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Autore: Red_Coat    16/01/2019    2 recensioni
Questa è la storia di un soldato, un rinnegato da due mondi. È la storia del viaggio ultimo del pianeta verso la sua terra promessa.
Questa è la storia di quando Cloud Strife fu sconfitto, e vennero le tenebre. E il silenzio.
Genere: Angst, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cloud Strife, Kadaj, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'allievo di Sephiroth'
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C'era un uomo con lui, all'epoca della sua fuga da Nibelheim.
Non ricordava chi fosse né da dove venisse, ma aveva viaggiato con lui. Era quella voce, quella che lo aveva risvegliato dal coma per avvelenamento causatogli da Victor Osaka a Midgar.
Un giovane uomo che ad un certo punto, nemmeno di questo ricordava come, lo aveva difeso da Osaka, che a quando sembrava voleva ucciderlo per vendicare la morte di Sephiroth.
Ecco.
Era questo, questo aveva ricordato dopo lo scontro con Victor al Gold Saucer.
E questo, oltre a confermare il suo odio e la sua rabbia nei confronti di quell'uomo, gli aveva reso praticamente impossibile porsi altre domande.
Un uomo lo aveva salvato da Osaka, ma perché? Chi era, e soprattutto perché non riusciva a ricordare come fosse finito a non potersi difendere?
Si conoscevano da tempo o era un passante, un'amicizia recente? Di sicuro Osaka lo conosceva molto meglio e da molto più tempo di lui, almeno questo poteva dedurre dal tono del breve scambio di battute che come uno sprazzo di luce aveva fatto capolino nella sua mente a illuminare un po' di buio.
Victor voleva ucciderlo, quell'uomo lo aveva salvato e si era anche preso la colpa per lui di ciò che era accaduto a Nibelheim!
Perché lo aveva fatto?
Chi era? Dov'era adesso?
Come mai lui era solo, quando era tornato a Midgar?
Dal momento preciso in cui aveva ricordato, qualcosa sembrava essersi spezzato di nuovo nella sua mente. Si sentiva confuso, aveva un costante mal di testa, era perennemente sovrappensiero e non riusciva a dormire. Era anche questo a rendergli irritante e insopportabile la confusione che Sephiroth continuava a creare, il vuoto di notizie attorno al suo piano di conquista.
Doveva fermarlo e cercare di scoprire cosa avesse in mente, ma nel frattempo la sua mente sembrava non lasciargli tregua.
C'era qualcosa lì dentro. Qualcosa chiuso ermeticamente in una delle stanze più profonde e segrete del labirinto dei ricordi che adesso, all'improvviso, si era risvegliata e premeva, batteva forte contro la porta blindata per cercare di uscire.
BUM! BUM! BUM!
Era spaventoso, angosciante. Doloroso!
Ogni colpo una scossa di emicrania, un alito di fiato in meno.
E non riusciva più a trovare un modo per fermarlo.

Come diavolo faceva a pensare, così!!
 
***
 
Un altopiano montuoso, a strapiombo sul mare.
Spoglio da qualsiasi altra forma di vegetazione che non fosse erba, leggermente ghiaioso, con una pendenza del 65% sul lato ovest e il mare, circa otto metri più in basso, dalla parte opposta.
Era il terreno di battaglia perfetto per uno scontro, e infatti fu lì che le due fazioni si ritrovarono, senza il minimo preavviso, mentre entrambi tentavano di raggiungere il proprio obiettivo comune.
Victor Osaka andava ad est, l'oro erano appena saliti in cima.
Lui e Cloud si ritrovarono l'uno di fronte all'altro e il momento di sorpresa durò davvero pochissimi istanti.
Nessuno di loro si aspettava quella situazione.
Il primo a mettere mano alla katana fu Osaka, seguito subito dopo da Cloud che avanzò verso di lui, distaccandosi dagli altri e lanciandogli uno sguardo di fuoco.
Tutto questo in una frazione di secondo, mentre Aerith stava ancora manifestando la sua contentezza nel rivedere il suo ex compagno di viaggio.

«Victor!» esclamò con un sorriso entusiasta, compiendo il primo passo verso di lui.

Venne bloccata da un muro di ghiaccio, spesso e opaco, che si formò rapido dal nulla di fronte a lei impedendole di avanzare ulteriormente.
Fece sorpresa un passo indietro, guardò Osaka.
Lui la freddò con un glaciale sguardo di rimprovero.
Tifa la trasse a sé, appoggiandole una mano sulla spalle e facendole segno con la testa di lasciar stare.
Yuffie invece fu più impetuosa, lanciandogli contro il suo shuriken urlando il suo grido di guerra.
Victor sbruffò seccato, alzando una mano in direzione dell'arma e fermando il suo volo, ghiacciandola completamente.
La violenza del colpo fu tale da spingere l'arma a rimbalzare contro chi l'aveva scagliata. La ninja si scansò urlando, gli altri si spostarono appena in tempo da permettere allo shuriken di piantarsi nel terreno.
Victor sorrise perfido, seguitando a guardare il suo vero avversario.

«Guarda un po’ chi si vede ...» mormorò famelico, sfoderando la katana.

Cloud fece lo stesso con la Buster Sword, impugnandola in posizione di attacco.
Victor ghignò.

«Ti spiace?» chiese, prima di scagliare un incantesimo pietrificante su tutto il resto della gang, che senza nemmeno avere il tempo di accorgersene si ritrovò avvolta in un guscio di pietra che impediva loro qualsiasi azione.

Erano soli adesso.
L'incantesimo sarebbe durato qualche minuto, poi avrebbe dovuto replicarlo o respingere i loro attacchi, ma almeno avrebbe avuto un po’ di tempo per godersela.
Scosse le spalle, finse di sgranchirsi i muscoli del collo e sogghignò ad un Cloud preoccupato.

«Odio essere interrotto inutilmente, e voglio vedere come te la cavi senza nessun "aiuto da casa".» spiegò.

Cloud si corrucciò, serrò bene l'impugnatura e partì all'attacco sferrando un fendente verticale e poi uno orizzontale, abilmente parati entrambi dall'allievo di Sephiroth, che successivamente lo colpì con tutta la forza che aveva con un calcio al torace, facendo in modo che le suole rinforzate dei suoi anfibi facessero il loro dovere.
Per un pelo Cloud non cadde in ginocchio, si ritrovò comunque senza fiato per il dolore e si resse con una mano il petto.

«Io ...» annaspò «Non ho bisogno di nessun aiuto per sconfiggerti.» concluse, quindi fece roteare la sua spada e riprese a tempestarlo di colpi senza dargli il tempo di affondare nuovamente.

Victor ne scansò un paio, né parò altrettanti e poi glitciò, portandosi alle sue spalle e affondando la lama nel fianco.
Cloud spalancò gli occhi colto di sorpresa.

«Oh, ma davvero?» rise Osaka, dentro il suo orecchio, prima di estrarre la lama e stavolta guardarlo cadere inevitabilmente su un ginocchio, appoggiandosi alla Buster Sword «Strano, perché a quest'ora allora avresti già dovuto avermi ucciso da un pezzo. È invece sono ancora qua.» sghignazzò.

Cloud si accigliò, voltandosi a guardarlo con aria truce.
Victor non perse il ghigno dalle labbra.

«O devo presupporre che tutto quello che sai fare in fondo è mentire a te stesso e agli altri?» lo provocò.

Cloud Strife allora decise che era già stufo di quelle chiacchiere da sbruffone.
Gli scagliò contro una triplice sequenza di fulmini, Victor saltò per evitarli ma stavolta non fu altrettanto facile, uno quasi lo colpì.
Si ritrovò in posizione di difesa, in ginocchio con la mano destra appoggiata al terreno, come un gatto.
Cloud si preparò al prossimo attacco, saltando e scagliandogli contro una scarica di meteoriti infuocate.
Questo riuscì a sorprenderlo, dovette ammetterlo.
Non poté che difendersi con la barriera magica rinforzata dall'elemento gelo che dissolse le fiamme.
Questo però gli costò, sorprendentemente, più energia del solito.
Trasse un profondo respiro e si schiarì la vista, non appena questa si infranse.
"Accidenti. È migliorato il bamboccio. Mph, non lo avrei mai detto."
Cloud Strife però non gli lasciò il tempo per altre riflessioni.
La sua figura tornò ad illuminarsi di quella luce azzurrina che precedeva i suoi attacchi più potenti.
Victor sorrise guardandolo spiccare il volo e piombare verso di lui. "Eccolo che arriva, il pivello." pensò, gioendo del fatto che dopo quello spreco di energia incontrollata lo avrebbe sopraffatto più facilmente.
Parò il fendente che Strife gli scagliò contro, ma l'onda d'urto fu più potente delle altre volte e questa si ritrovò a sprofondare nel terreno, spinto leggermente all'indietro.
Strinse i denti, Cloud gli rivolse uno sguardo d'odio per poi arretrare di nuovo e ripartire, sorprendentemente ancora carico.
All'improvviso gli occhi di Osaka si trasformarono di qualche secondo, una scossa elettrica pervase le sue mani e le sue palpebre e la sua mente fu attraversata da un pensiero.
"Ottacolpo! E no, questo  proprio non te lo permetto, chocobo di merda!"
Parò ogni colpo con rapidità impressionante, replicando le mosse dell'avversario alla perfezione e sempre un secondo prima di lui.
Alla fine con un'ondata di energia lo scagliò contro le statue di pietra che, a poco a poco, si rianimarono tornando normali.
L'incantesimo era finito, ma lui non poteva sprecare tutta la sua energia per quello.
Optò per un muro di ghiaccio che tenesse lontani gli altri e delimitasse i confini dell'arena senza costargli troppa energia magica.
Lo alzò in pochi istanti, poi si avventò di nuovo su Cloud e usando un laccio di lifestream come frusta lo disarmò facendogli saltare la Buster Sword dalle mani.
Questa cadde a terra, scivolando proprio a pochi centimetri dai suoi piedi. Cloud si ritrovò nuovamente bloccato per polsi e caviglie da quei lacci mentre guardava il suo avversario avvicinarsi alla sua spada e, lentamente e con un sogghigno perfido, prenderla in mano e staccare da essa le materie.
Un moto di rabbia lo spinse a ribellarsi senza successo.

«Cloud, Cloud ...» fece Osaka, calmo, infilandosi le materie in tasca e infilzando la spada nel terreno «Hai detto che non ti servivano aiuti, e invece ... Ottacolpo, le materie ... Questa spada ...» seguitò mellifluo, sogghignando.

Poi si staccò dalla Buster Sword e scosse il capo, schioccando tre volte la lingua con disapprovazione.

«Illuso ...» gli disse cattivo «Tu non sei niente, senza qualcuno che ti dia una mano. Come puoi definirti un SOLDIER? Un 1st?»

Il tono di voce era quasi sconvolto.
Cloud Strife strinse i denti, fece per rialzarsi, deciso comunque a recuperare la sua spada, ma alle sue spalle Barret riuscì ad infrangere la barriera di ghiaccio e, urlando il suo nome, scagliare una raffica di proiettili contro Osaka, che fece appena in tempo a circondarsi della propria barriera magica.
Si voltò completamente contro Wallace, dando le spalle a Strife.
Dietro il capo di AVALANCHE sopraggiunsero Tifa e Yuffie, riappropriatasi della sua arma.
Li tenne a bada con la barriera, respinse i pugni e i calci di Tifa e la rispedì indietro al suo posto senza risparmiarsi.
Aerith, dopo un primo momento di sconcerto, fece del suo meglio per tenergli testa come poteva ma lui, anche a livello di uso della magia, era molto più preparato.
Firaga non lo danneggiò, aveva indossato un bracciale che annullava i danni dell'elemento fuoco, l'acqua era il suo elemento e, non riuscirono a capire come, per mezzo di un incantesimo fece in modo che quando venne attaccato dall'elemento ghiaccio questi si rivoltasse contro di loro.

«Tsh!» soffiò, con un sogghigno annoiato «Dilettanti.»

Ma le carte della squadra non erano ancora totalmente scoperte.
All'inizio del secondo round, lo sconosciuto che Osaka aveva notato al momento del loro incontro si fece avanti.
Era alto, lunghi capelli neri tenuti lontano dalla fronte per mezzo di una bandana rossa come il mantello che indossava, e guanti di ferro simili ad artigli sulle mani.
Era rimasto tutto il tempo ad osservare con i suoi occhi rossi cremisi, senza emettere un fiato.
Ora da dietro le spalle dei suoi compagni spiccò un agile balzo e planò in prima fila, di fronte a un Osaka che lo osservò attento, sorprendendosi non poco quando lo vide improvvisamente cambiare aspetto in un mostro a due zampe, una specie di demone dell'inferno.
Pelle bluastra, la testa da canide, una lunga criniera albina, zanne e artigli aguzzi e due corna arcuate all'indietro.
"Ma che diavolo...?!"
Ruggì rocamente, e in un attimo gli fu addosso, atterrandolo ed attaccandolo con due zampate.
Una lo colpì in pieno viso, facendoglielo bruciare.
L'altra riuscì a scansarla rotolando dalla parte opposta, ma ritrovandosi comunque sempre incastrato tra le due zanne anteriori.
I sassolini sparsi sul terreno gli graffiavano la schiena, il sangue colava denso dalla guancia e il suo odore acre lo faceva imbestialire. Quella creatura! Chiunque fosse, come aveva osato?!? Avrebbe avuto il viso sfregiato per settimane, maledetto!
La bestia stava per caricare un'altra sferzata di zampate, quindi per non rimanerci secco sfoderò di scatto la katana che aveva rimesso nel fodero e lo ferì lievemente al ventre, approfittando del ruggito di dolore successivo per cacciarselo via di dosso calciando con quanta più forza poteva e infine scagliargli contro una paio di scariche di fulmini di terzo livello.
Si rimise in piedi, sfiorandosi la ferita al viso con una manica e rivolgendo all'uomo, che nel frattempo si era ritrasformato senza aver subito alcun danno apparente, uno sguardo in cagnesco e un ringhio.
Dietro di lui, tutti avevano sul muso quella maledetta espressione di vittoria, tutti tranne Aerith, angosciata e divisa.
Da un lato avrebbe voluto aiutarlo, dall'altro sapeva di non dover più essere dalla sua parte.
Dietro di lui Cloud decise di farla finita, era il momento giusto.
Partì all'attacco e proprio in quel momento a Osaka venne una geniale idea per curarsi al meglio.
Schivò l'affondo di Strife e voltandosi lo trafisse a sua volta, in pieno ventre e da parte a parte, rigirando la lama mezza volta.
Aerith rimase senza fiato, urlò il nome del giovane e senza perdere più tempo preparò la sua magia curativa più potente.
Osaka ghignò. Proprio come aveva previsto.
Le lanciò addosso l'incantesimo "confusione" e attese che la magia curativa che invece avrebbe dovuto raggiungere il suo avversario facesse effetto.
Mentre Aerith cadeva a terra semi svenuta, le ampie ferite sanguinanti sul suo volto si rimarginarono del tutto fino a scomparire in meno di qualche secondo.
Gli altri lo guardarono sconvolti, lui chiuse gli occhi e sospirò, poi sogghignò malefico ed estrasse la spada lasciando che Strife cadesse in ginocchio.
Ci pensò Tifa stessa a rimediare ai danni, usando la materia per curare e un elisir.
Cloud si rialzò e guardò preoccupato Aerith, soccorsa da Vincent, Barret e Yuffie.
Il primo la esaminò e poi comunicò, con la sua voce profonda.

«È solo svenuta, si sta già riprendendo.»

Cloud trasse un sospiro mentre la vedeva rimettersi seduta a fatica, poi si voltò verso Victor e concluse.

«Ora basta.»

Quindi, entrambi in posizione di attacco, ripartirono all'attacco ma stavolta durò veramente poco.
Dopo un primo momento di apparente stallo, Cloud iniziò a tempestarlo di colpi con  una velocità impressionante, tale da destabilizzarlo e indurlo a indietreggiare sempre di più, fino all'orlo del precipizio e oltre.
Si sentì mancare il terreno sotto i piedi, precipitò aggrappandosi all'ultimo minuto ad un arbusto sporgente e guardando la sua katana precipitare giù e scomparire divorata dai frutti.
"Non è possibile, cazzo!"
Guardò sopra di sé, gli occhi azzurri di Cloud Strife spietati e glaciali verso di lui, la mano che reggeva la spada pronta a calare per spezzare quel suo unico appiglio.
Per un lungo, interminabile istante il terrore si impossessò di lui e sembrò quasi che il maledetto lo stesse facendo apposta ad aspettare, prima di sferrare il colpo di grazia.
Poi proprio nel momento in cui la Buster Sword si alzò, la voce di Aerith lo fermò.

«Cloud, no!» urlò, dietro di lui «No, ti prego!»

Non seppe nemmeno lei perché lo fece. Era Osaka ad aver iniziato, sapeva bene che quella era la punizione che meritava, ma non riusciva a far finta di nulla.
Cloud la guardò per un istante, impensierendosi.
Poi inaspettatamente sospirò, si inginocchiò verso di lui e gli tese la mano. Serio, severo.
Victor lo osservò, stupito.
Ma l'attimo di sconcerto durò poco, lasciando posto alla rabbia e all'orgoglio.
Si fece duro, ghignò e concluse, stringendo i denti.
Lui, in debito di vita con Cloud Strife?

«Preferisco morire.» sibilò, lasciando poi la presa e lasciandosi precipitare verso i flutti argentei.

L'ultima cosa che vide fu l'immagine di Strife che si allontanava sempre più velocemente, poi la sua schiena impattò contro la superficie dell'acqua e il dolore gli spense i sensi.
Accidenti a lui, ma dove aveva la testa?
Si era dimenticato di avvolgersi nella barriera per alleggerire l'impatto.

 
\\\
 
Aerith ricadde sconvolta seduta sull'erba, sospirando pesantemente.
La testa le girava da morire, aveva la nausea e il cuore batteva all'impazzata.
Non riusciva nemmeno a restare in piedi.
Vincent le controllò il polso e le disse che batteva molto flebilmente.

«Deve averti prosciugato molta più energia di quella relativa al tuo incantesimo.» le spiegò.

Cloud si avvicinò nuovamente a lei, le diede un rimedio per la confusione, poi un elisir che ripristinò i suoi parametri vitali.

«Va meglio?» le chiese, aiutandola ad alzarsi.

Lei lo guardò negli occhi, sforzandosi di sorridere.
Annuì grata, poi però aggiunse intristendosi.

«Scusami, io ...»

Cloud la fermò scuotendo il capo.

«Non fa niente. Comunque sarebbe finita ugualmente male.»
«Tanto lo sappiamo tutti che quello psicopatico ci spunterà di nuovo davanti, prima o poi. La malerba non muore mai.» soggiunse contrariato Barret.
«Chi era quell'uomo?» chiese Vincent.

Cloud lo guardò negli occhi, facendosi serio.
Ci pensò su qualche istante, poi mentre aiutava Aerith ad alzarsi completamente da terra replicò, sbrigativo.

«Era l'allievo di Sephiroth. Adesso è solo una dannata seccatura.»
«Hey, ragazzi.» Yuffie s'intromise nella conversazione indicando con l'indice un punto vicino allo strapiombo «Cos'è quella?»

Tutti si voltarono a guardare e a Cloud mancò il fiato per un secondo.
La black materia giaceva a terra, a pochi centimetri dallo strapiombo.
Ma come...? Come aveva fatto a cadergli dalla bisaccia?
Si precipitò a prenderla, la strinse tra le mani guardandola con sospetto e ripensando a ciò che era successo.
Si sentì inquieto, mentre osservava la materia brillare nelle sue mani di una luce sinistra.
All'improvviso e senza nemmeno dargli tempo di accorgersene, la testa iniziò a dolergli forte, e guardando di fronte a sé rivide il sogghigno bieco del suo peggior incubo.

«Sephiroth! No!» urlò Aerith.
«Blocchiamolo, forza!» decise Barret «Non deve muoversi da lì!»
«Tranquillo ragazzo, ci siamo noi!» soggiunse Cid fiducioso.

Ma non fecero nemmeno in tempo a raggiungerlo.
Sephiroth sfoderò la sua arma e con un colpo di energia magica li atterrò tutti, poi osservò il suo burattino, che lottava con tutte le sue forze per non seguire i suoi ordini.
Alzò una mano verso di lui, un sogghigno perfido.

«Vieni, bravo bambino ...» lo invitò.

Cloud vide sé stesso avanzare verso il nemico, la black materia in mano, e per quanto cercasse di opporsi in nessun modo riuscì a farlo.
Gli sembrò assurdo, un incubo assurdo.
Strinse i denti, pianse inutilmente. I suoi pensieri erano legati, il suo corpo era in balia del burattinaio e la sua volontà non contava nulla.

«Cloud, no!» lo chiamò Aerith, con tutto il fiato che aveva in gola.

Yuffie e Barret furono i primi a passare all'azione, provando ad attaccarlo.
La ninja gli lanciò contro la sua arma, Sephiroth mosse il burattino in modo che la respingesse e quando fu diretta a lui si limitò ad alzarsi in volo, evitandola con facilità.
Stessa cosa fece per Barret.
Il nero gli scagliò contro tutti i proiettili che aveva in canna urlando.

«Lascia stare il nostro Cloud!!»

Sephiroth rise di gusto, allargando le braccia verso il cielo e piegando la testa all'indietro mentre lo guardava avanzare.

«Vostro?» li schernì «Ah, ah, ah!»

Poi forzò la coscienza di Strife e fece in modo che lo attaccasse, non prima di avergli finalmente consegnato la preziosa materia.
Così, quando sparì vittorioso nello stesso modo in cui era venuto, Cloud si risvegliò e si ritrovò ad impugnare la spada contro il braccio muscoloso di Barret, mentre gli altri lo guardavano sconvolti.

«Cloud! Torna in te, Cloud!» gli urlò Tifa.

Non ce n'era bisogno, lo aveva già fatto.
E in quel momento all'improvviso sentì le forze mancare e cadde a terra, privo di sensi.
Non ... poteva essere.
Cosa ...
Che cosa aveva appena fatto?

 
\\\
 
La prima cosa che raggiunse i sensi di Osaka al risveglio fu il dolce sciabordio dell'acqua e un forte odore salmastro.
Riaprì gli occhi, lentamente, e i muscoli intorpiditi diedero segno del loro disappunto per la brusca caduta.
Fitte di dolore in tutto il corpo lo spinsero a digrignare i denti per resistervi.
Allungò una mano verso la bisaccia, il braccio formicolante, e cercò a tastoni un elisir che poi trangugiò d'un sorso, sentendosi subito molto meglio.
Il dolore divenne una leggera fitta, sopportabile, all'altezza della colonna e del collo.
Quindi con fatica si rialzò, cercando con ogni mezzo di rimanere quanto meno in piedi.
 
«Cazzo, che botta!» bofonchiò, guardandosi intorno.
 
Si trovava in una piccola caverna, appena sopra il livello del mare.
Dietro di lui vi era un lungo cunicolo, davanti un piccolo lago di acqua salata e un'isola di pietra al centro.
Poteva andarsene, ma prima c'era un altro problema da risolvere.
Aveva perso la spada.
Proprio nel momento in cui quel frustrante pensiero si fece spazio nella sua mente, questa apparì al centro dello scoglio, sfolgorante e pulita.
Sgranò gli occhi sorpreso, poi si voltò e la sorpresa lasciò il posto al fastidio.
Kendra gli sorrideva mellifluo, osservandolo a braccia conserte sul petto.
 
«Ammettilo, cosa faresti senza di me?» gli disse.
 
Victor lo scrutò con sufficienza.
 
«Ridammi la mia spada.» ordinò.
 
Kendra assottigliò le palpebre, contrariato.
 
«Ho già fatto tanto recuperandotela.» rispose, poi aggiunse dispettoso «Adesso vai a prendertela da solo.» facendo roteare una mano in direzione dell'arma.
 
Victor sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
Poi glitchò sullo scoglio, riprese la sua arma accarezzandone la lama, la rimise nel fodero e glitchò di nuovo verso l'uscita, voltando le spalle a Kendra che lo osservò in silenzio.
 
«Se ti aspettavi che mi bagnassi per causa tua, non mi spiace affatto averti deluso.» lo apostrofò.
 
Fece per imboccare il cunicolo, ma all'improvviso un dolore alla tempia lo indusse a bloccarsi, toccandosi la fronte con il palmo della mano.
Durò pochi attimi.
Chiuse gli occhi, vide l'immagine della black materia e una sensazione strana lo pervase.
Capì che ce l'avevano, che il momento era giunto, finalmente.
Per un attimo gli parve perfino di sentire il sogghigno soddisfatto del suo generale.
Poi la voce di Kendra lo risvegliò.
 
«Qualcosa non va, Victor Osaka?»
 
Il tono era mellifluo come sempre, ma più insinuante, soddisfatto.
Si voltò e lo vide sogghignare.
Lo osservò per diversi istanti, serio.
Poi sorrise e scosse il capo, l'animo pervaso da una sicurezza ed una allegrezza quasi incontenibile.
Cloud Strife ... Ora capiva.
Alla fine il cagnetto aveva mollato l'osso
 
«Assolutamente no, Kendra Ashurson.» gli rispose, con lo stesso identico sogghigno «Anzi, non sono mai stato meglio in vita mia.»
 
Quindi, dopo un ultimo sguardo d'intesa, gli voltò le spalle e riprese la sua via, sprofondando le mani nelle tasche del soprabito e concludendo cupo.
 
«E credo proprio che nei giorni avvenire starò ancora decisamente meglio.»
 
***
 
«D'accordo, mister tenebroso. Sono stata zitta per tutto questo tempo, ora devi spiegarmi come diavolo fai.»

A parlare era stata Yuffie Kisaragi, che magari non poteva vantare il titolo di ninja più potente del secolo (anche se lo faceva spesso), ma in quanto a curiosità e parlantina rimaneva imbattibile senza ogni dubbio.
Vincent Valentine, seduto a terra attorno al piccolo falò, il piede sinistro ben piantato a terra e la schiena poggiata su di un grosso masso, si voltò a guardarla e la scrutò per qualche istante in silenzio serio.

«Fare cosa?» chiese, cadendo dalle nuvole.

Yuffie assunse un'espressione ovvia e furbesca.
Assottigliò le palpebre e incrociò le braccia sul petto.

«Lo hai capito. Quella cosa che hai fatto con quel criminale psicopatico.» lo apostrofò «Che accidenti era? Un diavolo dell'inferno? Cribbio! Lo hai praticamente sfregiato, ah ah!»

L'ultima frase la enunciò esultando soddisfatta.
Valentine s'incupì, abbassando il volto.

«Tu cosa sai di lui?» chiese, senza risolvere i suoi dubbi.

Lei lo guardò per qualche istante, parve rifletterci seriamente, poi replicò.

«Non molto in realtà.» ammise, scuotendo il capo «Però so per certo che è uno psicopatico omicida.»
«Come fai a dirlo?» insistette Vincent.
«La prima volta che ci siamo incontrati gli ho fregato due materie, e lui per recuperarle mi ha legato a terra con uno dei suoi trucchetti magici e ha minacciato di tagliarmi la mano. Anzi no, lo stava proprio facendo!» replicò animatamente la ragazza, poi si prese la mano destra e se la portò al petto, come a custodirla gelosamente.

Vincent si fece riflessivo. Abbassò gli occhi puntandolo verso i suoi stivali e ascoltò con attenzione le successive parole della ragazza.

«E poi da quando sto con i ragazzi ha sempre cercato di ucciderci, penso ce l'abbia con Cloud ma non capisco perché.» scosse il capo.

Mr. Valentine alzò di nuovo i suoi occhi cremisi su di lei.

«Ha qualche altro legame con Sephiroth?» chiese, andando dritto al punto.

La ninja scosse di nuovo le spalle.

«Anche questo non lo so. So che lo difende a spada tratta, ma altro non so dirti.»
«Mh.» fece l'ex turk, abbassando nuovamente gli occhi e perdendo rapidamente attenzione.

Non era molto ciò che aveva scoperto, ma era sufficiente.
Quando lo aveva affrontato aveva appurato possedesse, oltre ad una notevole abilità tecnica con la spada, anche un vasto e impressionante arsenale di abilità magiche, alcune non proprio facili da apprendere.
Era stato un SOLDIER, un first class a giudicare dalla sua forza e dal fatto che avesse ottenuto il permesso di essere addestrato da Sephiroth.
Ma in SOLDIER non si apprendevano tecniche magiche in grado di prosciugare l'energia del nemico e farla propria per guarirsi.
Dove le aveva imparate quelle? Custodiva molti segreti, quel giovane uomo.
Ma, più importante di tutte le altre cose, sembrava sapesse molto bene da che parte schierarsi.
Lui aveva conosciuto Sephiroth più di chiunque altro, e inoltre la sua somiglianza col maestro era impressionante.
Sembravano gemelli, lo Yin e lo Yang, due lati della stessa medaglia.
Sephiroth ... Era tutto ciò che restava della sua amata Lucrecia.
Per questo voleva vederci chiaro, capire se oltre alle informazioni apprese dai membri della nuova AVALANCHE ci fosse qualche altro tassello da aggiungere al puzzle già orrendamente chiaro.
Sephiroth era impazzito, aveva uccise molte persone e dato fuoco alle case di Nibelheim.
Eppure dopo avere conosciuto Victor Osaka, Vincent Valentine si era convinto ci fosse altro da scoprire.
Forse ... Anche quell'uomo attraversava un simile cammino di perdizione o redenzione, e il motivo era sempre lo stesso.
Sephiroth, quel bambino ormai nato e cresciuto senza sua madre.
Yuffie Kisaragi intanto, ignara di questi pensieri ma molto ben consapevole di esser stata raggirata, all'improvviso si fece seria e chiese, assottigliando le palpebre.

«Adesso tocca a te, rispondi alla mia domanda. Andiamo.»

Moriva dalla curiosità di sapere cos'altro sapesse fare quel megafustacchione con l'aria di un non morto innocuo.
Ma Valentine sorrise appena, le labbra sottili nascoste dietro il collo alto e ampio del suo rosso mantello, e finse di cadere dalle nuvole.

«Quale domanda?» replicò calmo.

Yuffie sgranò gli occhi e spalancò la bocca, allibita.

«C-come quale domanda? Ah, ma dai! Lo sai!»

Lui seguitò a sorridere, si alzò e senza dir nulla si avviò verso Tifa, addormentata accanto a Cloud.
Esaminò il polso del biondo, nel frattempo Cid, seduto a poca distanza da loro, lo osservò attento.

«Pensi sia una cosa grave?» chiese

Vincent lo guardò. Erano passati due giorni da quello in cui, purtroppo, Sephiroth era riuscito a farsi consegnare la black materia.
Non si era svegliato da allora, avevano dovuto portarselo sulle spalle, lui, Barret e Cid.
La cosa stava iniziando a farsi preoccupante.
Vincent scosse il capo, sotto gli occhi preoccupati anche di Aerith, che li stava a guardare seduta accanto a Yuffie.
Barret era assente al momento, assieme a Red era partito in avanscoperta per vedere se ci fossero villaggi dove soggiornare in attesa che Strife riprendesse conoscenza.

«Non si sveglierà tanto presto. Deve essere stato lo shock o qualcosa di simile a stordirlo.» replicò.

Aerith sentì il cuore spezzarsi in due. Adesso sì che non aveva altra scelta. Lo avrebbe accompagnato fino al villaggio più vicino, si sarebbe assicurata che fosse stato al sicuro, poi ...
Avrebbe intrapreso il suo ultimo viaggio con la White Materia, l'unica arma in grado di contrastare Sephiroth ed i suoi folli piani di conquista.
Non aveva altra scelta, doveva farlo. Da sola, e al più presto, soprattutto per Cloud.
Se Sephiroth fosse riuscito a distruggere il pianeta, non se lo sarebbe mai più perdonato.

 
   
 
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