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Autore: palanmelen    17/07/2009    4 recensioni
Draco vorrebbe non esser più. Harry, che qui lo trattiene, donagli l'annullamento ch'egli vuole. Ma vorrebbe far vincere in lui il desiderio d'esistere. Insieme.
Post 7mo libro senza epilogo.
Genere: Triste, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Il trio protagonista, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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"Tu i giorni miei salvasti e l'amore mio possente in me destasti."
(Guglielmo Tell, G. Rossini, Victor-Joseph-Étienne de Jouy e Hippolyte Bis, traduzione di Luigi Balocchi)


Riemergere.
Fu il tuono: scoppiando lo riportò a galla dal sonno nero.
Draco si mise seduto tra lenzuola che non erano acqua, in un letto che non era di fiume.
Respirò aria dalle labbra socchiuse, stupefatte, e la sua gola ancora vibrava per il grido del suo risveglio. Un verso tenue come di bambino spaventato.
Nell'intervallo tra i battiti delle sue ciglia, una luce azzurra illuminò la stanza attraverso le intercapedini delle ante. Un lampo.
Draco sentì dei passi affrettati (calzini che scivolavano). Respiri pesanti, nasali, alle sue spalle.
Draco rabbrividì, s'immobilizzò. Si accese la luce. Serrò gli occhi.
-Ah.-
Lui si avvicinò (Draco immaginò i suoi piedi in calzini bianchi e spessi e l'orlo dei pantaloni umido non gli è uscito bene l'incantesimo per asciugarsi dopo essersi occupato di me).
Perché se era lì, lui lo era venuto a prendere. Draco sentì la gola stringersi, qualcosa pizzicare dietro gli occhi.
Lui sorrideva mentre diceva "Ti tengo d'occhio" Il suo sguardo mentre chiedeva come stavo era così intenso da essere opprimente (La ruga in mezzo alla fronte di quando aveva detto "Vado, ma ci sentiamo domani")
Lui non mentiva. Lui lo era venuto a prendere.
Draco strinse i pugni.
Dietro di lui si affossò il materasso. Sentì una mano nei capelli irrigiditi dalla pioggia. Il calore di un corpo dietro la schiena.
Senza che potesse controllarla, la sua gola ricominciò a vibrare un suono che nel suo naso divenne penetrante come un guaito. Ogni volta che espirava.
La mano sul collo (ora che i capelli erano lunghi gli rimasero per un momento impigliati nelle dita) si spostò sulla spalla, si spostò sul petto.
Una maglia estranea. Draco se ne accorse da come si tirava il collo per la carezza.
Il suo petto contro le spalle. L'altro suo braccio sulle gambe, accanto alle proprie mani giunte. La sua testa sulla spalla, i suoi occhiali contro la tempia. Il suo sospiro.
La sua bocca così vicina alla guancia.
Draco tentò di scuotere la testa, ma i muscoli erano contratti. La voce tremolò dietro le labbra.
Harry prese un lungo respiro e Draco quasi riuscì a indovinare la pesantezza di quel che voleva dirgli.
-Avevo capito che volevi che me ne andassi. Che ti stavo dando fastidio.-
Le sue braccia lo strinsero di più.
-Ma ora sarò costretto a non lasciarti ma più solo, a non fidarmi più. Dovessi urlarmi contro, picchiarmi.-
Draco deglutì. Il verso si interruppe fino al respiro successivo.
Chiuse gli occhi (sotto le palpebre li sentiva muoversi come stessero rovesciandosi).
Tremò quando il suo fiato lo accarezzò sotto il mento.
-Non ti lascerò qui da solo. Non ti lascerò andare a casa. Non ti lascerò uscire senza d me.-
Harry ebbe un fremito improvviso. Il cuore di Draco sussultò talmente spaventato che lui si zittì. Harry posò le labbra sul suo collo.
-Dio, Dio, Draco. Hai idea di quel che mi hai fatto passare? Hai idea di come sono stato? Hai idea del cazzo di terrore che...-
Le sue braccia tremarono di paura, di rabbia. Draco, imprigionato tra esse, sentì la compassione nascergli dal suo tono nello stomaco, pesante come una pietra e bollente.
Aveva pensato ad Harry, là sotto la pioggia?
Aveva pensato che a lui sarebbe dispiaciuto, poi avrebbe dimenticato (e qualcosa - qualcosa di bianco come la speranza, pallido come un fantasma - aveva affondato le unghie nel suo petto e aveva gridato "No!").
Allora aveva scosso la testa (capelli fradici incollati al viso), aveva continuato a camminare - i parapetto - il rumore del fiume - ribollio gradevole sotto la pioggia.
Aveva pensato ai suoi genitori. Loro che erano una macchia nera sul suo cuore. Loro che non c'erano.
Era orfano (sedersi sul parapetto).
Harry si voltava - lui l'aveva mandato via - Harry si voltava e non tornava più indietro (vento e acqua sul viso).
Perché avrebbe dovuto tornare? Perché avrebbe dovuto dispiacersi? Lui non gli dava mai retta. Ogni volta che lo sfiorava, lui scappava. Probabilmente Harry era stufo di lui.
(Il vuoto sotto ai piedi. Dalle dita ai capelli, come una scossa)
Harry si sedette dietro di lui e lo strinse tra le gambe.
Draco si sentì così stanco, così malato, così...
Come nel fiume, stordito dallo scontro coll'acqua, sostenuto dalla corrente.
Era il petto di Harry. Le braccia di Harry. Il respiro di Harry.
Sospirò e lasciò che a testa cadesse sulla sua spalla.
L'alito tiepido sul collo, sotto il mento, sulla guancia, e la punta fredda del suo naso, come se lo stesse annusando.
La carezza della sua mano sul petto, lenta, morbida.
Calore, calore sulla spalla e le sue labbra. Il pizzicore, lì, dove lo baciava.
Harry gli era sempre sembrato sul punto di... (toccarmi stringermi baciarmi), per quanto cercasse di sottrarsi alle sue mani e per questo
Draco gli afferrò con forza, rabbia e odio il polso.
per questo aveva tentennato, per questo aveva fatto passare tutti quei mesi prima di decidere di farlo, perché
Harry lo strinse di più, gli graffiò la pelle coi denti, anche lui arrabbiato, anche lui titubante, spaventato.
perché non poteva negare che le sue premure lo distraessero (anche se ti odio è colpa tua è iniziato per colpa tua), che quasi gli togliessero ogni peso dalla mente (non dal cuore, era un inganno), soprattutto se per troppo tempo la loro pelle rimaneva a contatto.
Come se giocasse con lui, come se tenerlo in bilico fosse divertente. Senza motivo. Non c'era un perché se non lo voleva lasciare solo, non c'era un perché se lo voleva vivo.
Era per vederlo dibattere nella trappola di una vita che non desiderava.
Ora lui lo ghermiva e la sua mano era troppo in basso sulla sua pancia, chiusa sulla maglietta.
-Perché non mi vuoi credere, Draco?- gli mormorò ferito. -Perché, anche se sai quello che sei per me, fai finta di dimenticarlo? Io non ti ho detto di venire da me? Non ti ho detto che sono qui per te, per qualunque cosa tu abbia bisogno, che farei qualsiasi cosa posso? Non ti ho detto di smetterla, di tirarti fuori, di vivere un po', Sant'Iddio; non ti ho detto che mi fa male il cuore a vederti così? Mi fa male il cuore. Mi hai quasi fatto morire.-
Draco singhiozzò. Il suono rimase sospeso in aria, come un sigillo alle parole di Harry.
Draco si accorse con orrore del groppo in gola che gli affaticava il respiro. Chiuse gli occhi e lo mandò giù, lentamente lo ficcò dov'era prima, in fondo all'anima. Fosse risalita una cosa sola, sarebbe venuto a galla tutto. E tutto non poteva sopportarlo.
Hai sbagliato hai sbagliato hai sbagliato quante volte ogni giorno gli rimbombava nella coscienza, quante colpe gli annerivano le mani ho solo cercato di lavarle sotto la pioggia Io
Perché se ti faccio male mi vuoi qui?
Perché se posso far smettere tutto questo dolore non me lo lasci fare?

Draco sapeva cosa volesse dire soffrire, avere mal di cuore, ed era la soluzione più semplice quella che aveva scelto per farlo finire.
Draco quasi non riusciva più a respirare nell'abbraccio un po' stretto di Harry, perché lui voleva cancellare il dolore, non provocarlo, e Harry gli diceva che aveva sbagliato ancora, che aveva un'altra colpa, che doveva soffrire anche quella.
-Per favore... per... favore...- balbettò ripiegandosi su se stesso e Harry, che sentiva il suo affanno, sciolse l'abbraccio e si alzò.
Draco aveva fatto finta di non accorgersi di Harry, o di non capirlo (anche se ormai lo conosceva così bene da prevedere quasi tutte le sue azioni, da immaginare quello che faceva quando non poteva vederlo), ne era consapevole, ma voleva solo proteggersi. Perché l'illusione di dimenticanza, il miraggio di serenità che s'illuminava nei suoi palmi e nel suo sorriso n on sarebbero mai potuti essere altro che un palliativo, un momentaneo sollievo al male.
Ma il male andava annullato. Annullato col mondo che lo provocava. O con chi ne soffriva.
Draco strinse le mani in grembo, fredde, rigide, sudate. Si morse il labbro.
Portava sempre lì. Ogni logica. Tranne quella di Potter.
Ora che era in piedi sarebbe uscito, dicendogli di riposare, e gli avrebbe preparato il tè. Harry non era veramente capace di imporgli qualcosa, anche se sembrava sempre sul punto di farlo, perché Harry desiderava con tutto il cuore che fosse lui a sceglierlo. Quindi, quando sarebbe tornato a casa...
Draco sentì le sue mani sul viso. Alzò la testa e lo vide chino in avanti, porgendo il volto ai suoi occhi.
Sentì una sincope nel proprio battito.
Chiuse gli occhi per riflesso quando lui gli venne incontro, poi
(questo Harry non l'aveva mai fatto e mai mai mai l'avrebbe fatto.)
Harry forse era stanco di aspettarlo, o era arrabbiato davvero o non voleva più lasciare scuse per i suoi dubbi.
Harry lo baciava e Draco non ricordava di aver mai sentito tanto amore in un bacio, tranne forse in quelli che riceveva sulla fronte prima di addormentarsi, da bambino.
Di nuovo rischiò che risalisse (la sensazione di avere il cuore impantanato di petrolio e che questo si espandesse nelle vene col sangue). Non poté fare niente per fermarlo, ma quando sentì qualcosa di tenero e bagnato (lingua) all'interno del labbro, tutto si bloccò.
Socchiuse le palpebre. Harry lo baciava cogli occhi chiusi e la fronte corrugata, lo baciava come se stesse assaggiando la sua bocca.
Harry si staccò un momento (vide il bianco dei suoi occhi baluginare dietro le ciglia fitte), prese un piccolo respiro rumoroso, poi una sua mano strinse la nuca di Draco e di nuovo lo baciò.
Draco non poté fare altro che rimanere immobile, respirando pianissimo, vuoto di pensieri, finché Harry non smise.
Il respiro di Harry sulle labbra mentre si allontanava lo fece fremere.
Quasi non riusciva a rendersi conto che fosse finito.
Gli occhi di Harry erano troppo scuri perché potesse leggerci quello che voleva fare. Si trovò spiazzato nel conoscere una determinazione che Harry gli aveva tenuto nascosta
-Non voglio che ti scordi mai più che io ti amo.- affermò. La sua voce era caldamente roca.
Draco sentì girargli la testa. Chiuse gli occhi.
Harry si tolse gli occhiali, li lasciò in fondo al letto. Salì davanti a lui e gli prese le braccia per abbracciarsi. Si sdraiò sopra il suo corpo freddo.
Draco sentì la sua pelle bollente.

Lentamente le sue mani incontrarono ogni muro e lo abbatterono. È un illusione No È un errore No Mi farà soffrire No Non ne sono capace No.
Quando Draco si sentì nudo e aprì gli occhi e vide i suoi capelli aggrovigliati stagliarsi sul proprio stomaco, non provò niente. Era leggero, era su, oltre il sentimento.
Era il formicolio della pelle, era la scossa potente che Harry gli stava provocando.
Era l'odore che li circondava, era il punto di contatto tra la coscia e il petto, era la scia bagnata di una ciocca di capelli sulla guancia.
Cinse le spalle di Harry che lo sovrastava e non erano più su un letto, non più in una stanza, non più al mondo.
Dopo che Harry lo ebbe portato in cima, quando aprì gli occhi velati dal sudore e lo sentì muoversi dentro di sé e vide il suo viso contratto e bello, quando lui ringhiò e spinse la fronte contro la sua spalla, durava ancora.
Durava ancora un nulla vellutato, una coperta sopra le spine che gli bucavano il cuore di cui ora Draco sapeva solo che batteva come se fosse felice.
Ed era un suono che non sentiva da così tanto tempo che rimase immobile e zitto ad ascoltarlo.
Immobile sotto gli ultimi baci di Harry, immobile sotto le sue dita preoccupate.
Col viso disteso dopo tanto tempo. Il dolore quietato, dopo troppo tempo.
Sarebbe tornato, presto o tardi.
Anche lì, sotto la protezione del suo corpo.
E non avrebbe avuto altra via di fuga che quella.
Draco sospirò. Infilò le mani nei suoi capelli, mentre lui gli baciava il collo e la clavicola.
Se Harry lo amava e non voleva lasciarlo andare, glielo doveva.

 

O.O
Cioè. E'. FINITA! Non ci credo. Ho terminato una storia.
Non ci credo.
E ora (risata malefica)... Sanzo, preparati, ti farò cedere! Bwahahahahahah!
Sì, scusate. Allora. Doumo a...?
Vera Lynn : Grazie, grazie! (Beh... meglio poche recensioni che recensioni cattive, secondo me. In realtà mi diverto a rispondere alle critiche, ma è uno spreco di tempo: quando la gente ti dice che non gli piace il tuo stile e tu le rispondi che non hai nessunissima intenzione di cambiarlo, è ovvio che il dialogo si interrompe lì.)
Lady cat : Grazie! Beh, almeno ha un lieto fine, giusto?
Lain: Ok, ormai tutti hanno scoperto che ti mando bustarelle per farmi fare i complimenti, puoi anche smettere. (Scherzo! Continua, continua!)

Occielo, è stata una faticaccia. Però è FINITAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA. Ma vi rendete conto? E' un mezzo miracolo! Una cosa così speciale che ci dedicherò un post (Blog bello nuovo, frrr, devo decidermi a sfruttarlo)! No, seriamente. una riflessione seria sulle mie impressioni, sulle critiche e sui commenti positivi è d'obbligo. Questa storia è un passaggio, da qui cambia il mio modo di scrivere (e si vedrà - incrocio le dita, ma non dico quando- già nel prossimo capitolo di Dbdd. Che, povera, è un miscuglio disordinato di stili. Anche se è un pezzo del sul "fascino". La prenderò e riguarderò con calma).
EDIT:http://palanmelen.wordpress.com/2009/07/17/mm-metodo-mele-per-lanalisi-delle-fanfiction-o-dei-commenti/
Almeno capirete qualcosa di questa storiaccia!

  
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