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Autore: Signorina Granger    14/01/2019    4 recensioni
Raccolta di varie OS dedicate a coppie/singoli personaggi delle mie Interattive.
I: Joseph Richardson
II: Charlotte Selwyn
III: Ivan Petrov/Irina Volkova
IV: Constance Prewett
V: Markus Fawley/Berenike Black
VI: Jude Verrater/Isabelle Van Acker
VII: Jake Miller/Scarlett Anderson
VIII: Nicholas Bennet
IX: Antares Black
X: Gabriel Undersee/Helene Bergsma
XI: Altair Black/Elizabeth Abbott
XII: Aiden Burke/Eltanin Black
XIII: Adrianus Stebbins
XIV: Cecil Krueger/Isla Robertson
XV: Regan Carsen/Stephanie Noone
XVI: Pawel Juraszek
XVII: Phoebus Gaunt/Nymphea McLyon
XVIII: Hooland Magnus/Rose Williams
XIX: Dante Julius/Jane Prewett
XX: Lilian Blackwell
XXI: Oliver Miller/Ingrid Braun
XXII: Noah Carroll/Mairne Connelly
XXIII: Seth Redclaw/Kate Bennet
XXIV: Emil Bach/Rebecca Crawley
XXV: Sean Selwyn
XXVI: Jade Bones
XXVII: Andrew Maguire/Iphigenia Ashworth
XXVIII: Gabriel Greengrass/Elena MacMillan
XXIX: Wyatt Hill
XXX: Erzsébet Bathkein-Horvàth
XXXI: Carmilla Bathkein-Horvàth
XXXII: David Maguire
XXXIII: Maxine Keenan/Erik Murray
XXXIV: Charlotte/Adela/Hector/William/Aurora/Regan/Stephanie
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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A perfect combination
 
Carmilla Bathkein-HorvàthImage and video hosting by TinyPic


Dopo la morte di Voldemort e la caduta del suo regime Carmilla, a differenza della gemella, decise di diventare un’Auror. Non fu lungo o complicato, le bastò superare un paio di prove che le sembrarono semplicissime insieme ad Haze ed Aeron: un mese dopo Carmilla era un’Auror a tutti gli effetti.

Lei ed Erzsébet continuarono a convivere per qualche tempo, e intanto si riavvicinarono non poco ad un padre che orma da anni sentiva di aver quasi perso le sue uniche figlie, nonché la sua unica famiglia.
Nonostante la strega non lo ammisse mai esplicitamente fu molto felice del loro riavvicinamento all’uomo: le piaceva l’idea di avere di nuovo una famiglia, anche se senza sua madre non era la stessa cosa.


“Carma, ma oggi non sei di turno?”
“Forse… o forse mi sono fatta dare il cambio…”
“Come ieri?”
“Già…”
“Carma!”
“Che c’è, sono indisposta!”

Carmilla, stesa sul divano, sfoggiò un’espressione sofferente di fronte a quella attonita della gemella, che alzò gli occhi al cielo e sospirò gravemente prima di scuotere il capo:

“Sei assurda. Ti piace il tuo lavoro, ma sei terribilmente pigra!”
“Sì, hai ragione, mi piace il mio lavoro, sai cosa non mi piace invece? Quando tu mi fai la paternale. Non hai qualche intruglio da preparare, Erza?”

“Simpatica. Torno stasera. Porta fuori Atlas, visto che non hai nulla da fare.”

Carmilla finse di non averla sentita, accarezzando pigramente uno dei suoi gatti mentre fissava il soffitto, chiedendosi se fosse avanzata della torta con cui poter fare colazione.


*


Dopo due anni di vita tranquilla, alternata tra momenti in famiglia, amici, relazioni passeggere, lavoro o passata a casa a rilassarsi Carmilla ebbe un piccolo incidente sul lavoro e venne portata al San Mungo per curare una lesione che aveva riportato al braccio. 

Erza si precipitò in ospedale non appena la contattarono, raggiungendo la sorella trafelata e con il cuore in gola. Trovò invece Carmilla molto rilassata e pacifica mentre aspettava nel suo letto, guardandosi intorno con aria annoiata:

“Oh, ciao Erza, almeno posso parlare con qualcuno.”
“Carma, stai bene?!”
“Ma certo, è una sciocchezza, non capisco perché vogliano che io rimanga qui per una notte, sto già benissimo…”

“Beh, loro sono i medici, non tu, ergo farai come ti dicono.”
“Va bene, non farmi la paternale… sentì, puoi restare qui a farmi compagnia? Detesto dover condividere la stanza con qualcuno, almeno con te qui potrei distrarmi un po’.”

Erzsébet esitò ma annuì, sorridendo mentre guardava la sorella con una punta di affetto negli occhi scuri:

“Certo, basta che non mi chiedi di farti da serva per portarti le cose come quando a casa ti spiaggi sul divano.”
“Beccata… mi passi un budino?”


*


Carmilla non l’avrebbe mai immaginato, ma quel brevissimo periodo di convalescenza al San Mungo diede ottimi frutti: l’Auror potè infatti fare la conoscenza di una ragazza, una strega più giovane di lei di tre anni che lavorava in ospedale dalla morte di Voldemort. 

Leah Collins era molto diversa da lei: bionda, più bassa, decisamente più sorridente e visibilmente gentile, premurosa e garbata, visto l’occhio di riguardo e la considerevole pazienza che sembrava avere con i pazienti. 
Forse proprio a causa della diversità che vide in lei Carmilla rimase immediatamente colpita da quella giovane strega, arrivando persino ad attaccare bottone con qualcuno per la prima volta da quando aveva messo piede in ospedale. 

Forse quella notte in più passata in ospedale avrebbe avuto dei risvolti positivi, in fin dei conti.


*


Carmilla sapeva quando piaceva alle persone, e sapeva di aver fatto un’impressione positiva e di aver colpito Leah. Proprio per questo non ci volle molto affinché l’Auror chiedesse alla Medimaga di uscire con lei, e con sua somma soddisfazione la bionda accettò sfoggiando uno dei suoi smaglianti e adorabili sorrisi.

Quello che Carmilla non si aspettava era di restare a sua volta molto colpita dalla strega, tanto da non stancarsi di lei in poco tempo come era, per lei, la norma: non le era praticamente mai successo e il fatto la confuse e spiazzò non poco, ma continuò comunque a frequentarla per qualche tempo finché non iniziò a chiedersi se non fosse il caso di allontanare Leah: non era abituata ad una situazione del genere, e oltre a non sapere come comportarsi non era sicura di cosa provasse.

L’unica con cui poteva parlarne ovviamente era sua sorella e Erzsébet, dopo aver conosciuto Leah, un paio di settimane prima, vietò categoricamente alla gemella di interrompere l’unica vera relazione che avesse mai avuto, pena il “distruggere tutti i tuoi amati vestiti”. 
Nessuna delle due era una persona facile o particolarmente incline alle smancerie o a dimostrare affetto, ma se davvero teneva a Leah doveva impegnarsi, superare le sue insicurezze e non permettersi di perderla. 

“Anche perché”, continuò la pozionista con un sorrisetto, “non penso troverai qualcun altro disposto a sopportarti, lo dico perché per me farlo è una faticaccia, e sei mia sorella.”

A modo suo, certo, ma Erzsébet aveva ragione, e Carmilla lo sapeva. Ovviamente non glielo disse quel giorno, e nemmeno quello seguente, ma non ce n’era bisogno: Erzsébet sapeva fin troppo bene da sola di non essersi sbagliata. 


*


“Leah?”
“Sì?” 

Leah le sorrise e Carmilla esitò, giocherellando con il tovagliolo prima di schiarii la voce. Erano passato sei mesi dal loro primo appuntamento, e anche se lo voleva e sapeva che era “giusto” non sapeva come chiederglielo. 
Non aveva mai avuto troppi peli sulla lingua è in quel momento si sentiva stupida come mai prima d’ora.

“Ecco… ormai stiamo insieme da un po’ e mi chiedevo… ti andrebbe di andare a convivere? Ma se per te è presto va bene, è ovvio…”

Leah, dal canto suo, guardò Carmilla per qualche istante prima di sorridere, felice della sua proposta e, allo stesso tempo, divertita di fronte a quella reazione insolita: allungò una mano e prese quella della mora, annuendo con gli occhi luccicanti: 

“Mi piacerebbe molto, Carma. Sono felice che tu me l’abbia chiesto, ci stavo pensando anche io, onestamente.”
“Davvero?”
“Davvero.”

“Beh… bene. Infondo hai superato il test dei miei gatti, ti hanno accettata, quindi non penso che ci saranno problemi.”
“Ah, quindi loro contano più di me?!”
“Leah, ti adoro, ma ora non allargarti troppo.”


*


Passarono circa due anni di convivenza, più o meno tranquilla e di tanto in tanto costellata di qualche discussione, ma Leah aveva l’invidiabile capacità di sopportare e di non irritarsi troppo di fronte al carattere non sempre facile di Carmilla, e l’Auror gliene era sempre molto grata.

Una sera Leah, quando la compagna tornò dal lavoro, asserì di averle preparato i suoi piatti preferiti, aveva persino provato a cimentarsi nella cucina ungherese (la medimaga adorava cucinare). Carmilla storse il naso, piacevolmente sorpresa ma intuendo al contempo che ci fosse qualcosa sotto: era tutto incredibilmente in ordine, quasi perfetto, e nonostante Leah, come lei, curasse sempre il suo aspetto quella sera non aveva l’aria che ci si aspetterebbe da una che ha cucinato per ore. 

L’arcano venne svelato dopo cena, quando insieme al dessert Leah avanzò anche una certa proposta. 
Carmilla non si era mai vista come una persona da matrimonio, e forse ci avrebbe messo molto più tempo per decidersi a chiedere alla fidanzata di sposarla. Fu quindi, forse, una fortuna che fosse stata Leah a prendere l’iniziativa, e dopo qualche istante di sorpresa, sbigottimento e turbamento l’ex Serpeverde non potè far altro che accettare. 


A reagire quasi più felicemente di lei fu Erzsébet, che abbracciò entrambe con slancio una volta appresa la notizia e asserì, emozionata, che si sarebbero divertite moltissimo ad organizzare le nozze.
Quello fu, in assoluto, il primo momento in cui Carmilla si pentì di aver accettato di sposarsi.


*


Réka, Image and video hosting by TinyPicRay e RenéeImage and video hosting by TinyPic


“Ragazzi, sono arrivati zia Erza e zio Aslat!”

Leah si sporse sulle scale per chiamare i tre figli, ma tutto ciò che ottenne in risposta furono delle confuse esclamazioni in ungherese che la fecero sospirare mentre, alle sue spalle, la moglie ridacchiava:

“Sentiamo, cos’hanno detto? Detesto che voi sappiate una lingua a me ignota, mi sento esclusa!”
“Rilassati, non ti prendiamo in giro alle spalle, hanno solo detto che arrivano subito… solo, è sempre divertente assistere alla tua reazione.”

Carmilla sorrise alla moglie, che alzò gli occhi al cielo e borbottò che avrebbe imparato l’ungherese più che, se solo non fosse stata una lingua tanto astrusa e lei, per prima, non proprio abilissima nelle lingue.

“Rilassati, non te lo chiederei mai per forza, anche se sarebbe carino, certo. In effetti mi piacerebbe portare i ragazzi in Ungheria prima o poi, magari insieme a mia sorella…”

Carmilla annuì, pensierosa, mentre i tre figli adottivi della coppia, Renée più i gemelli, raggiungevano le due sul pianerottolo:

“Dove sono gli zii?” Réka, che portava il nome della defunta nonna, aggrottò la fronte quando non vide traccia di zii o cugini, e Leah sfoggiò un sorriso amorevole prima di stringersi nelle spalle, girare sui tacchi e fare cenno ai tre di seguirla in cucina:
“Mentivo, vi ho fatti venire per aiutarmi ad apparecchiare.”
“Cosa?! Mami, sei scorretta! Mamma, diglielo!”

“Scusate cari, ma infondo approvo… se ho sposato la mamma un motivo c’è.”

Carmilla sorrise e lanciò un’occhiata divertita alla moglie, che per tutta risposta le strizzò l’occhio prima di sparire in cucina. Ai tre bambini non restò che sbuffare e seguirla a testa bassa, ben sapendo che quando le due madri si coalizzavano c’era ben poco da fare: come diceva sempre sia Erza, quelle due erano un “binomio perfetto”.







……………………………………………………………………………
Angolo Autrice: 

Buonasera! 
Ebbene sì, non mi ero dimenticata di questa raccolta e delle OS arretrate, solo ho.. rimandato. Parecchio. Chiedo perdono, che vergogna.
Cercherò di sfornare quella di Lud e poi quella di David in fretta, lo prometto, anche se chi mi segue sa che ho molto da scrivere al momento.

So che non è la mia OS migliore, ma nonostante i tempi un po’ stretti volevo finalmente buttare giù qualcosa, stasera. 
A presto, spero, grazie per la pazienza e buonanotte!
Signorina Granger 

   
 
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