ODE AL DECADENTISMO
Io e Pascoli;
nel nostro sangue
miscuglio di spiriti
d’una terra spesso ignota.
Nelle campagne
aria pura,
il fanciullino avanza,
nulla teme;
non teme lo sparo,
la fine dei sogni,
il dover riporre i giocattoli
di misero legno.
Un secolo
e l’ultimo dono
al Decadentismo;
infine, nei sogni
d’un vecchio malato,
alcolizzato,
il bambino fa ritorno
da un padre morto troppo presto.
Ode alla poesia decadente;
i secoli bui ci aspettano…
il saggio non ebbe previsione
della tempesta mondiale,
non aveva previsto
milioni di morti,
milioni di scheletri,
di pulviscolo e di ceneri.
Il saggio non aveva previsto
le persone in mare,
i barconi nel mezzo
dell’indifferenza totale.
C’è chi dice; fossero figli miei,
a nuoto li ripiglierei,
o la guerra mai più,
a queste bestialità
chi ci crede più.
Eppure, anche in quei cuori
lo spirito dell’indifferenza incombe;
è così rassicurante!
Aprire la bocca a vanvera.
Credere che si possa vincere
solo tramite la caduta altrui.
Se cadi mica c’è qualcuno
che ti aiuta a rialzarti.
Ode al decadentismo,
col suo canto da fine messa;
ove finisce il Natale,
la Pasqua s’avvicina
e preannuncia la fatidica
Resurrezione.
Giammai;
qualcuno mi accompagni
al mausoleo in cui hanno sepolto Dio!
Mi portino alla bara
dove la verità riposa il sonno
eterno!
Io, Giovanni
e la cavallina storna.
Nella novella notte,
gli zoccoli della povera bestia
su un selciato
di pietre e di gocce vermiglie.
Savignano,
Cesare ne attraversò il Rubicone,
e in seguito fu dimora di vasta
omertà.
Ode al decadentismo,
e che decadenza sia.
Nel sonno eterno di chi
non ha visto la recente alba
vien cullato quel segreto
mai svelato
e nel tempo custodito
dal mistero della morte.
Nel nido,
tutto riecheggia.
Quello sparo;
quel solo rumore che squarciò
il silenzio canzonatorio
di una giornata
che avrebbe cambiato per sempre
la storia di una famiglia.
NOTA DELL’AUTORE
Non so se questa è una poesia dedicata a me, a Pascoli o al
Decadentismo. No, a quest’ultimo no; è vero che io mi sento espressione
decadente di questo nostro presente, tuttavia io esprimo la mia poesia in una
libertà così totale che non può e non deve rientrare in nessuno dei generi
rimasti impressi sui libri. Non vorrei mai scoperchiare la bara d’inchiostro e
di memorie che ormai racchiude alcuni movimenti.
Forse mi piacerebbe scrivere una nuova pagina del
Decadentismo. Ma sarebbe un’interpretazione molto personale.
Lustro e onore al nostro Giovanni, grande poeta della mia
terra. Nella speranza che abbia trovato pace, il suo nido… la verità.
L’abbraccio del suo amato babbo.
Grazie per aver letto questi miseri versi, che non sono
all’altezza di nulla.