Fanfic su artisti musicali > Arctic Monkeys
Segui la storia  |       
Autore: emrys_    27/12/2018    2 recensioni
La prima canzone dei DriveShaft venne rilasciata esattamente otto anni fa. "Doomsday" invase la scena musicale inglese spodestando band ben più famose di quella composta dai quattro originari di Portsmouth. Forse il successo fu dovuto, in parte, allo scandalo che accompagnò l'uscita del loro primo album: "Pauper Lunatic". Ciò non toglie che ad oggi i DriveShaft rappresentino una pietra miliare nella storia della musica britannica.
Noi di MTV vi proponiamo una compilation dei loro brani più celebri con tanto di introduzioni tratte direttamente dagli appunti, scritti di proprio pugno, della cantante Ophelia Withmore, appunti annotati in un moleskine blu che di recente è stato venduto ad un'asta per la bellezza di 5.300 sterline.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Traccia 5

Traccia 5

 

26 Dicembre

Dogs days are over – 3.45

 

Helders si sedette di fonte a me. Le mani intrecciate sul tavolo.
-Lo sai perché sono qui?-

“Happiness, hit her like a train on a track
Coming towards her, stuck still no turning back
She hid around corners and she hid under beds”

-No- risposi beffarda.
Helders sbuffò. Aveva capito che non sarebbe stato facile convincermi. Lo avevo evitato fino a che avevo potuto, ma questa volta mi aveva fregato.

“She killed it with kisses and from it she fled
With every bubble she sank with a drink
And washed it away down the kitchen sink”

-Lyla. Questo, non è sano. Per nessuno dei due-
-A te cosa importa?- No. Non sarei caduta senza combattere. Non avrei permesso a nessuno di rubarmi l’unica cosa bella che mi è capitata in questa vita ingrata.
-Vi state facendo del male-

“Happiness hit her like a bullet in the back
Struck from a great height
By someone who should know better than that”

Mi alzai e andai verso la porta. La aprì e feci cenno con la testa perché Helders se ne andasse. Matt si alzò sconsolato, mentre io mi accesi una sigaretta. Si fermò davanti a me e mi guardò dritto negli occhi. –Ha bisogno di te- sentenziò.
Lo investì con una folata di fumo –Che me lo venga a dire-

“The dog days are over
The dog days are done”

 

 

Dovetti farmi spazio tra la calca per raggiungere il bar e venni letteralmente buttata contro il bancone. River, il barista, con un'occhiata capì che necessitavo ardentemente di alcool.
-Tutto bene Lyl?- domandò passandomi uno shortino di tequila seguito dal del sale e una fetta di lime.
Inghiotti il contenuto del bicchiere e lo sbattei violentemente sul bancone -Te lo dico dopo un paio di questi- risposi.
Quella sera il Viper era pieno e visto che avrei dovuto suonare nel giro di quarantacinque minuti sarei dovuta essere felice, ma la mia latente misantropia e l'umore pessimo non aiutavano.
River mi servì subito, guadagnandosi delle occhiatacce da parte di altri clienti che probabilmente stavano aspettando di essere serviti da molto prima di me. -Non avrai l'ansia da palcoscenico- scherzò facendo l'occhiolino in direzione di una ragazza che si sciolse sul bancone.
Tipico.
River e Liam facevano a gara quando si parlava di ragazze e anche se io, personalmente, preferivo Liam, sembrava che River fosse in vantaggio quella sera.
Saranno stati gli occhi azzurri, il fisico scolpito e i folti capelli biondi, eh?
-Lyl!- tornai in me e feci uno scatto indietro spaventata dalla mano che River mi stava sventolando davanti alla faccia -C'è troppa gente stasera- disse indicando con un cenno del capo verso la calca di persone che si spingevano sul bancone per attirare la sua attenzione -vieni dietro e serviti da sola-
Scavalcai il mobile di legno appiccicoso e dopo essermi servita un Vodka&Lemon decisi di dare una mano a River, tanto per far passare il tempo e tenermi occupata.
O meglio, dovevo tenere la mia mente occupata.
E nascondermi da Liam.
Era dalla mattina che lo evitavo. Non avevo voglia di rispondere alle sue domande, di spiegargli perchè non avevo fatto nessuna foto e non avevo intenzione di dirgli che c'era la possibilità che io e Turner ci rivedessimo.
Non avevo voglia di fare niente, volevo essere lasciata da sola a pensare, ecco. L'uscita del giorno prima mi aveva stremata. Non fisicamente, ovvio, ma mentalmente. Tenere il passo della mente di Turner era come correre dietro ad un motociclista. Continuavo a ripassare i nostri discorsi, mi chiedevo se avessi detto qualcosa di strano, se ero sembrata una sciocca... continuavo a pensare a lui, insomma.

L'euforia del dopo appuntamento mi aveva tenuto compagnia per tutta la notte, ma poi quando la mia mente parve superare la sbronza da Alex Turner, avevo cominciato a chiedermi se davvero ci saremmo rivisti. Sì, mi aveva detto che gli sarebbe piaciuto sentirmi cantare e io gli avevo parlato del Viper, ma questo non significava niente, no? Ero di cattivo umore perchè una parte di me sperava di vederlo comparire in mezzo a quelle persone. Mi ero anche immaginata la scena: io cantavo sul palco, all'improvviso un guizzo di sigaretta ed eccolo lì. Nel centro esatto della sala che mi guardava con quel suo sorriso da lupo.
Odiavo quella sensazione, quella speranza. Non volevo crearmi delle aspettative, ma il problema delle aspettative è proprio quello. Loro si creano da sole, che tu lo voglia o no.
-River!- La voce di Liam si distinse da quelle concitate dei clienti e nonostante non l'avessi visto, istintivamente mi abbassai dietro al bancone.
No, proprio no. Non potevo evitare di sperare di vedere Turner, ma potevo evitare Liam e quello era già un buon inizio.
-Liam! non sarai venuto a rubarmi la compagnia spero- Non vidi a chi River si stesse riferendo, ma sentii chiaramente una risatina femminile.
Roteai gli occhi al cielo.
-Ah, ah. Senti... hai visto Lyla?- Trattenni il respiro e diedi un colpo al polpaccio di River. Il barista si guardò intorno.
-Direi proprio di no, mate-
-Se la vedi mandala da me, okay?-
-Sarà fatto!- River si esibì in uno strano saluto militare, mettendo in mostra il suo bicipite scolpito. Giuro su Dio di aver sentito delle ragazze sospirare.
Feci per rialzarmi, ma River mi mise una mano in testa e mi spinse giù di nuovo.
-River, per quella cosa...-
-Adesso sono impegnato, mate-
-Capisco...-
-Ci troviamo alla fine del vostro spettacolo, che ne dici... riesci a resistere?-
-Ci proverò-


La mano che prima mi aveva spinta ora mi stava aiutando ad alzarmi.
-Me ne devi una- m'informò River mentre preparava un cocktail.
-Ah sì?-
-Certo! Ho dovuto mentire ad un mio amico... e lo sai quanto io detesti mentire-
-Ma se sei un bugiardo patentato!- sbottai dandogli una gomitata giocosa sul braccio. Lanciai un'occhiata sul palco e vidi Charlie intento a sistemare la batteria: tra poco toccava a noi.
Feci per andarmene, ma tornai sui miei passi -Cos'è quella cosa di cui parlava Liam?- chiesi. Non sono mai stata un'impicciona. Ho sempre pensato che se qualcuno volesse dirmi qualcosa lo avrebbe fatto, ma quel parlare criptico del mio chitarrista mi aveva incuriosita.
A cosa doveva resistere?
-Sei ancora troppo giovane, Lyl- sbuffai rumorosamente e River mi sorrise.
-Ho capito- dissi alzando le mani al cielo -tu e Liam fate tanto i playboy, ma in realtà ve la intendete, non è così?-
Un brusio ed una serie di sguardi allarmati accompagnò la mia uscita mentre River cercava di convincere le sue numerose ammiratrici, che no, non era gay e che si, tra poco finiva il suo turno.

I fari del palco mi accecarono completamente. Non vidi altro che una massa nera e deforme al posto di quello che doveva essere il pubblico. La tequila in circolo stava facendo il suo lavoro, cantavo, ma soprattutto non pensavo a niente. Le parole uscivano in automatico, tanta era la forza dell'adrenalina che mi stava facendo esibire. Non ricordo le mezze frasi che dissi tra una canzone e l'altra. Quando mi esibisco la mia testa si spegne e regredisce ad uno stato primordiale. La mente fa ragionamenti semplici e c'è spazio per una sola emozione alla volta: quella della canzone.
Con un salto scesi dal palco. Nonostante la mia mente fosse troppo concentrata per fermarsi a pensare i miei occhi non avevano altrettanti impegni ed avevano vagato per tutta la sala alla ricerca di lui.
Sorrisi amara e mi morsi l'interno della guancia. Che stupida ragazzina ero! Che cosa mi aspettavo poi? Che si presentasse al Viper con un anello e mi portasse via sulla sua costosissima macchina nera?
Feci un cenno a River che ora era molto meno indaffarato di prima, e mi presi una birra dal frigo del bar.
Cazzo.
Solo quando cantavo non pensavo a quel coglione di Turner, ma per certo non potevo cantare tutta sera e per i giorni a venire. Quello stronzo mi aveva fregato per bene.
-Faccio venti minuti di fila per un drink e poi arrivi tu ti prendi la birra come se niente fosse.-

Per poco non mi strozzai.


Era lì. Davanti a me. Col suo sorriso sornione e la faccia da sberle. Sentì un forte calore diffondersi nel petto. Come se una bomba mi fosse scoppiata sullo sterno e l'onda d'urto si fosse diffusa per tutto il corpo facendosi terra bruciata intorno.
Mi imposi di non fargli intendere quello che mi stava facendo la sua sola presenza.
-Cos'hai preso?- domandai cercando di guardare dentro il suo bicchiere. Turner avvicinò il cocktail alla mia bocca e mi fissò negli occhi sfidandomi.
Sorrisi.
Avvolsi la cannuccia con le labbra e presi un sorso senza mai staccare gli occhi dai suoi.
La sua espressione era un misto tra il compiaciuto e l'affamato. Porco.
-Gin&Tonic- mi informò -lo prendo quando ho bisogno di sentirmi.... Supersonic-
Deglutii e storsi il naso -Troppo amaro per me-
-Non sarai una da beveroni colorati e pezzi di frutta-
-È un vizio di tutte le donne-
-Non tuo-
-Perchè... non sono una donna?-
-Perchè non sei tutte-
-Ne sei sicuro?-
-Non sarei qui, altrimenti-
Abbassai lo sguardo. Come faceva ad usare sempre le parole giuste non lo sapevo, ma Turner poteva dire la cosa più banale nel migliore dei modi oppure la cosa più dolce nel peggiore. Quando parlavo con lui mi sentivo come se stessi duellando con un cavaliere. Le nostre voci due spade e le nostre frasi i fendenti. Eppure, ogni volta che Turner arrivava sul punto di scagliarmi il colpo finale si bloccava mi dava il tempo di reagire e ricominciavamo da capo.
Non voleva far finire il suo giochetto.
-Bè... neanche tu mi sembri tipo da Gin&Tonic- sussurrai con un cenno al bicchiere. Turner sollevò un sopracciglio incuriosito così continuai. -Non è abbastanza tormentato come drink-
-Cosa intendi?-
Mi avvicinai a lui e gli poggiai una mano sul collo per far sì che abbassasse la testa verso di me. Gli accarezzai il collo col naso e parlai soffiandogli sul lobo dell'orecchio -Ti vedo seduto al bancone con lo sguardo perso, una bottiglia di whiskey di fianco, mentre giocherelli col ghiaccio dentro al bicchiere vuoto-
-Come un eroe romantico- commentò
-Romantico sì, sull'eroe c'è da vedere-
Si allontanò da me e mi sorrise tenendo gli occhi fissi nei miei. Era una cosa che faceva sempre, quell'insistente contatto visivo, come a volermi ipnotizzare. Sembrava fossero due ancore che mi tenevano legata a lui, costantemente.
Espirai rumorosamente, da quanto tempo ci stavamo guardando negli occhi senza dire niente? Mi ricordai di dov'eravamo: al Viper. Mi ricordai che aveva mantenuto la sua promessa di venire e mi riempii di orgoglio. Il motivo per il quale Alex Turner si era interessato a me rimaneva un mistero, ma lui voleva me ed era questo che mi importava.
Presi un sorso dalla mia birra e mi crogiolai al pensiero. Feci il giro del bancone per trovarmi faccia a faccia col mio splendido tormento.
-Alla fine sei venuto- dissi squadrandolo da capo a piedi. Era vestito come al solito: jeans, maglia nera e giacca di pelle. Niente di particolare, anzi metà dei ragazzi all'interno del locale erano vestiti come lui, nonostante questo, Turner risaltava. Credo fosse una questione di aura. Si portava dietro il tormento del cantautore, gli occhi scuri sempre attenti, profondi e neri come la sua anima.
-Questo non l'avevamo appurato cinque minuti fa?- domandò.
-Facciamo del sarcasmo, vedo- Infilò una mano nei miei capelli e segui con lo sguardò mentre questa scompariva nella massa nera. Istintivamente mi avvicinai a lui e strinsi i lembi della sua giacca tra le mani.
-Da quanto sei qui?-
-Se vuoi sapere se ti ho sentita cantare, chiedimelo-
Deglutii a vuoto. Il suo tono era brusco, ma non volutamente offensivo. Sembrava sovrappensiero. Continuava a guardarmi il viso, ogni sfumatura nei miei occhi veniva catturata dai suoi. Mi sentivo studiata, anzi.... Ammirata. Turner aveva forse l'intenzione di imparare a memoria il mio viso?
-Mi hai sentita cantare?- la voce mi uscì sommessa e piccola. La sua espressione assorta cambiò subito e mi guardò come si guardano delle belle rose.
-Si-
-E?-
-Vale così tanto la mia opinione?- alzai un sopracciglio senza capire.
-Sei un cantate famoso- gli ricordai.
-Solo per quello?-
Alzai le mani in segno di resa -Sarò anche un po' ubriaca, ma stasera sei indecifrabile, Turner- 
Lui scoppiò in una risata infantile e mi prese entrambi i polsi portandosi le mie mani intorno al collo. Sorrideva ancora quando con la bocca a pochi centimetri dalla mia e la testa inclinata mi parlò.
-Andiamo in un posto meno.... affollato?- soffiò guardandomi le labbra come se volesse morderle.
Sentii chiaramente il mio cuore accelerare ed annui visto che ero incapace di parlare.
Guardavo lui, ma lui non guardava me. Fissava la mia bocca, sembrava indeciso. Avevo lo sguardo di chi sarebbe stato pronto a strapparmele a morsi, ma le sue mani sui mie fianchi erano così delicati da farmi credere che si, mi avrebbe mangiato, ma di baci.

-Quindi? Sei tu quella autoctona- mi disse dandomi un buffetto sul naso.

Scossi la testa, riprendendomi dalla trance entro cui ero caduta.

-Di qua- gli presi la mano e me lo portai dietro. Ancora non mi capacitavo di come nessuno si fosse accorto della sua presenza, ma in fin dei conti, il locale era pieno zeppo di gente, per lo più ubriaca, ed essendo lui diventato una specie di icona della moda, tutti i ragazzi del Viper avevano il suo stesso taglio di capelli, i suoi vestiti, insomma; quasi tutti volevano essere lui.

Certo, loro non avevano quella mano sottile e calda che stavo stringendo ora. Quella mano che emanava scariche elettrice. Turner era un mondo ed io il suo satellite, la forza che mi attraeva a lui era troppo forte per resistervi.

Trascinai Alex sul retro, essere una musicista a volte ha i suoi vantaggi. Avevo intenzione di uscire per la porticina subito dietro al palco, quella da dove entravano le band. La porta dava su un piccolo viottolo poco illuminato, utilissimo quando si doveva fuggire dai fan più “calorosi”. L’unica pecca, era che per raggiungere quella porta, dovevamo passare per il camerino. Ovviamente, stavo pregando ogni divinità esistente perché Liam non fosse nei paraggi.
Spalancai la porta del camerino –Dove hai parcheggiato?- domandai entrando, ma con la testa voltata verso Turner.


Capì subito che qualcosa non andava, quando lo vidi irrigidirsi. Si bloccò sull’entrata e guardava fisso davanti a sé. Una morsa di nervosismo mi chiuse lo stomaco e mi girai per seguire il suo sguardo.
Non l’avessi mai fatto.

Vidi River, Liam e la sua rossa seduti attorno ad un tavolo nero. Candace era ancora china sulla superficie piana e nera del mobile, mentre i due uomini erano accasciati sulle sedie, come se le loro spine dorsali fossero state di carta. La superficie scura del tavolino rendeva tutto ancora più ovvio.
Dopotutto, il bianco risalta sul nero.
-Liam!- strillai, ma non avevo voce. Il trio scattò sull’attenti, ma erano troppo fatti per reagire normalmente. Candace scoppio a ridere, seguita a ruota da Liam. River invece mi corse incontro inciampando. Lo guardai con la stessa compassione con cui si guarda un animale ferito
-Lyl, vieni! Ce n’è anche per te!-
-Cosa state facendo Liam?- Domandai incredula.
-E dire che ti facevo più intelligente- Rimasi senza parole. Nel frattempo River mi aveva raggiunto e mi stava abbracciando.
-È tutto okay, Lyla. Solo un piccolo sfogo, niente di serio- il biondo mi carezzava i capelli come si farebbe con una bimba che aveva appena avuto un incubo. Mi staccai da lui come se stesse andando a fuoco. Feci due passi indietro e andai a sbattere contro Turner, che non si era ancora mosso.
Mi girai di scatto verso di lui, gli occhi ormai pieni di lacrime che non volevo, non potevo far uscire.
-Alex...- mormorai.
Turner mi prese la mano e partì diretto per la porta.
River intanto stava accampando scuse su scuse, ma non lo stavo a sentire. -Basta frignare Lyla! Questo è il mondo dell’arte, devi accettarlo. Questa è la vita vera!-
Probabilmente l’arringa di Liam sarebbe andata avanti ancora per molto, non fosse che Turner aveva sbattuto la porta e ora mi stava trascinando per il viottolo sul retro del locale.
Nessuno dei due disse nulla fino a quando non arrivammo davanti alla sua macchina. Mi fece salire e guidò fino a casa mia senza nemmeno chiedermi l’indirizzo. Probabilmente se l’era fatto dare dal suo autista.
Mi resi conto di essere a casa, solo per Turner, che era sceso e aveva fatto il giro della macchina, mi aveva aperto la portiera e aspettava.
Lo guardai e scesi dalla macchina. Riconobbi la mia palazzina. Mi girai verso di lui e all’improvviso cominciai a piangere come una bambina.
Turner fu rapido. Mi strinse in un abbraccio. Mi aggrappai alla sua giacca e nascosi il viso contro il suo petto.
-Non piangere per chi non ha abbastanza amore nemmeno per sé stesso, bambolina-
Ora, non so dire cosa sia stato: la sua voce calda, le sue parole sagge, ma smisi mi piangere, lo guardai negli occhi e con voce flebile dissi:
-Non lasciarmi da sola stanotte-

 

Ciao a tutti!

Mammamia, sono tornata, dopo 5 anni! 5 anni ci credete? Ogni tanto questa storia mi tornava in mente e pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto continuarla, poi mi dissuadevo e mi dicevo, ma a cosa serve, ormai è passato tanto tempo… però oggi ho trovato il capitolo che avevo preparato nel lontano 2015 e mi sono detta, sai cosa? Il capitolo c’è, gli appunti anche, so come la storia deve procedere e finire, allora, bè, perché no?
Quindi eccomi qui! Spero di trovare ancora un posticino nelle vostre letture e che il mio stile non sia diventato scadente dopo tanti anni di fermo!

Un saluto a tutti J

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Arctic Monkeys / Vai alla pagina dell'autore: emrys_