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Autore: Lost on Mars    27/12/2018    3 recensioni
È difficile per Lily avere un migliore amico che non perde mai l’occasione di azzuffarsi con suo fratello. È meno difficile aggiustare il naso di Scorpius, nonostante lui non riesca a stare fermo per dieci secondi consecutivi. È facilissimo invece risolvere i problemi altrui, così da non pensare ai propri.
Per Albus, al contrario, è estremamente facile attaccar briga con chiunque gli dia fastidio. È un po’ meno facile stare a sentire gli avvertimenti dei suoi migliori amici, che cercano di tirarlo sempre fuori dai guai – tranne Frank, che lo appoggia in tutto. È difficilissimo chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato, colpa del suo maledetto orgoglio.
Per entrambi, è assolutamente impossibile fare ordine tra il caos che regna sovrano nella loro testa, nella loro famiglia e nelle loro vite.

“Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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III – FRANK
 
Sull’orlo dell’autodistruzione
 
Per definizione noi Grifondoro dovremmo essere coraggiosi, impavidi, dal cuore nobile e tante altre belle cose. Peccato che tutte queste qualità, quando l’umore del mio migliore amico è più nero di un dissennatore, si trasformino in sconsideratezza, irascibilità e testardaggine. E quando Albus racchiude in sé queste tre cose, di solito non sta tramando nulla di buono e io perdo per un po’ il coraggio che dovrebbe contraddistinguere il mio essere Grifondoro, perché Albus in questi casi mi fa davvero paura.
Stavamo cenando, o meglio ci stavamo provando, quando dal tavolo dei Serpeverde si è levato un coretto alquanto singolare. Io e Derek ci siamo girati per vedere di cosa si trattasse e abbiamo intravisto Alec Pucey condurre con molta energia il coro che inneggiava ad un bacio nientemeno che tra Malfoy e Lily Potter. Ora, io credo per certo che qualsiasi essere vivente presente su questo mondo preferisca una morte lenta e dolorosa se si ritrova davanti all’alternativa di dover baciare Malfoy, e anche l’espressione seccata di Lily mi suggerisce che possa essere così, ma temo che Albus in questo momento non sia capace di pensare razionalmente. Lo so perché lo conosco da tutta la mia vita, perché ha il solito sguardo che preannuncia un’imminente calamità naturale e perché sta stringendo talmente forte la sua forchetta che potrebbe spezzarla da un momento all’altro. E le forchette sono fatte di metallo.
Bellamy è seduto al suo fianco ed è il cervello del nostro gruppo, per cui decide di prendere in mano la situazione e cerca di fargli vedere la cosa con calma, obiettività e razionalità. Prima, però, lo vedo deglutire e capisco che anche lui teme per la sua incolumità qualora dovesse rivolgere ad Albus mezza parola sbagliata. Do un’occhiata anche a Derek, vicino a me, ma lo vedo ancora imbambolato sul tavolo dei Serpeverde: che anche lui speri nel bacio?
«Albus» inizia Bellamy, toccandogli piano il braccio. Il mio amico lascia andare immediatamente la forchetta, che cade con un tonfo sul tavolo, e gira lentamente la testa verso sinistra, evidentemente per capire chi abbia osato rivolgergli la parola, dato che la sua mente in questo istante deve essere così annebbiata da non riconoscere nemmeno la voce di Bellamy. Albus non dice niente e forse è meglio così, credo che la sua espressione a dir poco furente valga più di mille parole.
«Non è successo nulla» continua allora Bellamy. «Stanno solo facendo quello che gli riesce meglio, no? Essere stupidi. E guarda, Lily sembra volerli ammazzare tutti, dal primo all’ultimo, per cui non credo che tu debba preoccuparti.»
«Non devo preoccuparmi» ripete Albus lentamente, scandendo bene ogni parola. Il suo sguardo si sposta da Bellamy, poi al piatto vuoto sotto il suo naso e poi su un punto alle mie spalle, che non è tanto difficile da immaginare quale sia. Sta riflettendo. Lo capisco dal modo in cui sembra totalmente su un altro pianeta, dall’espressione decisamente troppo seria e dal fatto che sembra in procinto di scatenare l’inferno in terra. Non è mai buon segno quando Albus si mette a riflettere, perché significa che sta adoperando il suo cervello per qualcosa di diverso dalle formazioni di Quidditch o dai test scolastici. Se poi, mentre pensa, sta fissando il tavolo dei Serpeverde e in particolare Malfoy, è decisamente un pessimo segno. «Ho capito bene, Bellamy? Stai davvero suggerendo che non devo preoccuparmi? Hai davvero pensato che io non debba preoccuparmi? Non ho mai sentito cosa più stupida.»
Albus Potter è decisamente in collera con il resto del mondo, è ufficiale, perché ha appena risposto male a Bellamy e nessuno sano di mente o in uno stato psicologico stabile e tranquillo si sognerebbe mai di rispondere male a Bellamy, che è l’intelligenza, la calma e la razionalità fatta persona. Insomma, Bellamy! È lui che salva sempre me e Albus dalle situazioni più sconsiderate, lui che ci fa copiare i temi di Storia della Magia, che ci aiuta a studiare per i test di fine semestre, ed è sempre lui che una volta lo ha salvato da morte certa riuscendo, Merlino sa come, a bloccare il Platano Picchiatore, che stava letteralmente schiaffeggiando Albus con i suoi rami malefici. Credo che Albus gli debba essere riconoscente da qui a per sempre e invece si sta facendo sopraffare dalla rabbia.
Tuttavia, Bellamy non si lascia scoraggiare e sospira. «Vuoi spiegarmi che motivo c’è di allarmarsi tanto?»
«C’è che un quarto di questa scuola sta incitando quell’ameba platinata a baciare mia sorella. Mia sorella, Bellamy! E come credevo di avergli fatto capire abbastanza chiaramente questa mattina, mia sorella non si tocca» dice. Alla fine, sembra che non gli sia rimasta più aria nel polmoni per quanto ha parlato veloce. Provo ad intervenire: magari riesco a salvare Bellamy.
«Al… lo stanno incitando, ma non l’ha mica fatto» osservo. Mi convinco che finché Malfoy non fa niente di sconsiderato può ritenersi al sicuro dalla furia omicida di Albus, il mio migliore amico può continuare a vivere fuori da Azkaban e tutti noi lontani dal reparto Infermità Mentale del San Mungo. Realizzo che in questo momento, l’unica cosa ad impedire tutti questi catastrofici avvenimenti è la speranzosa espressione di fastidio mista a disgusto impressa sul volto di Lily Potter e giuro che mai mi sarei ritrovato a dirlo, ma la nostra intera esistenza dipende esclusivamente da lei. Cavolo, che bella responsabilità!
«Non l’ha ancora fatto, Frank» mi corregge Albus. «E quando lo farà, dimmi, cosa mi impedisce esattamente di alzarmi e distruggerlo con le mie mani?»
«Per esempio il fatto che se lo fai la McGranitt ha giurato di toglierti il Quidditch» gli risponde Bellamy al mio posto. Stavo pensando esattamente la stessa cosa: quella mattina, in seguito all’elegante cazzotto piazzato proprio sul nasino principesco di Malfoy, la preside ha personalmente minacciato Albus di rimuoverlo dal suo ruolo di capitano e conseguentemente dalla squadra fino alla fine dell’anno scolastico, qualora avesse provato di nuovo ad aggredire Scorpius Malfoy, e Albus se ne è stato zitto senza replicare, perché questo è il nostro settimo anno e ne morirebbe se gli venisse tolta la possibilità di guidare la squadra verso la vittoria del torneo, anche questa volta. Come ha spesso detto dalla fine dello scorso anno ad oggi, deve fare un’uscita di scena memorabile. Ragion per cui non può permettersi di azzuffarsi ancora con Malfoy o da qui fino a maggio. E ho la vaga impressione che saranno dei mesi molto lunghi: non è nemmeno finito settembre.
Derek poi si risveglia dallo stato catatonico in cui il coretto di Serpeverde l’aveva gettato e riprende la facoltà della parola, rivolgendosi direttamente ad Albus – che, per inciso, non credo l’abbia ancora perdonato per la storia delle merendine.
«Non puoi rischiare il Quidditch, Al» gli dice. Dal tono agitato e pieno di fervore con cui l’ha detto, pare che abbia scoperto l’acqua calda, ma è la pura verità. Per Albus non poter giocare a Quidditch potrebbe configurare un valido motivo per suicidarsi. «Non ti ricordi? La tua uscita di scena memorabile, la coppa che devi vincere per il terzo anno di fila!»
«Non avrei mai pensato di dirlo, Derek, ma credo che tu abbia ragione» dice a quel punto. Noi tre ci illuminiamo come se fosse appena accaduto un evento più unico che raro. Albus ha ammesso che qualcun altro al di fuori di lui ha ragione. Ciò significa che lui ha torto e qualcun altro ha ragione. Il fatto che questo qualcun altro sia Derek, poi, rende il tutto ancora più straordinario.
Tuttavia, mentre stiamo per gridare al miracolo, ecco che Albus ricomincia a parlare, distruggendo ogni nostra convinzione e speranza. «Ed è per questo che studierò un piano che farà capire non solo a Malfoy, ma a tutta quella combriccola di idioti, di non provare mai più neanche a pensare di fare una cosa del genere, che sia baciare mia sorella o incitare qualcuno a farlo. Ovviamente, per essere perfezionato nei minimi dettagli, richiederà del tempo, ma quando voglio so essere molto paziente. E voi dovrete aiutarmi a renderlo ineccepibile. Bellamy, tu capirai come non farci scoprire dai professori, mentre io e Frank provvederemo a fare scorta di materiale dai Tiri Vispi Weasley, infine, Derek, tu raccoglierai informazioni in giro per la scuola per capire qual è il loro punto debole. Abbiamo tutto l’anno scolastico per fargliela pagare in un modo esemplare, credo che sarà il colpo della nostra vita!»
Io e Derek ci guardiamo alla ricerca di un reciproco aiuto, mentre Bellamy si batte una mano sulla fronte in segno di sconfitta. Come già detto, saranno dei mesi molto lunghi.
 
«Albus Severus, sono molto contrariata dal tuo comportamento incivile e selvaggio. Capisco bene che fra te e il giovane Malfoy non è mai trascorso buon sangue e non spetta a me dirti chi devono o non devono essere i tuoi amici, tuttavia, mi auguro di non ricevere altre lettere dalla preside. Mi ha comunque informata che se viene a sapere di una qualsiasi altra zuffa con Malfoy, ti proibirà di prendere parte alle partite del torneo di Quidditch. Sapendo quanto ci tieni, spero che questo possa tenerti buono per un po’. Tra l’altro, ho ricevuto anche una lettera di Lily in cui si dimostra particolarmente preoccupata per il tuo atteggiamento irascibile e si lamenta di dover riaggiustare le ossa di Malfoy ogni due settimane. Cerca di avere un po’ di rispetto anche per tua sorella: Scorpius nonostante tutto è suo amico e non hai il diritto di pestarlo non appena ti provoca. E se mi arriva un’altra lettera in cui vengo a sapere che hai anche solo torto un capello a quel ragazzo, ricordati che come ti ho creato posso sempre distruggerti. Spero di essermi fatta capire.»
Albus ha appena finito di farsi dare una bella strigliata dalla strillettera di sua madre, arrivata poco fa a colazione, non prima che un qualche gufo espletasse elegantemente i suoi bisogni fisiologici dentro il succo di zucca di Derek. Noi due lo fissiamo in attesa di una sua qualsiasi reazione. Sono anni che le lettere e anche le strillettere di Ginny Weasley non lo spaventano più, e come da copione, Albus sospira, guarda la pergamena autodistruggersi in mille pezzettini, poi addenta il suo toast imburrato come se niente fosse e cerca di ignorare gli sguardi che mezza Sala Grande gli sta riservando, inclusi quelli divertiti e canzonatori di Malfoy e combriccola. Bellamy non è ancora arrivato. In realtà, non c’era nemmeno stamattina in stanza quando ci siamo svegliati e la cosa sarebbe stata sospetta in circostanze tranquille, ma dato che Albus nelle ultime ventiquattro ore ha creato un clima tutt’altro che tranquillo, la cosa non mi sorprende più di tanto.
«Mi aspettavo di peggio, sinceramente» commenta, con la sua solita aria di sufficienza.
«D-di p-peggio?» gli chiede Derek. È cadaverico in volto e ha gli occhi spalancati, sembra che la strillettera sia arrivata a lui e non ad Albus. Effettivamente non ha tutti i torti, persino io se avessi ricevuto una cosa del genere in questo momento avrei paura anche di respirare nel modo sbagliato. Mando giù il mio sorso di latte caldo: grazie al cielo mia madre non si chiama Ginny Weasley.
«Non ti ricordi quelle che mandava a James, ecco perché dici così» risponde ancora Albus, sempre pacato. «Quelle sì, che ti facevano venir voglia di non essere mai nato.»
«Lily sta morendo dalle risate, comunque» gli dico, mentre la osservo da lontano. Tuttavia, non saprei dire con certezza se sta ridendo per la strillettera di Albus o per quello che le ha appena detto Malfoy all’orecchio. Merlino, forse Albus non è pazzo e visionario come pensiamo, forse Malfoy ha ragione e tra lui e Lily c’è davvero qualcosa. «Ma forse è per qualcosa che ha detto Malfoy.»
«Lily non ha mai ricevuto una strillettera» mi spiega Albus. «Capisci ora perché a volte mi chiedo se siamo davvero fratelli? Insomma, guarda io e James, siamo praticamente identici in tutto e per tutto, ci piacciono le stesse cose, qui ad Hogwarts facevamo le stesse cose e poi guarda me e lei, due poli opposti.»
«Forse Lily sta solo attenta a non farsi beccare dai professori quando decide di fare a cazzotti con qualcuno» dice Derek, mentre esamina ancora il contenuto del bicchiere dove poco fa un gufo ha letteralmente cagato dentro. Non credo ci sia una parola per esprimere lo schifo di certe azioni di Derek. Poi mi ritrovo a pensare su quello che ha detto e ne rimango sorpreso. Derek adora Albus, lo venera come se fosse un dio e sarebbe disposto anche a pulire il bagno di Mirtilla con la lingua se lui glielo chiedesse, e allora perché le mie orecchie lo hanno appena sentito mentre gli lanciava una palese frecciatina? Ci manca solo che Bellamy prenda meno di Oltre ogni Previsione in una qualsiasi materia, allora sì che il mondo potrebbe davvero essere sull’orlo dell’autodistruzione.
E mentre Albus escogita un modo per far bere a Derek la cacca di gufo e farla passare comunque per una buona azione, ecco che Bellamy entra in Sala Grande, trafelato per la corsa, e ci raggiunge al tavolo col fiatone di uno che si è fatto sette piani di scale in meno di un minuto.
«Non potete capire cosa è appena successo!» esclama. Ha un’espressione a metà tra l’infuriato e lo sconvolto. Siamo tutti molto confusi.
«Siediti e calmati» gli fa Albus, trasformandosi in meno di un secondo da ragazzaccio di strada a mammina apprensiva. Mi viene da ridere. È questo il motivo per cui tutti noi vogliamo così bene ad Albus: insomma, a volte è un cazzone e fa delle cose davvero sconsiderate, ma quando succedono cose serie o quasi, che non rientrano nella normale amministrazione, come Bellamy che entra in questo modo in Sala Grande alle otto e mezza di mattina, si preoccupa subito per noi e ci aiuta come meglio può.
«Che cosa è successo?» gli chiede ancora con tranquillità, mentre Bellamy ha cominciato a respirare come tutti gli esseri umani normali.
«Quella stronza!» esclama ancora. Albus aggrotta le sopracciglia e penso di averlo appena fatto anche io. Stronza? C’è di mezzo qualche ragazza? Impossibile, insomma, Bellamy è talmente preso dal risolvere tutti i nostri guai e allo stesso tempo essere lo studente perfetto che non ha tempo da dedicare alle ragazze. È una verità primordiale e non può sconvolgerla così, di punto in bianco.
«Di chi parli?» domanda Albus. «Ti giuro che se è stata Melissa Aberdeen di questo passo le piazzo una palude portatile nel bagno e poi le somministrerò pasticche vomitose per sempre. È stata lei, vero? Ha fatto la stessa cosa dell’anno scorso con Frank? Ti ricordi, Frank? Di quando ti ha fatto credere di essere incinta perché voleva vedere se è vera questa storia che scappiamo dall’altra parte del mondo?»
«Non mi pare il caso di ricordare certe cose, abbiamo un patto…» gli dico subito io. L’anno scorso, Melissa Aberdeen mi ha fatto perdere quarant’anni di vita in trenta secondi, poi Bellamy e Albus le hanno fatto sputare il rospo sbriciolandole una Mou Mollelingua nel pudding. Ricordo di averla vista così disperata mentre cercava di liberarsi della sua nuova, abnorme lingua viola e allo stesso tempo piangeva come una fontana. Ha confessato di avermi semplicemente fatto uno scherzo, ovviamente ci siamo lasciati e io e gli altri abbiamo solennemente giurato di non parlarne mai più in tutta la nostra vita. Albus, evidentemente, ha la memoria corta.
Adesso è Bellamy ad apparire alquanto confuso ed è qui che capisco che, grazie al cielo, Melissa Aberdeen non sta cercando di rovinare anche la sua vita.
«Cosa? No!» esclama ancora. Allora tira fuori qualcosa dalla sua sacca scolorita e stropicciata, una pergamena, e la sbatte con violenza sul tavolo. Albus gli da una rapida occhiata, io da lontano noto dei segni incomprensibili scarabocchiati sopra e Derek, strano a dirsi, sta mangiando e osservando la scena rapito.
«Che cos’è?» gli chiede allora Albus.
«La mia impeccabile traduzione del brano di Antiche Rune» risponde Bellamy. «Ma guarda quella stronza della Babbling che voto di merda mi ha dato! Accettabile, ragazzi. Uno schifoso, orribile, disgustoso Accettabile. Stamattina sono andato a parlarci per chiarire questa cosa, insomma, doveva essersi sbagliata per forza. E invece sapete cosa ha fatto? Ha riletto velocemente la traduzione, mi ha guardato con quella faccia da pesce lesso che si ritrova e mi ha detto che non aveva sbagliato affatto. Ma vi sembra una cosa normale?»
«No» diciamo tutti e tre in coro. Questo caso eccezionale, mai accaduto prima nella storia della nostra amicizia, si rivela essere molto delicato. Sia io, che Albus, che Derek, capiamo che non è il caso di contraddire Bellamy in questo momento. Afferro di nuovo la mia tazza e cerco di capire se esiste un modo per affogarsi con il latte, perché Bellamy ha davvero preso un voto più basso di Oltre ogni Previsione e di conseguenza il mondo sta per implodere. Quando constato che non esiste un modo per affogare bevendo del semplice latte, mi dico che morire in una gigantesca esplosione che parte del centro della Terra non deve essere poi così male.
 
«Psst, Weasley.»
Mi rendo conto solo dopo aver parlato che non è stata una mossa intelligente. Sono in biblioteca, seduto ad un enorme tavolo di almeno quindici persone: loro  intente a leggere in silenzio o a studiare in pace, e io ad aspettare che Bellamy torni dalla sua missione esplorativa alla ricerca di un libro di Antiche Rune che possa dimostrare alla Babbling che la sua traduzione meritava molto più di un Accettabile, e ho appena realizzato che almeno cinque persone diverse si sono rivolte verso di me. Maledetti Weasley, ma quanti siete?
L’unica Weasley con cui voglio parlare è Roxanne, che in mi sta guardando come se avessi qualche problema al cervello, e magari ha pure ragione a pensarlo: avrei dovuto rendermi conto prima che ero seduto allo stesso tavolo dove, oltre a lei, ci sono quasi tutte le sue cugine. Noto che Rose ha smesso di darmi attenzioni ed è tornata a leggere il suo libro, Dominique è tornata a scribacchiare su una pergamena, Lucy invece mi sta guardando adorante, mentre sua sorella Molly mi fissa con insistenza, quasi volesse staccarmi la testa dal collo. Mi schiarisco un po’ la voce.
«Volevo dire, Roxanne» specifico. Chiunque non sia Roxanne allora torna a fare quello che stava facendo, tranne lei. Lei continua a guardarmi e probabilmente sta aspettando che io dica qualsiasi cosa, per cui cerco di concentrarmi sul suo viso e non su altro. È così carina, con quei suoi capelli scuri e indomabili, bloccati ai lati per impedire che le diano fastidio, gli occhi castani sfumati di un leggero verde…  devo darmi un tono. «Cosa stai studiando?»
Lei aggrotta le sopracciglia e butta uno sguardo sul libro sotto al suo naso, poi senza dire una parola lo solleva nella mia direzione per farmi vedere la copertina, e io leggo “Manuale di Incantesimi, volume settimo.” Piego le labbra in un sorriso divertito.
«È una lettura leggera» commento, cercando di risultare almeno un po’ simpatico. «Ma non ricordo che Vitious abbia messo un compito a breve.»
«Per Morgana, Paciock, vuoi smetterla?» mi interrompe a quel punto Molly, seduta di fronte a me. I suoi occhi ambrati mi vorrebbero incenerire in questo istante, riesco a percepirlo. «Siamo in una biblioteca e il fatto che tu ti stia girando i pollici non ti da il diritto di disturbare le persone.»
Sto per controbattere quando sento una mano poggiarsi sulla mia spalla destra. Mi giro in quella direzione e vedo Bellamy che a quanto pare ha finalmente completato la sua missione. Nel braccio sinistro tiene un libricino dall’aria molto vecchia e con la copertina molto impolverata.
«Andiamo» mi dice, e io mi alzo, prima però riservo un’occhiataccia a Molly e un sorriso a Roxanne. Lei mi risponde con un cenno della mano e fine, io e Bellamy usciamo dalla biblioteca. In corridoio, mi sento di nuovo libero di parlare ed esprimere i miei pensieri.
«Quanta pesantezza» commento, riferendomi all’atteggiamento di Molly Weasley. «Potrebbe benissimo prendere il posto di Madama Pince, quando andrà in pensione. Tanto ce la vedo a rimanere sola e acida per il resto della sua vita.»
«Non ha tutti i torti, in realtà» mi dice Bellamy, mentre ci incamminiamo insieme verso le scale. «In biblioteca ci si va per studiare, non per rimorchiare.»
«Io stavo solo cercando di intrattenere una conversazione del tutto rispettabile» ribatto. Rimorchiare? Bellamy a volte giunge a conclusioni che sono del tutto fuori luogo. Cioè, sì, stavo cercando di parlare con Roxanne, che è una bella ragazza  e mi piace molto, ma le mie intenzioni erano del tutto cavalleresche.
«Con Roxanne Weasley» completa Bellamy.
«Esatto, e che c’è di male?» gli dico io. Lui mi guarda con uno sguardo che vuole dire tutto e niente, è il solito sguardo alla Bellamy, quello che ti intima di pensare dieci volte a quello che stai facendo, perché è solo alla decima volta, che ti renderai conto che c’è qualcosa che non avevi considerato e, all’improvviso, tutto si fa molto più complicato.
«Stai dimenticando un dettaglio fondamentale, Frank» sospira il mio amico, appoggiando la mano sulla mia spalla. «Roxanne ha un ragazzo. Damien Skeeter.»
Ha ragione, l’avevo completamente dimenticato.
Che qualcuno mi uccida.

Ciao a tutti! Spero abbiate passato un buon Natale, che abbiate mangiato tanto e che siate stati con le persone a cui volete bene ♥
Oggi ritorno con il terzo capitolo, dal punto di vista di Frank, che ci descrive un Albus in collera con il mondo intero e ci fa capire un po' di più i personaggi di Bellamy e Derek. Vorrei ringraziare chi continua ad inserire la storia nelle varie categorie, sono curiosa di sapere cosa ne pensate e come sta procedendo la storia :3 Il prossimo capitolo sarà dal punto di vista di Bellamy, lo vedremo alle prese con la famigerata Babbling e con un incontro inaspettato. Dato che non penso di riuscire ad aggiornare prima che inizi gennaio, vi auguro un buon anno nuovo sin da ora ♥
Un bacio,

Mars
 
   
 
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