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Autore: MissAdler    04/01/2019    12 recensioni
Post quarta stagione. FF in più capitoli, che cercherò di aggiornare abbastanza velocemente, in cui troviamo John ancora profondamente segnato dagli ultimi drammatici eventi della sua vita.
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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13 luglio 2017

 

Detesti il caldo.

Il sentirti oppresso da una cappa di piombo, attanagliato da un senso di languore persistente mentre sei costretto a sbottonare la giacca e a ravviarti i ricci appiccicati alla fronte.

Ti irrita non poter indossare il tuo cappotto quando ti aggiri per le vie della città all'ora di punta, con lo stomaco vuoto e le mani sudate, boccheggiando e lottando a denti stretti per non collassare.

E oggi l'aria greve ti soffoca, su questo campo di papaveri avvizziti, succube di un sole rovente e impietoso.

Un altro caso da risolvere.

Uno da sei in effetti, ma non t'importa, perché oggi John è venuto con te.

Basta questo a far impennare il tuo entusiasmo.

Non lo avevi al tuo fianco da quella notte a Musgrave e ti eri convinto che una volta fuori da quel pozzo non avrebbe più collaborato ad un'indagine nemmeno sotto tortura.

E invece eccolo lì, a pochi centimetri da te, chino su un cadavere mezzo putrefatto;

la fronte corrugata, lo sguardo fisso su una larva che striscia fuori da un profondo squarcio sul torace della vittima.

Le mani guantate a sfiorare quella lacerazione putrescente senza indugiarvi troppo.

È dannatamente eccitante.

Sussulti a questo pensiero, anche se in passato l'hai accarezzato più di una volta.

John ti sta seducendo senza saperlo: concentrato e impassibile di fronte a quello scempio che puzza di morte e di marcio, con i suoi gesti lenti e quei maledetti guanti di lattice che toccano e frugano e esaminano...

E un calore improvviso ti scorre fino all'inguine, quando dischiude le labbra quel tanto da sussurrare con stoica tranquillità la sua diagnosi:

“Post mortem”.

È una sorta di contorto orgasmo cerebrale quello che adesso ti elettrizza ogni singolo nervo sotto la pelle...e allora, per la prima volta, ti arrendi all'evidenza.

John ti eccita.

Proprio tu, che prima di lui non pensavi nemmeno di poterti eccitare in quel senso.

John Watson è l'unico essere umano che riesce a sconvolgerti i sensi e a distorcere le percezioni di questa tua mente disciplinata e asettica.

Ti decidi finalmente a depennare “platonico” dalla lista di aggettivi che descrivono i tuoi sentimenti per lui. Lista compilata con minuzia e archiviata in ciò che resta del tuo palazzo mentale.

Greg ti sta fissando in silenzio: aspetta che tu dica qualcosa.

Ti stanno guardando tutti in effetti, nell'attesa di essere illuminati da una qualche deduzione delle tue.

Non ti stai concentrando, Holmes!

Chiudi gli occhi un istante e fai ordine in quel caos di pulsioni, sentimenti e idiozie.

Ti alzi in piedi e, premurandoti di sbagliare per l'ennesima volta il suo nome, snoccioli a Lestrade come, quando, dove, perché e soprattutto da chi quel poveretto sia stato ammazzato,

concludendo con un sonoro sbuffo e dileguandoti a grandi falcate sulla strada principale, dove chiami un taxi e attendi che John ti raggiunga.

 

 

Fa troppo caldo.

Ti sbottoni la giacca con insofferenza e ti volti a guardarlo con tutta la discrezione di cui sei capace.

John ha la fronte sudata e le guance arrossate.

Le maniche della camicia azzurra rimboccate fin sotto i gomiti.

Con una mano si porta indietro una ciocca sfuggita al gel ed è un gesto che, alla luce delle tue ultime considerazioni, ti attrae più del dovuto.

Ti costringi a guardare fuori dal finestrino.

Londra è semi deserta.

L'asfalto arde visibilmente sotto i passi di quei pochi inglesi abbastanza temerari da aggirarsi in centro alle due del pomeriggio.

Torni a soffermarti sui suoi polsi, studiando le vene gonfie che si delineano sugli avambracci scoperti e leggermente abbronzati.

John è bello d'estate.

È bello esattamente come dovrebbe esserlo un campo di grano nel mese di luglio.

Silenzioso e caldo, all'apice del suo rigoglio, mentre le spighe danzano pigre sotto un sole gentile.

E ti torna in mente un'estate di trent'anni fa, in vacanza con la tua famiglia ad osservare campagne dorate mai viste prima;

ed è come se John ci fosse sempre stato, anche allora, a colmare la solitudine della tua infanzia, al tuo fianco contro un mondo che non riusciva a capirti.

Cosa ti sta succedendo Sherlock Holmes, uomo pragmatico scevro di turbamenti?

In realtà lo sai bene.

Barbarossa.

Anzi...Victor Trevor.

Dopo la rivelazione di Eurus sei un uomo diverso e non puoi farci niente.

Sei ridicolmente umano.

E fragile.

E sentimentale.

E ridicolo.

E hai bisogno che John ti sorrida, come faceva una volta, con quella luce negli occhi.

Ti viene l'idea malsana di trascinartelo dietro mentre rincorri qualche serial killer per le vie di Londra. Potresti fingere di non saper disinnescare una bomba...

O magari dovresti convincerlo a fare una partita a Cluedo, o a quello stupido gioco delle targhette sulla fronte.

Ruberesti per lui ogni singolo posacenere di Buckingham Palace se servisse a farlo sorridere.

Una volta soltanto, te la faresti bastare.

 

Ed ecco che accade.

Un piccolo miracolo si compie davanti ai tuoi occhi attoniti.

John sorride.

Guarda il vuoto, dritto davanti a sé e sorride.

I soliti muscoli si tendono nel solito modo, sul solito viso...ma ora puoi scorgervi qualcosa di diverso.

Una scintilla che conosci bene e che non vedevi brillare da troppo tempo in quegli occhi chiari.

Lo deduci senza sforzo: John Watson si è divertito.

Aiutarti a risolvere questo caso lo ha in qualche modo risvegliato dal torpore, ed ora lo guardi mentre si scrolla via dalle spalle quegli ultimi mesi di apatia e insofferenza.

John è bello quando ride.

E quando invecchia.

E quando piange.

E quando è estate.

Ma ciò che ami più di ogni altra cosa...è quando John sorride.

Perché nel suo sorriso splende quella fiamma di cui hai bisogno per non assiderare nel gelido rigore della tua mente.

John sta sorridendo ed è bellissimo, così tanto che temi di non riuscire a fingerti impassibile quando, all'improvviso, si volta a guardarti con quella luce negli occhi e ti parla con un tono nella voce che avevi quasi dimenticato.

“L'assassino dei papaveri!”

“C-cosa...?”

“Che ne pensi di questo titolo?”

“Per il blog?”

“Ovviamente!”

Lo osservi con malcelato stupore. 

Non sai se ricomincerà sul serio a narrare le vostre avventure, né se lo vedrai sorridere anche domani e forse nemmeno t'importa,

perché tutto ciò che desideri in questo momento è bearti di quel volto radioso, dell'adrenalina che gli colora le guance,

di quelle labbra piegate all'insù a restituirgli una giovinezza che credevi perduta.

Vorresti dirgli mille cose, una in particolare, un bentornato che ti scodinzola vivace nella testa.

Ma ti limiti a guardarlo, indugiando sulle sfumature indaco dei suoi occhi, alzando un sopracciglio mentre dici l'unica cosa che ci si possa aspettare da te.

“È un titolo orrendo John.”

Tagli corto prima di scoppiare a ridere insieme a lui, che ora sembra tornato per un momento il John di sette anni fa, con il bastone e i capelli biondi da soldato...

Guarda la città fuori dal finestrino continuando a sorridere, senza sapere con quanta tenerezza ti ritrovi ad amarlo, in questo momento perfetto, sulla strada di casa.

   
 
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