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Autore: Colarose    16/01/2019    1 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Marcare il territorio
 
Il giorno dopo, James non poteva far altro che pensare a quel pensiero che gli si era infilato in testa la sera prima. Più guardava Harry, e più se ne convinceva. Voleva dire tutto al corvino, ma non aveva idea della sua reazione, e di conseguenza, non sapeva come lui avrebbe dovuto comportarsi. Sirius, naturalmente, già aveva colto e letto ogni pensiero che gli frullava per la testa, James ne era sicuro, e Peter... beh Peter non sembrava aver colto qualcosa.

Sempre ricordando la regola che lui stesso si era imposto, e che sperava che gli altri avrebbero rispettato al più presto, era che tra i Malandrini non ci dovevano essere segreti, quindi no, non avrebbe parlato con Harry in privato della cosa, come, ci scommetteva, avrebbe fatto Remus (o forse l'aveva già fatto...).

Passarono le ore e qualche giorno, mentre James si domandava quale sarebbe stato il momento giusto, dato che sembrava non arrivare mai. Harry spiegò loro che avrebbero iniziato gli allenamenti fra tre giorni, rivelando loro che da più di un anno, all'una di notte, se ne andava nella Stanza delle Necessità ad allenarsi. 

Fu nella situazione più improbabile che James trovò il momento giusto. Trascinati tutti nella biblioteca contro la loro volontà, si trovavano sommersi da libri. Si sentiva il continuo rumore dello scribacchiare della penna di Remus, si sentivano i respiri regolari di Peter (addormentato con la testa su un libro), si sentiva il tamburellare della dita di Sirius, mentre guardava con un cipiglio la pergamena sul tavolo (zeppa di schemi e disegni di gente con fattezze ridicole, tra cui spiccava la figura di Lumacorno travestito da tricheco), si sentivano persino i piccoli e silenziosi sospiri di Harry, mentre leggeva un libro che non c'entrava assolutamente niente con la scuola ("L'affascinante arte della Legilimanzia"). 

Fu in quel clima di noia mortale, che James, mentre cercava di pensare a come procurarsi, o creare, effettivamente un vestito da tricheco per Lumacorno, sentì il momento giusto. Guardandosi intorno con circospezione, notò uno studente totalmente assorbito dal libro che stava leggendo, ed un gruppo di ragazzine che ridacchiavano, alternandosi dal fare i compiti e gettare occhiate al loro gruppetto. Il fatto che Sirius non se ne fosse accorto, indicava quanto fosse assorbito nella pianificazione dello scherzo. 

Decise che quelle ragazzine erano troppo invadenti, per quanto carine, così estrasse lentamente la bacchetta dalla tasca, poi, mentre ammiccava verso di loro con un sorriso affascinante (distraendole), gettò un Muffliato, anche perché Remus e Harry erano talmente prudenti d'averlo contagiato.

Poi si voltò come se nulla fosse verso i suoi amici, dando uno scossone a Peter, che si svegliò di scatto, la guancia talmente attaccata alla pagina del libro che la fece strappare. Peter, con gli occhi spalancati e terrorizzati, con la pagina attaccata alla guancia, la strappò lentamente, guardando prima il libro della biblioteca e poi la pagina. 

«Oh, c-cavolo» balbettò, nascondendo in fretta e furia la pagina nel libro e chiudendolo di colpo, se lo allontanò da sé frettolosamente, mettendolo al centro del tavolo, sperando che Madama Prince non avesse sentito lo strappo della pagina. 

James si schiarì la voce, facendo alzare lo sguardo agli altri. 

«Sì, probabilmente hai ragione, a Stratchy & Sons non lo troveremo, troppo lurido per vendere un travestimento del genere, forse Diagon Alley, Madame McClan... ma forse neanche lì si trova qualcosa di tanto ridicolo, magari nel negozio di abiti usati, forse lì sì... ma effettivamente sarebbe sospetto che ci arrivi un pacco di mattina e che il giorno dopo Lumacorno sia travestito da tricheco... nel peggiore dei casi dovremmo imparare incantesimi casalinghi per cucire, dovremmo crearlo noi...» borbottò Sirius, annuendo. 

James sbattè le palpebre. «Certo... sono d'accordo. Ma non volevo dire questo.» 

Sirius lo guardò confuso, «Ah, no?» poi spalancò gli occhi «Ah» esalò capendo e mettendosi composto. 

«Harry» disse rivolto all'altro, assicurandosi che gli altri sentissero, anche se erano ritornati a quel che stavano facendo, in modo incurante (tranne Sirius e Peter, quest'ultimo continuava fissare il libro, mordicchiandosi le unghie). 

«Mm?» 

«Tu hai detto che non potevi dirci altro sul tuo passato e il tuo viaggio, giusto?» chiese James, facendo alzare di scatto lo sguardo all'altro, che gli gettò un'occhiata letale. 

«Ma sei scemo? Lo dici così, qui?!» sbottò Harry, in un sussurro, mentre gli altri avevano spostato la loro attenzione sulla conversazione. 

«Ho fatto un Muffliato. » replicò James, quasi offeso che lo ritenesse così idiota. 

«Potrebbero leggere il labiale. » mormorò Remus, muovendo appena le labbra e guardando gli studenti che James aveva notato prima. Quest'ultimo alzò gli occhi al cielo alla paranoia dell'altro, ma Sirius rispose prima di lui: 

«Quello -indicò lo studente che leggeva- è troppo applicato sul libro per ricordarsi del mondo, e quelle altre lì -fece un impercettibile segno con la testa, per indicarle- anche se volessero leggere il labiale, soprattutto il mio, sarebbero troppo ipnotizzate dal movimento delle mie labbra per capirci qualcosa.» affermò compiaciuto. 

«E poi non credo che gliene frega così tanto» aggiunse Peter incerto. 

«Ok, dici...» si arrese Harry. 

«Bene! Tu hai detto che non potevi dirci altro riguardo al tuo viaggio o la tua vita prima di venire qui, giusto? » ripetè James, ed Harry annuì, deglutendo.

«Ma hai anche detto che non ci avresti mentito ancora, se noi avessimo scoperto qualcosa, e avessimo persino delle prove che ti inchiodino, mica ci mentirai negando, vero? Ci dirai la verità, no?» continuò James, mentre Harry si sistemava goffamente sulla sedia, capendo dove voleva andare a parare. 

«Solo se ci sarà un ragionamento perfettamente logico dietro, quindi... sì, suppongo di sì, ma non dirò altro al di fuori di quel che avete intuito.» sussurrò. 

James pareva soddisfatto. «Tu non ci hai detto chi erano i tuoi genitori, ma Remus lo sa, ma perché l'ha scoperto, non perché gliel'hai detto» si affrettò a precisare James all'ultimo, vedendo Remus aprire bocca, pronto per ribattere.

«Ed anche James ha scoperto qualcosa, e poiché non è come Remus, vuole che tutti abbiano le stesse identiche informazioni» intervenne Sirius, sparando un'involontaria frecciatina a Remus, che distolse lo sguardo. 

«Ok ok, quindi? » disse impaziente Peter, mentre James dava una gomitata di rimprovero al Black. 

«Quindi, secondo i miei ragionamenti, noi due siamo parenti stretti e di conseguenza, tu sei... mio figlio» concluse James, guardando determinato Harry, che gli ricambiava lo sguardo con un'irritabile faccia impassibile. 

«I tuoi ragionamenti?» gli chiese, in modo neutro, mentre intanto Remus torturava l'angolo della pergamena su cui stava scrivendo. 

«Il fatto che tu sia entrato in casa mia, facendo aprire di scatto i cancelli, indica già di per sè che sei imparentato in modo piuttosto stretto con me. Sicuramente non sei mio fratello, anche perché hai tutte le caratteristiche dei Potter, che avresti potuto ereditare solo da mio padre. Mio cugino neanche, non ti sei minimamente interessato ai miei zii, che se fossero realmente i tuoi genitori, sarebbe strano. I figli di mio cugino, sarebbero già troppo avanti. Rimango io, in linea piuttosto diretta, non puoi essere né mio cugino, né mio fratello, quindi resta il modo strettamente diretto, ovvero la parentela padre-figlio, il che spiegherebbe anche la somiglianza tra me e te» spiegò James, recitando il tutto come se avesse fatto quel ragionamento milioni di volte, cercando qualche pecca, che non aveva trovato. 

Tutti spostavano lo sguardo da James a Harry, come se fossero al cinema a guardare la chiacchierata da uno schermo e non dal vivo. 

Harry si morse il labbro. «No, non sei mio padre» rispose, spiazzando James. «O almeno, teoricamente sì, tecnicamente no. » si affrettò a precisare. 

James sbattè le palpebre, guardando Harry sempre sotto quella nuova prospettiva che gli capitava di sperimentare ogni volta che una vocina gli faceva presente che era suo figlio. Qui si andava ai limiti dell'assurdo. Per fortuna si era preparato, altrimenti sarebbe diventato pallido, come la prima volta che aveva preso in considerazione quella teoria. «I-In che senso?» Balbettò debolmente. 

Harry sospirò. «C'è qualcosa che non vi ho detto, che Remus sa come conseguenza del fatto che ha saputo la verità prima di voi. Verso la fine di ottobre, ho fatto un rituale piuttosto pericoloso.» iniziò. 

«Perché?» chiese Sirius, mentre Peter si riprendeva dallo shock, sfregandosi goffamente le guance sperando di farle arrossire un po', poiché erano di un bianco cadaverico. 

Harry spiegò tutto, omettendo l'indecisione di lui e Silente se questo era un futuro cancellato o una dimensione parallela. Infatti, se lo avesse detto, avrebbero potuto fare il ragionamento che i suoi genitori dovevano per forza esser morti se ne aveva potuto richiamare le loro anime. Se questa fosse una dimensione parallela, non avrebbe potuto farlo, dato che le anime sarebbero state perfettamente ancorate a quelle delle persone vive nella dimensione da cui veniva. Dando invece per scontato il futuro cancellato, tutte le anime erano in cielo, poiché le persone che avevano vissuto in modo diverso dalle loro altre versioni erano automaticamente morte, lasciando spazio alle nuove versioni.

Persone invece morte anche nell'altra dimensione, potevano essere richiamate.

Quando finì di raccontare, ci fu il silenzio. 

«Quindi ora non sei più in pericolo, giusto? » chiese James, tanto per accettarsi. 

«Se escludiamo Voldemort, Mangiamorte, incidenti e robe varie, direi di sì, non sono più in pericolo. » rispose Harry tranquillamente. 

Sirius aggiunse distrattamente qualche ombreggiatura in più sul disegno di Piton, travestito da shampoo per capelli grassi. 

«Ok... » disse James, mezzo sollevato, poi irrigidì la mascella, indeciso. «Chi è tua madre?» 

«Non dico altro.» cantilenò Harry, James sbuffò, analizzandolo. 

I suoi occhi caddero su quelli verdi di Harry. 

Verde smeraldo. 

E ghignò. 

Probabilmente James avrebbe dovuto avere altre prove certe per poter pensare seriamente a quella cosa con certezza, perché c'erano chissà quante persone al mondo con quegli occhi (forse, James lo giudicava troppo particolare.) ma lui era James Potter, e sicuramente non mancava d'autostima.

Quindi, fu con poca difficoltà, che immaginò la sua mogliettina baciare amorevolmente una versione più grande di se stesso. 

Forse non aveva capito che, per sposarsela in futuro, l'altro se stesso (che tecnicamente era il padre di Harry, ma James sapeva, alla fine non erano tanto diversi) aveva capito che i suoi sentimenti verso quella ragazza erano molto più seri, più seri per quelli che ci si aspetta da una sfida, o da una cotta. 

In fondo, se l'era sposata e ci aveva fatto anche un figlio. 

Forse non l'amava ancora, probabilmente, però, l'avrebbe amata in futuro. 

Ma il nostro caro James non ci pensò, quel particolare gli sfuggì, non lo colse. 

E per quanto tempo ancora non lo avrebbe fatto? 

 
*



Harry come insegnante non si rivelò affatto male, spiegando pazientemente e non battendo ciglio agli occasionali sguardi annoiati di certi di loro quando dovette spiegare la parte teorica. Bensì cercava un modo per coinvolgerli e rendere il tutto più interessante. 

Al contrario di come si erano aspettati tutti, Harry non passò immediatamente ai duelli, ma all'Occlumanzia. 

«È vero che il duello è importante, ma anche l'Occlumanzia lo è. Oltre al fatto che serve per proteggere il segreto e i vostri pensieri in generale dai Legilimens, vi aiuterà anche mentre combatterete, poiché non dovrete essere influenzati dalle vostre emozioni.» spiegò il corvino, prima di illustrare loro come fare. 

Inutile dire che il primo tentativo non sembrò andare molto bene, anche se non potevano dire con certezza quanto non fosse andato bene. Harry aveva detto loro che stava cercando di imparare la Legilimanzia, ma che era più difficile dell'Occlumanzia, quindi ci sarebbe voluto più tempo per verificare realmente i loro progressi; così avevano concordato che tanto valeva esercitarsi contemporaneamente su due parti, e avevano deciso, dopo qualche giorno di allenamento in Occlumanzia, di iniziare i duelli. 

I duelli non erano tutti incantesimi, ma anche una parte di strategia e intelligenza, i Malandrini lo impararono presto quando, attaccando Harry, persero immediatamente. 

Sirius sostenne che era perché insomma, Harry s'era allenato ed era molto più forte. 

«Allora proviamo con questi manichini... hanno il vostro stesso livello, ma sono più strategici. » propose Harry ghignante, mentre quattro manichini si muovevano marciando verso di loro. 

«Oh, per la miseria...» esalò Sirius, mentre Remus analizzava i manichini, curioso ed interessato. 

Si sentì un tonfo, e tutti si voltarono di colpo. Lo stesso manichino che Remus era certo, aveva sfidato Harry la volta in cui l'aveva beccato, arrivò verso di loro. 

Tutti lo guardarono interrogativi, soprattutto Harry. 

«Signor Duellante?» disse incerto Harry, con un lieve scricchiolio, il manichino di ferro in questione si voltò verso di lui. Alzò la bacchetta che aveva impugnato nella mano destra, non puntandola ma tenendola stretta al petto. 

Poi si voltò e si diresse verso una porta spuntata da chissà dove. 

«Cosa...? » sussurrò Peter inquieto. 

Harry sospirò «Vuole duellare, non mi alleno da un paio di giorni, in effetti...»

«In che senso vuole duellare? » quasi strillò James. «Non dovrebbe avere la capacità di intendere e di volere!» 

«Beh, James, anche quando un manichino ti lancia uno schiantesimo ha avuto la volontà di farti fare il volo d'angelo, quello caduto però. Diciamo che sono capaci di volere e... lui è un po' più particolare» spiegò Harry, scrollando le spalle. «Io vado lì dentro, intanto voi sfidate i manichini un paio di volte, e andate poi a imparare meglio delle tecniche e degli incantesimi, leggendo quei libri» disse indicando una piccola pila di libri. Poi si voltò verso Remus. «Affido a te la responsabilità di assicurarti che facciano quel che ho detto e se non lo fanno... -sorrise in modo innocente- falli ubbidire con le maniere forti.» 

Remus annuì, mentre gli altri tre spalancavano gli occhi. E detto questo, con nonchalance, Harry entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. 

«Su, iniziamo! » esclamò Remus, battendo le mani. 

James, Sirius e Remus nel complesso non erano tanto male, ma comunque persero dopo poco tempo, anche se Remus resistette un po' di più. Peter invece, dopo i primi tentativi, non si interstadì come gli altri, che avevano deciso di provare fino a cinque volte, bensì andò, dopo il secondo tentativo, perfettamente consapevole che strategie o no, gli incantesimi doveva pur saperli fare, a leggere i libri e ad esercitarsi per conto suo con gli incantesimi di difesa ed attacco. 

Dopo circa venti minuti, in cui quasi tutti si alternavano tra pratica e teoria, Harry uscì affaticato dalla stanza, sudato e quasi arrabbiato. 

«Ci stavo riuscendo, maledizione!» sbottò, agli sguardi interrogativi degli altri. Si buttò sul divano, mentre dalla stanza usciva il Signor Duellante con un'aria che pareva tutta soddisfatta. 

Se non fosse per il fatto che, essendo un manichino/armatura, non possa provare emozioni, si ricordò Peter, riprendendo a lanciare un incantesimo di disarmo, cercando di far cadere il bicchiere, piuttosto che farlo traballare. Beh, per quasi venti minuti di esercitazioni, non era così... deludente. 

Harry l'osservò curioso, avvicinandoglisi, poi gli prese il polso. 

«Il movimento è così... » disse incoraggiante, facendo un semicerchio perfetto con la mano di Peter. «Concentrati sul tuo obbiettivo, di' la formula in modo convinto, e vai.» 

Peter annuì. «Exeperlliarmus.» 

Il bicchiere traballò di nuovo, e il biondino sospirò. 

Harry scosse leggermente la testa, con un sorrisetto. «È Expelliarmus non Exeperlliarmus.» 

«Ah» esalò Peter, sentendosi piuttosto stupido. Puntò di nuovo la bacchetta verso il bicchiere e pronunciò la formula, aggrottando le sopracciglia in modo concentrato. «Expelliarmus

Il bicchiere saltò su e cadde a terra, mentre Peter esultava. 

«Bravo!» si complimentò Harry, battendogli il cinque. «Ora che sai come si fa, devi solo imparare a perfezionare la mira.» disse, alzandosi. «Impara lo schiantesimo e poi vediamo un po' il duello.» 



Harry osservò i tre che duellavano, attento. Sirius sembrava quasi che fosse nato per combattere, difendendosi dal manichino e attaccando. 

«Non sprecare energie magiche per creare uno scudo quando puoi schivare, sarà pure più veloce.» consigliò distrattamente Harry, il Black annuì, buttandosi a terra per schivare. 

Harry alzò le sopracciglia, decidendo di non dirgli per ora che poteva tranquillamente schivare spostandosi leggermente a destra con il busto. 

Si avvicinò a Remus, mormorandogli che aveva il fianco sinistro scoperto. Il tempo di dirlo, che Remus fu schiantato proprio da lì.
«Puoi lasciare qualche parte del corpo scoperta, ma solo se stai in allerta. Mentre l'avversario si concentrerà a colpirti lì, tu potrai usare quella breve distrazione per attaccarlo da una sua parte scoperta.» spiegò Harry, aiutandolo ad alzarsi.



Alle due, nello strano silenzio che si era creato, mentre tutti erano sul divano a leggere stancamente qualche libro (James sembrava sul punto di appisolarsi), Harry annunciò che era arrivato il momento di tornare ai dormitori. 



La mattina dopo, non ci fu una bella notizia per Sirius. Svegliatosi immediatamente senza neanche che Remus urlasse (provocando la sorpresa di quest'ultimo), con una brutta sensazione, si era alzato lentamente, dirigendosi verso la finestra. 

Con suo orrore, piccole gocce scorrevano lungo il vetro. L'aveva aperta leggermente, facendo entrare la fredda e umida aria di novembre, e ignorando le bestemmie di James, aveva annusato con gli occhi spalancati l'aria: c'era odore di pioggia. 

Quella notte aveva piovuto, mentre lui dormiva. 

Chiuse di colpo la finestra, raccattando infuriato i vestiti e chiudendosi in bagno, sbattendo la porta. 

«Uhm... cos'è successo?» biascicò Peter, stropicciandosi gli occhi, assonnato.

«Stanotte c'è stato un temporale, a quanto pare.» sospirò Remus, aggiustandosi la cravatta. 

«Certo che il tempo è proprio stronzo!» sbottò James. 

Si sentì l'urlo arrabbiato di Sirius dal bagno: «Macché! La pioggia, semplicemente, è una grande zo- »

Meglio non continuare...



Le porte si aprirono a dicembre, che portò con sé altro gelo ma anche l'aria natalizia. Hagrid già stava portando i dodici alberi dai primi giorni, le decorazioni vi venivano poste sopra, le fatine svolazzavano e si vantavano, scuotendo i capelli e divertendosi ad essere ammirate dagli studenti, soprattutto dai più piccolini. 

Il 15 Dicembre ci riprovarono ancora, mettendo le foglie in bocca. James sarebbe tornato a casa quel Natale, voleva far compagnia a sua madre per il primo Natale senza suo padre. Anche se, a quanto aveva capito, la cara Euphemia aveva intenzione di organizzare una grande festa di famiglia, con tanti parenti, forse per sentire la casa meno vuota, chissà. 

Harry e Sirius dovettero ordinare le crisalidi di Sfingi Testa di Morto da Diagon Alley, e rifare una gita nella Foresta Proibita, per riprendere le gocce di rugiada.

Come la volta scorsa, non fu un bella esperienza, anche perché quella volta scapparono correndo da un misterioso animale, che sparava frecce una dopo l'altra. I due, alla fine, arrivati al confine della Foresta sani e salvi, se non per qualche graffio provocato da delle spine di un cespuglio, avevano concluso che quella volta s'erano beccati il centauro, sfortunatamente. 

Tutti stavano migliorando sempre di più agli allenamenti, Peter stava facendo progressi con estrema lentezza, ma li stava facendo, perlomeno. Harry aveva anche annunciato che sarebbero riusciti ad esercitarsi bene con l'Occlumanzia entro gennaio, se andava tutto liscio. Era un Legilimens principiante, ma sarebbe stato necessario per allenarli nel loro stato attuale. 

Con Dicembre arrivò anche un'altra novità, in effetti. 

James notò una folla di studenti accalcarsi verso un muro, su cui sembrava starci un cartello. 

«Che sta succedendo?» chiese James, curioso, mentre si avviava lì. 

Gli altri lo seguirono a ruota. 

Sgomitarono e sgomitarono, cercando di leggere il cartello. 

Sirius se ne stava immobile «Andiamo, ma non avete ancora imparato?» borbottò, prima di sgomitare, alitando contemporaneamente, guadagnandosi facce sconvolte dagli altri. 

In mezzo a tutta quella folla, difficilmente avrebbero visto anche il colpevole di quella puzza deplorevole. 

Gli studenti si allontanarono, discretamente, mentre i Malandrini finalmente riuscivano a leggere il cartello. 

 
Uscita ad Hogsmeade
Uscita ad Hogsmeade prevista per Sabato 20 Dicembre 1973
Dalle 4:00 p.m alle 7:30 p.m.
Per tutti gli studenti dal terzo anno in su.
È ASSOLUTAMENTE vietato accedervi senza la dovuta autorizzazione, firmata dai genitori/tutori responsabili del determinato studente.
Il Custode si occuperà personalmente di verificare la veridicità delle firme, all'ingresso del cancello della scuola, il giorno previsto per l'uscita. 


 
-avviso scritto e pubblicato il 16 Dicembre 1973
Vicepreside
Minerva McGranitt


James sorrise. «Si va ad Hogsmeade!» esultò entusiasta, allontanandosi dalla folla impazzita. 

«Come mai tutto questo entusiasmo? Ci sei già andato, no?» chiese Sirius.

«Beh, sì, ma possiamo stare più tranquilli a stare in giro.» rispose l'altro, scrollando le spalle. 

«Harry, prima di ora, sei mai andato ad Hogsmeade di nascosto?» chiese James, con un ghigno, decidendo che quella domanda poteva farla, poiché non era niente di che. 

«Ovviamente» rispose il corvino, cercando di non pensare agli eventi negativi di quella sua prima uscita. James gli diede una pacca sulla spalla, mentre Remus sospirava. 

«James?! Dove stai andando?» domandò Peter, impanicato, il giorno dopo.

Il suo amico si stava avvicinando fieramente verso una certa rossa, di cui il biondino aveva quasi il terrore. Davvero, si chiedeva come James facesse a non scappare a gambe levate quando quella lì urlava: sembrava la progenie del diavolo. Diciamo che Peter raramente era felice di assistere ai litigi di James con la Evans. Finchè erano battibecchi, ok, ma se diventavano qualcosa di più... no. 

Peter voleva bene a James, non lo voleva morto, e la Evans invece, sembrava che avesse un'opinione diversa. 

«Ehi, Evans!» esclamò James sorridente. 

«Quale altra pazzia gli è venuta in mente?» si disperò Remus, stropicciandosi la faccia. 

«Scommetto quel che volete, che c'entra con Hogsmeade...» sussurrò Sirius serafico. 

«Che c'è, Potter?» chiese Lily, voltandosi, stranamente meno esasperata del solito. Mary continuò a guardare fuori dalla finestra come se nulla fosse, mentre Frank, che aiutato da Alice stava facendo una piramide di carte, sussultò nel posare una carta, e fece cadere tutto. 

«Ma allora sei stupido! » sbottò Alice, alzandosi di scatto dalle gambe di Frank e guardandolo arrabbiata. 

Marlene rivolse una piccolo sorriso di circostanza a James, che intanto si sedeva con nonchalance sulla sedia accanto a quella di Lily. 

«Hai saputo la novità, Piccolo Giglio? C'è l'uscita ad Hogsmeade!» esclamò, sorridendo in modo arrogante. 

Lily lo guardò, alzando le sopracciglia. «Sì lo so, e non-chiamarmi-Piccolo-Giglio» sibilò velenosamente, James la ignorò volutamente, mentre i suoi amici, dai divani della Sala Comune, continuavano ad osservare attentamente. 

«E hai qualcuno con cui andarci?» 

«Sì» rispose Lily, in modo vago. James spalancò gli occhi. 

Lampante come Potter pensasse subito a qualcosa di romantico. Lily ci andava con le sue amiche, ma si divertì a vedere la faccia confusa del suo interlocutore.
«Non raccontare bugie, Evans, sai benissimo anche tu che l'unico che ha provato a chiedertelo, quel tasso, Jerry Romqualcosa, è finito in infermeria per i suoi vomitevoli foruncoli.» ribattè corrucciato, prima di accorgersi della sua falla. 

«Oh, e tu come fai a saperlo?» sussurrò Lily, assottigliando pericolosamente gli occhi. La faccia di James non fece la minima piega. 

«Le voci circolano!» esclamò, al che Lily si voltò di scatto verso la Prewett.

«Alice, la voce è circolata così tanto?» chiese, Alice guardò indecisa i gesti di James, che spalancava le braccia per attirare l'attenzione come un naufrago in mezzo al mare, mimando: «Sì sì sì!» 

«No.» rispose Alice sorridendo crudelmente, e la rossa si voltò di nuovo verso James, che si rimise composto immediatamente, gettando una breve occhiataccia alla ragazza che si era accoccolata tra le braccia di Paciock. «Allora, Potter?» 

James non avrebbe mai ammesso che quell'idiota di Jerry (nome ridicolo, poi, James era molto più nobile) era finito in infermeria per una fattura dei Foruncoli uscita dalla sua bacchetta. Quando l'aveva visto vicino alla Evans, con un bel sorrisetto in volto, aveva capito immediatamente le sue intenzioni. Che poi Lily sembrasse anche ben disposta verso di lui, lo aveva fatto arrabbiare ancor di più. A questo punto, non gli era sembrato poi tanto meritevole dell'attenzione della Evans, per non parlare poi del fatto che la ragazza, dovrebbero saperlo tutti, era la sua sfida. Era ovvio che togliesse di mezzo quelli che intralciavano la sua strada verso il traguardo. Semplicemente, marcava il suo territorio, facendo sgombrare gli intrusi.
James sbuffò «Mi dispiace immensamente per lui, cosa dovrei dire? Era un bravo ragazzo e ha perso l'occasione di stare con una persona straordinaria come te, Evans. Quando si dice la sfiga... eh sì, proprio sfiga. Ma sono sicuro che sarai ancora più contenta di venire ad Hogsmeade con me, mio Piccolo Giglio...» in gran bellezza, Potter concluse il tutto con un attraente occhiolino. 

«Ma quanto sono forte? Lo conosco troppo bene...» sussurrò fieramente Sirius, scuotendo la testa. 

Lily, che aveva guardato James per tutto il discorso con un cipiglio, ora lo osservava con una faccia stupita. 

«C-cosa?» sussurrò. 

James pensò che fosse completamente estasiata e incredula. 

«Vuoi uscire ad Hogsmeade con me, Evans?» mormorò, sorridendo in modo affascinante, accarezzandole una guancia. 

Lily lo guardò ancora, sbattendo le palpebre, poi arrossì e si alzò di scatto «MA OVVIAMENTE NO!» urlò, brandendo il libro e prendendo a picchiarlo «E NON OSARE METTERE PIÙ LE TUE SUDICIE MANI SU DI ME!» strillò. 

«Evans! Ahia! Smettila! Calmat- »

«NO, NO CHE NON MI CALMO! Non solo hai mandato Jerry in infermeria, ma mi chiedi pure di uscire! Mai, mai e poi mai uscirò con te, hai capito?» disse Lily, osservandolo ferocemente. 

«Ne sei sicura?» sussurrò James, ancora con quel ghigno che fece venir voglia a Lily di schiantarlo seduta stante. 

«Potter, io... io... non ti sopporto!» sbottò Lily, prendendo la borsa e uscendo dalla Sala Comune. 

Il sorriso di James si smorzò leggermente, ma fu per un così breve attimo che se qualcuno lo avesse notato, avrebbe potuto dire tranquillamente che se l'era immaginato. 

Questi scrollò le spalle, alzandosi e dirigendosi verso i suoi amici, buttandosi sul divano. 

«Prima o poi, sicuramente, cadrà ai miei piedi. » disse sicuro di sé, sorridendo arrogantemente. 

Incrociò lo sguardo di Harry, convincendosene ancor di più. 

Quest'ultimo lo guardò intensamente, con uno sguardo che fece irrigidire la mascella a James. 

«Se continui a comportarti così, non credo proprio.» gli disse, rimettendolo senza esitazione al suo posto. 

Poi distolse lo sguardo, riprendendo la partita a scacchi con Remus. 

 
*



Harry schivò il colpo e contrattaccò, mandando due incantesimi, uno dopo l'altro, in due punti strategici, difficilmente potevano salvarsi entrambi, o uno, o l'altro. Il Signor Duellante li schivò a stento, lanciando contemporaneamente tre incantesimi. 

Harry, ormai con il fiatone, creò uno scudo a specchio completo, riuscì a mantenerlo per qualche istante mentre faceva comparire velocemente una serie di cuscini, che mandò con un'enorme forza d'urto verso il manichino di ferro, con un semplice movimento della mano sinistra. 

Mentre il Signor Duellante veniva travolto dai cuscini (se fossero state pietre sarebbe già stato rotto in mille pezzi), colto di sorpresa, Harry tolse lo scudo e fece esplodere tutti i cuscini, diffondendo centinaia di piume per aria. L'avversario mosse la bacchetta, con una folata enorme le spazzò via. 

Ma Harry, nello stesso momento in cui era riuscito a scorgere anche solo una piccola parte della bacchetta, mandò uno schiantesimo, un incantesimo disarmante e una fattura al pavimento contemporaneamente (lo fece diventare come delle sabbie mobili). 

Lo schiantesimo colpì il Signor Duellante al fianco, non prima però che la bacchetta gli volesse di mano. Harry sussurrò immediatamente un Accio, assicurandosi di tenerla stretta nella mano sinistra. 

Il Signor Duellante era a terra, mentre le ultime piume si andavano a posare sul pavimento. 

Guardò incredulo il suo avversario, non credendo a ciò che aveva appena fatto. Questo... questo... era assolutamente STRAORDINARIO!
L'urlo di gioia che fece venne sentito anche dai Malandrini, mentre Peter, approfittando della situazione, schiantò Sirius, sorridendo vittorioso quando il Black fece un piccolo volo. 

Sirius gli gettò un'occhiataccia da terra, mentre si sentivano tonfi sospettosi e qualche urletto ancora da quella stanza in cui non erano mai entrati. 

«Ti ricordi che ha detto Harry? Mai abbassare la guardia» si giustificò Peter, scrollando le spalle. 

Dopo quell'evento, Harry dedicò un po' più tempo a loro e meno al duello, a volte rintanandosi in un angolino con un calderone fumante sul fuoco. Gli altri erano rimasti stupiti quando avevano sentito qualche esplosione, o un odore di uova marce. Peter, appena Harry era uscito saltellando dalla stanza, l'aveva immediatamente informato di aver schiantato Sirius. Soddisfatto dai complimenti di Harry, che lo incoraggiava invece di ricordargli che ci aveva messo una settimana e mezzo a fare uno schiantesimo, si era messo ancora più d'impegno. 

In fondo, Harry era quell'unica persona che aveva per la prima volta creduto davvero in lui. E quando una persona ci crede così tanto, alla fine finisce che ci credi anche un po' tu. 

I Malandrini concordarono che la loro prima uscita pubblica sarebbe stata insieme, anche perché dovevano fare pazzie senza riserve, cose che non si potevano fare con una ragazza, intendiamoci. Fu con dispiacere che Sirius e James rifiutarono quelle poche pretendenti che avevano preso il coraggio tra le mani per chiedere di uscire con loro. Il rifiuto che ricevettero, scoraggiò immediatamente le altre.

James e Sirius ci sapevano fare, alla fin fine, rifiutavano con delicatezza, confortandole con qualche occhiolino e complimento sfacciato. Harry non si era mai neanche posto il problema sul come rifiutare, perché, semplicemente, non credeva che ce ne sarebbe stato bisogno. 

Si sbagliava, perché è vero che c'erano ragazzine che si erano prese una cotta per lui, estremamente timide, ma c'erano anche quelle un po' più intraprendenti. 

Deborah Hofstadter, una Corvonero, anche lei del terzo anno, era una di quelle. 

A passi sicuri ed impetuosi, si avvicinò al tavolo di Grifondoro. Giunta dietro Harry, si sentiva già lo sguardo curioso di alcuni suoi amici addosso, e parve improvvisamente nervosa e incerta, un cambio d'umore che neanche Remus sperimentava nei giorni prima della Luna Piena. 

Come doveva chiamarlo? Si chiese Deborah. "Harry Potter", no no, sarebbe sembrata strana. Forse "Potter", ma ora che ci pensava era troppo formale, e quasi dispregiativo. Magari "Harry", dopotutto erano coetanei no? Anche se lui non sapeva neanche della sua esistenza... 

«H-Harry» balbettò, facendosi immediatamente rossa quando lui si voltò verso di lei. 

Aveva proprio la faccia del «E chi cacchio è questa?»

«Oh Dio, che figuraccia...»
 il pensiero attraversò immediatamente la testa di Deborah «Parla, razza di idiota! Lo stiamo a fissare come pesci lessi! Parla! Oh Merlino, ma perché il mio ruolo è così faticoso! Se non ci fossi io...»

«Sta' zitta, Judy!»

La coscienza di Deborah si chiamava Judy, esatto. 

«Hai bisogno di qualcosa?» chiese Harry, esortandola a parlare. Deborah saltò. 

«N-no se c-ci sei t- cioè- la mora prese un respiro profondo- che ne dici di p-parlare... ehm... in p-privato?» sussurrò, tanto basso che Harry fece fatica a sentirla. 

«Che pazzia! Che pazzia! Perchè abbiamo ascoltato Annie, eh? Perchè?! Eppure siamo Corvonero, dovremmo essere intelligenti!» sussurrò Judy, facendo venire ancora più ansia a Deborah.

«Certo» acconsentì Harry, alzandosi.

Nel tragitto dal tavolo al portone della Sala Grande, Deborah si impose di calmarsi, dicendosi che se continuava così sarebbe sembrata estremamente ridicola. Il coraggio improvviso che l'aveva portata ad agire d'impulso sembrava essersi completamente dissolto. 

Alla moretta parve troppo presto, quando giunsero di fianco al portone. Deborah si morse delicatamente la lingua, come a rimproverarla di aver fatto movimenti scorretti prima, facendole fare stupide gaffe. 

«S-scusa! Non mi sono presentata, Deborah Hofstadter, piacere!» esclamò d'improvviso tendendo la mano. Harry la strinse, ma Deborah, come colpita da una scarica elettrica, ritrasse la mano immediatamente. 

«So che probabilmente non hai idea di chi sia e che ora starai pensando che essere invitato a parlare con una sconosciuta non sia il massimo. Sono un'anonima Corvonero del terzo anno, alla fine, mica come te! Chi non ti conosce in questa scuola! -fece una risatina nervosa- mi divertono molto gli scherzi che fai insieme ai tuoi amici!» parlò velocemente Deborah, partendo in quarta. 

«Grazie...» sussurrò Harry sorridendo incerto, non sicuro di cosa dire. 

«Sappi che sono sicura che tu sia una persona stupenda, e vorrei conoscerti meglio, insomma...» mormorò Deborah, mentre la parlantina si faceva meno agitata, ma pregna d'ansia. Non lo guardava in faccia, i suoi occhi grigi erano puntati verso il pavimento. 

Harry spalancò gli occhi, capendo dove voleva andare a parare. 

«Nononono, Gesù Cristo, no!» 

«Sicuramente s-sai che c'è l'uscita ad Hogsmeade, n-no? Volevo chiederti s-se... volevi a-andarci con m-me... » concluse Deborah, non notando il panico di Harry. 

«Ehm... » iniziò Harry, partendo alla grande. Deborah alzò di scatto lo sguardo. «Sono sicuro anche io che tu sia una bella persona... ma... non penso che tu sia il mio tipo...? » gesticolò Harry, diventando rosso. Avrebbe anche voluto dire che a frequentarla si sarebbe sentito un pedofilo, ma meglio evitare. 

«"Non sei il mio tipo", lui neanche ci conosce! Abbiamo fatto una pessima impressione, siamo da evitare come la peste! Oddio, che una voragine ci inghiottisca, ORA!» ululò Judy, nella testa di Deborah. 

«Ah... capisco...» si limitò a dire Deborah, con un sorrisetto tremolante. «Ti piace... ti piace qualcun'altra? Giusto per curiosità» dopo questa domanda, la ragazza poteva dire di essere orientata verso il masochismo.

Harry si fece ancora più imbarazzato, e Deborah, pensò con un certo dolore, che era terribilmente carino. «Ehm... Sì... » mentì Harry con un mormorio appena percettibile, velocemente, dicendosi forse che così l'avrebbe fatta sentire di meno una persona spiacevole. 
Forse, se Harry avesse avuto davvero tredici anni, e se non avesse avuto tutti i suoi problemi, avrebbe accettato di uscire con questa ragazza (alla prossima uscita...) «Però ti prego, non dirlo ad anima viva, neancheimieiamicilosanno.» concluse, rapidamente, con le mani congiunte. Ci mancava solo il pettegolezzo e sarebbe stato spacciato. 

«Certo, conta su di me.» promise la ragazza, tenendo stampato in viso un sorriso evidentemente forzato, un velo di lacrime negli occhi. «Beh... c-ciao.» balbettò poi, scuotendo energicamente la mano. Harry ebbe appena il tempo di salutarla a sua volta prima che questa corresse via. 

«Mai, MAI, abbiamo fatto figura di merda più grande... andiamo a prendere trenta Cioccorane, amica mia, e deprimiamoci nel letto... » sussurrò Judy, sconsolata.



Per fortuna, Deborah mantenne la parola, ma il pettegolezzo che avesse chiesto a Harry Potter di uscire, venendo rifiutata per poi scappare tragicamente in lacrime, si diffuse rapidamente, e benchè fosse una delle dicerie minori, le più pettegole sapevano tutti i dettagli.

Harry si sentì male quando seppe della storia "scappata tragicamente in lacrime", non immaginava che ci fosse rimasta così male, credeva che la sua fosse una piccola cotta, di quelle passeggere. Ovviamente, Sirius, da buon amico, gli fece notare la sua inesperienza nel trattare con le donne. Ma non era colpa di Harry se le donne erano così incomprensibili e complicate! 

Non mancò di sapere tutto Alice, che emozionata, raccontò delle gaffe di Harry e della povera Deborah Hofstadter. Marlene passò quasi tutto il giorno ad analizzarla appena poteva, immaginandosi lei e Harry insieme.

La Hofstadter era carina, alla fine, aveva i capelli di un banale castano ma dei particolari occhi grigi, piuttosto bassina. Sembrava così dolce e simpatica. Non capiva perchè Harry l'avesse rifiutata. 

Immaginarsela però a scherzare e ridere con Harry, mentre si sfioravano casualmente, gli provocò un fastidio inaspettato, che la portò a provare per Hofstadter un misto di pietà e antipatia. Iniziò( rendendosi conto solo ora che aveva effettivamente delle avversarie) a notare qualche occhiatina qua e là, che lanciavano le ragazzine/oche idiote (belle, bellissime) a Harry. Alcune, quasi la maggior parte, erano semplicemente curiose e vagamente interessate, ma Marlene non ci fece caso. 

Qualche chiacchierata casuale, una risatina.

Sentiva sempre quel fastidio, che persisteva e persisteva, che la faceva desiderare di andare lì, da loro, e voltargli la testa dalla parte opposta a forza. 

Si stava ossessionando, decisamente. 
Marlene non era certa della sensazione che stesse provando. Gelosia? In tal caso non aveva nessun diritto di essere gelosa, era semplicemente un'amica di Harry, non la sua ragazza. Eppure... c'era quella vaga voglia di picchiare... 
Ma anche se fosse così, dopotutto lei non poteva controllare i propri sentimenti. A questo punto, decise di fare la domanda all'esperta di "relazioni amorose".

«Alice.» chiamò la sua amica. Erano nella classe di Trasfigurazione, aspettando la Professoressa. 

«Lene?»

Marlene si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, gettando una breve occhiata alla sua sinistra. «Com'è... la gelosia?» 

Alice si bloccò, guardando velocemente a sinistra, notando Harry. Si trattenne dal sorridere. «La gelosia...» sospirò «È un sentimento quasi possessivo. Ciò che ci piace, etichettato come nostro, deve essere solo nostro. È la paura e la rabbia provocata dal pensiero che la persona che si ama stia con altre persone, sostituendoci o trovando qualcuno meglio di noi facilmente.»

Marlene si morse il labbro «Tu provi spesso gelosia verso Frank, vero?»

«No, per me è un semplice marcare il proprio territorio.» rispose in modo piccato la ragazza. 

Lene alzò un sopracciglio, ma decise che non sarebbe mai riuscita a far ammettere ad Alice che era in realtà gelosa. 

«Ma davvero?»

«Sì» annuì convinta l'altra. «Hai presente i cani? Che marcano il proprio territorio con la pipì? Ecco, io faccio così, solo più elegantemente e in modo più igienico.» 

Marlene la guardò confusa, poi sospirò.
«E... cosa si prova quando si è gelosi?»

«Generalmente rabbia verso la persona che ci prova o è fidanzata con la persona che ci piace. A volte però capita anche che ci si arrabbia proprio con la persona che ci piace, ma succede più che altro quando si è fidanzati.» 

Marlene si contorse sulla sedia. 
«Alice...» sussurrò. «è stupido provare gelosia per una persona su cui non si ha alcun diritto, vero?» 

La mora scrollò le spalle. «Non è proprio giusto, ma non ci si può fare niente. Perchè me lo chiedi?» domandò, sapendo già la risposta.

«Harry...» gemette Marlene, gettando distrattamente un'occhiata astiosa verso una ragazza con dei fantastici capelli biondi che si avvicinava ai Malandrini, sembrava più interessata a Sirius, ma si stava comunque avvicinando a loro.

Alice sorrise in modo esageratamente innocente. «Vedi che, in qualche modo, ti farò avere la tua prima uscita ad Hogsmeade solo ed unicamente con lui.» assicurò, osservando malignamente il corvino. 
«Ma sì, dai, qualche spintarella non fa mai male...» 

Marlene, intanto, la guardava con occhi strabuzzati.













Angolo Autrice
Ciao a tutti! Ecco qui un nuovo capitolo! Harry è stato costretto a rivelare a James che in realtà è suo padre, ma come avrete notato Harry ci tiene a marcare la differenza tra le persone del suo tempo, e quelle di questo, anche se, superficialmente, sono le stesse. La realtà è che Harry non vuole darsi l'illusione di aver avuto tutto indietro, se vedesse Sirius come il suo padrino, ad esempio, si aspetterebbe da lui un comportamento da padrino, salvo poi rimanerci deluso dal fatto che Sir si comporti più da amico, stessa cosa James. Forse qualcuno può vedere la cosa un po'... stupida, ma Harry ci tiene a distaccare i due "mondi", per questo precisa a James quel particolare "teorico" e "tecnico". 
L' ego di James già cresce a dismisura, subito pensa a Lily. James crede che basterà che se ne stia fermo, rimanendo così, e Lily cadrà ai suoi piedi. Peccato che non sia così, Harry glielo fa presente gelidamente. Peter fa progressi piano piano, a rilento rispetto agli altri, ma ci vuole pazienza con lui, e inizia a essere sempre più determinato. Peter ha bisogno costantemente di approvazione e rassicurazione, altrimenti non riesce a mettercela tutta, secondo me. È qualcuno che non è sicuro di sè, e conquistare un'autostima è processo lungo e arduo.
Sirius, povero (lo dico io! Quando è colpa mia, alla fine!), il temporale se l'è saltato, quindi non è andato a prendere la foglia dalla scatola. 
Harry sconfigge il Signor Duellante, finalmente! Anche se continuerà ad allenarsi, poichè non può combattere per quindici minuti per vincere un duello. Decide anche di imparare a diventare Legilimens, soprattutto per aiutare gli altri che, a differenza sua, non sanno com'è la sensazione di essere violati mentalmente, e forse accelererà anche un po' l'insegnamento, in questo modo. Purtroppo non ho la più pallida idea di cosa un Legilimens deve fare per entrare nella mente di qualcun'altro. Tipo, occhi-negli-occhi, pronunciare "legilimens" e poi? Ch'è, qualcosa con la mente? Ad esempio con l'Occlumanzia si deve svuotare la mente, con la Legilimanzia? Vabbè. 
Uscita ad Hogsmeadeeeeee, eh vabbè, nella scaletta sta un pezzo enorme su questa uscita! Deborah Hofstadter, dovrebbe essere una comparsa, ma non so, mi sta simpatica! XD Quindi non so che ci farò con lei! Insomma, non può non ricordarmi molte ragazze, forse non così esageratamente timide, ma del tipo (ora non più) mi-piace-ma-lui-non-sa-che-esisto. 
Marlene è gelosa, Alice si paragona a un cane (...) e ha piani maligni in mente! 
Alla prossima! 
P.S. Mi scuso per eventuali errori di grammatica o/e battitura.
P.s.s. Aiutatemi, non so che titolo mettere!
  





 
   
 

 
 








Capitolo gentilmente revisionato da lilyy e Nag, grazie!
 
   
 
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