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Autore: ilenia23    17/07/2009    2 recensioni
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E se Albus Silente avesse una figlia? E se Sirius Black  se ne innamorasse? E se la storia fosse andata tutto in un altro modo o quasi?
Un intenso sguardo, durato un solo istante.
Pieno di dolcissima tensione.
Complicità.
E paura.
E ansia.
E passione.
E felicità straziante.
Gioia pura, autentica.
In un brevissimo sguardo  tutto questo.
Eravamo tutto questo io e Sirius.
E quel poco d’amore che c’era.
Genere: Drammatico, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata con un nuovo capitolo...come al solito ringrazio chi ha messo tra i preferiti e tra le seguite e chi è passato anche solo per una visita. Mi raccomando, recensite!!!!!! Buona lettura...

Hogwarts - Aula di Pozioni – 1975

Aryana Silente

“No, che fai? Devi girare solo tre volte in senso orario, così rovini la pozione!”esclamai, levando il mestolo dalle mani di una Lily Evans persa in un mondo tutto suo. “Dove hai la testa,stamattina?”.
Non ci fu bisogno di una risposta verbale, il suo sguardo era puntato trucemente su Severus Piton.
“Immagino che ieri sera il vostro colloquio non sia andato come speravi, giusto?”.
“Ti giuro su Merlino che ho chiuso con quella serpe. Ha avuto il coraggio di portarsi dietro quell’arpia di Bellatrix e il resto della comitiva..”.
“Quante volte te lo devo ripetere che Severus Piton ormai l’ hai perso per sempre? È chiaro come il sole che le compagnie che frequenta l’ hanno ormai spinto verso una precisa strada..”.
“Non sai quello che mi ha chiesto: stava per analizzare davanti a me le teorie di quel certo..come si chiama?!”.
“Lord Voldemort. Mio padre mi ha parlato di lui..”le risposi mestamente.
“Esattamente. Ti rendi conto? Proprio a me le viene a spiegare. Si è completamente bevuto il cervello, fidati”.
“Adesso non ci pensare più. Finiamo la pozione prima che Lumacorno si accorga di che disastro stiamo combinando”.
Il suono della campanella arrivò come una manna, il fumo e gli odori nauseanti dell’Aula di Pozioni ci stavano quasi per avvelenare.
Ci precipitammo in cortile a prendere un po’ d’aria. Era una soleggiata e fresca giornata di Ottobre e a sollevare ulteriormente gli animi, avevamo un’ora buca.
“Ehi ragazzi, guardate un po’ qua!”esclamò James Potter, esibendo tutto l’occorrente per una partita a quidditch.
Subito partirono grida di festa e cori da stadio a compiacimento di tutti i Malandrini, organizzatori di quel baccano.
“Potter!Cosa diavolo pensi di fare? Dove hai preso quella roba?”tuonò Lily, togliendo gli occhi dai libri in cui eravamo sprofondate.
“Oh andiamo, Evans. Almeno per oggi non rompere”dichiarò Sirius, osannato dalla folla.
“Lily tesoro, lo sai che mi piace più di ogni altra cosa litigare con te ma ha ragione lui: per stavolta lasciacela passare..”disse con un finto tono supplichevole James.
“Non mi chiamare tesoro, Potter”sbuffò Lily e si riandò a sedere accanto a me, irritata come solo con lui sapeva essere.
E così iniziò una vera e propria partita di Quidditch a tutti gli effetti.  Tutto quel rumore mi infastidiva e mi impediva di rilassarmi.
Ad ogni modo, fu un bene. Se fossi stata rilassata non so se fossi riuscita ad evitare quello che di lì a poco sarebbe successo..
Come al solito Black mi fissava provocatorio, dall’ alto della sua scopa.
Fastidioso e impudente: questi erano gli aggettivi calzanti per lui.
Dal nostro breve litigio nell’ aula di Trasfigurazione le cose degenerarono parecchio..
Io fortificai ancor di più la muraglia che era già frapposta tra me e il resto del mondo e lui prese a stuzzicarmi ancor di più con il chiaro intento di far crollare la mia gelida maschera di indifferenza. E in un certo senso ci riusciva. Le sue frecciatine erano ricambiate dal mio tagliente sarcasmo e se questo non scoraggiava lo sprezzante avversario, come avveniva nella maggior parte dei casi,tutto il mio astio e la mia alterigia venivano fuori nel peggiore dei modi: ogni scusa era buona per litigare o, peggio, per tirar fuori la bacchetta.
Dopo un po’ non mi feci nessuno scrupolo ad usare la magia elfica contro di lui.
Il problema era che non ci riuscivo.
La rabbia che mi procuravano le liti furiose con lui non mi permettevano di rivoltargli contro la magia senza bacchetta: i miei poteri erano alquanto instabili in quel periodo.
In compenso ,però, ci lanciavamo in duelli favolosi a suon di maledizioni. Lui,lo devo ammettere, era davvero in gamba per essere un perfetto idiota.   
E così ci guardavamo, sprezzanti, fieri, orgogliosi, ognuno dei due deciso a non abbassare lo sguardo prima dell’ altro. C’era un eterna sfida fra di noi e il bello era che il vincitore rimaneva sempre un’incognita fino all’ultimo. Quegli occhi grigi erano come una calamita per me…
Purtroppo o per fortuna la nostra battaglia psicologica fu interrotta sul nascere poiché un bolide impazzito sfrecciava ora per tutto il cortile, minacciando di colpire chiunque si trovasse sulla sua traiettoria.
Urla di terrore e caos sostituirono in breve il clima di festa che si era instaurato fino a pochi secondi prima. Molti studenti, i Malandrini in primis, cercavano a suon di incantesimi, di fermare quella furia allo sbando ma se non avesse almeno rallentato i suoi movimenti ,sarebbe stato impossibile concentrarsi sulla sua figura e applicare un incantesimo.
All’improvviso il bolide sembrò puntare dritto nella nostra direzione: Lily sembrò non accorgersi di nulla, intenta com’era nella lettura.
Probabilmente se fossi stata da sola, l’avrei evitato con uno scatto felino ma mi dovevo occupare di una distrattissima Lily Evans.
Le afferrai un braccio, pronta a balzare via, ma ormai era troppo tardi: il bolide ci era quasi addosso.
Feci la prima cosa istintiva che mi venne: mi accucciai a terra, proteggendo Lily il più possibile e riparai la testa con le braccia in avanti a parare il colpo.
All’improvviso successe qualcosa di incredibile: dalle mie mani sgorgò un liquido semitrasparente, dalla consistenza fluida, che ci fece da scudo per il bolide che, entrando in contatto con la superficie , si arrestò, bloccato a mezz’aria.
Riuscivo a sentire la pressione che il bolide esercitava sul mio scudo, che era come una parte estesa di me stessa.
Il mio primo incantesimo scudo senza bacchetta.
D’un tratto cominciarono a mancarmi le forze, la vista mi si annebbiava, il braccio gridava riposo ma sapevo che se avessi mollato, io e Lily ci saremmo ritrovate schiacciate contro il muro di pietra del castello.
Poi, con un colpo di bacchetta, Sirius Black fece piombare il bolide sulla dura pietra del pavimento, ed il mio scudo, sentendo il pericolo cessare, spontaneamente si ritrasse.
Dovevo avere un’ espressione sconvolta in viso, visto che persino Sirius Black, la persona che mi odiava di più in tutto il castello, mi tese una mano per farmi rialzare. L’ afferrai, diffidente, e ci scambiammo una lunga occhiata. Non sembrava ostile..solo..curioso, meravigliato.
“Wow, come accidenti hai fatto?”esclamò Lily, tirandosi su.
“Non ne ho la minima idea..”dichiarai, sistemandomi la divisa e i capelli.
“Allora, Silente, questa è la terza volta che ti salvo..ti deciderai a ringraziarmi almeno stavolta?”.
“Spero che tu stia scherzando, Black. Capisco che sei un ego riferito a livelli patologici ma adesso non vorrai venirmi a dire che pensi sul serio di avermi salvato anche stavolta? E sugli altri due precedenti nutrivo già molti dubbi”.
“Dopo quasi un mese che stai qui dentro non hai ancora imparato quella semplicissima tradizione di noi comuni mortali a ringraziare, vero maestà?” sputò sarcastico. “Oh già, ma tu non hai bisogno di ringraziare, ogni gesto ti è dovuto, no?”.
“Questi tuoi discorsi mi fanno ridere, Black. Proprio tu, vieni a farmeli. Tu, che non hai la minima idea di cosa voglia dire chiedere scusa, provare vergogna, imbarazzo o pudore. Tu, che sei un cafone, viziato, al quale tutto è permesso, che si fa beffe di tutte le regole, solo perché proviene dalla nobilissima e antichissima famiglia Black, non è così? Arroganti Purosangue..sento il puzzo fin da qui”.
Per un attimo i suoi occhi grigio chiaro si incupirono, un’ ombra che sembrava molto simile al dolore..e così anche Sirius Black aveva un cuore..
“Non hai capito niente di me”sibilò stoico, fissandomi negli occhi.
Per la prima volta non c’era alcun ghigno sulla sua faccia, nessuna provocazione, solo risentimento e delusione.
“Il sentimento è reciproco, Black”ribattei altrettanto decisa.
“Esci con me” esclamò improvvisamente, rimanendo serio.
La sua non era una domanda era un’ affermazione, anzi, quasi un imperativo.
Sbottai, irritata. Era tornato l’idiota di sempre.
Feci per allontanarmi ma lui mi seguii.
“Ti dimostrerò che quello che pensi su di me è sbagliato e tu farai altrettanto”.
“Non m’interessa perdere il mio tempo a cercare di fugare i tuoi dubbi su di te. Io penso e faccio quello che voglio e sopravvivo senza chiedere cosa ne pensi tu”.
“Perché dici così?Hai paura forse?”.
“Paura di chi? Di te?”.
“Probabile, altrimenti perché rifiuteresti?”.
“Per mille ragioni diverse”.
“Dimmene una”.
“Non mi va di ripetere la vagonata di insulti che puntualmente ti arriva addosso da parte mia”.
“Quelle non sono ragioni. Sono solo impressioni”.
“Le mie impressioni? Vorresti dire che non sei un grande esibizionista,giullare, il cui unico interesse è farsi idolatrare e venerare come un Dio?”.
“Se fosse così non sarei qui a farmi insultare da te”.
“Se non fosse così ora non avresti un fun club. Sei inaffidabile”.
“Non capisco perché fingi di volere qualcuno di affidabile. Io e te siamo uguali: tu hai bisogno di qualcuno come me…assolutamente inaffidabile e rischioso. Non lo vedi come sei viva quando parli con me? Tutto il resto non ti tocca, ti annoia ed è lo stesso per me”.
“Ti sto solo facendo notare che non sono le mie impressioni ma è la realtà dei fatti”.
“Dimostralo. Esci con me e lo scoprirai”.
“Te lo ripeto : non ho tempo da perdere”.
“Perché invece non mi dici la vera ragione per la quale non vuoi?”.
“Non so di che parli”.
“Qual è il problema? Perché ti stai nascondendo?Di che cosa hai paura,eh?”.
“Cosa vai vaneggiando,Black?”.
“Io ti osservo,sai?”.
“Il fatto che tu sia ossessionato da me, cosa c’entra?”.
“Primo:chiunque è ossessionato da te in questa scuola. Secondo: tu hai paura di qualcosa,Silente, anche se ti nascondi dietro questo muro insormontabile di ghiaccio e di diffidenza e stai pur certa che io scoprirò cos’è ”.
“Hai finito di psicoanalizzarmi?”.
“Ho appena incominciato…”.
“No. Hai appena finito. Black,stai lontano da me.Ti conviene”dissi, bloccando finalmente quella che ormai era diventata una specie di maratona. Ora eravamo faccia a faccia.  
“Io non credo,ormai mi hai sfidato”.
“Io non ho fatto proprio niente e comunque questo non è un gioco e io non sono un trofeo da conquistare,chiaro? Non mi trattare come un oggetto. Lasciami perdere e basta, chiaro?”.
“Se tu non vuoi che io giochi con te..io non giocherò”.
Era affascinante, dovevo ammetterlo ma non dovevo farmi imbambolare.
Bisognava mantenere alta la guardia...niente di più facile, era la mia specialità non fidarmi.
E allora perché mi sentivo in quel modo? Perché mi tremava il sangue nelle vene? Perché mi sentivo così eccitata e adrenalinica?
“Io ti piaccio, Silente e ti fiderai di me,un giorno”.
“Certo,il giorno del poi, nell’anno del mai”.
“Non ci vuoi neanche provare?”.
“No. Adesso lasciami in pace”.
“Come vuoi, ma sappi che io non mi arrendo così facilmente”.
“Black,stai giocando col fuoco”.
“A me piacciono le cose pericolose”.
“A me, invece no”.
“Io invece scommetto di si. Devi sprigionare la tua vera natura…non puoi nasconderti per sempre”.
“Mi spieghi di cosa stai parlando? Ti conosco da appena un mese e tu mi parli di lasciarmi andare? Tu, sei pazzo”.
“Può darsi…può darsi che invece ti conosco meglio di quanto tu creda, che siamo molto più simili di quello che tu possa pensare”.
“Black, sparisci”.
“Stai facendo un grosso errore”.
“Addio”conclusi, sigillando quella conversazione che cominciava a turbarmi.
Se ne andò sghignazzando, come al solito.
Maledettissimo Black. Perché doveva far crollare così tutte le mie certezze?
Purtroppo, per quanto mi costasse ammetterlo, aveva ragione.
Io non ero una persona semplice, non mi meravigliavo delle cose semplici e banali, non ero timida, non ero superficiale. La quotidianità mi annoiava, avevo gusti diversi da tutti gli altri, ero più potente degli altri e non volevo affidabilità o serenità.
Mi era stato insegnato a ragionare prima di agire, a ponderare le mie decisioni, a meditare, ma la verità è che quelle nozioni mi erano solo servite a smussare il mio carattere, non l’avevano trasformato. Mi ero messa addosso una maschera di imperturbabilità e di seraficità, di perfezione e di saggezza che non mi appartenevano del tutto.
Black mi dava una scossa di adrenalina pura. Nessuno ci riusciva come lui. La mia indifferenza pressoché totale, che faceva ammattire in molti che volevano catturare a tutti i costi la mia attenzione, crollava quando c’era lui nei paraggi.  
Il nostro rapporto conflittuale era parecchio strano: c’era qualcosa che mi spingeva verso di lui, qualcosa che risvegliava in me istinti primordiali..qualcosa che non mi era mai successa in tutta la vita..
Lo Odiavo ma allo stesso tempo la sua presenza diventava motivo di eccitazione, e sempre più indispensabile perché mi faceva sentire viva e mi faceva bruciare, come mai nessuno seppe mai.  

                                                                                      *********************


Le domeniche pomeriggio ad Hogwarts, stranamente, a dispetto del clima inglese, si rivelarono addirittura luminose e tiepide, persino a Novembre. Per questo motivo, quasi nessuno studente rinunciava a studiare fuori, sulla riva del lago, godendosi gli ultimi attimi di fresco in attesa che arrivasse il rigido inverno inglese. Lily scherzava sempre sulle anomalie del tempo quell’anno, dicendo che ero stata io a scombussolare tutto, persino il clima.
Quella domenica non facemmo eccezione e ci ritrovammo a studiare, almeno io e Lily insieme ad altre compagne di Corvonero, sul limitare del lago. La maggior parte degli studenti, ad ogni modo, era impegnata in stupidi giochi che procuravano solo un gran chiasso.
Lily era agitatissima e distrattissima, come sempre in quell’ultimo periodo. Era leggermente cambiata dalla Lily che avevo conosciuto all’inizio dell’anno. In quell’ultimo periodo era..assente. Mi convinsi che era solo preoccupata perché quello era l’ anno dei G.U.F.O., per i litigi con Severus e per lo schiamazzo che ci circondava.
L’ attrazione del giorno era Sirius Black e questo spiegava come mai oltre a molti ragazzi, quella domenica le piccole sfide domenicali sulla riva del lago distraessero anche molte ragazze. Il gioco sul quale si sfidavano era gara di velocità, senza trucchi né inganni. La magia era bandita. Come in molti stupidi giochi che riguardavano i maschi l’intelligenza non contava, bastavano i muscoli. Di solito l’atleta malandrino protagonista di quelle ridicole sfide era Potter,mentre Black raccoglieva le scommesse, ma quando si trattava della corsa..Black batteva tutti, o almeno così diceva il pallone gonfiato.
Il suo immenso ego gli permetteva di girare in pieno Novembre, a torso nudo, con addosso solo un paio di pantaloncini e scarpe da corsa babbane, che avevano causato una smorfia di disgusto nel volto del fratello Regulus, seduto dall’ altro lato del lago con i suoi amici Serpeverde.
Lily sbuffava, irritata da tutto quel clamore e non faceva altro che lanciare sguardi verso le sfide in corso.
“Lily, così non possiamo studiare, però” dichiarai, esasperata, staccando gli occhi dal libro di antiche rune.
“Scusa è che io non ce la faccio proprio a studiare con questo chiasso. Perché non andiamo a vedere anche noi che diavolo stanno facendo?”.
“Stai scherzando, vero? Aspetta, tu hai qualcosa che non va..non è che anche tu, come quelle due galline che abbiamo in stanza, sei attratta da quello scimmione di Black?”.
“No, ma sei matta? Come ti vengono in mente certe idiozie..semplicemente non riesco a studiare..”esclamò con una faccia disgustata Lily. Sembrava sincera.
A giudicare dal caos che incrementava, Black aveva appena vinto un’ altra sfida. Decisi che quello era il momento adatto per intervenire.
Mi alzai da terra e feci qualche passo avanti verso la caciara. Presi un gran respiro e urlai con quanto fiato potessi: “ La vogliamo finire con questo baccano o no?”.
Mille sguardi si posarono su di me, minacciosi. Forse non era stata proprio un’ idea brillante..
“Che cos’ hai ,Silente? Cos’è che infastidisce così tanto la nostra regina per farla addirittura scomodare di persona?”strillò Black, mentre si avvicinava verso di noi.
“ Stiamo cercando di studiare e i vostri schiamazzi ci infastidiscono..non potreste fare più piano?”.
“Devi perdonarli, Silente. È che non sono abituati a vedere così tanta magnificenza tutta in una volta”disse, facendo una giravolta su se stesso.
Buffone.
“Scusa ma di che magnificenza parli? Io non vedo niente, eccetto te, s’intende”.
Ormai la sfida era incominciata.
Non potevo resistere alle sue provocazioni, dovevo rispondergli, era più forte di me.
La sua risata si diffuse per tutta la riva, era il suo modo per attirare l’attenzione e infatti da quel momento tutti gli occhi furono puntati su noi due.
Sentii Lily dietro di me dire: “Ecco che ci risiamo..”.
 “Cos’è che ti infastidisce di più? Il fatto che sia il più bel ragazzo della scuola o che sia il più veloce?”.
Fu il mio turno di ridere.
“Solo perché zampetti più veloce di quelle schiappe, non significa che tu sappia correre”.
Cori di indignazione e oltraggio si levarono e sul viso di Black apparve il suo solito sorriso sbilenco.
“Ci va giù pesante la piccolina” urlò verso la folla, completamente impazzita per lui.
Non riuscivo a capire la necessità delle persone di trovarsi degli eroi..non era forse sinonimo di insicurezza, di sfiducia in se stessi? Perché mai crearsi dei miti se si pensa di essere già abbastanza? Ma d’altronde nel mondo ci sono sempre state persone nate per seguire e altre per essere seguite. Per quanto detestassi Black io e lui appartenevamo al secondo gruppo.
“Dunque, Silente, ti vorrei informare che non esiste ragazzo qui che io non abbia battuto. Dimmi di tutto ma non che sono lento. Ho battuto persino James”disse facendo l’occhiolino al suo amico che nel frattempo contava i galeoni vinti.
“Quello che fai tu non è correre: è muovere le gambe. Non hai coordinazione, non hai controllo, non regoli la respirazione e non hai alcun ritmo. Se vinci è solo perché hai le gambe più lunghe..non per altro..”.
“Silente, che cosa ne sai di corsa? Non dirmi che vuoi fare la maestrina anche qui, ti prego..” supplicò sarcastico.
Quello era troppo.
“Black, rassegnati. Io sono migliore di te in tutto, persino nella corsa. Capisco che sia una ferita non rimarginabile nel tuo sconfinato ego ma esistono persone migliori di te”.
“Perché non vuoi semplicemente accettare che sono il migliore in qualcosa? Ti da così tanto fastidio?”.
“Perché dovrei farlo se non è vero?”.
“Ti ho appena detto che ho battuto tutti in questo dannatissimo castello, devi rassegnarti, sono il più veloce”.
“Ed è qui che ti sbagli. Non hai battuto tutti..con me non ti sei sfidato..Coraggio, dimostrami che sei il migliore..corri contro di me..”.
“Silente, io non corro contro le ragazze”disse, sghignazzando.
“Cos’è hai paura?”.
“Paura di te? Andiamo, Silente non farmi ridere. Semplicemente, al contrario di quello che credi tu, sono un gentleman. Non lascerei mai che ti umiliassi davanti a tutti..”.
“Oh, fidati, non sarò io ad essere umiliata..”.
“Andiamo, Silente, cos’è sei ubriaca? Sono il doppio di te, sono più alto e sono un uomo..la vittoria è scontata”.
“Facciamo così, ti conviene accettare la mia sfida”.
“Per quale motivo?”.
“Se vinci tu, in cambio avrai qualsiasi cosa vorrai da me”dissi, decisa. Scoppiarono risatine maliziose, soprattutto tra i ragazzi. Black mi guardò dalla testa ai piedi,sorridendo provocante.
“Non mi dire che sei così banale…Mi aspettavo qualcosina in più da te..”ribattei, notando la sua espressione.
“Chi ti ha detto che voglio quello? Io non ho detto niente. No, Silente, ancora una volta ti sbagli sul mio conto. Non mi piacciono le cose così facili. Voglio un appuntamento, un vero appuntamento..noi due, soli”.
“Tutto qua?”.
“Vedrai che non sarà affatto tutto qua, Silente. Ti stupirò..”.
“Parli come se già avessi vinto..”.
“Se vinci tu, invece?”.
“Mi basterà levarti quel ghigno idiota che hai sulla faccia”.
“Ci sto”disse,tendendomi la mano. L’afferrai e la sfida fu suggellata.
“Si parte da questo punto in cui siamo e si arriva al limitare della foresta, la magia non vale, né sgambetti e simili. Si usano solo le gambe, tutto chiaro?” chiese James Potter, auto proclamatosi arbitro. “Evans, tesoro, tu non vieni a fare il tifo per la tua amica?”. Lily quasi sussultò,prima di raggiungere il resto del gruppo radunatosi attorno a noi. Cominciava davvero a preoccuparmi quella ragazza, adesso addirittura si faceva intimorire da Potter.
“Silente, non vuoi riscaldarti prima? Io ho corso prima, tu sei stata seduta”.
“Non ne ho bisogno, grazie”.
“Pensi di poter correre con quella gonna?”.
“Black, a me ci penso io, ok?”lo zittii spiccia.
“Contenta tu..”disse,alzando le mani.  
“Ok, pronti, su, partenza, via” urlò Potter,già ridendo.
Naturalmente non c’era storia.
Io correvo già di per me più veloce di chiunque altro umano, per di più possedevo la tecnica e la leggiadria degli elfi.
Partii piano, lasciando che quel presuntuoso finisse tutto il gas. Lasciai che il vento gelido mi sferzasse il volto, chiusi gli occhi e poi corsi, come solo un elfo sa fare, quasi in tutt’uno con la terra, sentendo ogni passo, ogni respiro, ogni filo d’erba calpestato. Lo superai negli ultimi venti metri, facendogli scivolare definitivamente quel sorriso tronfio dalla faccia. Non avevo neanche il fiatone. Mi voltai e lo vidi piegato in due per la stanchezza, livido di rabbia.
Risi di gusto. Avevo vinto io stavolta.
“Hai..barato..”sibilò con il fiato corto.
“Come hai detto, scusa?”dissi offesa mentre tutti ci raggiungevano sconvolti dalla mia vittoria.
“Sai benissimo cosa voglio dire. Avevamo detto niente magia”.
“Non ho usato alcuna magia..è il tuo orgoglio ferito che parla, Black”.
“Andiamo, ti ho tenuto dietro per quasi metà gara e solo gli ultimi metri mi hai superato: non è normale”.
“Si chiama sprint finale: ti ho lasciato stancare per tutto il tempo e poi ho dato il massimo all’ultimo, non è nient’ altro che tecnica e intelligenza. Se sei uno zuccone vuoto non è colpa mia”.
“Silente, puoi prendere in giro gli altri ma non me. Ti piace vincere così..problemi tuoi..io sono leale, almeno. Saresti dovuta finire tra le Serpi, altro che grifoni”.
“Black, non vuoi accettare il fatto che hai perso, mi dispiace, ma capita. Fattene una ragione”.
“A me non capita”.
“Vedi? È esattamente ciò di cui parlo quando dico che sei solo un presuntuoso. Dovresti saper incassare le sconfitte, imparare dagli errori per migliorare invece ti comporti come un bambino testone”.
“Brava, rigirati la frittata come ti pare, tanto lo so io e lo sai tu come sono andate le cose veramente”.
“Sirius, era solo una gara..calmati..”disse James, battendogli pacche sulla spalla.
“Lei ha barato..”.
“Se pensi che abbia barato, dimostralo. Se non puoi dimostrarlo, taci. Sembri un bambino piagnucolante”esclamai, infervorata.
Mi guardò con aria truce.
Il suo orgoglio era stato gravemente ferito.
Venne a due centimetri dal mio volto e disse: “ Ti giuro che scoprirò come accidenti hai fatto a battermi, fosse l’ultima cosa che faccio”.
La sua figura imponente rispetto alla mia esercitava su di me un certo non so che di eccitante ma mi contenni..
“Già mi tremano i polsi…Vatti a fare una doccia, stai puzzando”lo liquidai sarcastica.
“Dì la verità ti eccita il mio odore”ansimò venendomi sempre più vicino.
“Vuoi dire l’odore dei poppanti?! Si, mi sono sempre piaciuti i bambini..specialmente i neonati..”.
“Sei una carogna, Silente”disse in tono giocoso.
“Touchè”.
“J'espère que je touche votre coeur ,mademoiselle ». (Spero di aver toccato il vostro cuore, signorina).
Rimasi sbalordita. Adesso parlava anche francese?
“Quante cose non sai di me, Silente”mi provocò notando la mia espressione stupefatta.
Detto questo si allontanò in compagnia dei suoi soliti fan fino al castello.
Non faceva altro che stupirmi.
Mi guardai attorno: Lily era scomparsa, di nuovo.
  
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