17 Aprile 1969
Quel
giovedì, Brian e i suoi amici, Roger e Tim, avevano deciso
di passare la serata
presso il bar dell’università: ogni
giovedì sera c’era l’Open Mic, una sorta
di
piccola festicciola in cui le band di universitari si ritrovavano per
trascorrere qualche ora ad ascoltare musica dal vivo. Per gli Smile
questo
voleva dire due parole: nuove idee. Ogni settimana si presentava un
gruppo
diverso e per loro era un’occasione imperdibile per trarre
nuovi spunti per il
loro gruppo.
La locandina
appesa fuori dal bar avvertiva che quella sera avrebbero suonato i Dark
Shore.
-Visto il
nome sarà l’ennesimo gruppo che cerca di emulare
gli Stones… - disse Roger
scettico.
Brian
sbuffò: -Come sei noioso Rog. Goditi lo spettacolo e
concentrati sul batterista
–
Non appena
entrarono, tutti e tre i ragazzi rimasero di sasso: una musica
energica, quasi
violenta ma dalla voce femminile stava riempiendo il piccolo bar,
già stracolmo
di ragazzi accalcati sotto al palco. A causa della massa, Brian, Roger
e Tim
non riuscivano a vedere nulla, l’unica cosa di cui erano
certi era che quella
voce potente e graffiante apparteneva ad una ragazza.
-Ennesimo
gruppo che emula gli Stones, eh Rog? – domandò
sarcastico Tim, guardando di
sottecchi l’amico.
Roger
roteò
gli occhi e seguì in silenzio gli amici che nel frattempo si
stavano facendo
spazio tra gli studenti, fino ad arrivare ai piedi del palco. Non
appena
riuscirono a puntare gli occhi sulla band rimasero scioccati per la
seconda
volta: il gruppo era formato interamente da ragazze.
Roger le
squadrò da capo a piedi: -Da dove diavolo tirano fuori tutta
quell’energia?? –
domandò sconvolto.
Ma nessuno
dei suoi amici gli rispose. Erano tutti completamente rapiti dallo
spettacolo
sul palco, soprattutto Brian.
Il giovane
astrofisico aveva gli occhi puntati sulla frontman: era una ragazza
minuta ed
esile, dagli occhi azzurri e i capelli lunghi e castani. A prima vista
poteva
sembrare una sorta di bambola ma la sua voce rock e graffiante
raccontava tutta
un’altra storia. Maneggiava la chitarra elettrica con una
fluidità notevole,
realizzando assoli che mandarono completamente fuori di testa Brian.
“I
miss the bad things
The
way you hate me
I
miss the screaming
The
way that you blame me
Miss
the phone calls
When
it's your fault
I
miss the late nights
Don't
miss you at all
I
like the kick in the face
And
the things you do to me
I
love the way that it hurts
I
don't miss you, I miss the misery
“
Quando anche
l’ultimo accordo si dissolse, un fragoroso applauso si
levò dalla folla.
Persino Roger, inizialmente scettico, si ritrovò ad
applaudire estasiato.
Notando lo sguardo perso nel vuoto (o meglio, fisso sulla cantante) di
Brian,
Tim fece schioccare le dita davanti all’amico: -Terra chiama
Brian… svegliati,
fratello! –
Brian scosse
la testa, ritrovandosi Tim e Roger che lo fissavano sghignazzando: -Che
avete
voi due da ridere? – domandò infastidito.
-Il nostro
piccolo Brian si è preso una bella sbandata, eh Tim?
– domandò retoricamente
Roger.
-Come siete
idioti – commentò Brian.
-Piantala di
fare l’offeso e offrile da bere. Magari è la volta
buona che trovi qualcuna con
cui spassartela un po’ - rincarò Roger, spingendo
l’amico verso il bancone
presso il quale si era seduta la ragazza.
-Io non
voglio SPASSARMELA – sbraitò
l’astrofisico, ormai parecchio stizzito – Non a
tutti piace portarsi a letto una ragazza diversa ogni sera, mio caro
Roger –
Tim e Roger
si guardarono stupiti, del tutto in disaccordo con le parole di Brian.
-Fa’
un po’
come vuoi, noi andiamo a trovare qualcuno con cui SPASSARCELA.
Divertiti con la
tua sbandata platonica – disse Tim, prima di fare dietrofront
e sparire tra la
folla.
Brian si
ritrovò
da solo, impalato in mezzo ad una marmaglia di studenti che lentamente
si
dirigevano fuori dal bar o verso il bancone. Gli rimanevano due
opzioni: uscire
con i suoi amici e seguirli nelle loro conquiste da una notte e via
oppure
sedersi al bancone e rivolgere la parola a quella meravigliosa ragazza.
Per la prima
volta nella sua vita, Brian decise di buttarsi. Fece un respiro
profondo e con
passo convinto si avvicinò al bancone del bar. La ragazza
era seduta su uno
sgabello, da sola. La batterista stava ancora sistemando il suo
strumento,
mentre le altre due ragazze della band erano appena uscite,
accompagnate da un
paio di ragazzi.
“Ora
o mai più” pensò
Brian.
-Ehm, ciao
–
disse titubante Brian, sedendosi sullo sgabello accanto a quello della
ragazza.
-Ciao!
–
rispose lei con un gran sorriso.
-Volevo
farti i complimenti per questa sera. Tu e la tua band siete state
fantastiche,
non ho mai visto nulla del genere – biascicò Brian.
Lei sorrise
ancor di più: -Ti ringrazio moltissimo. Abbiamo iniziato da
poco e dobbiamo
ancora ingranare, ma per il momento non posso che ritenermi soddisfatta
–
Brian non
riusciva a smettere di fissarla: quella ragazza aveva un’aria
così dolce e
angelica da non sembrare nemmeno lontanamente la bestia scatenata che
aveva
dominato il palco fino a pochi minuti prima.
-Oh,
comunque io sono Brian. Brian May – fece il giovane,
accorgendosi solo in quel
momento di non essersi ancora presentato.
-Io sono
Chrissie Mullen, molto piacere –
-E dimmi,
Chrissie Mullen… Posso offrirti qualcosa da bere?
– Brian si stupì del suo
coraggio.
Chrissie
fece una smorfia misteriosa, facendo sì con la testa.
Brian fece
un cenno al barista, il quale arrivò poco dopo con due birre
medie in mano:
-Allora, ti hanno appena piantata? –
Chrissie lo
guardò con occhi spalancati e ci mancò poco che
si strozzasse con la birra:
-Scu- scusa? – fece lei, tossicchiando.
-La tua
canzone. “I Miss the
Misery” ha tutta
l’aria di essere stata scritta dopo una rottura –
Brian si sentì immediatamente
un idiota. Aveva appena conosciuto una ragazza e l’unica cosa
di cui era in
grado di parlare era di una sua relazione andata in frantumi.
Cercò di
rimediare: -Scusami, non sono fatti miei, sei liberissima di non
rispondermi –
Tuttavia,
Chrissie non sembrava affatto offesa, solo un po’sorpresa
dalla bizzarria di
quel ragazzo: -Ma no, figurati. Hai ragione tu, sono stata piantata da
poco.
Piuttosto che tenermi tutto il dolore dentro e starci male ho preferito
gettare
tutto in un testo e comporre una canzone –
-E credo che
tu abbia composto un capolavoro – sussurrò Brian,
realmente ammirato -Davvero,
non ho mai sentito nessuno cantare con una voce come la tua. Il tuo
è talento –
A Chrissie
si strinse il cuore: quel ragazzo era una delle persone più
gentili e genuine
con cui avesse mai parlato. Era indubbiamente un tipo bizzarro, con la
sua aria
incerta e timida, ma possedeva un’empatia tale da essere
riuscito ad accorgersi
subito che la sua canzone era stata scritta in seguito ad una rottura.
-Sei davvero
gentile Brian, ti ringrazio – disse lei – Ma ora
basta parlare di me,
raccontami qualcosa di te! –
Brian rimase
spiazzato da quella domanda, ma anche lusingato. Quella con Chrissie
poteva
considerarsi la conversazione più lunga che avesse mai avuto
con una ragazza,
non c’erano dubbi.
-Io…
Beh, io
non sono poi così interessante. Studio astrofisica e sono
anche io un
chitarrista ma preferisco non cantare. Suono con un paio di ragazzi
negli
“Smile” –
Alla parola
“chitarrista” gli occhi di Chrissie si
illuminarono: -Davvero? Suoni anche tu?
Voglio assolutamente sentirti suonare –
-Non
aspettarti chissà cosa, non sono bravo come te –
disse lui sincero -Però mi
farebbe molto piacere suonare per te –
Che diavolo
stava succedendo? Brian non era in grado di spiegarlo. Sapeva solo che
con quella
ragazza si sentiva sé stesso, a suo agio. Rimase a fissarla
negli occhi per
qualche secondo, scrutando ogni sfumatura d’azzurro delle sue
iridi, per poi
accorgersi che si era fatto davvero tardi.
-Accidenti,
si è fatto tardissimo – biascicò Brian,
ancora imbambolato -Domattina sarà un
suicidio alzarsi –
-Assolutamente
– disse Chrissie, restituendo i bicchieri ormai vuoti al
barista.
I due
ragazzi uscirono dal bar, mentre un vento fresco li avvolgeva. Chrissie
rabbrividì e la cosa non passò inosservata agli
occhi di Brian.
-Hai freddo?
Stai tremando –
Chrissie
scosse la testa: -Non preoccuparti. Il mio dormitorio è a
due minuti da qui –
Brian non
volle sentir ragioni e si tolse il pesante giubbotto di pelle nera,
appoggiandolo sulle spalle della ragazza: - Va meglio? –
-Molto
meglio, ma non dovevi, davvero – ringraziò
Chrissie.
-Figurati.
Io… ti ringrazio per la compagnia, Chrissie, e ancora
complimenti per questa
sera. Ci vediamo – disse Brian, dirigendosi verso il suo
dormitorio. Aveva
esaurito la sua dose di sicurezza.
-Ehm,
sì
grazie a te… - biascicò Chrissie. Poi si
ricordò che aveva ancora il suo
giubbotto -Come faccio a restituirtelo?? – gridò
lei, visto che il ragazzo era
già lontano.
Spazio Autrice:
Buon pomeriggio a tutti!
Come avevo promesso ieri, eccomi qui con il primo capitolo della nostra storia. Che ne pensate?
Fin dai primi scambi di battute emerge una bella differenza tra Bri e Chrissie: tanto lui è timido e impacciato, tanto lei è esplosiva e disinvolta. Insomma, un vero e proprio capovolgimento dei tradizionali ruoli.
La canzone cantata da Chrissie in questo capitolo si chiama "I Miss The Misery" ed è stata composta dal gruppo Halestorm. Essendo una delle mie canzoni preferite, non ho resistito e l'ho inserita in questa storia!
Parlando sempre di musica... Come vi avevo già accennato nel prologo, sarà possibile ascoltare tutte le canzoni citate in questa storia su Spotify, in una playlist creata appositamente per l'occasione. Se avete già un account basta semplicemente cliccare il link, mentre se non lo avete, dovrete inserire le vostre credenziali e crearne uno, così da ascoltare tutto senza problemi!
Prima di salutarvi, vorei fare un ringraziamento speciale ad Ancient Flower per aver recensito il prologo e a Soul_Shine per aver recensito e messo la storia tra le seguite. Grazie davvero di cuore! Ovviamente ringrazio anche tutti coloro che hanno speso qualche minuto per leggere la storia, ve ne sono molto grata.
Detto ciò, non mi resta che augurarvi una buona settimana! Al prossimo mercoledì!
Un bacio,
Jenny
LINK PER LA PLAYLIST DI SPOTIFY: https://open.spotify.com/user/21ekfspbopztn5dsisbmousna/playlist/5GFxDwTiDkQmFO9kNAJt1E?si=r9yrDJPtTbKJPYpOx8pogQ