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Autore: Martocchia    16/01/2019    1 recensioni
Sequel di "Ojos de Cielo"
Sono passati pochi mesi dalla scomparsa di Clara, ma tutto sembra essere cambiato nel mondo di Luca: tutto è nero, niente ha più valore per lui, neanche ciò che lo legava così strettamente a "lei". Sì, perché quel nome è impronunciabile per chiunque.
Le persone intorno a lui stentano a riconoscere in quel ragazzo cupo, sarcastico e menefreghista, Luca. Ma delle promesse sono state fatte e delle persone faranno di tutto per mantenerle e per farle mantenere.
Riuscirà Luca a trovare la forza per andare avanti? Riuscirà a cantare. suonare, amare ancora, come lei gli ha chiesto? E se sì. come?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 – Human

Luca è inginocchiato per terra, aggrappato alla chitarra come se fosse un’ancora. Un’infinità di lacrime bagnano lo strumento e continuano a scendere, intervallate da grida strazianti e spasmi di dolore. Ecco, dolore… L’unica cosa che il ragazzo ora vede, sente, percepisce. Lo sta buttando fuori tutto in una volta e sembra volerlo affogare in sé. Lo aveva sempre saputo che se si fosse permesso di piangere, non sarebbe più stato in grado di smettere, di controllarsi.
Marco fa un passo avanti verso di lui, per sorreggerlo, o fare qualunque cosa il suo amico abbia bisogno, ma il don lo prende per un braccio, bloccandolo sul posto:

-Lascialo un attimo solo. Permettigli di scontrarsi con il proprio dolore. Dopo tutto questo tempo deve farlo. – gli spiega, con lo sguardo fisso sul giovane, il quale sembra spezzato in due dal dolore. Se non ci fosse la chitarra, sarebbe probabilmente riverso a terra.

- Clara… Clara… Perché? Clara! – continua a urlare, rivivendo in un loop apparentemente infinito gli ultimi momenti della sua vita e il funerale.
- Perdonami Clara, perdonami… Non lasciarmi solo! Resta! -.

- No, don. Non ce la faccio a vederlo così. Non può sentirsi solo, non lo è… - dice con voce rotta Marco, mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime.
Il prete allenta la presa sul suo braccio, ma il ragazzo non fa in tempo a raggiungere il proprio migliore amico, che un’altra, inaspettata, persona lo supera e si china davanti a Luca, appoggiandogli una mano su una spalla.
Il giovane alza di scatto la testa, come se fosse stato fino a quel momento sotto ipnosi.
- La tua chitarra… Dovevo portartela… Mi spiace… Io… -.
Il fratello di Clara prende lo strumento, lo appoggia sul pavimento di fianco a sé, per poi abbracciare goffamente Luca.

- Non sei solo, hai capito? Non ti ha lasciato da solo! La mia sorellina non lo avrebbe mai fatto… Ci siamo noi. – senza guardarli, fa cenno anche agli altri di avvicinarsi. Tutti ubbidiscono senza porsi domande e circondano lo strano duo, inginocchiandosi alla loro altezza. – Questo dolore incontrollabile e che sembra voglia ingoiarti, non è solo tuo. Non renderlo tale. Non fare come Clara che si è riempita da sola della propria e dell’altrui sofferenza, sigillandola dentro di sé come se non esistesse. Fallo uscire, condividilo. Noi lo conosciamo, lo abbiamo provato…  - la sua voce trema di pianto. Deve prendere un grande respiro per continuare a parlare: - Era la mia unica sorellina, era parte di me. Pensi che non mi sia sentito così? Che non abbia voluto mandare tutto e tutti al diavolo? Quel dolore è sempre lì, dietro l’angolo, ma ho imparato a prenderne la parte migliore, quella che mi permette di ricordare ciò che la sua esistenza mi insegnato, ciò che mi ha lasciato. E il resto… Non sono da solo, posso sfogarmi, parlare. Puoi farlo anche tu, nessuno te lo impedisce, solo te stesso. -.
Luca si allontana dall’abbraccio del giovane con occhi pieni di stupore e lacrime, che non accennano a terminare la propria corsa lungo le sue guance.
- Piangere da soli non fa bene. Fai piangere un po’ anche noi, altrimenti ci offendiamo! – esclama questa volta Marco, dando una leggera spintarella all’amico, senza badare al fatto che lui sta già piangendo da un bel po’, come la maggior parte dei suoi amici in verità.
Il ragazzo si guarda intorno, incrociando gli sguardi commossi e pieni di affetto di tutti, fino a posare i propri occhi su quello del don, così pieno di vita, com’era il suo una volta. E quello sguardo lui lo rivuole, ma non più per Clara: finalmente lo vuole per sé.

-Io… - incomincia con voce flebile – Non è vero che non sono in grado di mantenere la promessa, semplicemente non ho mai voluto… Lei mi aveva detto che se non l’avessi rispettata mi avrebbe fulminato ed io l’ho interpretata come la giusta punizione per l’unica persona che sarebbe dovuta essere in quel letto d’ospedale ed ancora prima su quella strada, riversa sull’asfalto. Lei si è sacrificata per me, ha avuto l’inspiegabile lucidità di pensare che se era per me, allora ne valeva la pena, qualunque fosse stato il prezzo da pagare. Ed il suo stato salatissimo, e per cosa poi? Per un incapace come me che ha pensato bene che il modo migliore per ringraziarla fosse buttare nella spazzatura la vita che adesso, grazie a lei, ho davanti… Solo perché ho pensato che così facendo l’avrei rivista presto, avrei potuto riabbracciarla di nuovo. E mi sono arrabbiato, perché nonostante i casini che ho combinato, lei non mi ha ripreso con sé. Mi sono arrabbiato con Clara, con Dio che non l’ha guarita e non l’ha fatta rimanere con me. E invece per imparare a vivere ho evidentemente bisogno che qualcuno perda la propria vita al posto mio… Ma in fondo la persona con cui sono più arrabbiato, anzi, furioso, non è altri che me stesso, proprio per tutto ciò che ho appena detto. Perché ho sempre saputo che quella promessa Clara non me l’aveva fatta fare per lei, no… È sempre stato un patto solo con me stesso, una sfida che ho deciso di perdere in partenza. E se lei non mi ha fulminato, come mi aveva detto, è perché lo stavo facendo già da me e non avevo bisogno di essere punito, ma di essere aiutato. Per questo motivo mi ha mandato voi, non è rimasta impassibile come io, da orribile egoista ho pensato. –.
I suoi occhi sembrano il cielo che si schiarisce dopo un temporale. Sono pieni di speranza ed amore. Un luccichio lontano incomincia a farsi strada per riprendere il proprio posto. 
- Quindi adesso che cosa vuoi fare, Luca? – chiede il don serenamente, rompendo il silenzio creatasi, con grande disappunto del gruppo di giovani che a quanto pare stava apprezzando quell’attimo comunitario di commozione e lacrime a fiumi.

Il ragazzo lo guarda con determinazione e il suo viso si apre in un enorme sorriso, come non se ne vedevano da mesi ormai.
-Voglio vivere, davvero, come Clara. Voglio meritarmi il posto che mi aspetta al suo fianco e voglio che perdoni il disastro che ho rischiato di combinare, anche se già so che con il cuore grande che ha mi avrà perdonato da tempo… -.

- E noi? Cosa possiamo fare? – chiede timidamente una delle amiche di Clara.

- Esserci. Basta questo. Se so di avere persone accanto su cui fare affidamento nei miei momenti bui, non avrò più paura di riaccendere la luce! – esclama ridendo. – E poi c’è sempre bisogno di qualcuno che mi dia un pugno ben assestato se mi dimentico di nuovo chi sono e dove devo andare. Giusto, Marco? – e dicendolo abbraccia fraternamente il proprio migliore amico, il quale sta ancora piangendo copiosamente, ormai più per la felicità di aver compiuto il proprio compito e di poter portare belle notizie a Clara.
- E poi voglio suonare e cantare. Ora! È da troppo tempo che non lo faccio e mi prudono le mani da quando ho visto quel pianoforte al bar. Mi fate compagnia? -.
Tutti annuiscono sorridendo, con occhi ancora lucidi di pianto.
Luca si rialza in piedi e tende una mano al fratello di Clara, che la afferra prontamente e si tira su anch’egli: - Il programma era comunque quello in origine. -.
Come se non aspettasse altro da secoli, il giovane corre al bar e, con uno strattone deciso, lascia cadere il telo che copre il pianoforte a muro, per poi sedersi sulla sedia posta davanti allo strumento, scrocchiandosi le dita con impazienza.
- Clara aveva proprio ragione: la musica è vita ed io me ne sento ricolmo quasi fino a scoppiare, solo all’idea di crearla di nuovo con le mie dita e la mia voce. – sospira dolcemente, accarezzando i tasti.

-Allora cosa aspetti? Cosa ci canti? – lo incoraggia Marco, raggiante di felicità (ora che ha finalmente smesso di piangere e singhiozzare…).

Luca sembra pensarci su per un istante, come se le canzoni che vorrebbe cantare in questo momento fossero troppe per sceglierne una, ma dopo qualche secondo il suo sorriso si allarga ancora di più, riempiendosi di una dolcezza disarmante.
- È l’ultima canzone che Clara mi ha lasciato. Non c’è un momento più adatto per cantarla. – e senza nemmeno dire il titolo ai propri amici, incomincia a premere con dolce sicurezza i tasti del pianoforte.

I can hold my breath
I can bite my tongue
I can stay awake for days
If that’s what you want
Be your number one

I can fake a smile
I can force a laugh
I can dance and play the part
If that’s what you ask
Give you all I am
I can do it
I can do it
I can do it

But I’m only human
And I bleed when I fall down
I’m only human
And I crash and I break down
Your words in my head, knives in my heart
You build me up and then I fall apart
'Cause I’m only human

I can turn it on
Be a good machine
I can hold the weight of worlds
If that’s what you need
Be your everything
I can do it
I can do it
I'll get through it

But I’m only human
And I bleed when I fall down
I’m only human
And I crash and I break down
Your words in my head, knives in my heart
You build me up and then I fall apart
'Cause I’m only human

I’m only human
I’m only human
Just a little human

I can take so much
Until I’ve had enough

‘Cause I’m only human
And I bleed when I fall down
I’m only human
And I crash and I break down
Your words in my head, knives in my heart
You build me up and then I fall apart
‘Cause I’m only human


Angolo dell'Autrice
Fra un esame e l'altro sono riuscita a scrivere un altro capitolo, dove finalmente sono riuscita a descrivere un Luca più simile a quello di "Ojos de Cielo". Non sa ancora tutto ciò che l'aspetta (o meglio... Ciò che la mia mente ha progettato per lui...).
Nell'attesa che sia abbastanza sana di mente per scrivere altri capitoli, vi invito a leggere anche "Ojos de Cielo". Sicuramente è tutto un altro genere, quando ho comincito a scriverlo ero in una fase totalmente diversa della mia vita... Ma è un ottimo aiuto per comprendere meglio questa storia ed in particolar modo il protagonista.
Detto ciò, buona lettura e a presto! (Se sopravvivo all'esame di Psicologia Generale :( Aiuto!!)
Marta
 

   
 
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