Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Believer98    27/12/2018    1 recensioni
Ditocorto arriva a Grande Inverno e decide di indagare. Risultato? Westeros scoprirà chi è Jon Snow. Robert Baratheon si infurierà e gli darà la caccia. Intanto Lord Stark sarà costretto a restare fermo e a guardare.
Jon scapperà per salvarsi e, intanto, cercherà di mettere insieme i pezzi della storia dei suoi genitori e della sua famiglia. Attorno a lui una compagnia di amici e di fedeli ai Targaryen.
La ruota continua a girare con nuovi giochi e nuovi nemici. Tutto per il Trono.
- - -
Per questioni di trama ho cambiato i pairing che già esistevano:
Jon/Sansa
Robb/Margaery, Arya/Gendry, Jaime/Brienne
- - -
Ultimo capitolo pubblicato: Dracarys
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Eddard Stark, Jon Snow, Robert Baratheon, Sansa Stark
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao carissimi,
prima di tutto BUONE FESTE!
Spero sinceramente abbiate passato un felice Natale. Credo di dovervi già augurare anche un buon Capodanno!
Eccomi tornata con un nuovo capitolo, difficile da scrivere in questo clima, e il titolo dice TUTTO.
Siamo vicini alla SVOLTA.
RINGRAZIO chi segue e preferisce questa storia, ma soprattutto chi recensisce. Per me è importante sapere cosa ne pensate.
BUONA LETTURA! Spero vi piaccia.

 



Aspra Dimora, Oltre alla Barriera

« Io propongo di tagliare una mano a Snow e di spedirla a suo padre, come minaccia. »
« Io propongo di darti una calmata. »
« Non abbiamo bisogno di Robb Stark, capisci? Anche Jon Snow è figlio di Lord Stark, il Primo Cavaliere di Re Robert. »
« Non possiamo ferirlo Ygritte, dannazione ragiona » obbiettò Tormund. « Arriveremo nei Sette Regni ma non in questo modo. »
« Non importa il modo, dobbiamo arrivarci e in fretta » sbottò Ygritte.
« Ascolteremo il giudizio di Mance, è lui il nostro capo. »
Il dibattito tra i due bruti andava avanti da tempo, e per di più dinanzi agli occhi dei prigionieri. Jon e i suoi compagni erano stati portati in una tenda, dove Benjen era incatenato. Erano stati legati insieme a lui e ora aspettavano il verdetto di Mance Ryder, dopo che i bruti avevano scoperto che Jon era in parte uno Stark.
« Stai tranquillo nipote mio, ne usciremo vivi » sussurrò Benjen per non farsi sentire dai bruti.
« Sono felice di rivederti zio » rispose Jon. « Non puoi immaginare quanto fossi preoccupato. »
« Non avresti dovuto venire, sei giovane e sei più prezioso di questo vecchio. »
« Sono prezioso solo per te » replicò il ragazzo. « Che senso avrebbe avuto se tu fossi morto? »
« Non è vero Jon. Per i tuoi amici sei prezioso, altrimenti non ti avrebbero seguito sin qui, non avrebbero rischiato così tanto. »
Jon sorrise e si voltò a guardare Sam, Eddison, Grenn e Pyp. Gli amici erano lì soltanto per lui, cosa che nessun altro avrebbe fatto in nome di un semplice bastardo. Non li avrebbe mai ringraziati abbastanza. Se fosse accaduto qualcosa a uno di loro, ne avrebbe sofferto troppo.
In lontananza si sentì un rumore di passi e Mance Ryder, con altri bruti, entrò nella tenda. Jon fissò Mance: il suo aspetto era abbastanza anonimo ma non sembrava una cattiva persona, non del genere di Ramsay Bolton o di Ser Alliser Thorne. Probabilmente i bruti erano anche migliori di alcuni uomini che dominavano i Sette Regni, ma Jon non li conosceva. Provò paura, non per sé stesso quanto per i propri compagni.
« Fate di me ciò che volete, ma non toccate mio zio e i miei amici. »
Mance si voltò verso il giovane di Grande Inverno e gli fece un sorriso sbiadito, come se sapesse già tutto su di lui.
Ed non riusciva a credere alle proprie orecchie. « Jon cosa diavolo dici? »
« Sentite bruti, se toccate lui toccate noi » sbottò Grenn cercando di alzarsi in piedi. Uno dei bruti presenti nella tenda rimise a sedere il Corvo.
« Grenn sta fermo » mormorò Jon apprensivo.
« Amico non morirai senza il mio permesso. »
« Morirete tutti a breve se non chiuderete il becco » replicò Ygritte.
« Stai zitta cagna » fu il commento di Pypar.
Sam spalancò gli occhi, indignato. « Pyp! Modera i termini, è pur sempre una damigella. »
Molti bruti scoppiarono a ridere, seguiti subito dalla stessa Ygritte.
« Sam sa fare il comico a quanto pare » osservò Benjen pur di sdrammatizzare.
Mance Ryder ignorò il momento di ilarità e si inginocchiò a guardare Jon negli occhi.
« Ascoltami bene Corvo, io ti libererò e tu farai il bravo. Altrimenti saremo costretti a prendercela con tuo zio » minacciò. Jon annuì e Mance gli sorrise. « Bravo ragazzo. Liberatelo. »
« Perché? » domandò Jon, mentre il bruto di nome Tormund gli slegava i polsi. « Mi sopravvaluti Ryder, io non sono importante quanto Robb per nostro padre. Non vi lasceranno entrare nei Sette Regni per un bastardo. »
« Non voglio minacciare Lord Stark, voglio che tu conosca i bruti e che capisca che razza di gente siamo. Quando ci conoscerai meglio sarai tu stesso a chiedere a tuo padre di farci entrare. »
« So cosa si dice di voi » proferì Jon. I bruti erano i cattivi delle fiabe da cui i bambini dovevano essere tutelati, erano dei selvaggi.
« Ciò che dicono di noi a Westeros non è vero. »
« Mance dannazione, non abbiamo tempo per queste sdolcinatezze » protestò Ygritte. Ormai era da ore che fissava malignamente Jon. Il ragazzo non sapeva cosa aveva fatto di male. Insomma bruti e Guardiani non si sopportavano di certo, ma quello di Ygritte sembrava puro disprezzo. Tuttavia la maggior parte della sua rabbia era indirizzata proprio verso Mance, come se invidiasse il capostipite.
« Sono io che comando e decido io per cosa abbiamo tempo. Tormund! » tuonò Mance. Il bruto dai capelli rossi si fece avanti e annuì. « Il ragazzo sarà affidato a te. Dormirà nella tua tenda, mangerà il tuo cibo e tu sarai la sua ombra. »
« Gli starò attaccato come una cozza » annunciò Tormund con un sorriso bonario.
Jon sollevò un sopracciglio ma non si azzardò a replicare. « Se non cambierò idea? » chiese semplicemente.
Mance Ryder sospirò. « Dacci un mese di tempo, non ti chiedo di più. »

I bruti e i Guardiani della Notte rimasero nella tenda a lungo, discutendo e protestando. Intanto Jon cercava di scaldarsi vicino al fuoco. Improvvisamente a Mance saltò in mente un pensiero. « Li avete già perquisiti? » domandò. I bruti che si erano occupati della loro sorveglianza deglutirono e risposero che no, non avevano ancora perquisito i prigionieri. « Davvero? Allora fatelo immediatamente. »
Gli uomini di Mance iniziarono a frugare ovunque. Nelle tasche, in mezzo alle pellicce, dentro i borsoni, alla ricerca di non si sa cosa. Sam era pieno di tasche e infatti fu tormentato da capo a piedi, mentre borbottava. Alla fine i bruti sembrarono arrendersi quando uno di loro, quello che frugava nella borsa di Satin, chiamò Mance. « Questo Corvo nascondeva una cosa. »
« Di cosa si tratta? » domandò il capo.
« Credo sia un uovo di … drago. » Tutti i presenti si voltarono stupiti verso il bruto che aveva parlato. L’uomo teneva in mano un oggetto, tondo e grande. Brillava di verde con delle sfumature bronzee. Sembrava un uovo, ma Jon non riuscì a capire se fosse davvero di drago. È meraviglioso, si disse.
Mance afferrò il guscio e raggiunse Satin con poche falcate. Il Corvo era diventato completamente paonazzo e tratteneva il respiro, senza guardare in faccia nessuno. « Dove hai presto questo? »
Satin si fece coraggio e, alla fine, disse: « L’ho sottratto a un cliente del bordello in cui lavoravo. Si trattava di un anziano Maestro, un certo Yllirio Mopatis. »
« Hai derubato un Maestro? » domandò Sam, sempre più oltraggiato dalla faccenda. Il suo rispetto per i Maestri superava persino il disorientamento provocato dalla presenza di un mitologico uovo di drago.
« Rubato non è il termine adatto, pensavo di venderlo per ricavarci qualcosa. » Lord Mormont e Benjen storsero il muso. Persino alcuni bruti lanciarono a Satin delle occhiatacce indignate. « Guardate che non c’è niente di vivo dentro, ormai è semplice pietra. »
Mance, intanto, aveva notato che Jon fissava il prezioso uovo di drago da troppo tempo. Così sorrise e glielo porse. Il giovane non riuscì a trattenere un suono di stupore.
« Ti interessa? » domandò Mance. Jon ci provò a mentire, provò a dire di ‘no’ in maniera convincente, ma il capo dei bruti sembrò aver capito tutto. « Invece ho notato che ti interessa e, come simbolo di amicizia, te ne faccio dono. »
Mance abbandonò il reperto nelle mani di Jon, che rabbrividì al contatto con la fredda pietra. Si specchiò nella superficie verde e lucida che sottostava ai suoi occhi. È bellissimo, realizzò ancora una volta. Neanche il tempo di concretizzare il pensiero che vide un guizzo viola nei meandri del verde, e sentì chiaramente un fremito dentro il tuorlo apparentemente fossilizzato. Il drago è vivo, pensò emozionato.

 

Jon e Tormund divennero presto un tutt’uno. Jon poteva vagare libero fra i villaggi di Aspra Dimora ma Tormund gli stava sempre attaccato alle calcagna, come aveva ordinato Mance. Jon ci provava spesso a seminare il bruto ma il suo nuovo compagno si era rivelato un osso duro. Non permetteva che Jon si cambiasse in privato, figurarsi lasciare che passeggiasse senza una sorveglianza costante.
« Non ti dare tutte queste arie, tu e il tuo sangue nobile » mormorò un pomeriggio. Jon gli stava simpatico e a lui stesso non dispiaceva il bruto, ma non si conoscevano ancora abbastanza bene.
« Ti sbagli su di me » gli fece notare Jon.
« E tu ti sbagli su di noi. »
Il ragazzo di Grande Inverno sospirò. « Forse dovremo imparare tutti a conoscerci meglio. »
« Tu chi sei Jon Snow? Cosa nascondi sotto quei ricci ben fatti? »
« Sono un figlio illegittimo e di conseguenza nella catena sociale sono posizionato poco sopra di voi » spiegò. « In realtà ho una vita abbastanza tranquilla, e credimi nulla da nascondere. »
« Che tristezza » commentò Tormund.
« Hai capito bene » concordò Jon. « Non otterrete nulla da me, sono solo un bastardo. »
Il bruto scoppiò a ridere e gli assestò una pacca sulla schiena. « Vedremo mio caro Snow, di solito Mance ha un buon sesto senso. »
Jon sorrise e continuò a camminare. Seguiva il suo nuovo amico: Tormund aveva detto di dovergli presentare una persona fantastica. Tuttavia Jon non riusciva a smettere di pensare alla bruta dai capelli rossi. « La tua amica non sembra d’accordo con Mance. »
« Parli di Ygritte? Lei non è mai d’accordo con Mance. Comunque sento che ti piace. Sappi mio caro Jon che lei non si innamorerà, né di te né di nessun altro, non illuderti perché lei vuole solo sesso. » Jon arrossì e il bruto di Aspra Dimora strabuzzò gli occhi. « Non hai mai fatto sesso? Almeno hai dato un bacio a una bella donna? »
« Certo che ho baciato, ma ho preferito evitare il rapporto completo. »
« Perché? »
Jon fu tentato di dirgli di farsi gli affari propri. Poi pensò che Tormund era sempre stato disponibile con lui. « Non voglio avere figli. Immagina come vivrebbe il bambino di un bastardo »
Improvvisamente il rosso sembrò capire e iniziò a guardare Jon con occhi diversi. Non con gli occhi di un adulto che si trova fra i piedi un ragazzino inesperto e immaturo; ma con gli occhi di chi ammira il giovane uomo con cui ha il piacere di confrontarsi. « Non avresti questi problemi con Ygritte. Lei butterebbe il bambino direttamente da un burrone. »
I due scoppiarono a ridere.
« Per i Sette Dei! È crudele. »
« Ma ci faresti sesso » insistette il bruto.
Jon, invece, non aveva voglia di affrontare quell’argomento. « Dovrei convincere mio padre a far entrare gente come Ygritte nei Sette Regni? »
Tormund scosse la testa ma cercò di spiegarsi con pacatezza. « Davvero non vogliamo minacciare e saccheggiare, vogliamo entrare nei Sette Regni pacificamente. Sarebbe l’unica maniera per restarci a lungo, per non rischiare di venire scacciati ancora una volta. »
« Vi ammiro per questo. Siete chiaramente spaventati da qualcosa ma cercate un approccio pacifico. Nel mio mondo più si è spaventati più si diventa cattivi. »
« Non dire sciocchezze. Scommetto che lì siete tutti agnellini. »
Jon gli disse che si sbagliava. « Robert Baratheon uccise Rhaegar Targaryen con una martellata in petto, i suoi bambini vennero massacrati e martoriati per ordine dei Lannister, Ramsay Snow scuoia gente viva. »
Il rosso era rimasto senza parole. « Per tutti i focolari. Bastardi trattati come criminali, bambini uccisi, gente pazza. Se potessi resterei da questa parte della Barriera, credimi. »
Jon sorrise divertito. Il bruto aveva proprio ragione: in simili casi quelli di Westeros sembravano i veri selvaggi, non il Popolo Libero.
« Dove mi porti? »
« Ti faccio conoscere una delle donne più popolari qui da noi. Il suo nome è Rose. Da giovane era una guerriera, una vera dura dal cuore tenero. Ora è adulta e madre di due bambini, ma è pur sempre coraggiosissima. Ogni giorno assiste il suo bambino malato. »
« Cosa è successo a lui? »
Il rosso sembrò esitare, poi guardò Jon e si convinse a parlarne. « Non sappiamo ancora bene chi sia il nostro nemico, ma sappiamo che esiste. Il bambino di Rose si era allontanato, giocava con gli amici. Sparì in una selva a varie miglia di qui e tornò con un braccio mezzo congelato, piangendo come un ossesso. Nessuno sa cosa abbia visto ma da allora non ha mai parlato, è pallido, il suo sguardo è fisso e sembra più fragile del cristallo. »
Portò Jon in una tenda e gli presentò Rose. Lei non sembrava una bruta, anzi era una donna dai lineamenti nobili e dagli occhi gentili, misericordiosi. Accudiva i suoi figli, in particolare il bambino di cui aveva parlato Tormund. Un bambino esile e pallido, con un braccio di ghiaccio e gli occhi immobili, fissi a guardare un punto dinanzi a sé. Il ragazzino si chiamava Tom e molti bruti gli andavano a fare visita ogni giorno, perché volevano bene a sua madre e poi si erano affezionati a lui. Jon provò una grande compassione per quelle persone, molto più grande di qualsiasi altro sentimento avesse provato per i cittadini di Westeros. Di bruto in quella gente esisteva solo il nome. Certo avevano dei modi un poco rozzi, ma anche i maschi dei Sette Regni mentre uscivano dalle taverne ubriachi marci sbraitavano, stupravano e sputavano volgarità. Non erano migliori degli uomini oltre alla Barriera.
« Mi dispiace per tuo figlio » disse Jon. « Se posso fare qualcosa … »
« Non sembri un Corvo giovane uomo, sei troppo gentile. Poi hai uno strano riflesso nello sguardo » replicò Rose. Fissava il ragazzo dritto negli occhi, come se potesse leggerci qualcosa dentro.
« Come fate a non sapere cosa gli è successo » indagò lui. Tormund, intanto, ascoltava quella discussione in disparte.
Rose prendeva quella situazione molto seriamente, come probabilmente facevano anche i suoi compagni. Intanto discuteva animatamente, ma non distoglieva mai gli occhi dal proprio bambino. « Sappi solo che siamo davvero in pericolo. Se puoi salvaci, portaci fuori da tutto questo. »
Per una volta, Jon si sentì responsabile della faccenda. Quella gente contava davvero su di lui. « Ho paura di non essere la persona giusta per riuscirci. »
« Tu provaci » insistette Rose.
Poco più tardi Jon e Tormund lasciarono la tenda della donna e si immersero nella confusione di Aspra Dimora. Per tutto il tempo il giovane di Grande Inverno non fece altro che pensare alle parole di Mance, a quelle di Rose e alla faccia del piccolo Tom. I bruti sembravano davvero convinti che ci fosse un pericolo lì fuori, il freddo era diventato un nemico pericoloso e il braccio congelato di Tom ne era la prova. Sembrava quasi si trattasse di magia oscura, quella specie di magia protagonista dei racconti delle septe.
« Cosa c’è? »
« E se non riuscissi a salvarvi? »
Il rosso ridacchiò, colpito e allo stesso tempo divertito dalla sua espressione. « Jon Snow che meraviglioso mistero che sei » decretò. « Ma non ti illudere, certo hai dei bei ricci ma continuerò a preferiti una bella donnona. »

Jon trascorse i seguenti giorni in giro per Aspra Dimora, come desiderava Mance, alla conoscenza del Popolo Libero. Certo si sentiva caricato di una grande responsabilità. Sembrava tutti si aspettassero qualcosa da lui. Intanto non riusciva neanche a salvare suo zio, aiutarlo a scappare insieme agli altri. Erano tutti sorvegliati a vista d’occhio.
« Perché deve essere tutto così difficile? »
La notte rimaneva spesso da solo davanti al fuoco di un tizzone acceso che, con il freddo oltre alla Barriera, resisteva poco, ma gli sembrava più intenso di qualsiasi altro fuoco. Più di una volta aveva provato a lasciare il suo nuovo uovo nelle fiamme, senza alcun motivo preciso. Sentiva che doveva provarci e semplicemente ci provava. Tuttavia il mattino seguente, con il fuoco spento, non trovava altro che una pietra fredda affondata nelle ceneri e nessun cambiamento dinanzi ai propri occhi. Eppure aveva sentito qualcosa muoversi dentro il tuorlo, non poteva essere roccia morta e basta.
Non sono un Targaryen, pensò una sera. Se c’è un essere vivo in quest’uovo di certo non risponderà a me.
Ma ci provò ancora una volta. Accompagnò delicatamente il tuorlo freddo nelle fiamme, che non bruciarono il palmo della sua mano e non lasciarono segni sulla pelle. Si sentiva quasi bene quando si avvicinava al fuoco, anche questo senza un motivo preciso.
Forse sono quello di cui parlano i bruti nelle leggende, forse posso davvero riportarli nei Sette Regni e aiutarli a scampare alla magia oscura che c’è oltre alla Barriera.
« Cosa fai qui solo soletto, Corvo? »
Jon si voltò e vide Ygritte alle proprie spalle, quindi recuperò l’uovo di drago e lo nascose in mezzo alla neve. « Cosa fai tu piuttosto? »
« Stai tranquillo, mia cara vergine. Non mordo. »
Il ragazzo si sentì irritato da tanta saccenteria e sbottò. « Ti sbagli. »
« Sicuramente » ridacchiò lei. « Ti avverto, una come me non ti capiterà spesso. Hai poche occasioni per approfittarne. »
« E se io non volessi approfittarne? » domandò onestamente Jon.
« Perché? C’è un’altra nei tuoi pensieri? »
« No, non c’è nessuna. »
« Come non crederci » commentò sarcastica Ygritte con un sorrisino saputello sulle labbra.
« L’unica donna della mia vita, per ora, è mia sorella Arya, e questa è una cosa che tu non sarai mai in grado di capire » insistette il moro. La rossa non rispose ma si mosse sedendosi vicino a lui, troppo vicino.
« Tua sorella non ti farà provare certe cose però, cose che posso farti provare io » disse e, con una mano, iniziò a percorrere il profilo della coscia di Jon. Lui strinse i denti e afferrò il braccio di Ygritte, spazzando via ogni tentazione.  
« Ho fatto un voto » replicò ostinato. Non sapeva da chi avesse preso tanta testardaggine.
« Ai Guardiani o a tua sorella? » scherzò Ygritte, riuscendo infine a strappargli un sorriso.

Qualche settimana dopo i Guardiani della Notte erano ancora trattenuti ad Aspra Dimora. Jon era libero di vagare e stava conoscendo sempre di più i bruti, che ormai si distinguevano dalle confuse leggende che circolavano su di loro. Non erano più quelle vaghe figure minacciose da cui tutelare i Sette Regni, ma degli esseri umani con delle identità e dei sentimenti come quelli che era abituato a conoscere. Un giorno aveva assistito a una lotta fra Tormund e un altro bruto di nome Rick. Jon si era preoccupato per il suo nuovo amico ma il litigio si era concluso in mezzo alle risate generali, e i due contendenti si erano salutati scambiandosi un abbraccio fraterno. Jon ne era rimasto stupito: simili litigi a Westeros si concludevano con un ferito o persino con un morto.
Si trovava bene in mezzo a loro e, giorno dopo giorno, raccontava delle impressioni a suo zio e agli amici. Benjen sembrava convinto dalle sensazioni di Jon. Anche lui pensava ormai che i bruti non fossero un vero pericolo. Invece il Lord Comandante Mormont non si lasciò convincere tanto facilmente.
« Anche se i bruti non fossero una minaccia, come faremo a convincere Re Robert ma soprattutto gli uomini del Nord? Sono troppo diffidenti nei loro confronti » diceva.
Insomma non sembrava esistere una soluzione reale e, intanto, il tempo passava e Ygritte si avvicinava sempre di più a Jon. Il ragazzo si chiedeva se ci fosse qualcosa sotto o se lei si fosse interessata a lui perché voleva raggiungere Westeros. I suoi amici avevano notato quella vicinanza e si erano preoccupati per Jon, per i suoi voti ai Guardiani della Notte, perché Ygritte era una bruta e sembrava spietata. Insomma non c’erano motivi per fidarsi di lei.
« Stai attento Jon » gli ripeteva spesso Ed.
« Sapete che io adoro stare in compagnia delle ragazze, ma quella lì non mi piace » diceva Sam.
Grenn era dello stesso avviso dei compagni. « Ricordati dei voti Jon. »
« Soprattutto non rimanere solo con lei » terminava Pyp.
Le filippiche dei suoi amici si rivelarono inutili e Jon si sentì terribilmente in colpa nei loro confronti. Una notte Ygritte si infilò sotto alle coperte e gli si strinse contro. Un poco per il freddo, un poco per il desiderio Jon cedette. Dimenticò il Nord, i voti e i suoi amici. E fece sesso con lei. Non fu l’unica volta. Ygritte non lasciava che si affezionasse: terminato il sesso ogni notte se ne andava e il mattino seguente Jon si risvegliava da solo e con i sensi di colpa. Fino a quando non si decise a raccontarlo a suo zio.
« Jon » mormorò Benjen con occhi afflitti. Si sentiva responsabile per il nipote e colpevole di essere il motivo del suo viaggio oltre alla Barriera.
« Lo so, ho infranto i voti e mi dispiace tantissimo. »
« Diavolo ai voti, diavolo i Guardiani della Notte » sbottò Benjen lasciando il giovane di stucco. « Io penso a te, penso tutti i giorni a te. Io e i tuoi amici vogliamo che tu stia attento, quella ragazza è senza scrupoli. »
« Zio ti giuro che starò attento. Sarò prudente. »
« Jon sei il mio adorato nipote, il mio nipote preferito. Se ti accadesse qualcosa io non mi darei pace. »
Jon abbracciò Benjen, anche se suo zio non poteva ricambiare il gesto, incatenato com’era. « Zio » sussurrò. « Da oggi in poi cercherò di non ricascarci. »
Benjen Stark si allontanò per guardare il ragazzo negli occhi. I suoi di certo erano colmi di affetto e orgoglio. « Bravo il mio ragazzo, e smettila di startene ogni notte da solo vicino ai falò. Cosa combini? »
Jon deglutì e borbottò un « Nulla. »
Lo zio ridacchiò immerso in chissà che ricordi. Il suo sguardo vagò lontano nella memoria e richiamò un tempo passato. Jon avvertì una dolorosa nostalgia mentre Benjen gli diceva: « Sai, mi ricordi tanto mia sorella Lyanna. E allo stesso tempo non mi ricordi nessuno della nostra famiglia. »
« Forse perché siamo diversi » constatò il ragazzo. Non era un pensiero neonato, ma un pensiero maturo e ben radicato nelle sue convinzioni.
« Cosa dici Jon? Tu sei uno Stark. »
« In parte è vero. Tuttavia non mi sono sempre sentito a casa sai? Era difficile con te via e con Lady Catelyn che mi trattava male, che allontanava Robb e Arya, gli unici che mi capivano. Rimanevo spesso solo. Credimi mi piace stare solo e mi piace riflettere, ma non quando avrei bisogno di un padre che mi dia una pacca e mi dica che sono suo figlio. Non me l’ha mai detto. Tuo fratello mi ha sempre trattato in maniera diversa da Robb, non ha mai pensato di darmi il vostro cognome. Certe volte vorrei sentirmi più desiderato in un posto che dovrebbe essere casa mia. » Jon aveva urlato così forte che alcuni, se non tutti i presenti, si erano voltati verso di lui e ora sembravano turbati. Il ragazzo si girò imbarazzato e si nascose alla loro vista.
Il più stupito di tutti però fu suo zio. « Accidenti, non hai mai parlato così tanto » disse senza riuscire a soffocare una risatina. Jon rise a sua volta.
« Sai che non mi piace parlare » gli ricordò.
« A volte mi chiedo davvero tu da chi abbia preso. »
Nei giorni seguente fece come gli aveva detto suo zio. Allontanò Ygritte, smise di accostarsi ogni notte alle fiamme e di cercare cosa non sapeva neanche lui. Fu da allora che il mondo di Jon iniziò a precipitare.
I drammi iniziarono quando Mance scelse di lasciarli andare. Inizialmente Jon e i suoi amici pensarono che ci fosse qualcosa sotto, ma in realtà il capostipite del Popolo Libero sembrava davvero intenzionato a liberarli senza chiedere nulla in cambio. La decisione di Mance suscitò scalpore nella sua gente, alcuni pensarono che fosse impazzito e Ygritte arrivò persino a gridargli contro davanti a tutti.
« Mi conoscete, sono un visionario e credo che debba andare così »
Jon era stupito, però mai quanto il Lord Comandante, che ringraziò il capo dei bruti. Mance li fece liberare e gli spiegò come tornare alla Barriera. Jon abbracciò Tormund e, prima di partire, prese il proprio uovo. Salutò Rose e i suoi figli, altri uomini che aveva conosciuto e Mance. Pensò di salutare anche Ygritte ma quest’ultima gli lanciò un’occhiata assassina.
« Quindi scappiamo via e basta? » domandò Sam a Mance.
« Sono io che scelgo di lasciarvi andare, non siete voi a scappare » spiegò il bruto. « Non posso spiegare queste sensazioni, posso solo dirti che sono come visioni e che spesso funzionano. »
La discussione si concluse lì e Jeor Mormont salutò Mance. « Alla prossima amico bruto. »
« A presto Lord Corvo. »
Prima che se ne andassero, però, Ygritte li raggiunse sulla collina. Sam indietreggiò spaventato e si andò a nascondere, mentre Pyp e Grenn si posizionarono davanti Jon a braccia conserte, con fare protettivo.
« Cosa vuoi? » domandò Eddison, a nome di tutti.  
« Fammi indovinare Jon Snow » pronunciò il secondo nome con disprezzo, « ti sei scopato anche Mance oltre me? »
La rossa sorrise vittoriosa dinanzi alle facce sconvolte dei Corvi, mentre Jon digrignò i denti e il Lord Comandante roteò gli occhi esasperato. « Farò a finta di non aver sentito. »
Ygritte si avvicinò a Jon. « Adesso il tuo caro Lord Comandante sa che te la sei spassata con me e che hai infranto i voti. »
« Jon » chiamò Sam. « Dobbiamo partire. »
« Mance è uno sciocco e pagherà per quello che ha fatto » disse Ygritte con faccia rabbiosa, prima di voltarsi e andarsene.

In un primo momento Jon non si preoccupò della minaccia di Ygritte ma, in seguito, il pensiero di Mance in difficoltà gli trafisse il cuore e smise di camminare. « Fermi tutti » gridò. I compagni di viaggio si fermarono e si girarono verso di lui, confusi. « Mance ci ha aiutati. Non possiamo sparire e farci gli affari nostri, avete sentito cosa ha detto Ygritte. » Sperava di richiamare almeno il senso di dovere dei Guardiani.
« Ragazzo quella bruta è una sbruffona » replicò Jeremy.
« E se invece avesse davvero intenzione di uccidere Mance? Dov’è finito il vostro onore? »
« Jon ha ragione» intervenne Eddison. « Ryder ci ha salvati, non possiamo far finta di non aver sentito cosa ha detto Ygritte. »
« Scherzate? Siamo stati rilasciati per pura fortuna e voi avete intenzione di tornare indietro? » domandò Satin a braccia conserte.
« Non ci aspettavamo un gran senso della morale da un ladro » borbottò Sam. Satin gli sbuffò contro.
« Mettiamola ai voti » propose Pyp. « Io sto dalla parte di Jon. »
Anche Grenn si schierò con Jon. « Io dico che possiamo fare un gesto onorevole una volta tanto. »
« Io penso che dovremo tornare dai nostri compagni finché siamo in tempo » insistette Jeremy Rykker.
« I nostri presunti compagni ci hanno tradito, i bruti invece ci hanno aiutati » replicò Benjen che invece era totalmente a favore di suo nipote. Il Lord Comandante intanto ascoltava e valutava in silenzio.
« Fermi tutti » Ed li interruppe bruscamente. I Corvi ammutolirono. « Dove si è cacciato Jon? »

Come previsto, Ygritte si intrufolò nella tenda di Mance e gli puntò una freccia contro. Invidiava il suo ruolo e odiava il fatto che tutti stimassero un uomo debole. « Guarda quanto sei debole » disse mirando al cuore. « Davvero, guardati. »
Mance rimase seduto e calmo, il vecchio uomo flemmatico che tutti conoscevano. « So di non esserti mai piaciuto Ygritte » mormorò « e so che vorresti il mio posto. »
« Non ti ho scelto io come capo. » Era pronta a scoccare e a infilzare il capo della sua gente.
« Mi ha scelto il nostro Popolo. »
« Nostro? Il mio, vorrai dire. Tu sei cresciuto in mezzo ai Corvi, io sono una di loro. »
« Eppure preferiscono me, si fidano di me e questo ti da molto fastidio. »
La corda dell’arco si fece ancora più tesa, pronta a lasciar andare quella freccia che avrebbe pregiudicato la fine di Mance. « Non ha importanza perché oggi morirai. »
« Ferma » gridò. Jon piombando appena in tempo nella tenda. La rossa provò a colpirlo ma lui fu più veloce e, in un movimento fulmineo, aveva puntato una lama alla gola di lei. La ragazza provò a divincolarsi ma i compagni di Jon e alcuni uomini liberi erano ormai entrati nella tenda. Tormund afferrò Ygritte per i polsi e la costrinse a mettersi seduta.
Mance invece fissava il ragazzo di Grande Inverno con stupore e meraviglia. « Tu mi hai salvato » sussurrò.
Jon gli fu subito vicino. « Stai bene Mance? »
« Tu non sei un ragazzino o un Corvo Jon Snow, tu sei un eroe e un uomo d’onore. » Benjen e il Lord Comandante aiutarono il bruto a rimettersi in piedi. « Tu Ygritte, invece, per il crimine grave di alto tradimento sei condannata a bruciare. »

Quella notte i Guardiani non se ne andarono ma rimasero a partecipare alla giustizia dei bruti. Tanti degli abitanti oltre alla Barriera si erano radunati davanti alla pira. Ygritte, fredda e granitica come sempre, era stata legata al tronco centrale e aspettava che Mance accendesse il fuoco. Jon invece se stava lì in piedi fra suo zio e il suo nuovo amico Tormund.
« Non ti saremo mai abbastanza grati per aver salvato Mance » gli disse il rosso. La sua ammirazione per il giovane Snow era ormai salita più in alto delle stelle. C’era una luce dentro il cuore di Jon che brillava e illuminava chi gli stava vicino. Era un cuore buono e malinconico.
« La bruceranno viva » osservò il ragazzo con voce piatta e meccanica. La sua osservazione rattristì Benjen Stark. Stimava davvero suo nipote, così diverso da chiunque altro.
« So che sei triste e questo rende ancora più magnifico il salvataggio che hai fatto » ammise Lord Stark. « Tuttavia giustizia e legge devono fare il proprio corso. »
In seguito Mance iniziò un discorso che Jon non riuscì a sentire, afferrò una torcia e diede fuoco alla pira. Accadde tutto così velocemente ma Jon, quando sentì Ygritte strillare, fu ancora più veloce degli eventi: prese un arco e scoccò una freccia nelle carni della bruta, pur di evitare che soffrisse. Mance guardò il ragazzo con una faccia indecifrabile mentre Ygritte moriva di una morte rapida e indolore.
« Sei stato nobile Jon e sono molto orgoglioso di te » sussurrò Benjen. Era convinto che suo nipote fosse accanto a lui, infatti provò a circondargli il busto con un braccio. Tuttavia toccò il vuoto. Jon non era più lì. Anzi si avvicinava rapidamente alle fiamme della pira. « Nipote, dove vai? »
« Jon » urlò Sam provando a corrergli dietro.
Ma Jon fu più veloce: ignorò i richiami di suo zio e gli strilli disperati degli amici, e si immerse nelle fiamme. Non aveva troppo caldo, non bruciava. Sempre più emozionato e ipnotizzato, affondò dentro il rosso del fuoco che gli lambiva il corpo e, con una mano, continuò a tenere ben stretto il suo uovo di drago.
Non c’era un motivo preciso in tutto ciò. Si muoveva per intuizione, sensazione. Non sapeva neanche cosa potesse ottenere ma era convinto di ciò che stava facendo. I suoi vestiti presero a bruciare e presto si sentì completamente nudo, mentre il tuorlo nella sua mano fremeva e scricchiolava.

Il mattino seguente un’intera orda di bruti si era radunata attorno alla pira ormai spenta. Mance se ne stava lì, in piedi e fissava il punto in cui era sparito Jon poche ore prima. Il fuoco era stato sostituito da una fumata grigia che saliva in abbondanza. I Guardiani, compreso il Lord Comandante, avevano dormito sopra il terreno freddo. Benjen Stark non capiva il gesto di suo nipote, ma Eddison aveva assicurato che Jon ne sarebbe uscito incolume e i Corvi si erano fidati di lui. Improvvisamente Ed si alzò e si diresse, con il proprio mantello in mano, verso il fumo grigio.
« Eddison Tollett! Dove hai intenzione di andare? » sbottò il Lord Comandante.
« Porto una coperta a Jon » disse semplicemente, prima di sparire in mezzo al fumo grigio che saliva dai resti del rogo.
« Dovremmo andarci anche noi? » domandò Sam, sconcertato e timoroso.
« Aspettate » intervenne Grenn « riesco a vedere qualcosa. »
Il fumo era in abbassamento, tanto che ormai si riusciva quasi a vedere attraverso. Mance e i Corvi iniziarono a camminare verso il centro della pira. Presto il resto dei bruti li seguirono e arrivarono a formare un cerchio attorno a due figure. Benjen Stark e Mance furono quelli che si avvicinarono di più e, di conseguenza, i primi a vedere. Sam vide soltanto Benjen sussultare e si alzò in punta di piedi per sbirciare.
Seduto a terra, Jon era coperto dal mantello di Eddison e ora stringeva qualcosa tra le braccia. Non aveva una ferita, nessuna ustione, nessun segno di bruciatura. Mance e Tormund furono invece i primi a inchinarsi, e fu allora che gli altri Guardiani videro il drago. O meglio, il piccolo drago. La creatura si era arrampicata sulle spalle di Jon e si era eretta su due zampe emettendo degli strani suoni dalla bocca.
Gli uomini del Popolo Libero si inchinarono. Persino Tom, il figlio malato di Rose, era uscito dalla propria tenda e si era messo in ginocchio. Avevano trovato il Salvatore.
Tutti i presenti si resero conto di quanto fosse straordinario ciò che stavano ammirando con i propri occhi. Un uomo comune, anzi un bastardo, era entrato in una pira infuocata e ne era riuscito incolume. Anzi, con un drago in grembo, una creatura che credevano scomparsa da secoli.
Benjen Stark deglutì e, con il corpo fragile come un sussurro nel vento, cadde in ginocchio davanti a suo nipote. Non si accorse neanche di Jeor Mormont che, poco dietro, aveva imitato il suo gesto.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Believer98