Capitolo
13: tutto è terminato?
Risolto un problema, eccone spuntare
fuori un altro.
Kyuubi, il demone dalle nove code, era li
davanti a noi e sfoggiava tutta la sua immensa potenza.
Niente sembrava fermarla ne spaventarla,
tutto ciò che le capitava a tiro, distruggeva.
Poco gli importava se erano cose, animali
o persone.
Se si continuava così, presto Konoha sarebbe scomparsa dalle cartine geografiche di tutto
il mondo…sperando che si sarebbe fermato al nostro
piccolo villaggio. Ma qualcosa mi diceva, che se non riuscivamo a fermarla,
avrebbe continuato imperterrita la sua distruzione in tutto il paese del fuoco.
Era mostruosa, tanto che per un attimo mi
dimenticai che dentro a quel bijuu in miniatura, si
trovava una persona importante per me.
Ebbi nuovamente l’istinto di chiamarlo e
parlargli per farlo ragionare, ma sapevo che sarebbe stato inutile. Se con tre
code non mi aveva udito, quante possibilità aveva adesso di captare la mia
voce?
Siamo realistici…meno
di zero.
No, sta volta dovevo agire, più
precisamente tutti quanti noi avremo dovuto fare qualcosa e, anche se mi era
difficile anche solo pensarlo, dovevamo considerarlo un nemico e non avere
paura di fargli male.
Qui non c’era in gioco solo la sua vita,
ma quella di tutti.
Ora mi rendevo conto di cosa Tsunade mi aveva detto il giorno prima a casa di Kakashi.
Non si può tentare di salvare una sola
persona, se c’è in gioco di più…in questo caso il
villaggio.
Avevo ignorato questo avvertimento e ora
eravamo arrivati a questo punto.
Non potevo sorvolare nuovamente sulla
questione, anche se speravo con tutta me stessa che anche sta volta la
situazione si sarebbe risolta nel migliori dei modi.
Eravamo tutti contro uno, ma credetemi se
vi dico, che quell’uno era molto più potente di tutti noi messi insieme.
Usammo ripetuti attacchi contro la volpe
per fermare la sua follia distruttrice.
Fu tutto inutile.
L’imprigionamento dell’ombra di Shikamaru, gli insetti di Shino,
le zanne perforanti di Kiba, il pugno gentile di Hinata, la tecnica delle 64 chiusure di Neji,
lo scambio dell’anima di Ino, la tecnica dell’espansione
di Chouji, il raikiri di Kakashi e il chidori di Sasuke furono completante inutili contro un avversario del
genere. La volpe era stata in grado di debellare tutti i nostri attacchi con
una sola zampa.
Incredibile quanto poteva contenere un
solo essere.
Come faceva Naruto
a sopportare tutto quello?
Fra noi solo Yamato
riuscì a imprigionare Kyuubi, anche se solo per pochi
attimi.
Usando la sua tecnica del legno, creò una
gabbia forte e resistente per i nostri occhi,
ma un semplice insieme di bastoncini per il potente chakra
della volpe.
Con un semplice ruggito fece tremare l’intera
struttura e infine la distrusse.
Ora era di nuovo libera a creare
scompiglio al mio villaggio natio.
Eravamo tutti a terra. Esausti. Non sapevamo
più cosa tentare.
Improvvisamente però, sotto i nostri
occhi increduli, accadde qualcosa.
Il mondo circostante attorno cambiò. Non ci
trovavamo più a Konoha. Ci guardammo tutti spaesati.
Era una tecnica di Kyuubi?
No, lei sembrava più sorpresa di noi.
“Cosa sta succedendo?” sentii Ino chiedere.
Ci trovavamo in un lungo corridoio
rossastro senza uscite. Le pareti e il pavimento erano uguali…morbide
e appiccicose.
A che era dovuto quel cambio di
paesaggio? E soprattutto ci trovavamo ancora a Konoha?
Fu una voce a farci capire cosa stava
accadendo.
“Serve una mano?”
Sorpresi, ci girammo tutti verso il
possessore di quella voce.
Era un uomo sulla cinquantina, altro, con
capelli lunghi e bianchi legati in una coda. Sulla fronte portava un copri
fronte con sopra scritto eremita.
Non sapevo chi fosse, ma Tsunade sembrava conoscere quel tizio.
“Jiraya? Tu che
ci fai qui?”
“Le spiegazioni a più tardi Tsunade, qui mi sembra che abbiate qualche problemino!”
disse
“Ma no! tu dici?” disse la mia maestra.
Sembrava che quei due si sarebbero messi
a bisticciare, peccato che non era il momento più adatto.
Tutti noi guardavamo quei due stralunati,
ma un tremore della terra ci riportò al presente.
Kyuubi stava cercando invano di uscire da quel
luogo.
Incredibile pensare che i suoi attacchi
non riuscissero a scalfire quel luogo, ma se nemmeno lei ci riusciva, noi come
saremo usciti?
“Cosa accidenti è questo posto” chiese Shikamaru.
“ Ci troviamo all’interno dello stomaco
di un rospo! Tranquilli, è una mia tecnica speciale, nessuno è stato divorato!”
si rivolse al demone “Ehi tu volpina! Puoi provare tutti gli attacchi che
volete, ma non riuscirai a scalfire questo stomaco!” disse sicuro di se.
“Ne sei proprio certo?” chiese Kakashi.
“Ehm…no, ma per
ora resiste funziona!”
Che bello, le nostre vite erano in mano a
uno svitato, che poi scoprii essere un ninja leggendario.
Me lo immaginavo più…serio
e composto un tipo con una carica così importante sulle spalle.
Kyuubi si innervosì. Credo che chiamarlo
volpina non era un buon appellativo con cui rivolgersi a lui.
Ci puntò e cominciò a caricare un colpo
da scagliare verso di noi.
“Presto uscite!” ci ordinò Jiraya, creando un buco nello stomaco del rospo e uscendone
lui stesso.
Il varco che ci permise di tornare per le
strade di Konoha si richiuse alle spalle del sennin. Kyuubi era intrappolata.
“Bene e ora vediamo di farla finita!” lo
sentii dire mentre componeva dei sigilli.
Lo strano stomaco sembrava rimpicciolirsi
sempre più.
“Cosa ha intenzione di fare?” gli chiesi
preoccupata per le sorti di Naruto.
“Di stringere lo stomaco fino a soffocare…”
Non gli permisi di terminare la frase che
gli urlai contro.
“Non può farlo. non può uccidere il bijuu. Lui in realtà è…”
“è un ragazzo! Lo so, tranquilla
ragazzina. Ho solo intenzione di soffocare il chakra
della volpe fino a ridare a Naruto il pieno possesso
del suo corpo!! Mi disse.
Lo guardai stupita.
Lo avevo giudicato male, quanto invece da
vero ninja aveva pensato a tutto. Aveva calcolato cosa fare per salvaguardare Konoha e la vita di Naruto.
Si meritava l’appellativo di sennin.
All’interno dello stomaco si vedevano i
vari tentativi di kyuubi di liberarsi, fino a quando
tutto cesso.
Ci fu un lungo silenzio carico d’ansia.
Cosa ne era stato di Naruto?
Jiraya posò la mano per terra e fece scomparire
in una coltre di fumo la sua tecnica, facendo intravvedere un Naruto pieno di ferite e privo di sensi.
Corsi immediatamente da lui per
controllare le sue condizioni.
Era ustionato dalla testa ai piedi.
Cosa cavolo aveva dovuto subire il suo
corpo durante la durata della trasformazione?
Tsunade si avvicinò a me e mi aiutò a metterlo
un po’ in sesto e successivamente avremo pensato al suo trasferimento in
ospedale.
Esso però non fu necessario. Guarite le
scottature più gravi, Naruto si svegliò e sembro che
niente gli fosse successo.
Si guardò a torno spaesato e vedendo
tutto a torno a se distrutto disse
“scusa! Colpa mia!” abbassò la testa.
Mi sorpresi. Si ricordava tutto. Eppure una
volta mi disse che non si ricordava niente di quello che faceva quando tutti
gli dicevano che si era comportato male.
Lo portammo a casa di Kakashi
per permettergli di riposare, ma le domande non furono evitate.
“Naruto, ti
ricordi quello che è successo?” chiese Tsunade.
Scosse la testa.
Sentii Tsunade
sospirare “Naruto, ascoltami bene, tu sai che sei il
portatore di un demone molto potente?”
Il ragazzo non capì e mi guardò in cerca
di un aiuto a comprendere.
Mi aiutai con i gesti.
“tu sai che in te c’è un mostro?”
Lo vidi abbassare la testa “Si!”
Per un attimo pensai che avesse capito
che lui era un mostro, ma…
“Kyuubi, nome
mostro! Volpe nove code”
Sussultammo. Come faceva a sapere tutto
ciò.
“Lui parla me! tante volte!”
Anche quella rivelazione ci lasciò
shoccate.
“Io mostro, causa sua! Io no cattivo, lui
si!”
Era incredibile come sapesse della sua
situazione.
“Io no…uhm…forte.
Lui vince su me!”
Anche se a fatica cercava di spiegarci
come il demone riusciva a prendere il possesso su di se. Naruto
aveva nel cuore molto risentimento ed il demone giocava su quel sentimento
negativo.
Nonostante fosse sempre cresciuto in una
prigione e non avesse conosciuto una vita migliore di quella, lui sapeva che c’era
qualcosa di meglio al di fuori di quelle mura che lo tenevano prigioniero.
La volpe gli aveva descritto come era il
mondo esteriore e di come le persone vivevano tranquille, mentre lui era in
quel luogo orribile a soffrire.
Spesso esso non capiva le cose che gli
riferiva, non avendole mai viste, ma sapeva che c’era qualcosa di sbagliato
nella vita che lui conduceva e tutto quell’odio che sentiva verso i suoi
confronti gli davano la conferma, anche perché fra di loro gli ambu che lo sorvegliavano, parlavano amichevolmente tra
loro e non si trattavano come loro trattavano lui.
Tsunade ascolto tutto con molta attenzione e
continuava a porgere domande che io alla fine dovevo tradurre, ma una in
particolare me l’ero fatta anche io.
Naruto ci aveva detto di parlare con Kyuubi. Quest’ultimo parlava la nostra lingua, come mai
allora il ragazzo non aveva appreso il linguaggio?
“lei no parla me con parole, ma con chakra!”
Non capimmo.
“no capace di dire meglio, ma anche chakra parla!”
Praticamente ci stava dicendo che le persone
possono comunicare attraverso loro con il chakra.
Mi fece un esempio.
Quando io e Tsunade
lo stavamo curando, inconsciamente gli comunicammo il nostro desiderio che si
riprendesse e che tornasse con noi.
Il chakra è lo
specchio dell’anima e riflette i nostri pensieri.
Naruto era in grado di capire le persone solo
leggendolo. Aveva un’abilità speciale, che insieme al kyuubi,
lo rendeva speciale.
Successivamente lasciammo il ragazzo
nella sua stanza e Tsunade mi chiese di andare con
lei nel suo ufficio.
Mi voleva parlare.
Sapevo già quale era l’argomento. Mi avrebbe
sgridato per la mia incoscienza e per quello che avevo rischiato di fare.
Konoha sarebbe stata attaccata comunque, anche
senza il mio intervento, ma quello che non poteva perdonarmi era il fatto di aver
disubbidito a lei e al fatto di aver messo in pericolo molti miei compagni,
nonostante conoscessi i pericoli che comportava il mio comportamento.
Mi fece una lunga ramanzina, ma alla fine
mi perdonò. Mi confessò che se non fosse stata l’hokage
e non avesse dei doveri nei confronti di Konoha,
avrebbe fatto lo stesso, perché lei alla mia età era cento volte più impulsiva
di me.
Mi sentii leggera. Avevo paura che mi
avrebbe tenuto il muso per sempre, ma non potei dire che tutto si era risolto
nei migliori dei modi, perché qualche istante dopo, due persone anziane, i
consiglieri dell’hokage, entrarono nella stanza.
“Abbiamo sentito tutto Tsunade e abbiamo visto in che stato è Konoha.
è una fortuna che tutto si sia risolto per il meglio, ma l’avevamo avvertita. Se
Konoha sarebbe stata in pericolo Naruto
sarebbe tornato nella prigione!”
Tsunade sbatté violentemente i pugni sul tavolo “non
ve lo permetterò!”
“Fammi finire!” disse l’anziano “ma dato
che la colpa è di questa ragazzina, sarà lei a essere punita.”
Spalancai gli occhi
“Lei non centra con questo casino. È tutta
colpa di Danzou!” disse Tsunade
intervenendo in mia difesa.
“Danzou era un
uomo rispettabile che voleva proteggere Konoha, non
posso pensare che ci sia lui dietro quanto accaduto. Ora rispondi ragazzina!
Sei stata tu ad andare a cercare Naruto quando era
disperso, nonostante ti fosse vietato. Giusto?” mi chiese un anziano.
“Io…io!”
iniziai a balbettare
“Sei tu che hai voluto a tutti i costi
liberare quel mostro per permettergli di vivere una vita!”
Annuii.
“E guarda cosa ha comportato l’incoscienza
del tuo gesto! Se non ti fossi immischiata in cose che non ti riguardavano, Konoha non sarebbe in questo stato, molti ninja e Danzou sarebbero ancora vivi!”
Abbassai la testa
“Aspettate un momento. Sono io che vi ho
chiesto la liberazione di Naruto!”
“E vero, ma tu sapevi i rischi ed eri
indecisa sul da farsi. Non sei stata tu a dirci, che Naruto
affidato a una tua allieva non era pericoloso? e che potevamo contare su questa
ragazza? Abbiamo messo la nostra fiducia nelle sue mani ed è successo quello
che è successo. Ora ne pagherà le conseguenze!” disse l’anziana signora guardandomi
in modo severo.
“Sarai rinchiusa nelle prigioni di Konoha!”.