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Autore: Yurha    05/01/2019    1 recensioni
Il Natale era ormai alle porte nella città di New York.
Tutto si trasformò, infondendo un'atmosfera di gioia e festa in ogni suo abitante ma, sfortunatamente, un serial killer chiamato dalla polizia 'lo Strangolatore' fece la sua comparsa in una notte di inizio Dicembre, esattamente come un predatore in cerca delle sue prede indifese.
I Detective Lupo e Bernard, insieme ai Procuratori Cutter e Rubirosa, riusciranno a catturarlo prima che mieta altre vite e prima della Magica Notte dell'Avvento?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

Di giorno New York era nettamente diversa dalla notte.
Le luci intermittenti e colorate erano più attutite dal chiarore diurno ma le canzoni e l’umore generale delle persone regalavano comunque intense vibrazioni ma a Mike non sembravano sortire alcun tipo di effetto..
Lui semplicemente si alzava dal letto sospirando e dopo aver fatto una doccia, scrutava il suo armadio con espressione pensierosa, chiedendosi cosa potesse indossare, per poi uscire di casa e andare a lavoro, esattamente come ogni altro giorno.
Quella mattina uscì molto presto e come al solito, fu il primo ad arrivare alla Procura Distrettuale di Lower Manhattan.
Non appena arrivò al piano dove si trovava il suo ufficio, gli capitò di guardare il solitario e triste mini abete buttato lì, sopra lo schedario di metallo nel corridoio tra l’ufficio di Connie e la fotocopiatrice comune.
Jack esplicitamente e categoricamente vietò ogni tipo di festeggiamento, quali: Santa Claus segreto, addobbi di varia natura, brindisi e panettoni ma, non volendo apparire come un tiranno, acconsentì solo a piazzamento del piccolo abete ma a patto che fosse completamente spoglio.
“Vedo che anche per te non è proprio un buon Natale, eh piccoletto?” pensò guardandolo mentre gli passava davanti per andare a cominciare un’altra giornata pesante.
Un paio d’ore dopo il suo arrivo, Mike era seduto alla sua scrivania, cercando di concentrarsi sul suo lavoro ma le pratiche erano davvero troppe e continuavano ad aumentare quasi a vista d’occhio.
Il caso di alto profilo dello Strangolatore sovrastò tutti gli altri, che fece accumulare anche quelli nuovi.
Più guardava tutti quei fascicoli, più gli sembrava che stessero giurando di mandarlo al manicomio, poi si alzò sbuffando dalla sua poltrona per scrivere un promemoria sulla lavagna bianca in cui si diceva che nel pomeriggio avrebbe dovuto incontrare i Detective per discutere delle eventuali nuovi sviluppi, quindi tornò a sedersi.
Con le poche informazioni in suo possesso, poteva solo supporre che quelle donne stessero facendo jogging nel posto sbagliato al momento sbagliato e che il serial killer le abbia prese di mira senza un valido motivo, completamente a caso.
Senza alcun tipo di preavviso, nei pressi della porta principale del suo ufficio, sentì una cadenza di passi molto familiare, riconoscendone Connie all’istante.
Il suo cuore accelerò cogliendolo impreparato.
L’unica cosa che riuscì a fare, fu affossare la testa il più possibile in mezzo a tutti quei fogli e fascicoli davanti a lui, lasciando però le orecchie ben attente.
“Concentrati Cutter.” pensò. “È solo Connie, la tua collega, colei con cui interagisci per tutto il giorno, tutti i santi giorni da tre anni. Calmati.”
Ma nonostante ciò che diceva la sua mente, il suo corpo continuava a fare ciò che voleva.
Tutto l’insieme di parole stampate sui fogli davanti ai suoi occhi, divennero solo delle righe nere senza alcun tipo di senso, ma poi sentì i passi di lei avviarsi direttamente verso lo studio di Jack, senza fermarsi.
“E dài non comportarti come un’innocente scolaretto invaghito, smettila! Sei un uomo adulto Cutter, un uomo, non un ragazzino.” pensò poi, cercando di fare un compromesso col suo corpo, concentrandosi solo sulle sue note e sui fascicoli riguardanti gli omicidi di quel maledetto serial killer.
L’ultima vittima dello Strangolatore era una ragazza bionda, tra i venti e i trent’anni, alta circa un metro e settanta, caucasica e non aveva assolutamente nulla in comune con le altre donne.
Infatti erano tutte di razza, altezza, range d’età, classi sociali e lavorative molto differenti.
La teoria più gettonata in quel momento era quella del serial killer che uccideva a caso mentre la seconda era quella secondo cui ammazzò tutte quelle donne per mascherare il vero omicidio e il vero movente, facendo passare tutto per un difetto mentale e, in caso di arresto, ottenere l’infermità.
Sospirò passandosi entrambe le mani sul volto, esasperato. “Da non crederci.. Questo è il mio secondo serial killer! Dopo il Pattinatore Bipolare ci mancava proprio lo Strangolatore Pazzo. Giuro che se anche questo tenta di aggredirmi o riesce nell’intento, mi dimetto e vado a fare il postino!”
«Buongiorno Mike!» esclamò lei improvvisamente, interrompendo il filo dei pensieri di lui, comparendo sulla porta di servizio.
Il cuore di lui sussultò per lo spavento e sentendo la sua voce si girò immediatamente verso di lei. La vide lì, in piedi sulla porta con due tazze di caffè in mano.
Riprese a respirare quindi sorrise lievemente. «..Connie, ciao.» rispose gentilmente, facendo un leggero cenno con la testa.
«Non trovi che oggi sia una bellissima giornata? Non c’è nulla di meglio che una bella tazza di caffè per cominciare questo interminabile lavoro.» disse più allegra del solito.
Si avvicinò alla scrivania, appoggiando poi la tazza piena vicino al blocco giallo, quindi, curiosa di leggere i suoi appunti, si abbassò fin sopra la spalla di Mike e lui potè percepire all’istante il suo profumo.
Era piacevole, dolce e molto femminile.. Esattamente come lei.
«Mhm.. Teorie interessanti, capo.»
Non appena lei appoggiò un braccio sopra la spalla di lui, Mike potè sentire il calore della pelle di lei attraversargli la camicia bianca per arrivare direttamente sulla sua, provocandogli un piacevole formicolio lungo tutta la schiena.
«Grazie.. Del caffè. Era esattamente ciò di cui avevo proprio un gran bisogno.» disse voltando solo lo sguardo verso di lei dato che erano a qualche centimetro di distanza, riferendosi implicitamente sia al caffè che alla sua vicinanza.
«Quando vuoi.» rispose allegramente, ricambiandolo, con sulle labbra uno dei suoi sorrisi, poi si alzò e fece il giro della scrivania per sedersi sulla sedia davanti a lui, quindi Mike non potè fare a meno di notare quanto quella mattina sembrasse allegra e fresca.
«Allora Michael, non adori anche tu il Natale?» chiese quasi casualmente, incrociando le dita delle mani sul grembo e guardandolo con una luce inusuale nello sguardo.
«Sai Connie, le parole ‘Michael’ e ‘Natale’ cozzano pesantemente se messe nella stessa frase..» rispose in tono che poteva sembrare cinico, mentre sorseggiava il suo desiderato caffè.
Lei corrucciò le sopracciglia, con espressione tra il divertito ed il confuso. «Dici?» chiese sarcastica.
Mike ricambiò lo sguardo, mandando giù un sorso di caffè. «Hey, guarda che lo so che tutto l’Ufficio mi considera il signor Scrooge della situazione e.. Si, so che lo pensi anche tu.» disse in fine divertito, scatenando in lei una risata.
«Sai com’è.. I pettegolezzi sono il passatempo più diffuso in quest’Ufficio.»
Mike la guardò con mezzo sorriso. «Non solo qui, anche al 27° Distretto le voci girano velocemente.. Devo iniziare a preoccuparmi?»
«Tranquillo, di me puoi fiderti, infatti il mio motto è: ’Se non hai nulla di carino da dire, allora..’» disse lei, facendo una pausa scenica.
«Allora?» chiese curioso di sapere il finale della frase.
Connie fece spallucce. «..‘Vieni qui, siediti vicino a me e godiamoci lo spettacolo insieme.’» rispose sorridendo.
Entrambi poi scoppiarono a ridere.
Una risata in compagnia ed un caffè era proprio un bel modo per cominciare la giornata.
«Quindi, Procuratore Cutter, ora che hai il morale giusto, su cosa lavoriamo oggi? Caso Keller, caso Rodney, caso Wallace.. Scegli tu e io ti seguirò.» disse ottimista e pronta a cominciare.
Mike sospirò, prese un altro sorso di caffè, trovando che fosse proprio buono.
«Caso dello Strangolatore. Jack sta premendo per risolverlo il prima possibile. Lui, come tutti, vuole il serial killer sulla forca prima che colpisca ancora.» rispose spostando alcuni fogli.
«Grazie per avermi preparata ad una splendida giornata di lavoro..» disse alzando la sua tazza. «Credo che a questo punto sia tu che Jack siate in lizza per il posto di ‘signor Scrooge’ dell’anno corrente..» disse ancora scherzando e prendendo un sorso di caffè.
«Oh, ti ringrazio.. Comunque credo che da qualche mese si stia alzando dal lato sbagliato del letto. Si agita troppo, spesso e per nulla.» rispose Mike, iniziando a giocherellare con la pallina da baseball blu.
«Lato sbagliato del letto? Sicuramente intendevi dire ‘lato sbagliato della vita’..» disse lei prendendo in giro il suo grande capo.
Mike rise, lanciandole un’occhiata complice. «Già, hai ragione.. Soprattutto quando scoprirà della vittima della notte scorsa.»
«Vittima della notte scorsa?» chiese sorpresa.
«Si purtroppo.» rispose Mike. «Ho davvero sperato che il serial killer si fosse preso una pausa per le feste natalizie, ma ovviamente e come sempre, non siamo stati fortunati.»
Lei annuì. «Ho capito. Quindi l’ultima vittima ha il modus operandi dello Strangolatore?»
«Esatto. Mancano anche la scarpa e la calza destra.» rispose, ma notò che mentre le stava parlando Connie cambiò sguardo.
«Così pensi che tutte queste donne siano state uccise senza un qualsiasi motivo?» chiese lei guardandolo, ma incrociando le braccia al petto.
«Può essere.» rispose grattandosi il collo, poco al di sotto del colletto della camicia. «Ma il mio istinto dice che tutte le vittime hanno qualcosa che le collega.»
«Se la memoria non mi inganna, le altre vittime sembravano non avere assolutamente niente in comune, a parte la scarpa e la calza mancante. Single, sposate, fidanzate. Altezze diverse, peso diverso, razze diverse, classi sociali diverse. Nessuna ha mai incontrato l’altra, nessuna di loro ha lavorato nello stesso settore dell’altra, nessuna frequentava gli stessi luoghi dell’altra, abitavano tutte in quartieri diversi..»
Mike però era assolutamente certo. «Connie, deve esserci uno schema in tutta questa follia. Lo sento.»
«Mike, non tutto nella vita ha un senso o uno schema preciso.» disse, poi sospirò e si alzò, andando vicino la finestra dello studio del suo capo. «La vita è solo un enorme e caotico casino, Michael, la quale alle volte decide di farci un regalo mentre in altre, invece, ci dà solo ciò che ci meritiamo.» continuò, enigmatica.
Lui girò la poltrona verso la sua direzione e la guardò corrucciando leggermente la fronte, non capendo cosa avesse voluto dire.
Quella frase poteva essere riferita a qualsiasi cosa, quindi, come di sua consuetudine, cercò di leggere tra le righe per trovarne dei doppi sensi, o significati nascosti nella sua espressione, ma tutto gli sembrò assolutamente normale.
A Mike piacevano tanto quegli occhi dolci e gentili e sentiva costantemente il dovere di proteggerla, non solo perchè nutriva dei sentimenti per Connie, ma anche per il semplice fatto di non volerla vedere soffrire però sapeva benissimo che doveva mantenere le distanze tra loro, il più possibile, soprattutto aveva l’obbligo di mantenerle dal momento in cui venne a conoscenza della sua nuova relazione.
Era pur sempre una collega e in più era anche ovvio che, dal modo in cui lei interagiva con lui, voleva che tutto restasse così com’era, in fondo non era altro che il suo capo e amico, ma non poteva assolutamente scordare tutti i loro piccoli momenti, per quanto fugaci potessero essere stati, dove sembrava potesse esserci una scintilla, l’inizio di qualcosa di straordinario.
Qualche parola gentile, piccoli gesti, occhiate veloci, accenni di sorrisi.. Cose semplici ma purtroppo tutto scompariva in fretta, lasciandoli entrambi sempre col seme del dubbio che magari avrebbe anche potuto trattarsi di qualcosa di più che della semplice amicizia..

  
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