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Autore: gabry13    02/01/2019    0 recensioni
George ha creato finalmente una nuova famiglia con Angelina ed è del tutto intenzionato a vivere serenamente e a gioire dei momenti trascorsi con moglie e figlioletto. In una fredda mattina d'inverno però il passato torna a bussare alla sua porta ed un'inaspettata eredità, lasciata dal suo defunto gemello, irrompe prepotentemente nella sua vita rimettendo molto in discussione e facendogli riattraversare quel dolore che credeva di essersi ormai lasciato alle spalle. Ma se è vero che ciò che non ti distrugge poi ti rafforza e che l'amore, quello sincero, ti salva, George riuscirà a ritrovare nuovi equilibri. Per capire il rapporto che lega George e Angelina, fondamentale per l'evoluzione della storia, è consigliabile (ma non obbligatoria) la lettura della ff "Il disgelo".
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Terra di artisti Montmartre, di sognanti poeti e squattrinati musicisti ma soprattutto di maghi in cerca di un rifugio sicuro, di un luogo per sentirsi a casa, all’interno di quell’immenso caleidoscopio chiamato Parigi. Forse perché questo piccolo quartiere silenziosamente sovrasta la città, arroccato come un presepe all’ombra del candido Sacre Coeur, oppure perché passeggiando per quelle suggestive viuzze nessuno si stupisce nell’imbattersi in gente bizzarra, fatto sta che Montmartre altro non è che una Diagon Alley capace di aprirsi al mondo senza che il mondo ne possa scoprire il segreto.

Per questo motivo Angelina Weasley non riuscì a trovare posto migliore dove materializzarsi quando, confusa e sopraffatta, lasciò in fretta e furia casa propria per mettere chilometri di respiro tra se, suo marito e quella vagonata di problemi che da poche settimane l’avevano letteralmente travolta portando dal passato fantasmi noti, ma difficili da gestire. Certo Fred era sempre stata una presenza costante nella sua vita coniugale, non poteva essere altrimenti, ma lei e George avevano trovato un loro equilibrio negli anni e avevano riordinato le loro priorità, mettendo paletti, dove era necessario metterli e spalancando finestre, dove era giusto far entrare aria fresca; con l’arrivo di Tiffany e Anthony però il banco era saltato, le ferite avevano ripreso a bruciare e suo marito si era barricato di nuovo in se stesso, proprio come quando lo aveva incontrato. La differenza ora stava proprio in Angelina, la quale non sentiva di avere più la forza per provare a forzare la porta, per farsi strada a vigorose spallate nel tentativo di ottenere quello che era in verità già suo, l’amore e l’attenzione di suo marito, quella devozione che lui le aveva promesso davanti ad un campo di papaveri infuocati al sole calante di un giorno lontano, forse una vita fa. 

La ragazza sapeva benissimo che non sarebbe rimasta lontana da casa ancora per molto; non era passata che mezza giornata da quando aveva lasciato Freddy alle cure di Ginny e già il suo bambino le mancava moltissimo e in pari modo le dispiaceva di aver lasciato solo George in un momento tanto delicato, anche se proprio lui non sembrava più neppure accorgersi di averla accanto. Si trattava solo di riprendere fiato, ritrovare la calma, risalire in sella con la rinnovata determinazione a ritrovare, da sola, per tutti loro, la strada verso la serenità.

Angelina se ne stava così pensierosa ormai da diverso tempo, seduta in un piccolo locale adiacente la piazzetta principale del quartiere, sorseggiando un the fumante e tormentando con la forchetta una gustosa crepe alla marmellata di lamponi quando, nell’angolo più lontano della strada, notò un flebile barlume bluastro segno che qualcuno, giusto in quel punto, si stava materializzando. Proprio da questa aurea incantata ne uscì, ad insaputa della ragazza, troppo lontana per scorgere qualcosa di più definito di ombre buie, l’uomo che tanto la stava facendo soffrire; George Weasley si ritrovò catapultato a Parigi proprio di fronte ad un trio di giovani violinisti intenti a strimpellare canzoni natalizie nell’aria fredda dell’ultima notte dell’anno. Non aveva molto tempo e soprattutto molta voglia di godersi l’atmosfera; doveva ritrovare sua moglie il prima possibile perché ci si rende conto di ciò che si possiede solo nel momento in cui inaspettatamente lo si perde. E se poi ci si accorge che questa persona se n’è andata solo quando si ha bisogno di una cioccorana dalla borsa di lei,  per addolcire la bocca dopo il caffè amaro preparato dalla mamma, arriva secca come una frecciata al cuore la spiacevole sensazione di essersi lasciati scivolare dalle mani l’unica creatura che aveva avuto il coraggio di cercarci all’inferno. Saputo da Ginny che Angelina era andata a Parigi, George non aveva esitato un istante a seguirla; quindi eccolo lì, nella Ville Lumière dei maghi, a cercare di ricucire un rapporto senza neppure avere idea di come poterlo fare. George si mise a camminare precipitosamente lungo la via lastricata, verso la piazzetta che si scorgeva poco lontano, scrutando sfacciatamente ogni volto infagottato sotto sciarpe e cappelli di lana nella speranza di ritrovarvi i dolci tratti di Angelina ma, di lei nessuna traccia. Riprese dunque a setacciare lo spiazzo avvolto da una leggera nebbia, ogni singola panchina, ogni rientranza, ogni vetrina, ogni finestra di ogni singolo locale finché non intravvide, come il più bello dei miraggi, la figura esile di sua moglie seduta ad un tavolino e i suoi occhi verdi tristi e persi ad osservare il vuoto. Vividi divennero improvvisamente ricordi lontani: i verdi giardini di Notting Hill, i riflessi argentati della luna sul Tamigi, l’allegro valzer di Clara e del suo Schiaccianoci, un piccolo pacchettino su una lapide bianca, una stradina di campagna, un anello nuziale su dita affusolate, un tenero sorriso, labbra vellutate e il pianto miagolato di un neonato; fu così che si rese conto che c’era stata così tanta vita per lui anche dopo Fred, così tanta gioia anche senza il suo gemello e tutto ciò solo grazie al suo raggio di sole di primavera. Allora comprese che, in fondo, non importava così tanto se suo fratello aveva vissuto un pezzo della sua esistenza senza condividerla con lui, se aveva scelto Lee Jordan come suo ultimo confidente, erano solo piccoli particolari che nulla toglievano a ciò che adesso lui era diventato con l’aiuto di Angelina; un uomo migliore, un padre affettuoso e un marito innamorato.

Senza esitare ulteriormente entrò nel locale semivuoto e raggiunse il tavolo di Angelina sedendosi bruscamente di fronte a lei.

La ragazza ebbe un sussulto, a metà tra lo spavento e la sorpresa: “Per tutti i calderoni! Che ci fai qui?”

“Sono venuto a passare le ultime ore di questo folle anno con mia moglie, dando il benvenuto a quello che verrà, in sua compagnia”

“Come hai fatto a sapere che mi trovavo a Montmartre?” chiese Angelina con un filo di voce.

“Ginny. E un po’ di fortuna.” rispose George, determinato a dichiararsi ancora una volta a lei, con passione e convinzione rinnovata: “Mi dispiace, ancora una volta, anche stavolta! Di fronte alla prima difficoltà ti ho chiusa fuori dalla mia anima e ti ho lasciata sola. Ti avevo promesso me stesso, totalmente e incondizionatamente ma non ho mantenuto la promessa. Però quando te ne sei andata, stamattina, ho sentito improvvisamente freddo ed allora mi sono ricordato che tutto quello che mi serve per essere sereno e felice ce l’ho sempre avuto, proprio accanto a me. Per cui Angelina se puoi perdonami ancora, permettimi di restarti vicino e di amarti come meriti di essere amata, perché in fondo è tutto ciò di cui ho bisogno.”

Angelina osservò George per una manciata di interminabili secondi, gli occhi brillanti di sentimento, le labbra serrate e i muscoli contratti. Poi parve rilassarsi all’improvviso e la bocca si aprì in un rassicurante sorriso: “Riesci a dare il tuo meglio solo dopo aver mostrato il tuo peggio ma, alla fine, ciò che importa è arrivarci. Non ti avrei mai lasciato George, perché ti amo! Avevo solo bisogno di ritrovare il coraggio di reggere tutta quella solitudine che mi stavi buttando addosso. Ma tu sei venuto da me, mi hai cercato; solo una volta lo avevi fatto, con in mano due zuccotti di zucca e da quel momento decisi che sarei rimasta con te finché tu mi avresti voluto. Resterò con te finché vivrò perché insieme saremo pure imperfetti ma da soli siamo nulli.”

Angelina tradì l’emozione solo per colpa di un leggero tremore alle mani mentre George, sollevato e commosso, era incapace di trattenere le lacrime che bagnavano copiosamente le guance lentigginose.

“Allora torniamo a casa?” chiese la ragazza accarezzandolo dolcemente.

“Non ci penso minimamente” rispose suo marito con impeto: “Siamo a Parigi ed è una serata di festa; una cena tranquilla e una romantica passeggiata mi sembrano appropriate. Andremo ovunque tu voglia, la cosa importante è che lo faremo insieme!”

Le luci di Parigi parvero accendersi solo per loro e così, tra gli Champs Elysee e Notre Dame, il Louvre e la Tour Eiffel George e Angelina ritrovarono di nuovo se stessi.   

 

   
 
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