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Autore: Servallo Curioso    17/07/2009    2 recensioni
Ham è un dio che vive in un pantheon fatto di ruoli assurdi. Lui, comunque, si sente costretto a quel ruolo fatto di studio e ricerca; privo di azione, fama ed esperienza. Non è capace di accettare la sua natura così impulsiva e sognante, all'opposto del suo ruolo: l'archivista che passa l'eternità nelle sue stanze. Conosce gli dei, conosce la storia, conosce qualsiasi cosa scritta fino a quel momento: ma non conosce il brivido di provare quelle avventure tanto sognate sulla propria pelle. Quando l'occasione finalmente si presenta, Ham, capisce di non essere adatto a quel genere di storie: quelle con l'azione, la paura della morte e il fragore delle armi di sfondo. Questa volta, però, non potrà decidere di ritirarsi: è scoppiata la guerra.
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20 – L'ibrido perfetto

“Perfetto”.
“Perfetto” mi rispose Kinsis ripetendo il mio tono di finta soddisfazione. Dovevo essere contento di aver capito il segreto del sangue di Niel ed essermi avvicinato alla verità, ma non lo ero. Ero ancora dannatamente confuso perché mi si presentavano delle nuove domande cui non potevo rispondere.
“Quindi Niel è un dio”.
Lui scosse la testa. “No, non lo è. Condividete il sangue, non il titolo...”
“Non capisco”.
“Lo vedo. Tu ora hai fatto un passo in avanti e ti spaventa la strada  che ti si presenta. Vacilla il tuo cuore e indebolisce il corpo e la mente”.
“Com'è possibile questo? Abbiamo il medesimo sangue, capisci? Io, te e Niel siamo fratelli”.
“Tu sei fermo in un punto e ammiri il paesaggio, ma se provassi anche per un solo istante a spostarti, vedresti qualcosa di nuovo”.
“Cosa intendi?”
“Tu non puoi capire finché non abbandonerai alcuni pregiudizi”. Sospiro, intenta a farmi capire. “Niel non è un dio”.
“Allora perché nel suo corpo scorre il sangue di un dio?”
“Ha il tuo stesso sangue, ha il mio stesso sangue, ma non per questo ha il sangue di un dio”.
Non riuscivo a seguire i suoi ragionamenti. Ero stordito e per la prima volta un'emozione trasparì chiara dal mio volto: turbamento. “Lui è l'unione di un demone e un uomo, capisci? La potenza distruttrice, impareggiabile e primordiale di un demone che si fonde con una mente superiore, capace di controllarla. È qualcosa di sbalorditivo e raro, Ham”.
“Sì, ma...”
“Ma tu pensi che sia diventato un dio, e ti chiedi forse se l'origine di tutti gli dei sia da ricollegare a questo: un corpo umano e un cuore demoniaco”.
Aveva capito perfettamente i miei dubbi, benché io stesso cercassi di sopprimere quelle insinuazioni dentro la mia testa. Non c'era logica, non era vero. “Appunto. Io non so cosa rispondermi”. Le dissi.
Le mi sorrise serena. “La risposta è: sì. Noi siamo fatti della stessa materia di entrambi”.
“Com'è possibile?”
“Che domanda sciocca. Chi conosce il segreto può svolgere il rituale alla perfezione e creare qualcosa di superiore, di migliore che possa dominare entrambi”.
Calò il silenzio per lunghi istanti.
“Chi è che ha creato noi?”
“A chi lo stai domandando, Ham?”
La risposta era ovvia: il Grande Padre. Lui ci aveva creati per proteggere il mondo, impedendo al caos di regnare. Ero sorpreso da questa storia, confuso. Ero figlio di due razze che credevo inferiori, eppure potevo manipolare entrambe. Ero un eletto, un risultato perfetto di un'unione peccaminosa.
Il Servallo. L'unione di due razze distinte era diventato l'essere patrono di ogni verità.
Il serpente, simbolo della meschinità, e il cavallo, simboleggiante il valore. Si erano uniti in un unica creatura che compensava i difetti e sommava i pregi di entrambe.
Era tutta una metafora, pensai, che rappresentava noi stesse divinità. Che sciocchezza. Ero quasi deluso da quella soluzione.
“Ma Niel?”
“Niel è un caso, un imprevisto. È l'eccezione che conferma la regola, si dice così se non sbaglio” sospirò “Dopotutto tutti gli esperimenti di Elian e me a cosa servivano? Se non a creare nuovi prototipi di dei?” Non mi fece rispondere, continuando. “Abbiamo entrambe fallito, ma quel ragazzino è la prova che l'esperimento può funzionare, non sarebbe la prima volta”.
“Cosa intendi?”
“Dico che non è il primo né l'ultimo”.
“Chi altro è nato per caso?”
“Che domanda sciocca, Ham. Chi vuoi che sia nato da un caso? L'unico senza creatore”.
Il Grande Padre dunque, era frutto di un esperimento, una coincidenza. Il destino imprevedibile lo aveva creato. “È successo in un tempo troppo lontano per ricordare. Lui poi ha creato noi con i suoi poteri, impareggiabili perfino se paragonati a quelli dei suoi figli”. Allora forse esisteva, quella creatura.  Era il primo dei tanti, il nostro unico Padre.
“Così poteva proteggere uomini e demoni?” commentai meravigliato.
“Stupido, Ham. Ci ha creato per fare quello che ogni cattivo dei racconti vuole: dominare il mondo. Solo che in un modo sottile e mascherato”.
Non sembravano sciocchezze. Era decisa e non percepivo menzogne nelle sue parole o nel suo spirito. Ero comunque costernato.
“Ma tu come sai tutto ciò?” chiesi per far cadere quel castello di informazioni che aveva costruito.
“Me lo disse Ham, prima di morire”.
Rimasi qualche secondo perplesso. Mi chiesi come fosse riuscito a scoprirlo: in quale maniera aveva trovato queste informazioni. Improvvisamente però capii una cosa:
“Com'è morto, in realtà Ham?”
Non era stata la sua energia a distruggerlo, ne ero certo. Era sopravvissuto per raccontarlo e questo era la prova di cui avevo bisogno.
Lei sembrò colpita dalla deduzione. “Ucciso”.
“Il Grande Padre lo ha ucciso?”
Si era avvicinato troppo al sole ed era rimasto bruciato, una triste fine.
“No”.
“Come dici?”.
“È stato ucciso da qualcun altro”.
“Da chi?”
“Non lo so”.
Era davvero questa la verità?
Poi tutto si fece buio. Pensai che quella era stata l'ultima volta.
   
 
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