Hopeless
wanderers
Il suo volto sconosciuto
[o dei bimbi sperduti]
18
novembre
Il primo ricordo che Katsuki ha di Midoriya Inko risale al primo giorno d’asilo, quando lei cercava in
tutti i modi di scollarsi Deku di dosso – alla fine
ci era riuscita, e Deku era scoppiato a piangere tra
le braccia della maestra mentre si allungava verso la madre e la pregava di non
lasciarlo lì da solo. Quello era stato anche il primo momento in cui avevano
parlato, lui e Deku, perché in fondo anche lui si era
sentito abbandonato quando la vecchia strega lo aveva letteralmente mollato
come un pacco postale davanti al suo armadietto ed era andata via senza se e
senza ma.
Per molto tempo è stato convinto
che gran parte dei suoi problemi fossero dovuti a quel giorno - ora invece, a
trent’anni suonati, sa che è così perché è una testa di cazzo e ha un carattere
di merda.
Ricorda anche di aver pensato che
la signora Inko fosse davvero bella con quel vestito azzurro
e il sorriso dolce, così diverso dal sorrisetto divertito di sua madre che a
volte lo spaventava un po’, e poco tempo dopo aveva scoperto che era davvero
brava a fare le torte e le sue mani profumavano sempre di zucchero e cannella.
E non lo ammetterebbe nemmeno sotto
tortura, ma Katsuki ha paura di andare dalla madre di
Deku.
Una paura fottuta.
Perché non è certo sempre stato
quello che si definirebbe Un Bravo Bambino con il figlio, e quindi sarebbe più
che normale se lei gli sbattesse la porta in faccia e gli dicesse di andare a
farsi fottere – magari non proprio con queste parole, ma ehy,
il succo del discorso è quello e lui lo accetterebbe anche. Ma soprattutto
perché ha paura che sia troppo tardi, che siano arrivati loro prima di lui, e
quel pensiero gli fa attorcigliare lo stomaco in una morsa dolorosa: non
riuscirebbe ad accettarlo, sarebbe colpa sua che non ha pensato prima a lei.
Prende un profondo respiro,
iniziando a salire l’ultima rampa di scale che porta fino al piano dove si
trova l’appartamento della signora Midoriya – e si
ricorda tutte le volte in cui, da bambini, lui e Deku
avevano corso su per quelle stesse scale quando lei li chiamava per la merenda,
e di come aspettassero sempre insieme sua madre, seduti sui primi scalini a
leggere un fumetto o a discutere del nuovo Eroe che aveva debuttato quella
settimana.
Quando i suoi piedi si posano su
quell’ultimo scalino a Katsuki sembra di aver corso
una maratona: gli tremano le mani e il respiro gli si blocca in gola, mentre
preme forse con troppa forza il dito sul campanello. I secondi successivi sono
interminabili e lentissimi, in cui nemmeno una mosca osa sollevarsi in volo e
che Katsuki passa a formulare le peggiori soluzioni –
è stata rapita, la tengono in ostaggio, l’hanno uccisa, Katsuki
si prepara anche a combattere per difendersi quando la porta si socchiude e…
-…Bakugou?- gli occhi nocciola
di Uraraka lo osservano incuriositi, mentre Katsuki torna finalmente a respirare.
-Cristo santo, Faccia Tonda!- crede di essere improvvisamente invecchiato di altri
trent’anni.
–Che ci fai qui?-
Uraraka esce dall’appartamento accostando la porta e
guardandosi intorno per assicurarsi di essere soli. –A proposito, come stai?
Mina mi ha detto che hanno attaccato anche te… -
-Sto bene, anche se tra tutti e tre
sono quello che se l’è vista peggio.- sbuffa,
passandosi una mano trai capelli. –Immagino che tu sia qui per tenere d’occhio
la signora Inko.-
Uraraka
annuisce, riaprendo di nuovo la porta. Ma prima si ferma un attimo. –Non sa
degli attacchi, le ho detto che starò un po’ da lei perché i miei sono fuori
città e non me la sentivo di stare a casa da sola.- Katsuki pensa che sia stata una buona idea non dirle degli
attacchi, si sarebbe soltanto preoccupata. –Signora! Abbiamo visite!-
-Aspettavi qualcuno, Ochaco?-
la voce della signora Inko arriva dalla cucina
insieme a qualche stoviglia spostata. –Perché non me l’hai detto? Avrei preparato
una torta… Oh, Katsuki.-
Midoriya
Inko sembra invecchiata di dieci anni in poco più di dieci
giorni, ma ha ancora quel dolcissimo sorriso a illuminarle il viso: si asciuga
le mani con il grembiule e cammina verso di loro, un po’ incerta sui passi,
fermandosi a una manciata di centimetri da Katsuki.
-Signora… - mormora, indeciso su
come comportarsi, ma lei gli sorride ancora. Sembra davvero felice di vederlo.
-È passato davvero tanto tempo, Katsuki… Pensavo giusto a te, l’altro giorno.-
sussurra, rabbuiandosi leggermente. –Ma vieni, entra. Ochaco,
cara, prepara il tè, io… vado a cercare una cosa che devo dare a Katsuki… ma dove l’avrò messa… ?-
Rimasti di nuovo da soli Faccia
Tonda occhieggia distrattamente verso di lui, forse intuendo la sua domanda.
–Non è successo nulla di strano, almeno da quando sono qui. Sembra che nessuno
sappia dove sia o abbia pensato che lei possa sapere qualcosa.-
–Meglio così.-
Katsuki sospira. –Una preoccupazione in meno.-
-Però preferisco restare ancora un
po’ qui, non si sa mai.- il bollitore sul fornello
fischia insistente, e Uraraka prende una presina. –E
poi… Senti, tu che sei più alto, renditi utile e prendi le tazze dalla mensola…
Dicevo, non mi piace l’idea di lasciarla qui da sola.-
Katsuki
sbuffa, allungando un braccio per prendere le tazze proprio mentre Inko esclama di aver finalmente trovato quello che cercava.
-Era finita in mezzo a dei vecchi
documenti di mio marito… - ridacchia, allungando una busta arancione verso di
lui. –Izuku voleva che la dessi a te, se gli fosse
successo qualcosa.-
Sia Faccia Tonda che Katsuki aggrottano le sopracciglia, confusi – Uraraka cerca di sbirciare quando apre la busta con le dita
che tremano di nuovo, e impallidisce quando riesce a scorgere qualche riga dei
fogli all’interno.
-Ma che significa?-
sussurra, cercando una risposta nelle iridi rosse dell’ex compagno di classe. Katsuki serra la mascella con forza, spiegando i fogli per
leggerli meglio: un documento d’adozione, già compilato e firmato in tutte le
sue parti.
Mancano solo le sue firme, Deku si è anche premurato di segnare con una crocetta dove
devono essere apposte.
-Bakugou…
- Ochaco ci prova, a chiedere spiegazioni, ma Katsuki ha già iniziato ad avviarsi verso l’ingresso per
recuperare i propri stivali. –No, aspett… -
-Dov’era la missione?-
la ignora, infilando gli stivali con pochi movimenti bruschi. –Dove era andato
in missione Deku?-
-…a Yokohama, perché?-
Inko non capisce, sorpresa dalla reazione di
entrambi. –Che cosa succede?-
-Non ne ho idea, signora. Bakugou, ti ho detto di aspettare!-
strilla ancora Uraraka, uscendo di corsa
dall’appartamento. –Non osare lasciarmi indietro! Vengo con te!-
Katsuki
la scruta, qualche rampa di scale più in giù, serissimo. –Se vuoi venire con
me, dobbiamo prima trovare un casco che ti vada bene.-
Alla fine un casco che andasse bene
per Uraraka lo hanno trovato, e hanno percorso i
chilometri che li separano da Yokohama in meno di quaranta minuti1 –
quaranta minuti che Faccia Tonda ha passato praticamente arpionata alla sua
giacca e schiacciata contro la sua schiena, terrorizzata, mentre continuava a
gridargli di rallentare e che non erano su un circuito di Grand
Prix.
-E smettila di strillare.-
sbuffa, appena arrivati, sfilandosi il casco. –Non andavo così veloce, sei tu
che sei una cagasotto.-
-No, andavi davvero troppo veloce!- ribatte lei, le gambe che tremano quando finalmente
scende dalla moto. –Io con te non torno a casa, piuttosto prendo il treno.-
-Fai come ti pare, tu hai insistito
per venire con me.-
Uraraka
si ferma proprio davanti a lui e lo fronteggia. –Certo, perché pretendo delle
spiegazioni. Perché Izuku ha lasciato quei documenti
per l’adozione? Perché a te?-
-Ascolta, Faccia Tonda… - è
improvvisamente stanco, non crede di avere abbastanza forze da affrontare
questa situazione con la calma necessaria.
-No, adesso tu ascolti me.-
lo interrompe. Sarà rimasta anche alta come un nano da giardino, ma in questo
momento Katsuki ha quasi paura che possa rivoltarlo
come una calza spaiata. –Tu sai qualcosa che Izuku
non voleva sapessi, e va bene così perché si fidava di te forse più di quanto
si fidasse di tutti gli altri, ma che cosa significano quei documenti per l’adozione?-
Katsuki
riesce quasi a sentirla, anche se lei non la pronuncia, la vera domanda che
vorrebbe porgli: “perché non si è fidato di me per parlarmene? Perché mi ha
tenuto all’oscuro di tutto?”. E lui non saprebbe cosa risponderle.
E sapere che Deku
si fidava di lui più di chiunque altro lo lascia perplesso – andiamo, chi vuole
prendere in giro? Il loro non era di certo uno di quei rapporti perfetti e
idilliaci tra migliori amici!
Sbuffa, superandola e salendo gli
scalini che conducono all’ingresso principale dell’ospedale. –Quando avremo
risolto questa situazione ti spiegherò cosa succede, va bene?-
Ochaco
lo segue come un’ombra, senza mai perderlo di vista e in silenzio: non dice una
parola nemmeno quando, fermando un infermiere molto gentile e disponibile,
chiede indicazioni per trovare un ragazzino sui tredici anni, ricoverato
nell’ospedale da più o meno due settimane.
-È alto così, all’incirca.-
si porta una mano al petto, indicando approssimativamente l’altezza. –Ha i
capelli e gli occhi scuri… Era con Deku, l’Eroe che…
-
-Oh, sì, ho capito chi sta cercando.- l’infermiere annuisce, indicando il tabellone con
la pianta dell’edificio. –È in rianimazione, se volete vi accompagno… Potrei
solo sapere chi siete?-
-Io sono il tutore del ragazzo.- risponde immediatamente, e solo allora Uraraka si decide a parlare.
-Io sono la fidanzata di Deku.- ha
i pugni stretti contro i fianchi e gli occhi fissi su Katsuki,
indagatori e sospettosi.
L’infermiere annuisce, indicando la
strada è facendo segno di seguirlo. –Scusate se vi sono sembrato sospettoso, ma
Ryu è un testimone molto importante per la polizia,
che deve ancora stabilire cosa sia davvero successo quel giorno, e non vogliamo
che qualcuno coinvolto nella morte di Deku tenti di
eliminare anche lui. Non ora che si sta riprendendo da… quello che è successo.-
-Certo, è comprensibile.-
annuisce Faccia Tonda, affiancando il giovane. –Lo hanno ferito?-
-Gli hanno sparato, ma nulla di
grave. Quello che più ci preoccupa è stato il crollo emotivo che ha avuto dopo
che… Beh… - spiega l’infermiere, e Katsuki sente un
brivido correre lungo le braccia. –Ma adesso è fuori pericolo, lo teniamo qui
solo perché nessuno è mai venuto a chiedere di lui. Prima di voi, almeno.-
-Ho scoperto da poco di essere il
suo tutore.- Katsuki mastica
quelle parole a mezza voce, e l’infermiere annuisce di nuovo mentre apre la
porta del reparto.
-Cercate i poliziotti dall’aria
cattiva e avrete trovato la sua stanza.- ridacchia.
–Se no, è l’ultima in fondo al corridoio, a sinistra.-
Uraraka
lo ringrazia con un sorriso, Katsuki con un cenno del
capo, poi entrambi si avviano lungo il corridoio. Improvvisamente, Katsuki sente un freddo inspiegabile.
-Bakugou…
- mormora Uraraka, avvicinandosi di più. –Sono solo
io, o anche tu ti senti osservato?-
No, anche lui sente qualche paio di
occhi fissarlo con insistenza da qualche parte, così dice a Uraraka
di restare qualche passo indietro. –Io penso al ragazzino, tu guardati intorno.-
-…non credo sarà necessario.-
borbotta lei, indicando dietro di lui e proprio di fronte alla porta della
stanza indicata dall’infermiere: è lo stesso Villain
che gli ha piantato un coltello nel fianco e gli ha quasi fracassato il naso,
che quando lo riconosce lascia subito andare uno dei due poliziotti che ormai è
potenzialmente morto.
A Katsuki
viene da ridere, mentre sente delle urla per tutto il reparto e gente che
scappa, mentre altri Villain li circondano.
-Oh, ma guarda un po’ chi si
rivede… Questo sì che si chiama culo.- sta ghignando
mentre si volta verso di lui dando la schiena a Uraraka.
Anche lei fa lo stesso, fronteggiando i Villains che
si parano minacciosi davanti a lei.
-Non sperare di cavartela con una
cicatrice sul fianco, Ground Zero.-
-Cicatrice sul fianco?!- strilla Faccia
Tonda, agitata. -Bakugou ma cosa… ?!-
-Non distrarti, Faccia Tonda.- ribatte, liquidandola con una scrollata di spalle
prima di rivolgersi di nuovo al Villain. -Tu invece
mi devi una giacca nuova. O se preferisci sessantacinque mila yen.2-
E i Villains
– una decina, forse di più – si avventano su di loro tutti insieme, forse
tentando un attacco disperato o veramente convinti di avere qualche
possibilità: la sensazione di smarrimento dovuta all’attacco improvviso non
dura che qualche secondo, poi quei criminali cominciano a cadere a terra come
le foglie secche dagli alberi uno dopo l’altro. Katsuki
non nota subito che la ferita al fianco, quasi per niente guarita, si è
riaperta, ma non ha il tempo per curarsene – non ora che quel coglione gli sta di
nuovo puntando un coltellino svizzero contro e cerca in tutti i modi di
spingerlo lontano dalla stanza del ragazzo.
Ha combattuto con ferite ben
peggiori, e non si è mai rotto niente lottando contro i calci micidiali di Deku, quel taglietto sul fianco non è nulla in confronto.
Il Villain
lo carica come un toro e Katsuki lo evita, gli fa lo
sgambetto e lo manda dritto per terra: il coltellino gli scivola dalle dita e
lui ha tutto il tempo di avvicinarsi a uno dei carrelli abbandonati dagli
infermieri, cercare un paio di pinze e avvicinarsi minaccioso.
-Che cosa avevo detto che avrei
fatto se ti avessi incontrato di nuovo?- domanda,
facendo schioccare tra loro le pinze. –Non sono cesoie da giardinaggio, ma
dovrebbero andare bene comun… -
Sembra un’esplosione, così forte da
assordarlo, quella che giunge dalla porta socchiusa della stanza, seguita poco
distante da un pianto disperato. Katsuki lascia
perdere i suoi intenti di castrazione e si precipita all’interno qualche
secondo dopo Faccia Tonda.
Ed è proprio lì, anche se non lo
nota subito: rannicchiato su sé stesso, tremante e in lacrime, il ragazzino – Ryu, si chiama Ryu
– si tiene il polso sinistro nella mano destra, tutte e cinque le dita gonfie e
viola e piegate in un angolo innaturale. Dall’altro lato della stanza, a
qualche passo da Uraraka, il corpo di un Villain addossato contro il muro. Non hanno bisogno di
avvicinarsi per capire che è morto.
-Io… - sussurra il ragazzino,
tremando come una foglia e piangendo ancora più forte. –Io non volevo… Non volevo
fargli del male… -
Se prima era logico avere qualche
dubbio, ora Katsuki non può averne. Ha visto Deku finire in infermeria troppe volte per non riconoscerne
i tratti.
-…oh.-
mormora Faccia Tonda.
-Già, oh.-
Quello è il One For All.
1.
Secondo Google Maps,
prendendo come riferimento Tokyo, per arrivare a Yokohama ci vogliono circa
quarantacinque minuti. Prendendo ad esempio la moto che ho scelto (che è
meravigliosa, davvero, vi lascio il link qui per ammirarla in tutto il suo
splendore di sport racer:
https://www.honda.it/motorcycles/range/street/cb1000r/overview.html) si
guadagnano di sicuro più di cinque minuti.
2.
65 mila yen corrispondono a più o meno 500
euro, e credetemi se vi dico che per un chiodo di vera pelle di agnello fatto
come si deve è ancora un prezzo accettabile.
D.I.P.P.: Deliri Intristiti Post Partum
Oggi
sono andata da un amico di mio padre per comprare una moto e ho scoperto che
quella che volevo con tutta me stessa era già stata venduta. Era bellissima,
gialla, un po’ smarmittata e con un’esplosione
stilizzata sul serbatoio. Volevo chiamarla Kacchan.
Addio,
amore mio, è stato breve ma intenso *piange tutto*
…sì,
avete ragione. Scusate.
Ci
sto prendendo gusto con i cliffhanger, lol.
No,
okay, scherzi a parte. Non ho molto da dire, se non che probabilmente questa fic si muoverà un po’ più velocemente di “Of Monsters and Men” perché sono riuscita a finire la scaletta
e ho i capitoli pressoché pronti fino al 10. Appena avrò un paio di occhiali
con la gradazione a posto tornerò a scrivere a pieno regime, sempre lavoro e
Vita Sociale permettendo.
Come
sempre, grazie per essere arrivati fino qui e aver lasciato un commentino! Mi
rendete sempre immensamente felice.
Alla
prossima!
Maki