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Autore: The Bride of Habaek    02/01/2019    0 recensioni
"La lontananza sai è come il vento
che fa dimenticare chi non s’ama
è già passato un anno ed è un incendio
che mi brucia l’anima
io che credevo di essere il più forte
mi sono illuso di dimenticare
e invece sono qui a ricordare
a ricordare te..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gilbert Bougainvillea
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dopo la loro unione Violet e Gilbert stavano vivendo la loro quotidianità fatta di piccole cose... il bacio del buongiorno, Gilbert: " Sta nascendo l'alba, ben svegliata Violet.", un caffè al risveglio, la casa e il lavoro. Tutto sembrava procedere nel migliore dei modi fino al giorno in cui arrivò una lettera minatoria indirizzata alla famiglia Bougainvillea. Violet non ne sapeva niente, Gilbert gliel'aveva tenuta nascosta per non farla preoccupare, ma il destino volle che la loro felicità si inginocchiasse dinanzi a nuovi fatti sconvolgenti. Il mondo era di nuovo in guerra e Leiden non era più la cittadina tranquilla di cui Violet aveva fatto la sua dimora. Gilbert:" Violet, vieni qui ho bisogno di parlarti." disse con lo sguardo rivolto verso il fuoco del camino. Violet:" Cosa succede? Sento che si tratta di qualcosa di terribile..." disse mentre veniva scossa da un brivido lungo la schiena. Gilbert:" Siamo di nuovo in guerra, dovrò partire a giorni o la nostra amata cittadina perirà per mano dei ribelli." dichiarò con tono sicuro pur celando un velo di malinconia. Violet:" Non ti lascerò andare, non da solo, non voglio perderti una seconda volta!" il tono di lei si fece supplicante più che imperativo. Gilbert:" Violet, devo farlo, sono un militare... lo devo alla nostra gente, alla nostra Nazione, lo faccio per te, per il nostro futuro insieme." Violet:" Se proprio devi andare portami con te. Dopotutto sono ancora un soldato, potrei esserti utile in battaglia." Gilbert:" Ne sei proprio sicura?" le disse corrugando le sopracciglia. Violet:" Sicurissima. Voglio seguirti, questo è il mio destino." Gilbert la strinse a sé senza dire una parola, il suo viso era solcato dalla preoccupazione, lei lo sapeva bene... sapeva quanto l'amava, quanta paura provava dentro di sé quell'uomo così inflessibile e duro esteriormente, ma dall'animo dolce e compassionevole. Era tanta la paura che lui provava al solo pensiero di dover rimettere piede su un campo di battaglia visti i trascorsi, anche se spesso non lo dava a vedere.

Partirono l'alba seguente, raggiunsero le campagne di Leiden che nel frattempo erano state completamente invase dai ribelli e combatterono con tutte le loro forze finché, impercettibilmente, non rimasero rinchiusi in un fienile. Violet e Gilbert stavano combattendo fianco a fianco, come ai vecchi tempi, ma qualcosa era cambiato, lei non era più la "macchina da guerra" come l'aveva denominata il fratello di Gilbert, Dietfried, si era indebolita ed i suoi riflessi erano molto più lenti negli ultimi periodi. Mentre lottavano contro il fuoco nemico, Violet venne quasi uccisa da una granata... per fortuna Gilbert era vicino a lei e riuscì a trascinarla in un fienile trascinandola di forza prima che la granata potesse raggiungerla. Trascorsero la notte in quel luogo austero, i bombardamenti non cessarono, né tantomeno le urla che provenivano dalle campagne. Per uscire di lì dovevano attendere i rinforzi, presto Dietfried li avrebbe raggiunti. L'ampio ingresso di legno era crollato in seguito alle sommosse dei ribelli, solo polvere e macerie rimasero ad aleggiare in quel posto che sembrava un posto infestato dai fantasmi dei propri avi. Trascinandola per un braccio, Gilbert la portò in salvo gettandosi insieme a lei su della paglia soffice... la struttura di legno che reggeva gli architravi crollò e non poterono far niente per rimediare al misfatto. Lì avrebbero trascorso la notte, non c'era altra via di fuga, almeno finché le acque torbide lì fuori non si fossero calmate. Violet:" Maggiore, come ti senti??" disse fissandolo mentre Gilbert si ripuliva il volto sporco di sangue, il sangue dei ribelli che aveva dovuto uccidere per tener salda la pelle. Gilbert:" Vivo, ma soprattutto sono felice che tu sia qui, ora." Violet:" Per poco non ti uccidevano una seconda volta a causa mia... come puoi essere felice?" Gilbert:" Sei qui con me, non mi hai ucciso. Tu mi hai salvato dalla solitudine e dall'odio che albergavano nel mio cuore." Violet:" Maggiore..." Gilbert:" Vieni qui, ti riscaldo da questa notte gelida."

Ti seguirò, ovunque vai, e farò dell’inferno un paradiso se morirò per mano di chi adoro. (William Shakespeare)

Violet andò verso di lui e si rannicchiò nella paglia mentre Gilbert la cingeva nel suo abbraccio. Gilbert:" Non andare da nessuna parte, ok? Resta qui, vicino a me." disse in un dolce sussurro, un suono surreale paragonato al finimondo che stava prendendo vite su vite lì fuori. Violet:" Non mi muoverei nemmeno se me lo ordinassi." disse carezzandolo in viso, con la scusa di scostargli i capelli, rimase imbambolata dinanzi alla bellezza dei suoi occhi... due smeraldi luminosi come fanali nella notte, fissi su di lei. Ogni volta che li guardava finiva con l'innamorarsene nuovamente.

Gilbert:" C'è una luna bellissima non trovi?" disse mentre rivolgeva gli occhi al cielo... a quel manto stellato sopra di loro. Il soffitto del fienile era malconcio al centro, al posto del tetto, c'era un'ampia fessura ma in compenso era possibile ammirare la volta celeste. Violet:" E' incredibilmente bella, non posso credere che un paradiso simile possa venire a conoscenza dell'inferno, dell'infamia, che gli uomini stanno compiendo lì fuori." Gilbert la ascoltava attentamente mentre pensava ad un modo per poter uscire all'esterno senza farsi sorprendere dal fuoco nemico. Gilbert:" Già, hai ragione, il genere umano ha dimenticato la bellezza che lo circonda ed ha finito col trasformarla in un enorme campo di battaglia. Questa notte credo proprio che la trascorreremo qui, almeno finché le acque non si saranno calmate, o Dietfried non venga a soccorrerci ..." Gilbert:" Non posso trascinarti con me in una fossa, siamo in minoranza numerica e verremmo senza dubbio sbranati dai leoni se cadiamo in una foiba." Violet:" Lo comprendo, a volte bisogna saper aspettare. Ma, soprattutto, non voglio dovermi separare da te... mai più." Fuori dal fienile sembrava che il mondo stesse per finire. Uomini che uccidevano altri uomini, donne in fuga dalle loro vite e dalle loro abitazioni. Sangue dappertutto, sui tetti e per le strade, nell'aria si respirava l'odore della morte... una puzza tremenda... la terra fertile delle verdi campagne si era trasformata in un cimitero. Distesi sulla paglia, immobili e al buio, illuminati solo dalla fievole luce della luna... l'uno affianco all'altra il frastuono si affievolì. Gilbert:" Non preoccuparti, presto potremo uscire da qui e salveremo il nostro Paese." Violet:" Credo in te, so che non mi deluderai."

Violet:" Devo dirti una cosa molto importante." disse mentre il suo volto arrossiva spontaneamente. Gilbert:" Di che cosa si tratta?" disse serioso con lo sguardo rivolto verso di lei. Violet:" Questa mattina, prima di partire per la missione, sono andata a far visita al nostro medico di famiglia e... ho scoperto di essere in dolce attesa da circa tre settimane." Gilbert:" Wow! Ma è meraviglioso!" esclamò "Sono l'uomo più felice del mondo, diventerò padre!" disse esultante, con gli occhi lucidi per la contentezza. Violet si sentì sollevata, lui l'aveva presa bene. Gilbert la strinse tra le sue braccia muscolose e la scaldò con il calore del suo corpo. Gilbert:" Non vorrei che il nostro angelo custode patisse il freddo!" Violet:" Ti ringrazio, non riesco a dire altro per ora..." disse commossa dalle sue parole, mentre veniva colta da un nodo alla gola. Il loro era un Amore con la A maiuscola, un amore sconfinato. Violet sentiva l'amore di Gilbert che ora si stava riflettendo anche sulla creatura che portava in grembo. Lui appoggiò la testa sul ventre di lei, cercando si percepire anche un piccolo segnale di vita. Poco dopo, istintivamente, Violet iniziò a giocherellare con i capelli mori del Maggiore, quando Gilbert si risollevò con cuore esultante i loro occhi chiari si incrociarono. In quel frangente si baciarono e l'atmosfera divenne sempre più incandescente. Fu un gioco di sguardi... la loro complicità, la passione vertiginosa fra due amanti fece ondulare l'albero da cui Violet e Gilbert poterono cogliere i frutti proibiti. La guerra li aveva colpiti con violenza, ma ciò che provavano l'uno per l'altro andava ben oltre l'odio e il risentimento che germogliavano sul fronte. Furono sorpresi dalla luna mentre si stringevano amoreggiando al suo cospetto. Il mondo circostante era di nuovo scomparso... c'erano solo loro, in silenzio, avvinghiati a contemplare le stelle. Assopiti, mentre ascoltavano ogni singolo sussulto del cuore.

Ti amo con un amore che è più dell’amore. (Edgar Allan Poe)

"Maggiore, promettimi solo una cosa" disse Violet improvvisamente. Gilbert:" Qualunque cosa" rispose. Violet:" Giurami che non mi lascerai mai, nemmeno per combattere una guerra, che continuerai a vegliare su di me e ad essere la stella del nord che illumina il mio cammino, giorno dopo giorno..."Gilbert la guardava sorpreso dalla sua confessione. L'avvicinò a sé, come era solito fare in alcune circostanze. Gilbert:" Violet, non mi separerei da te nemmeno se mi puntassero un fucile alla tempia." disse con una voce tanto profonda che penetrò fin dentro i suoi occhioni azzurri, poi si mise in ginocchio dinanzi a lei e prese le mani di Violet fra le sue. Gilbert:" Giuro che ti amerò fino al giorno in cui  il mio corpo diverrà solo cenere e la mia anima granelli di sabbia. Ti terrò legata a me con il filo rosso del destino, affinché nessuna battaglia possa mai distogliere il mio sguardo su di te." Violet lasciò che lacrime di gioia grondassero come torrenti sul suo viso. Gilbert era sempre così rassicurante, così vero e presente nella sua vita. Era così surreale per lei che aveva vissuto nel limbo ritrovarsi nell'Eden con l'uomo dei suoi sogni... era troppo bello per essere vero. A volte, era come se chiedesse a Gilbert di pizzicarla per mostrarle la realtà delle cose, per dirle che non era solo un bel sogno. Lui era lì vicino a lei e l'amava dal profondo del suo cuore.

Di qualunque cosa siano fatte le nostre anime, la mia e la tua sono fatte della stessa cosa. (Emily Brontë)

“Qualunque 
fiore tu sia,
quando verrà il tuo tempo, sboccerai.
Prima di allora
una lunga e fredda 
notte potrà passare.
Anche dai 
sogni della notte trarrai forza e nutrimento.
Perciò sii paziente verso quanto ti accade
e curati e 
amati
senza paragonarti
o voler 
essere un altro fiore,
perché non esiste 
fiore migliore di quello
che si apre nella pienezza di ciò che è.
E quando ciò accadrà,
potrai 
scoprire
che andavi sognando
di 
essere un fiore
che aveva da fiorire.” 
DAISAKU IKEDA


 
   
 
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