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Autore: milly92    29/12/2018    1 recensioni
“Io sono Alice, piacere. La mediatrice culturale”.
“La che?”.
Offesa, feci una smorfia: il mio era un mestiere come tanti, non di certo uno di quelli super fighi con il titolo tradotto in inglese giusto per sembrare ancora più irraggiungibili.
“La me-dia-tri-ce culturale” rispiegai pazientemente.
“Ah, mediatrice! A causa del viaggio sto così fuso che avevo capito meretrice, ecco perché ero confuso” ridacchiò, con un palese accento romano. “Salvatore, comunque. Piacere. Faccio questo mestiere da cinque anni e non ho mai sentito parlare di una mediatrice nel team!”.
“E’ un’eccezione, oltre agli inglesi ci sono gli spagnoli e l’azienda aveva bisogno di una traduttrice. Diciamo che è un esperimento... Scusami comunque, mi sono bloccata nel bel mezzo della strada perché ho appena ricordato di aver dimenticato l’adattore e il mio cellulare è appena morto”.
“Azzò, sei perspicace, Alice la Mediatrice. Spero non dimentichi le traduzioni delle parole così come dimentichi le cose essenziali”.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Day 10: From Belfast with wine

Day 10: From Belfast with wine

Il sabato mattina ci ritrovammo catapultati in pullman ancor prima delle otto del mattino per poter fare il check in in hotel verso le dieci e iniziare le escursioni della giornata per le undici.
Ero assonnata come non mai, iniziavo a sentire pesantemente la stanchezza di dieci giorni di lavoro sulle spalle anche se per fortuna lo ero di meno rispetto all'anno prima, abituata com'ero a mantenere i ritmi assurdi delle giornate lavorative a Milano.
Per questo dormii per tutta la durata del viaggio senza nemmeno dovermi sforzare, crollai appena seduta senza nemmeno sentirmi infastidita dalle urla dei group leader che imponevano ai ragazzi di stare seduti e allacciare le cinture.
Essendoci poco traffico, riuscimmo ad arrivare alle dieci meno un quarto e, in uno slancio di furbizia, vedendo che il resto dello staff si stava sforzando di far fare ai ragazzi un ingresso ordinato e decoroso, corsi nella hall e mi presentai a Patricia, la dipendente con cui avevo parlato fin troppo per organizzare il tutto.
Mi feci dare la chiave della stanza e feci segno a Maurizio di seguirmi quando ormai tutti erano entrati.
"104, eccoci qui" esclamai, dopo aver percorso varie stanze al primo piano.
Quando aprimmo la porta ci ritrovammo davanti ad una stanza fin troppo luminosa, dalle pareti bianche con il piumone marrone scuro che contrastava con l'ambiente chiaro e il gigantesco letto matrimoniale che avremmo condiviso.
"Da che parte preferisci dormire?" chiesi, con falsa aria disinvolta.
"E' uguale".
"Ok, mi prendo il lato a destra se per te va bene".
"Certo".
Ci guardammo, poi come se nulla fosse tornammo ad occuparci dei nostri bagagli.
Dall'uscita a Temple Bar le cose tra noi erano un po' diverse visto che non sembravamo a nostro agio, dopotutto io ero letteralmente scappata via dopo che mi aveva fatto un semplice complimento e poi avevo fatto finta di niente.
Mi avviai verso il bagno e notai che non era male, era pulito ed era pieno di prodotti omaggio.
"Poi magari ci organizziamo per gli orari del bagno" dissi, giusto per fare un po' di conversazione visto che quel silenzio morto tra noi sembrava decisamente innaturale.
"Sì, sì, vai prima tu, io sono rapido, non ci sono problemi. Ora scusami ma mi cercava Gabriele, vado a vedere che vuole, ci vediamo nella hall per l'escursione?".
"Certo, ciao".
Seguii con lo sguardo la figura di Maurizio che schizzava via alla velocità della luce e mi buttai sul letto a peso morto, maledicendomi per i miei comportamenti da bambina che peggioravano solo la situazione.
Maurizio era un bravo ragazzo, non mi aveva fatto nulla, anzi, era stato fin troppo dolce con me, non meritava di essere ricambiato con un comportamento acido e da bambina spaventata, non da ormai donna prossima a compiere ventisei anni.
Ventisei anni!
Non riuscii a non pensare all'anno precedente, quando, il sette luglio, dopo il giro sul Tamigi andai a comprare la roba per festeggiare il compleanno.
In quel momento nessuno sapeva nulla tra i nuovi dello staff ed ero decisa a far restare le cose così, senza preparativi e cose in grande stile.
Sarebbe stata una serata come tante, di certo non la prima né l'ultima visto che di sicuro l'otto luglio di ogni anno a seguire avrei continuato a lavorare per l'azienda.
Mi stiracchiai un po' e mi rialzai con fatica vista la comodità del letto, mi pettinai, mi sciacquai il viso e mi truccai un po' visto che la sveglia delle sei non mi aveva proprio lasciato né il tempo né la voglia di fare qualcosa oltre lavarmi e vestirmi.
Quando scesi nella hall vidi una Cristina fin troppo agitata che mi veniva incontro, con i lunghi capelli ricci che le rimbalzavano sulle spalle e un sorriso entusiasta.
"La camera è troppo bella, vero?" esclamò, come se fosse la prima volta che soggiornava in un hotel.
"Nella norma, ci sono hotel migliori" risposi, facendo mentalmente il paragone con quello bellissimo e di lusso dell'anno precedente.
"Ma come... Comunque oggi durante il tempo libero usciamo?" mi propose, continuando ad essere entusiata in un modo che mi faceva paura.
Che era successo, le piaceva Belfast?
Probabilmente comprese il mio essere un po' sorpresa perché scrollò le spalle e disse: "Qui c'è il museo del Titanic e sono felice di vederlo, adoro quel film" come se fosse la cosa più naturale del mondo.
"Ah, ok. Io non riesco ad andare oltre la parte in cui la nave inizia ad allagarsi... Comunque certo, facciamo un giro" dissi, restando sul vago.
Lei annuì e poi fu costretta a tornare dal suo gruppo per vedere quanti mancavano in vista dell'escursione.
Dal canto mio come al solito mi misi ad aspettare che tutti fossero pronti per partire, sforzandomi di restare sveglia e vigile.
Una volta partiti, arrivammo al Museo del Titanic facendo un percorso che ci diede anche modo di vedere il fiume Lagan e la Torre dell'Orologio, l'Albert Clock e la visita si protrasse per circa un'ora e mezza, quando era ormai ora di pranzo.
All'una ritornammo in hotel per mangiare per poi continuare la visita della città, solo che Saverio mi chiamò a rapporto poco dopo pranzo.
"Che succede?" chiesi, prospettando qualche imprevisto.
"Parlavo con Sandy al telefono poco fa e mi ha detto che dovremmo prenotare il film da vedere entro oggi e non lunedì stesso perché altrimenti rischiamo di trovare le sale con pochi posti e meno film. Mi dispiace ma ti conviene restare qui , mi sono fatto dare la password del computer e puoi lavorare direttamente dalla tua stanza. Se ti metti in contatto con lui o con qualche altro membro del team irlandese ti fai dire i film, me li dici e nel giro di un'ora al massimo ti facciamo dire quanti posti per ogni film" mi spiegò lui, con la sua solita aria da "Mi dispiace ma ti tocca farlo".
Annuii, per nulla sorpresa e alla fine nemmeno troppo arrabbiata perché preferivo stare a lavorare con tutte le comodità invece che ammazzarmi i piedi.
"Certo" asserii.
Fu così che poco dopo salutai tutti con la promessa di rivederci a cena e me ne andai in camera, sentendomi un po' come quelle ragazze che fanno viaggi di lavoro e sono costrette ad essere tutte professionali anche nei periodi di pausa.


Visto che alle cinque avevo finito di prenotare e di comunicare il tutto a tutti i vari team, decisi che mi meritavo una doccia rilassante visto che il rientro in hotel degli altri era previsto per le diciotto e trenta.
Mi venne da sorridere quando pensai all'ingenuità e a tutte le aspettative che avevo un anno prima, quando Nadia mi truccò ed io persi tempo a riempire la cucina di dolci e birre.
Ed ora? Ora non avevo detto a nessuno del mio compleanno ed ero decisa a viverlo come se fosse un giorno qualunque, senza badare a tutti i passi avanti che avevo fatto nella mia vita.
Forse volevo solo abbassare le mie aspettative visto che avevo perso una persona che era stata importante per me in quel giorno, fatto sta che ero decisa a passare una giornata tranquilla.
Per questo mi presentai a cena con calma, sorridente dopo la doccia rigenerante e presi posto al tavolo di Cristina, Monica, Luigi, Gabriele e Maurizio.
"Sei una stronza, profumi! Noi siamo in condizione pietose, pioveva, ci siamo bagnati tutti e stanotte ci tocca anche una ronda infinita" piagnucolò Monica, mentre addentava la sua solita insalata con pomodori come se fosse una bistecca.
"Tesoro, avrei fatto volentieri a cambio con voi, il tizio del cinema con cui ho parlato non capiva un tubo" le rammentai.
"Ma quindi possiamo scegliere noi che film vedere?" chiese speranzoso Luigi. "Io voglio vedere il nuovo film degli Incredibili!".
Gabriele lo guardò male e fece finta di spingerlo, mentre noi facevamo un "Buuu!" non molto maturo.
"Non lo so" risposi, scrollando le spalle.
"Comunque ti sei persa un momento epico" ridacchiò Cristina, abbassando improvvisamente la voce.
Non finii nemmeno di dire la frase che si attivò il radar "gossip" del gruppo, con gli altri group leader che scoppiavano a ridere e ad annuire.
"Sì! Passeggiavamo e abbiamo visto da lontano Amanda che dava un ceffone ad Alessandro" mi informò Gabriele.
"Poi lei se ne è andata e lui è rimasto immobile e quando ci ha visto ha cambiato strada" continuò Luigi.
"Deve esserci qualche altra cosa sotto" ragionai, prima di tagliare una salsiccia e mangiarne un pezzettino.
"Stanno dando davvero troppo spettacolo, si vede che sono due personalità esuberanti" disse Maurizio, per poi tornare a dedicarsi alla cena.
Non sapendo cosa dire, annuii e poi guardai in direzione dei due che erano seduti allo stesso tavolo di Saverio, Mario e Salvatore. Sembravano tranquilli, forse fin troppo placati, nessuno di loro rideva e scherzava e la cosa sembrava strana.
Appena finimmo di cenare iniziò il turno di sorveglianza dei poveri group leader visto che l'hotel non ci aveva lasciato nessuno spazio per poter organizzare qualcosa, ma per fortuna i ragazzi erano felici di avere del tempo per loro senza stressarsi e camminare.
Io tornai in camera e vidi che Maurizio mi stava seguendo.
Continuava ad essere taciturno e la cosa non mi piaceva affatto, così, dopo aver preso un po' di coraggio, appena ci ritrovammo da soli in camera mi decisi a fare qualcosa per far tornare le cose come erano prima visto che erano due giorni che limitavamo le interazioni al minimo.
Non riuscivo a starmene lì senza far nulla, mi mancava vederlo ridere o rispondermi in un modo sorprendente come era solito fare, per questo presi posto sul letto mentre lui sembrava un po' a disagio e lo guardai.
"Mi dispiace, sono stata una stronza" dissi tutto d'un fiato, sperando di riuscire ad avere una conversazione lucida e tranquilla senza fraintendimenti.
Maurizio si voltò e lasciò perdere il suo cellulare, prendendo posto di fronte a me.
"Per cosa?" chiese, incredulo.
"Dai, sono due giorni che siamo... Diversi. Da quando sono fuggita come una deficiente nel bagno del bar" gli ricordai, sperando di non dover aggiungere altri particolare per fargli capire a cosa mi riferivo.
Alla luce della lampada il volto di Maurizio prese un po' di colore e il suo sguardo divenne un po' più schivo.
"No, Alice, ho sbagliato io, avevo bevuto, ero nella fase in cui ero un po' brillo e non ci ho pensato due volte" si scusò, lottando a lungo per mantenere il contatto visivo.
"Scherzi? Non hai fatto niente...".
"Ti ho fatto un complimento dopo essere rimasto da solo con te con uno stupido pretesto, dopo che la sera prima ho fatto di tutto per cenare con te e mi sono comportato come se fosse un appuntamento. Lo so che lo hai pensato" ribatté, serio.
"Io ho partecipato a tutto questo, Maurizio" gli ricordai.
"Ma magari lo hai fatto per educazione...".
"Credimi, non mi farei stringere da nessuno per tutto quel tempo senza volerlo".
"Non capisco, voglio dire, rispetto al complimento che ti ho fatto non è nulla...".
"Maurizio, spiegati bene" lo invitai, cercando di mantenere la calma e di rendere onore alla ventiseienne che sarei diventata a breve.
Il ragazzo si torturò le mani e poi si sistemò meglio sul letto, finendo seduto a gambe incrociate di fronte a me.
"Sono stati dei giorni strani, voglio dire, sarà che abbiamo tanto in comune, ci troviamo bene insieme... Forse mi sei piaciuta più del dovuto ultimamente ma so che non mi filiresti nemmeno di striscio e poi hai i tuoi casini, e di sicuro non baderesti a un altro collega dopo la tua esperienza. Questi due giorni mi hanno fatto bene, già mi piaci di meno" concluse, sforzandosi di ridere alla fine del discorso per sdrammatizzare il tutto, ma rosso come un peperone.
Non mi aspettavo tutto quel discorso, onestamente, ero fin troppo lusingata dalla sua sincerità e mi sembrava assurdo aver chiarito con calma.
"Non devi dire così. Se spegnessi il cervello e decidessi di infischiarmene di tutto probabilmente staremmo già pomiciando dall'inizio di questo discorso, anzi, probabilmente ti avrei risposto al bar, senza scappare. Questo per dirti che non è vero che non ti filerei nemmeno di striscio".
Io che parlavo chiaro con un ragazzo senza nascondermi dietro a storie di unicorni e animali fantastici pur di evitare casini? Possibile?
"Alice, smettila. Non devi dirmi queste cose per provare a salvare la situazione, è tutto ok, non è successo nulla" ribadì lui, fermo e deciso come poche volte lo era stato.
"Sono onesta, Maurizio" sussurrai.
Per confermare ciò che stavo dicendo mi avvicinai a lui e lo abbracciai, stringendo le braccia attorno al collo e appoggiando la testa sul suo petto, sentendo il suo cuore accelerare un po'.
Fantasticai su quanto sarebbe stato affascinante alzare il viso e baciarlo ma non mi mossi di un centimetro, sentendo la sua stretta aumentare attorno alle mie spalle.
"Se ti andrà di chiamarmi dopo questo mese mi farebbe piacere rivederti. Ora ti causerei solo problemi" continuai a sussurrare, come se il dirlo così, tra le sue braccia, lo rendesse meno reale.
"Ora quello lusingato sono io" ribadì lui, incredulo.
"Ma smettila!".
Alzai lo sguardo e gli accarezzai il viso, mentre continuava a stringermi a sé come se fossi la sua ancora di salvezza dopo un naufragio nel bel mezzo dell'oceano.
In sintesi, ci eravamo detti che non eravamo indifferenti l'uno all'altra e che non volevamo rovinare il tutto mentre lavoravamo e mentre io ero ancora presa dalla rottura con il mio ex?
Probabile.
Quando ci separammo Maurizio sembrava davvero rincuorato e tornò ad essere quello di sempre, tanto da prendere il suo portatile e mostrarmi una bottiglia di vino e tutte le maschere che gli aveva dato Nadia.
"Non l'ho dimenticato" rivelò, scovando nella borsa per trovare un apribottiglia per poi cacciare anche dei calici di plastica.
"Non so cosa dire, hai preso tutto alla lettera!" esclamai, sorpresa come non mai nel vedere la bottiglia e tutto il resto.
"Certo, anche se dovrai spiegarmi come si fa una maschera".
"Sul serio vuoi...?".
"Ovvio!".
"Nooo!".
Scoppiai in una risata fragorosa mentre guardavo le costose maschere di cui Nadia si era privata per me e appurai che erano due esfolianti e due idratanti.
"Sei sicuro?" chiesi, quasi minacciadolo con tutte le confezioni in mano a mo' di mazzo di carte.
"Sicurissimo. Voglio la pelle liscia come quella di un bambino".
Sospirai, incredula vista la situazione divertente e leggera rispetto a quella pesante dei giorni precedenti ma decisamente felice per la piega che avevano preso le cose in quel momento.
"Allora devi prima riempire quei calici, ci vuole un minimo di percentuale di alcool per sopravvivere a questa esperienza!" ordinai.
"Mi hai letto nel pensiero!".
Andai in bagno per recuperare tutto l'occorrente da usare prima di spalmare la maschera e sentii il rumore del tappo della bottiglia di vino.
"Ecco qui, quasi festeggiata" esclamò Maurizio poco dopo, porgendomi un calice di vino.
"Brindisi?" proposi.
Lui fece un cenno affermativo.
"Al capo migliore che abbia mai avuto che spero di rivedere a Milano" disse, lentamente, quasi pesando ogni parola.
Gli sorrisi e brindammo, prima di vuotare il tutto in quasi un sorso.
"Qui non si inizia finché i calici non sono vuoti" gli ricordai, così terminammo il tutto quasi insieme, sghignazzando in maniera poco adulta. "Ok. Ora possiamo passare ai nostri visi... Solo che i tuoi capelli sono troppo lunghi, aspetta".
Il ragazzo mi guardò rovistare nel mio beauty case quasi con terrore, come se temesse che cacciassi le forbici per tagliargli quelli in eccesso, ma di certo non si aspettava vedermi estrarne un cerchietto rosso con cui ero solita togliermi i capelli dal viso quando mi struccavo.
"Cosa...?".
"Shhh".
Chiuse gli occhi, impaurito, e quando li riaprì vidi che gli avevo messo il cerchietto in testa in modo da togliere i capelli ribelli dal viso.
"Dì pure addio alla tua virilità" lo presi in giro mentre mi guardava male e osservava con ulteriore terrore il detergente per il viso che avevo appena preso.
"Ora lavati il viso con questo e risciacqua, così il viso sarà pronto per la maschera esfoliante".
"Me ne sto già pentendo...".
Lo guardai svolgere tutti i passaggi e poi lo aiutai ad asciugarsi il viso con delicatezza, tamponando, senza strofinarsi l'asciugamano in faccia come stava facendo lui.
"Ora applicherò la maschera" lo informai.
"Farà male...?".
"Ma sei scemo?!".
"Non lo so, so solo che le mie sorelle sono così sadiche con i prodotti, scelgono sempre quelli che fanno più male...".
Iniziai a spalmargli il prodotto sul viso ed era divertente vederlo quasi tremare per ogni minima cosa.
"Ecco! Ora devono passare dieci minuti, aspetta che la metto anche io" dissi alla fine, cercando di non ridere di fronte alla sua faccia verde. "Sei Hulk!" lo scimmiottai.
"Hulk triste!" ribatté lui, imitando la classica mossa di Hulk , per poi guardarmi mentre lavavo il viso e applicavo il prodotto.
Quando fui verde a mia volta decidemmo di immortalare il momento con un selfie in cui reggevamo i calici di vino.
"Se la pubblichi ti ammazzo, ti dò tre come votazione" lo minacciai quando guardai i nostri volti scemi.
"E' più di quel che speravo di ottenere, capo!".
Mentre ridevamo i nostri cellulari squillavano come matti a causa dello staff che si scambiava informazioni, noi eravamo così presi dal momento e dal ridere per quella stupidaggine che non ce ne rendemmo conto.
Ovviamente, dieci minuti dopo, rimuovere il prodotto fu quasi un impresa per lui visto che lo maledì non so quante volte insieme alla frase "Pensa se fossi una donna, che incubo!".
"Ora ci vuole l'idratante" gli ricordai, dopo averlo aiutato a togliere anche gli ultimi residui che gli erano sfuggiti. "Sei fortunato perché è una semplice maschera in tessuto".
"Cioé?".
Per farglielo capire presi la confezione, l'aprii e gli mostrai la maschera in tessuto che riprendeva proprio la forma del viso.
"Bisogna semplicemente applicarla sul volto e lasciarla così per quindici minuti" spiegai, avvicinandomi al suo viso e attaccando la maschera con calma.
Sentivo il suo respiro vicinissimo al mio, era una sensazione strana, lo guardai negli occhi e notai per la prima volta - forse per la vicinanza e la mancanza dei soliti occhiali - che erano di un castano particolare, con delle sfumature verdognole.
Forse per l'imbarazzo mi sorrise ed io ricambiai, prima di concentrarmi sull'applicazione e decidermi a finire.
"Ecco qui" dissi, facendolo voltare verso lo specchio.
"Vabbé almeno questo me la copre, la faccia, non la peggiora" ironizzò, per poi porgermi la mia, come per invitarmi a fare lo stesso.
Obbedii e ci scattammo il secondo selfie di rito, facendo facce ancora più sceme e, ovviamente, riempimmo di nuovo i calici, finendo la bottiglia.
Mezz'ora dopo, lui stava seduto sul wc ed io sul ripiano del lavandino, eravamo decisamente brilli a causa della mezza bottiglia di vino a testa e stavamo parlando di cose non molto sensate.
"Ma lo sai che la prima vera volta che mi sono ubriacata... Cioè, ubriacata ubriacata, non come ora, avevo ventitré anni?" rivelai, sentendomi il viso in fiamme.
"Io a ventitré anni ho fumato la prima canna, ero in Spagna" ribatté lui, quasi con aria sognante.
"Anche io ero in Spagna!".
"Chissà cosa sarebbe successo se ci fossimo ubriacati come ora ma in Spagna...".
"Non siamo ubriachi, siamo brilli, ahah" gli ricordai, provando a scendere dal lavandino. Mi sentii la terra mancare sotto ai piedi, la testa che mi girava e mi bloccai, spalancando gli occhi. "Come ho fatto a salire fin qui? E' altissimo!" constatai, chiudendo gli occhi, come se stessi sul Monte Bianco e non a mezzo metro da terra.
"Forse ti ho aiutato io...".
"E aiutami di nuovo, voglio scendere".
Maurizio si alzò, rise di gusto insieme a me mentre mi afferrava ed io lo stringevo con forza e poi, un po' traballante, mi appoggiò sul pavimento.
"Ecco qui".
Ripescò il cellulare e poi sembrò rinsavire, forse a causa dei mille messaggi che i ragazzi avevano lasciato sul gruppo.
"Vado a prendere una cosa in camera, aspettami qui" mi ordinò, alzandosi e chiudendo la porta del bagno.
"Perché chiudi la porta? Non devo fare la pipì" urlai, per poi ridere. In effetti, il suono della parola "pipì" era decisamente buffo, più lo ripetevo e più mi suonava strano.
Pescai a mia volta il cellulare e vidi che, senza accorgermene, il tempo era volato.
Altro che film alla Bridget Jones, il film lo avevamo fatto noi! Avevamo trascorso due ore a fare gli scemi, mancavano pochi secondi a mezzanotte.
Rapidamente, il display del cellulare passò dalle 23:59 a mezzanotte ed io ebbi appena il tempo di dirmi "Cazzo, ho ventisei anni!", ancora così, brilla, seduta sul pavimento del bagno, che la porta si aprì.
"Alice, vieni!".
Seguii Maurizio per poi restare sorpresa nel trovarmi davanti tutto lo staff, al buio, con al centro Saverio che reggeva una torta con su un ventisei dai mille colori che fungeva da candelina e spargeva luce nel resto della stanza.
"Sorpresa!" urlarono tutti in coro, così forte da farmi reggere alla parete.
"Ragazzi! Ma non l'ho detto a nessuno!" dissi stupidamente, visto che evidentemente essere riservata non era servito a nulla, qualcuno aveva diffuso la notizia e si era anche premurato di organizzarmi una sorpresa con tanto di torta nonostante la ronda da fare.
"Peccato che qualcuno di noi lo sapesse già" mi prese in giro Saverio, facendo l'occhiolino con la sua solita aria furba.
Mi porse la torta e mi disse di esprimere un desiderio, proprio come aveva fatto l'anno scorso.
Un desiderio?
Ne avevo a bizzeffe ma mi sembravano tutti inutili, quindi pensai solo: "Voglio essere di nuovo felice" mentre spegnevo le candeline per poi rialzare lo sguardo verso tutti che mi stavano cantando "Tanti auguri a te".
Notai che Mario se ne stava con il cellulare puntato in mia direzione e urlò: "Alice, per il tuo compleanno sei in diretta su Facebook!", facendomi vergognare come una matta.
Nonostante il vino che mi faceva girare un po' lo stomaco, mentre Maurizio accendeva finalmente le luci della stanza e Monica cercava un piano su cui tagliare la torta, mi avvicinai al coordinatore con aria ancora stupita.
"Sei stato tu?" chiesi, abbracciandolo.
"Ho avuto qualche collaboratore, ma l'idea principale è partita dal tuo mediatore. Io ovviamente pensavo già di fare qualcosa ma lui è stato il vero ideatore. Auguri, Alice, pensa che ci vedremo quasi tutti i giorni come lo è stato per tutti i tuoi venticinque".
Cercava di essere scherzoso ma sapevo che in realtà ci teneva alla nostra amicizia, così lo ringraziai e lo strinsi un'ultima volta a me prima di voltarmi verso lo staff che iniziava a darmi gli auguri singolarmente.
"Ragazzi, non so cosa dire, grazie davvero! E' davvero una gioia vedervi qui, non voglio nemmeno pensare al fatto di salutarvi tra quattro giorni perché mi sembrate degli amici di lunga data. Grazie" dissi, poggiando una mano sul cuore e cercando di parlare in maniera fluente, senza prendermi le pause che ero solita prendermi dopo aver bevuto.
Tutti mi fecero un fragoroso applauso e Salvatore mi portò una bottiglia di spumante che aprii con non poca difficoltà.
"Foto di gruppo! Chi mi presta il cellulare?" urlò Mario, appoggiando il cellulare che, imperterrito, continuava a mandare in diretta ciò che stavamo facendo.
Seguirono momenti di caos perché Monica era sul punto di tagliare la torta ma Cristina la prese e me la mise tra le mani mentre tutti si raggruppavano attorno a me...
Non avevo mai ricevuto una festa a sorpresa e sapere che delle persone a me sconosciute fino a dieci giorni fa erano lì per me, durante l'orario di lavoro, mi riempiva di gioia.
Mentre aspettavamo lo scatto dell'autoscatto, sorrisi, gioiosa, per poi aiutare Monica con la torta e distibuirla a tutti.
Era al cioccolato, banale ma la mia preferita, così ne gustai un pezzo con avidità, facendo i complimenti a tutti.
Mario non mi lasciava stare, improvvisamente si agitò per qualcosa e mi corse incontro, per poi dire: "Alice, Clara e Nadia stanno seguendo la diretta!" e puntarmi il cellulare in faccia per l'ennesima volta.
"Ciao, ragazze!".
"Ti fanno gli auguri!".
"Grazie! Aspetta" esclamai, prendendo il cellulare e vedendo con i miei occhi il contenuto dei loro messaggi.
Clara: Ali, pensare che un anno fa eravamo tutti insieme! Che bello vedere che sei con Saverio e gli altri, auguri!
Nadia: Ancora auguri tesoro, controlla il cellulare ;)
Poi, inesorabilmente, la notifica: "Luca Antonini sta seguendo la diretta" e in quel momento restituii il cellulare al proprietario, facendo finta di nulla.
Di sicuro aveva cliccato per sbaglio, mi dissi.
"Ragazze, grazie per i messaggi, si sente la vostra mancanza!" esclamai quindi, facendo finta di nulla.
"Ora mangiamo la torta! Siamo in gita a Belfast, siamo nella camera del team di Mediazione, Alice e Maurizio. Sapete, Alice è la Coordinatrice Mediatrice, ora! Ecco perché siamo stati costretti a farle la festa a sorpresa, finiva che licenziava Maurizio...".
Sapevo perfettamente il perché di tutti quei particolari condivisi, Mario nel suo piccolo voleva farmi avere una piccola rivincita e far vedere che stavo bene.
Decisi di liberare la mente e di essere me stessa mentre continuava a inquadrarmi, così lasciai che Cristina e Gabriele mi abbracciassero, salvo poi essere interrotti da Luigi e Maurizio che iniziarono a dire "Replichiamo la foto dell'altra sera" e, senza dire nulla, mi afferrarono in modo da reggermi entrambi a mo' di poltrona, mentre Salvatore rideva e scattava la foto.
"Mario, però ora posa quel coso e festeggia con noi!" urlai, così lui appoggiò il telefono in un modo strategico per far sì che continuasse a mandare tutto in diretta mentre si univa a noi e prendeva il suo pezzo di torta.
Era ormai l'una meno un quarto quando Saverio, dispiaciuto, fece cenno agli altri di dover tornare a lavorare per l'ultima parte della ronda notturna.
Quando lasciarono la stanza mi toccò ordinare tutto e con sommo dispiacere notai che la torta era andata a ruba e non c'era nemmeno una briciola da mangiare il giorno dopo per colazione.
"Grazie, davvero, Saverio mi ha detto che l'idea è partita da te" esclamai, finalmente con lo stomaco che mi dava meno problemi.
Maurizio scrollò le spalle e fece un cenno come a diminuire il suo operato.
"Sono felice che sia andata tutto bene, abbiamo rischiato di non farcela in tempo a causa del vino".
"Ma davvero! Certo che ci siamo divertiti...".
Continuammo a guardarci imbarazzati mentre facevamo le solite cose di routine prima di andare a dormire, fino a quando non mi disse di andare a cambiarmi per prima.
Quando tornai lui era già in pigiama - indossava dei pantaloncini con una maglia a mezze maniche abbinata - ed io quasi mi vergognai nel mostrarmi con il pigiama lilla che indossavo.
Presi posto nel letto e lui andò a lavarsi i denti, tornando poco dopo.
"Tra due settimane saremo di nuovo qui" sussurrai, senza sapere da dove provenisse quel pensiero.
"Sì. Sono curioso, ogni giorno qui è un'avventura, figurati tra due settimane..." rispose Maurizio, rigido, steso sulla schiena, come se non osasse muoversi o invadere la mia parte del letto.
"Hai ragione" asserii, voltandomi e mettendomi su un fianco, in modo da vederlo meglio.
Mi sentivo a mio agio nonostante dividere il letto fosse, almeno per me, una questione molto intima.
Il mediatore voltò lo sguardo e decise di mettersi al suo fianco a sua volta, guardandomi negli occhi.
"E' stata una serata... Strana" sussurrò, trovando a stento le parole, timoroso.
Annuii, mordendomi un labbro per l'imbarazzo.
"Sì. Tutto ciò che ho detto l'ho detto sul serio, credimi" rivelai.
"Anche io".
Ci guardammo per qualche altro secondo, incerti, poi la ragione prevalse sulle nostre menti e ci augurammo la buonanotte, senza aggiungere altro.
Presi sonno subito a causa del vino, senza controllare il messaggio che mi aveva mandato Nadia e tanto da non sentire nemmeno l'arrivo di un messaggio che si verificò una decina di minuti dopo.

Luca: Tanti auguri, Alice. 
Non so se ci hai pensato, ma io non ho dimenticato il nostro primo bacio di un anno esatto fa, non rimpiango niente e sono felice di averti avuto nella mia vita. 
Ho visto la diretta di Mario e sono felice di vederti così allegra, lo staff sembra simpatico, io sono a Barcellona e purtroppo non è lo stesso, non vedo l'ora di tornare a casa domani. 
Dì a Saverio che è il capo numero uno e lo sto rimpiangendo. 
Ancora buon compleanno, meriti il meglio.


*°*°*°*°
Ultimo aggiornamento del 2018!
E' stato un anno importante, faticoso, soddisfacente dal punto di vista lavorativo e personale.
Auguro a tutti un 2019 pieno di soddisfazioni e crescita <3
Tornando al capitolo, che dirvi, è davvero uno dei miei preferiti (lo dico un po' con tutti... Il fatto è che AMO questa seconda parte, se non si è capito).
Alice senza nemmeno rendersi conto fa un passo avanti, manda al diavolo le sue paranoie e riconosce in Maurizio una persona che in futuro potrebbe fare al caso suo mentre lui – si è capito – è cotto di lei.
Sì, ma perché allora, stando a cosa sappiamo, questi due iniziano ad uscire insieme solo a febbraio?
Lo scopriremo ;D se vi va di dirmi le vostre teorie, ditemi pure.
Il compleanno di Alice è sempre un evento particolare e spero di averlo reso bene, mi sono divertita molto a descrivere il tutto.
Che dire, io ho scritto tutto e mi manca solo l'epilogo, spero di conoscere il vostro parere e di aggiornare presto!
Ancora auguri per un felice Anno Nuovo,
milly.
  
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