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Autore: Carme93    10/01/2019    1 recensioni
Avete presente Conan, il piccolo e geniale detective?
Avete presente il film Seventeen again con Zac Efron?
Avete mai immaginato che cosa potrebbe accadere se anche il grande Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico, si ritrovasse un giorno a ritornare un ragazzino di dodici anni e calcare nuovamente i corridoi di Hogwarts in compagnia dei figli? E se questo li permettesse di conoscerli ancora meglio?
James e Albus sono pronti ad aiutare il padre a risolvere il nuovo caso e a farlo tornare adulto. Voi siete pronti a seguire le loro avventure?
(Storia ispirata proprio dal cartone e dal film sopracitati).
Genere: Fluff, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Ginny Weasley, Harry Potter, James Sirius Potter, Un po' tutti | Coppie: Arthur/Molly, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo undici
 
«Ehi» sospirò Harry con voce leggermente roca, quando apparve il volto della moglie nello specchio.
Ginny sorrise. «Ciao».
«Come va?» s’informò Harry.
«Bene. L’articolo sulla Jones ha fatto scalpore e Seamus n’è contento, tanto che mi ha chiesto se voglio venire a Hogwarts per intervistarla».
Harry rise. «Hai detto di no, vero?».
«Certo. Quella donna è matta, mi maledirebbe ancor prima che apra bocca».
«Che assurdità, comunque. Ha fatto una pessima figura».
«Beh, un po’ la capisco».
«La capisci?» ribatté Harry sorpreso.
«Come pensi che l’avrebbero accolta i ragazzi se avessero saputo fin da subito la sua vera identità? Dovresti conoscere gli effetti collaterali della fama».
«Oh, sì» concordò Harry. «Ma non credo che l’abbia fatto solo per questo… certo, non sopporta che i ragazzi le cerchino l’autografo o le chiedano di raccontarle qualcosa degli anni in campo…».
«L’ha fatto perché si vergognava» dichiarò Ginny. «Ha avuto problemi con la direzione delle Holyhead a causa del suo brutto carattere e, visto che le voci si diffondono velocemente, ha pensato bene di staccare per un po’».
«Si vergogna di cosa?».
«Da acclamata giocatrice e allenatrice a professoressa di Volo».
«Non è così male stare con i ragazzi. Sai, sto dando lezioni di Difesa ad Al ed è molto bello».
«Tu sei sempre stato bravo a insegnare e, per quanto ti adori in divisa, non vedo l’ora che tu faccia l’istruttore in Accademia…».
«Oh, ma guarda che alcuni ragazzi sono più pericolosi di un mago oscuro» la interruppe Harry con una punta di divertimento.
Ginny alzò gli occhi al cielo. «Ho accettato da secoli che attiri i guai con una facilità preoccupante… piuttosto, perché dai lezioni ad Al?».
«C’è un Serpeverde cretino che gli dà fastidio». Gli occhi di Ginny lampeggiarono. «Me ne sto occupando» soggiunse Harry velocemente.
«Vorrei ben vedere, Harry Potter! Perché non me l’hai detto prima? Da quanto va avanti questa cosa?».
«Non volevo farti preoccupare» replicò Harry. «E comunque non lo so… forse da settembre-ottobre… da quando è arrivato questo Brooks…».
«E perché Al non ci ha detto nulla? E James? Appena prendo James, lo strozzo!» sibilò Ginny arrabbiata.
«Lascia stare Jamie. Non dimenticare com’è essere ragazzi. Tu l’avresti raccontato ai tuoi?».
Ginny fece per ribattere veementemente, ma poi sbuffò: «Io… no, non credo… non avrei voluto coinvolgerli…».
«Appunto. Jamie ha provato a proteggere suo fratello e lo fa sempre quando può. Ti ricordi quando ci ha scritto Neville perché aveva picchiato un compagno? Beh, era questo Brooks che dà fastidio ad Al… E Al non racconta tutto neanche a lui adesso, proprio per non farlo finire nei guai… James gli vuole bene, ma lo dimostra a modo suo…».
«In questo campo sono più esperta io» sospirò Ginny. «Ti ricordo che solo l’ultima di sette fratelli».
«Già, scusa».
«Stai insegnando l’orcovolante ad Al? Quella sì che è una fattura perfetta».
«No, l’incantesimo di Disarmo».
«Oh, Harry» sbottò Ginny. «Ma che insegni ai nostri figli? Nemmeno uno schiantesimo?».
Fu il turno di Harry di alzare gli occhi al cielo. «Stiamo parlando di Al, Ginny. Vuole difendersi, non attaccare».
«Lo so che parliamo di Al» lo tacciò Ginny. «James non ha bisogno di lezioni di autodifesa, meno che mai di attacco… Ah, proposito, come ha fatto a intrappolare tutta la Scuola nel parco?».
«Fuochi d’artificio Tiri Vispi Weasley» ridacchiò Harry al ricordo, trascinando nella risata anche la moglie. Quando tornarono seri, egli riprese: «È strano, ma sto imparando molto sui ragazzi stando qui con loro. Mi sembra quasi di star tornando anch’io adolescente…».
«Tu non hai mai vissuto un’infanzia vera… credo che sia giusto che tu lo faccia ora…» esclamò la donna a sorpresa.
«Stai scherzando?» replicò stupito Harry.
«No» sorrise Ginny. «E se ci pensi, capirai che ho ragione».
«Che fa Lily?».
«Rompe. Se fosse per lei userebbe lo specchio a tutte le ore, perché il suo principe rosso-oro le manca!» sbuffò Ginny, facendo ridere nuovamente Harry.
«Manca anche a me» sospirò lui.
Rimasero in silenzio per un po’, poi si diedero la buonanotte. Nessuno dei due disse 'mi manchi’, perché avrebbe reso la lontananza ancora più difficile. Entrambi, però, si addormentarono pensando all’altro.
 
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«Potter, finalmente ci incontriamo. Qualcuno stava cercando di evitarmi! Paura?».
Albus tentò di superare Jaiden Brooks e ignorarlo, ma il Serpeverde gli sbarrò la strada, mentre altri ragazzi ridevano stupidamente.
«Un pollo! Abbiamo un piccolo pollo babbano, qui!» strillò ancora Jaiden. Le risate aumenteranno d’intensità e Albus si sentì avvampare.
«Dacci un taglio» sibilò Harry.
«Sì, infatti» lo affiancò Scorpius. «O ti cambieremo i connotati».
«Ooh, che paura! Io se fossi in te non lo farei Malfoy» ribatté Brooks, «la tua famiglia è già schifosa così, senza che abbia un altro detenuto ad Azkaban. Dimmi, vai a trovare spesso i nonni?».
Scorpius si lanciò su Brooks, prima che Harry, Al o Alastor potessero intervenire.
«Dobbiamo dividerli! Siamo vicino all’ufficio di McBridge, se li vede se la prenderà con Scorpius!» esclamò Albus spaventato, facendosi avanti.
Harry e Alastor lo aiutarono ad allontanare i due litiganti e trascinare Scorpius via prima che arrivassero i professori e Gazza.
«Stai bene?» chiese Al all’amico, quando furono sufficientemente lontani.
«Sì» sbuffò Scorpius visibilmente furioso. «Deve lasciare in pace la mia famiglia» aggiunse a denti stretti.
Harry gli diede una pacca sulla spalla e gli disse: «Non hai nessuna colpa per scelte che sono state compiute molto prima che tu nascesti». E non seppe se lo disse per quella lacrima fedifraga che era sfuggita al ragazzino o perché si sentiva in colpa per aver pensato quelle stesse cose dette da Brooks un milione di volte, ma quel giorno decise che avrebbe protetto Scorpius, al di là del fatto che non poteva vedere il padre.
Albus gli rivolse uno sguardo di ringraziamento.
Dopotutto il figlio aveva eletto Scorpius nel novero dei suoi migliori amici e, al di là di quello che avrebbe detto Ron scoprendolo, non si sarebbe potuto tornare indietro: le amicizie per i Potter sono sacre.
 
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«Buona fortuna, Jamie».
«Grazie» rispose sorridendo il ragazzino. «Vedrai che vinceremo! Mamma mi ha promesso che sarebbe venuta! Non vedo l’ora di vederla! Ci vediamo dopo, Baston si arrabbia se arriviamo in ritardo!».
Aveva detto tutto senza fermarsi un secondo a riprendere fiato e Harry sorrise vedendolo correre fuori dalla Sala Grande.
«Succo di zucca, Barney?» gli chiese Elphias. Dopo che avevano fatto ‘pace’ – o quanto risultava infantile! – era diventato molto più cordiale e Harry si era reso conto che era un ragazzino tranquillo ed educato, anche se magari un po’ troppo rigido –della serie, peggio di Hermione -.
«Vediamo la partita insieme?» domandò, invece, Alastor.
Harry si lasciò riempire il calice di succo e ringraziò Elphias, per poi annuire all’altro ragazzo. «Non ho intenzione di perdermi la partita!» aggiunse ed era sincero, dopotutto James non gli avrebbe più rivolto la parola in caso contrario.
Finirono di mangiare chiacchierando del più e del meno e poi si avviarono verso il campo da Quidditch. Un timido sole aveva fatto capolino quella mattina, ma ancora la temperatura era molto bassa, come d’altronde era più che normale alla fine di gennaio.
Harry sospirò e rimase qualche passo più indietro rispetto agli altri ragazzi, in modo da controllare per la milionesima volta il mantello dell’invisibilità e la Mappa del Malandrino, ben nascosti sotto il mantello della divisa. Febbraio si appropinquava rapidamente ed egli non aveva progredito minimamente nella sua indagine. Questa situazione lo stressava parecchio e lo portava a trascorrere notti insonni, ma quella mattina aveva deciso di seguire il consiglio di Ginny e godersi la partita tra Grifondoro e Tassorosso.
Ginny. Sarebbe stata così vicina quella mattina e non avrebbe potuto sfiorarla neanche con un dito. Oh, appena avrebbe messo le mani su quel disgraziato che l’aveva ridotto in quelle condizioni, gliel’avrebbe fatta pagare cara!
Comunque, a dispetto dei suoi buoni propositi, aveva deciso di portarsi dietro la Mappa: il colpevole avrebbe potuto compiere un passo falso, approfittando della presenza di tutta la Scuola nel campo da Quidditch. E lui l’avrebbe beccato! O Beccata, s’intende, come Ginny gli aveva fatto notare. Personalmente sperava che fosse un uomo, almeno avrebbe potuto vendicarsi realmente.
«Sediamoci in alto» propose una volta raggiunto lo stadio. «Vedremo meglio». In realtà il suo interesse principale era quello di trovare un posto coperto per controllare la Mappa; infatti condusse i compagni in un angolo della tribuna. I ragazzini accettarono mitemente.
«Signori e signori, benvenuti alla partita Grifondoro-Tassorosso» strillò un ragazzo dalla tribuna dei professori. Harry non poté fare a meno di cercare la moglie con lo sguardo, ma dovette trattenersi dal correre da lei quando la trovò: era seduta vicino a Neville e alla professoressa McGranitt, indossava il mantello scarlatto e una bandiera di Grifondoro. Quanto l’amava?
«Poi andiamo a salutarla, vero?» gli sussurrò Albus all’orecchio.
«Certo» replicò Harry volgendosi verso di lui. «Ne dubitavi?».
«Avevo paura che fosse… da bambini, no…» borbottò il ragazzino imbarazzato.
«Oh, no, tranquillo» si affrettò a rassicurarlo Harry. «Jamie, non vede l’ora, me l’ha detto stamattina».
Albus sorrise tutto contento e si girò appena in tempo per vedere il fratello maggiore sfrecciare in campo insieme al resto della squadra di Quidditch di Grifondoro.
Madama Bumb fischiò e la partita iniziò tra le urla degli studenti.
Harry sbirciò immediatamente la Mappa: «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni».
Come previsto, il castello era deserto. Deserto! E lui che aveva sperato… no, no, la sua teoria era corretta, doveva solo avere pazienza: il colpevole stava sicuramente aspettando il momento giusto per allontanarsi.
Ripose la Mappa nel mantello e pose l’attenzione alla partita in tempo per vedere Grifondoro segnare il primo goal. Si ritrovò a urlare insieme al figlio e ai suoi amici, proprio come se fosse tornato indietro di anni, con l’unica differenza che quando giocava la sua Casa era sempre in campo – tranne durante il quinto anno, ma quello tentava di dimenticarlo -, invece, ora c’era James a sorvolare il campo con concentrazione. E lui era terribilmente orgoglioso del figlio.
A intervalli regolari controllò la Mappa, tenendo sempre un occhio sul campo, scoprendo di non avere alcuna intenzione di perdere il momento in cui Jamie avrebbe preso il boccino. E l’avrebbe preso, ne era sicuro. E poi Jamie avrebbe voluto sicuramente sentire il suo parere sulla partita e non poteva farsi trovare impreparato.
Alle volte osservava direttamente la tribuna dei professori, ma non mancava mai nessuno: la McGranitt, Vitious, Neville, Ernie Mcmillan, quel pazzo di McBridge, la terribile Macklin, Hagrid, la Campbell, la Jones, Alicia Spinnet, Lucretia De Mattheis e la Cooman. Tutti presenti. A parte Rüf, naturalmente.
Harry iniziò a innervosirsi, perché aveva contato molto sulla partita, ma a quanto pareva il suo pozionista era di tutt’altro parere: o era troppo astuto o, semplicemente, non aveva alcun motivo di agire – dopotutto Harry risultava in missione all’estero e il caso archiviato.
«Jamie ha visto il boccino!» gridò Rose, attirando la sua attenzione. Focalizzò all’istante il figlio e lo seguì con lo sguardo con il cuore in gola: era terribilmente bravo! Quasi si commosse!
Appena le dita del ragazzino si strinsero intorno alla sfuggente pallina dorata, la tribuna occupata dai Grifondoro scoppiò in un enorme boato.
«Fatto il misfatto!» sussurrò Harry e la Mappa tornò a essere una pergamena intonsa.
Per quel giorno non avrebbe più pensato al caso, ma solo a festeggiare con la sua famiglia.
   
 
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