Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: daphtrvnks_    30/12/2018    1 recensioni
... - un dolore acuto e profondo si espanse per tutto il suo candido collo, esso imbrattato poi dal liquido cremisi del suo stesso sangue. Si sentì morire mentre i battiti del suo cuore aumentavano e le gambe diventavano molli, le dita esili delle sue mani, dalla bellezza pura come facessero parte di un quadro, si contorsero. -
.... -Quanti contrasti in un solo essere, luce e tenebre in un'unica persona. Qualcosa le era sfuggita alla vista ma la notò solo successivamente; dei bianchi guanti alle mani. 
'So cosa pensate, il mio nome è Kim Taehyung e sì, non appartengo a questo secolo.' -
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il vento soffiava forte, raffiche impetuose facevano sbattere con tonfi le persiane in legno della villa. Il manto dai colori gialli e aranciati si muoveva come un'onda, di vita propria si esibiva in un ballo lasciando che le foglie secche svolazzassero sospinte dall'aria frizzantina dell'autunno.
Il fuoco scoppiettava nel camino dalle colonne in granito rosa finemente lavorato illuminando con il suo bagliore il viso di perla del ragazzo seduto sulla poltrona, i suoi capelli bianchi come la neve accarezzavano freddamente la sua pelle e gli occhi come la pece osservavano senza sosta il piano venir suonato con maestria da un giovane.
Le piccole mani di quello producevano arte, mellifluo il suono che incombeva nella casa e nell'anima di colui che lo guardava.

Si infiltrava nel suo cuore la musica, ogni tasto premuto con leggerezza era un eco nell’involucro vuoto del suo corpo, ritornava in vita, si concedeva alle emozioni e poi si lasciava cadere stanco da cotanta bellezza.
Egli si soffermava sui dettagli; le labbra socchiuse dei fiori di ciliegio, le iridi lucide e le spalle che scosse dalle note seguivano il ritmo.
Rimaneva incantato dalla morbidezza dei suoi crini di seta e rifletteva nei suoi taciti pensieri paragonandolo alla primavera, avido di lui che era l'inverno.

Contrastanti, poli invertiti e attratti.

Il loro amore si celava tra le mura di quella grande casa scricchiolante, con il passare lento delle stagioni e degli anni e dei secoli che non li facevano mutare.

Yoongi ricordava il giorno in cui si incontrarono, in cui tutte ebbe inizio: c'era vento ed era anche lì autunno, la fine dell'800' era vicina e le armate giapponesi avevano fatto irruzione nella loro città creando scompiglio e confusione.
Vagava alla ricerca di cibo nelle abitazioni isolate e disastrate di chi aveva trovato la morte, il rumore dei suoi passi in quella sera gelida d'ottobre erano pesanti, le assi in legno cigolavano sotto il suo peso e le mani infreddolite aprivano con irruenza ogni cassetto, ogni volta deluso nel non trovarci nulla. Aveva imprecato più volte quando il rumore di una ciotola caduta a terra lo distolse dalle sue blasfemie.
Rizzò le orecchie e furtivamente si avvicinò nella stanza accanto alla cucina, quella che una volta apparteneva ad un semplice pastore e alla sua famiglia. La paura gli faceva ribollire il sangue nelle vene, la testa girava per i morsi della fame e del freddo. Si fece coraggio stringendosi nella sua casacca sgualcita e fece la sua entrata in quella che doveva essere una sala da pranzo ammobiliata con un tavolo e quattro sedie ricoperte da un lieve strato di polvere: trovò dinanzi a sé un ragazzo più giovane, stringeva tra le mani un pezzo di pane e in piedi lo guardava spaventato e tremolante. Nella penombra Yoongi fece qualche passo in avanti, lo guardò quasi con tenerezza notando si togliessero solo qualche anno e che, in egual modo, anch'egli stesse patendo le sue stesse pene.

'Non voglio farti del male… cerco solo da mangiare.'

Il ragazzo abbassò le spalle tranquillizzandosi e posando gli occhi sul pezzo di pane che costudiva gelosamente lo divise in due parti allungandone una verso lo sconosciuto.

'Possiamo mangiarlo assieme se ti va.'

Aveva sussurrato elargendogli poi un sorriso rassicurante.
Da quel momento in poi ogni volta che uno dei due avesse trovato qualcosa si sarebbero trovati in quel luogo per condividerlo, si erano conosciuti instaurando una forte amicizia, dopo di essa con l'arrivo dell'estate sfociò l'amore e con questa anche l'immortalità che li avrebbe legati in eterno.

Una notte di metà luglio con l'arrivo di nuove truppe giapponesi dovette scappare per cercare rifugio nel fitto bosco che costeggiava la città, ricordava bene quei momenti, a dire il vero ricordava ogni cosa come se fosse accaduta appena un giorno prima. Portava addosso ancora i segni di quello che definiva come 'incidente', perché benché conoscesse come le sue tasche Jimin egli gli aveva nascosto un segreto pesante che reggeva unicamente da solo, e che poi come quel pezzo di pane, aveva condiviso con lui.
La corsa sfrenata tra le fronde gli era costata graffi e cicatrici, le tracce del suo sangue risultarono fiutabili a chilometri e una creatura che credeva inesistente si palesò a lui non appena aver varcato il confine per la nuova città.
I battiti del suo cuore, come tamburi, avevano coperto i passi felpati del licantropo e quando lo trovò dinanzi al suo viso ringhiante e con i lunghi artigli delle zampe a sbarrargli la strada, lo riconobbe; quegli occhi, le iridi lucenti e la forma dolce, non poteva essere altro che il suo amato.
Un lupo dalle grandezze spropositate e dal manto grigiastro, così ammaliante anche in quella forma selvaggia.
Aveva provato a persuaderlo ma preso dagli istinti l'aveva graffiato all’altezza del fianco destro.
La carne squartata e le lacrime a riempire il viso, si era ritrovato tra gli arbusti e le foglie, tra un singhiozzo e l’altro, la paura a stringergli le membra e il lancinante dolore. Al contrario di quanto si aspettasse, convinto che sarebbe bastato poco per venir ucciso, il grande lupo elegantemente aveva chinato il capo sul suo corpo martoriato e con lentezza aveva preso a leccare la ferita. Gli restò accanto fino al mattino seguente, stringendolo e prendendosi cura di lui, attento ad ogni minimo spostamento o insolito suono.
Quando tornò nelle sembianze umane decisero che non si sarebbero divisi e che  in quel modo sarebbero stati per sempre insieme.
Egoistico forse, sapeva che Jimin si pentisse ogni giorno per quel gesto sfrontato ma a lui andava bene così, si amavano e anche se avrebbero sofferto si sarebbero fatti forza. Alla fine però quella pelle iniziava a star stretta, fuggire, cambiare, un circolo folle che dava alla testa.
Volevano metter fine al prezzo insolente dell'immortalità e presto ebbero la possibilità di farlo; era giunta notizia da un loro vecchio conoscente che un'altra primogenita dei Clayer fosse giunta in Corea e che ora fosse in custodia da uno dei Kim.

C'era una leggenda in merito alle primogenite femmine della famiglia Clayer, ovvero che una volta trasformate in una delle orribili creature sovrannaturali il loro cuore, strappato pulsante e morso, potesse far tornare i mostri nuovamente umani, liberi dal passare del tempo e mortali.

Sapeva che erano ben in sette a voler usufruire di quel dono e sperava che il più giovane dei Kim non cadesse di nuovo in tentazione rovinando il piano ben architettato ed innamorandosi dell'umana, per quel motivo anni orsono si era creata una faida che aveva fatto perdere loro i contatti.

'Jungkook mi ha inviato una lettera scrivendo che una delle Clayer è a casa dei due Kim.'

L'ultimo tasto del piano venne premuto e il tono serio del ragazzo arrivò dritto fino ai suoi timpani.
Si posizionò sulla poltrona leccando le labbra sottili e leggermente rossastre.
Non lo aveva avvertito, risuonava come un rimprovero quel commento.

Perché diavolo non me lo hai detto?'

Si girò sullo sgabello osservandolo con attenzione, i loro sguardi si scontrarono e se in uno si leggeva mera sfida nell'altro aleggiava rabbia.

'Sai bene che Taehyung cederà ancora, non l'ho detto per non farti illudere inutilmente.'

Gli rispose con tranquillità e notando i denti digrignati del ragazzo capì che quella risposta non gli era per nulla piaciuta.
Lo vide alzarsi di scatto e portare furiosamente le mani tra i ciuffi chiari, l'orecchino pendente sull'orecchio destro si mosse riflettendo di luce cremisi la fiamma nel camino.

'No, lo impediremo. Non riesco a stare più di una settimana chiuso in questa maledetta casa con-'

Yoongi lo interruppe scandendo le parole  che stavano per fuoriuscire dalla sua bocca con uno sforzo immane.

'Con la paura di poterti trasformare ancora… Vieni qui.'

Si guardarono per qualche attimo e poi, come un bambino ubbidiente, andò a sedersi sulle ginocchia del maggiore posando il capo sulla sua spalla e soffocando un singhiozzo.
Lo avvolse in un abbraccio stringendo la sua schiena con le braccia e lasciando che si sfogasse, le lacrime salate gli bagnarono la giacca ma a lui non importò più di tanto.

'Farò di tutto per porre fine al nostro calvario, te lo prometto.' 

  
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