Crossover
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Autore: evil 65    26/12/2018    13 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco un nuovissimo capitolo!
Vi auguriamo una buona lettura e speriamo che lascerete un commento.



Capitolo 14 - The world will burn


Marie era più che consapevole che Landa non si sarebbe certo fatto ammorbare dalle sue parole logiche e dalla sua compostezza.
Ora come ora si rendeva conto di quanto era stata stupida. Aveva solo insinuato non dubbio ma sospetto, e ora temeva, o meglio, sentiva nella sua nera anima che qualcosa l’aveva tradita. Percepiva dentro di lei, nel profondo oblio che albergava in fondo al suo cuore… che ora tutto era in pericolo.
La sua vita, la sua casa, ciò che aveva faticato per costruire, ciò che lei era e che fingeva di essere… tutto sarebbe stato spazzato via ancora una volta, a causa sua, poiché anche da immortale era rimasta debole, fallace. Nulla era cambiato, nulla sarebbe mai cambiato e il sole che tramontava fuori dalla sua porta assunse un significato nuovo, come se le stesse dicendo che la sua realtà era arrivata al capolinea.
Ricordava ancora i suoi primi anni. Ah, quante volte lei aveva pregato la morte di farle visita, di smuoverla dal torpore imperituro al quale si era condannata per sfuggire alla debolezza della carne mortale, alla debolezza che l’aveva vista impotente davanti alla scena dei servi del Maestro che sollevavano trionfanti sulle lance i cadaveri sanguinolenti del suo villaggio, di donne e bambini straziati, e anziani mutilati da sciabole e frecce.
In quel momento, avrebbe voluto solo essere forte… essere un mostro… ma la paura le aveva impedito di agire… la paura, una debolezza che credeva unica dei mortali.
Eppure, passati i secoli, era arrivata ad anelare la morte, a desiderarla, a implorarla nelle lunghe notti passate fra le tremanti membra di innumerevoli amanti.
Ma la morte era destino dei mortali. Per questo motivo, quando l’esplosione investì la casa, sbalzandola a terra, continuò a sorridere.  
La figura di Landa attraversò le fiamme con passo lento e marcato, come un’ombra che si stagliava tra i raggi del sole. Arrivò fino al corpo della vampira e la inchiodò al pavimento con la mano destra, forte e callosa attorno al suo collo.
“Auth sarà lontana ormai. Questa è l’unica cosa che conta…”
E,  con questo pensiero in mente, osservò l’uomo che la teneva bloccata a terra, con i vestiti appena impolverati. Spire di una sostanza nera si levavano dalla sua figura, irradiata dalla luce del mattino.
I corti e curati capelli grigi erano smossi solo dalla brezza. Una figura impeccabile, immortalata come da un dipinto in un momento di trionfo, concessogli da quella fede nel proprio prestigio che fino ad ora non l’aveva mai abbandonato.
<< Carino, vero? >> domandò retoricamente il capo della milizia, sollevando appena la mano dalla quale fuoriusciva il nero viticcio << Un regalo da parte del nostro glorioso sovrano, il Maestro. Nato dal male che cerca costantemente di combattere, lo Scisma >> sussurrò, con tono quasi sognante,
 lanciando a Marie il suo immutabile sorriso << Riteneva che fossi l’uomo più adatto per brandirlo. >> 
 La vampira tentò di rispondere, ma si ritrovò incapace di farlo. Un paio di ali le uscirono dalla schiena, ma la presa di Landa rimase immutata.
<< Così doveva andare. È solo… l’ordine naturale delle cose >> disse l’uomo, con voce calma e raccolta << Coloro che si ergono una volta, si ergeranno a vita. Coloro che cadono, cadranno per sempre. È la fine giusta per coloro che si abbandonano al mondano piacere di un’esistenza raggiunta senza il proprio sacrificio, ma costruita sul dolore della morte degli altri. È fin troppo facile trovare la forza di agire dopo il proprio fallimento e la straziante vista della morte. La vera forza… sta nell’agire anche contro un potere superiore, come ho fatto io >> sussurrò pacato, stringendole la gola con una forza erculea e sollevandola da terra, per poi sbatterla con malizia contro il muro semi-distrutto dell’abitazione.
Il corpo della vampira rotolò lungo le risaie, sollevando acqua e zolle di terra. Molti contadini alzarono lo sguardo e rimasero scioccati a quella vista improvvisa.
La corsa della donna fu bruscamente fermata solo quando il suo corpo si schiantò sulla superficie dell’enorme barriera in cemento armato che circondava la città di Hong Kong.
Sputando sangue, Marie sentì le poche ossa rimaste divenire polvere, le ali spezzarsi e le membra sanguinare copiosamente. Porse la mano destra in avanti e, come dal nulla, viticci rossi, al pari del sangue di cui erano fatti, cominciarono a fuoriuscirle dal corpo, raggruppandosi a mezz’aria in una forma assai ben distinta.
Era una spada, lunga e dalla spessa conformazione, cremisi e lucente contro i raggi dell’alba. Bloodline, questo era il nome della lama. Nata dalla capacità dei vampiri di produrre armi attraverso le anime di coloro che avevano ucciso. All’epoca, la designazione le era sembrata appropriata. Ora, non poteva che ridacchiare al pensiero di quanto fosse cliché.
Marie sudava freddo, ma i suoi occhi erano calmi e, nonostante la situazione, continuò a sorridere. Un dolcissimo sorriso rivolto alla figura della morte che giungeva presso di lei… era come l’aveva vista l’ultima volta. La immaginò gentile, con un sorriso carico di calore e un grazioso ombrello, nero come i suoi capelli lunghi e fluenti.
Una vecchia amica che aveva visto di sfuggita quella lontana notte di secoli fa e ora… ora finalmente stava per abbracciarla.
<< Sì, così deve essere >> disse piano, chiudendo lentamente gli occhi.
In quel momento, Hans comparve di fronte a lei, il braccio sinistro trasformato in una nera mannaia. Marie calò Bloodline, intercettando l’attacco imminente. Una nuvola di polveri si sollevò nel punto d’impatto, smuovendo l’acqua delle risaie.
Landa tentò un secondo affondo, ma la vampira fu lesta a intaccare ogni colpo, i cui clangori risuonarono per tutta la lunghezza della valle, attirando l’attenzione degli abitanti. Poi, tentò di decapitare Hans, ma il capo della milizia evitò la lama avversaria e procedette a colpire Marie con un poderoso pugno allo stomaco, facendola sbattere ancora una volta contro le mura della città.
La Nosferatu perse la presa su Bloodline. Poi, la spada stessa le trafisse il petto da parte a parte, trapassando la pietra e inchiodandola alla parete.
Non era un colpo fatale. Hans voleva che Marie, un’avversaria dotata di grande intelletto, potesse osservare la beltà dell’alba prima di divenire polvere e disperdersi nel vento, assieme ai ricordi a lei legati. Ricordi che sarebbero scomparsi con lo scorrere del tempo, al quale era stata insensibile così a lungo.
<< Chi sparge il sangue dell’uomo… dall’uomo il suo sangue sarà sparso. Poiché, ad immagine del Maestro, egli ha fatto l’uomo. >>
E, così dicendo, Landa raccolse il cappello caduto a terra durante l’attacco e se lo rimise in testa.
Se in quel momento vi fosse stato tra la folla un pittore o uno scultore, sarebbe rimasto impietrito e incapace di proferir parola davanti ad una maestosa scena di tale levatura. Era come assistere alla feroce eppure dolce mano di Dio che schiacciava e perdonava i peccati di un figlio ribelle, per poi accoglierlo nuovamente al proprio petto, caldo e rassicurante.
Hans non provava niente, se non trionfo, un trionfo che gli avrebbe permesso di innalzarsi ancora di più, fino a sfiorare le vette del cielo. Molto presto, avrebbe usurpato lo stesso Governatore Shen e sarebbe entrato nella cerchia ristretta del Maestro… e lui non avrebbe chiesto niente di tutto questo.
Sarebbero stati gli altri, com’era giusto che sia, a implorarlo di proteggerli tutti come aveva fatto quel giorno.
<< Ammira l’alba, signorina. Ammira la luce >> sussurrò, dando le spalle alla donna.
 Marie stava lì, inchiodata alla parete, vedendo la morte immortalata contro il bagliore del sole. Sorrise mesta, lasciandosi scivolare sulla lama e cadendo a terra nella pozza della sua stessa sofferenza, con gli occhi ricolmi di lacrime salate, lacrime vere, mentre il cuore batteva ancora. Lentamente, forse, ma la teneva abbracciata a quella vita… quella non vita che… ora non voleva abbandonare.
<< Quale ironia… >> borbottò a se stessa.
Aveva spesso sentito che molti superstiti di tentati suicidi, quando credevano di essere sul punto di morire… comprendevano. Comprendevano che a tutti i loro errori, alla loro misera esistenza, vi era rimedio. Che ci si poteva rialzare dal baratro anche grazie a mani invisibili. Mani che loro avevano rifiutato molte volte, resi ciechi dal loro dolore, nella loro erronea convinzione di essere gli unici, al mondo, a patire per il peso delle proprie scelte.
E ora lo capiva. Capiva il perché di queste dicerie. Davanti a quella luce che si ingigantiva fino a colmare l’orizzonte, si rese conto di quanto lei e i suoi problemi fossero in realtà inesistenti se paragonati alla sofferenza di quella donna piovuta dal cielo la notte prima.
Fu così che, infrangendo il velo sotto al quale si era nascosta, levò un grido di rabbia e di ribellione: << Auth… aiutami! >>
La voce era troppo flebile perché la donna, dall’altro capo dei campi coltivati, potesse realmente udirla. Tuttavia, appena pochi secondi dopo, gli occhi della Nosferatu videro Hans travolto da quella che sembrava una cometa.
Il suo corpo, avvolto da lucenti fiamme guizzanti, fu scagliato contro la città in un boato tale da far tremare tutti gli edifici e causare la frantumazione di varie finestre, facendo piovere nugoli di frammenti di vetro per le vie di Hong Kong.
L’onda d’urto sollevò parte del muro del complesso urbano, il manto stradale, fontane e alcune statue. I ponti sospesi sui canali di scolo dell’acqua piovana vennero sradicati e schiantati contro le pareti delle abitazioni, mentre la terra stessa tremò sotto quel colpo devastante.
In lontananza, da una colonna di pura luce, si erse la stessa Auth, una figura megalitica che colmava l’intero spazio coperto dallo sguardo di Hans.
La dea sapeva bene cosa doveva fare, per dare una scossa a quella realtà fittizia.  Voleva smuovere le false convinzioni di questo mondo, un giogo crudele che negava libero arbitrio, dominato dal demone che prendeva il nome di Maestro. Voleva infrangere le sbarre dorate e mettere tutti davanti ad una realtà forse atroce, crudele e terribile… ma vera. Qualcosa che poteva essere combattuto, che poteva essere cambiato.
Ma se il pelo dell’acqua non sarebbe stato increspato dalle tremende onde della tempesta, i tesori sul fondo non sarebbero mai stati rinvenuti.
<< Marie >> sussurrò l’entità, di fronte alla figura della vampira.
 Chinandosi sulle lunghe gambe, la prese delicatamente fra le braccia, osservando il suo viso sporco di sangue e la massa scura informe che si stava lentamente levando nel centro della città, direttamente dal corpo di Hans.
Un potere oscuro, scaturito da un’infezione, la cui essenza rasentava il fenomeno stesso che aveva messo fine a tutto. Era come se lo Scisma si fosse fatto strada nelle cellule di un corpo per prenderne possesso e continuare ad esistere. E Hans Landa, per qualche motivo, era stato il corpo designato.
A quella vista provò una rabbia ancestrale, una rabbia che mai le aveva fatto battere così furiosamente il cuore… era ira, una cieca ira che face tremare ogni fibra del suo essere. L’orrore che aveva distrutto la sua casa era proprio lì, davanti a lei. Quella nera essenza che aveva divorato la sua amata, che aveva spazzato via ogni cosa… ora dominava l’orizzonte davanti a lei.
Luce e ombra, oro e petrolio, i due perfetti opposti nella loro forma più pura.
Poggiò delicatamente la donna che teneva fra le braccia, liberando il petto dalla lama, e, quando quella le fece cenno di andare, procedette ad allontanarsi. Non era la misericordia o la pietà ciò di cui aveva bisogno, ma vedere la coltre di menzogne che si era costruita crollare, così da poter respirare ancora una volta.
Camminò quindi fra le vie devastate, fra i cadaveri e i feriti, mentre lo stesso Landa, avvolto da neri viticci, le andò incontro con una calma apparente.
Ma, al suo interno, Hans stava tremando di rabbia. Lui, che tanto aveva lottato per ottenere il prestigio, che si era costruito una realtà al centro della quale era sovrano e padrone, ora vedeva tutto divenire polvere a causa della misteriosa donna che lì innanzi dichiarava apertamente guerra alla sua autorità, alla sua terra e alla sua realtà.
Bene, allora avrebbe avuto la guerra… e da essa ne sarebbe uscita annientata. 
 
https://youtu.be/xlYCxbBZUCY
 
Lo scontro dei due fronti di puro potere avvenne ben prima che la coppia di esseri si affrontasse faccia a faccia. Le loro aure si intrecciarono a metà strada, divorandosi a vicenda nella piazza centrale della città.
Persino il cielo venne scosso da una tale dimostrazione di potenzia. Nubi temporalesche, grigie e cariche di tempesta, si addensarono sopra le loro teste. Fulmini e pioggia torrenziale si abbatterono su Hong Kong, mentre i combattenti avanzavano in mezzo alla furia degli elementi da loro scatenati. E lì, al cospetto di quella devastazione, diedero inizio alla loro battaglia.
Esplosioni tali da sventrare il suolo, colpi capaci di piegare l’aria e la ceca potenza della natura stessa investirono la città, riducendo in macerie numerosi edifici. Non poteva essere ritenuto un corpo a corpo nel senso più stretto del termine, ma qualsiasi osservatore l’avrebbe definita una scazzottata epocale.
C’era la carne contro le ossa, mentre le dure nocche colpivano il volto e le membra dei rispettivi contendenti. I loro corpi si muovevano fulminei e le loro dita, trasformate dall’alta velocità in lame acuminate, laceravano la pelle, sollevando scarlatti fiotti di sangue che si perdevano nel turbine apocalittico della pioggia.
Una nuova esplosione di energia li sollevò entrambi da terra, per poi scagliarli contro il suolo. Fiamme e spire d’acqua si sollevarono attorno ai loro corpi, mentre i passanti ignari venivano sepolti dai detriti generati dallo scontro.
In seguito alla terza esplosione, una pioggia di incandescenti meteore fatte di cemento si abbatté sulla metropoli, scavando crateri, distruggendo le tubature delle fogne e inondando così le poche strade ancora libere dalle macerie, trasformando il luogo in un campo dove regnava la distruzione nella sua concezione più ampia.
Hans e Auth si lanciavano l’uno contro l’altra con urla feroci, sollevando polveri e acqua piovana. Combattevano, anche se per diversi ideali, con lo stesso obiettivo in mente: riguadagnare la propria realtà, anche a costo di distruggere il mondo del proprio avversario, scardinandolo dalle fondamenta.
E per questo si scontrarono al centro della città di Hong Kong, nell’occhio di un ciclone, con tempeste dorate e color pece che si divoravano a vicenda. Ogni colpo inferto causava spostamenti d’aria abbastanza intensi da falciare i palazzi, che crollavano su se stessi o su altri edifici, sollevando nubi di polvere e uccidendo numerosi testimoni nel processo.
L’ultimo impatto fu talmente forte da sollevare l’intera piazza dal suolo. Costruzioni e case levitarono in aria, come sospese nel vuoto.
Nel mentre, avvinghiati come rabbiose bestie, i due guerrieri si azzannavano, i volti contratti nella turpe maschera della violenza più libera che rivolgevano l’uno all’altra, mentre le loro dita trapassavano la carne e i pugni riducevano le ossa in polvere. Quando poi caddero al suolo, al centro di un qualcosa che non era più possibile definire città, calò il silenzio, mentre la tempesta di fulmini e pioggia si abbatteva su di loro con una ferocia mai vista in quelle lande. Era quasi come se il mondo stesse cercando di istigare i due a riprendere la lotta.
Marie si trascinò lentamente verso Auth. Le sue ferite si rimarginavano lentamente e le ossa si stavano ricondensando dolorosamente sotto la pelle, che si piegava sotto gli innaturali movimenti degli arti spezzati che tornavano alla posizione primaria.
<< È impossibile che non sia ancora caduto >> sussurrò la Nosferatu, facendo passare un braccio intorno alle spalle della donna, cercando di tirarla in piedi.
Nel mentre, con le pupille cariche di orrore e sorpresa, osservò Hans Landa che riemergeva dalle macerie.
 
https://youtu.be/1hAJBDZe21w
 
<< Tutto questo… e per cosa, ditemi? >> domandò l’uomo, portandosi una mano alla tempia sanguinante.
Con il volto chiuso in un’espressione maniacale, indicò la figura della vampira.
<< Per lei? Per proteggerla? Per rabbia? Marie poteva semplicemente consegnarsi e, chiunque o qualunque cosa tu sia, potevi allontanarti e vivere nascosta, magari crearti una casa che ti rendesse felice. E non dirmi che non ne saresti stata capace>> sibilò, lasciandosi andare la testa e allargando ambe le braccia << Ma ora guardatevi intorno. Vedete a cosa le vostre azioni hanno portato? Credete che io volessi questo? Bagnarmi gli stivali nel sangue di uomini, donne e bambini? Non dico di non averlo mai fatto prima, per carità. Ho combattuto in guerra, dopotutto… ma questa volta stavo solo proteggendo questa città. E avevo ragione nel farlo >> continuò, con tono beffardo, quasi come se stesse prendendo in giro la coppia di donne << La pace… qui c’era pace vera. Hong Kong era una città felice. In catene, forse, ma felice! Sono curioso… cosa vi ha dato il diritto di fare tutto questo? Avanti, ho ancora tempo. Marie morirà tra poco. E tu… anche tu perirai, oh sì! Ma prima voglio... sapere perché. >> 
 Auth rimase ferma e immobile per quello che parve un tempo interminabile, limitandosi a fissarlo. Poi, spalancando appena le morbide labbra, prese un respiro profondo.
<< Perché? >> gli fece eco, alzandosi in tutta la sua statura e gettando una lunga ombra sul terreno di fronte a lei << Già… perché? Nella mia vita, ho dato alla luce e distrutto tante vite. Ho creato e annientato tante stelle e pianeti da non poterli contare. E distruggere una città in più o in meno… non mi cambia assolutamente nulla >> disse freddamente, sorprendendo il capo della milizia, poi 
continuò, con voce leggermente più alta << Non mi importava niente di questa città, né dei suoi abitanti. L’unico vero legame che ho in questo mondo… è con Marie, che mi ha salvata e protetta anche a costo della sua stessa vita. >> 
Allungò la mano destra, chiudendola a pugno, quasi come se volesse afferrare il sole stesso.
<< A me non importa di coloro che muoiono nelle guerre che non gli appartengono. Non provo niente per quello che ho fatto oggi! L’ho fatto perché potevo e perché volevo farlo, per proteggere una persona che ha messo il mio benessere davanti al suo! Marie… >> sussurrò, rivolta alla vampira e guardandola con infinita dolcezza << Non sono la speranza che volevi che fossi. Vero, volevo cancellare la falsa realtà in cui sguazza questo mondo... e l’ho fatto, almeno in parte. Ho spazzato via ogni convinzione, ogni legame che le persone di questa città avevano con la menzogna. >>
Volse lo sguardo in direzione di Hans.
<< Odiami se vuoi, Marie. E pure tu, umano. Ci sono abituata. Ma ho fatto quello che ho fatto per salvarla… e per poterti uccidere. La distruzione della città è stata solo un danno collaterale. Dopotutto, nei conflitti fra i forti… i deboli periscono, ed è una cosa che ho imparato a mie spese. All’inizio ero debole, ma più gli esseri dell’universo si moltiplicavano più diventavo forte. E ora eccomi qui >> continuò, allargando le braccia in modo plateale << Poniamo fine a questa battaglia, Landa. Hai detto che periremo entrambe qui. Be', io sono qui per dirti… che sarai tu a morire! >>
 
https://youtu.be/uOK-1IG-j68
 
E quando la luce del sole fece capolino sulla città devastata, il corpo della donna sembrò esplodere. La sua schiena si aprì come le ali di una farfalla, e da essa fuoriuscì un bagliore argentato.
Hans si portò una mano agli occhi e, per un attimo, credette di essere impazzito. All’interno di quel bagliore, vide nebulose, galassie, costellazioni e sistemi solari. Interi eoni di evoluzione eruppero dalla pelle di quella creatura dorata, dando forma ad abnormi ali. Ali immense, che si levarono verso il cielo, come quelle di un angelo… o di un demone. Si estesero fino a contrastare il lucente mattino. 
Il potere nella sua concezione più pura, innocente e terribile al tempo stesso, che scorreva privo di catene nella maestosa figura di Auth.
Landa osservò la scena con stupore a mala pena celato.
<< Allora… sembra che io avessi ragione. Sei davvero un atroce pericolo per tutta Battleground. Fermarti ne va del mio orgoglio e prestigio… e la vita di numerose persone >> sussurrò, mantenendo la sua espressione calma e raccolta << Mi viene in mente la filosofia degli spartani: il momento più alto nella vita di un soldato, è quando perisce per la propria causa. Allora ti renderò felice, dea… e la farò finita una volta per tutte. >>
E, detto questo, spalancò rapido le mani, liberando neri viticci attorno al suo corpo. Un miasma dai riflessi scarlatti che, dalla sua figura, si levarono come spirali di fumo verso il cielo, dando vita ed abnormi artigli ed ali da pipistrello.
Le nuove appendici coprirono la luce scatenata dalla donna, innalzandosi fino a cingere i limiti della città. Senza perdere tempo, Hans iniziò a camminare in avanti, imitato dall’entità resa carne mortale, e, ad ogni loro passo, crepe, fiamme e fasci luminosi presero a frantumare il suolo, mentre le macerie si riversavano a terra. 
Urlarono nello stesso istante, scattando nello stesso momento, incontrandosi a mezz’aria.
E poi, l’intera città esplose, venendo spazzandola via dalle mappe. Marie vide ogni cosa cancellarsi dalla sua vista, mentre una barriera dorata la proteggeva dall’emanazione di quell’immensa furia.
Tornado, torrenti dorati, torri di luce e tenebra… l’essenza di quella coppia di combattenti avvolse la valle come un lenzuolo di morte e distruzione, sollevando una densa nube di polveri. Le risaie vennero prosciugate della propria acqua, e la foresta circostante prese fuoco, mentre urlava e cercava di mettersi in salvo.
Poi, quando la fuligginosa oscurità venne dispersa dai venti del pomeriggio, vi rimase una figura, stesa a terra e completamente inconscia.
La barriera si dissolse appena pochi secondi dopo, permettendo a Marie di muoversi.
Con un grido disperato, la vampira si lanciò verso il corpo di Auth, mentre quello di Hans Landa si disperdeva in cenere.
 
                                                                                                                                                                              * * *


Renmant - Pianeta sotto controllo Imperiale

Prima di quel giorno, Glynda Goodwitch, vice-preside dell’accademia Beacon, avrebbe dichiarato di non provare alcun desiderio di avere dei figli (al di là di un flirt col generale Ironwood di cui diverse voci sussurravano dietro di lei, non senza fondamento). Avrebbe detto che le stava molto più a cuore la carriera di insegnante e scrittrice. Magari romanziera, anche se le sembrava che scrivere romanzi fosse un mestiere alquanto rischioso.
Se glielo avessero chiesto adesso… probabilmente avrebbe risposto la stessa cosa, ma con maggiore enfasi.
Glynda Goodwitch era una donna sui quarant’anni, dotata di quella bellezza senza tempo che era riscontrabile in rarissimi casi, quando una persona superava una certa soglia d’età. Con i capelli biondi raccolti in una morbida crocchia, il corpo ben proporzionato e il viso pallido privo di qualsiasi ruga, adornato solo da un paio di occhiali, pareva tutto fuorchè un’insegnante.
Attualmente, stava in piedi di fronte ad un gruppo di giovani cacciatori in allenamento, il volto adornato da un cipiglio che avrebbe messo in fuga anche la più coraggiosa delle anime.
<< Che vi è saltato in mente? >> ringhiò la donna, lo sguardo fisso nei confronti del gruppo di studenti riuniti dinnanzi a lei.
In risposta a quello scoppiò improvviso, 
James, Kirby, Penny, Weiss, Blake, Yang e Sun non poterono fare a meno di trasalire.
A pochi metri da loro, perfino Emil e Ruby furono tentati di sobbalzare.
<< Distruzione della proprietà altrui, intrusione in una zona chiusa il pubblico e ostruzione a pubblico ufficiale >> elencò Glynda, ricevendo un’espressione visibilmente sorpresa ad opera di Yang.
<< Woah, woah, aspetti un secondo, quando mai avremmo ostacolato un pubblico ufficiale? >> chiese la bionda, attirando l’attenzione dell’insegnante su di sé.
<< Quando avete deciso di coinvolgere un gruppo di criminali pesantemente armati senza prima contattare le autorità competenti >> ribatté freddamente la donna, ricevendo in cambio un sorriso imbarazzato.
<< Be', tecnicamente siamo Cacciatori, quindi…>>
<< Cacciatori in allenamento >> la interruppe Glynda, facendola sussultare << E, in quanto tali, non siete autorizzati a intervenire in attività criminali senza il permesso esplicito di una forma d’autorità legale. >>
Al sentire tali parole, Kirby rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Conosco quelle persone, la polizia non sarebbe mai riuscita a contrastarli >> disse come un dato di fatto.
Quasi come ad un segnale, Weiss, Blake e Yang si allontanarono dal ragazzo, proprio mentre l’insegnate volgeva la propria attenzione nei suoi confronti.
<< Questo non può saperlo, signor Earth. E il fatto che tu abbia deciso di coinvolgere gli studenti di un’altra scuola la dice lunga sul tuo metro di giudizio >> sibilò a denti stretti, fissandolo con un’intensità tale che, per un attimo, l’adolescente credette che sarebbe svenuto sul colpo.
Tuttavia, poco prima che potesse fuggire, una voce inaspettata riecheggiò alle spalle del gruppo.
<< Suvvia, Glynda, non c’è bisogno di essere così duri >> enunciò un uomo dalla corporatura alta e magra, di età visibilmente non superiore ai quarant’anni.
Nonostante questo, aveva i capelli grigi come quelli di un vecchio, che gli ricadevano sul volto, adornato da un paio di occhiali da lettura. Era vestito in modo piuttosto ordinario, con giacca e pantaloni verdi, scarpe di tela nere e una sciarpa sul collo del medesimo colore.Nella mano destra spiccava un bastone da passeggio.
Quell’uomo, tuttavia, per quanto normale potesse sembrare, non era altri che Ozpin, il preside dell’Accademia Beacon.
<<  Le azioni di questi ragazzi sono state senza dubbio eroiche. Grazie a loro è stata sventata una rapina che avrebbe messo in grave crisi il mercato di Vale >> continuò il Cacciatore veterano, suscitando un cipiglio da parte della collega.
<< Potevano morire. E la colpa sarebbe ricaduta sull’incapacità di Beacon di trattare con i suoi alunni. >>
<< Ma non è successo >> ribatté Ozpin, spingendo la donna ad incrociare ambe le braccia davanti al petto.
<< Questo è vero, ma…> >
<< Glynda >> la interruppe il preside, prima che potesse terminare la frase << Penso che tu abbia una lezione da presenziare. >>
La Cacciatrice prese a fissarlo con un’espressione contrariata ma, alla fine, decise di assecondare le sue parole.
<< Molto bene >> borbottò, con un sospiro sconfitto.
Cominciò a incamminarsi lontano dagli studenti, con passo rapido ma professionale. Ozpin la seguì poco dopo, lanciando un ultimo sorriso nei confronti del gruppo.
Una volta che entrambi gli insegnanti se ne furono andati, Kirby rilasciò a sua volta un sospiro, a malapena trattenuto.
<< Per un attimo ho pensato che mi avrebbe incenerito con lo sguardo >> mormorò a se stesso.
<< È stato fantastico! >> esclamò qualcuno alle sue spalle, costringendolo a voltarsi.
Di fronte al rosato aveva appena preso posto una giovane ragazza dai corti capelli arancioni e dai brillanti occhi verdi. Aveva il volto pallido e coperto di lentiggini, e indossava un golfino bianco coperto da una giacchetta nera a maniche corte, completo di gonnella rosa abbinata.
Ad affiancarla erano un totale di tre adolescenti. Alla sua destra spiccava un giovane cinese dai folti capelli neri, caratterizzati da un striscia rosa lungo la frangia. Era vestito con un abito verde di fattura orientale e un paio di pantaloni bianchi.
A pochi passi da lui, invece, vi era una giovane ragazza dai luminosi occhi verdi e dai folti capelli rossi, raccolti in una treccia e adornati dalla presenza di un diadema dorato. A differenza dei compagni, era vestita con la classica uniforme di Beacon, costituita da una giacca nera e una gonna rossa.
A completare il gruppo era un ragazzo biondo di elevata statura, anch’esso vestito con la classica divisa maschile dell’accademia.
<< Sul serio, rispondere alla professoressa Goodwitch in quel modo? Devi essere coraggioso o incredibilmente pazzo. In entrambi i casi, sono qualità che adoro >> continuò la nuova arrivata, il volto adornato da un sorriso accattivante.
Detto questo, arricciò la mano destra con quella di Kirby e cominciò a scuoterla energicamente.
<< Piacere mi chiamo Nora Valkyrie, e questo è il resto della mia squadra, il Team JNPR. Ren Lie, il mio partner… >> disse indicando il ragazzo cinese.
<< Saluti >> rispose questi, inchinandosi.
 << Pyrrah Nikos… >> continuò la ragazza, indicando la rossa del gruppo.
<< Ciao >> salutò la neo-cacciatrice, con un sorriso timido.
<< E il nostro impavido Leader, Jaune d'Arc >> terminò Nora, presentando il biondo.
L’adolescente in questione simulò un sorriso fiducioso, alzando la mano in segno di saluto.
<< P-piacere >> balbettò, ricevendo un cenno da parte di Kirby.
<< Anche per me >> rispose questi, prima di volgere la propria attenzione nei confronti della rossa, il volto adornato da un’espressione pensierosa.
<< Pyrrah Nikos… se non sbaglio, hai vinto il torneo Junior di Mistral un paio di volte. >>
<< Quattro volte, in realtà >> si intromise Weiss, attirando lo sguardo di ogni singola persona presente nel corridoio.
Arrossì profondamente e borbottò: << Sono sempre informata. >>
Kirby ridacchiò divertito e lanciò una rapida occhiata in direzione di colei che stava affiancando la figura di Emil.
<< E tu, invece, devi essere Ruby Rose. I tuoi amici mi hanno parlato molto di te. >>
<< Lo hanno fatto!? >> esclamò la suddetta ragazza, comparendo come un lampo di fronte al rosato e afferrandogli le spalle.
<< Qualsiasi cosa ti abbia detto Yang… be', è una bugia! >> disse con una nota di panico, sorprendendo l’adolescente.
Affianco a lui, Yang scoppiò in una sonora risata.
<< Calma i bollenti spiriti, cuginetta, lo stai spaventando >> disse con tono divertito, picchiettando la testa della mora.
La neo-cacciatrice sussultò e compì un balzo all’indietro.
<< O-oh, scusa. Non sono il massimo con le interazioni sociali >> balbettò, il volto adornato da un intenso rossore.
Kirby agitò la mano destra, con aria disinvolta.
<< Non ti preoccupare, ho dovuto trattare con Emil per gran parte della mia vita, quindi ci sono abituato >> disse indicando il suddetto fauno.
L’adolescente drizzò un'orecchio.
<< E questo cosa vorrebbe dire? >> domandò stizzito.
Il rosato, rendendosi conto di quello che aveva appena detto, simulò un’espressione impassibile.
<< Mi appello al tredicesimo emendamento della nostra costituzione per non rispondere >> ribatté con tono calmo e raccolto.
Sun ascoltò il tutto con un’espressione visibilmente confusa.
<< Cosa c’entra la libertà razziale con il poter rispondere? >> domandò all’improvviso, sorprendendo Kirby, Blake, Weiss e Yang.
Sotto quegli sguardi increduli, il biondo si ritrovò a sudare.
<< C-cosa? Perché mi guardate in questo modo? >> balbettò incerto.
<< Non ti avrei mai preso per uno che conosce la Costituzione di Renmant >> ammise Blake, fissandolo con un sorriso divertito.
Il fauno scimmia incrociò le braccia. << Sono spensierato, mica ignorante >> borbottò imbronciato.
Al sentire tali parole, il gruppo di neo-cacciatori scoppiò a ridere, venendo presto raggiunti dallo stesso Sun.
Dopo essersi calmato, Emil volse la propria attenzione nei confronti di Kirby.
<< Ad ogni modo, vorrei scambiare due parole con il mio amico >> disse posando una mano sulla spalla del rosato, il volto adornato da un sorriso apparentemente genuino.
Quando nessuno si mosse, aggiunse: << In privato, se possibile. >>
<< Naturalmente >> fu la risposta rapida e concisa di James << Penny, andiamo a prendere qualcosa da mangiare. >>
L’androide annuì con entusiasmo e procedette a camminare affianco al proprio leader, seguita ben presto dai team RWBY e JNPR, più Sun.
Ruby lanciò un ultimo sorriso timido in direzione di Emil.
<< Ci vediamo dopo >> sussurrò, per poi scomparire in una nuvola di petali.
Un placido silenzio sembrò calare nelle profondità del corridoio. Questo fino a quando il fauno lupo non rivolse la propria attenzione nei confronti dell’amico.
<< Che diavolo ti è saltato in testa!? >> urlò, puntando un dito sul petto del rosato << Coinvolgere la banda del Joker senza nemmeno avere la squadra al completo? Sei diventato matto? >>
Inizialmente sorpreso dallo sfogo del partner, il neo-cacciatore arricciò il volto in un cipiglio indignato. << C’erano altri combattenti…>>
<< E hai scelto di coinvolgerli nella tua crociata personale, davvero geniale >> ribatté l’altro, con tono sarcastico.
Kirby strinse ambe le palpebre degli occhi.
<< Qual è il tuo problema? >> ringhiò, suscitando un’espressione ancora più furiosa da parte del fauno.
<< Il mio problema è che non voglio vederti fare stupidaggini, Kirby. Sei il mio migliore amico >> sibilò a denti stretti, afferrando il ragazzo per la collottola della maglia.
L’adolescente si limitò a fissarlo freddamente per circa un minuto buono. Poi, quando quel breve lasso di tempo giunse al suo termino, distolse lo sguardo, visibilmente imbarazzato.
<< Mi dispiace, non ho riflettuto. Quando si tratta del Joker, io… >>
<< Perdi la testa, lo so. Ed è perfettamente comprensibile >> disse Emil, con un sospiro rassegnato << Ma non è così che riuscirai a catturarlo. Devi usare il cervello, amico, non limitarti a picchiare la prima coppia di scagnozzi che ti capitano a tiro. >>
<< Detto da te suona un po’ ipocrita >> commentò l’altro, le labbra arricciate in un ghigno canzonatorio.
Il fauno si limitò a roteare gli occhi.
<< Idiota >> sbuffò con un sorriso divertito.
Fatto questo, lasciò andare il compagno.
<< Ti unisci a noi per la cena? >> chiese con la sua solita voce spensierata << Io e Ruby abbiamo speso l’intera giornata per catturarla. >>
<< Non mi perderei quella storia per nulla al mondo >> rispose Kirby, pronto a seguirlo.
Tuttavia, poco prima che potesse compiere un passo in avanti, sentì vibrare lo scroll che aveva in tasca.Afferrò il dispositivo e diede una rapida occhiata al messaggio che aveva appena ricevuto.
<< Ma prima devo andare un attimo al bagno. Ti raggiungo tra un minuto >> offrì con un sorriso, ricevendo una scrollata di spalle ad opera di Emil.
Kirby aspettò che se ne fosse andato. Poi, facendo ben attenzione che non ci fossero altri studenti in giro, corse fino ai giardini dell’accademia.
L’aria era fredda e satura dell’aroma dei serpe verdi che circondavano l’edificio. Il fruscio degli alberi era l’unico suono udibile.
L’adolescente si guardò attorno, con fare guardingo.
<< So che sei qui >> disse all’improvviso, rivolto verso il confine del bosco << Fatti vedere. >>
Per un attimo non accadde nulla. Poi, lentamente, una figura minuta fuoriuscì dalle ombre della notte. Kirby l’avrebbe riconosciuta ovunque: era Neopolitan, meglio nota come Neo, braccio destro di Roman Torchwick e uno degli assassini più ricercati di Renmant.
La ragazza camminò fino a lui con passo leggero, facendo roteare l’ombrello che reggeva nella mano destra. Andato era il sorriso apparentemente immutabile che aveva mostrato durante il loro ultimo incontro, sostituito da un’espressione fredda e impassibile.
Una volta che si ritrovò ad appena pochi centimetri dal volto del rosato, la ragazza prese a fissarlo con un cipiglio visibilmente scontento.
<< Mi dispiace >> disse Kirby, con voce leggermente incerta.
In tutta risposta, la ragazza si limitò a schiaffeggiarlo. Tuttavia, l’adolescente rimase fermo e immobile.
Nel mentre, Neo afferrò il proprio scroll dalla tasca della giacca e cominciò a digitarvi sopra qualcosa, prima di mostrarlo al cacciatore in allenamento.
Per causa tua Roman è quasi morto” lesse Kirby, con un sopracciglio inarcato.
 << Se ricordi bene, non gli ho torto nemmeno un capel-… >>
Ricevette un altro schiaffo per gentile concessione della sicaria.
Questo non era parte dell’accordo. Mi hai promesso che avresti aiutato me e Roman ad uscire dalla banda del Joker, ma non potremmo farlo se verremo uccisi prima!” digitò furiosamente, il volto adornato da un’espressione che rasentava la collera più pura.
Di fronte a lei, l’adolescente non poté fare a meno di fissarla con uno sguardo colpevole. Aveva tradito la sua fiducia, su questo vi erano pochi dubbi. Provare rimorso per una cosa sbagliata era meglio che niente, ma nessun rimorso poteva espiare la colpa per aver infranto una promessa.
Non ho più intenzione di farti da informatrice” scrisse all’improvviso la ragazza, sorprendendo Kirby.
<< Cosa? Andiamo, abbiamo lavorato insieme per anni senza incidenti e vuoi mandare all’aria tutto non appena le cose iniziano a farsi complicate? >> chiese con voce incredula.
Neo abbassò lo sguardo a terra, come se fosse in uno stato di profonda contemplazione. Poi, quasi con esitazione, incontrò gli occhi del cacciatore in allenamento. Sembrava molto più vulnerabile di quanto il ragazzo l’avesse mai vista prima.
Roman è la mia famiglia, Kirby. Ho stretto quest’accordo con te solo perché so che quando non avrà più bisogno di noi, Joker non esiterà ad ucciderci” digitò, prima di posare la mano sinistra sulla spalla del giovane “Se riuscirai a liberarti di lui… io e Roman saremo i prossimi in linea per il controllo della criminalità di Battleground. Cosa pensi che succederà, allora? Ci combatterai allo stesso modo?” 
Kirby rimase in silenzio per quello che parve un tempo interminabile. Sembrò lottare con se stesso e con le parole che avrebbe pronunciato in seguito. Alla fine, rilasciando un sospiro rassegnato, tese la mano destra in avanti.
<< Ciò che fate con il governo del Maestro non ha importanza. Finché lascerete in pace Dreamland… saremo a posto >> borbottò.
Neo fissò l’appendice estesa… e poi, lentamente, la strinse.

                                                                                                                                                                               * * *     


Terra (Londra) - Centro Imperiale

Mentre
Yūko e il Dottore conversavano all'interno del negozio, Angel aveva deciso di fare due passi.
Camminando per le strade londinesi, osservò il tutto con occhi nuovi. Ora capiva perché quel mondo gli era sempre sembrato così strano… e la cosa lo rendeva triste.
Quello non era più il suo mondo. Tutto ciò che conosceva era sparito molti anni fa. I suoi affetti, i suoi cari e amici… erano morti.  Ora ne era consapevole: era solo.
<< Rimpiangi di aver ricordato tutto? >> gli chiese Blue, comparendo al suo fianco.
Il rosso chiuse gli occhi. Inspirando profondamente l’aria notturna, lasciò che la sensazione di freschezza gli entrasse nel corpo.
<< No >> sussurrò a bassa voce<< Ora, però… devo decidere che cosa fare. >>
<< Qualunque cosa sceglierai, avrai il mio sostegno. Sempre >> lo incoraggiò il drago immateriale, con tono gentile.
Angel annuì sereno. Riprese a camminare per le strade londinesi, verso una meta precisa. Casa sua.
Camminò con calma, senza fretta. Osservò tutto quello che aveva intorno come a volerlo imprimere nella sua mente. Era consapevole che non avrebbe più percorso quei luoghi per molto tempo. Non fino a quando il Maestro avrebbe continuato con la sua realtà ingannevole.
Infine, mise piede nell’appartamento. Era stata il suo mondo per tanto tempo… ma ora era tutto finito.
Ad accoglierlo fu il miagolio di Stella. Gli si avvicinò tranquilla facendo le fusa. Il ragazzo la prese in braccio, stringendola a sé.
Radunò rapidamente le sue cose dentro uno zaino, portando solo lo stretto indispensabile. Il resto se lo sarebbe procurato in qualche modo.
Quando, infine, scese le scale, fu attirato da un fruscio proveniente dalla cucina. Quando vi entrò, sul tavolo trovò una cassettina con un biglietto che diceva “Ciò che resta di loro”. La aprì. 
All’improvviso, calde lacrime cominciarono a scendergli sulle guance. Al suo interno vi erano oggetti appartenenti ai suoi vecchi compagni… tra cui delle foto. Tante foto, raffiguranti i loro volti. Momenti immortalati nel tempo, che non avrebbe mai potuto dimenticare.
Erano tutte cose che gli riportarono alla mente ricordi in cui felicità e tristezza si combinarono assieme. Con estrema fatica, si asciugò gli occhi.
<< So che mi stai osservando, Ajimu >>  disse con voce piena di calore << Hai fatto tutto questo per me, vero? Io… non posso dire se sia stata la scelta giusta. Né posso immaginare che cosa ti abbia spinta a farlo. Però… tu mi hai salvato. E per questo continuerò a combattere… anche per te. Perciò aspettami. Io verrò a prenderti, puoi starne certa. >>
E, dopo aver pronunciato quella promessa, uscì dall’appartamento. Mentre s’incamminava verso il negozio di
Yūko, ebbe quasi la sensazione che qualcuno gli stesse sorridendo da lontano.
Una volta arrivato all’ingresso della magione, il rosso osservò il cielo privo di nuvole.
<< È solo un arrivederci >> borbottò, con tono quasi nostalgico.
In quel momento, una figura lo raggiunse alle spalle, costringendolo a voltarsi.
<< Dottore >> salutò, il volto adornato da un piccolo sorriso.
<< Angel >> ribatté l’altro, con un gesto pigro della mano.
Si accostò al giovane e cominciò ad osservare la volta, apparentemente perso nei suoi pensieri. Dopo quasi un minuto, prese un respiro profondo.
<< E così…un guardiano del multiverso, eh? >> domandò con una lieve punta di divertimento.
Il rosso prese a grattarsi la testa, visibilmente imbarazzato. << Lo so, può sembrare pretenzioso. >>
<< Non tanto quanto alcuni dei titoli che mi hanno affibiato. È  un bel lavoro? >> chiese l’alieno, ricevendo una scrollata di spalle ad opera del soleano.
<< Ha i suoi momenti >> rispose questi, tornando a fissare il cielo.
Affianco a lui, il Dottore emise un grugnito poco impegnativo.
Rimasero in quella posizione per parecchio tempo, lasciando che il silenzio di quella sera cullasse le loro membra ormai stanche ed esauste. Era stata sicuramente una giornata faticosa.
<<
Yūko mi ha detto che, nonostante abbia adempito alla sua parte del contratto, tu vuoi comunque rimanere a lavorare per lei >> disse all’improvviso il Signore del Tempo, richiamando l’attenzione di Angel.
L’adolescente lo fissò con un sorriso amaro.
<< Non ho altro posto dove andare >> sussurrò, il tono di voce ornato da una lieve punta di malinconia.
Il Dottore emise un altro grugnito poco impegnativo. Poi, con un sospiro rassegnato, si voltò completamente verso l’adolescente.
<< Ragazzo… >> iniziò, attirando l’attenzione del rosso << Se permetti… avrei una proposta da farti. >>



Com'era? Spero bello!
I personaggi di Ozpin, Glynda e tutti gli altri nominati nelle scene con il Team JEKP appartengono alla serie di RWBY.

 
  
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