Anime & Manga > Ranma
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Autore: Ily Briarroot    30/12/2018    2 recensioni
#1[Fanfic partecipante al "Contest Calendario dell'Avvento del gruppo "The writing spell"].
La ragazza inizia a fissare le dita di lui strette attorno al suo braccio, ora incapace di guardarlo negli occhi blu. Non gli crede, non riesce più a farlo, perché ha sperato tanto - dentro sé - che si accorgesse di lei. Ma non era mai stata carina e, per quanto avesse cercato di rendersi diversa ai suoi occhi, Ranma non l'avrebbe mai preferita a Shanpu o a Ukyo.
#2[Fanfic partecipante al contest "Il Natale dei ricordi", indetto da _Vintage_ sul Forum di EFP].
Ti ricordi benissimo quel giorno e la rabbia cresce in te come un fiume in piena, ti strappa via dalla realtà, da quel senso di razionalità che stenti a riconoscere. Il muro crolla perché Natale si avvicina, perché oggi è il giorno che speri ardentemente sparisca dal calendario.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Painful memories



Ti siedi sul pavimento freddo della palestra, cercando di respirare.

L'aria che hai intorno ti soffoca, poiché ogni cosa trasmette la sensazione unica del Natale, quella festa che tanto hai amato da bambina.
Una parvenza di felicità destinata a svanire come neve al sole, perché è tutto ciò che senti di essere. Non riesci a farti coinvolgere, anche quando ti sforzi, anche se farlo significa buttarti il passato alle spalle e mostrare il tuo miglior sorriso.
No, non sei ipocrita, né lo sei mai stata. Ti si legge in faccia ciò che pensi, ciò che senti, ed è per questo che tutti pensano che tu abbia un brutto carattere.
Dovresti e vorresti davvero essere come loro in questo clima spensierato e pieno di entusiasmo. Il desiderio di lasciarti andare, di tornare ad avere la tua età, mentre gli occhi ti si illuminano ogni volta che guardi le luci sparse per Nerima.
Pieghi le gambe e nascondi la testa sulle ginocchia, desiderando come non mai di sprofondare in quell'oscurità che poco a poco ti sommerge.
Ti ricordi benissimo quel giorno e la rabbia cresce in te come un fiume in piena, ti strappa via dalla realtà, da quel senso di razionalità che stenti a riconoscere. Il muro crolla perché Natale si avvicina, perché oggi è il giorno che speri ardentemente sparisca dal calendario.
Ricordi quel giorno, quella corsa con le tue sorelle all'ospedale. Tuo padre che piangeva, ma si dimostrava forte mentre ripeteva a malincuore quanto la situazione fosse peggiorata.
Dopodiché, l'avevi vista in quel letto d'ospedale per l'ultima volta; i capelli scuri scompigliati sul cuscino, gli occhi grandi da cerbiatto così simili ai tuoi. Sembrava dormisse, così naturalmente, serenamente.
Le avevi afferrato il braccio, cercando di scuoterla, di parlarle, mentre le lacrime ti scivolavano copiose sul volto e finivano sulla pelle di lei.

Mamma...

Avevi pensato quel nome e poi ti era uscito dalla bocca, senza neanche rendertene conto. Forse perché volevi provare a dirlo ancora, prima di non poterlo fare mai più.
La paura che non sarebbe più esistito, perché lei non ti avrebbe più guardato con la sua caratteristica dolcezza unica, né avresti sentito di nuovo quella voce piena di amore. La presenza fondamentale per la vita di tutti, di Nabiki, che stava ferma e immobile senza fiatare, di Kasumi, che stentava a trattenere un dolore troppo grande per lei nel tentativo di essere forte e occuparsi di voi. E poi c'era tuo padre, chiuso all'improvviso nella sua disperazione, il peso di un mondo che gli era improvvisamente crollato addosso.

La mamma non c'è più. Non è più qui.

La tua mente aveva formulato quest'unico pensiero, mentre la guardavi: ancora bellissima, nonostante il volto pallido e gli occhi chiusi. La piccola Akane di allora tratteneva tutto, lo sai; la diga mentale che ti eri costruita riusciva a proteggerti dal mondo, dalla sofferenza, da quel malessere che stringeva forte nel petto impedendoti quasi di respirare. Ti aiutava ad estraniarti dal mondo, a vedere le cose in un modo differente, distaccato.
Hai iniziato a chiuderti, a risultare antipatica per molti, a rispondere male per allontanare le persone.
Tuttavia, nessuno vedeva la sofferenza che ti eri imposta di allontanare, da quel primo Natale senza tua madre.
Mancavano ventiquattro giorni e ti aveva lasciato sola; la rabbia verso di lei o, forse, verso quel qualcosa - o qualcuno - che te l'aveva strappata via troppo presto.

Non se ne sarebbe mai voluta andare.

E oggi, come allora, mancano ventiquattro giorni a Natale. I piedi nudi a contatto del legno freddo della palestra ti fanno tremare, ma forse non è solo per quello.
La diga si rompe, ancora come anni fa. E come ogni anno, il primo di dicembre.
Le lacrime cadono a terra senza controllo, coprendo la visuale. Percepisci le guance bagnate di pianto, la frangia che si appiccica negli occhi castani, mentre i singhiozzi ti scuotono le spalle in maniera brusca. Non controlli più il tuo corpo; la mancanza è forte, adesso.

Cosa mi sta succedendo?

Neanche ti accorgi di alcuni passi lievi che ti si avvicinano alle spalle.
«Ehi, Akane».
Non riesci a voltarti per non farti vedere in quello stato, ma riconosci la voce di Ranma al tuo fianco, adesso.
«Tutto bene?».
Annuisci, la testa ancora nascosta dalle braccia, ma non hai il coraggio di guardarlo negli occhi.
Non gli rispondi nel tentativo di calmarti, mentre lo senti sedersi accanto a te. Dopodiché, quando i singhiozzi cessano e le lacrime rallentano il proprio corso, sollevi appena lo sguardo nel vuoto.
«Sì... sì, sto bene».
Lui ti osserva, inizialmente senza osare proferire parola. Conosce la situazione: gliel'ha spiegata Nabiki da quando ti sei chiusa in palestra, ore fa. Non è bravo in queste cose, lo sai, e lo sa anche lui.
Tuttavia, il fatto che il tuo fidanzato sia vicino a te ti fa sentire sicura, anche se non lo ammetteresti mai.
Ora lo guardi, voltandoti lentamente verso quest'ultimo, e lui ti osserva serio.
«E-ecco, Nabiki mi ha raccontato e... ».
«Sto bene, non è nulla» lo interrompi, senza la minima voglia di mostrarti debole, non con lui.
Ranma riprende un po' di sicurezza in più, sospirando senza farsi sentire da te.
Dopo attimi interi di silenzio, la sua voce torna a scaldarti il cuore.
«Akane... mi dispiace» confessa, senza smettere un istante di studiarti con quegli occhi blu, profondi e perfetti. «Non posso capirti, ma devi reagire. Devi vivere anche per lei».
«Non preoccuparti» rispondi, anche se le sue parole ti hanno lasciata stupita. Stringi i pugni, desiderando come non mai di poterti allontanare da quel dolore e da quei ricordi.
«Ehi, che ne dici di venire con me a decorare la casa? Dopotutto, qui non stai facendo nulla... e poi Kasumi ci ha chiesto questo favore. Su, andiamo».
Il ragazzo si alza in piedi, tendendoti la sua mano. Lo segui con lo sguardo, ancora un po' incerta, e sorridi istintivamente quando i vostri sguardi s'incrociano.
«Va bene, chissà quali disastri sei in grado di fare da solo».
Prendi la sua mano e lui ti aiuta ad alzarti con uno slancio. Dopodiché mette il broncio, fingendosi arrabbiato per ciò che gli hai detto.
«Guarda che da solo farei tutto meglio e più in fretta»
«Certo» lo prendi in giro, facendogli una linguaccia. Poi, pian piano, la domanda che preme di uscire dalla tua bocca da un po' non riesce a trattenersi.
«Eri preoccupato per me?».
Ranma arrossisce, fermandosi di scatto. Quando riprende a camminare lo fa velocemente, in modo da non essere obbligato a guardarti in viso.
«Dai, sei lenta! Di questo passo non finiremo neanche stasera».
Ti fermi, scrutando un attimo il suo atteggiamento. In questo momento riesci a riflettere sul serio.
E sorridi, nonostante la traccia umida lasciata dalle lacrime. Sorridi grazie a lui e a quei ricordi, così dolorosi ma preziosi da conservare con cura.
Sorridi perché, per la prima volta, sarà un Natale diverso.
Sorridi solo grazie a lui e ne sei consapevole. Ranma è tutto per te, ora nei sei convinta un po' di più.
  
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