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Autore: Mary P_Stark    14/01/2019    1 recensioni
Una serie di OS dedicate ai personaggi della Trilogia della Luna. Qui raccoglierò le avventure, i segreti e le speranze di Brianna, Duncan, Alec e tutti gli altri personaggi facenti parte dell'universo di licantropi di cui vi ho narrato in "Figli della Luna", "Vendetta al chiaro di Luna", "All'ombra dell'eclissi" e "Avventura al chiaro di Luna" - AVVERTENZA: prima di leggere queste OS, è preferibile aver letto prima tutta la trilogia + lo Spin Off di Cecily
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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2.

 

 

 

 

 

Quando a parlare fu Sherry, Sköll dell’Isola di Man, i lupi presenti al Vigrond ebbero un istintivo moto di protezione nei suoi confronti.

Appena diciannovenne dal fisico esile quanto alto, Sheridan MacCurry era parte di ciò che rimaneva del branco guidato da Sebastian Sheperd. Anche su di lei, come su ogni membro di quel clan, si potevano notare i segni della follia del vecchio Fenrir.

Ben evidente sul suo collo – ora libero dal foulard che soleva portare – era evidente una profonda cicatrice da artiglio, che partiva dall’orecchio destro e raggiungeva la clavicola. Solo per pura fortuna Sherry non era morta dissanguata, e unicamente per aver protetto la sorella minore dalle mire di un lupo di Sebastian.

Roger, protettivo quanto lo sarebbe stato un Hati, pur essendo un Freki, era a un passo di distanza da lei e, anche se non visibile, anche sul suo corpo erano presenti i segni del pesante maglio di Sebastian.

Nessuno, in quello sventurato branco, si era salvato, ma solo ora se ne potevano scorgere gli effettivi riflessi. Solo ora, tutti ne erano reali testimoni.

“… perciò, Theo vi è enormemente grato per l’aiuto che avete offerto a lui e al nostro branco in questi mesi” terminò di dire Sherry, poggiando una mano sul cuore, piena di emozione. “Il tradimento perpetrato dal nostro precedente Fenrir ha lasciato cicatrici indelebili nel cuore di noi tutti, lo so, ma speriamo davvero di avere finalmente messo la parola ‘fine’ alle sue follie.”

Un coro di applausi si levò tra i presenti e Joshua, lanciando uno sguardo a Gretchen, strinse la sua mano per non perdere il contatto con la realtà.

Come Duncan era stato tradito dal suo Fenrir, Alec aveva dovuto uccidere il proprio per liberare il suo clan, e Sheridan aveva subito la sferza di Sebastian prima di vedere la libertà, anche lui sapeva bene cosa volesse dire essere sferzati dalla lama del tradimento.

Certo, lui non aveva dovuto subire lo scorno di un trattamento indegno da parte della propria guida, ma aveva assaggiato il taglio ferale dell’inganno da ben altra fonte.

T.J. era stato un amico, un fratello, la sua fida spalla. Ma anche un doppiogiochista, un falso e un maledetto traditore.

Sentire le parole di Hel, su Niflheimr, e tornare a riaffrontare quel brutto momento della sua vita, aveva rischiato di spezzarlo. Solo la presenza dei suoi amici lo aveva salvato dal circolo vizioso dell’odio e del rimorso che aveva tentato, ancora una volta, di risorgere dalle ceneri per divorarlo.

Non certo rimorso per ciò che era avvenuto – di quello, non si sarebbe mai pentito – ma per non essersi reso conto della doppiezza di T.J.

In questo, era stato sciocco e superficiale – come lo era stato per molte altre cose, all’inizio del suo mandato come Fenrir – e, a causa di questa sua leggerezza, aveva messo a rischio le vite di tutto il suo branco.

Fu più forte di lui, non poté impedirselo. Complici le parole di Sherry, la sua mente tornò a quel periodo, a quella pia illusione che i licantropi fossero migliori degli esseri umani, a un altro Theo che lo aveva ferito nel modo più laido possibile.

Quanto era stato sciocco a credere di sapere ogni cosa!

***

T.J. stava controllando il movimento dei Cacciatori all’interno del Norbury Park, dannatamente vicini ai confini del territorio privato dei conti Walford e, tra le altre cose, al loro Vigrond.

Avere il proprio Luogo di Potere all’interno di una tenuta di caccia di proprietà di un Pari del Regno era qualcosa che, non di rado, faceva sorridere divertito Joshua.

Non era molto interessato a ciò che faceva la monarchia, o a quante volte i volti della famiglia reale finissero sui tabloid, ma trovava ironico che uno dei suoi lupi dialogasse settimanalmente con la regina.

Colton Andrews, sesto conte Walford e attuale detentore della carica di capo-sentinella del settore occidentale del branco, era un habitué della Corte e grande amico di molti titolati del Regno.

Non di rado presenziava ai banchetti officiati dalla regina e, spesso e volentieri, lui ne decantava le doti di oratrice così come di buona ascoltatrice.

Colton era un amante del mondo degli umani e non disdegnava di passare con loro molto del suo tempo cosa che, invece, Joshua trovava un po’ fastidioso.

Forse a causa del suo albinismo, e dei conseguenti atti di bullismo di cui era stato vittima in fase pre-trans, o forse proprio perché si era sempre sentito diverso da loro, Joshua non aveva mai fatto amicizia con nessun umano.

Poiché costretto dalla società civile a trascorrere parte della sua vita nelle scuole degli umani, così da apparire come loro, Joshua aveva subito scorni di ogni genere.

Per anni aveva sperato con tutto se stesso che la licantropia si risvegliasse nel suo corpo sottile ed efebico e, allo stesso modo, era successo per il suo migliore amico, Theodor Jonas Crowford.

Nato da una coppia mista – una neutra e un lupo – T.J. era stato iscritto alla sua stessa scuola nella zona di Camden Town e, complice la loro potenziale doppia natura, erano divenuti subito amici.

Soli in mezzo a un branco di umani non consapevoli – all’epoca, il branco londinese aveva contato solo un migliaio di lupi o poco più – la coppia di ragazzini aveva fatto fronte comune contro il bullismo.

La trasformazione in lupo aveva perciò permesso a Joshua prima, e a T.J. in seguito, di sfuggire alle maglie di quella gabbia di insulti e maldicenze creata attorno a loro dai compagni di scuola.

Divenire lupi aveva permesso loro di irrobustirsi e di diventare molto più forti e, pur dovendo mantenere il segreto, avevano utilizzato quelle nuove armi per non essere più asserviti agli scherzi dei loro aguzzini.

Pur consapevole di avere un futuro diverso da quello di T.J. – che era risultato essere un comune licantropo – Joshua lo aveva sempre tenuto al suo fianco, enumerandolo tra i suoi più fidi consiglieri, al pari dei Gerarchi.

T.J. era quindi diventato un elemento rispettato e temuto, all’interno del branco, venerato quasi al pari della Triade di Potere.

Da parte sua, comunque, T.J. si era elevato socialmente, combattimento dopo combattimento, senza mai approfittarsi della sua amicizia con Joshua.

Anche per questo, era ben voluto dai licantropi del branco.

“Si stanno avvicinando ai margini esterni” mormorò T.J., strappando ai suoi pensieri Joshua, che assentì cauto e si avvicinò all’amico con passo silenzioso.

Raggiuntolo, fece un cenno alle altre sentinelle presenti dopodiché, balzando agilmente sul ramo del carpino a lui più vicino, mormorò due parole al suo Hati e infine disse: “Tu e io, T.J., andremo a sud. Michael raggiungerà Colton da est, e Steph e Jordan proseguiranno per coprire il versante nord.”

“Non ti chiedo chi li stia aspettando a ovest” ironizzò T.J., ghignando all’indirizzo dell’amico.

“Keath vuole lavorare da solo, lo sai” chiosò Joshua, avviandosi con passo felpato e subito avvicinato dall’amico.

“Il tuo Freki ha un caratteraccio. Mi domando come Colton possa sopportare di essere il suo vice. Vuoi mettere se avessimo Sarah, al suo posto?”

Scoppiando a ridere nel pensare alla zia di Duncan McAlister, Fenrir di Matlock, Joshua assentì e replicò: “Il problema, con Sarah, è che rimani fregato dal suo sorriso e dalla sua bellezza… ma è letale quanto Keath. E, forse, ben più lunatica.”

“E’ l’idea, che conta, non tanto il risultato. Sarebbe sicuramente tutto un altro guardare” celiò T.J., sorridendo divertito.

“Ma come? Keath non ti piace?” ironizzò Joshua.

“Non sono come lui, a cui va bene tutto, purché sia consenziente. A me piacciono le donne, amico mio e, a proposito di donne, quand’è che ti deciderai a uscire con Gretchen? Per quanto tempo la terrai ancora sulle spine?” gli domandò T.J., balzando oltre un piccolo canaletto con un agile movimento di gambe.

Joshua lo seguì a ruota, scrutando l’oscurità del bosco e annusando l’aria tutt’attorno.

La presenza di insediamenti umani nelle vicinanze rendeva molto difficile distinguere gli odori recenti dalle semplici scie dei turisti, ma non potevano permettersi di perdere nessun tipo di segnale odoroso.

Sbuffando poi all’indirizzo dell’amico, Joshua replicò: “Sei talmente fissato con Gretchen che mi chiedo come mai tu non ti decida a chiamarla per un drink.”

T.J. sghignazzò, cercando di non ridere – non era il caso di fare troppo rumore – e, scrollando le spalle, asserì: “Se avessi subodorato anche un minimo interesse da parte sua, l’avrei fatto, ma quella lupa stravede per te, caro il mio bel snowy.”

Nonostante tutto, Joshua arrossì, maledicendo la sua pelle naturalmente diafana e rivelatrice e, in un borbottio contrariato, disse: “Ti inventi le cose, amico mio. Gretchen è troppo bella e intelligente, per volere uno come me.”

“Ti sottovaluti troppo, amico…” sottolineò T.J. prima di scartare a destra, bloccarsi di colpo e aggiungere contrariato. “… ma su una cosa hai ragione. Lei, sicuramente, è più intelligente di te. E anche di me, a quanto pare.”

“Che cosa?” esalò Joshua, bloccandosi subito dopo per guardarlo con aria stranita.

T.J. gli sorrise spiacente e, indicando a poca distanza da loro, borbottò: “A quanto pare, i Cacciatori ci hanno gabbato alla grande. Guarda.”

Joshua lanciò un’occhiata all’indirizzo del punto indicato dall’amico e, non poco contrariato, ammise tra sé la sconfitta.

Erano stati depistati alla grande, e nel modo più banale possibile.

Appesi a un ramo d’albero si trovavano i resti di una giacca mimetica, unitamente ad alcune gocce di sangue umano e abbastanza fresco. Non potevano essere passate più di sei, otto ore al massimo.

“Deve essersi ferito con le trappole che abbiamo disseminato lungo il perimetro esterno del Vigrond, e così è tornato indietro, lasciando per noi e le sentinelle di Colton una bella scia odorosa da seguire” brontolò T.J. “Mi meraviglia soltanto il fatto che Colton non si sia accorto dell’inganno. Dov’erano, i suoi sottoposti, per non essersi resi conto di questo sconfinamento?”

Accigliandosi, Joshua infilò indispettito le mani in tasca e replicò piccato: “Sarà una cosa di cui chiederò conto, poco ma sicuro. Nel frattempo, torniamo pure indietro. Qui non abbiamo più niente da fare.”

“Vuoi che gli parli io?” si informò T.J, correndo al suo fianco con passo più tranquillo rispetto all’andata.

“No. Per quanto mi spiaccia avere un diverbio con lui, non è una cosa che io possa delegare. Forse, potrei dirlo a Fergus, in qualità di Sköll, ma no… preferisco essere io ad andare in fondo alla cosa.”

“Inimicarti un personaggio valoroso come Colton, però, sarebbe controproducente per la tua leadership, Jo…” replicò conciliante T.J. “… quindi, forse, potrei tastare io il terreno per te. In via del tutto informale, ovviamente.”

Joshua lo squadrò da sopra la spalla, gli sorrise emettendo un profondo respiro e infine disse: “Sempre a preoccuparti per la mia testa. Cosa farei senza di te?”

“La testa del mio Fenrir è molto importante, così come la salute del branco. Perciò, chiama Gretchen ed esci con lei” ironizzò T.J., dandogli una pacca sulla spalla.

Joshua rise di quell’ultimo commento e, vagamente meno irritato, accelerò il passo per tornarsene all’auto e, da lì, a Londra.

Purtroppo per lui, aveva mille altre cose da fare, oltre a pensare ai suoi confini e ai Cacciatori indisciplinati.

***

Come Fenrir di un branco cittadino come il suo – Bryan delle Orcadi aveva sicuramente meno problemi con gli umani, rispetto a lui – Joshua aveva spesso a che fare con lamentele e guai legati al rapporto interspecie.

Non a caso, per dirimere simili noie, erano stati istituiti a suo tempo ad hoc degli incontri settimanali con i membri del branco non abbastanza potenti per presenziare al Vigrond.

E, ovviamente, anche per coloro i quali – a causa del loro status di neutro o umano – non avrebbero mai potuto mettervi piede.

Non che trovasse quegli incontri particolarmente interessanti, ma sapeva bene di non poter mettere a tacere le parole dei suoi lupi, così come di coloro che non lo erano.

In questo, avrebbe dovuto prendere esempio da Duncan McAlister che, pur detestando gli umani, era comunque più che disponibile con tutti i membri non mannari del suo branco.

Le poche volte che lo aveva visto in loro presenza, si era sempre comportato con il massimo della gentilezza e della comprensione.

Sfogliando svogliatamente una carpetta, in cui erano contenute le richieste e gli appuntamenti di quel giorno, i suoi occhi si acuirono immediatamente non appena egli vide il nome di Gretchen Stewart tra essi.

Perché aveva chiesto udienza, quando era una mánagarmr abbastanza potente da poter presenziare al Vigrond?

Cosa doveva dirgli di così privato da non poter essere ascoltato entro quei sacri confini?

Immediatamente la sua mente lo tradì, facendo riemergere le parole di T.J. e la sua allusione a un interesse della lupa nei suoi confronti.

Possibile che volesse invitarlo fuori, o qualcosa del genere?

Scuotendo il capo, Joshua scacciò quel pensiero e si diede dell’idiota per essersi spinto a fare dei sogni a occhi aperti su di lei.

Doveva pensare a quel dannatissimo pomeriggio in compagnia dei problemi dei suoi sottoposti, non bighellonare con la fantasia sui begli occhi grigi di Gretchen, o sulla sua castana chioma di riccioli.

“Ed ecco che ci sono ricascato…” brontolò Joshua. “Maledetto te e le tue battute, T.J.”

Pigiando sull’interfono per parlare con la sua segretaria, Joshua disse: “Fai pure entrare il primo appuntamento, Kelly.”

“Subito, Fenrir” mormorò allegramente la donna.

Dieci appuntamenti dopo, la voce di Kelly risultava ancora allegra e pimpante, attraverso l’interfono, ma non quella di Joshua, ormai ridotta a un brontolio sommesso.

Come poteva spiegare ai suoi lupi che no, non si poteva staccare la testa a morsi il vicino, se lasciava la radio accesa anche di notte e no, non si poteva mangiarlo perché usava troppo peperoncino nei piatti?

La convivenza pacifica era, gioco forza, un imperativo, se si voleva avere accesso alle indubbie comodità del mondo umano. L’alternativa, infatti, era regredire allo status di lupi selvaggi e tornare a vagare per le campagne e i boschi come i loro simili.

La loro magia li preservava dall’essere scoperti dalle persone comuni – non lasciare tracce visibili sul terreno, tornava utile – ma divenire lupi solitari poteva significare finire preda dei Cacciatori.

Quanti lupi erano morti, per questo desiderio di tornare alla natura primordiale? Quanti figli aveva dovuto dichiarare morti di fronte alle loro madri in lacrime? Quante volte aveva dovuto dire a Keath di scovare i Cacciatori più violenti, così che vendicasse le uccisioni da loro perpetrate?

Il branco poteva essere limitante per alcuni, certo, ma dava anche maggiori sicurezze a livello di protezione personale rispetto a una vita di solitudine.

Il prezzo da pagare era sopportare le inevitabili intemperanze umane, di cui però non potevano certo essere ritenuti responsabili, in quanto non conoscitori della verità.

Facesse o meno piacere ammetterlo, era altro discorso.

“E’ arrivata miss Stewart, assieme a una giovane ospite” mormorò Kelly all’interfono.

“Falle pure entrare” asserì Joshua, chiedendosi chi fosse venuto assieme alla donna.

Alcuni attimi più tardi, la porta insonorizzata venne aperta e, di fronte a Fenrir fece la sua apparizione l’alta e longilinea figura di Gretchen.

Indossava un maglioncino di cotone a coste color cielo, jeans schiariti e un paio di sandali dal tacco alto, che ne esaltavano la postura eretta e l’eleganza.

Joshua non poté esimersi dal considerarla bellissima, ma si impose di contenere la sua aura per non metterla in imbarazzo.

Lei gli sorrise appena e, scostandosi un po’, fece entrare a sua volta una giovane umana in fase puberale. Doveva avere quattordici o quindici anni, a giudicare dalla struttura fisica, ma non poteva esserne del tutto certo.

Joshua non si riteneva un grande conoscitore degli umani, perciò poteva tranquillamente essere più giovane, come più vecchia.

Chiusasi la porta alle spalle, Gretchen tenne un braccio attorno alle spalle della giovane umana – chiaramente figlia di membri del branco – ed esordì dicendo: “Ti ringrazio, Fenrir, per averci accolto. Giungo qui con una notizia assai preoccupante.”

Accigliandosi leggermente, Joshua strinse le mani sulla scrivania e disse: “Sedetevi pure, e parlate liberamente.”

Gretchen assentì e accompagnò la giovane al divano, chiaramente tesa e in ansia. Il suo battito cardiaco sembrava il battito d’ali di un colibrì, alle orecchie di Joshua e, suo malgrado, si lasciò andare a un sorriso.

Era raro che umani così giovani si presentassero al suo cospetto e, anche solo per questo, quella giovane meritava che lui non la guardasse come una preda da mangiare.

Anche se era stanco, e aveva il solo desiderio di prepararsi una bella bistecca alla griglia e riposare sul suo comodo divano.

Al cenno di incoraggiamento di Gretchen, la ragazzina deglutì a fatica – le sue fauci erano secche come il Sahara – e, lappandosi le labbra, mormorò: “B-Buonasera, Fenrir. Io sono Sarah. Sarah Ellison. Sono la figlia di Emily Thomas e Greg Ellison.”

Accigliandosi leggermente nel tentativo di ricordare la coppia, Joshua si esibì in un mezzo sorriso quando disse: “Oh. Ricordo. Il nostro lupo ha chiesto il permesso di poter sposare tua madre e adottare te. Due anni fa, se non ricordo male.”

La ragazzina si illuminò in viso, annuendo con fervore e, reclinando la testa di biondi capelli lisci e sottili, mormorò ossequiosa: “Vi ringrazio per esservi ricordata di me, Fenrir.”

Vagamente imbarazzato di fronte a tanta devozione, Joshua si ritrovò a sollevarsi in piedi per raggiungerle e, gentilmente, si inginocchiò dinanzi al divano, mormorando: “Il vostro caso è più unico che raro, Sarah. Anche uno smemorato come me lo ricorda.”

Lei risollevò il capo e sorrise con la bella bocca a cuore, oltre che con gli occhi verde bottiglia e, più sicura di sé, disse: “Mi sono rivolta alla mia insegnante perché ritengo che un membro del branco vi tradisca, Fenrir.”

Aggrottando immediatamente la fronte, Joshua lanciò uno sguardo interrogativo all’indizio di Gretchen che, annuendo, aggiunse: “Sono la sua insegnante di matematica.”

“Dimmi cos’hai visto o sentito, Sarah” ordinò con gentilezza Joshua.

Lappandosi nuovamente le labbra, la ragazzina estrasse il suo cellulare dalla tasca e, storcendo la bocca, mormorò: “So che il signor Crowford è vostro amico, però…”

Interrompendola subito, Joshua replicò: “Se si tratta di T.J., ti sei sicuramente sbagliata. Lui non può…”

Gretchen non lo lasciò terminare e, lapidaria, disse: “Ascoltala, Fenrir. Merita il tuo tempo, così come la tua obiettività. Non tutti gli umani del branco si sarebbero arrischiati a venire da te per parlartene, vista l’amicizia che vi lega, e lo sai bene.”

Joshua fu sul punto di farle notare che, in quanto Fenrir, lui poteva decidere arbitrariamente cosa fare, o cosa ascoltare, ma non disse nulla.

Ciò che Gretchen gli aveva riversato addosso con una certa dose di acredine, rispondeva al vero.

Lui doveva essere super partes, anche quando si trattava di ascoltare una piccola umana mentre accusava il suo migliore amico di qualche genere di nefandezza.

Annuendo cautamente, Joshua si limitò a dire: “Ascolterò. Ma dubito vi sia del vero in tutta questa faccenda. Si tratterà sicuramente di un fraintendimento che potremo spiegare.”

Sarah, allora, gli porse il cellulare e disse: “Non volevo causarvi disturbo, Fenrir, ma mi è parso davvero strano vedere il signor Crowford a scuola, visto che papà mi ha detto che lui lavora in uno studio di avvocati.”

“A scuola? Da te?” esalò Joshua, giustamente confuso.

La ragazzina assentì e, dopo un istante, fece partire il video che aveva fatto.

Esso appariva un po’ sgranato, e il sonoro era praticamente era pessimo, ma udibile abbastanza bene, per un licantropo.

L’uomo che si poteva intravedere nel video era effettivamente T.J., non v’era alcun dubbio, e stava parlando con una donna che, all’apparenza, dava l’idea di essere un’inserviente, o la dipendente di una cooperativa.

Il video durava circa un minuto e, in alcuni punti, era mosso a causa dei tentativi di Sarah di non essere vista, ma era ugualmente una prova schiacciante di colpevolezza.

Soltanto, Joshua doveva accettare che quel video fosse reale.

Quando il filmato si interruppe, Joshua si piegò in avanti, sopraffatto dal dolore, dalla rabbia e dalla frustrazione provati e, coprendosi il viso con le mani, borbottò un’imprecazione tra i denti.

Né Gretchen né Sarah parlarono, lasciando che la verità giungesse a ogni sua sinapsi perché egli accettasse il tutto.

Il ticchettio sommesso dell’orologio a muro fu l’unico rumore presente nella stanza per diversi attimi, attimi in cui Joshua pensò a cosa dire, a cosa fare… a come espiare.

Perché era chiaro come il sole che, non solo il suo migliore amico lo stava tradendo, ma che il tradimento stava toccando i loro peggiori nemici. I Cacciatori.

Quando finalmente riuscì a liberarsi dalle catene del circolo vizioso in cui era caduto, Joshua si risollevò, andò alla scrivania e pregò Keath di raggiungerlo, dopodiché si appoggiò al ripiano con una mano e mormorò: “Vi pregherei di rimanere ancora un po’.”

Gretchen assentì. “Sono d’accordo con sua madre che mi sarei presa cura io, di lei.”

“E io, di voi… ma, a quanto pare, non l’ho fatto” replicò Joshua, passandosi una mano sul viso contratto dall’ira. “Puoi dirmi come ti sei accorta di lui, Sarah? Raccontarmi com’è andata?”

La ragazzina assentì lesta, e lo osservò vagamente preoccupata mentre il suo Fenrir si lasciava scivolare a terra, la schiena poggiata svogliatamente contro la scrivania. Sembrava davvero provato.

“Vidi alcune fotografie del signor Crowford assieme a mio padre, mentre erano al Vigrond. Fu lui a spiegarmi chi fosse, e a dirmi quanto foste legati” cominciò col dire la giovane, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. “Così, gli chiesi di più e papà mi disse che era un avvocato e che, in quando serviva, era lui a occuparsi dei casi in cui i lupi si cacciavano nei guai con la legge degli umani.”

Joshua annuì meccanicamente, sapendo che tutto ciò corrispondeva a verità. T.J. aveva letteralmente salvato il culo a un sacco di lupi, nel corso di quegli anni.

Anche per questo, trovava inaccettabile che lui avesse tramato contro il suo stesso branco, e proprio con gli odiati Cacciatori.

“Trovai strano vederlo in scuola, visto il lavoro che fa, perciò lo seguii. Pensai che fosse venuto per vedere miss Stewart, così mi posi l’imperativo di dirgli che quel giorno non era presente a scuola ma, quando svoltai l’angolo e lo vidi con miss Grey, mi nascosi.”

Si lasciò andare a un sorrisino imbarazzato, e aggiunse: “Pensavo che avessero una tresca, così fui tentata di allontanarmi.”

Lasciandosi andare a un mezzo sorriso, Joshua assentì e disse: “Sì, sarebbe da T.J. trovarsi una donna umana, così per cambiare un po’. Cosa ti trattenne lì?”

“Sentii il vostro nome, e mi parve strano, visto che a pronunciarlo fu miss Grey. Ero abbastanza sicura che non facesse parte del branco, visto che miss Stewart mi aveva detto chiaramente chi facesse parte del clan, all’interno della scuola. Fu la prima cosa che mi venne insegnata, dopo la mia iscrizione a scuola.”

Joshua assentì ancora, stupendosi ulteriormente della grande capacità di osservazione di quella ragazzina.

Per quanto umana, e quindi limitata nelle capacità come nei sensi, era riuscita a essere lesta di pensiero a sufficienza per cogliere particolari che forse, anche un giovane licantropo, non avrebbe notato.

E dire che Joshua si considerava così superiore a loro!

Ridendo di se stesso, Fenrir sospirò e disse: “Mai pensato di entrare in polizia? O sei troppo giovane?”

Sarah sorrise timida e replicò: “Ho quindici anni, Fenrir. E’ ancora un po’ presto, temo.”

“Magari potresti tenere compagnia alla mia Geri. E’ appena stata elevata a tale incarico, e credo che si senta un po’ sopraffatta, al momento. Forse, chiacchierare con chi ha un occhio così acuto, potrebbe divertirla e rasserenarla un poco” disse Joshua, pensando a Gwen e al momento in cui l’aveva insignita del titolo.

Le era sembrata così desiderosa di fare del suo meglio, così pronta a spingersi al limite… ma anche molto insicura di se stessa, nonostante Joshua avesse visto in lei le indubbie doti di un Geri.

Forse, essere la guida di una ragazzina dall’acume così pronto, le avrebbe reso le cose più facili. E l’avrebbe fatta sentire meno sola in quel ruolo così duro da portare avanti.

Chissà… a quanto pareva, non era un bravo conoscitore dell’animo delle persone, altrimenti si sarebbe accorto del doppiogioco di T.J.

Sarah, comunque, lo distrasse a sufficienza con il suo rossore e la sua emozione dirompente, tanto che lo strappò alla sua iniziale inedia, portandolo a sorridere.

“Sarei davvero onorata di conoscere la Geri del branco, anche se non mi reputo all’altezza di esserle di qualche aiuto” mormorò emozionata Sarah, reclinando ossequiosa il capo.

Gretchen le sorrise comprensiva e Joshua ne scrutò il profilo, scoprendovi un amore disinteressato verso la ragazza e molto, tantissimo orgoglio rivolto verso quella piccola umana.

Era chiaro quanto tenesse alla sua allieva, e quanto il fatto che lei fosse umana non le importasse nulla.

In questo, lui aveva molto da imparare.

Lui si era ritenuto a torto superiore agli umani, in quanto beneficiato da una forza superiore e dal passato ancestrale. A quanto pareva, invece, aveva peccato di ingenuità e superficialità al pari di qualsiasi altro essere, e ora ne scontava il fio.

Sopra a ogni altra cosa, una giovane ragazzina lo aveva messo dinanzi alle sue mancanze e, invece di fargliele pesare, si riteneva onorata dalla sua attenzione e dalle sue premure.

Era davvero il colmo!

Rialzandosi in piedi a fatica – la verità pesava ancora su di lui come un macigno, rendendogli pesante anche il solo camminare – Joshua la raggiunse, le si inginocchiò nuovamente dinanzi e strinse le sue mani tra le proprie.

Con gentilezza ne baciò i palmi, sorprendendo la stessa Gretchen, e disse con profonda contrizione: “Forse non ti rendi neppure conto dell’enormità del tuo gesto, Sarah, ma sappi che hai reso un grande servizio al tuo Fenrir e al branco tutto.”

“Anche se vi ho reso triste?” mormorò la giovane, ormai paonazza in viso per l’emozione.

Lui sorrise e annuì. “La tristezza nasce dalla consapevolezza che la mia superbia ha messo in pericolo il mio branco. Ho messo al di sopra di qualsiasi sospetto una persona a cui tengo molto, dimenticandomi che non posso permettermi di essere parziale. Sono la vostra guida, il vostro faro e la vostra protezione… ma ho fallito.”

“Papà mi ha detto che nessuno è infallibile… neppure un lupo. E’ per questo che dobbiamo sempre avere qualcuno che ci guardi le spalle” gli sorrise Sarah.

“Tuo padre ha dimostrato molta saggezza, nel dirtelo. E dimmi, Sarah… hai pensato alla possibilità di essere trasformata, o preferisci rimanere umana?”

“Papà mi ha spiegato tutte le possibilità, così come ha fatto con mamma ma, da quel che so, mamma ha deciso di aspettare per dare un figlio a papà adesso” gli spiegò Sarah. “Quanto a me, desidero ultimare gli studi da umana e poi tentare la Mutazione.”

Joshua assentì, mormorando: “Saresti più forte come umana, e meno suscettibile agli sbalzi ormonali. E’ una buona cosa.”

“Ho pensato di sì” assentì Sarah, prima di sobbalzare leggermente quando udì bussare con una certa violenza alla porta.

Joshua si rialzò e, adombrandosi in viso, borbottò: “E’ arrivato Keath.”

N.d.A.: La bomba è stata lanciata e si è scoperto chi abbia tradito la fiducia di Joshua. Immagino abbiate notato quanto, rispetto al Joshua che conosciamo noi, questo sia più superbo, specialmente riguardo agli esseri umani. Beh, è proprio in questa occasione che capirà la sua superficialità e migliorerà se stesso.

Scopriamo anche che rapporto lo leghi - o meglio, non lo leghi ancora - a Gretchen, che non sembra affatto intimidita da lui. E' donna capace di tenergli testa, perciò vedremo come e se Joshua si comporterà con lei.

Alla prossima!

  
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