ci sono le scale per i dormitori maschili e sulla destra quelli femminili; sarete in gruppi di cinque, quindi disponetevi come volete».
Ron annuì, poi continuò «Ah, vedete di comportarvi bene perché se perdete punti, fate perdere anche la nostra Casa» grugnì e Hermione lo guardo male. «Ok, continua tu» fece, alzando e mani in segno di resa.
«Come diceva Ron, il sistema delle Case funziona a punteggio: qualsiasi vittoria scolastica ve ne farà guadagnare, qualsiasi punizione o violazione del regolamento perdere. I punti vengono accumulati nelle clessidre che avete visto all’ingresso e alla fine dell’anno la Casa con più punti vince una coppa. Rendete la vostra Casa orgogliosi!» Terminò con un sorriso d’incoraggiamento. I ragazzi le sorrisero di rimando, poi si divisero per curiosare o per andare verso i dormitori; Ron guardò ammirato Hermione «Ben fatto, sei sicuramente decisamente portata a fare il Prefetto. Non che la cosa mi stupisca!»
Hermione rise «Migliorerai anche tu, v-vedrai…» cominciò, prima di fare un gran sbadiglio. «Mi sa che andrò a letto, sono stanchissima!»
«Andrò anch’io, buonanotte» fece Ron, andando a cercare Harry.
Hermione si avviò in camera sua, pregando che le ragazze non avessero già cominciato a cianciare di cose futili. Il mal di testa era sfumato in un leggero pulsare di tempie, ma comunque sentiva il bisogno di starsene un po’ da sola. Quando aprì la porta notò che Lavanda Brown e Calì Patil si zittirono all’istante, mentre Aveline Carson e Brienne Wilson si scambiarono un’occhiata torva.
«Cosa succede?» Chiese nervosamente Hermione con un sorrisetto; sorrisetto che sparì quando Brienne alzò le mani in segno di resa e annunciò «Io non ne voglio sapere nulla!»
«Di cosa?» chiese Hermione, inarcando un sopracciglio.
Lavanda guardò male Brienne, poi sospirò «Oh, e va bene! Dicevo che sono davvero fortunata di essere tornata a Hogwarts quest’anno!»
Hermione si diede tutto il tempo per sistemare le sue cose nel baule ai piedi del letto; sapeva benissimo di cosa stesse parlando e scoprì di non avere voglia di aprire l’argomento così presto. Tuttavia, dal pizzicore sulla nuca, avvertiva che la stavano guardando tutti, quindi qualcosa doveva pur dire. Inspirò profondamente, si rizzò e fissò Lavanda diritto negli occhi «Perché?» Domandò, pur conoscendo perfettamente la risposta.
Brienne si limitò a ridere amaramente, per poi sedersi sul suo letto come per godersi lo spettacolo, mentre Aveline si sistemò meglio le lenzuola addosso con un sospiro.
Lavanda incrociò le braccia al petto in assetto di guerra «Per colpa di Harry».
«Ah» fece solo Hermione, sedendosi rigidamente sulla sponda del letto. «E cioè?»
«I miei genitori pensano che abbia detto un sacco di sciocchezze su Tu-Sai-Chi» spiegò freddamente Lavanda. «E a dirla tutta lo penso anch’io».
Hermione si scostò i capelli e prese un’espressione di sussiego «Allora mi dispiace dire che i tuoi genitori non sono ben informati. E neanche tu».
Cercava di mantenere un tono tranquillo, anche se cominciava a sentire una certa rabbia a causa dell’ignoranza volontaria in cui sceglievano di vivere alcune persone. Lei non pensava che la gente dovesse credere a Harry a occhi chiusi, anche se non vedeva come fosse possibile dargli ancora del pazzo dopo tutte le volte che aveva salvato la scuola, ma che almeno si adoperasse per informarsi e utilizzare altre fonti a parte il Ministero!
Calì fece un sorrisino di superiorità «Tu credi ciecamente a quello che dice Silente, vero?»
«Certo!» Esclamò lei, senza alcun dubbio. «Come fate voi a non credergli?»
Un silenzio disagiato si diffuse nella stanza, poi Lavanda cominciò «Insomma, io penso solo che gli unici che dicono queste cose sono Harry e Silente e quest’ultimo ha saputo tutto da Harry e lui, beh…»
«Lui cosa?» Sibilò Hermione, stringendo gli occhi.
«Beh, lui non si è dimostrato sempre… affidabile» continuò Lavanda, cercando aiuto con lo sguardo. Brienne scosse veemente la testa.
«Io credo a Silente. E a Harry» annunciò e Hermione le sorrise, mentre Aveline annuiva. «Anch’io!»
Lavanda sbuffò, sconfitta «Beh, allora siete delle credulone!»
Hermione si alzò, ormai tremante «Fammi capire: Harry è un tuo compagno di scuola da cinque anni, sei stata presente tutte le volte che sono accadute cose strane nel castello, e che lui ha prontamente sventato tutti gli anni, l’anno scorso è stato l’unico testimone della morte di Cedric e adesso saresti pronta a dargli del bugiardo così facilmente?» Fece, ogni parola vibrante di rabbia.
Calì, Brienne e Aveline presero un’espressione preoccupata, ma Lavanda continuò imperterrita «Preferisco credere al nostro Ministero della Magia, piuttosto che a un quindicenne strano e a un preside ancora più strano, se permetti!»
Hermione sciolse la rabbia in una risatina acida «Certo, però è stato proprio quel preside strano a salvarci tutti da Voldemort, carina» ribatté, mentre tutte trattenevano il respiro con espressioni terrorizzate.
«Hermione!» Esclamò Aveline sconvolta, facendo ricadere il lenzuolo con le mani sulla bocca. Calì e Lavanda erano pietrificate, non credevano che qualcuno avesse il coraggio di nominare quel nome così impunemente.
«Andiamo, è solo un nome» sbottò Hermione irritata, mentre il mal di testa cominciava a batterle più forte sulla tempia.
Lavanda scosse la testa «Tu stai diventando pazza insieme a lui» mugugnò atterrita, mentre si arrampicava sul letto a baldacchino.
«Oh, chiudi quella boccaccia Lavanda» concluse Hermione, dandole le spalle come a dire che la conversazione per lei finiva lì.
Si cambiò velocemente e s’infilò sotto le coperte, mentre sentiva le altre che ancora borbottavano per qualche secondo prima di spegnere finalmente le luci.
Hermione continuò a sentire il battito nervoso del suo cuore, mentre si chiedeva quante altre conversazioni di quel genere avrebbero dovuto subire prima che la verità uscisse fuori; quante discussioni come quelle Harry avrebbe dovuto sopportare prima di essere creduto. La sua testa vagò ancora una volta fino a Sirius, ricordandosi come anche lui subisse indirettamente quel tipo di deformazione della realtà, costretto a starsene imprigionato nel suo stesso nome, infangato suo malgrado da una bugia.
Hermione sospirò piano e prese dal comodino la lettera che lui le aveva scritto prima di partire; ormai l’aveva riletta mille volte e, nonostante tutto, continuava a non avere parole da scrivergli. Che cosa ironica, pensò un secondo prima di addormentarsi: riusciva a riempire pagine e pagine di compiti, ma non riusciva a scrivere due parole alla persona della quale, ormai lo sapeva, si era innamorata.

 

 

 
   
 
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