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Autore: Signorina Granger    02/01/2019    5 recensioni
[Raccolta di OS dedicate ai protagonisti di “Magisterium - 1962”]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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John & Julie
 
John Carrington Image and video hosting by TinyPic& Julie FarrelImage and video hosting by TinyPic 



“Mamma, Julie sta arrivando, per favore, sii normale…”
“Stai dicendo che di solito non lo sono?!”

“No, ma da quando ti ho chiesto se poteva venire oggi a pranzo da noi sei… diciamo… su di giri…”

John lancio un’occhiata di sbieco alla madre, che sorrideva come la vedeva fare di rado e si aggirava per il salotto sprimacciando cuscini e raddrizzando soprammobili o cornici. Aurora gli si avvicinò, gli prese il viso tra le mani e gli stampi un bacio su una guancia, asserendo di essere solo felice per il suo ragazzo.

“E dopo tutto quello che ho sentito, sono davvero curiosa!”
“Già, dimenticavo che Edith e Sean hanno pensato bene di farti un dettagliato resoconto…”

“Non dare la colpa a loro, sono io ad averli tormentati… anzi, ho tormentato solo Sean, Edith è venuta a raccontare spontaneamente. Oh, hanno suonato, sarà lei!”
“FERMA. Vado io.”

John rivolse un’occhiata perentoria alla madre prima di girare sui tacchi e dirigersi verso la porta d’ingresso, mente Aurora gridava alla figlia minore di scendere a salutare Julie.
Quando aprì la porta il ragazzo sorrise nel vedere una familiare ragazza dai capelli scuri e gli occhi azzurri per la prima volta da dopo il Diploma, abbracciandola con affetto:

“Ciao Juls… mi sei mancata, sono felice di vederti.”
“Anche io. Casa vostra è davvero bellissima, comunque! Temevo di sbagliare indirizzo…”

“Mia madre ha deciso di restare più a lungo nella casa in Inghilterra affinché tu non dovessi venire fino in America, lì il posto è ancora più bello. Vieni dentro. E… scusa in anticipo se mia madre ti sembrerà strana, di solito è piuttosto normale e posata, ma è un tantino emozionata.”

Julie sorrise ed evitò di dire al ragazzo che lei per prima era non poco nervosa all’idea di conoscere i suoi genitori visto che temeva di non piacergli affatto, ma la ragazza si rilassò quando vide Edith andare loro incontro con un sorriso:

“Ciao Julie! Come stai?”
“Ciao Edith… Bene, grazie.”
“Sono felice che tu sia venuta, la mamma non fa preparare così tante cose buone neanche a Natale…”

“Mamma… Lei è Julie.”
Quando John parlò Julie spostò la sua attenzione su una donna minuta, dai capelli scuri e gli occhi  chiari che la stava guardando con attenzione. Stava per aprire la bocca e dire qualcosa, ma la padrona di casa la precedette sfoggiando un largo sorriso prima di andarle incontro e abbracciarla:

“Sei più bella di quanto mi avessero detto, sei davvero splendida. Sono molto felice di conoscerti, finalmente, ho sentito parlare tantissimo di te. Mio marito torna tra mezz’ora, mentre aspettiamo che arrivi possiamo spostarci in salotto, vieni.”

Aurora prese la ragazza sottobraccio e la condusse verso il salotto sotto gli sguardi dei figli, che restarono immobili con gli occhi fissi su di loro me tre Julie sorrideva:

“Anche io sono felice di conoscerla, Signora Carrington. Ho letto alcuni dei suoi libri.”
“Davvero? Finalmente qualcuno mi da soddisfazione, Edith non vuole saperne di leggerli… chiamami Aurora, comunque.”


“Cosa facciamo, le seguiamo?”
“Ovvio, devo assicurarmi che mamma non racconti cose imbarazzanti su di me… beh, come pensavo per mamma è stato amore a prima vista.”
“Certo, tutti adorano Julie! Forza fratellone, andiamo prima che mamma ti rubi la ragazza.”

Edith prese John per mano per seguire madre e “cognata” mentre il fratello alzava gli occhi al cielo, certo che sua madre ora non avrebbe fatto altro che chiedergli di Julie e di invitarla da loro.


*


“Allora, Emily, Elliot, George ed Edward già li conosci… John, lui è il mio fratellino più piccolo, Conrad.”

“Non sono piccolo, a Settembre vado a scuola!”
Conrad incrociò le braccia al petto e alzò lo sguardo per rivolgere un’occhiata offesa alla sorella, che gli teneva le mani sulle spalle mentre stava in piedi dietro di lui. Julie sorrise teneramente e annuì mentre gli accarezzava i capelli scuri, asserendo che lo sapeva ma che lui restava ugualmente il suo fratellino.

“Ciao Conrad, io sono John.”  John sorrise e tese la mano al ragazzino, che esitò prima di stringerla e guardarlo con sospetto:

“Allora sei tu il fidanzato di Julie?”
“Già.”
“Emily mi ha detto che hai avuto un sacco di ragazze intorno.”
“Conrad, non sono affari tuoi!”
“Beh… è vero, ma tua sorella mi piace davvero tanto ed è molto importante per me.”

John sorrise appena e il ragazzino, dopo averlo studiato con attenzione, decise che quella risposta gli andava bene e annuì, asserendo però che lo avrebbe tenuto d’occhio prima di trotterellare in cucina dalla madre e chiedere quando avrebbero cenato.

“Beh, non è andata male, mi pare che non mi detesti.”
“È molto affezionato a me, gli piacerai molto, vedrai. E poi è vero che avevi un mucchio di ragazze intorno.”
“Non è colpa mia se sono irresistibile!”
“Allora non avrai problemi a conquistare anche mio padre, che sta tornando proprio in questo momento… hai superato il test di mia madre e dei miei fratelli, anche Conrad, vediamo come te la cavi con mio padre.”

Julie incrociò le braccia al petto e sfoggiò un sorriso quasi divertito, ma John non si scompose e asserì di essersi adeguatamente preparato. Quando poi, poco dopo, il camino si accese con brillanti fiamme verdi ed Emily esclamò che il padre stesse per tornare a casa, John si stampò il suo sorriso migliore sulla faccia e aspettò di vedere il padrone di casa uscire dal camino e salutare la figlia prima di parlare.

“Papà, ti presento John.”
“Salve Signor Farrel, è un piacere conoscerla finalmente, sono John Carrington.”

“Ciao John.”   Axel strinse la mano che il ragazzo, senza smettere di sorridere, gli porgeva sotto lo sguardo di Julie, che sorrise e prese il ragazzo sottobraccio:

“Mamma ha detto che la cena è quasi pronta, papà.”
“Benissimo… prima posso fare due chiacchiere con John, allora.”
“Ma certo, quello che vuole. Ah, mia madre la compra sempre e mi è capitato di leggere la sua rivista di tanto in tanto, complimenti per il suo lavoro.”

John sorrise e pensò a qualcosa che Julie gli aveva detto qualche giorno prima su come ingraziarsi suo padre: Axel adorava il suo lavoro e il suo giornale, Trasfigurazione Oggi, così la ragazza gli aveva caldamente consigliato di citarlo.

“Grazie… E a proposito, fai a tua madre i complimenti per il suo ultimo libro da parte mia.”
“Sarà fatto Signore.”

“Julie, vieni a darmi una mano ad apparecchiare!”

Sentendo la voce della madre la ragazza esitò, non sapendo se lasciare soli i due. Axel però le sorrise, annuendo:

“Vai pure ad aiutare tua madre, tesoro.”
“D’accordo… ma non sequestrare John, anche la mamma vuole conoscerlo.”
“Non preoccuparti.”
 
Il sorriso di Axel non vacillò e Julie annuì, lanciando una rapida occhiata in direzione del fidanzato – che però sembrava piuttosto tranquillo e preparato all’interrogatorio imminente – prima di andare in cucina.
Infondo suo padre era una delle persone più calme e pacifiche che conosceva… certo lei era la sua “principessa” prediletta ed era sempre stato piuttosto protettivo nei suoi confronti, tanto che la ragazza ricordava quando, una settimana prima, la famiglia Russell fosse stata loro ospite e Jade (la madre adottiva di Timothy Nda) avesse ridacchiato per poi chiederle di raccontarle del suo incontro con il ragazzo. 

“Come va di là?”
“Non male, credo.. hai raccomandato a papà di comportarsi bene, vero mamma?”
“Ho fatto il possibile, giuro.”


*


“Dobbiamo prendere una cartolina per mia madre, le ho promesso che gliene avrei mandata una da ogni città che avremmo visto…”
“Allora andiamo a cercarne una!”

Julie sorrise e prese John sottobraccio mentre camminavamo sul lungomare di San Francisco, terza città che stavano visitando nel loro “tour” degli Stati Uniti. 
Quando Julie gli aveva detto di non essere mai stata in America il ragazzo le aveva subito proposto di fare un viaggio insieme a lui negli USA, così da andare a trovare anche la parte della sua famiglia che viveva lì.  

“D’accordo… Dopo possiamo fare un altro giro su quei tram? Sono fantastici!”
“Sì, ti divertivi come un bambino sulle giostre, prima… eri adorabile.” Julie sorrise e sfiorò i capelli del ragazzo con le dita, che annuì e asserì, con un sospiro, che non era la prima ragazza a dirglielo. Il Corvonero si guadagnò così una dolorosa gomitata sulle costole da parte della fidanzata, affrettandosi a sottolineare che scherzava un istante dopo.

“Sarà meglio, altrimenti insieme alla cartolina per tua madre spedisco indietro anche te, Carrington.”


*


“Allora, come vanno le cose con John?”
“Bene, ma credevo ci fossimo viste per studiare.”
“È quello che si dice quando bisogna spettegolare.”

“Beh, come ho detto… bene. E io più che spettegolare avrei il goblinese da studiare.”

“Che orrore, ma come fai a voler studiare questa roba? Non si capisce un cavolo di niente!”

Silvy sfoggiò una smorfia e rivolse un’occhiata semi schifata al libro dell’amica, che invece si strinse nelle spalle mentre anche Rose, accanto a loro, era china sui libri:

“Beh, ognuno si specializza in ciò che vuole. Anche se il marinese ha suoni così strani che quasi mi spaventa…”
“Beh, a me piacciono le lingue magiche.”

“Parlando di cose più divertenti, sono qui per invitare le mie fantastiche amiche alla prossima partita!”
“Vorrei tanto, ma devo studiare…”

“Julie, John e tutti gli altri verranno, andiamo, per favore!”
“… Va bene, non capisco perché tutti riuscite sempre a convincermi a fare cose che non vorrei fare…”

“Sì chiama persuasività, cara.”

Silvy sorrise, soddisfatta, e si appoggiò comodamente allo schienale della sedia mentre l’amica, accanto a lei, alzava gli occhi al cielo.


*


“Non ti pesa fare sempre avanti e indietro dall’America?”
“Per vedere Juls, intendi? No, non credo, lo farei comunque per vedere te e gli altri… e poi anche mia madre ha sempre fatto avanti e indietro tra America e Inghilterra essendo metà e metà.”

“Lo so, ma io personalmente non so se ci riuscirei… Passaporta o no è comunque molta strada. Ma se a te non pesa buon per te, naturalmente.”

Sean si strinse nelle spalle e si portò il boccale di Burrobirra alle labbra mentre John, seduto di fronte a lui, annuiva con aria pensierosa. 

“Mi piacerebbe vederla più spesso, in realtà…”
“Ah, grazie, e io?!”
“Ti conosco da quando avevi il pannolino e facevano il bagnetto insieme, direi che la nostra è un’amicizia abbastanza stretta, senza che ci vediamo ancora più spesso. Comunque, non le chiederei mai di trasferirsi in America, lei qui ha la sua famiglia, i suoi amici e…”

“Fermo, fermo, fermo un momento, hai detto “trasferirsi”? John, non pensavo fossi così innamorato!”
“Rose ha ragione, sei perspicace come una marmotta. Anzi, povere marmotte…”
“Non rompere e pensa alla tua ragazza, Johnny. Seriamente, prima o poi dovrà esserci una svolta, pensa se tu saresti disposto a trasferirti stabilmente qui.”

“Credo di sì, infondo ho qui i miei amici, ho studiato in Inghilterra e la mia famiglia viene spesso qui… Per Julie potrei farlo.”  John si strinse nelle spalle, il capo chino per evitare di guardare l’amico in faccia, che invece sorrise:
“Bene. Dovresti dirglielo, quando te la sentirai.”

“Da quando prendo consigli da te?”
“Non lo so, ma devi essere davvero in crisi, amico mio.”


*


“AURYYYY!”
“COSA C’È?!”
“DOVE SEI?!”
“QUI!”
“QUI DOVE?!”
“IN SALOTTO, NON SENTI LA VOCE?!”

“Ma che vuoi che ne sappia, ogni volta la stessa storia… Aurora, ho una grande novità!”

Charlotte marciò fino alla soglia del salotto, dove scorse l’amica impegnata a leggere. Aurora non alzò neanche lo sguardo dalle pagine del suo libro, facendole semplicemente cenno di avvicinarsi.
L’Auror, per tutta risposta, sedette accanto a lei e aspettò con impazienza – tamburellando un piede sul pavimento – che l’amica si degnasse di darle retta, cosa che avvenne circa due minuti dopo.

“Ho finito il capitolo, dimmi.”
“Alla buon’ora, se fosse stata una cosa seria?!”
“Se fosse stata una cosa seria saresti piombata qui come una furia urlando. Allora, dimmi.”
“Ok… Sean mi ha detto che John soffre per la lontananza dalla sua dolce fidanzata, ma non oserebbe mai chiederle di trasferirsi qui, quindi pensa che in futuro potrebbe essere lui a farlo.”

“Andare in Inghilterra?”
“Sì. Tu che ne diresti?”
“Lo dovrebbe fare. Non sarò certo io a bloccarlo.”

Aurora chiuse il libro con un gesto brusco e Charlotte, dopo aver esitato, allungò una mano per prendere quella dell’amica:

“Aury…”
“Non chiamarmi così, per favore. Per favore.”

Aurora si alzò e, lasciato il libro sul divano, si avvicinò alla finestra incrociando le braccia al petto. Per qualche istante nessuna delle due donne parlò, poi Charlotte mormorò qualcosa con un sospiro:

“Scusa. Aurora, non te l’ho detto per farti pensare a mio fratello.”
“Se John vuole andare in Inghilterra per Julie, o in Siberia, Svezia, India o Burundi, dovrebbe farlo. Tuo fratello non l’ha fatto e forse avrebbe dovuto.” 
“Lo so, ma era diverso… voleva lasciarti andare, ma fosse stato per lui sarebbe andato ovunque per te.”

Charlotte si alzò e raggiunse l’amica, mettendole una mano sulla spalla e abbozzando un sorriso mentre Aurora si voltava, guardandola quasi speranzosa:

“Tu dici?”
“Qualcuno forse lo conosceva meglio di me? Ovviamente no. Fidati di quello che dico, l’avrebbe fatto. E sono sicura che lo farà anche John.”


*


“Juls, ti volevo parlare di una cosa.”
“C’è qualcosa che non va?” 

“No, stavo solo pensando che ormai gestiamo la nostra relazione in questo modo, dovendo sempre programmare tutto per tempo per via delle Passaporte, da quasi due anni. Sta cominciando a pesarmi un po’.”

John, che teneva le mani della ragazza strette tra le sue e appoggiate sul tavolo, sospiro e si rabbuiò leggermente mentre Julie, invece, spalancò leggermente gli occhi prima di annuire, deglutendo:
“Oh.” 

Stava forse per dirle che era meglio chiudere la loro relazione? 

“Insomma, io vorrei… stare sempre con te. Perciò mi chiedevo cosa ne penseresti se mi trasferissi qui.”
“Davvero?! Sarebbe meraviglioso! Ma sei sicuro, John? Tu adori casa tua, adori l’America…”

“Adoro di più te.” 

John le sorrise, stringendo la presa sulle sue mani, e Julie non potè che imitarlo, guardandolo con occhi carichi d’affetto:

“Ti amo tanto, lo sai?”
“Anche io Juls.”


*


“Allora Julie si occupa di traduzioni e mediazioni?”
“Sì, sono molto fiero di lei.”

“E dimmi, quando…”
“Mamma, non mi stressare! Non chiedermi quando ci sposeremo!”
“Veramente stavo per chiederti quando pensi di chiederglielo, il che è diverso.”

John alzò gli occhi al cielo mentre la madre gli versava il thè ed Edith, di fronte a lui, ridacchiava divertita. Ormai viveva in Inghilterra da circa sei mesi e ogni volta in cui faceva visita alla famiglia – o erano loro ad andarlo a trovare – sua madre se ne usciva con le stesse domande.

“Mamma, tu eri più vecchia di me quando ti sei sposata con papà!”
“Vero, ma la mia è stata una situazione particolare, l’ho conosciuto molto più tardi rispetto a te e Julie. Insomma, state insieme da tre anni, no?”
“Tu non lo sei stata per cinque con il fratello di zia Charlotte? E non vi siete sposati, mi risulta.”

“Come ho detto, era diverso.”  Aurora non battè ciglio, ma il suo tono si inasprì e John intuì che fosse meglio chiedere l’argomento, così tacque per qualche istante prima di parlare con un sospiro:

“Certo che ci ho pensato, e più di una volta da quando vivo qui, ma è una cosa importante… non so, vorrei esserne sicuro ed essere certo che anche lei lo voglia.”
“Ma certo che lo vuole, idiota!”

“Edith, tu che ne sai?!”
“Io so un sacco di cose, caro mio!”


*


“Io avevo chiesto a SEAN di accompagnarmi a prendere l’anello. Qualcuno mi spiega perché all’improvviso sembriamo una squadra di Quidditch?!”
“Non potevo mancare, sono la tua sorellina! E quando l’ho detto a Cami è venuta anche lei…”

“Già, e io ho commesso il madornale errore di dirlo a Silvy, quindi…” Sean alzò gli occhi al cielo e accennò all’amica, che stava saltellando felice per il marciapiede. 

“Silvy. Ti avviso: se ti fai sfuggire una sola parola con Julie non importa quanto ti voglia bene, ti trasformerò in una rana.”
“Non preoccuparti, sarò una tomba, giuro. Adesso andiamo, gente! Oh, che divertente!”

Silvy sorrise allegra e, presi Sean e John sottobraccio, li trascinò dentro la gioielleria con Edith e Camille al seguito.




“Cosa pensate che dovessero fare i ragazzi?”
“Non so, ma sono stati stranamente evasivi…” 
“Chissà, forse hanno in mente qualcosa, conoscendo quei tre non si può mai sapere.”

Adela si portò la tazza alle labbra per bere un sorso di thè mentre Charlotte, accanto a lei, si stringeva nelle spalle, asserendo che quella sera si sarebbe fatta dire tutto da Camille mentre Aurora annuiva, pensierosa:

“Già, chissà perché le ragazze hanno voluto andare con John, Sean e Silvy.”
“Karlos ne sa nulla?”
“Glie l’ho chiesto, ma ha detto di non saperne nulla e che quelle due sghignazzano con aria cospiratoria da una settimana.”
“Chissà cosa stanno tramando…”
“Ah, sono tutte le loro mamme, sono proprio fiera di loro.”  Charlotte annuì con un sorriso compiaciuto mentre lei e le altre due ex Corvonero prendevano il thè nel salotto dell’Auror. 

Aurora, dopo qualche istante di silenzio, aggrottò leggermente la fronte e parlò con tono dubbioso:

“In effetti John non è mai così schivo e riservato… non penserete che abbia chiesto a Sean di accompagnarlo per…”
“… No.”
“Dici?”
“Forse…”
“PORCO MERLINO È ANDATO A PRENDERE L’ANELLO!”

“Aurora, alza un po’ la voce, la vecchietta sorda che abita infondo alla strada non ti ha sentita.”


*


“Peccato che Silvy non sia venuta, ma ha detto di dover fare una cosa importante con Sean e John… tu ne sai nulla?”

Julie si rivolse a Rose mentre camminavano a braccetto per Diagon Allen, impegnate e fare acquisti. La bionda però scosse il capo, asserendo di non saperne nulla e affrettandosi a cambiare argomento. 

La Corvonero non fu molto convinta delle parole dell’amica, ma decise di lasciar perdere e di non indagare: conoscendo John, Sean, Silvy e ciò che potevano combinare insieme forse era meglio non sapere.


*


“Julie, ti assicuro che è molto più scomodo di quanto non sembri, perciò… Mi puoi dare una risposta?”

John abbozzò un sorriso speranzoso mentre se me stava in ginocchio davanti ad una Julie ancora senza fiato e forse sotto shock, che guardava l’anello con gli occhi sgranati e la bocca semi-aperta.

“Oh, certo, scusa, è che non me l’aspettavo… Sì John, certo che ti sposo.”
Il volto della ragazza s’illuminò e si distese in un largo sorriso mentre John, sentendosi improvvisamente molto più leggero rispetto a pochi minuti prima, si alzò e le mise l’anello al dito prima di abbracciarla e baciarla, prendendole il viso tra le mani:

“Meno male, ero un po’ nervoso…”
“Ah sì? Da quando John Carrington teme un rifiuto da parte di una ragazza?”
“Ma tu non sei una ragazza qualunque, sei la mia Julie. Non vedo l’ora di sposarti, Juls.”

John sorrise prima di abbracciarla di nuovo e Julie, annuendo, mormorò che valeva anche per lei mentre sorrideva, gli occhi azzurri luccicanti. Non ci poteva credere, l’indomani sua madre avrebbe avuto un infarto , probabilmente.

“Aspetta un po’, è questo che siete andati a fare? Quindi tutti lo sapevano già?”
“Diciamo di sì.”
“Peccato, mi sarebbe piaciuto vedere il volto di Silvy trasfigurato dalla sorpresa…”

“Credo che per lei non dire nulla sia stato molto difficile, sarà sollevata quando saprà che te l’ho chiesto.”

John sorrise e Julie annuì, pensando però, all’improvviso, anche a suo padre.




“La mia bambina si sposa…”
“Axel tesoro non fare così, Julie è grande ormai!”
“Sì, ma John è un bravo ragazzo e si amano tanto, devi essere felice per loro.”

Axel annuì, scuro in volto mentre sedeva tra Elena e Stephanie, che lo stavano consolando meglio che potevano.

“Certo, non nascondo che anche per me sarà un duro colpo quando Rose si sposerà, per non parlare di Regan, ma il fatto che crescano va accettato.”
“Immagino di sì… Domani guarderò le sue foto di quando era piccola, era così carina…”

Elena abbracciò l’amico e Stephanie fece altrettanto me tre la moglie, invece, gironzolava più che allegramente per casa insieme ad Emily, che cantilenava di non veder l’ora di andare al matrimonio della sorella.
Nemmeno Conrad, però, sembrava particolarmente contento e se ne stava in un angolo immusonito con il padre.

“Quindi Julie andrà via? Ma non va in America, vero?”
“IN AMERICA?!”
“Noooo Axel, no, Conrad scherzava, sono sicura che lei è John, resteranno qui, non preoccuparti.” 

“MAMMAAAA, ORA CHE JULIE LASCERÀ LIBERA LA SUA CAMERA POSSO PRENDERLA IO?!”
“LA VOGLIO IO ED!”
“NO, IO, SONO STANCO DI STSRE CON VOI DUE!”

“Col cavolo, in veste di ultima figlia femmina rimasta la prenderò io, anche se adoro Conrad sono stanca di dover condividere lo spazio con un maschio!”

“MAMMAAAA!”

“Merlino, e ora chi mi aiuterà a gestire gli altri cinque… state buoni, la stanza l’avrà Emily, discorso chiuso.”


*


Julie alzò gli occhi al cielo mentre si sistemava il velo e Rose e Silvy discutevano su chi di loro dovesse percorrere la navata per prima: sembrava che quel giorno tutto fossero più nervosi ed agitati di lei, le sue amiche e la sua famiglia compresi. 

“Ragazza, non cambia nulla, basta che decidiate in fretta… anzi, no, deciderò io: prima va Rose. Papà, tu sei pronto?”

“Non ne sono sicuro, ma non ho molta scelta… Per lo meno John mi piace.”
“Come scusa?”
“Niente. Sono solo felice che tu lo sia, tesoro.” Axel sorrise alla figlia, dandole un bacio sulla guancia prima di prenderla delicatamente sottobraccio. Julie lo imitò, annuendo mentre Silvy le passava il suo bouquet:

“Lo sono moltissimo papà. Ti voglio bene.”
“Anche io principessa. John è molto fortunato, farà bene a ricordarselo.”


*


“So che è stato difficile trovare una sera che andasse bene per tutti, ma abbiamo voluto riunire la famiglia perché abbiamo un’annuncio da fare e volevamo che foste tutti presenti.”

John si voltò verso la moglie e, rivolgendole un cenno, le passò la parola. Julie, senza smettere di sorridere e di stringere la mano del ragazzo, parlò un istante dopo con gli occhi chiari luccicanti e quelli di fratelli, genitori, cognata e suoceri puntati addosso:

“Sono incinta!”
“CHE MERAVIGLIA SARÒ NONNA!”

Aurora si alzò e corse ad abbracciare figlio e nuora mentre Edith ed Emily sorridevano deliziate e Axel, dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte, realizzava cosa aveva appena sentito e sorrideva prima di alzarsi per fare a sua volta gli auguri alla coppia.

“Speriamo sia un maschio.”
“Già, potremo divertirci un sacco!”  

George ed Edward sfoggiarono due sorrisetti pericolosamente identici mentre Elliot, accanto a loro, sospirava esasperato e Conrad realizzava che entro qualche mese non sarebbe più stato l’adorabile piccolo di casa. E nemmeno il pupillo di sua sorella.

Sua madre parve intuire a cosa stesse pensando perché sorrise al figlio minore, mettendogli un braccio intorno alle spalle:

“Non preoccuparti Conrad, sarai sempre il preferito di Juls, nonché il nostro piccolino.”
“Piano con le parole mamma, non sono più un bambino.”
“Lo so… non mi fa particolarmente piacere, ma lo so.”


*


“John, fai attenzione a Wally!”
“Tesoro, rilassati, è un innocuo bambino che nemmeno cammina, che danni potrà fare?!”

“Tienilo d’occhio comunque, può farsi male da qualche parte!”

John sospirò ma, non osando ribattere, gettò un’occhiata al figlio, che stava gattonando sul pavimento del suo studio fino a poco prima. Il bimbo ora aveva catalizzato tutta la sua attenzione su una ciabatta, studiando con attenzione l’oggetto mentre il padre lavorava alla sua scrivania.

“Piccoletto, pensi anche tu che la mamma si preoccupi troppo? Ti confesso che lo ero anche io, ma mi sembra di starmela cavando abbastanza bene, no?”

John si alzò per prendere il bambino in braccio, sfiorandogli la piccola testa con delicatezza mentre Walter lo guardava con gli occhi azzurri pieni di curiosità.

“Chi tace acconsente, quindi lo prenderò come un sì. Ah, ovviamente quando sarai più grande cercherò di educarti alla mia musica, il fatto che il jazz ti faccia dormire è un chiaro segno, devi aver preso da tuo padre.”
“O magari si annoia…”

“No, ha il gene di suo padre, amerà la musica Babbana Julie!”


La ragazza, dall’altra stanza, alzò gli occhi al cielo e anche se non disse nulla dal canto suo sperò che il marito si sbagliasse.


*


John iniziò a lavorare come diplomatico e a viaggiare sempre più spesso tra Inghilterra e America, ma Julie preferì non seguirlo con Walter mentre il bambino era ancora molto piccolo.

Il mago soffriva non poco la lontananza da figlio e moglie, tanto da non veder l’ora, quando mancava poco al suo rientro, di abbracciare la sua amata famiglia.


“È una fortuna che io lavori per lo più a casa con le traduzioni, altrimenti sarebbe un problema con Wally, vero piccolo?”
Julie accarezzò i capelli castani del figlio mentre lo imboccava e John, seduto di fronte a lei, la guardava sorridendo:

“Per qualche mese non devo andare da nessuna parte, potrò restare qui con voi per un po’… Mi mancate.”
“Anche tu mi manchi John, ma non voglio sballottare Wally come un pacco postale quando è ancora piccolo. Quando sarà più grande verremo con te però, ovviamente.”
“Non vedo l’ora, anche perché ho la sensazione di perdere molte cose stando spesso fuori casa… Sei contento che papà sia a casa, ometto?”

John sorrise al figlio e gli diede un leggero pizzico sulla guancia, guadagnandosi un sorriso da parte del bambino, che annuì e gli chiese, con la sua parlantina ancora stentata, di giocare con lui più tardi.


“Certo, non vedevo l’ora.”


*


“Non dimenticherò mai la disperazione che ho provato quando mi dissero che mi erano arrivati tre fratelli maschi in un colpo solo quando io volevo una sorellina… prego affinché questa volta sia femmina.”

Julie parlò con un sospiro mentre si sfiorava il pancione e John, seduto accanto a lei, sorrideva divertito mentre osservava sua madre e Axel coccolare Walter.

“Anche mia madre e mia sorella ci sperano. E dobbiamo cominciare a pensare a qualche nome, non credi?”
“Sì tesoro, ma con calma, l’altra volta accordarsi per Walter è stata una vera impresa…”
“Solo perché tu bocciavi le mie proposte!”

“Scusa se non volevo chiamare mio figlio Frank come Frank Sinatra!”


*


John sorrideva – a detta della moglie come un babbeo – alla bambina che giaceva nella culla che stava facendo dondolare delicatamente, guardandola cercare di afferrare un sonaglietto.

“Non è un amore? Sei proprio un tesoro, Aretha, papà ti ama già tantissimo.”
“Non posso credere di aver accettato di chiamare mia figlia Aretha… Se avremmo altri figli scordati nomi di cantanti, John! O almeno nomi normali, di grazia…”

“Aretha è un bellissimo nome, Juls! Non ascoltare la mamma piccola, è solo invidiosa.”


*


Walter, Image and video hosting by TinyPicAretha Image and video hosting by TinyPice April Carrington Image and video hosting by TinyPic


“Ragazzi, sono arrivati i nonni!”
“Arrivo!”

Walter aveva appena fatto in tempo a scendere le scale, fermandosi al pian terreno con Aretha al seguito, quando i nonni paterni entrarono in casa, riservando loro due larghi sorrisi:

“Tesori!”
“Ciao nonna!”

Aretha sorrise e corse ad abbracciare Aurora e Lewis mentre Julie arrivava dalla cucina tenendo April in braccio e John chiudeva la porta alle spalle dei genitori. 

“Mi siete mancati tantissimo, un mese e mezzo che non vi vedo e mi sembrate già cresciuti… Oh, ciao Juls… e la piccola April, che amore! Posso tenerla?”
“Certo. Vai dalla nonna, tesoro.”

Julie lasciò la figlia minore tra le braccia della nonna, che sorrise con fare adorante alla bimba e ignorò bellamente il marito quando Lewis protestò in quanto era solita sequestrare la bambina ogni volta in cui la vedevano.

Aurora andò invece a sedersi sul divano e John, sorridendo divertito, si rivolse alla moglie mentre Aretha prendeva il nonno per mano, asserendo di dovergli far vedere alcuni suoi disegni, per portarlo in camera sua.

“A proposito, per Walt avevamo scelto Sean e per Aretha Edith, per April a chi potremmo chiedere di farle da madrina o padrino?”

“Pensavo a Silvy. Che ne dici? Adora la bambina.”
“Per me va bene, spero solo che non influenzi troppo la piccola, non voglio un’altra mini Silvy! E non sto scherzando, mia madre e sua madre dicono che zia Charlotte l’ha influenzata tantissimo, non si può mai sapere. Giusto mamma?”

“Chi è la bimba più bella del mondo?! Tesoro, hai detto qualcosa?”
“Niente, lascia stare…”

John alzò gli occhi al cielo, decidendo di lasciar perdere mentre Julie, sorridendo, faceva un cenno al figlio e chiedeva a Walter di andare ad aiutarla ad apparecchiare la tavola.

“Devo proprio, mamma?”
“Sì, signorino, vedi di non diventare pigro come tuo padre, a proposito di influenze negative…”
“Io non sono pigro, sono diversamente volenteroso nelle faccende domestiche, tesoro.”


Julie roteò gli occhi, asserendo che era meglio lasciar perdere prima di sparire in cucina insieme al primogenito. Aurora, invece, sorrise tra sè dal divano mentre accarezzava il visino della piccola nipotina nata pochi mesi prima, pensando che non avrebbe potuto chiedere famiglia migliore per il suo adorato John.








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Angolo Autrice: 

Sto sinceramente morendo di sonno, quindi dico solo Buon Anno a tutti… ora il cuscino chiama, scusate. 
Buonanotte, 
Signorina Granger 

   
 
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