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Autore: Gemini_no_Aki    10/01/2019    1 recensioni
Una serie di one shots tenendo come base la lista tumblr del Whumptober, con una sola regola: Quanto posso tormentare un personaggio prima che mi si ritorca contro?
[Chapter 1: Poison]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Francesco Pazzi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Here’s to you”


Francesco temeva che Jacopo avrebbe fatto qualcosa dal momento in cui aveva chiuso dietro di sé il portone del Palazzo, dal momento in cui aveva scelto di restare dalla parte di Guglielmo a qualunque costo, - «Siete fratelli.» Aveva detto una volta sua madre stringendoli entrambi a sé. «Quando il resto del mondo finirà con il tradirvi voi resterete leali l’uno all’altro.» e Francesco vi aveva sempre continuato a credere. Perché sua madre aveva sempre ragione, e Guglielmo era suo fratello. E i fratelli non si tradiscono. - Dal momento che si era schierato apertamente con i Medici. Al tempo stesso però sapeva che Jacopo era un uomo cauto, non avrebbe mai attaccato apertamente, non durante una cena, non contro i suoi stessi nipoti. O forse in un impeto di ingenuità Francesco desiderò credervi. Nessuna persona sana di mente avrebbe ucciso qualcuno ad una festa nella casa di una delle famiglie più potenti di Firenze, – Solo in seguito gli tornerà alla mente il giorno in cui i suoi genitori morirono e forse era davvero stato troppo ingenuo. - Jacopo era sempre cauto e Francesco credeva di conoscerlo.

Credeva.

Iniziò a fine serata, – Perché pur nella sua follia, Jacopo Pazzi era davvero cauto. - quando gli ospiti iniziavano a ritornare alle proprie abitazioni, Guglielmo era in piedi accanto a lui, sorrideva tranquillo, come se tutte quelle preoccupazioni che affollavano la mente di Francesco non potessero toccarlo.

«È andata meglio di quanto tu avessi previsto. - Perché Francesco lo aveva messo in guardia, ricordando le parole di loro madre, perché era leale a Guglielmo, specialmente a lui. Perché nonostante gli anni passati ancora cercava di proteggerlo. Perché erano fratelli, e sarebbe morto pur di salvarlo. - Non che fosse difficile.» Guglielmo continuava a sorridere, come se non avesse preso sul serio le sue parole ad inizio serata, come se non gli avesse creduto, avrebbe voluto sentirsi ferito, quasi tradito da quella scarsa fiducia riguardo i suoi sospetti, ma non accadde.

Ciò che sentì invece fu un senso di calore propagarsi all’interno del petto, un calore strano, sbagliato, come se il vino che aveva appena finito di bere fosse puro fuoco. Annuì piano, il movimento della testa fu abbastanza da causargli un capogiro costringendolo ad aggrapparsi in parte alla manica di Guglielmo per non cadere.

«Devo aver esagerato con il vino.» Disse riprendendo l’equilibrio e lasciando la manica, aveva imparato anche troppo presto a mentire in modo convincente, e spesso, troppo spesso, era facile farlo con suo fratello, in quelle cose gli credeva, mentre quando era serio nei suoi sospetti…

Battendogli una mano sul braccio lo salutò decidendo che la cosa migliore fosse ritirarsi per quella notte e lasciare che la sensazione che nulla aveva a che vedere con l’ubriachezza se ne andasse, non aveva nemmeno bevuto così tanto, eppure la sensazione era simile. Eppure diversa, troppo diversa.

Quando finalmente giunse nella sua stanza Novella non era ancora tornata, ricordava, vagamente, di averla vista impegnata in una chiacchierata con Bianca, il fuoco che lo aveva attraversato fino a poco prima divenne di colpo ghiaccio, così di colpo da spezzargli il respiro. Sembrava avvolgerlo come una gelida mattina d’inverno, Francesco si ritrovò ad arrancare verso il letto, allungò una mano sperando di trovare un appoggio sulla sua strada ma finì soltanto con il far cadere quei pochi oggetti che aveva lasciato sul comodino.

Era sbagliato, ogni cosa era sbagliata.

«Devi essere più furbo di lui. Più attento. Non esiterà a fare qualcosa, lo so.» Ricordava di aver messo in guardia Guglielmo e allora perché proprio lui non aveva seguito il suo stesso consiglio? Perché non aveva fatto attenzione?

Le gambe furono le prime a cedere, la mano lasciò la presa che aveva sul comodino e cadde a terra, - In un lontano ricordo rivide suo padre arrancare lungo il corridoio del Palazzo, appoggiarsi al muro, ad un mobile, crollare a terra ansimando, tirando a terra con sé ogni cosa fosse sul mobile, ricordò il suono di vetri infranti nella caduta, i gemiti dell’uomo, gli spasmi del suo corpo. Era stato così ingenuo anche allora. - avrebbe voluto chiamare qualcuno, chiedere aiuto, non importava a chi, chiunque fosse passato davanti a quella stanza. Voleva chiamare Guglielmo, voleva vedere suo fratello ancora una volta, anche se erano passati pochi minuti da quando lo aveva salutato, perché Guglielmo era l’unica persona al mondo che mai avrebbe potuto tradirlo e aveva bisogno di lui. - Possibile che servisse trovarsi ad un passo dalla morte per ammetterlo? -

Il colpo di tosse lo colse alla sprovvista, avvertì il corpo sussultare, tremare per un freddo che aveva dell’inspiegabile, e quando qualcuno aprì di più la porta che aveva lasciato socchiuso faticò a mettere a fuoco la figura. Finché non parlò.

O forse doveva dire che urlò. Perché il suono che uscì dalle labbra di Novella non poteva essere descritto altrimenti. Francesco non la vide, la vista ormai troppo offuscata, non notò come si portò le mani alla bocca né come sgranò gli occhi. Non vide il terrore imprimersi sul suo viso o le lacrime rigarle le guance quando si gettò al suo fianco e lo prese tra le braccia.

Era stato così ingenuo, così incauto, aveva accettato quell’unica coppa di vino, per brindare a cosa alla fine?

«Alla tua salute, nipote.» Aveva detto Jacopo bevendo dalla sua coppa, e Francesco aveva fatto lo stesso. Così ingenuo, così stupido.

Novella urlava, chiedeva aiuto tra i singhiozzi, mentre le mani gli accarezzavano il viso, mentre cercava di tenere il suo corpo, ancora scosso dagli spasmi, fermo tra le sue braccia, la testa posata sulle ginocchia, gridava eppure Francesco riusciva a sentire solo alcune sillabe sconnesse, e il suo nome di tanto in tanto ripetuto.

- Ricordava sua madre cadere in ginocchio nel corridoio, stringere il corpo di suo padre e chiedere aiuto. Ricordava un uomo in fondo a quel corridoio che la guardava, e poi le dava le spalle. Non avrebbe mai dovuto vederlo, avrebbe dovuto essere a letto a quell’ora, ma il temporale infuriava al punto di spaventarlo quella notte. O forse era solo la sensazione che qualcosa sarebbe accaduto. Era così ingenuo all’epoca. E alla fine lo era rimasto. -

«Francesco!» La voce di Guglielmo era lontana, Francesco non capiva da dove arrivasse, sembrava giungere da ogni lato ma non si mosse, non si voltò per cercarlo. - Perché poi cercarlo quando non vedeva altro che ombre scure e sfocate? -

L’ultima cosa che vide, accompagnata dalla voce di sua moglie, furono dei ricci rossi così vicini al suo viso. Poi ogni cosa svanì.


Angolino di quella sciagurata dell'autrice: Perchè una sola fanfic mi sembrava poca, sapete... E perchè non c'è abbastanza angst nell'opera originale. Ho preso la lista tumblr del Whumptober e ho iniziato, in ordine sparso, seguendo l'ispirazione ballerina, a scriverne alcune. Questa, come prima, non è la mia migliore, lo so e me lo ripeto ogni volta che la rileggo, è semplice e veloce, anche troppo, ma è stato un modo per mettermi in carreggiata a scrivere.
Come noterete presto (suona come una minaccia, sì.) quel povero disgraziato di Francesco è il mio preferito e, per sua immensa sfortuna, anche la mia vittina preferita. Riguardo alle coppie invece... Ce n'è di tutti i tipi se devo essere sincera, ero partita che la maggior parte sarebbero state su Lorenzo e Francesco, poi Giuliano s'è tuffato a pesce in mezzo e ha preteso attenzioni da me, da Francesco, da tutti.

Spero vi piaceranno e, se vorrete lasciare un commentino sentitevi liberi (e incoraggiati)

Alla prossima disgrazia fanfic.

Aki
   
 
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