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Autore: _thantophobia    07/01/2019    3 recensioni
-Non mi ucciderai.- ride. –Voi Eroi avete così tante regole… -
-I bravi Eroi, quelli degni di questo nome, non hanno bisogno di regole. [...] Spero non arrivi mai il giorno in cui si capirà perché io me ne sono imposte così tante.-
[OC | Bakugou Katsuki | un po' tutti] [parental!Bakugou Katsuki (no, non sto scherzando) | IzuOcha, TodoMomo, KamiJirou + altre?] [future!fic | death!fic | possibili spoiler | probabili trigger] [ooc perché non si sa mai]
[il capitolo 14 partecipa al Writober2019 con la lista di prompt di Fanwriter.it | prompt/traccia: flashback]
[capitolo 18 - In difesa di Caino][questo capitolo partecipa al Writober2020 con la lista di prompt di Fanwriter.it | prompt/traccia: backstory]
[capitolo 19 - ]
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il suo volto sconosciuto

[o dei bimbi sperduti]

 

 

 

 

 

18 novembre

Il primo ricordo che Katsuki ha di Midoriya Inko risale al primo giorno d’asilo, quando lei cercava in tutti i modi di scollarsi Deku di dosso – alla fine ci era riuscita, e Deku era scoppiato a piangere tra le braccia della maestra mentre si allungava verso la madre e la pregava di non lasciarlo lì da solo. Quello era stato anche il primo momento in cui avevano parlato, lui e Deku, perché in fondo anche lui si era sentito abbandonato quando la vecchia strega lo aveva letteralmente mollato come un pacco postale davanti al suo armadietto ed era andata via senza se e senza ma.

Per molto tempo è stato convinto che gran parte dei suoi problemi fossero dovuti a quel giorno - ora invece, a trent’anni suonati, sa che è così perché è una testa di cazzo e ha un carattere di merda.

Ricorda anche di aver pensato che la signora Inko fosse davvero bella con quel vestito azzurro e il sorriso dolce, così diverso dal sorrisetto divertito di sua madre che a volte lo spaventava un po’, e poco tempo dopo aveva scoperto che era davvero brava a fare le torte e le sue mani profumavano sempre di zucchero e cannella.

E non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, ma Katsuki ha paura di andare dalla madre di Deku.

Una paura fottuta.

Perché non è certo sempre stato quello che si definirebbe Un Bravo Bambino con il figlio, e quindi sarebbe più che normale se lei gli sbattesse la porta in faccia e gli dicesse di andare a farsi fottere – magari non proprio con queste parole, ma ehy, il succo del discorso è quello e lui lo accetterebbe anche. Ma soprattutto perché ha paura che sia troppo tardi, che siano arrivati loro prima di lui, e quel pensiero gli fa attorcigliare lo stomaco in una morsa dolorosa: non riuscirebbe ad accettarlo, sarebbe colpa sua che non ha pensato prima a lei.

Prende un profondo respiro, iniziando a salire l’ultima rampa di scale che porta fino al piano dove si trova l’appartamento della signora Midoriya – e si ricorda tutte le volte in cui, da bambini, lui e Deku avevano corso su per quelle stesse scale quando lei li chiamava per la merenda, e di come aspettassero sempre insieme sua madre, seduti sui primi scalini a leggere un fumetto o a discutere del nuovo Eroe che aveva debuttato quella settimana.

Quando i suoi piedi si posano su quell’ultimo scalino a Katsuki sembra di aver corso una maratona: gli tremano le mani e il respiro gli si blocca in gola, mentre preme forse con troppa forza il dito sul campanello. I secondi successivi sono interminabili e lentissimi, in cui nemmeno una mosca osa sollevarsi in volo e che Katsuki passa a formulare le peggiori soluzioni – è stata rapita, la tengono in ostaggio, l’hanno uccisa, Katsuki si prepara anche a combattere per difendersi quando la porta si socchiude e…

-…Bakugou?- gli occhi nocciola di Uraraka lo osservano incuriositi, mentre Katsuki torna finalmente a respirare.

-Cristo santo, Faccia Tonda!- crede di essere improvvisamente invecchiato di altri trent’anni.

–Che ci fai qui?- Uraraka esce dall’appartamento accostando la porta e guardandosi intorno per assicurarsi di essere soli. –A proposito, come stai? Mina mi ha detto che hanno attaccato anche te… -

-Sto bene, anche se tra tutti e tre sono quello che se l’è vista peggio.- sbuffa, passandosi una mano trai capelli. –Immagino che tu sia qui per tenere d’occhio la signora Inko.-

Uraraka annuisce, riaprendo di nuovo la porta. Ma prima si ferma un attimo. –Non sa degli attacchi, le ho detto che starò un po’ da lei perché i miei sono fuori città e non me la sentivo di stare a casa da sola.- Katsuki pensa che sia stata una buona idea non dirle degli attacchi, si sarebbe soltanto preoccupata. –Signora! Abbiamo visite!-

-Aspettavi qualcuno, Ochaco?- la voce della signora Inko arriva dalla cucina insieme a qualche stoviglia spostata. –Perché non me l’hai detto? Avrei preparato una torta… Oh, Katsuki.-

Midoriya Inko sembra invecchiata di dieci anni in poco più di dieci giorni, ma ha ancora quel dolcissimo sorriso a illuminarle il viso: si asciuga le mani con il grembiule e cammina verso di loro, un po’ incerta sui passi, fermandosi a una manciata di centimetri da Katsuki.

-Signora… - mormora, indeciso su come comportarsi, ma lei gli sorride ancora. Sembra davvero felice di vederlo.

-È passato davvero tanto tempo, Katsuki… Pensavo giusto a te, l’altro giorno.- sussurra, rabbuiandosi leggermente. –Ma vieni, entra. Ochaco, cara, prepara il tè, io… vado a cercare una cosa che devo dare a Katsuki… ma dove l’avrò messa… ?-

Rimasti di nuovo da soli Faccia Tonda occhieggia distrattamente verso di lui, forse intuendo la sua domanda. –Non è successo nulla di strano, almeno da quando sono qui. Sembra che nessuno sappia dove sia o abbia pensato che lei possa sapere qualcosa.-

–Meglio così.- Katsuki sospira. –Una preoccupazione in meno.-

-Però preferisco restare ancora un po’ qui, non si sa mai.- il bollitore sul fornello fischia insistente, e Uraraka prende una presina. –E poi… Senti, tu che sei più alto, renditi utile e prendi le tazze dalla mensola… Dicevo, non mi piace l’idea di lasciarla qui da sola.-

Katsuki sbuffa, allungando un braccio per prendere le tazze proprio mentre Inko esclama di aver finalmente trovato quello che cercava.

-Era finita in mezzo a dei vecchi documenti di mio marito… - ridacchia, allungando una busta arancione verso di lui. –Izuku voleva che la dessi a te, se gli fosse successo qualcosa.-

Sia Faccia Tonda che Katsuki aggrottano le sopracciglia, confusi – Uraraka cerca di sbirciare quando apre la busta con le dita che tremano di nuovo, e impallidisce quando riesce a scorgere qualche riga dei fogli all’interno.

-Ma che significa?- sussurra, cercando una risposta nelle iridi rosse dell’ex compagno di classe. Katsuki serra la mascella con forza, spiegando i fogli per leggerli meglio: un documento d’adozione, già compilato e firmato in tutte le sue parti.

Mancano solo le sue firme, Deku si è anche premurato di segnare con una crocetta dove devono essere apposte.

-Bakugou… - Ochaco ci prova, a chiedere spiegazioni, ma Katsuki ha già iniziato ad avviarsi verso l’ingresso per recuperare i propri stivali. –No, aspett… -

-Dov’era la missione?- la ignora, infilando gli stivali con pochi movimenti bruschi. –Dove era andato in missione Deku?-

-…a Yokohama, perché?- Inko non capisce, sorpresa dalla reazione di entrambi. –Che cosa succede?-

-Non ne ho idea, signora. Bakugou, ti ho detto di aspettare!- strilla ancora Uraraka, uscendo di corsa dall’appartamento. –Non osare lasciarmi indietro! Vengo con te!-

Katsuki la scruta, qualche rampa di scale più in giù, serissimo. –Se vuoi venire con me, dobbiamo prima trovare un casco che ti vada bene.-

 

Alla fine un casco che andasse bene per Uraraka lo hanno trovato, e hanno percorso i chilometri che li separano da Yokohama in meno di quaranta minuti1 – quaranta minuti che Faccia Tonda ha passato praticamente arpionata alla sua giacca e schiacciata contro la sua schiena, terrorizzata, mentre continuava a gridargli di rallentare e che non erano su un circuito di Grand Prix.

-E smettila di strillare.- sbuffa, appena arrivati, sfilandosi il casco. –Non andavo così veloce, sei tu che sei una cagasotto.-

-No, andavi davvero troppo veloce!- ribatte lei, le gambe che tremano quando finalmente scende dalla moto. –Io con te non torno a casa, piuttosto prendo il treno.-

-Fai come ti pare, tu hai insistito per venire con me.-

Uraraka si ferma proprio davanti a lui e lo fronteggia. –Certo, perché pretendo delle spiegazioni. Perché Izuku ha lasciato quei documenti per l’adozione? Perché a te?-

-Ascolta, Faccia Tonda… - è improvvisamente stanco, non crede di avere abbastanza forze da affrontare questa situazione con la calma necessaria.

-No, adesso tu ascolti me.- lo interrompe. Sarà rimasta anche alta come un nano da giardino, ma in questo momento Katsuki ha quasi paura che possa rivoltarlo come una calza spaiata. –Tu sai qualcosa che Izuku non voleva sapessi, e va bene così perché si fidava di te forse più di quanto si fidasse di tutti gli altri, ma che cosa significano quei documenti per l’adozione?-

Katsuki riesce quasi a sentirla, anche se lei non la pronuncia, la vera domanda che vorrebbe porgli: “perché non si è fidato di me per parlarmene? Perché mi ha tenuto all’oscuro di tutto?”. E lui non saprebbe cosa risponderle.

E sapere che Deku si fidava di lui più di chiunque altro lo lascia perplesso – andiamo, chi vuole prendere in giro? Il loro non era di certo uno di quei rapporti perfetti e idilliaci tra migliori amici!

Sbuffa, superandola e salendo gli scalini che conducono all’ingresso principale dell’ospedale. –Quando avremo risolto questa situazione ti spiegherò cosa succede, va bene?-

Ochaco lo segue come un’ombra, senza mai perderlo di vista e in silenzio: non dice una parola nemmeno quando, fermando un infermiere molto gentile e disponibile, chiede indicazioni per trovare un ragazzino sui tredici anni, ricoverato nell’ospedale da più o meno due settimane.

-È alto così, all’incirca.- si porta una mano al petto, indicando approssimativamente l’altezza. –Ha i capelli e gli occhi scuri… Era con Deku, l’Eroe che… -

-Oh, sì, ho capito chi sta cercando.- l’infermiere annuisce, indicando il tabellone con la pianta dell’edificio. –È in rianimazione, se volete vi accompagno… Potrei solo sapere chi siete?-

-Io sono il tutore del ragazzo.- risponde immediatamente, e solo allora Uraraka si decide a parlare.

-Io sono la fidanzata di Deku.- ha i pugni stretti contro i fianchi e gli occhi fissi su Katsuki, indagatori e sospettosi.

L’infermiere annuisce, indicando la strada è facendo segno di seguirlo. –Scusate se vi sono sembrato sospettoso, ma Ryu è un testimone molto importante per la polizia, che deve ancora stabilire cosa sia davvero successo quel giorno, e non vogliamo che qualcuno coinvolto nella morte di Deku tenti di eliminare anche lui. Non ora che si sta riprendendo da… quello che è successo.-

-Certo, è comprensibile.- annuisce Faccia Tonda, affiancando il giovane. –Lo hanno ferito?-

-Gli hanno sparato, ma nulla di grave. Quello che più ci preoccupa è stato il crollo emotivo che ha avuto dopo che… Beh… - spiega l’infermiere, e Katsuki sente un brivido correre lungo le braccia. –Ma adesso è fuori pericolo, lo teniamo qui solo perché nessuno è mai venuto a chiedere di lui. Prima di voi, almeno.-

-Ho scoperto da poco di essere il suo tutore.- Katsuki mastica quelle parole a mezza voce, e l’infermiere annuisce di nuovo mentre apre la porta del reparto.

-Cercate i poliziotti dall’aria cattiva e avrete trovato la sua stanza.- ridacchia. –Se no, è l’ultima in fondo al corridoio, a sinistra.-

Uraraka lo ringrazia con un sorriso, Katsuki con un cenno del capo, poi entrambi si avviano lungo il corridoio. Improvvisamente, Katsuki sente un freddo inspiegabile.

-Bakugou… - mormora Uraraka, avvicinandosi di più. –Sono solo io, o anche tu ti senti osservato?-

No, anche lui sente qualche paio di occhi fissarlo con insistenza da qualche parte, così dice a Uraraka di restare qualche passo indietro. –Io penso al ragazzino, tu guardati intorno.-

-…non credo sarà necessario.- borbotta lei, indicando dietro di lui e proprio di fronte alla porta della stanza indicata dall’infermiere: è lo stesso Villain che gli ha piantato un coltello nel fianco e gli ha quasi fracassato il naso, che quando lo riconosce lascia subito andare uno dei due poliziotti che ormai è potenzialmente morto.

A Katsuki viene da ridere, mentre sente delle urla per tutto il reparto e gente che scappa, mentre altri Villain li circondano.

-Oh, ma guarda un po’ chi si rivede… Questo sì che si chiama culo.- sta ghignando mentre si volta verso di lui dando la schiena a Uraraka. Anche lei fa lo stesso, fronteggiando i Villains che si parano minacciosi davanti a lei.

-Non sperare di cavartela con una cicatrice sul fianco, Ground Zero.-

-Cicatrice sul fianco?!- strilla Faccia Tonda, agitata. -Bakugou ma cosa… ?!-

-Non distrarti, Faccia Tonda.- ribatte, liquidandola con una scrollata di spalle prima di rivolgersi di nuovo al Villain. -Tu invece mi devi una giacca nuova. O se preferisci sessantacinque mila yen.2-

E i Villains – una decina, forse di più – si avventano su di loro tutti insieme, forse tentando un attacco disperato o veramente convinti di avere qualche possibilità: la sensazione di smarrimento dovuta all’attacco improvviso non dura che qualche secondo, poi quei criminali cominciano a cadere a terra come le foglie secche dagli alberi uno dopo l’altro. Katsuki non nota subito che la ferita al fianco, quasi per niente guarita, si è riaperta, ma non ha il tempo per curarsene – non ora che quel coglione gli sta di nuovo puntando un coltellino svizzero contro e cerca in tutti i modi di spingerlo lontano dalla stanza del ragazzo.

Ha combattuto con ferite ben peggiori, e non si è mai rotto niente lottando contro i calci micidiali di Deku, quel taglietto sul fianco non è nulla in confronto.

Il Villain lo carica come un toro e Katsuki lo evita, gli fa lo sgambetto e lo manda dritto per terra: il coltellino gli scivola dalle dita e lui ha tutto il tempo di avvicinarsi a uno dei carrelli abbandonati dagli infermieri, cercare un paio di pinze e avvicinarsi minaccioso.

-Che cosa avevo detto che avrei fatto se ti avessi incontrato di nuovo?- domanda, facendo schioccare tra loro le pinze. –Non sono cesoie da giardinaggio, ma dovrebbero andare bene comun… -

Sembra un’esplosione, così forte da assordarlo, quella che giunge dalla porta socchiusa della stanza, seguita poco distante da un pianto disperato. Katsuki lascia perdere i suoi intenti di castrazione e si precipita all’interno qualche secondo dopo Faccia Tonda.

Ed è proprio lì, anche se non lo nota subito: rannicchiato su sé stesso, tremante e in lacrime, il ragazzino – Ryu, si chiama Ryu – si tiene il polso sinistro nella mano destra, tutte e cinque le dita gonfie e viola e piegate in un angolo innaturale. Dall’altro lato della stanza, a qualche passo da Uraraka, il corpo di un Villain addossato contro il muro. Non hanno bisogno di avvicinarsi per capire che è morto.

-Io… - sussurra il ragazzino, tremando come una foglia e piangendo ancora più forte. –Io non volevo… Non volevo fargli del male… -

Se prima era logico avere qualche dubbio, ora Katsuki non può averne. Ha visto Deku finire in infermeria troppe volte per non riconoscerne i tratti.

-…oh.- mormora Faccia Tonda.

-Già, oh.-

Quello è il One For All.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1.       Secondo Google Maps, prendendo come riferimento Tokyo, per arrivare a Yokohama ci vogliono circa quarantacinque minuti. Prendendo ad esempio la moto che ho scelto (che è meravigliosa, davvero, vi lascio il link qui per ammirarla in tutto il suo splendore di sport racer: https://www.honda.it/motorcycles/range/street/cb1000r/overview.html) si guadagnano di sicuro più di cinque minuti.

2.       65 mila yen corrispondono a più o meno 500 euro, e credetemi se vi dico che per un chiodo di vera pelle di agnello fatto come si deve è ancora un prezzo accettabile.

 

 

 

 

 

 

D.I.P.P.: Deliri Intristiti Post Partum

Oggi sono andata da un amico di mio padre per comprare una moto e ho scoperto che quella che volevo con tutta me stessa era già stata venduta. Era bellissima, gialla, un po’ smarmittata e con un’esplosione stilizzata sul serbatoio. Volevo chiamarla Kacchan.

Addio, amore mio, è stato breve ma intenso *piange tutto*

…sì, avete ragione. Scusate.

Ci sto prendendo gusto con i cliffhanger, lol.

No, okay, scherzi a parte. Non ho molto da dire, se non che probabilmente questa fic si muoverà un po’ più velocemente di “Of Monsters and Men” perché sono riuscita a finire la scaletta e ho i capitoli pressoché pronti fino al 10. Appena avrò un paio di occhiali con la gradazione a posto tornerò a scrivere a pieno regime, sempre lavoro e Vita Sociale permettendo.

 

Come sempre, grazie per essere arrivati fino qui e aver lasciato un commentino! Mi rendete sempre immensamente felice.

Alla prossima!

Maki

  
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