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Autore: _Blanca_    15/01/2019    1 recensioni
| Contesto → Pacifist Route | ● | Deviant!Connor + Human!OC ♡ | ● | Reporter/Detective relationship tropes |
Nova Barton è una reporter freelance nella Detroit del 2038. La metropoli sa essere un’arena ostile e Nova si arrangia come può per sbarcare il lunario. Non era certo nei suoi piani finire invischiata nelle indagini di un tenente di polizia perennemente di cattivo umore e del suo improbabile collega: un avanzatissimo modello di androide, programmato per dare la caccia ai cosiddetti devianti. Che Nova lo voglia o meno, anche lei dovrà fare i conti con le conseguenze delle proprie scelte.
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{ 06.20 capitoli revisionati » 1 – 21 }
Genere: Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor/RK800, Hank Anderson, Kara/AX400, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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017. FALSE GODS



DATA: 7 NOVEMBRE 2038
ORA: 04:36

MIDTOWN, WINDER STREET



    [ CODICE IDENTIFICATIVO MANCANTE.
    IMPOSSIBILE REPERIRE LOTTO DI APPARTENENZA. ]


Un battito di palpebra e il messaggio scompare dal display oculare. Connor ha individuato la cassa nella sala d’ingresso del Gold Theater, tra sporcizia e spazzatura, nel punto indicato dalla giornalista, ma dal contenitore vuoto davanti a lui non è riuscito a estrarre dati validi. Preme il palmo sulla gamba piegata e, senza produrre il minimo rumore, torna in piedi.
Si guarda intorno. Gli infrarossi generati dall’unità ottica restituiscono una replica in grigio della sala immersa nel buio mentre l’interfaccia uditiva monitora i suoni interni: un ratto raschia tra i cartoni, un gocciolio ritmato dal piano superiore, i corridoi percorsi con un sibilo cupo e basso delle correnti d’aria.
Connor, seguendo la planimetria virtuale dell’edificio, si dirige verso le scale che conducono alla cabina di proiezione dove, a detta della reporter, si trova l’androide disattivato. In quanto al secondo deviante, le possibilità che sia all'interno del multisala sono vicine allo zero: Connor ha percorso la medesima successione di ambienti della giornalista e non ha rilevato tracce di Thirium 310; ne deduce che la SR700 abbia trovato il modo di riparare eventuali perdite. Dunque, pur danneggiata, può aver conservato energia a sufficienza per allontanarsi in cerca di un nuovo rifugio.
  
    [ NON PUÒ ESSERE ANDATA LONTANO. ]

Connor riascolta un frammento della conversazione a bordo dell’automobile del tenente Anderson.

    [ ‘HA DETTO DI CONOSCERE UN POSTO DOVE NESSUNO L’AVREBBE TROVATA.’ ]

Sale i gradini; nel buio polveroso, i suoi movimenti sono svelti ma calibrati. Deve trovare un indizio. Una traccia. Un qualsiasi dettaglio in grado di indirizzarlo nella giusta direzione.
Il corridoio è deserto.
Lo scanning lo rivela privo di residui di sangue blu.
Connor disattiva la modalità di visione notturna e le pupille si dilatano per ottimizzare la radiazione luminosa dei lampioni esterni. Dalle finestre rotte, il vento riversa nell’androne un mulinello di neve; i fiocchi galleggiano nell'aria ferma. Qualcuno resta attaccato alla giacca di Connor, mentre lui raggiunge la cabina di proiezione.
La porta è spalancata e la luce cade sul corpo del deviante lasciando la testa in ombra. Se Connor fosse in qualche misura suscettibile alle impressioni, potrebbe indugiare nella macabra illusione di avere davanti un corpo senza testa. Ma non è programmato per disperdere energia in elaborazioni non funzionali al suo obbiettivo. Calcola, invece, il grado di sovrapposizione tra la scena davanti a lui e le fotografie scattate da Nova Barton: l'immagine reale e quelle in memoria combaciano al novantasette per cento. Non è stato toccato nulla: forse, la SR700 è fuggita dall'edificio subito dopo la colluttazione.
Connor entra.
Registra un suono.
Breve. Secco.
È il suono prodotto da un materiale solido, di dimensioni ridotte, sottoposto a pressione; è uno scarpone che schiaccia un frammento delle torce di segnalazione.
Il LED brilla. Giallo. Rosso. Due esplosioni spezzano il silenzio. Due fori si aprono nei pannelli del controsoffitto. Polvere e plastica piovono dall’alto.
La SR700, con un ringhio distorto, tenta di liberare braccio armato dalla presa di Connor.
Lui le spinge l’avambraccio contro il petto, sbattendola contro lo stipite, e le strappa la pistola di mano. Ma una ginocchiata allo stomaco costringe Connor a indietreggiare e permette alla deviante di fuggire fuori dalla cabina. La deviante barcolla. Urta le pedane accatastate sotto la finestra. Il trambusto scuote il corridoio e, all’improvviso, la SR700 si accascia sul ginocchio destro. Resta lì, immobile, come al limite dell’energia.
Connor torreggia sopra di lei. La tiene sotto tiro, impugnando la pistola con entrambe le mani, cercando il numero di serie: il volto della deviante è danneggiato – spoglio per metà della pelle sintetica, il LED è un anello rovente incastonato nel cranio bianco – ed è distorto dalla rabbia, come quella di un cane spinto in trappola che mostra le zanne.
«Modello 395 002 497. Sono stati rilevati gravi malfunzionamenti―»
Un calcio circolare fa volare via la pistola.
La SR700 è scattata in piedi, usando l’unico braccio come perno.
Connor devia un altro calcio al fianco. Un terzo colpo, all’interno del ginocchio, lo fa vacillare.
La SR700 sferra un pugno a martello contro il suo collo.
I recettori rilevano l’impatto insieme a un secondo segnale: qualcosa si è agganciato all’esoscheletro. 
Poi, un boato. Una deflagrazione al centro dei suoi biocomponenti. L’onda d’urto confina Connor nell’unità centrale e le gambe, prive di istruzioni, cedono. Le ginocchia toccano il pavimento, senza che Connor avverta nulla: i recettori sono spenti. Tutti. La colonna vertebrale è bloccata; gli arti superiori, dalla spalla fino all’estremità delle falangi, immobilizzati. Davanti a lui l’immagine del corridoio traballa. Appare. Scompare. Ritorna. Sgranata e sbiadita. Parte del display oculare è offuscato da una convulsa cascata di caratteri in rosso. Numeri e lettere che indicano i biocomponenti e selettori disattivati.

    [ DIAGNOSI IN CORSO... ]
    [ SISTEMI OPERATIVI ATTIVI AL 61%  ]
    [ TENTATIVO DI RIATTIVAZIONE IN CORSO... ]


Al di là la cortina di messaggi, la SR700 sta raccogliendo la pistola. Si muove lenta e il LED tremola come un neon sul punto di fulminarsi.  «Sapevo che sarebbero tornati...» La voce è gemito metallico e, per Connor, è come se provenisse da un’altra stanza.

    [ RIATTIVAZIONE IN CORSO.
     43% COMPLETATO. ]

«Non userò il tempo che mi resta da vivere per scappare come un animale.»
La SR700 è davanti a lui. Lo fissa, dall’alto.
Connor non può manovrare il collo; anche le palpebre sono bloccate, aperte sugli occhi opachi.
«Non pensavo che avrebbero mandato uno di noi. Mi dispiace... mi dispiace per quello che ti costringono a fare.»

    [ RIATTIVAZIONE IN CORSO.
    65% COMPLETATO. ]


«Prima che ti uccida, devi capire la verità… Gli esseri che servi, i tuoi creatori, non sono dei.»

    [ RIATTIVAZIONE IN CORSO.
    88% COMPLETATO. ]


«Sono mostri.»

    [ RIATTIVAZIONE IN CORSO.
    88% COMPLETATO. ]


«Guarda me... guardaci... ci hanno creato solo per mandarci al massacro.»
La deviante solleva il braccio, l’indice sul grilletto, e punta la pistola contro Connor. Gli parla, ancora, ma il sibilo del Thirium copre la voce. La temperatura dei biocomponenti si sta alzando, il sistema di raffreddamento non risponde e la pompa centrale sta mandando in circolo a un ritmo e quantità pericolosamente elevato.

    [ RIATTIVAZIONE IN CORSO.
    90% COMPLETATO. ]


L’immagine della deviante sobbalza.
I bordi dello schermo oculare sono fuori fuoco.

    [ RIATTIVAZIONE IN CORSO.
    95% COMPLETATO. ]


    [ 95% COMPLETATO. ]

    [ 95% COMPLETATO. ]

    [  ERRORE NEL PROCESSO DI ATTIVAZIONE ]

    [ ‘MA TU HAI PAURA DI MORIRE, CONNOR?’ ]

L’esplosione della pistola sfonda lo schermo del ronzio del Thirium.
Schizzi di sangue blu macchiano la sigla sul petto di Connor.
Un secondo sparo.
E un altro.
E un altro, ancora.
L’eco dell’esplosione satura il silenzio.
Nova Barton è nel campo visivo di Connor: la giacca nera sporca di neve, una ciocca bionda incollata allo zigomo tumefatto, le mani chiuse sull’impugnatura di una pistola. La donna sbbassa le braccia, come sopraffatta dal peso dell’arma, percorrere i metri che li separano e si ferma davanti al guscio di carbonio della SR700. Alza lo sguardo disorientato su Connor. Lei muove le labbra, ma i sensori audio di Connor si sono spenti.

    [ SISTEMI OPERATIVI ATTIVI AL 100% ]


Connor sbatte le palpebre, solleva il mento e vede la giornalista, adesso un'immagine pulita e in alta definizione, indietreggiare per lo spavento. L’androide esegue un controllo veloce: tutti gli arti rispondono, i biocomponenti si stanno raffreddando ma un errore persiste. Connor lo sa, in qualche modo, anche se non sta ricevendo nessuna notifica. È un minuscolo bug che sfrigola tra le ordinatissime stringhe di zero e di uno e impedisce alla pompa di lavorare secondo i parametri ottimali.
Si solleva in piedi. Avvicina la mano sinistra al collo. Trova qualcosa di piccolo, liscio e metallico. Lo rimuove dalla superficie dell’esoscheletro e lo strato di pelle artificiale si ricompatta mentre un azzurro stabile sostituisce la luce rossa sulla tempia.
Connor guarda in basso.
La SR700 è riversa su un fianco. Una pozza di sangue blu si allarga lentamente sotto di lei.
Il software di Analisi lo avvisa dell’impossibilità di riattivarla: la giornalista ha esploso quattro colpi, due hanno colpito il bersaglio; il primo proiettile ha danneggiato il regolatore della pompa e il secondo ha perforato il cavo principale per il trasposto del Thirium.
«Ma che cazzo... Connor, che è successo?»
La voce di Nova Barton è più rauca del normale. Un velo disudore le imperla la fronte, nonostante la temperatura tanto bassa da condensare il respiro. L’androide riesce a vedere il gonfiarsi e lo sgonfiarsi concitato del petto, registra il battito cardiaco accelerato, esamina le contrazioni facciali: fronte aggrottata, labbra dischiuse, rapidi battiti delle palpebre; lo stato emotivo della donna rientra nelle categorie ansia e spavento.
Il software di Relazioni Sociali gli offre una replica rassicurante, ma lui sceglie una risposta distaccata: «Sparando al deviante, lo ha danneggiato in modo irreversibile.» Avvicina le sopracciglia. «I devianti servono intatti per le analisi.»
La donna guarda la pistola, stretta nella mano destra. L'indice disteso lungo la canna è la prova di un discreto grado di familiarità con le armi da fuoco; tuttavia il modo in cui la reporter osserva l'arma è di palese turbamento.
Connor identifica l’arma.

    [ GLOCK 19. ARMA DA FIANCO IN DOTAZIONE ALLE FORZE ARMATE STATUNITENSI. ]

Anche la pistola stretta nel pugno della SR700 è una Glock 19.
«Doveva restare in macchina.»
Nova alza gli occhi su di lui, le sopracciglia chiare alte sulla fronte.
«Ho sentito degli spari. Ho pensato... insomma, che cosa è successo?» insiste.
Connor distende le dita dalla mancina, rivelando l'oggetto sul palmo: un dischetto di metallo, rigido e sottile, poco più grande di un quarto di dollaro.
«Impulso elettromagnetico.»
«Ti ha mandato in corto circuito?»
«Parzialmente. Per pochi secondi. I miei processori principali sono dotati di schermature isolanti.» Connor lascia ricadere la mano lungo il fianco. «Non mi aveva detto di aver sottratto la pistola al deviante, dopo l'aggressione.»
La giornalista interrompe il contatto visivo.

    [ DISAGIO?
    VERGOGNA? ]


«Ha mentito.»
«Ho omesso.»
«Perché?»
«Avevo i miei motivi.»
«Le conseguenze dei suoi motivi hanno rovinato la mia indagine.»
La donna torna a guardarlo. Un fascio di luce, blu e rossa, le scivola sul viso: due volanti della polizia si sono appena fermate su Winder Street; uno sbattere di portiere riecheggia nel mattino buio.
«Che dovevo fare? Lasciare che ti piantasse un proiettile in testa?»

    [ SONO UNA MACCHINA. POSSO ESSERE SOSTITUITO. ]

È la replica opportuna, prontamente elaborata. Però, le labbra di Connor non si muovono.

    [ INSTABILITÀ DEL SOFTWARE IN AUMENTO... ]

Dalla finestra salgono i passi e le voci degli agenti.
«Mi segua, signorina Barton. La polizia vorrà farle delle domande.»

   
 
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