Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: chiara_LN    09/01/2019    1 recensioni
[Crossover: Doctor Who & Once Upon A Time]
.
Fu in quel momento che il Dottore perse, almeno in parte, il controllo di sé:
“Vuoi sapere chi sono, Rumpelstiltskin? Sono il Dottore, vengo dal pianeta Gallifrey, nella costellazione di Kasterborous, ho 864 anni e rappresento il puro terrore per diverse specie. Mi chiamano “la tempesta imminente”, il “distruttore dei mondi” o la “tormenta”. Ho salvato migliaia di vite, così come ne ho prese altre migliaia. Vuoi sapere chi sono? Sono il distruttore del mio pianeta, ultimo dei Signori del Tempo e sono colui che ti sta offrendo la possibilità di lasciarci andare senza danni collaterali.”
Aveva davvero appena pronunciato quelle parole? Sì, si disse. L’aveva fatto per Rose, e le avrebbe ripetute anche altre miIle volte se fosse stato necessario.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~ 2 ~

 

“Ti prego, dimmi che stai scherzando.” Rose rivolse uno sguardo incredulo al Dottore che stava armeggiando con il cacciavite sonico nel tentativo di aprire la porta della cella. Dopo qualche secondo l’uomo si allontanò frustato da essa, sospirando esasperato.

“Bene, Rose: abbiamo un problema.” disse arruffandosi i capelli.

“Sì, Dottore, fino a questo punto c’ero arrivata. Ma che vuol dire che il cacciavite sonico non funziona sul legno? Cioè, è sonico!”

“Appunto, Rose. Sonico non significa universale.”

“Ma avevi detto che funziona su tutto.” Affermò lei guardandolo scettica.

“Ho detto che funziona quasi su tutto. Al momento, però, penso che abbiamo ben altri problemi.” Rispose il Signore del Tempo iniziando a fare avanti e indietro per la cella.

“Giusto, giusto. Allora... come facciamo a uscire?” La ragazza inclinò la testa di lato e, per la prima volta, si soffermò ad osservare la misera cella in cui si trovavano. Non era troppo sporca, ma era completamente spoglia, non considerando un misero pagliericcio in un angolo che altro non era che il mero sostituto di un letto. L’unica fonte di luce era una finestrella nella parte alta della parete esterna che però era troppo piccola perchè il Dottore o lei potessero passarci.

Rose notò che non c’erano altre vie d’uscita e ciò significava che erano bloccati lì fin quando quel folletto non li avesse richiamati a sé.

“Come facciamo a uscire? Beh... sicuramente non possiamo passare da quella finestra, è troppo piccola, ma potremmo provare a vedere se c’è un qualche passaggio segreto...”

“Sul serio? Come nei film?”

“Esattamente.” Per niente scoraggiato, l’uomo sorrise alla giovane. Tuttavia, riconobbe che la sua idea non fosse esattamente una delle migliori. Anzi, a dirla tutta, non era semplicemente una buona idea. Era sicuro che il Folletto non poteva essere così ingenuo da non essere a conoscenza di un presunto passaggio segreto. 

 

.

 

Lasciare a bocca aperta il Signore Oscuro era molto arduo, se non impossibile, eppure ciò che il suddetto provò, data un’occhiata all’interno della cabina blu, non poteva essere definito se non come stupore ed incredulità. Mai gli era capitato, durante la sua longeva vita, di trovarsi davanti qualcosa del genere; come diavolo era possibile che quella specie di armadio blu fosse più grande all’interno? Era immenso, considerate le dimensioni esterne. Che lui sapesse, non esistevano tali incantesimi. Per un momento pensò che quel “Dottore” gliene avesse lanciato uno... ma no, quello stupido idiota non sembrava nemmeno sapere dove si trovasse, figurarsi se era in grado di incantare proprio lui!

Dopo aver un po’ titubato, Rumpelstiltskin decise di entrare all’interno della cabina e ciò che vide, nonostante il leggero fumo presente, lo sorprese ancor di più: al centro di quella stanza vi era un grande ripiano tondeggiante dove erano situate delle tavole su cui erano impresse delle lettere, leve di ogni genere e una strana sostanza all’apparenza molle. Al di sopra di esse osservò che vi erano dei rettangoli dove scorrevano delle immagini e dei segni circolari; quei rettangoli gli ricordarono gli specchi incantati con cui Regina spiava quella mocciosa della sua figliastra. Il tutto sembrava costruito attorno ad un pilastro che emetteva una flebile luce.

Il Signore Oscuro, avvicinatosi al ripiano, provò incautamente a spingere verso il basso una delle leve e ciò che ottenne fu un suono gracchiante che non capì bene da dove provenisse. Si guardò intorno, per vedere se lì dentro ci fosse qualcun altro che lo stava infastidendo con quel fastidioso rumore, ma non vide nessuno. 

Era meglio uscire di lì, per il momento: preferiva ricevere qualche informazione su quella specie di macchina dal “Dottore”, invece che rischiare di commettere qualche sciocchezza. 

Ruotò il polso in modo da ritornare nel suo castello, accompagnato dalla classica nube viola, ma, con sua grande sorpresa, questa non lo avvolse e lui non si spostò di un centimetro. Provò di nuovo quel semplice incantesimo ma non ottenne alcun risultato. 

Che cosa gli stava succedendo? Ora non era nemmeno più un grado di spostarsi istantaneamente? 

Provò una terza volta e, come prima, rimase fermo. La rabbia lo avvolse rapidamente ma, altrettanto rapidamente, scemò, a causa di un altro rumore di quella macchina. Poteva mai essere possibile che lì dentro non poteva far uso della sua magia?

Deciso a verificare quest’ipotesi, Rumpelstiltskin si recò all’esterno della cabina e, uscito, riprovò a spostarsi nel castello. Questa volta, soddisfatto, osservò come la familiare nube l’avesse avvolto e come, delicatamente, si fosse sciolta da lui, nell’ala del castello.

 

.

 

“Ancora niente?”

“Purtroppo no, Dottore...”

“D’accordo, niente panico. Allora... beh... mi sa che dovremo cambiare piano.”

La ragazza lo invitò a continuare con un lieve movimento della testa.

Dopo aver preso un bel respiro quello affermò: “Non faremo niente.”

“Scusa, cosa?” 

“Mi hai sentito, Rose; per ora resteremo qui ad aspettare che Rumpelstiltskin venga a trovarci o che ci richiami a sé, poi vedremo come procedere. Dobbiamo riuscire a capire cosa voglia da noi.”

“Ma...” - la sua compagna di viaggio lo guardò esterrefatta - “non possiamo solo... aspettare che quell’essere faccia di noi ciò che vuole! Tu hai sempre un piano!”

“Beh... questo è il piano! È una situazione un po’ diversa dal solito e lui è molto pericoloso, come puoi ben vedere; oserei dire che è quasi più pericoloso di un Dalek. Inoltre, se il suo intento fosse stato solo farci del male, l’avrebbe fatto subito, non ci avrebbe imprigionati qui.”

“Ah, almeno so che non vuole farci solo del male. Ora sì che mi sento più tranquilla, grazie Dottore!” - disse scoccandogli un’occhiataccia. Dopo qualche secondo la ragazza riprese: “Quindi che facciamo? Aspettiamo?”

“Aspettiamo.”  - il Signore del Tempo si diresse verso il pagliericcio e vi si sedette - “C’è posto per due, vieni?” 

In risposta ricevette solo un sorriso affettuoso, mentre Rose gli sedeva accanto.

 

.

 

Rumpelstiltskin raramente si trovava in conflitto con se stesso ma, in quel momento e in quella situazione, non aveva la minima idea di come comportarsi; nella sua testa due vocine si alternavano nel suggerire quale strada intraprendere e si sentiva terribilmente combattuto nello scegliere quale ascoltare: una gli diceva di torturare quella sciocca amichetta del Dottore finché quello non si fosse deciso ad essere più collaborativo, l’altra, invece, gli diceva, o meglio gli urlava, di essere più diplomatico con quei due e di provare a prenderli con le buone; d’altronde non sapeva ancora con chi aveva veramente a che fare. Rimuginava ormai da troppo tempo, almeno secondo lui, su tale questione e ciò non andava d’accordo con la sua poca pazienza. Ah, al diavolo! Decise di ascoltare la seconda vocina, al limite avrebbe soltanto rimandato la tortura di quella biondina.

Come aveva già fatto altre volte, si spostò nelle segrete, accompagnato dalla familiare nuvola viola, e si palesò davanti i suoi due prigionieri. Li trovò seduti sul pagliericcio, la ragazza abbracciata al braccio dell’uomo che, nel mentre, le carezzava la mano. Entrambi fissavano il vuoto in silenzio.

Appena lo videro, i due scattarono subito in piedi, in guardia.

 

“Allora, dearies, è comodo il pagliericcio?” chiese il Signore Oscuro mellifluamente. 

“Oh sì, sicuramente molto più di quelli presenti nelle carceri di Elisabetta I. Anche se, devo ammettere, lì non lasciavano i prigionieri senza cibo. Beh, almeno non per troppi giorni... beh, almeno non finché non urlavano in preda ai crampi per la fame, ormai prossimi a morire di stenti. Ma comunque! Non era quello il punto, penso tu abbia capito, non è vero Rumple? Non ti dispiace se ti chiamo così, vero? Rumpelstiltskin è troppo lungo secondo me.” disse a manetta il Dottore con un mezzo sorriso, avanzando di qualche passo e mettendosi inconsciamente a protezione di Rose.

“Oh, mio caro, ho capito benissimo!” - l’Oscuro fece seguire quella breve affermazione dalla sua folle risatina, poi proseguì: “A tal proposito, mi sono reso conto di essermi comportato con voi in maniera rude e decisamente sgarbata, per cui sono venuto a proporvi di cenare con me, per rimediare a questo piccolo... fraintendimento.”  Il tutto fu detto con il giusto tocco di teatralità, che non poteva mai mancare, almeno secondo Rumpelstiltskin.

L’invito, d’altro canto, stupì non poco la coppia di viaggiatori spazio-temporali e, dopo un fugace scambio di occhiate, il Signore del Tempo prese la parola:

“Non credo abbiamo altre opzioni e, inoltre, sarebbe sgarbato rifiutare, non trovi Rose?”

“Certo, Dottore.” Disse la ragazza atona.

Il folletto le si rivolse ironicamente: “Come mai sei di così poche parole, dearie? Ci avevo quasi fatto l’abitudine a sentire la tua vocetta petulante.” - e ricevendo in risposta solamente un’occhiata torva, cantilenò: “Bene, allora! Andiamo!” 

La ormai conosciuta nube viola avvolse i tre e, dopo qualche secondo, si ritrovarono nella sala da pranzo, con al centro un grande tavolo rettangolare; bastò uno schiocco di dita del mago oscuro e questo si arricchì istantaneamente di diverse pietanze che emanavano un profumino decisamente invitante.

Ad un cenno del folletto, il Dottore e la sua compagna presero posto, seguiti da quest’ultimo che sedette a capotavola.

“Allora Rumple, a cosa dobbiamo quest’improvvisa gentilezza?” Chiese il Signore del Tempo, poggiando le braccia sul tavolo.

“Oh no, no, dearie! Prima mangiamo e poi discutiamo; se avessimo dovuto solo parlare non vi sareste mossi dalle segrete, fidati.” Il folletto si esibì in un inquietante sorriso, di cui i due amici avrebbero fatto volentieri a meno; i due si guardarono per un secondo e, prima che il Gallifreyano potesse dire qualcosa, Rumpelstiltskin riprese la parola:

“Oh, state tranquilli, non ho alcuna intenzione di avvelenarvi. Mi potreste essere utili e, inoltre, non mi piace utilizzare tali stupidi mezzucci per sbarazzarmi degli ospiti indesiderati... o di chiunque altro.” 

Ancora titubanti, Rose e il Dottore si servirono sotto gli attenti occhi del padrone di casa, liberamente costretti a farlo.

 

La cena si svolse rapidamente e nel silenzio, che veniva talvolta interrotto dal rumore delle posate. Così come era bastato uno schiocco per imbandire quella tavola, ne bastò un altro per far scomparire magicamente tutto ciò che vi si trovava sopra.

“Bene! Ora che abbiamo terminato con questi stupidi convenevoli, veniamo a noi, Dottore. Vediamo un po’... come fa quel tuo armadio blu a spostarsi attraverso i reami? Utilizza dei fagioli magici, per caso?”

Prima di prendere la parola, il Signore del Tempo lo squadrò per qualche secondo. In quei momenti la tensione era palpabile, non volava una mosca, mentre uno teneva gli occhi fissi in quelli dell’altro.

“Perché ti interessa così tanto, Rumpelstiltskin?”

“Non è educazione rispondere a una domanda con un’altra domanda, dearie.”

“Oh beh, se vuoi una risposta, allora si farà a modo mio.” Affermò il Dottore, guardandolo fisso negli occhi.

Come osava quel misero uomo rivolgersi a lui in quel modo? Chi si credeva di essere? Il folletto fu tentato di prenderlo per la cottola e appenderlo al muro, ma si trattenne, almeno per il momento.

“Diciamo che è pura curiosità. Quindi, come funziona?”

“Oh, Rumple, non prendiamoci in giro, è evidente che tu lo voglia utilizzare e la domanda mi sorge spontanea: perché? Puoi spostarti da un luogo all’altro con quella specie di traballante teletrasporto violaceo (che è molto comodo, per inciso), a cosa ti servirebbe un altro mezzo di trasporto?”

“Sai porre domande veramente intelligenti, Dottore... Ognuno ha i propri scopi,  che possono essere nobili o meno e, in questo caso, in via del tutto eccezionale, i miei sono nobili... e privati.” Affermò Rumpelstiltskin concludendo con voce improvvisamente più cupa e minacciosa.

Il Signore del Tempo sbuffò.

“Ma non capisci? Se vuoi il mio aiuto devi dirmi come stanno le cose! E non dirmi che non ne hai bisogno.” - affermò, non lasciando al Signore Oscuro nemmeno il tempo di ribattere. - “Ho aiutato  innumerevoli popolazioni e tutte, per quanto differenti le une dalle altre, avevano sempre una cosa in comune: lo sguardo. Uno sguardo che implorava aiuto, anche dietro barriere di orgoglio. E non gliel’ho mai negato. E vuoi sapere una cosa, Rumpelstiltskin? Quello stesso sguardo e quella stessa richiesta di aiuto li leggo nei tuoi occhi. Quindi: mi permetti di aiutarti o no?”

Il folletto rimase in silenzio per qualche secondo. Fissò il Dottore negli occhi, abbassò lo sguardo e prese un profondo respiro - Per Bae, - si disse - solo per lui

“Ebbene, Dottore... da dove vuoi che cominci?”

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: chiara_LN