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Autore: Cassie chan    17/07/2009    10 recensioni
ATTENZIONE: non tiene conto degli eventi del settimo libro...!!Sono passati alcuni anni dalla fine della guerra, ed Hermione Jane Granger vive estromessa dal suo mondo, quello della magia, a causa di una condanna ricevuta tempo prima. Fidanzata delusa, disoccupata cronica, cinica perenne, Hermione ormai dispera dell'arrivo del principe azzurro. Ma quando arriva, non è facile riconoscerlo nelle fattezze affascinanti ma DECISAMENTE irritanti di Draco Lucius Malfoy, specie se babbano anche lui... ma la vita è decisamente strana e può anche capitare che ci si imbatta in una piccola fiaba, proprio quando si credeva di vivere in un incubo...:) PUBBLICAZIONE CAPITOLO 51 : 14 LUGLIO 2020
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Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Lavanda Brown, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE "HAVE A LITTLE FAIRY TALE" SAGA. ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo 11 – A cuban fairy godmather

 

Capitolo 11 – A cuban fairy godmather

 

 

“Scusatemi, ho una colica renale improvvisa…”.

“Una colica renale?!”.

Non ho fatto in tempo a finire questa frase che Seth è già sgusciato fuori dalla stanza, chiudendosi in bagno. Nonostante la porta chiusa, lo sento lo stesso ridere come un folle, accompagnando tutto ciò con sordi e secchi rumori. Sospiro, sta battendo persino il pugno sul muro per la grande ilarità. Ritorno a guardare Summer che se ne sta distesa con faccia scura (o meglio a pois rossi) sul letto della stanza di Malfoy, dove siamo riuniti con Seth, Serenity e gli altri (ovviamente ad eccezione di Corinne e Lorna, credo che siano in partenza per Timbuctu, pur di evitare il doppio pericolo congiunto di Summer e Serenity e delle loro letali bolle). Stiamo cercando di decidere che cosa fare per stasera, considerando l’enorme emergenza che dobbiamo affrontare in tempi così brevi, ma oltre la difficoltà intrinseca, ci si mette anche Seth che scoppia a ridere ogni secondo, quando per caso incrocia la vista di Summer. Deve essere la realizzazione delle sue più perverse e malefiche fantasie vedere la sua più acerrima rivale conciata in quella maniera… vivo in una casa di pazzi…

“C’è solamente una soluzione…” sospira alla fine Summer con perfetta aria melodrammatica, allontanando dalla fronte un fazzoletto bagnato che vorrebbe ovviare alla febbre che le sta salendo. Mamma mia, sembra un’attrice tragica in procinto di morire nella maniera più orribile possibile…

“Quale?” chiede Malfoy, che se ne sta in disparte, tenendo in braccio Serenity che giocherella con un sonaglio.

“Cancellare la festa…”.

Sale un silenzio strano, come se effettivamente tutti stessero contemplando l’ipotesi.

“E perché non organizziamo un suicidio collettivo?!” aggiungo malevola ed assolutamente incredula “Avremo persino la prima pagina su metà dei quotidiani di Londra, senza il minimo sforzo… è decisamente un’opzione da considerare… ovviamente se rimaniamo sull’assetto tragico andante…”.

Una piccola risata trattenuta aleggia sui volti di tutti, tranne su quelli di Summer e Malfoy.

Sospiro tra me e me… quelli sul tragico andante…

“Perché che cosa avresti in mente tu, Granger?!” mi chiede nervosamente Malfoy, come se avessi pronunciato la più grande delle eresie mai sentite al mondo.

Mi stringo nelle spalle: “Tutto… e niente… ma comunque non se ne parla che, dopo la faticaccia che abbiamo fatto, cancelliamo tutto… e solo perché Summer sta male…”, distolgo lo sguardo da lei, puntandolo sugli altri: “… in fondo, Summer è sempre una sola persona…”.

“Ma indispensabile!” blatera la sola persona con tono di voce accorato e tragico.

“Mi dispiace contraddirti, ma credo che tu sia… utile, necessaria, fondamentale… e potrei continuare per ore con i sinonimi, date le mie infinite capacità dialettiche, ma tra questi non ci sarà mai indispensabile…”.

“E dovrebbe esserci, invece…” aggiunge sconsolato Malfoy. Sbuffo ancora, sembra la fiera del cataclisma… voglio proprio vedere se una di noi si fosse rotta una gamba, mentre portavamo a termine uno degli assurdi lavori che ci ha sempre dato Summer in questi giorni! Figurati se avrebbero cancellato la festa, ma quando mai! Avrebbero chiamato una povera scema da qualche parte ed avanti tutta! Ed invece solo perché la perfetta e sublime Summer sta male, va tutto per aria! Che nervi, questa situazione mi innervosisce fino al paradossale! Mi innervosisce l’aria compunta ed affranta di Malfoy e quella iper-soddisfatta di Summer a vederlo così… sono davvero fatti per stare assieme, due egocentrici del genere non li ho ancora conosciuti! Che cavolo ci vorrà a parlare con i giornalisti, dico io! A presentare la festa, ad accogliere gli ospiti, a fare quello che fa Summer, in fondo?!! Io lo farei mille volte meglio…

“Potrebbe farlo Hermione…e mille volte meglio…”.

Che cavolo?!! L’ho pensato e l’ho detto! Ma sono cretina?!! Adesso quella mi squarta! Un attimo… ma, a parte che io non mi do del lei, non ho una voce da ragazzo… ci manca anche questa alla serie di tragedie presenti… chi cavolo ha parlato? Sgrano gli occhi colpita, guardando la persona accanto a me. Seth assume la posizione da dittatore cileno, mentre fa un discorso alla patria, inarcando la schiena in avanti ed incrociando le braccia. Lo guardo con gli occhi sbarrati, si può sapere che diamine ha in mente?!! I suoi schemi mentali sono ancora un fitto mistero per me…

La Granger?” blatera Malfoy, assolutamente sconvolto, riaggiustandosi sulla sedia su cui è stravaccato.

“Io, Seth?! Ma non ho assolutamente esperienza di quel tipo! Lo potrebbe fare April… o, che ne so…”, analizzo con la mia mente le altre figure femminili del Petite peste, e la mia frase si blocca in gola per mancanza di alternative. Decisamente le uniche ragazze normali siamo io ed April, ovviamente esclusa Summer. Lorna è decisamente inaffidabile, Corinne è decisamente stupida e Gail è decisamente strana. Non a caso, in questo momento, le prime due sono disperse, si spera che arrivino per l’inizio della festa, mentre Gail è seduta dietro la finestra e guarda una mosca che lotta contro il vetro con uno stupido sorriso assente, apparentemente disinteressata a tutto quello che le accade intorno. Guardo April, che è in piedi davanti a me, appoggiata alla porta del bagno, con espressione rassegnata, a cui lei risponde nella stessa maniera, emettendo persino un debole sospiro. Sembriamo le uniche due donne sopravvissute ad un disastro nucleare ed investite dell’esclusiva responsabilità di proseguire la specie umana... la specie umana, o meglio la specie animale, guardando i soggetti presenti… Summer sembra meditare di portarmi al rogo solo per non averla ritenuta indispensabile, Malfoy ninna distrattamente Serenity, scoccando ogni tanto delle occhiate truci a Seth, mentre quest’ultimo continua nella sua posa plastica, cercando ogni tanto il suo riflesso nello specchio. Trey si mangia le unghie e Lawrence… bè, Lawrence continua a leggere il suo ricettario. Sorrido, che mito… non perde mai la calma, nemmeno se fossimo in piena Terza Guerra Mondiale…

“Non se ne parla proprio che due come voi gestiscano questa cosa da sole…” tossisce Summer con tono lugubre, guardandoci storto ed accentuando con disgusto le parole due come voi. Incrocio lo sguardo di April e sembro intuire i miei stessi pensieri. Certo, la principessa dei Ghiacci pensa che noi siamo troppo poco per le cose che lei fa di solito… e certo, siamo due povere cretine, due povere cameriere fallite… mai sfidare una donna, specialmente se la sfida viene lanciata da un’altra donna… nel 90% dei casi, lo spirito di contraddizione renderà un banale conflitto, una guerra senza quartiere ed all’ultimo sangue. Fino a cinque secondi prima, sarei morta all’idea di fare una cosa del genere, certo l’avevo pensato, ma solo per non rendere Summer così disgustosamente sicura di sé. E per togliere quell’espressione afflitta da cane bastonato sul volto di Malfoy… eppure, mi conosce e sa che perfezionista nata sono… ma adesso è diventata una cosa seria… è la battaglia di tutte le cameriere del mondo contro tutte le datrici di lavoro stronze! I libri di storia ricorderanno questo momento, accanto alle rivendicazioni delle suffragette e alle vittorie di Giovanna d’Arco, sì!

“Io ed Hermione ce la possiamo fare benissimo da sole, invece…” accentua con ironia April, guardando me per l’assenso definitivo e Summer per la stoccata finale “In fondo, non è poi così difficile, no, Herm?”.

“Già” commento a mia volta con leggerezza “Di che dobbiamo parlare? Delle decorazioni, della stoffa delle tovaglie o della ditta che ha fornito i fiori? E che ci vuole una specializzazione in Scienze della superficialità applicate alle feste per ricchi annoiati al punto di perdere il tempo in cose imbecilli come una festa totalmente in colore turchese?!!!”.

Il viso di Summer, mentre pronuncio queste parole, cambia gradualmente tonalità, passando dal rosso febbre al viola melanzana. Sì, credo proprio che mi voglia uccidere… me ne frego! Certo, la sua espressione mi ricorda vagamente una Banshee che ipnotizzava la gente con lo sguardo e che ho dovuto catturare circa cinque volte, prima di gettarla ad Azkaban, dato che incantava e terrorizzava persino i miei uomini. Ed anche me, se dobbiamo essere onesti… ma Summer non può essere una Banshee, insomma me ne sarei accorta! È abbastanza inquietante, ma deve essere solamente umana, perlomeno che io sappia. Serrandomi nelle spalle, guardo di sottecchi Malfoy con una punta di terrore e un sospiro di rassegnazione… quello è perfettamente il tipo da stare con una Banshee e tenersela appresso, come se niente fosse…

April mi guarda leggermente spaventata, in fondo non si aspettava le mie parole, piene di livore. Si aspettava una reazione più soft, cosa che magari avevo già pianificato nella mia testa, ma che al momento di uscire dalle labbra si è fermata e si è dissolta misteriosamente. Mi è venuta fuori una rabbia che non mi aspettavo da me stessa… e perché, poi? Certo che Summer mi irrita davvero tanto, se me la prendo così tanto… non me ne ero accorta prima… pazienza, ormai il danno è fatto. Mi sono ficcata in questa situazione assurda e adesso ne devo uscire da sola! Che cavolo ci vorrà ad organizzare una festa stupida come questa? Ho guidato intere legioni di Auror e non posso fare questo?! Che stupidaggine…

Dopo qualche minuto (che sembra qualche secolo…) di silenzio, finalmente qualcuno rompe quest’opprimente cappa di tensione sui nostri respiri.  

“D’accordo…” sento Malfoy dire, mentre si alza in piedi, dando Serenity in braccio a Seth.

“Come, d’accordo?!” chiede Summer, assolutamente sconvolta, sporgendosi oltre il letto per fissare in viso Malfoy “Non puoi davvero pensare di voler affidare tutto a…”, una piccola pausa utilizzata per guardare me ed April come se fossimo due Schiopodi Sparacoda, e lei è babbana e non li conosce… e non mi viene nessuna creatura babbana altrettanto rivoltante… tutto questo solo per concludere con un: “… voler affidare tutto a… queste due…”.

Lo sguardo di Malfoy supera Summer, fermandosi contro il mio viso, dritto nei miei occhi. Esattamente come stamattina, mi sento persa e vorrei solamente che la smettesse di guardarmi. Mi manda al manicomio, quando fa così, mi fa persino male lo stomaco e mi sento la testa vuota e leggera, come se non avesse peso. E stiamo sempre parlando di un cervello come il mio, insomma dimenticarsi che esiste, è oggettivamente difficile, data la sua mole… continua a fissarmi e so che sono pochi secondi tra questo e quando si decide a parlare, ma sembrano vite intere che si sono srotolate e trascorse nel mio respiro caldo ed affannoso.

“Ed invece voglio fare proprio così, Summer…” dice Malfoy sereno, distogliendo il viso da me e tornando a guardare in volto la contrariata fidanzata “… l’ho notato che… usiamo un piccolo eufemismo… non vi trovate simpatiche…”.

“E allora?” chiede scocciata Summer, dandone un’implicita conferma.

“Infatti, Danny…” aggiungo io, quando sono più che certa che la mia voce funzioni di nuovo a dovere “Non mi sembra che nel mio contratto ci fosse una clausola inespressa di amore e simpatia per la mia datrice di lavoro… anzi, ti dirò, la più grande fantasia dell’impiegato medio è di ammazzare il suo diretto superiore… insomma, sono nella norma… forse un po’ eccessiva, dato che voglio ammazzare entrambi i miei datori di lavoro, ma non è colpa mia se ne ho due…”.

“E di questo che parlo, Granger…” commenta Malfoy con un tono di ovvietà che mi irrita “Non la darai mai vinta a Summer, no?”.

“In che senso?”. Mi sta parlando come se ci fossimo solamente due in questa stanza. Sta palesemente ignorando tutti gli altri.

“Nel senso…” spiega pazientemente, chiudendo gli occhi e riaprendogli qualche attimo dopo “Che non rischieresti mai che la festa andasse a rotoli, se questo significasse dare ragione a Summer che si riteneva indispensabile per la sua buona riuscita. Soprattutto dopo averla definita… com’era? ah già… pressappoco festa imbecille per ricchi annoiati…”.

Cavolo, ha ragione! Mi sta quasi cadendo la mascella a terra per la sorpresa… senza volerlo, sono caduta in trappola… il mio orgoglio mi impedirebbe di lasciare le cose andare male, perché saprei di essermi assunta un impegno di fronte a quella supponente… senza contare che qualsiasi impegno io mi assuma, difficilmente lo lascerei andare a rotoli. Perché ne andrebbe della mia persona e della mia perfezione, che vado sbandierando ai quattro venti. Sono troppo orgogliosa per dare ragione a chi diceva che non ce l’avrei fatta. Malfoy ha ragione… mi conosce, come ogni nemico conosce il suo avversario… cioè, fino all’ultima parte di me… conosce il mio orgoglio e il mio perfezionismo… lo conosce e ci ha fatto leva per ottenere quello che voleva… è bastato lasciarmi a scannare con Summer per ottenere che mi gettassi da sola in questo macello…

Notando la sua espressione soddisfatta e sorniona, capisco davvero di essere caduta nella sua trappola come una cretina.

Non ha mai davvero pensato di cancellare la festa. Aspettava solo che mi proponessi da sola.

Che grandissimo bastardo…

Stringo gli occhi per la rabbia, mentre lui continua a sogghignare tra sé e sé, rendendomi evidenti i suoi pensieri e le sue intenzioni, se mai avessi avuto il minimo dubbio. È ovvio, è tipico di lui, si sta compiacendo di sé stesso… quanto vorrei ucciderlo…

È inutile che indossiamo altri panni ed altri nomi.

Per sempre, saremo quello che siamo.

Hermione Granger e Draco Malfoy. Una Grifondoro ed un Serpeverde.

Per sempre, saranno il mio essere orgogliosa e il suo essere infido le cause alterne della nostra rovina.

 

 

 

Come componente della razza femminile, sono sempre stata un elemento decisamente particolare.

Come posso spiegarlo in termini semplici?

Avere sempre dato la priorità allo sviluppo delle mie capacità intellettive, mi ha fatto considerare la mia femminilità un dato abbastanza trascurabile, a volte persino invalidante. Insomma, spesso proprio per il fatto di essere una donna, alcune cariche mi erano precluse o dovevo faticare il doppio per arrivarci, specie nel mondo magico, dove perlomeno nei primi tempi dovevo remare contro anche il fatto di essere una Mezzosangue. Ora, la mancanza della sbandierata purezza di sangue non mi impedisce più di fare quello che voglio, ma intanto sono ancora una donna e questo spesso porta a dei pregiudizi difficilmente eliminabili.

Quante professioni chiedono ancora la bella presenza? Tante, troppe, ve lo dico io.

Ma, tralasciando questi discorsi, alla fine credo che, se fossi nata maschio e mi fossi chiamata Robert, per me sarebbe stata la stessa cosa. Anzi, forse c’avrei messo la metà del tempo a diventare Capo degli Auror o a farmi riconoscere come una componente attiva e pienamente efficiente dell’Ordine della Fenice.

Non sono mai stata vanitosa, né ci ho messo troppa attenzione nel vestirmi o nell’acconciarmi i capelli, come la maggior parte delle mie coetanee. Per me, era una perdita di tempo.

Certo, le cose sono cambiate quando hanno iniziato a piacermi i ragazzi. E allora per farmi notare, inghiottivo un magone di irritazione e fastidio, e accettavo di mettermi quella gonna un po’ più corta, quel vestito un po’ più appariscente, quella camicia un po’ più aderente.

Non sono una brutta ragazza, questo lo so, non sono nemmeno bellissima, ma, se mi ci metto, sono decisamente carina.

Ma, perlomeno in questo, sono pigra. Odio vestirmi elegante. Odio i ferri caldi tra i capelli a renderli ricci. Odio le scarpe alte che sono cinque numeri più piccoli del tuo solo perché erano praticamente perfette per quel vestito. Odio restare congelata per paura che un boccolo cada dall’acconciatura o che una piega si formi sul mio vestito. Il Ballo del Ceppo, per esempio, fu veramente una tortura. Insomma, detesto profondamente tutte quelle pratiche femminili, fatte per rendersi più belle di quello che si è, e che invece i maschi non conoscono.

Non fraintendetemi! Mi trucco, mi acconcio i capelli, scelgo i vestiti anche con una certa cura ed attenzione. Ma non sono una maniaca dell’aspetto e dell’estetica, specialmente adesso che non sono fidanzata e che vivo con due ragazzi, di cui uno gay e l’altro che non si farebbe un pensiero romantico e/o sessuale su di me nemmeno se lo pagassi…

Quindi, potete ben capire come sia sentita quando, deciso che saremmo state io e April ad occuparci della festa, stranamente Malfoy, Lawrence e Gail hanno lasciato la stanza e ci siamo rimasti nella stanza solo io, la Regina dei Ghiacci, April e Seth. Nemmeno tre secondi dopo, Summer e Seth hanno iniziato a blaterare in modo strano, sicuramente utilizzavano un codice criptico della CIA. Io ed April ci siamo guardate in faccia con espressione confusa, cercando di decodificare le loro urla starnazzanti, ma nemmeno lei riusciva a capirne una parola.

Alla fine, credo che abbia vinto Seth nel loro diverbio incomprensibile. Infatti, Summer ha taciuto all’improvviso, scura in volto, mentre Seth si è voltato trionfante verso di me, mugugnando qualcosa.

“Eh? Che diamine dici, Seth?! Scandisci le parole!” sussurro.

“La 42, vero?” mi chiede ancora, tutto rosso in viso e felice come un bambino davanti ad una coppa super size di gelato.

“Seth, sento che stai cercando di dirmi qualcosa, ma ti ripeto… non capisco che cosa diamine tu voglia da me…”.

Seth sbuffa con il naso, perdendo un po’ della sua espressione orgogliosa, e mi guarda come se fossi una povera deficiente. Tutto questo, prima di chiedermi ironico: “La tua taglia, Herm… gli abiti… sai, quei numerini che mettono sui cartellini, proprio accanto al prezzo? Quella si chiama taglia… serve a farti capire se il vestito ti va o meno…”.

“La mia taglia?” chiedo scioccata “E a che diamine ti servirebbe, scusa?”.

“A mettere il mio costosissimo e pertanto preziosissimo vestito…” borbotta Summer con tono di voce funereo.

“A mettere, che cosa?!!” chiedo, gli occhi decisamente fuori dalle orbite, so perfettamente come si veste Summer e so altrettanto perfettamente che un suo calzino deve costare svariate decine di sterline. Ossia, io una cosa sua non la metterò mai nemmeno morta.

“Non vorrai andare alla festa, in qualità di mia sostituta, vestita in quella assurda maniera??!!” tossisce Summer nella sua febbre, ma incutendomi lo stesso il terrore giusto.

“Perché che cosa c’è che non va?!” chiedo nervosa, guardando la mia camicia bianca e la gonna nera.

“Prima di tutto, non sei vestita di turchese…” risponde ovvio Seth, soppesandomi con lo sguardo come se fossi un pezzo di carne da esaminare prima di mandare in tavola.

Lo guardo con gli occhi ridotti a fessure, sibilando come un serpente in procinto di attaccare: “Sottospecie di Giuda Iscariota, non ti ci metterai anche tu, vero? Guarda che so esattamente come fartela pagare, poi…”.

Lui si ritrae leggermente terrorizzato ed allora la tiritera la continua Summer. Se non sapessi che quei due si odiano a morte, penserei automaticamente che abbiano programmato ogni momento di questa conversazione per giocare alla parte del poliziotto buono e di quello cattivo.

“Ascolta, Granger…” inizia Summer con quell’aria da Vergine dei Ghiacci che le riesce tanto bene “Non voglio nemmeno soffermarmi troppo sulla spiegazione per cui non puoi indossare quella…”, e qui scocca la sua altrettanto collaudata espressione di disgusto profondo per tutto quello che costa meno di cento sterline “… mise, mettiamola così… sarai la rappresentante del locale, quella che dovrà parlare con i giornalisti ed illustrare al meglio il nostro lavoro… pertanto, dovresti essere al meglio…e possibilmente non sembrare la pubblicità di un rimedio contro lo stress… insomma, i tuoi capelli… sono alquanto… da persona stressata…”. Chiude queste sue gentili paroline con un sorriso melenso e fintamente comprensivo. Uno che non conosce bene Summer la troverebbe una persona gradevole e ammodo, che ha dolcemente sottolineato che la condizione dei miei capelli riflette la mia situazione psichica di grande agitazione.

NON FATEVI TRARRE IN INGANNO!!!!!

Il messaggio subliminale della conversazione è un altro! Ed esattamente che ho i capelli come una che ha appena preso la scossa e che da essi, come dal mio look di stasera, dipenderà tutta la buona riuscita della serata, oltre al destino del locale, alla vita lavorativa di tutti loro e alla possibilità che si mantenga un tenore di vita soddisfacente per mandare Serenity in un college privato.

Sospiro, sapendo che la mia sarà una battaglia persa. Potrò farmi schiumare la bocca ed improvvisare l’arrivo del dono delle lingue, parlando in aramaico antico e contorcendomi per terra, e mi infilerebbero a forza in un involto di tessuto azzurro e mi butterebbero tra i giornalisti, giustificando la mia reazione come la manifestazione di gioia degli Aborigeni australiani che considerano il turchese il simbolo dell’amore universale. Cosa che, so perfettamente, sarebbe una panzana colossale.

Mai però capitolare senza conservare l’onore!

Incrocio le braccia con nervosismo e pronuncio con voce perentoria: “D’accordo… ma niente scarpe con il tacco, vestiti troppo scollati e capelli che mi si brucino per la messa in piega…!”.

Inutile dire che il mio decalogo crolla nell’acro di trenta minuti netti. Che abbia precisato quei limiti fondamentali, è assolutamente influente per quelle due specie di piovre acconcia-capelli-prova-vestiti. Con le loro scuse da atelier della moda parigina, “I tacchi slanciano e ti danno un’andatura più sinuosa”… oppure, “I capelli così ti starebbero praticamente perfetti…!”, o anche il ben poco ortodosso “Se non mostri un po’ di mercanzia, da qua non se ne esce!”, alla fine fanno di me quello che vogliono. Cosa che, tanto per intenderci, non è nemmeno facile da ostacolare se, nello stesso momento in cui io cerco di togliermi le scarpe da tortura medievale che mi stanno calzando a forza, sono contemporaneamente impegnata ad imparare, sotto la voce agitata e nervosa di April, ogni informazione esistente sugli invitati alla festa, il loro cognome da nubile e celibe e sordide relazioni extraconiugali che dovrebbero impedirmi di chiamare “la sua deliziosa moglie” quella che in realtà è una sgualdrina di quinta categoria. Del tutto ignara chiaramente che il suo uomo abbia una moglie e ben tre pargoli. E tutto questo, poi, sono costretta a farlo con un’assillante domanda nella testa… continuando a leggere sui fogli che April mi sventola davanti agli occhi la data di oggi, prende a tornarmi in testa l’atroce sospetto di essermi dimenticata una cosa importante che doveva accadere oggi. Forse un compleanno… una ricorrenza… non lo so, ma alla fine lascio perdere. Non ho bisogno di ulteriori pensieri, se è qualcosa di importante sicuramente fino alla fine della giornata me ne ricorderò… sempre se non sarò morta prima… e su questo non posso essere abbastanza convinta…

In capo a due lunghissime ore, mi ritrovo finalmente pronta per quella che sarà una delle serate storiche della mia vita. Nel senso che, alla fine di questa serata, se tutto sarà andato al meglio, avrò ancora un decoroso stile di vita… altrimenti probabilmente inizierò a mangiare residui di mozzarella sui cartoni di pizza vecchi dai bidoni della spazzatura. Quando hanno finito di acconciarmi e prepararmi, Summer fa una strana smorfia, borbottando qualcosa, per poi andarsene dalla stanza, barcollando sulle ginocchia a causa della febbre. Seth batte le mani entusiasta ed April mi riempie di complimenti. Sorrido a mia volta, a disagio, anche perché non mi sono ancora guardata allo specchio. Finalmente riesco a raggiungerlo e mi guardo a lungo, stentando a riconoscermi. Summer aveva comprato cinque vestiti per sé, indecisa su quale fosse il più adatto; inutile dire che ho fatto una serie di cenni disgustati a sentire questa cosa… per la serie, uno schiaffo alla povertà. Di questi cinque vestiti, ne aveva presi tre decisamente assurdi, uno di lurex turchese, uno di raso cortissimo che sembrava una sottoveste ed un altro con la gonna a palloncino che mi faceva sembrare un enorme meringa. Il quarto non mi piaceva lo stesso e nemmeno mi andava bene, quindi la scelta si era rivelata abbastanza semplice e si era diretta verso quello che indosso adesso. Con lo scollo all’americana, sul modello dei pepli greci, si chiude con una fibbia gioiello dietro al mio collo per poi scendere morbido in una lunga gonna plissettata. Il tutto di un tessuto leggerissimo, tulle di organza. Per completare, una meravigliosa parure di collana, bracciale e fermaglio per capelli di gocce d’opali, che Summer mi ha fatto gentilmente notare essere veri… quindi, se ne perdo anche mezzo, gli dovrò lo stipendio per quindicimila anni. Mi tocco stupefatta i capelli, Seth li ha resi morbidi e lucenti e soprattutto ordinati!!! Scendono come oro colato in eleganti boccoli, trattenuti lievemente da un sottile nastro turchese a mo di fascia.

Lo guardo commossa, considerando che ci ha messo solo due ore a pensarci bene, mentre per il Ballo del Ceppo io ci misi quasi sette ore di Pozione Lisciariccio.  A volte i babbani ne conoscono molto di più di noi maghi!! O meglio le babbane… basta vedere mia madre che ha sempre avuto un aspetto perfetto, nonostante non fosse una strega. Sorrido a quel ricordo, mia mamma che si spazzolava i capelli lunghi e lucidi davanti allo specchio, sorridendo, e io appoggiata al lavandino che la guardavo, quasi ipnotizzata. Ad ogni tocco di mascara, ad ogni ombreggiatura di rossetto e ad ogni colpo di spazzola, lei diventava sempre più bella, quasi come una principessa. E io la guardavo fissa fissa, cercando di capire come facesse, quale fosse il suo segreto. Lei rideva e mi sussurrava qualcosa, poi si avvicinava a me e furtivamente mi spruzzava con un goccio del suo profumo, che sapeva di buono e di fresco, come quello di una bambina. Io mi sentivo fiera ed orgogliosa di me stessa, grande nei pochi anni, e camminavo impettita nelle mie scarpette lucide color confetto.

Mia mamma… solo ora mi rendo conto di quanto mi manchi…

Da quando sono diventata una strega, ho trascorso pochissimo tempo con i miei; e da quando c’è stata quella condanna, ancora meno. Intimamente mi ricordavano il mondo dal quale ero fuggita che, allora, in assenza assoluta di magia, mi sembrava piccolo e stupido… perso in ragionamenti mentali e problemi che i maghi non avrebbero mai avuto. E che ora avrei dovuto avere anche io.

Oggi, invece, con queste persone… Seth, April… Serenity e, perché no, anche Malfoy… mi sento di nuovo vicina a quel mondo.

Vicina come se lo toccassi con mano, e intanto mi sembra assurdo non sentire mia madre da tanto tempo.

Sorrido tra me e me, magari perché questo è il germe di una famiglia, babbana stavolta. E quindi rivoglio la mia, vicina.

O magari perché sento, per la prima volta da mesi, di avere un posto. Un posto nel mondo. Piccolo e incasinato. Ma un posto tutto mio. Mi sembra un miracolo; la calma e la serenità che percepisco dentro, mentre guardo Seth ridere dell’acconciatura di April e lei arrabbiarsi come una pazza. Gli occhi si annebbiano un po’, una nebbia confusa di lacrime, e le ricaccio indietro, orgogliosa.

Le odio comunque le lacrime, anche se sono di gioia.

“Allora, tesoro, credi di essere pronta?” mi dice Seth, guardandomi di sbieco.

Sollevo il capo e annuisco, le parole bloccate in gola. Ho la bocca impastata da quanto mi sento nervosa, mamma mia!! L’ultima volta che mi sono sentita così, ero sotto Pietrificus Totalus.

“Ricordi tutto?” mi incalza April, preoccupata “Anche il nome dell’adorato cane dell’avvocato Piers?”.

Mugugno: “Archimbald…”.

“Che c’è?” mi chiede Seth, preoccupato, guardandomi in tralice.

“Bah, giusto un pochino di ansia..” balbetto nervosa. Incredibile, mi sentivo più tranquilla la settimana prima dei GUFO… eppure si tratta solamente di una stupida festa, in fondo ne ho passate di cose peggiori. Voldemort, per esempio. E ne sono uscita viva. Ed invece ora sono paralizzata dalla paura…

“Dimmi una cosa, Seth…” sussurro, balbettando “Ma se qualcosa va storto stasera, esattamente che succede?”.

April si volta a guardarmi, mentre era intenta a sistemarsi le scarpe, e così fa Seth che invece osservava il suo riflesso nello specchio, alla ricerca di minuscole imperfezioni da debellare. Resto con il capo basso, mentre lo vedo avvicinarsi e mettermi la mano sotto il mento, fino a sollevarmi il viso. Mi guarda negli occhi e poi sorride, dolcemente, e dopo tanto tempo, forse dopo una vita, mi sento… al sicuro, anche in mezzo all’inferno.

Come in un ricordo, lontano lontano

Perché negli occhi verdi di questo ragazzo… questo pazzo ragazzo cubano ed inglese… anche solo per un attimo, ne ho visto un altro…

Sempre con gli occhi verdi, solo leggermente più scuri…

Harry

Quando mi guardava ancora con quella luce dolce e spensierata che lo rendeva così grato per ogni secondo della vita che stava vivendo… e che, ora, chissà, se torna qualche volta a lambire il suo sguardo…

“Non succede niente di che, Herm…” mi dice, con voce calma e serafica “Domani apriamo come sempre il locale, e riprendiamo il nostro lavoro…”. Gli sorrido grata, calma che mi riempie il cuore, come l’onda lunga di un mare al tramonto, immerso nel silenzio del mondo.

Anche April si avvicina e mi fa l’occhiolino, prima di dire: “Non devi sentirti responsabile di tutto… e lascia decisamente perdere quello che dice Summer… se la festa va male, sarà colpa di tutti… e non solo tua… fai quello che puoi… e andrà bene…”.

Sorrido anche a lei e annuisco con il capo.

“Mi preoccupo solo per Summer domani mattina…” mormora April, quasi affranta “Se stasera non ce la facciamo, domani dovremmo fare un travaso del suo ego al piano terra per evitare di morire soffocati…”.

Scoppiamo tutti e tre a ridere nello stesso momento, piegandoci in due all’idea di una Summer enorme come una mongolfiera.

Un’enorme ondata di sollievo mi travolge e con quella risata forte e contagiosa, mi sento scivolare via di dosso come gocce di pioggia su una finestra tutte le tensioni di questi giorni.

Come andrà e andrà stasera… il più bel regalo che potessi avere, l’ho avuto ora, in questo momento.

Questa sensazione… questo sollievo… la consapevolezza che ho qualcuno con cui ridere e scherzare, e che mi sosterrà anche se le cose andranno male… vale come la cosa più preziosa fra tutte…

E non riesco ad impedirmi di pensare, mentre continuo a ridere.

Senza accorgermene e senza volerlo… sono diventata parte di un nuovo Trio dei Miracoli…

 

 

I primi miei minuti al Tourquoise Party, credo che siano stati i peggiori e più imbarazzanti della mia vita. Credo che vengano dopo solo al giorno in cui uno stramaledetto Serpeverde mi trasformò in una specie di castoro. Ovviamente Draco Lucius Malfoy, lo stesso che oggi ha pensato bene di farmi rivivere la sensazione dell’imbarazzo più totale in cui si possa mettere un essere umano. Con la differenza che stavolta non avevo il pubblico abbastanza limitato del quarto anno di Hogwarts, ma una folla sterminata.

Perché a questo maledetto party, che io consideravo la più grande cavolata della storia, è venuta un sacco di gente.

Dai giornalisti alle varie starlette, da gente comune desiderosa solo di divertirsi, fino ai nostri clienti più affezionati, curiosi di vederci magari in una veste diversa dalle nostre solite uniformi. E quella che ovviamente ha fatto più scalpore in questo, sono stata io.

Dalla mia solita divisa da cameriera, stasera io sono la vice Principessa dei Ghiacci.

Cosa talmente schifosa da farmi arricciare il naso ad ogni passo, quando sono certa che un fotografo non mi abbia puntato.

Insomma, l’imbarazzo è questo… centinaia di occhi puntati addosso.

E tutti intenti a squadrare ogni centimetro quadrato della mia pelle con malcelata approvazione, oltre che il sorriso asettico e formale che sono costretta ad indossare, peggio di un costoso pezzo di stoffa. Il bilancio alla fine sembra positivo; o perlomeno così credo. Seth, l’esperto mondiale delle pubbliche relazioni e dei rapporti umani, ha giustamente detto in perfetto stile Ginny Weasley: “Herm, se gli uomini hanno la faccia da licantropi in calore… e le donne da arpie frustrate sessualmente… vuol dire che abbiamo fatto centro…”. Ho fatto una smorfia, disgustata, chiedendogli se sta faccia l’avessero, dato che io non la riuscivo a decifrare. Lui ha semplicemente sospirato, chiedendosi come facevamo io e il mio ex a comunicare i nostri reciproci desideri fisici, data la mia ottusaggine.

Bah, ottusa io… perverso e pettegolo lui, piuttosto. Vabbè basta che lui dica che ste facce strane sono presenti… anche se, ovviamente al pensiero, il mio imbarazzo si è triplicato.

Mi accascio per un momento contro una colonna, dato che i piedi mi fanno male da matti, ma ovviamente non posso pensare di sfilarmi le scarpe nemmeno per un attimo. Accidenti alla miseria… la parte peggiore, che mi sembrava parlare con i giornalisti e le varie autorità, oltre che con il rappresentante della Camera di Commercio per illustrare il nostro lavoro, si era rivelata semplicissima. Cavolo, alla fine io sono sempre l’ex Capo degli Auror, l’unico nella storia che abbia costretto i suoi sottoposti a compilare giornalmente un resoconto di tutte le loro azioni e movimenti, in maniera da essere sempre aggiornata! Me ne frego che non volevano scrivere il nome della loro amante segreta o rivelare al mondo che soffrivano di stitichezza cronica, tanto da dover svaligiare un fruttivendolo ogni mattina, alla ricerca di prugne… chissene, dovevano fare come dicevo io! Sono io il capo… o meglio lo ero… ma stasera, qui, il mio ruolo era questo, coordinare il lavoro degli altri e parlare con gli ospiti. E ripeto, in questo nessuna difficoltà, nonostante le mie paure. Tutti erano pronti a fare il loro lavoro, da April alle altre che corrono da una parte all’altra del locale con le parrucche azzurre che alla fine Summer, nel suo ultimo rigurgito di potere, li ha costrette ad indossare. Ero un po’ preoccupata per Corinne, Lorna e Gail, ma anche loro si stanno comportando bene… vabbè, ho scoperto Gail a parlare con una delle piante dell’ingresso del disboscamento della foresta amazzonica, ma l’ho trascinata via in tempo, prima che qualcuno la vedesse. Già, Corinne ci stava provando con uno che se aveva sedici anni, era anche assai… ma anche lei l’ho strigliata di testa e ricondotta al lavoro… e ovviamente Lorna ha cercato più volte di imboscarsi per fumare, ma pure lei l’ho riportata al lavoro, sottolineando gentilmente che la prossima volta che desidera così ardentemente morire per aneurisma polmonare causa fumo, l’ammazzo io prima, risparmiandole tanto tempo. Seth naturalmente è irrecuperabile, ogni mezzo secondo mi prende a gomitate nelle costole, indicandomi ora il sosia perfetto di Tom Cruise o di Richard Gere o di George Clooney. Poco importa se in quel momento sto parlando con qualcuno, specie se di molto importante. Gli unici che non mi danno preoccupazione, sono Lawrence, rintanato in cucina, e Trey, che mette musica in un angolo della stanza. Ora che non siamo ancora nella fase di ballare, ha messo musica soft. E quando attacca con Sagi rei e le sue dolci note ipnotiche, al limite tra la dance e il jazz, che mi concedo una pausa, sedendomi al bancone del pub, dopo aver controllato che nessuno abbia bisogno di me nell’immediato.

“Vuoi qualcosa da bere?” mi chiede in un accesso di gentilezza Lorna, dopo aver servito un altro cliente accanto a me.

Annuisco con il capo, con un inespressivo sorriso, e lei mi serve un Bellini. Lo guardo con sospetto, prima di mandarmi mentalmente a quel paese. Cavolo un po’ di prosecco e di succo di frutta, non mi faranno crollare a terra ubriaca…

Il tipo accanto a me continua a guardarmi ossessivamente, mentre sorseggio la mia bevanda, facendomi arrossire e distogliere il capo dall’altra parte. Ecco, la sensazione imbarazzante dei primi minuti che si ripresenta con tutta la sua forza… detesto essere guardata e dare troppo nell’occhio, specie quello maschile… cosa non darei per svicolare e mettermi in un angolino.

Cercando di apparire disinvolta, mi guardo attorno. Certo che Summer ha fatto un lavoro meraviglioso con le decorazioni… difficile negarlo, anche se mi costa parecchio ammetterlo. La sala del ristorante è un sogno turchese, cosa che mi sta facendo persino apprezzare questo colore. Tutto coordinato perfettamente nella gradazione giusta, dai bicchieri alle tovaglie, alle ortensie negli angoli fino alle rose azzurre che si arrampicano lungo le colonne. Come abbia fatto ad ottenerle così azzurre, è un mistero. Ma la parte migliore, e quella che sicuramente le deve essere costata di più, è l’enorme lampadario decorato di cristalli trasparenti e turchesi veri, che avvolgono la sala in un turbinio di riflessi iridescenti. E chissà per quale strano effetto speciale, la stanza spesso è invasa da bolle di sapone che compaiono improvvisamente, volteggiando tra gli abiti degli invitati che hanno declinato il turchese in ogni gradazione possibile, toccando spesso il ceruleo e il ciano (colori ben diversi come direbbe Summer, che credo avrebbe un infarto se fosse qui, per la mancanza di stile che sarebbero costretti a subire i suoi occhi). Le bolle di sapone azzurre, quando scoppiano, liberano una sottile polvere luccicante che inebria l’aria dell’odore del dolce profumo del nontiscordardime. Come cavolo ha fatto a creare un effetto simile? E da dove vengono le bolle? Non vedo nessuna macchina in giro. Boh, certo che questo odore è proprio forte… mamma mia, sembra dare alla testa. È questo che mi fa sentire confusa, più che l’alcol di uno stupido Bellini. Eppure Seth dice che non è poi così forte… tipico di Summer, fare na cosa che a me dà fastidio!! Ovviamente con la collaborazione di quel furetto maledetto…a proposito del furetto, ma che fine ha fatto??

Presa dalle mie faccende, non ci ho badato. Possibile che non sia manco sceso? D’accordo che non volesse farsi vedere, ma nemmeno controllare la situazione? Boh… vabbè, ora che ci penso, sia Serenity che Summer stavano ancora male, quindi può darsi che stia con loro. E poi non è mai stato tipo da feste… anche se… mi stringo nelle spalle, a disagio, per il pensiero che inconsapevolmente la mia mente ha formulato. Volevo che ci fosse. Poi mi calmo mentalmente; ovviamente non per godere della sua esimia compagnia, ci mancherebbe, quanto più lontano sta da me, meglio è. Ma perché si doveva mangiare le mani a pensare a come ero stata brava e a come lui fosse sempre il solito maledetto idiota! Ah, aha! Avrei imitato l’incidere elegante della principessa Grace di Monaco, dirigendomi verso di lui con passo felpato. Lui con quella sua aria malaticcia mi avrebbe guardato con odio, non trovando alcun insulto da potermi rivolgere visto il mio schiacciante successo. Al che, lo avrei guardato dall’altro in basso, come si guarda una macchia sul tappeto, e gli avrei detto con tono di sufficienza: “Malfoy, con il tuo colorito da morto vivente, stai rovinando la mia scenografia… ti prego di sparire, per il bene di tutti noi…”.

Alla facciaccia sua!!

Ed invece no, quello non c’è. Ma quanto lo odio!! Una volta che potevo fare la superiore, lui non c’è.

Non mi ha nemmeno visto con questo vestito addosso…

Ma a che cavolo penso???!!! Se mi avesse vista, si sarebbe fatto quattro risate, già me lo sento nelle orecchie, quella sottospecie di iena ridens… odioso… forse è davvero meglio che se ne stia di sopra, almeno non rischio di ucciderlo e macchiare il vestito di sangue.

Summer chi se la sente, poi…

Afferro il mio bicchiere, ingurgitandone il contenuto in pochi sorsi, pronta a ritornare al lavoro. Corinne sta di nuovo flirtando con un tipo, stavolta over65… certo che non si butta nulla… e Lorna è troppo vicina alla finestra per i miei gusti…

Mi alzo dalla sedia, quando mi sento chiamare leggermente. È il tipo che era accanto a me, che mi stava squadrando dalla testa ai piedi. Che diamine vuole? Sospiro imbarazzata, stringendomi nelle spalle.

“Mi dica... ha bisogno di qualcosa?” mormoro professionalmente.

“Posso offrirle qualcosa da bere?” sussurra lui suadente, cercando di superare il volume della musica. Lo guardo, inarcando un sopracciglio; carino è carino, alto, capelli nerissimi ed occhi chiari, un corpo atletico coperto da una camicia, ovviamente turchese, ed un paio di jeans neri. Ma io sono al lavoro, per prima cosa. Seconda cosa, non mi piace l’espressione che hanno i suoi occhi, del tipo Questa me la faccio quando voglio. E terzo… bè, dopo Dean e Ron, gli unici due ragazzi che abbia mai avuto e i più grossi fallimenti della mia vita, voglio sentire parlare di ragazzi solo il giorno in cui avrò deciso di volere per casa uno scimmione ammaestrato come compagno. E conoscendo la mia psiche e la mia intelligenza, non penso che questo accadrà mai.

“La ringrazio…” rispondo educatamente. In fin dei conti, è sempre un nostro cliente “Ma non credo che sia il caso…” e faccio per andarmene. Ma lui mi ferma ancora, trattenendomi per il braccio. Brivido. La pelle fresca della sua mano sul calore convulso del mio polso. Una sottile e sinuosa memoria tattile piano si rivela nella mia mente.

Mi volto leggermente, e lui è ancora seduto sulla sua sedia, un lieve sorriso di scherno sulle labbra sottili e un braccio appoggiato sul bancone del bar, come se non facesse alcuno sforzo a trattenermi con una mano sola. I suoi occhi si spalancano appena, quando mi volto, mentre passano mille lampi di luce che poi muoiono nelle profondità del suo sguardo, per poi restringersi nuovamente e fissarmi con aria ilare.

“Cosa c’è? E’ fidanzata?” mi dice ancora, guardandomi con aria strafottente.

“Non potrebbe essere semplicemente che non mi piace?” rispondo malevola e, con uno strattone, mi libero della sua stretta “O è così pieno di sé da credere che tutte le donne dovrebbero caderle ai piedi?”.

Ok, lo so che è un cliente e che dovrei sforzarmi di essere più gentile, ma che ne so? Mi dà fastidio solo guardarlo in faccia… mi tocco il polso con l’altra mano, stringendolo al petto. Un fastidio assurdo, ecco che mi dà.

Lui mi guarda, piccato nell’orgoglio, poi preso da un’improvvisa ispirazione, replica a tono, guardandomi di sottecchi: “La conosce la massima del cliente che ha sempre ragione? Potrei rivolgermi al suo capo per la sua mancanza di gentilezza…”. Socchiudo gli occhi, mentre sghignazza senza ritegno… sto tipo mi ha definitivamente rotto le scatole! Adesso è la volta buona che lo sbatto fuori a calci, oppure lo getto nelle grinfie di Corinne che è una cosa ancora peggiore. Riscriverebbe con lui il Kamasutra ed anche il Diario di una Ninfomane, ve lo dico io, lasciando anche abbastanza materiale per l’edizione riveduta e corretta di Madame Bovary.

Un attimo, taddadà! Ecco la soluzione…

“Mi spiace informarla che, al momento, il mio capo sono io…” affermo decisa, con un enorme sorriso sulla faccia, la mia coscienza a posto nel formulare il pensiero che stasera la Principessa dei Ghiacci sono io. Ci sarà qualcosa di buono in questa vicenda o no?

Simulando una faccia comprensiva e melensa, soggiungo: “… quindi, se vorrà porgere delle lamentele, dovrà farle alla sottoscritta.. che sarà lieta di ignorarle…”. Aggiungo un sorriso gentile alla sua faccia rabbiosa, mentre mi allontano con la canzone Do the conga di Gloria Estefan nel cervello, una piccola Hermione vestita di rosso luccicante che balla tra i miei neuroni con un paio di maracas in mano.

“Chiedo umilmente scusa…” fa lui con tono mellifluo che vagamente nasconde l’irritazione, mentre io gli do le spalle “Ma sapevo che il capo fosse un uomo… tale Danny Ryan… non è lui il padrone, qui?”.

Che palle, ma lo conoscono tutti a quel demente?

“Si sarà sbagliato…” mormoro velocemente, per non dargli ulteriore soddisfazione, anche perché ho abbastanza fretta di ritornare al lavoro. Ci manca solo che il vero Danny Ryan si degna di scendere dalle sue stanze e mi becca in piena conversazione. Come minimo, mi licenzia… e come massimo… bè, semplice. Dimentica le sue migliori intenzioni di babbano redento e si trasforma di nuovo in Mangiamorte.

Meglio non rischiare.

“Capita anche alle menti migliori di sbagliare” aggiungo indulgente, un lieve sorriso che vorrebbe essere dolce, poi alla faccia perplessa del tipo, cancello subito la mia faccia buona e mostro nuovamente quella irritata: “…dubito che la sua entri nel novero, ma forse sono solamente molto superficiale…”. Io, superficiale… sì come no. Sono superficiale come le relazioni che Piton chiedeva per pozioni.

“Credo anche di averlo conosciuto…” insiste lui, con tono quasi sognante “Un uomo di un gusto ed intelligenza superiori alla norma…”.

Un altro Seth, o mio Dio… non ne bastava uno, no due! Vai a vedere che ora si sdilinquisce nel ricordo del platino dei capelli di Malfoy e del plumbeo dei suoi occhi. Addio, davvero che mi metto a vomitare. E ripeto, ho sempre un abito da migliaia di sterline addosso. Non me lo posso permettere… o meglio non se lo possono permettere le mie tasche di risarcire Summer…

Mi giro con espressione sarcastica, per poi tagliare corto: “Se le somiglia anche solo la metà, dubito che sia un soggetto dotato di molta intelligenza…”. Quello sbianca ancora di più, poi diventa rosso e mi guarda con odio puro che passa negli occhi chiari. Memoria visiva, stavolta. Occhi chiari… occhi chiari… che credo di aver già visto…

Li guardo attentamente per qualche secondo, seguendo il filo rosso della matassa che si srotola lenta davanti ai miei occhi.

I miei occhi… che non saranno mai come i suoi… in cui passano mille emozioni al secondo, come meteore di luce…

È un attimo tra il distinguere meglio il colore chiaro di quegli occhi e… capire.

“Mi sembrava strano che ci fosse un soggetto capace di riconoscere gusto ed intelligenza in Danny Ryan…” dico con un sorriso tirato, per poi affermare sicura: “Malfoy, liberami subito dal Confundus prima che ti spacchi la faccia…”.

Il ragazzo moro davanti a me, sbatte per qualche secondo le ciglia, guardandomi profondamente, ma poi, vedendo la mia espressione, quella tanto per intenderci che riservo ai propositi di genocidio degli ultimi membri rimasti in vita delle storiche casate dei Black e dei Malfoy, sorride leggermente e mormora qualcosa, sicuramente un incantesimo. Vedo i suoi lineamenti sparire leggermente, tremuli davanti ai miei occhi, come immagini nell’acqua. Sento un distinto pop nella mia testa, e improvvisamente vedo persino in modo più nitido, l’odore dei nontiscordardime che diventa più lieve, come l’eco di un ricordo nella mia mente. Ovvio. Ha usato l’effetto scenico delle bolle di sapone profumate per incantare la gente qui presente; ecco perché non vedevo nessuna macchina e sentivo il profumo più forte. Evidentemente era diretto solo ai maghi e alle streghe che fossero entrati; in fondo Seth non era poi così preoccupato di non vedere il suo Danny.

E ciò conoscendo Seth, può significare solo una cosa. Lui vedeva distintamente il suo Danny.

Come se non bastasse, Seth mi aveva detto che il profumo dei fiori non era così forte come dicevo io.

Ovvio.

Lo sentivo solo io, come strega.

Quando mi volto, terminate le mie riflessioni, ovviamente Malfoy è lì davanti ai miei occhi, vestito esattamente come lo sconosciuto di poco fa. Distinguo una nota di divertimento nei suoi occhi… tipico. Mi ha preso in giro per mezz’ora con il falso spasimante.

Stringo le mani a pugno, sussurrando: “Incantesimo raffinato, Malfoy… dovevi vedere se funzionava ed avevi bisogno di me?”.

Lui fa la faccia da povero ragazzo innocente, assolutamente ignaro delle trame di un mondo crudele e spietato, abitato da donne perfide e maligne come me. E stiamo sempre parlando di un ex Mangiamorte, non quindi di un’anima pura ed eletta della Rosa dei beati.

“Ma cosa vai a pensare, Granger…” sussurra dolcemente con aria autenticamente scioccata, poi recupera la sua solita espressione di disgusto, prima di dire: “Non avrai davvero pensato che un essere umano ti stesse facendo il filo, Granger, eh? Ormai alla tua veneranda età dovresti aver perso le tue illusioni adolescenziali…”, beve un sorso della sua bibita, prima di dire malevolo, con tono di rimprovero: “E poi, era pur sempre un cliente, Granger… non è da offendere un cliente… fosse anche uno che avesse il cattivo gusto di pensare a te in termini minimamente somiglianti al concetto di genere femminile…”. Sghignazza tra sé e sé, sicuramente fiero della sua battuta, e riprende a bere come se niente fosse. Che nervoso…mi torco le mani nervosamente in grembo, pensando alla tecnica giusta per farlo sparire dalla faccia della terra, ponendo fine a metà dell’inquinamento acustico del globo. Magari avrò anche una medaglia e simili… sospiro, pensando che stasera la mia prima priorità è essere professionale. Quindi, decido di lasciar perdere, almeno per stasera, considerando che stiamo sempre in mezzo ad un centinaio e passa di persone. Insomma se lo sgozzassi, iniziando a decantare i versetti del Corano, millantando il mio omicidio premeditato come bislacca applicazione della shari’a islamica, credo che darei un pochino nell’occhio.

Sospiro per la decima volta e mi riavvicino al bancone, appoggiandomi con la schiena ad esso, Malfoy che mi guarda per qualche secondo, forse colpito dal mio silenzio, ma che poi torna a pensare ai fatti suoi, lo sguardo fisso sulla gente che ora inizia a ballare. Senza accorgermene, infatti, Trey ha cambiato musica. È diventata più veloce e ritmata, mi sembra che sia Ne-yo. Anche le luci si sono abbassate, diventando fasci di luce azzurra che splendono ad intermittenza. Tulle e raso di microabiti si sposano con il panno dei completi eleganti, tutti impegnati nella danza. Meno male che, almeno, posso evitare di ballare. Ci mancherebbe anche questa…

Chiedo a Lorna un bicchiere di succo di frutta, che prendo a sorseggiare piano, rapita dalla visione dei ballerini.

Malfoy è ancora accanto a me, il braccio indolentemente appoggiato sul bancone del bar, seduto in maniera elegantemente scomposta sul suo sgabello. Lo guardo di sottecchi, per poi riscuotermi mentalmente alla visione di altre decine di ragazze che stanno facendo lo stesso. Con annessa lingua fuori dalla bocca, bava grondante e occhi saettanti di desiderio, tipico dei satiri dell’antica Grecia. E siccome non sono come quelle assatanate, mi volto dall’altra parte in maniera indifferente, continuando nella mia supervisione visiva della sala.

È strano, però, che se ne stia zitto. Strano, sì. Quando ci si mette con gli insulti, è davvero logorroico. Ed invece ora se ne sta zitto? Lo spio con la coda dell’occhio, mentre è ancora nella medesima posa, gli occhi grigi resi color acquamarina ad ogni fascio di luce colorata. Sembra… assente, profondamente perso nei suoi pensieri.

Chissà a che sta pensando… forse è preoccupato per Serenity. Ma mi sembra che stesse bene, quando l’abbiamo lasciata. E comunque c’è Summer con lei. Ok, non è proprio la migliore delle puericultrici, ma almeno impedirà che Serenity infili le dita nella presa della corrente, e soprattutto credo che, dovendosi misurare ogni tanto lei la febbre, per pura cortesia lo farà anche con la bambina.

Distrattamente si scompiglia i capelli biondi con una mano, per poi sospirare vigorosamente.

Boh, ripeto, strano è strano.

Continuo a bere il mio succo, forse dovrei dire io qualcosa. Sì, e cosa? Insultarlo? Ho deciso di lasciar perdere, almeno per oggi.

Parlare del più e del meno? Non me lo vedo intento a dire ovvietà.

Ricordare i bei tempi andati, tipo il Ballo del Ceppo? Ancora peggio. Primo, non erano bei tempi, specie per me e per lui, considerati in un assioma unico. Secondo, aveva come dama Pansy Parkinson… decisamente, vorrà dimenticare alla svelta l’esperienza.

Con uno strano brivido sulla schiena, mentre sento il gelo di questo silenzio addosso, come il respiro di un animale malato sulla nuca, mi rendo conto che io non ho argomenti di conversazione con Draco Malfoy.

Abbiamo avuto, e intimamente abbiamo ancora, una vita così diversa che non servirebbe alcuna parola a colmare questo vuoto tra me e lui. Che io non lo odi, e che probabilmente lui faccia lo stesso, questo non cambia la cosa fondamentale: tra me e lui c’è ancora la distanza di mille e mille anni luce. Un qualcosa di così enorme e sterminato, che nessun discorso o chiarimento potrebbe sanare.

Io, che con i discorsi e le parole, ho messo le fondamenta a tutta me stessa. Lui, che me le scardina passo dopo passo.

Intimamente, credo che sia questo… a farmi sentire sempre… così… con lui.

Confusa, disorientata… ripeto, persa. Con lui, ogni trucco ed ogni strategia che ho adottato nella mia vita per avere un minimo di rapporti umani, non vale. Assolutamente. Come, credo, ogni regola del mondo civile che con lui se ne va all’aria.

Lo guardo ancora di nascosto, nascondendomi quasi dietro il mio bicchiere.

Eppure ha una fidanzata… di che parla con Summer? Non li vedo mai parlare molto, né tantomeno in atteggiamenti troppo affettuosi. Eppure, stanno assieme… e qualcosa in comune devono averla, no?

Mi stringo nelle spalle, avvertendo una vaga sensazione di imbarazzo, ad averlo vicino, senza niente che rompa questo insopportabile silenzio. Che poi silenzio non è, con Ne-yo che gorgheggia le note di Miss Independent. In fondo, che mi interessa?

Il fatto che Malfoy sia il mio capo e il mio padrone di casa, non è sintomo automatico di un rapporto di qualsiasi natura con lui. Come desideravo, in ultima analisi, quando ho accettato questo lavoro. Volevo indifferenza e la rassicurante certezza di poterlo ignorare bellamente per tutto il mio tempo lavorativo, in modo da non dovermi rammentare ogni minuto che ero una dipendente di Draco Lucius Malfoy.

E lui mi ha pienamente accontentato.

Dovrei essere contenta… godere dell’amicizia di Seth e degli altri… ed invece…

Un senso quasi di insoddisfazione. Dentro, in un angolino della mia anima. Come un cucciolo in castigo in un cantone.

E un vago terrore… che cosa voglio io da Draco Malfoy?

Abbasso lo sguardo, sentendo un magone dentro, forte e pesante come un macigno. Mi causa un nodo in gola, una nebbia nei miei occhi. E come sempre, la mia mente me ne dà spiegazione… mi sono liberata dell’odio per Malfoy, sono priva di qualsiasi difesa davanti ad una persona che di me non se ne frega assolutamente nulla… e quel che è peggio, è che vorrei con tutte le mie forze che a lui importasse qualcosa di me. Qualcosa… qualsiasi cosa…

Improvvisamente, quell’enorme stanza mi sta stretta. Sulla pelle, come un abito stretto di tre taglie. E non c’entra niente l’abito di Summer, il mio ruolo di Principessa dei Ghiacci e i gioielli che devo toccare ogni minuto con paura.

Claustrofobia. Vorrei solo andare via…

Il labbro inferiore che mi trema, mi stacco dal bancone come se fosse incandescente. Sento il suo sguardo liquido su di me, ma lo ignoro. Ricaccio le lacrime che minacciano di premere sotto i miei occhi, un senso acuto di oppressione dentro, e lo guardo fingendo un sorriso: “Vado a vedere se c’è bisogno di me…”. Lui mi guarda fisso, evidentemente insospettendosi del mio sorriso. Me ne frego, basta… devo imparare a fregarmene di tutto quello che fa, cosa che effettivamente nella vita io non ho mai fatto. Prima l’odio, ora questo interesse…non so come altro definirlo. Basta, davvero. Da questo momento in avanti, basta qualsiasi tipi di curiosità o pensiero su Draco Lucius Malfoy o Danny Ryan o come cavolo si chiama. Sarò professionale come vuole lui, e lo ignorerò.

Ed ignorerò prima di tutto me stessa… e questa mia ansia continua di analizzare ogni suo comportamento.

Non sono la sua psicanalista. E non lo risolverò io il mistero di Draco Malfoy.

Non voglio, sono finiti i tempi delle indagini di Hogwarts. E ne sono così stanca…ora, basta.

Mi volto su me stessa, pronta ad andarmene, ma evidentemente stasera non è destino che io lo faccia.

Mentre mi volto su me stessa, i boccoli dei miei capelli che April e Seth hanno pazientemente acconciato per ore, mi sbattono in faccia e mi chiedo stupidamente se sono a prova di shock. La mia barbara consolazione è che il tumulto precedente si seda all’improvviso; e capisco quanto me ne frego in realtà di Draco Malfoy.

Perché ci sono invece cose che riescono a lasciarmi senza fiato… o meglio, persone.

Cosa che Malfoy non fa, per fortuna. Lui mi rende solo…persa, ecco.

Devo solo recuperare me stessa dai reconditi della mia anima, darmi un paio di colpetti sul viso e tornerò normale.

Con loro, no. Loro che sono stati la mia più grande forza, e che ora mi hanno sradicato da tutto e da tutti.

Come una pianta con le radici nude, che, dopo una tempesta, giace abbandonata e morta sul ciglio di una strada polverosa e vuota.

Ognuno, a suo modo, l’ha fatto.

Hanno scavato il terreno attorno ai miei piedi, così piano e subdolamente che, quando mi sono trovata priva di qualsiasi sostegno, me ne sono persino meravigliata. Non me l’aspettavo, da stupida che sono. Ed invece galleggiavo sul vuoto da anni.

E ora…le persone che mi sono mancate di più, quelle che sentivo dentro come una spina nella carne, quelle che qui ero certa non sarebbero mai venute, che non avrei mai incontrato… chiudo gli occhi, piano, un senso di terribile spossatezza che mi prende le membra.

Ora… sono davanti a me. A guardarmi nel mio stupido vestito azzurro. Ad osservarmi nel mio ruolo da Principessa dei Ghiacci.

E sembra ancora più assurda la mia situazione, ora, guardando i loro visi che ricordo a memoria.

E dopo che mi ero convinta a non chiedermelo più, la domanda sgradita sul cosa ci faccia qui, mi colpisce con la forza di una stilettata precisa dentro. Un colpo sordo che rimbomba nelle mie orecchie. Sento una vertigine colpirmi sleale e farmi fare un passo indietro.

Il mio piccolo mancamento viene subito assorbito da qualcosa alle mie spalle.

Mi volto leggermente con il viso, fino ad incontrare inaspettatamente gli occhi di Draco Malfoy.

Quando si è avvicinato? Mi chiedo con sgomento, lo sguardo fisso sulla distanza quasi nulla che esiste tra me e lui al momento. Ed è quasi naturale, come l’onda del mare al richiamo della marea, abbandonarmi piano con la schiena contro di lui, stanca, esausta come dopo una lunga camminata che mi ha succhiato via ogni energia. E credo che sia naturale anche per lui, semplicemente lasciarmi lì, a sentire contro le mie spalle il suo respiro che accelera sempre di più ad ogni secondo.

Ovvio. Naturale.

Se possono mettere sottosopra la mia vita, figuriamoci cosa possono fare per la tua…

È solo un secondo in cui entrambi distogliamo lo sguardo da loro, e troviamo gli occhi dell’altro. È solo un attimo, ma vale come mille anni.

Non lo permetterò questo… Draco…

E mentre ritorno a guardare Ginny, Harry, Ron e Lavanda, in questo infinito gioco di specchi e di parti capovolte, capisco che davvero tutto è cambiato.

 

 

Un capitolo enorme, spero di non avervi annoiato…!! Ma spesso io me li divido mentalmente a livello concettuale, quindi possono uscire lunghissimi o cortissimi, spero che non sia un problema… J in questo capitolo ne sono successe di cose, anche se alcune abbastanza sottintese, e nel prossimo ne succederanno ancora di più… specie considerando il ritorno dei nostri amici magici…!!! Si prevedono scintille… eheheh!!! Ma come vedete, piano piano si avvicinano i nostri eroi… !!!

Piccoli chiarimenti: il titolo significa “UNA FATA MADRINA CUBANA” e avrete capito a chi si riferisce!! Ovviamente a Seth…!!! Mi diverte troppo scrivere di lui, è una persona troppo particolare!! E soprattutto come avrete modo di vedere ci vede lungo!! J Fata madrina perché ovviamente se non era per lui, Hermione ci andava in tuta alla festa!!

Altro chiarimento, mai come in questo capitolo mi ha aiutato molto la musica a scrivere… insomma per ricreare l’atmosfera della festa, specie Sagi rei! Quindi grazie Sagi!! Eheheh… nel caso vorreste sentire la canzone che mi ha ispirato per la scena tra Draco ed Hermione, quella dove lui indossa i panni dello sconosciuto, è questa… http://www.youtube.com/watch?v=D6iyglKWh1k...

Oggi purtroppo ho i minuti contati, e rivedere il capitolo è stato qualcosa di ENORME… quindi ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito la mia storia, siete la mia forza, non continuerei senza di voi!!

Un bacio!! CASSIE

 

 

   
 
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