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Autore: _Equinox    31/12/2018    2 recensioni
||ShigaDabi||
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C’era della gente morta, forse solo alcune persone erano vive e supplicavano, supplicavano di essere risparmiate, afferrandogli con forza le caviglie. Altri, con un po’ più di vitalità in corpo, riuscivano ad aggrapparsi più in alto e gli cingevano le braccia, i polsi, il petto. Volevano vivere, ma a lui proprio non fregava. Non li avrebbe salvati, non tanto perché non fosse un eroe, quanto più perché nessuno aveva mosso un dito per salvare un bambino sul ciglio della strada, con i capelli arruffati ed il corpicino minuto pieno di cicatrici e sangue.
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Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Shigaraki Tomura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Mio padre diceva che ero debole, proprio come mia madre, ecco perché non sono stato in grado di sostenere ciò che mi ha fatto» 

 

Il buio lo stava circondando, in quell’abisso non era possibile nemmeno scorgere la propria ombra. Non gli stava dando fastidio, semplicemente lo spaesava. Sotto i piedi nudi riusciva ad avvertire la consistenza liquida di qualcosa, troppo densa per trattarsi di semplice acqua. L’aria era carica di un odore forte, che andava a mischiarsi con il tanfo di morte e il puzzo dei cadaveri. C’era della gente morta, forse solo alcune persone erano vive e supplicavano, supplicavano di essere risparmiate, afferrandogli con forza le caviglie. Altri, con un po’ più di vitalità in corpo, riuscivano ad aggrapparsi più in alto e gli cingevano le braccia, i polsi, il petto. Volevano vivere, ma a lui proprio non fregava. Non li avrebbe salvati, non tanto perché non fosse un eroe, quanto più perché nessuno aveva mosso un dito per salvare un bambino sul ciglio della strada, con i capelli arruffati ed il corpicino minuto pieno di cicatrici e sangue.  

Poi successe che, nell’oscurità più profonda, scorgesse proprio quel ragazzino insicuro e solo, rannicchiato su se stesso mentre i passanti lo ignoravano volutamente, vociferando che un eroe lo avrebbe soccorso. 

«Per favore, qualcuno faccia qualcosa... Vi prego...» sussurrò, mentre tutto intorno spariva. Rimasero solo lui e Shimura Tenko. 

Iniziava a fare freddo ed il gelo a poco a poco gli si insinuava nelle ossa visibili a fior di pelle. Iniziò a tremare, provò persino a scaldarsi abbracciandosi, ma nulla sembrava riuscire a contrastare quella morsa ghiacciata. Cadde in ginocchio, indifeso. Nessuno sarebbe stato in grado di colmare quel vuoto, nessuno li avrebbe protetti. Tuttavia, ad un certo punto uno strano calore lo pervase e due braccia gli cinsero le spalle. Era un contatto insolito, gli arti erano chiaramente ustionati, ma sulla propria pelle quella sensazione ruvida gli causava degli strani brividi. 

«Andiamo via da qui, tizio disgustoso» 

E, lentamente, chiuse gli occhi.  

Quando li riaprì, non si trovava più nel buio dei propri incubi, bensì steso sul futon della propria camera – se così poteva essere definita la stanza di un magazzino abbandonato. 

Non indossava abiti, solo una coperta gli copriva le gambe magre. Accanto a lui, ancora profondamente addormentato, c’era Dabi e, a giudicare dal suo petto nudo e dalla bottiglia di sakè lì accanto, dovevano aver fatto sesso da ubriachi la sera prima. Il moro lo stava stringendo possessivamente a sé e forse era quello il motivo per cui non sentiva freddo: il corpo del maggiore era sempre fin troppo caldo. 

Shigaraki sollevò il busto con calma e si strofinò l’occhio sinistro con il dorso della mano. Non sapeva dire di preciso che ore fossero, ma, a giudicare dal sole splendente, probabilmente si trattava di tarda mattinata. Quando il ragazzo accanto a lui si mosse, ebbe l’istinto di abbassare lo sguardo. 

Che faccia di cazzo, pensò infastidito mentre si grattava il collo. Non era possibile fosse riuscito a perdere già metà giornata perché a quel bastardo andava di festeggiare la sera prima – cosa, poi, non si sapeva, visto che non era stato capace nemmeno di combattere contro Endeavor. Gli aveva permesso di trascinarlo in camera e di farlo bere, per cui proprio non riusciva a tollerare di essersi mostrato debole con un suo sottoposto. Istintivamente, allungò il braccio destro in avanti. Gli sarebbe bastato davvero poco per sbarazzarsi di quell’idiota che sembrava causargli solo problemi. E ‘fanculo tutto il discorso che sicuramente si sarebbe dovuto sorbire da Kurogiri, il capo era lui e le decisioni spettavano a lui. Tuttavia, proprio quando si ritrovò con le dita a pochi millimetri dai ciuffi neri, si bloccò e ritrasse le dita. No, non valeva la pena farlo fuori in quel modo, quando l’altro non poteva reagire: il gioco sarebbe stato troppo semplice. 

Si limitò allora a sdraiarsi di nuovo, dandogli le spalle perché proprio non sarebbe riuscito a riaddormentarsi guardando quello schifoso viso sfregiato. Eppure, nonostante tutto, riuscì a riaddormentarsi solamente quando avvertì il calore del petto del moro contro la propria schiena, e due braccia calde che lo cullavano lentamente verso dei sogni migliori. In un modo o nell’altro, dopotutto, qualsiasi cosa lo aspettasse, bella o brutta, ci sarebbe sempre stato quel bastardo a fargli compagnia. 

 

«Se davvero sei così debole, dimmi perché le tue braccia mi sembrano così forti quando mi stringi»

   
 
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